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Autore: Red_Coat    17/01/2019    2 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Trovarono alloggio nuovamente a Gongaga, nell'hotel del villaggio.
Fu lì che, dopo una lunga nottata insonne e in lacrime, a conversare con lo spettro di sua madre, Aerith decise di lasciare infine il gruppo per quella sua crociata solitaria.
Si alzò dal suo letto, in lacrime. Si asciugò gli occhi umidi e le guance arrossate coi palmi delle mani e prese un respiro, il cuore pesante come un macigno e il petto tremulo.
Le ultime parole di sua madre erano state: "Ti voglio ... tanto, tanto bene piccola. Sono così fiera di te."
La voce rotta, un sorriso commosso.
Sembrava piangesse per lei, più che per il pianeta, ma questo non poteva dirlo con esattezza.
Ciò che sapeva era che Sephiroth, il suo nemico, era astuto e crudele e non avrebbe mai permesso alle sue preghiere di venire esaudite.
Le avrebbe impedito di finire il suo lavoro, avrebbe sicuramente cercato di farlo, e lei da sola non poteva affrontarlo.
Però poteva lottare ugualmente, essendo determinata a vincere.
Ora sapeva come usare la White materia, poteva farcela. E poi ... Non era da sola.
Sorrise, una strana calma nel cuore.
Non lo sarebbe mai stata, e nemmeno Cloud e gli altri lo sarebbero rimasti a lungo.
Nel peggiore dei casi, lei avrebbe continuato a star loro accanto dal lifestream, e forse adesso, vista l'entità del nemico, quella sarebbe stata la soluzione migliore perché le avrebbe permesso di avere un potere un po' più ampio rispetto a quello che aveva oggi.
Ma ... Bisognava comunque raggiungerlo, il lifestream. E prima ancora bisognava provarci, a salvare il pianeta.
La loro casa.
Tremante, sotto il peso di tale dolo, si alzò e si sistemò i capelli, osservando il suo riflesso nello specchio lungo posto vicino all'armadio.
Quel fiocco.
Aveva visto troppe cose, troppi volti lo avevano osservato ricaderle morbido sui capelli, troppe mani lo avevano toccato, glielo avevano acconciato sulla dolce e setosa chioma e avevano ammirato i suoi occhi sinceri illuminarsi nel riconoscersi parte di quella magia.
Ora ... almeno per quel breve attimo ... tutta quella luce era scomparsa per lasciar posto alle lacrime.
"Il mondo non è una favola, Gainsborough."
Mai come ora Victor ... Il suo nemico ... Aveva avuto ragione.
Trattenne le lacrime, mordendosi le labbra e aggrappandosi alla materia che era tornata a spiccare sul suo petto.
Prese fiato, sentendosi morire dentro.
Infine si asciugò le lacrime sul margine delle palpebre e aprì la porta, dirigendosi verso la stanza di Cloud.
Voleva salutarlo come si deve, anche se al momento non avrebbe potuto rispondergli.
Ma trovò Tifa con lui, seduta al suo capezzale a stringergli la mano.
Sorrise triste. Quindi entrò nella stanza e la chiamò.
La ragazza la guardò sorpresa e per qualche istante parve anche riuscire a sorridere.

«Posso parlarti?» le chiese, gentile come solo lei era capace di essere.

La pugile la guardò per qualche istante confusa, poi parve capire.

«Oh, certo.»

Si alzò e la seguì, all'esterno della stanza e poi dell'albergo, lontano da orecchie indiscrete.
Prese un ultimo respiro, poi le rivelò.

«Io ... Devo andarmene, Tifa.»

La pugile rimase a fissarla incredula per più di qualche istante.

«Dove?» disse alla fine.

Aerith sorrise, scosse il capo.

«Meglio che tu non lo sappia.» replicò, poi abbassò gli occhi e concluse, sincera «Scusami, ma ... è una cosa che devo fare da sola. Tu ... Potresti prenderti cura di Cloud, anche per me?» la supplicò, aggiungendo poi, nel tentativo vano di rasserenare quello sguardo angosciato «Per poco, solo fino a quando non avrò finito.»

Lockhart la guardò in silenzio negli occhi, e non seppe dire perché, ma invece di placarsi la sua apprensione aumentò grandemente il proprio peso, fino a diventare quasi insostenibile.

«Sei sicura?» si sentì di chiederle «Forse se qualcuno di noi ti accompagnasse ...»
«No.» la rimbeccò categorica la giovane Cetra, determinata «Voi dovete prendervi cura di Cloud, fare in modo che Sephiroth non peggiori le cose più di così.»

Tifa sorrise triste, abbassando gli occhi.

«Non so se ne saremo in grado ...» mormorò.

Del tutto inaspettatamente, Aerith la abbracciò forte e la tenne stretta per più di un istante, giusto il tempo che serviva per resistere alle lacrime. Tifa si ritrovò a stringerla a sua volta, sorpresa e commossa.

«Ce la farete. Ne sono certa.»

In conclusione, la ragazza dei fiori tornò a guardarla fiduciosa negli occhi, i suoi lucidi e commossi, e accarezzandole la guancia le disse addio, e grazie, voltandosi e incamminandosi solitaria per la sua strada, lasciandola lì a chiedersi il perché.
Perché sulle sue labbra c'era un sorriso che in realtà sapeva di amara perdita? Perché quella melancolia nel cuore e quell'addio, se dopotutto contava di rivederli al più presto?
Dove stava andando?
"Aerith ..."
Sorrise, concedendosi finalmente il lusso di una lacrima, ora che nessuno poteva vederla.

«Grazie, amica mia ...»

La guardò allontanarsi fino a che non la vide svanire, oltre il silenzio del sentiero che si diramava nella boscaglia.
Quindi, la mano destra stretta sul cuore a tentare di scacciare quel peso assurdo che vi si era adagiato, voltò le spalle a quella ultima immagine e rientrò, tornando a vegliare su quel ragazzo confuso che ancora non sapeva, ma che probabilmente se avesse potuto avrebbe invece lottato con ogni mezzo per non lasciarla mai andare via.

 
***
 
Un respiro lento, calmo.
Cloud Strife si sentiva tranquillo ora, e per questo la sua coscienza si riaccese.
Si ritrovò in mezzo al nulla, avvolto da una luce accecante.

«È tutto bianco ...» osservò, a bocca aperta e naso all'insù.

Poi si diede un paio di minuti per pensare.
"Aspetta un attimo ..."
La testa iniziò a pizzicare. Era una confusione leggera, ma comunque abbastanza chiara.

«Io ... Non ricordo nulla. Cos'ho fatto?» si chiese, corrucciandosi.

Accidenti, ecco che di nuovo si perdeva dentro i suoi dubbi.
Eppure ... A ben pensarci non tutto era così confuso. Non più come prima.
La nebbia si era diradata in qualche punto. Nemmeno si era accorto di quando fosse accaduto, ma non sapeva se esserne felice. Non tutto era piacevole tra quello che riusciva a vedere.

«I miei ricordi ...» mormorò «Da quando ...?»

Voleva capire. Adesso sentiva di poterlo fare.

«Se tutto questo è un sogno, non svegliatemi.» implorò.

Nel silenzio, in un istante qualcosa di indefinito, come una coscienza che lo chiamava, squarciò il leggero velo che lo divideva effettivamente dal suo stato semi vigile.
Poi tutto prese vita, e allora la vide.
La ragazza gli sorrideva, era di fronte a lui, nascosta dietro un albero dal quale fece scherzosamente capolino.
Cloud rimase immobile, il fiato mozzo in gola, la sorpresa negli occhi.
Non capiva come potesse essere possibile.
Quel posto... Dov'era? Non erano partiti da Nibelheim già da un bel pezzo? Non c'erano alberi come quelli nei dintorni, solo un manto d'erba ma era più scura e meno soffice di quella che lo circondava adesso.
Il posto in cui si trovava adesso era una prateria nel bel mezzo di un bosco dai grandi alberi che sembravano toccare il cielo con le loro alte fronde. In fondo alla valle c'era una luce quasi eterea, probabilmente quella del sole che non riusciva a penetrare nel sottobosco.
Non c'era mai stato, ne era sicuro.
Ma allora era un sogno. Perché la stava sognando?

«Cloud, riesci a sentirmi?» si sentì chiedere.

La ragazza sembrava vederlo come attraverso un vetro.
Annuì, il cuore prese a battergli forte in petto.

«Si, ti sento!» disse deciso, annuendo.

Poi aggiunse, rammaricato.

«Io ... Mi dispiace per quello che è successo. Per tutto...»

A quel punto la vide venire fuori dal suo nascondiglio e scuotere il capo.

«Non ti preoccupare...» gli disse, rassicurante e comprensiva.

Ma per lui non era abbastanza. Lui si era fatto abbindolare da Sephiroth senza avere la forza per resistergli, e da Victor Osaka perdendo tempo dietro ai suoi giochetti macabri e violenti!
Avrebbe dovuto essere con lei, ovunque fosse! Avrebbe voluto raggiungerla ora, ma non sapeva dove!

«...Non posso farne a meno...» rispose, dispiaciuto e frustrato.

Era vero.
Non poteva farne a meno, non poteva pensare di non esserle vicino per proteggerla! Di averla lasciata sola, e di essere stato per qualche attimo perfino un pericolo per lei!
Ecco qualcos'altro di strano. La ragazza abbassò il viso con un sorriso commosso, se lo coprì con una mano proprio nel momento in cui quel sorriso parve trasformarsi in una smorfia di dolore.

«Oh ...»  scomparve di nuovo dietro l'albero vicino al quale si era nascosta, per riapparire dietro un tronco nella parte opposta dello scenario e avanzare fino ad essergli di fronte.


Il suo sguardo era sicuro, coraggioso.
E ciò che gli chiese subito dopo lo lasciò sbigottito.

«Allora, perché non te ne preoccupi davvero ... e non lasci che sia io ad occuparmi di Sephiroth.»

Cosa?
No!
Non riusciva a capire davvero il senso di tutte quelle sue strane parole, ma no!
Non doveva!
Lei non poteva gestire Sephiroth! Non lei! Perché lei?!
La vide sorridergli in quel modo che solo lei aveva, tenero, infantile e dolce.
Lo faceva soprattutto per rassicurarlo.
Sorrise e poi scomparve di nuovo, per riapparire dietro un altro tronco ancora, come se si fosse dimenticata di dirgli qualcosa di importante prima di andare.

«E tu, Cloud ...» aggiunse infatti «Tu ti prenderai cura di te stesso. Così non ti verrà un esaurimento, okkey?»

L'ultima richiesta la pronunciò con un sorriso materno, avvicinandosi di nuovo al tronco dal quale era sbucata e tornando a nascondersi, buttando all'indietro la testa e rivolgendogli un'occhiata furba.
Un occhiolino giocherellone, infine se ne andò, e scese dal cielo.
Finalmente anche lui poté vedersi.
Era al suo fianco, ma sembravano distanti.
Eppure poteva vederla, era con lei.
Si sentì subito meglio.
Si guardò intorno, quindi le pose la domanda che più di tutte gli stava a cuore, perché gli avrebbe permesso di raggiungerla.

«Dov'è questo posto?»

Non lo aveva mai visto, ergo non c'era mai stato.
La vide farsi seria, guardare le alte chiome degli alberi impensierita, mentre spiegava.

«Questa foresta porta alla Città degli Antichi ... è chiamata "La foresta addormentata". … Ormai è solo questione di tempo ... prima che Sephiroth usi meteor.» aggiunse tristemente, voltandogli le spalle «Ecco perché ora sono io a dover proteggere il Pianeta. Solo un Cetra come me può farlo ...»

Rimase per qualche attimo in silenzio, a guardare l'orizzonte.
Sembrava ... Stesse parlando più a sé stessa che a lui.

«Il segreto per proteggerlo è alla fine di questa strada. O almeno, dovrebbe ... Lo sento.»

Alla fine di tutto gli si rivolse nuovamente, e con un altro dei suoi sorrisi lo salutò.

«Quindi me ne vado, adesso. Tornerò quando tutto sarà finito.» dichiarò fiduciosa.

E si voltò, correndo fino alla fine del sentiero, fino a che di lei non rimase più nulla.

«Aerith!» la chiamò da lontano lui, quasi sgomento.

Si mise a correre, più veloce che poteva, ma per quanto si agitasse non riuscì ad avanzare neanche di un millimetro.
Lei era svanita, e lui era bloccato lì. Impotente, nel modo in cui, ogni maledetta volta, la sua vita cambiava.
Come se questa angoscia non bastasse d'un tratto, dall'alto, Sephiroth discese. Onnipotente, a braccia aperte ed un sogghigno avido e cattivo.

«Mhhh ... Pensa di poter interferire coi miei piani.» rifletté a voce alta «Sarà una bella gatta da pelare, non trovi?» lanciandogli uno sguardo di sottecchi.

Infine lo guardò dritto negli occhi e decretò, minaccioso.

«Dobbiamo fermarla, ORA!»

Per poi sparire, così com'era venuto, e permettere a Cloud Strife di riaprire gli occhi.
Il cuore che batteva a mille, la paura e lo sgomento stretti in gola come un cappio.
Aerith, no!
Lei non poteva andarsene, Sephiroth non poteva osare tanto dopo tutto quello che già era riuscito a portargli via!

 
***
 
«Sembrava stessi avendo un incubo.»

Cloud guardò di fronte a sé, vide Tifa guardarlo con espressione quasi atona e Barret dietro lei, preoccupato.
Era stato lui a enunciare quella frase. Fu sempre lui a chiedergli, successivamente.

«Come ti senti?»

Strife tentò di rispondere in maniera sensata a quella domanda, ma aveva la testa in subbuglio, l'animo in tempesta.
Scosse il capo, abbassandolo e mettendosi a sedere.

«Non bene ...»
«Oh ... meglio se te lo tieni per te.» bofonchiò Wallace, cupo.
«Cloud ...» lo chiamò a quel punto Tifa, continuando a mantenere quel suo strano tono distante «Lo sai. Aerith se n'è andata.»

Lo guardarono entrambi. Qualsiasi reazione si aspettassero non arrivò. Cloud sentì gli occhi riempirsi di lacrime, rimase immobile a fissare la punta dei suoi stivali da SOLDIER odiandosi, perché ancora una volta ... l'unica cosa che poteva fare era rimanerne fuori.

«Tutti noi stiamo cercando di capire dove sia andata.» proseguì Tifa.

Era affranta, ma per quanto l'amica le avesse chiesto di non farlo, lei non poteva esimersi dal pensare che invece avrebbero dovuto seguirla, per proteggerla. Non le piaceva quella strana angoscia che le si era annidata addosso dal loro primo incontro.

«La città degli antichi ...» replicò atono Cloud, scuotendo di nuovo il capo «Aerith è lì.»
«Da sola?!?» sbottò Barret, allarmandosi e agitandosi «Perché è partita da sola?!? Hey, dobbiamo andare anche noi!» determinò.

Cloud scosse di nuovo il capo.

«Solo gli Antichi.» mormorò afflitto «Solo Aerith può salvarci ...»

Solo lei, ed era tutta colpa sua, della sua mente confusa che aveva contribuito a farlo cadere tra le grinfie di Sephiroth!
Era un inetto, così si sentiva in quell'istante.
Lei avrebbe dovuto rimediare agli errori di questo inetto, e non era giusto.
Era un terribile, grossolano sbaglio!

«Per questo dovremmo andare.»

Tifa provò a scuoterlo, a fargli capire ciò che secondo lei sarebbe stato più giusto fare.
Ma stavolta cercò di usare un tono più pacato, sforzandosi di seguire i consigli che la ragazza dei fiori le aveva lasciato.

«Se Sephiroth la trovasse sarebbe in pericolo.»
«Sephiroth ... lo sa già.»

Lo sapeva già! Lo sapeva già!
Lui...! Lui ...! Lui sapeva! Sapeva sempre, comunque, stramaledettissimamente PIÙ DI LORO TUTTI MESSI INSIEME!
Sapeva come intrappolarlo! Sapeva cosa portargli via!
Sephiroth conosceva i modi più disparati per far del male alle persone che amava e sconfiggerlo, ucciderlo, MENTRE LUI NON RIUSCIVA NEPPURE A GUARDARLO NEGLI OCCHI SENZA CAPITOLARE PREDA DEL SUO CONTROLLO!

«Hey! Perché stai ancora lì seduto?!»

Al contrario della pugile, Barret Wallace decise invece di essere più diretto.
Al momento sembrava che nulla potesse scuotere quel ragazzo sconvolto, ma lui era convinto ci sarebbe riuscito, a prendere la decisione giusta.
Del resto "Mr. Simpatia" non poteva essersene andato tanto lontano.
Poteva farcela ... Cloud Strife aveva la stoffa per farcela, anche se in quel momento forse era troppo scioccato per rendersene conto.

«Andiamo Cloud.» concluse infatti anche Tifa, che voleva crederci in quella speranza.

Ma questi ci aveva già creduto anche troppo prima di essere deluso e umiliato, per ben TRE volte!
Sephiroth poteva usarlo! Poteva farlo, fargli fare qualsiasi altra cosa, da un momento all'altro.

«No.» mormorò sconfitto, scuotendo la testa.

Poi se la prese tra le mani, stringendo i denti per non urlare.

«Potrei perdere di nuovo! Se Sephiroth fosse di nuovo vicino, io potrei ...» piagnucolò quasi, disperato.
«Si, dannazione! È colpa tua se Sephiroth ha la black materia!» gli fece eco rabbioso e spazientito Barret «È tutta una tua dannata colpa!»

Il ragazzo parve risvegliarsi.
All'improvviso si voltò a guardarlo a bocca aperta, come se quelle parole per lui fossero appena state una rivelazione.

«Colpa mia?»
«Lo so che hai un problema...» proseguì Barret, calmandosi ma proseguendo con quel tono severo che ormai non stupiva più nemmeno lui, ma induceva sempre comunque ad ascoltarlo e riflettere «Diavolo, tutti ne abbiamo! Ma tu non capisci nemmeno te stesso. Però devi capire che non c'è niente da fare su questo treno, finché non arriviamo alla fine della corsa.»
«Cloud. » tentò di spiegare meglio Lockhart «Siamo arrivati fin qui ... Non avrai intenzione di arrenderti con Sephiroth?»

Il biondo si prese di nuovo la testa tra le mani, la scosse ripetutamente ad occhi chiusi, come se non volesse ascoltare.

«No. Mi spiace...» mormorò tra i denti «Ma se continua così finirò per impazzire! Mi spiace ...»

Continuò ad agitarsi, a tenersi le tempie fra le mani e dolersi.
Non voleva più ascoltare, pensare. Non poteva! Cosa poteva?
Mentre Barret, tristemente, lo osserva demoralizzato.

«Dannato co***one, ecco cosa sei ...» bofonchiò deluso «Pensa solo a questo. Quante persone nel mondo credi capiscano davvero sè stesse. La gente diventa depressa perché non capisce cosa sta succedendo. Ma continuano a vivere, non scappano via... È così.»

Quindi se ne andò, senza aggiungere altro. Tanto sembrava quasi che non lo stesse nemmeno più ascoltando.
Tifa invece ... non riusciva ad arrendersi.

«Cloud, verrai con noi vero? Io credo in te.» gli disse, sincera e preoccupata.

Quindi raggiunse Barret, fuori dalla stanza, lasciandolo solo a chiedersi cosa fosse giusto fare, come avrebbe dovuto agire, senza riuscire a trovare anche solo un accenno di risposta.
Era troppo confuso, troppo spaventato, troppo poco conscio di sé stesso. Ormai non era nemmeno più certo di riuscire ad essere ancora veramente sé stesso.
Chi era in realtà?

«Dagli tempo, Tifa.» fu il paterno consiglio di Barret alla giovane, triste e demoralizzata «Lascia che sia lui a scegliere. Tu credi in Cloud, giusto?»

 
***
 
Una notte senza luna il Generale gli venne in sogno.

«Sto per fare un bel regalo a Cloud ...» gli disse, facendogli tremare il cuore «Vieni a vedere anche tu se sarà alla mia altezza. La Città degli Antichi. Quella ragazza è li che si trova adesso.»

Prontamente Victor Osaka obbedì, intraprendendo il viaggio verso quella nuova destinazione. Non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni per comprendere il significato di quelle parole. Sperava solo di non incontrare di nuovo Aerith prima ... della fine.
Avrebbe preferito non dover assistere alla sua dipartita e lasciarla andare semplicemente ignorandola, perché era così che doveva essere.
Ma ovviamente il suo dio aveva bisogno di un'altra prova di fede, e il suo cuore non era ancora completamente pronto alla grande festa a cui avrebbe dovuto partecipare. Era venuto il momento di preparare anche il suo allievo, di vestirne l'anima come una bambolina pronta per il gran ballo.
La sua salvezza eterna e la sua elezione a dio dipendevano solo ed esclusivamente da questo, e di sicuro il giorno del giudizio e il suo inevitabile esito non erano che l'inizio della sua ascesa.

 
Sephiroth: «Cosa sei disposto a perdere, umano, per restarmi accanto?»
Vittorio: «Cosa sei disposto a perdere per restargli accanto?»
















 
NDA: Brevissima disgressione (non voglio rovinare la suspence del capitolo :P) per dirvi che le scene del sogno di Cloud e del suo risveglio sono scene Canon che appaiono nel videogioco originale in inglese e che io mi sono limitata a tradurre e modificare leggermente per adattarle ai piccoli cambiamenti subiti dalla storia (Cloud non sa nulla di meteor anche se ha intuito che Sephiroth voglia fare qualcosa di grave con la Black Materia).
Al prossimo capitolo. Siete pronti ad una delle scene più memorabili della storia dei videogiochi?
   
 
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