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Autore: ArrowVI    19/01/2019    0 recensioni
L'Arcadia, un luogo idilliaco dove chiunque vive in tranquillità ed armonia, la nazione con meno criminalità e la qualità di vita migliore fra tutte...
Fino a quando rimani all'interno delle mura della sua capitale.
Dietro la facciata di "Nazione perfetta", si cela un lugubre teatro dove chi non è considerato utile alla nazione viene rapidamente allontanato, un mondo dove coloro che sviluppano abilità speciali sono considerati demoni e prontamente eliminati.
Si dice che la luce della speranza possa nascere anche nei luoghi più bui... Sarà veramente così?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 5-1: Forza

 


Mist mi guardò in silenzio per non so quanti secondi, con una espressione palesemente sorpresa stampata in volto.
Continuai ad attendere impazientemente una sua risposta, inutilmente, senza mai distogliere lo sguardo dalla sua faccia, per almeno un minuto che sembrò non finire mai.

Prima che potessi, però, aggiungere qualcosa, Mist fece una sottile risatina.

<< Mi hai colto di sorpresa, se devo essere onesto. >>
Non riuscii a sopportare quel ghigno divertito che mi mostrò: non mi considerava nemmeno una minaccia.

<< Credi io stia scherzando, per caso? >>
Ringhiai, irritato dal suo comportamento, incrociando le braccia davanti al petto.

<< E' passato tanto tempo dall'ultima volta che qualcuno è stato così pazzo da sfidarmi a duello. Quindi perdonami se mi è difficile prenderti sul serio. >>
Mi rispose, con tono divertito.

Feci un verso infastidito alla sola vista di quel suo sorrisetto.

<< Sottovalutami, fai pure. Ti pentirai di guardarmi dall'alto in basso. >>
Non appena pronunciai quelle parole, notai che il sorriso stampato nel volto di Mist cambiò.

Stava sempre sorridendo, ma non era più un ghigno di scherno....
Era diverso.

Mist si avvicinò lentamente a me, arrivandomi talmente vicino da riuscire a sussurrarmi all'orecchio.

<< Fa attenzione a dire certe cose davanti a qualcuno come me, ragazzino... >>
Quel suo tono fu talmente cupo e intenso che sembrò quasi penetrarmi dentro le ossa. 
C'era qualcosa di sinistro nei suoi occhi, nel modo in cui mi parlò ... Ancora, però, non avevo idea di cosa fosse.

Come se non bastasse, notai, con la coda dell'occhio una strana foschia scura intorno a noi, quasi come se fosse del fumo.

<< ... Le parole possono metterti in guai grossi, se non sei in grado di tener fede a ciò che dici. >>
Subito dopo aver detto quelle parole, si allontanò di nuovo da me, assumendo di nuovo un sorriso e uno sguardo di scherno.

<< Perché non mi metti alla prova? >>
Gli risposi, riacquistando finalmente la mia compostezza, dopo qualche istante.
Quelle mie parole colsero Mist di sorpresa: spalancò le palpebre, fissandomi con una espressione divertita, ma decisamente incuriosita.

<< Sei divertente. >>
Ridacchiò.

<< Non so dire se tu sia spavaldo, o semplicemente stupido. La linea che divide le due cose non è poi così tanto grossa, in fin dei conti. >>
Continuò.

<< Sono solamente curioso di vedere ciò che il membro più forte della fazione dell'Uroboro può fare. Mi servirà come indicazione per decidere se restare qui o meno. >>
Sentendo le mie parole, Mist ridacchiò.

<< Oh, no. Quel titolo è di Evans, non mio. Io sono il numero due, qui dentro. >>
Mi disse.

<< In più... >>
Continuai, cominciando istintivamente a ringhiare, ignorando letteralmente la sua risposta.

<< ... Non mi è andato per niente a genio il modo in cui si è concluso il nostro *primo* incontro. >>
Aggiunsi subito dopo.

La mia risposta non sembrò cogliere Mist alla sprovvista.

<< Oh? Non ti piace essere colpito alle spalle da un altro uomo? >>
In quell'istante, il mio corpo si mosse da solo.
Scattai istintivamente in avanti, deciso a colpirlo con un pugno in pieno volto: Mist evitò il mio attacco con facilità.

Mi voltai verso di lui, digrignando i denti, subito dopo aver completamente mancato il mio attacco.
Era divertito, ma l'avevo obbligato a indietreggiare. 
Non mi stava sottovalutando.


Nonostante tutto, però, quel suo modo di fare mi diede, ugualmente, sui nervi. Non riuscii a sopportarlo.
Un solo pensiero mi passò per la testa, in quel momento: prenderlo a calci e fargli scomparire quel maledetto sorriso dal volto era l'unica cosa a cui riuscii a pensare.


Istintivamente, cominciai a respirare talmente pesantemente che sembrò quasi stessi ringhiando.
Mist non sembrò per nulla preoccupato.

<< Oh, scusami. A quanto pare non ti piacciono le battute: ne ho preso nota. >>
Mi disse, con tono divertito.

Continuai a fissarlo in silenzio per qualche istante, fino a quando non sentii qualcuno strattonarmi con forza alle spalle.
Mi voltai di scatto verso quella persona, vedendo una Serilda visibilmente infastidita.

<< Sei sordo, oltre che cocciuto, Beethoven? Ti ho chiamato per ben tre volte, e non ti sei neanche girato! Ti dispiacerebbe non attaccare briga nel mio laboratorio? Non vorrei rompeste qualcosa, sai? >>
Mi disse.

<< Volevo parlarti proprio di questo, Sera. >>
Aggiunse Mist, in quel preciso istante.
Sia io che Serilda ci voltammo verso Mist, all'unisono.

<< Che ne dici se ci trasferissimo nella tua "Testing Room"? >>
Le domandò.

<< Per lo meno non romperete nulla qui. >>
Rispose Serilda, alzando gli occhi al cielo.


Dopo aver detto quelle parole, Sera si diresse verso uno schermo verde appeso su un muro alla nostra destra, toccandolo poi come se stesse inserendo un qualche genere di codice.

Pochi istanti dopo sentii il pavimento tremare: il muro a pochi metri di distanza da Serilda cominciò lentamente ad aprirsi, per poi scomparire nel pavimento in modo simile all'entrata del laboratorio, dopo pochi secondi.
Quel tremare cessò non appena si aprì del tutto quel nuovo passaggio.


<< Prego. >>
Disse Serilda, invitandoci a entrare nella stanza che era apparsa in quel muro.
Non appena varcai quella soglia, rimasi completamente sbalordito davanti a quella vista.

Una seconda stanza, grande ad occhio quanto quella in cui eravamo prima, ma completamente vuota.
Il pavimento era grigio metallico, mentre il soffitto e le mura erano di un intenso bianco.

Per un attimo, mi sembrò di rimanere quasi abbagliato dalla luce che vi era all'interno della stanza.


<< Questa, signori e signore, è la mia "Testing Room". Dopo aver creato qualcosa, sono solita fare i collaudi qui dentro. >>
Disse Serilda, dandoci poi le spalle.

<< Il pavimento è fatto quasi interamente di titanio, per svariate ragioni che non ho intenzione di elencare. Quindi datevi pure alla pazza gioia. >>
Continuò, voltandosi poi verso di noi, facendo un occhiolino.

<< Io, invece, ho intenzione di stare qui a godermi lo spettacolo dalla distanza, quindi dateci dentro! >>
Aggiunse subito dopo averci superati, sedendosi su una panca alle nostre spalle, per poi fare cenno a Jeanne di sedersi vicino a lei.

<< Voi assicuratevi non sia noioso, noi ci assicureremo di fare il tifo. >>
Concluse, facendo di nuovo l'occhiolino.

<< Titanio?! Quanto è costato ricoprire un'area così grande con lastre di titanio?! >>
Esclamò Jeanne, incredula.

Serilda la guardò per un istante con una espressione sorpresa, per poi cominciare a ridere.

<< H-Ho detto qualcosa di strano? >>
Le domandò Jeanne, visibilmente confusa dalla reazione di Serilda.

<< "Quanto è costato"? Niente! Abbiamo rubato i materiali ai militari! >>
Le rispose, divertita.

<< Oh... >>
Fu l'unica risposta di Jeanne.

<< Non so davvero quale altra risposta ti stessi aspettando, Jeanne. >>
Le dissi.

Jeanne si voltò verso di me, rossa in volto.

<< Beh ecco... Io non... In realtà... >>
Balbettò, non sapendo cosa rispondermi.


Davanti a quella scena, mi scappò involontariamente un sorriso divertito.




<< Sei davvero sicuro di voler fare questa cosa? >>
Mi domandò Mist.

Eravamo entrambi al centro di quella stanza, a pochi metri di distanza l'uno dall'altro.

<< Se non vuoi che io ti prenda a calci, dillo pure. Non c'è vergogna nell'avere paura di sfidare qualcuno faccia a faccia. >>
Gli risposi, cercando di farlo innervosire, con tono divertito.

<< Sai... Credo che sto cominciando ad avere un'idea piuttosto chiara di quale genere di persona tu sia... >>
Mi rispose Mist, assumendo una espressione seria.

<< Oh, ma davvero? >>
Gli domandai, incuriosito dalle sue parole.

<< E che genere di persona sono, sentiamo? >>
Aggiunsi subito dopo.

Mist sorrise.

<< Facciamo così... >>
Disse.

<< Se resisti per ben cinque minuti, te lo dico. >>
Aveva riacquistato, per l'ennesima volta, quel tono e quel ghigno di scherno.
Infastidito da quel suo comportamento, mi lanciai verso di lui senza neanche pensare a una strategia.


Ora che ci penso... Considerando tutto... 
Levyathan non era il solo ad avere un problema di gestione della rabbia.


Non fu una scelta saggia: Mist evitò con disinvoltura ogni mio attacco, senza mai perdere quel ghigno divertito.

<< Smettila di sfottermi! >>
Urlai, frustrato dalla sua faccia, mentre provai a colpirlo con un montante.

Mist bloccò anche questo mio attacco con una singola mano.
Prima che potessi anche solo provare a liberarmi dalla sua presa, Mist si mosse rapidamente, piegando con forza il mio braccio dietro la mia schiena.

Sentii una forte fitta, quasi come se fosse una scarica elettrica, passare per tutto il mio corpo, e lanciai un istintivo urlo di dolore.
Istintivamente, provai a liberarmi da quella presa provando a colpire Mist al volto con una gomitata, con il braccio libero.

Mist bloccò anche questo mio tentativo, per poi buttarmi al suolo con un calcio nella schiena.


La differenza fisica tra me e lui era troppo elevata... Scegliere un approccio così diretto contro di lui non fu per niente una scelta saggia.
Il braccio era dolorante, ma potevo ancora muoverlo. 
Si era assicurato di non farmi danni significativi.

Mi rialzai rapidamente dal terreno, ma non feci in tempo a mettermi su due piedi: Mist mi colpì con un calcio in pieno volto, facendomi cadere per la seconda volta di fila nel terreno.


<< E' questo tutto quello che sai fare? >>
Gli sentii dire.

In quell'istante, potei sentire una rabbia che non avevo mai provato prima crescere dentro di me come un vulcano che stava per esplodere.
Colpii con forza il terreno con un pugno, facendo risuonare quel rumore metallico per tutta la stanza.

Mi rialzai lentamente, voltandomi poi di scatto verso di lui.
Non dissi nulla. Non mi mossi nemmeno.
Rimasi in silenzio a guardarlo, digrignando i denti, con occhi spalancati.


Tra le cose che odiavo, quella era una di loro.
Sentirmi debole... Era un qualcosa che non avevo più intenzione di provare.


<< Abbiamo appena iniziato, non penserai davvero di avere la vittoria in pugno, vero?! >>
Ringhiai, indicandolo.

L'espressione di Mist cambiò in un istante.
Non era più divertito.


<< Fin'ora ne avevo solo il dubbio, ma ora ne ho avuto la conferma. >>
Mi disse.

<< Di cosa diavolo stai parlando?! >>
Gli domandai, non riuscendo a capire a cosa si stesse riferendo.

Mist non si degnò neanche di rispondermi: scattò verso di me, ed era molto più veloce di quanto mi fossi anche solo immaginato... Molto più veloce anche del Maestro.

A malapena fui in grado di bloccare il suo pugno con l'avambraccio, però venni colpito in pieno volto dal suo secondo attacco.

Prima che potessi anche solo provare a contrattaccare, Mist mi colpì in pieno ventre con una ginocchiata.
Mi piegai leggermente in avanti, reggendomi dolorante il ventre con una mano, tossendo, per poi venir colpito nel collo da una gomitata, cadendo per la terza volta nel terreno.


< Non posso crederci...! >
Fu l'unica cosa che mi passò per la testa, in quel momento, mentre sollevai lentamente lo sguardo, posando un'occhiata furiosa e dolorante su Mist, che ricambiò con uno sguardo quasi infastidito.


<< Ho cominciato ad avere dei dubbi da quando la tua amica mi ha parlato di te, poco fa. >>
Quelle sue parole mi colsero alla sprovvista.

Gli mostrai una smorfia infastidita, senza proferire parola.

<< All'inizio credevo fosse semplice spavalderia, nata probabilmente da una serie di vittorie e nessuna sconfitta. Poi, però, guardando queste tue reazioni, ho capito che non potevo avere più torto. >>
Continuò.

<< Sta zitto! >>
Per qualche motivo, quelle sue parole mi fecero molto più male dei suoi attacchi. Mi fecero sentire... Strano.

<< Non sono debole... >>
Sussurrai.

Mist sicuramente mi sentì: spalancò per un istante le palpebre, quasi come colto alla sprovvista dalle mie parole.

<< Non sono così debole da farmi battere così facilmente, non credere! >>
Esclamai subito dopo, rialzandomi rapidamente dal terreno.

Per qualche motivo, stavo tremando.
Ma non dalla paura.



Disprezzavo la debolezza, a quel tempo.
Essere deboli, per me, significava essere soli. E io non volevo più restare da solo.

I forti, avrebbero avuto tante persone vicino. Persone che li ammiravano, persone che chiedevano loro consigli. 
I deboli, sarebbero rimasti da soli. Nessuno avrebbe voluto stare con loro, nessuno avrebbe chiesto loro consigli, nessuno li avrebbe ammirati.

Tutti li avrebbero guardati con gli stessi occhi con cui si guarda un cane ferito, per poi lasciarseli alle spalle.

Avevo... Paura della solitudine.
Essere abbandonato, di nuovo... Non volevo più provare quella sensazione.

"Se diventerò forte, nessuno avrà più il coraggio di abbandonarmi o di ferirmi."
Fu questo ciò che mi dissi, quando il Maestro mi prese con se.

Mist sicuramente aveva notato questa crepa nella maschera che stavo indossando.
Aveva completamente infranto la sicurezza che mi ero creato in quegli anni, nell'arco di pochi minuti.


Mi voltai istintivamente verso Jeanne e Serilda.
Le loro espressioni erano... Preoccupate.


< Non sono debole... >
Pensai.

< Non guardatemi in quel modo... Non sono debole... >
Non fui in grado di mantenere il contatto visivo, quindi mi voltai di nuovo verso Mist.
Anche lui mi stava guardando con quegli stessi occhi.
Dall'alto in basso, con occhi colmi di pietà.


Le parole che sentii dire dal Maestro la notte che mi accettò nella sua comunità, improvvisamente acquisirono tutt'altro significato.

" Questo ragazzino è fragile. "

Per tutta la mia vita pensai il Maestro si riferisse alla mia forza fisica, ma non potevo essere più lontano dalla verità.
La mia debolezza, non era fisica.


In quell'istante, sentii qualcosa dentro di me andare in frantumi, come uno specchio.

<< Non sono debole! >> 
Urlai, sollevando un braccio verso di lui.


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Fine del capitolo 5-1, grazie di qvermi seguito e alla prossima!

   
 
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