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Autore: mattmary15    20/01/2019    2 recensioni
James T.Kirk è diventato il capitano dell’Enterprise quando ha salvato la federazione stellare dall’attacco di Nero. Per il nuovo capitano non c’è pace. Un guasto sulla nave e una scoperta di Bones innescheranno una serie di eventi inaspettati. Riuscirà Jim a sventare la nuova minaccia soprattutto ora che non è più solo ma ha stretto molti legami importanti?
Genere: Azione, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Montgomery Scott, Nyota Uhura, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo II

Legami

 

McCoy era stato tante cose nella sua vita.

Marito, padre, medico, cadetto, ufficiale. Quando era cambiato, aveva sempre tenuto una parte del vecchio se stesso con sé. In ogni caso mai, mai era stato un bugiardo. E questo non perché non sapesse mentire. Piuttosto perché la sua vita era semplice e le menzogne erano complicate. Almeno fino a che non aveva conosciuto James Tiberius Kirk.

Da allora la sua vita era diventata complicata e non solo per via delle bugie. 

Jim era una calamita vivente di guai. Probabilmente anche McCoy era uno di quelli. Del resto quando si erano incontrati, lui era un uomo finito. Non aveva prospettive. Fuggiva da una vita intera ridotta in macerie. Un fallimento. Jim non aveva fatto niente altro che essergli amico. Qualcosa che nessun altro su tutto il pianeta aveva fatto. Lui aveva ricambiato come poteva. 

E aveva continuato a farlo. Anche se significava rinchiudersi per mesi in una scatola metallica pressurizzata lanciata a velocità di curvatura nello spazio profondo. Oppure mentire all’ammiraglio Pike.

“Quindi non era il capitano Kirk quello che si è introdotto nei laboratori della federazione ieri sera? Sostiene che era nell’infermeria dell’Enterprise?”

McCoy non fece una piega e mostrò il proprio pad.

“Può controllare lei stesso. Il capitano non si è fermato un attimo durante tutta la licenza. L’ho messo a riposo forzoso da ieri pomeriggio alle diciannove zero zero.”

Pike fece un cenno con la mano come a far intendere che non avrebbe controllato il pad.

“Se lei dice che ha passato la notte in infermeria, non farò ulteriori indagini. Lei comprende, dottore, che se scoprissi che mi ha deliberatamente mentito, dovrei accusarla di tradimento e cospirazione.” Leonard sorrise guardandosi i piedi. Era un sorriso teso che però non lasciava trasparire esitazione.

“Ne sono consapevole, ammiraglio.” Pike si lasciò andare contro la poltrona e sospirò.

“Sono colpito. Che Kirk potesse gettarsi nel fuoco per raggiungere i suoi obiettivi, lo avevo capito. Che fosse in grado di spingere altri a fare altrettanto, questo non lo sapevo.” Leonard cercò di prendere quelle parole nella loro interpretazione più benevola ma qualcosa in lui si risentì. Strinse più forte le mani intorno al pad e rispose.

“Non sta a me valutare ma, per quanto posso testimoniare, il capitano Kirk non lascerebbe che qualcuno si gettasse nel fuoco al suo posto. Ora, se non ha altre domande ammiraglio, torno ai miei compiti.” Pike sorrise e lo congedò.

Non appena fu fuori, Bones maledisse se stesso e Jim. Per fortuna aveva pensato di registrare il suo nome e quello di Spock nel registro dell’infermeria altrimenti non avrebbe potuto fornire un alibi adeguato ai suoi comandanti. I polsi gli avevano tremato ma, a quanto pare, la sceneggiata aveva avuto successo. Certo si trattava di Pike e tutti sapevano che Pike aveva un debole per Jim. Se ci fosse stato Marcus al suo posto, le cose non sarebbero andate a quel modo. Decise che avrebbe impedito a Kirk di fare ulteriori indagini su quei maledetti campioni. Prima però doveva avvisarlo che Pike lo avrebbe interrogato sulla notte prima e che si aspettava di sentire che l’aveva passata tutta in infermeria.

Quando raggiunse il suo ufficio, la Chapel che gli avevano assegnato come infermiera, lo salutò cordialmente. 

“Dottore ha una visita.” 

“Ma entro in servizio fra un’ora! Non se ne può occupare lei, infermiera?” La donna scosse il capo mortificata. 

“Non penso proprio dottore.” Bones entrò nell’infermeria borbottando. Vedere Spock seduto alla sua poltrona peggiorò il suo umore.

“Dannazione, Spock, non poteva lasciarmi quest’ultima ora di pace?”

“Temo proprio di no, Leonard.” Era inusuale che il primo ufficiale si rivolgesse a lui chiamandolo per nome, così prese una sedia e si sedette di fronte a lui.

“Dimmi tutto.”

“Si tratta dei campioni. Ho decriptato i dati. Vengono da una nave spaziale ancorata ad una base in orbita nel sistema solare. I dati dicono che gli esperimenti riguardano settantatré soggetti. Quelli che ha trovato lei però si riferiscono ad un solo soggetto. Viene identificato come JH01 e appartiene alla specie terrestre. Tuttavia il suo dna é come incrociato con un isotopo artificiale. La natura dell’isotopo non è specificata ma sembra essere molto, molto vecchio. Una formula primitiva, azzarderei. I test fatti sui soggetti riguardano forza, intelligenza, resistenza, capacità di risolvere problematiche in situazioni critiche.”

“Sembra il corso dell’accademia spaziale.”

“Non esattamente dottore, si tratta per lo più di applicazioni militari.”

“Allora Jim aveva ragione! Quel ragazzo é veramente in gamba. Peccato che si cacci sempre nei guai. Stavolta rischia grosso.” Spock sollevò un sopracciglio. 

“Che é capitato?”

“Ricorda l’incidente al laboratorio? Beh, qualcuno se n’é accorto e ha riferito all’ammiraglio Pike che il capitano Kirk era sul tetto dell’edificio la notte che il sistema ha rivelato un’intrusione. Mi ha chiamato in quanto ufficiale medico per chiedermi se il capitano si trovava sulla nave l’altra notte.”

“E lei cos’ha detto?”

“Che era ricoverato in infermeria.”

“Dottore lei ha mentito!” Esclamò Spock indignato.

“Che avrei dovuto dire? Che eravamo lì tutti e tre a fare gli spioni?”

“É contravvenuto ad almeno cinque regole di condotta del regolamento della flotta.”

“Di più, credo. Che avrei dovuto fare?” Si lagnò Bones. “È stata tutta colpa mia.”

“Non é colpa sua se il capitano é spericolato e incosciente. Quello che dice é illogico.”

“Non potevo comunque dire la verità. Avrei coinvolto anche lei, Spock.”

“Lo avrei compreso.”

“Beh, Jim no! E comunque se avessi fatto davvero quello che ho detto a Pike, non sarebbe successo niente. E avrei fatto anche bene. Tra poco ci assegneranno un’altra missione e Jim non ha passato un solo giorno della licenza a riposo. Ultimamente dice che non dorme bene e ha sempre mal di testa.”

“Mal di testa?” Chiese improvvisamente interessato Spock.

“Sì. Ma a livello fisico sta bene. Credo sia stress. Dovrebbe scendere dalla nave, bere qualcosa e distrarsi.”

“Non so come assumere degli alcolici potrebbe in alcun modo favorire la salute del capitano.” Bones alzò gli occhi al cielo.

“E dovrebbe vedere gente. Persone che parlino la sua lingua non diavoli dal sangue verde che lo fanno ammattire con la logica!” Spock scattò in piedi.

“Io non sono ‘gente’. E non cerco di fare impazzire il capitano usando la logica. Semmai cerco di ricondurlo alla ragione. E comunque non é costretto a starmi ad ascoltare. Questo lo ha dimostrato in molte circostanze.” Bones sorrise mettendo entrambe le mani sui fianchi.

“Non se la prenda così, Spock. Sto scherzando, la sua amicizia per Jim è preziosa.” Spock abbassò gli occhi.

“Non so se si possa definire amicizia.” 

“Non sia ridicolo, Spock!” Esclamò Bones, “Cos’altro dovrebbe essere?” Il vulcaniano non rispose ma qualcosa nel suo sguardo preoccupò il dottore. “Spock, non mi faccia stare in ansia anche lei. Sta succedendo qualcosa?” Spock parve riaversi da quel momento d’incertezza.

“No. Però mi faccia una cortesia. Se i mal di testa del capitano dovessero continuare o peggiorare, mi avvisi.” Si alzò e lasciò l’infermeria senza dare all’uomo il tempo di fare ulteriori domande.

 

Aveva dormito male. Anche quella notte. 

Le parole dell’ambasciatore Spock gli avevano impedito di prendere sonno.

Immagini che non appartengono ai tuoi ricordi, dici? Come se non fossero pensieri tuoi? Credo di sapere di cosa si tratta ma ciò che posso dirti è che dovresti domandare a Spock. Io non posso spiegarti. Non sarebbe logico. E soprattutto non sarebbe giusto. Non stai impazzendo, questo é certo. Il fastidio che provi alla testa è del tutto naturale all’inizio del legame. Di più non posso dirti.’

Questo aveva detto lasciando Kirk nella confusione più totale. Il problema maggiore derivava dal fatto che da quando l’ambasciatore gli aveva detto di chiedere al suo primo ufficiale, aveva l’impressione di sentire la voce di Spock nella testa.

Si alzò e si fiondò sotto la doccia. Si strofinò i capelli e le spalle e cercò di sciogliere i muscoli della schiena sotto il getto dell’acqua calda. Il dolore alla testa era sottile ma incessante. Si infilò l’uniforme e uscì dalla stanza per raggiungere la sala del teletrasporto. Era stato convocato dall’ammiraglio Pike, probabilmente per ricevere le indicazioni sulla prossima missione dell’Enterprise e non voleva fare tardi. Fece una piccola deviazione per l’infermeria. 

“Bones, sei qui?”

“Jim, santo cielo che brutta faccia!” Fece il dottore guardandolo malamente. “Non hai dormito, vero? Quante volte ti ho detto che il riposo deve essere una priorità per te? Avanti chi ti sei portato a letto stanotte?” Kirk sorrise sedendosi sul lettino. La cosa sembrò strana a Leonard. Di solito doveva costringere l’amico a stendersi per le visite.

“Nessuno. É vero che non ho chiuso occhio ma la colpa è di questo dannato mal di testa che non passa. Puoi darmi qualcosa? Devo presentarmi da Pike e sono uno straccio.” Bones sussultò.

“A proposito di questo,” Disse voltandosi e armeggiando con dei farmaci, “c’è una cosa che devo dirti.” Si voltò e appoggiò una pistola a pressione contro il collo di Jim. Un fischio sordo segnalò ad entrambi che l’iniezione del farmaco era andata a buon fine.

“Ahi! Maledizione! Dì la verità, ti diverti a farlo.”

“No. E comunque sappi che ieri notte sei stato ricoverato in infermeria per tutto il tempo. Tu e Spock. Eravate a riposo forzoso.” Jim piegò la testa di lato con fare interrogativo. Con quell’espressione sul viso, non gli avrebbe dato quindici anni. “Qualcuno ha detto a Pike di averti visto sul tetto dei laboratori l’altra notte. Gli ho giurato che tu e Spock eravate ricoverati nella mia infermeria. Ti prego di reggere il gioco o sarò accusato di tradimento e cospirazione. Queste sono state le esatte parole di Pike.” Jim si alzò e gli mise entrambe le mani sulle spalle.

“Non temere amico mio, saprò tenere il gioco. Mi dispiace averti messo in questa situazione.” Disse tastandosi il collo dove l’ago lo aveva punto.

“Tecnicamente, questa volta, sono stato io a metterti in questa situazione. Credo però che quanto ti dirà Spock meriti attenzione.”

“Ha decifrato i dati?” Bones annuì.

“Sì. Sono davvero esperimenti su esseri umani. Jim che diavolo sta succedendo? Credevo che la federazione non facesse di queste cose.”

“Ne sappiamo poco. Ad ogni modo devo andare da Pike. A questo punto credo che voglia sentirmi sull’altra notte. Dubito che mi abbia convocato per darmi indicazioni sulla prossima missione. Quando tornerò, voglio te e Spock nel mio appartamento. Dobbiamo capire con cosa abbiamo a che fare. L’idea di esperimenti su esseri umani mi da i brividi.”

“E dobbiamo approfondire la faccenda dei tuoi mal di testa.” Gli urlò McCoy mentre Jim lasciava l’infermeria.

Kirk camminò a passo spedito fino alla sala teletrasporto. Vi entrò mentre gli uomini si mettevano sull’attenti.

“Capitano, siamo mattinieri? Dormito bene?” La voce di Scotty risuonò allegra nella stanza.

“Come no, Scotty!” Rispose Kirk posizionandosi nella cella del teletrasporto. “Uffici dell’ammiragliato. Dia energia.”

“Agli ordini, capitano.”  Sottili strisce di energia avvolsero orizzontalmente il corpo di Jim e lo smaterializzarono.

Quando la luce scemò, Kirk era nel palazzo della federazione. Raggiunse gli ascensori e, da lì, gli uffici di Pike. Bussò e attese.

“Avanti.”

“Capitano Kirk della U.S.S. Enterprise a rapporto, ammiraglio.” Pike lo guardò dritto in faccia e gli fece cenno con una mano che poteva sedersi.

“Come sta, capitano Kirk?” Il ragazzo prese posto occupando una delle sedie davanti alla scrivania.

“Abbastanza bene, signore.”

“Ha l’aria stanca. Qualche preoccupazione?”

“Niente di particolare. Solo piccole questioni da risolvere.”

“Niente che preveda l’accesso non autorizzato ai computer del laboratorio di analisi mediche della federazione, non è così Jim?” Kirk lo guardò dritto negli occhi.

“No, signore.”

“Jim, sai cosa c’è di peggio di un capitano incosciente?”

“Dipende, signore, sono io l’incosciente?” Pike sorrise.

“Quando ho letto il rapporto su come sei diventato facente funzione di capitano durante la crisi romulana, ho pensato che provocare fisicamente un vulcaniano con le caratteristiche del signor Spock fosse da incoscienti. Quante possibilità c’erano che ti uccidesse? Eppure, contro ogni logica, sei riuscito a far fare al signor Spock esattamente ciò che volevi.”

“Sono stato aiutato.”

“Questo lo so. Come so anche che c’è qualcosa in te, una specie di energia che ti spinge a osare cose che la maggior parte di noi nemmeno concepirebbe di fare.”

“Come ad esempio lanciarsi da un’astronave per raggiungere una piattaforma di tre metri di diametro ad una velocità di duecentocinquanta chilometri all’ora?” Pike scosse la testa.

“Come mentire ad un ammiraglio della federazione sapendo che se verrà scoperto, verrà degradato se non addirittura incarcerato per tradimento.” Jim si appoggiò allo schienale della poltrona e rimase in silenzio. “Sai cosa c’é di peggio di un capitano incosciente? Un capitano che non tiene al suo equipaggio e alla sua nave.” A quelle parole gli occhi di Jim saettarono. Tese la schiena e strinse i pugni.

“Non sono io quell’incosciente.” Disse con una tale fermezza nella voce da far tremare Pike. L’ammiraglio aprì un cassetto della scrivania e prese un pad.

“Qui ci sono i dettagli della prossima missione dell’Enterprise. Dovete verificare la situazione sul pianeta Nibiru. Le specifiche sull’incarico sono nel file. Spero tu abbia gradito la licenza.” Kirk afferrò il pad e si alzò.

“Sì, signore. Grazie.” Il capitano si girò e fece per raggiungere la porta quando la voce di Pike lo trattenne.

“Spero che guarderai il file della missione fino alla fine. Non sottovalutare niente.”

“Non lo farò, ammiraglio.”

“Jim.”

“Signore?”

“Mi é stato fatto rapporto dal signor Spock di un incidente riguardante la consegna errata di alcuni componenti del reattore dell’Enterprise.”

“Abbiamo risolto, ammiraglio.”

“Lo so. Pare che vi abbiano consegnato le bobine di un’altra nave in costruzione. Ha letto il rapporto del suo primo ufficiale, vero?” Jim esitò. Non aveva davvero la minima idea di quello che Spock aveva scritto in quel rapporto. “Quelle che avete restituito, sono state riassegnate. Partiranno domani per la stazione orbitante attorno a Giove col nullaosta di sicurezza dell’ammiraglio Marcus.” Jim fece un passo indietro.

“Giove, signore?”

“Perché me lo chiede, Kirk?”

“Credevo che le navi della flotta venissero tutte costruite sulla Terra.”

“É così.” Rispose Pike.

“Allora cosa le manda a fare su Giove l’ammiraglio Marcus?”

“Tutti i tuoi ordini sono nel file su Nibiru, Jim.”

“Ho capito, signore.” Sospirò Jim riguadagnando la porta.

“Jim!”

“Sì?”

“Dia un encomio al signor Spock. Nonostante il dottor McCoy gli avesse imposto il riposo forzoso in infermeria, l’altra notte ha comunque completato e certificato tutti i rapporti di bordo.” Concluse l’ammiraglio sorridendo maliziosamente. Jim bestemmiò nella sua mente in tutte le lingue che conosceva.

“Lo farò senz’altro.” Disse lasciando la stanza e ringraziando la sua buona stella se l’aveva fatta franca anche quella volta. Spock, però, l’avrebbe pagata.

 

Sulu non aveva ancora neppure sfiorato la cloche che sentì la porta della sala di comando aprirsi e chiudersi.

“Capitano in plancia!”

“Risposo, signori.” Disse Jim sedendosi sulla poltrona al centro della stanza. “Tenente Uhura,” proseguì rivolgendosi alla donna alle sue spalle che armeggiava con l’apparecchiatura delle telecomunicazioni, “apra un canale generale.”

“Canale generale aperto, capitano.” Disse lei immediatamente.

“Qui é il capitano Kirk. Abbiamo ricevuto l’incarico di svolgere un sopralluogo sul pianeta Nibiru. Si tratta di una missione di ricognizione. La partenza è prevista tra un’ora esatta. Tutti ai propri posti fra trenta minuti. Il dottor McCoy e il comandante Spock nei miei alloggi. Grazie.” Uhura chiuse il canale generale. “Uhura, chiami la sala motori.”

“Cosa c’é ancora? Trenta minuti sono appena sufficienti a scaldare la bimba. Prima di così non mi chiedete di andare a curvatura perché non é proprio possibile.” La voce del suo capo ingegnere lo fece sorridere.

“Scotty, non agitarti. Lascia la bimba al primo aiutante e raggiungimi nei miei alloggi. Vedi di fare in fretta. Abbiamo solo trenta minuti. Kirk chiudo. Signor Sulu, a lei la plancia. Prepari tutto per il decollo.” Sulu lasciò la sua postazione per accomodarsi sulla poltrona del capitano mentre questo lasciava il ponte di comando.

Raggiunse la sua cabina e vi entrò. Accese il pad che gli aveva dato Pike mentre si sbottonava l’alta uniforme che aveva indossato per incontrare l’ammiraglio. Una voce di donna riempì l’aria dettagliando le specifiche della missione su Nibiru. A quanto emergeva dagli ordini, un vulcano di considerevoli dimensioni si preparava ad eruttare. Il pianeta presentava varie forme di vita. Il compito dell’Enterprise era quello di calcolare i danni che l’eruzione avrebbe fatto e comunicarli al reparto scientifico della federazione. Jim stava per spegnere tutto prima che i dettagli della massa della colata lavica e delle conseguenze del suo impatto sul pianeta lo costringessero a lanciare il pad fuori dalla stanza, quando si accorse di una luce lampeggiante sul fondo del monitor. La toccò con un dito e l’immagine di Nibiru fu sostituita da quella di Pike.

Le bobine che il tuo capo ingegnere ha rispedito al mittente fanno parte del progetto della U.S.S. Jupiter. Si tratta di una nave spaziale della flotta la cui costruzione non é mai stata autorizzata. Non posso svelarti le motivazioni, sono secretate. Non posso neppure chiederti di verificare se la costruzione di una simile nave é mai cominciata. La stazione orbitante infatti è sotto la direzione dell’ammiraglio Marcus. Tuttavia la stazione di cui parliamo é sulla traiettoria che l’Enterprise deve percorrere per arrivare a Nibiru. Conto sulla tua capacità di risolvere situazioni senza via d’uscita.’

Jim spense il pad. Non fece in tempo a realizzare quello che aveva ascoltato che il cicalino alla porta annunciò visite.

“Avanti.” La porta si aprì lasciando entrare Spock, McCoy e Scott. Jim li fece accomodare.

“Per prima cosa un encomio a Spock!” Il vulcaniano assunse un’espressione di puro stupore. Jim rise ma con sarcasmo. “Ringraziamolo tutti per la sua precisione nello stilare i rapporti. Ha consegnato l’ultimo a Pike mentre avrebbe dovuto essere a riposo in infermeria.” McCoy si buttò entrambe le mani in faccia per la disperazione.

“La tua correttezza é snervante, Spock!” Il dottore lo guardò in cagnesco. Il primo ufficiale rispose a quello sguardo altrettanto malamente.

“Non potevo sapere che avrebbe dichiarato che mi trovavo in infermeria mentre non lo ero affatto, dottore. Prendersela con me é del tutto illogico.”

“Un momento!” Esclamò Scotty, “Ci risiamo, vero? State cospirando qualcosa in cui io non voglio assolutamente entrare!”

“Scotty, qui nessuno cospira niente.” Lo tranquillizzò Kirk. “Non ancora, almeno.”

“Che diavolo significherebbe questo?” Urlò Leonard.

“Calmatevi tutti. Vi spiego. Ieri Scotty mi ha rivelato di aver scoperto che le bobine erroneamente consegnate all’Enterprise, appartengono ad una nave che ufficialmente non esiste.”

“Non esiste? Probabilmente, capitano, intende dire che non è ancora stata completata e che quindi è assente dai registri della flotta.” Si affrettò a precisare Spock. Jim scosse il capo.

“Fino a ieri si poteva dire così. Oggi no. Ho avuto informazioni riguardo al fatto che la costruzione di questa nave non é mai stata autorizzata dall’alto comando della flotta.” Gli occhi di Spock, scuri e liquidi, brillarono.

“Informazioni certe? Da quale fonte provengono?”

“Sono informazioni certe. La fonte adesso non è importante. Questo fatto cambia le cose. Una volta partiti, vi informerò di ulteriori dettagli. Adesso però ho necessità che mi facciate il punto della situazione sui dati criptati che abbiamo preso al laboratorio.” Scotty si portò le mani alla testa per coprirsi le orecchie.

“Posso non ascoltare, Jim? Sono certo che sarebbe molto meglio per me.”

“Fà come ti pare, Scotty. Però mi servi qui. Devi chiarirmi un paio di cose. Allora encomiabile Spock, cosa hai scoperto dai file criptati?” Spock non parve afferrare le provocazioni e prese a raccontare.

“I campioni presi per sbaglio dal dottore nel laboratorio della federazione vengono da una nave spaziale ancorata ad una base in orbita nel sistema solare. I dati riportano esperimenti su settantatré soggetti. I campioni, invece, vengono da un solo esemplare identificato come JH01. L’esemplare appartiene alla razza umana sebbene il suo dna risulti incrociato con un isotopo artificiale dalla formula assai primitiva. Come ho già riferito aI dottore, i test sui soggetti riguardano forza, intelligenza, resistenza, capacità di risolvere problematiche in situazioni critiche tutte valutate in ambito militare.” Jim sprofondò nella sua sedia.

“Ha detto che la nave é ancorata ad una stazione spaziale all’interno del sistema solare?”

“Esatto, capitano.”

“Mi lasci indovinare. La nave é la U.S.S. Jupiter?” Spock e Scotty sussultarono quasi contemporaneamente mentre Bones passava con lo sguardo dall’uno all’altro. La pazienza non era il suo forte.

“Oh, al diavolo! Volete spiegare anche a me? O io sono solo quello che verrà accusato di tradimento e cospirazione?” Jim si affrettò a spiegare.

“I campioni e le bobine sono collegate alla stessa nave. C’è un legame fra di loro.” A quelle parole Spock sentì l’urgenza di alzarsi e dare le spalle a Kirk. 

“Certo non può essere una coincidenza. Campioni di un dna alterato e il progetto di una nave che non dovrebbe esistere.”

“Non é una coincidenza.” La voce di Kirk aveva abbandonato qualsiasi inflessione scherzosa. “Se ci fosse anche una sola possibilità che si tratti di una coincidenza, Pike non mi avrebbe chiesto di verificare se stanno costruendo la U.S.S. Jupiter nella stazione spaziale di Giove.”

“Un ordine di Pike?” Spock si voltò di scatto verso il suo capitano.

“Non ufficiale.” Bones sospirò.

“Che significa: non ufficiale?”

“Che Pike non ha autorità nel quadrante esterno del sistema solare.”

“E cosa pretende da noi? Che infrangiamo ancora le regole?” Strillò esasperato il dottore.

“Non voi. Solo io.” Jim stavolta parlò sorridendo ma Spock avvertì una tensione che in genere era assente in Kirk.

“Capitano, come pensa di entrare in una stazione spaziale della flotta stellare sotto l’autorità di uno dei suoi più ferrei ammiragli, il tutto mentre l’Enterprise dovrebbe viaggiare a velocità di curvatura verso la sua missione ufficiale di esplorazione di un pianeta di un altro sistema solare?” Spock era sinceramente curioso. 

“Per questo mi servi tu, Scotty. Ho un piano ma non funzionerà senza di te.”

“Ci risiamo!” Bones prese ad agitare le braccia “Non siamo neppure partiti e già parliamo di buttarti in qualcosa da cui uscirai come minimo ferito, tagliuzzato, contuso, lacerato nel migliore dei casi, morto negli altri!” Jim scoppiò a ridere.

“Bones, che ti porto a fare lassù altrimenti? Mi rimetterai tu a posto in qualsiasi caso. A proposito, quel farmaco che mi hai dato per il mal di testa ha fatto miracoli. Passo da te per un’altra dose più tardi.”

“Jim il farmaco che ti ho dato é un neurosoppressore. Non puoi assumerlo al bisogno!” Spock decise che era giunto il momento di restituire un po’ di logica a quella conversazione.

“Capitano, ritengo di dover fare alcune eccezioni al suo piano d’azione.”

“Spock.” Jim si sforzò di interrompere sul nascere quel discorso senza alcun effetto.

“Innanzitutto dovremmo valutare tutti i dati in nostro possesso.”

“Spock.” 

“Poi dovremo senz’altro valutare a rigor di logica una serie di alternative.”

“Spock.” Provò ancora Jim mentre Bones e Scotty ridacchiavano tra loro.

“Infine stilare una lista di possibili conseguenze e valutarne gli impatti.”

“Spock!” Stavolta la voce di Jim non lasciava margini di trattative. “Non ti ho neppure detto cosa ho in mente, che diavolo!” Il primo ufficiale non si scompose.

“Non c’è bisogno di sapere cosa ha pianificato. Qualunque sia il piano, di certo é carente di opzioni, di una seppur minima stima dei rischi e di certo é in assoluto spregio della sua incolumità!” Lo disse con calma e naturalezza.  Bones diede un colpetto al fianco di Scotty.

“Colpito e affondato. Una logica ineccepibile.”

“Siete congedati. Tutti e tre. Io vado sul ponte e che sia dannato se vi ascolterò un minuto di più!” 

Lasciarono la stanza insieme. Fu solo quando Jim raggiunse il turboascensore che si rese conto della figura alle sue spalle.

“Spock, che c’é ancora?”

“Nulla.”

“Allora perché mi segui?”

“Sto andando al mio posto, capitano.”

“Giusto.” 

“Capitano, il dolore alla testa é passato del tutto dopo la somministrazione del neurosoppressore?” Jim incrociò le braccia.

“Se ti preoccupano i miei mal di testa, dovresti evitare di farmeli venire!” Spock fece un passo indietro e si rabbuiò. Jim si affrettò a chiarirsi.

“Non dicevo sul serio. Dormo poco. Per questo ho questi fastidiosi mal di testa e, per rispondere alla tua domanda, no. Non del tutto, ma é sopportabile.”

“É stupefacente!” 

“Spock a volte non ti capisco. Sei contento che il farmaco non faccia effetto?” Jim glielo chiese puntando i suoi occhi blu in quelli scuri dell’altro. Si era ricordato in quel momento che l’ambasciatore gli aveva suggerito di domandare a Spock del ‘legame’ che gli procurava le visioni e il dolore.

“Assolutamente illogico. Ritenevo però che un neurosoppessore avrebbe inibito del tutto le capacità percettive del suo cervello, capitano.”

“Capacità percettive?” Chiese premendo il pulsante di blocco dell’ascensore. “Mai avute.”

“Questo non é esatto. Per quanto gli esseri della specie terrestre non risultino dotati di capacità telepatiche o extrasensoriali, in alcuni casi é possibile individuare soggetti con capacità percettive latenti. Voi umani lo chiamate ‘sesto senso’.”

“E questa capacità percettive cosa a che fare con il ‘legame’?” Lo disse di getto preparandosi a vagliare la reazione dell’altro.

“Chi le ha parlato del legame?”

“Che cos’é il legame?” Lo incalzò ancora.

“Tu cosa ne sai?” Il fatto che Spock avesse smesso di dargli del lei, gli fece una pessima impressione.

“Ne so poco quanto niente. Ma a quanto pare, tu ne sai più di me.” Spock stava per controbattere quando la voce di Sulu riempì il turboascensore.

“Capitano, in plancia. Dieci minuti alla partenza prevista.” Jim premette il pulsante per il riavvio dell’ascensore.

“Finiremo questa conversazione quando saremo fuori dall’atmosfera terrestre.” Spock non rispose.

 
  
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