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Autore: G RAFFA uwetta    20/01/2019    1 recensioni
Un’antica maledizione bussa alla vita del giovane Auror Harry Potter sfiorandolo, quasi derisoria. Ma il Fato è capriccioso e ha in serbo per lui ben altro. Attraverso i chiaroscuri dei suoi ricordi, torneranno a galla verità nascoste e faranno male, quasi quanto pronunciare: Avada Kedrava.
‘L’eternità giace in chi ha memoria.’ – uwetta.
Dal testo: “— Ho l’impressione che ci sia qualcuno che non dovrebbe essere qui, — aveva risposto all’amico, senza smettere un secondo di guardarsi in giro preoccupato. — Quanto sei paranoico, Harry! Vabbè che hai vinto il premio come miglio Auror dell’anno, ma adesso esageri! Chi vuoi che sia così pazzo da pensare di potersi mettere contro di loro, — aveva indicato la sala gremita di gente, mentre gli poggiava il braccio intorno al collo in un goffo abbraccio. — Goditi il momento, — poi l’aveva trascinato con sé.
— Imperio! — aveva sibilato sottovoce qualcuno: gli occhi di Ron divennero vacui mentre con estrema lentezza estraeva la propria bacchetta.”
Tutte le riflessioni sulla psiche sono mie personali considerazioni.
Presenza accennata di Bondage e di violenza. Pre-slash.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Narcissa Malfoy, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Harry, Harry/Ginny
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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I giorni di ieri e quelli di domani sono separati da un imperativo: vivi!


Cit. – “Il cuore umano è indistruttibile. Tu immagini soltanto che si sia spezzato. In realtà è lo spirito che subisce il vero colpo. Ma anche lo spirito è forte, e se lo desideri, si può sempre riprendere” – H. Miller



Cap. 2La morte non si annuncia mai



Quando si fu ripreso abbastanza da comprendere e parlare, era stato il Medimago di turno a metterlo al corrente su quello che era successo. Vede, signor Potter, il vecchio luminare era in piedi accanto al letto, austero nel portamento ma con un fondo di pietà a insudiciare gli occhi. Abbiamo trovato sul corpo di sua moglie i residui di un antico anatema concepito esclusivamente per i Babbani negli anni bui dell’Inquisizione. Deve sapere che, aveva continuato senza mai sfiorarlo con lo sguardo, all’inizio, veniva scagliato per vendetta dalle streghe mentre bruciavano sui roghi, poi, vista l’efficacia, venne impiegato come ‘diversivo’ per confondere le acque. Infatti, la Poord-hing1 è una maledizione davvero potente che altera in modo significativo l’anima del ricevente, mutando in modo drastico il suo ‘io’ interiore. L’usanza di chiamare ‘maledizione’ questa tipologia di incanti, era nata proprio da qui, poiché il Babbano colpito veniva definito ‘maledetto’ dai suoi stessi simili.

Harry l’aveva guardato a lungo, incredulo e arrabbiato. Aveva tenuto così tanto gli occhi fissi sul suo viso da farli lacrimare, mentre l’altro aveva cominciato ad agitarsi, imbarazzato dal prolungarsi del silenzio.

Signor Potter, aveva ripreso titubante, mi permetta… Ma il moro l’aveva interrotto con un gesto brusco, chiedendo, anzi ringhiando, come era stato possibile che nessuno, compreso lui stesso, non si fosse mai accorto di nulla. A quel punto, il Medimago si era voltato verso la porta in cerca di sostegno, incerto su cosa potesse o meno dire.

Le parole hanno una loro valenza, signor Potter, così come il contesto in cui vengono pronunciate, aveva iniziato cauto, soppesando ogni vocabolo. L’incantesimo è un comando: più specifico è, più risulta efficace. Quindi, usato al di fuori del suo ‘utilizzo canonico’, per intenderci, cambia valore e molto spesso, questa ‘falla’, si ripercuote anche sui tempi e sulle modalità di resa. Per fare un esempio spiccio. È come maneggiare in modo inadeguato gli ingredienti di una pozione: se si cambia qualcosa nella procedura, anche infinitesimale, il risultato non sarà più quello previsto.

Harry si era lasciato cadere all’indietro, la schiena che cozzava contro il doppio cuscino e il respiro alterato di chi aveva corso per raggiungere la cima della montagna. Aveva chiuso gli occhi, incupito e per nulla tranquillizzato.

Nessuno potrà farle alcuna colpa, se è questo che la turba, aveva aggiunto bonario il luminare. Harry quasi si era strozzato a quelle parole dette con tale superficialità, come se l’essere stato costretto a uccidere la moglie fosse stato un passatempo qualunque. Esca immediatamente, era scattato urlando, nonostante le molteplici fasciature intorno al corpo, cosa ne vuol sapere lei dei miei sensi di colpa, del mio dolore, della mia angoscia. Ginny è mia moglie, la donna che amo, vogliamo dei figli2! In preda alla furia, gli aveva lanciato dietro uno dei cuscini. Se ne sta lì, dentro il suo camice lindo, dispensando pena e finto buonismo, ma non ha nessuna idea di come un uomo si possa sentire a brandelli, spezzato così in profondità da avere un baratro al posto del cuore. L’anziano non aveva proferito verbo; era rimasto immobile ad aspettare che il diluvio di parole finisse, probabilmente avvezzo a quel genere di scatti d’ira da parte dei pazienti.

Mia moglie è morta tra le mie braccia mentre la nostra casa veniva divorata dalle fiamme; all’interno erano rimasti intrappolati i nostri tre figli piccoli. Harry aveva guardato orripilato il Medimago sfaldarsi strato dopo strato mentre, in piedi in mezzo alla stanza, con una tranquilla dignità che lui stesso si poteva sognare, continuava il suo racconto agghiacciante. Nonostante mia moglie mi avesse più volte avvisato che dal mio laboratorio provenivano strani rumori, quella sera raggiunsi lo stesso il pub a Diagon Alley con i miei allievi, per festeggiare la fine del corso. Più tardi, quando tornai a casa in un quartiere tranquillo della Londra Babbana, c’era ad attendermi l’inferno. Da allora, non ho più avuto pace, aveva sospirato piano, gli occhi stanchi fissi in quelli sgomenti di Harry. In nessuno di loro scorreva un briciolo di magia e, nonostante li amassi più di me stesso, mi vergognavo di loro. Che Merlino abbia pietà di me, ma è stato questo a ucciderli, si era lasciato sfuggire tra i denti. Quindi sì, so come ci si sente quando tutto ti sfugge dalle dita, quando il peso dei tuoi stessi errori ti inchioda alla Terra senza lasciarti una via di fuga, quando la tua anima è così immonda che i Dissennatori paiono acque chete. Ma è qui che viene a galla la tempra di un uomo, l’aveva guardato con durezza, aspettandosi che capisse, che emerge vittoriosa dalle macerie. Impara dai tuoi stessi errori, signor Potter, non lasciare che i tuoi sbagli e le tue mancanze abbiano la meglio sul tuo spirito, combatti e vinci perché la fuori qualcuno ha sicuramente bisogno di te.

Non aveva aggiunto altro, era uscito lentamente dalla stanza e Harry non l’aveva più rivisto.







Ginny, lo so che sei lì, da qualche parte dentro la tua testa. Ignora quel dannato quadro e guardami, puoi farcela, combattilo. Sei forte tu, più forte di tutto questo. La finestra era spalancata e il profumo della pioggia aveva portato un po’ di sollievo a Harry, che cercava di incamerare più aria possibile.

Chi sei tu per dirmi cosa devo fare? Ginny non si era nemmeno voltata, la sua voce gli era giunta pacata, quasi zuccherosa. È stato un ottimo banco di prova, devo dartene atto, ma è tempo di trovare qualcosa di più divertente, tanto più che qualcuno potrebbe cercarlo e insospettirsi per la sua assenza dal lavoro. Harry, incredulo, aveva trattenuto il respiro nel tentativo di concentrarsi e cogliere meglio lo scambio di parole tra la moglie e il quadro. Ha una forza d’animo fuori dal comune, stava dicendo il ritratto, gli altri sono durati molto meno.

Il moro aveva buttato fuori il fiato producendo un sibilo stridente e aveva preso a tremare in modo convulso, mentre l’orrore si dilatava nel petto fin quasi a soffocarlo. – Gli altri? Quali altri? – La sua mente stava gridando mentre mille colori gli annebbiavano la vista.

Sul volto di Ginny si era aperto un sorriso crudele, aveva schiuso le labbra e vi aveva passato sopra la lingua, quasi si stesse deliziando di qualcosa di veramente gustoso. Hai ragione, aveva concordato, aggiungendo subito dopo scaltra, ma non erano maghi.







Harry non era mai stato bravo a comprendere le persone, in quello si era sempre affidato a Hermione: lui era un uomo d’azione, per Morgana! Eppure, certi sguardi duri che coglieva in Ginny, quando tornava a casa stanco la sera, li aveva sempre archiviati nello scomparto ‘si annoia’. Non si era mai curato di ciò che lo circondava: aveva una bella moglie che amava, ricambiato, una bella casa, un lavoro avviato, famiglia e amici, insomma una vita felice. Perché interessarsi alla sparizione di cani e gatti nella loro piccola contea? Anche quando aveva captato una conversazione dal panettiere, riguardante una serie di omicidi irrisolti, non gli aveva dato il giusto peso; il suo lavoro di Auror lo assorbiva abbastanza da non avere altri pensieri. Quanto sono stato cieco da uno a dieci Galeoni? Il mio intero patrimonio! Ecco la risposta giusta.

Harry si stropicciò gli occhi aridi, sussultando per le mille schegge appuntite che gli perforarono i bulbi. Sentiva di aver perso il cuore altrove, forse mischiato a quel maledetto ‘avada’ che nemmeno si era reso conto di aver pronunciato. Perlomeno non prima di aver visto Ginny accasciarsi a terra come una bambola spezzata.

Ansimò, il petto stretto in una morsa granitica, gli occhi colmi di orrore per ciò che aveva fatto, per l’unica cosa che andava fatta!







Non guardarmi come se fossi un mostro, l’aveva redarguito Ginny, gli occhi luminosi di perfidia. Andare in giro a uccidere uomini per un ‘Bene Superiore’ non ti giustifica affatto. Parli tanto di moralità ma ho colto più volte la tua espressione estasiata quando raccontavi delle tue missioni andate a buon fine, dell’evidente elettricità emanata dalla tua magia per l’incontenibile gioia di aver assicurato alla giustizia l’ennesimo disgraziato che ha osato mettersi fra te e la tua gloria. Non credere che non mi sia resa conto che, tra noi, il sesso migliore è avvenuto dopo che tu hai rincorso e ucciso delle persone, manco avessi partecipato a uno di quei safari Babbani. Harry l’aveva guardata impietrito, sconvolto da quel fiume di parole così acide da sentir la propria pelle sfrigolare.

Sua moglie se ne stava in centro alla stanza, la schiena leggermente arcuata in una posa aggressiva, l’espressione animata dal disprezzo. I capelli parevano lingue di fuoco fluttuanti ai lati del volto acceso dalla rabbia mentre i pugni chiusi premevano sui suoi fianchi. Sembrava una versione grottesca e inquietante di Molly. Poi, come la furia era venuta, era svanita in un battito di ciglia.

Lascia perdere quel Molliccio, qualche attimo prima, la donna nel quadro aveva cercato di rabbonirla. Abbiamo altro a cui pensare. Il sorriso che aveva mostrato al moro non prometteva nulla di buono; Ginny si era voltata ed era sparita dalla visuale del marito.

Harry non aveva fatto in tempo a tirare un sospiro, che una stilettata al ginocchio gli aveva fatto strizzare gli occhi e contrarre lo stomaco dal dolore. Sua moglie, brandendo un martello, stava caricando di nuovo per colpire l’altra gamba. Per un folle momento, si era augurato che l’urlo che aveva preso vita dal fondo della sua gola, riuscisse a raggiungere l’anima di Ginny e riscuoterla dalla carneficina a cui lo stava sottoponendo da giorni.

Il moro era uscito ulteriormente indebolito da quell’ennesimo assalto; non sentiva più il suo corpo, sebbene tremasse in modo convulso, eppure, una parte di lui non voleva cedere al buio che stava minacciando di sommergerlo. Aveva sbattuto le ciglia e, con immane sforzo, aveva cercato di mettere a fuoco Ginny guardandola attraverso un velo di sangue. Con orrore, nei suoi occhi aveva letto la propria fine.

Aveva così tanto agognato quel momento che, quando la consapevolezza di stare per morire aveva fatto breccia nel dolore, invece di abbracciare la morte con sollievo, la sua mente si era ribellata facendo ribollire d’indignazione la sua magia. E lei non si era smentita, non si era ritirata a piangere in un cantuccio come l’anima persa di Harry. Anzi, si era eretta fiera, palpabile nella sua innata e folgorante elettricità:

Avada kedrava!

Tutto ciò che lo circondava era diventato quieto come il fondo verde di un fitto bosco.







Non gli era ancora permesso fare magie complesse, ma in quel momento abbisognava di un amico, di un compagno che l’accogliesse nel suo tepore senza giudicarlo. A tentoni cercò la sua bacchetta, che era rotolata poco più in là, ed evocò Ramoso. Grazie, si limitò a dire, mentre osservava il cervo scivolare leggero attorno a lui in un movimento lento, quasi ipnotico.



Note dell’autrice: buona lettura e i commenti sono graditi.

1Anima inversa tradotto letteralmente dal basco

2l’uso dei verbi è voluto. Harry è sconvolto e si è appena svegliato dal coma, seppur cosciente di ciò che è accaduto, inconsapevolmente non lo accetta.

   
 
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