Londra, gennaio 1854
Il gelido inverno Nordeuropeo non aveva colto impreparato un
vaporetto coraggioso, che il sedici di gennaio stava risalendo il corso del
Tamigi. La scritta Bosphorus,
impressa chiaramente e a caratteri cubitali lungo i fianchi dell’imbarcazione,
lasciava presagire la sua provenienza.
Nessuno a Londra l’attendeva, se non una donna che aveva
pagato caro e con largo anticipo quel lungo viaggio iniziato diverse settimane
prima dal Bosforo.
Elizabeth si era fatta accompagnare al porto da George, il
suo più fedele servetto. Egli era ancora all’oscuro di ciò che stava per
accadere. La stessa donna aveva preferito non rivelargli nulla in anticipo;
quel viaggio lunghissimo poteva aver condotto fin lì solo pessime notizie. Per
quello era in pena.
Non appena notò il vaporetto, attese il suo attracco e si
fiondò a parlare con l’equipaggio. Gli uomini a bordo le garantirono subito che
avevano fatto tutto il possibile per mantenere al meglio la preziosa mercanzia
pagata a peso d’oro, tuttavia non garantivano sul suo stato, dopo settimane di
burrascosa navigazione.
La vedova si limitò a ringraziare e a ordinare a George di
portare la cassetta a mano, senza sbatacchiarla. Dal suo interno, non proveniva
alcun rumore che lasciasse presagire qualcosa.
Solo sulla carrozza si udì un breve rumore prodotto
indubbiamente da qualche zampa in movimento, poi più nulla.
Una volta a casa, Elizabeth preferì allontanare il ragazzo e
gli altri domestici, affinché non vedessero quello che era riuscita a ricevere
dopo quasi un anno di lunghissima attesa, fatta di trattative, di scambi e di
pagamenti anticipati. In realtà temeva che le creature contenute nella cassa
non stessero bene, o non fossero più in condizioni ottimali, cosa che li
avrebbe resi ridicoli.
Chissà quanto avrebbe riso la servitù, se avesse scoperto che
la signora sperperava denaro per ottenere in cambio volatili spennacchiati e
morenti. I soldi di William… sapeva che glielo avrebbero rinfacciato, quando
prima o poi sarebbe saltato fuori che aveva speso una fortuna per quella sorta
di spedizione nel Mediterraneo Orientale. Non aveva alcun margine di errore.
Con un sospiro, dopo aver trascinato la leggera cassa fin al
grande recinto che ospitava le varie specie di polli, la donna decise che era
giunto il momento della verità.
Allora fece leva sul coperchio, fintanto che esso non cigolò
e non si aprì definitivamente.
Elizabeth guardò all’interno della cassa con titubanza, e in
effetti si trovò di fronte a una coppia di polli già adulti, ma in una
situazione precaria. Tra becchime pestato a terra ed escrementi che avevano
imbrattato parte del piumaggio, poteva sembrare un disastro completo.
Eppure, a un secondo sguardo attento, ecco che la signora
poté finalmente comprendere che quelli non erano altro che dettagli secondari,
che in fretta si sarebbero risolti nel modo migliore possibile. Non aveva speso
soldi e tempo per niente.
Liberò in fretta le creature, lasciando che la luminosità
dell’esterno colpisse il piumaggio candido; si accorse con chiarezza che
nessuna gallina era bella quanto quei due esemplari. Si trattava di certo di
una novità assoluta. Erano bianchi, e il piumaggio folto li rendeva
spettacolari.
Scelse di lasciarli in pace, dopo averli rimirati per un
pochino, giusto il tempo per pensare a quanto sarebbero diventati belli da lì a
qualche giorno.
Non era stato facile raggiungere Istanbul. Ciò che restava
del mondo ottomano era ormai un lembo di terra a metà tra Oriente e Occidente,
dove inglesi, francesi e russi muovevano losche trame per riuscire a mettere
assieme un piano valido per spartirsene le ricchezze.
I turisti-spia inglesi adoravano aggirarsi per le strade
antiche di Costantinopoli, fingendo di gradire gli antichi monumenti anche
quando in realtà annotavano mentalmente tutto quello che vedevano.
Tuttavia, avere un contatto presso la Sublime Porta poteva
essere ancora più vantaggioso, per chi non era alla ricerca di antichità o di
territori da colonizzare.
Elizabeth era stata fortunata a riuscire ad aggiudicarsi
un’amicizia proprio presso gli anacronistici fasti della corte del Sultano,
indebitato e in difficoltà. Era bastato poi spedire uova e pulcini di Cocincina
asiatici, uniti a un bel gruzzoletto di sterline, per riuscire a mettere le
mani sui rari galli bianchi che popolavano i giardini imperiali. E quella
coppia di polli si rivelò bellissima, una volta che si fu degnamente ripresa
dal lunghissimo viaggio.
Le regolari dimensioni, unite a un piumaggio spettacolare e a
un portamento regale, erano tutto ciò che il mercato delle galline ornamentali
richiedeva.
Elizabeth le battezzò Sultano, in onore dei loro antichi
proprietari e della loro terra d’origine.
Lo stesso George rimase stupefatto al cospetto di animali
così belli, come tutti gli altri servi.
La vedova, ispirata da cotanta bellezza e dalla sua passione
per il mondo delle galline e dei polli, si lasciò decidere a divulgare la
specie e addirittura a scriverci sopra un manuale.