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Autore: alessandroago_94    21/01/2019    5 recensioni
Metà dell’Ottocento, Inghilterra.
Elizabeth è una vedova alle prese con i pregiudizi e le voci che circolano su di lei. Resta una sognatrice, tuttavia; il suo più grande desiderio è quello di riuscire a far importare una nuova razza di polli ornamentali, in grado di far stupire il resto degli allevatori inglesi. Grazie alla costante ricerca di qualcosa di decisamente innovativo, i suoi sforzi saranno presto ripagati.
Secondo classificato al “Victorian Age Contest”, indetto da Hyggeligwriter sul Forum di Efp.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Età vittoriana/Inghilterra
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Capitolo due

Qualche mese dopo, periferie di Londra.

 

 

 

La puttana.

La meretrice.

La vedovella che sperperava i beni del marito.

La svergognata.

Quella che portava il velo a lutto, ma che andava a letto con tutti i Lord che le capitano a tiro, pur di incassare denaro.

Quelle erano alcune delle tante voci che circolavano a riguardo di Elizabeth, vedova da troppo tempo e ancora troppo giovane per esserlo serenamente.

 Alla donna non importavano più tutti quei pettegolezzi sul suo conto; era come se ci avesse fatto il callo, alla barbarie che le rivolgevano. D’altronde qualche valore aveva una figura femminile, nell’immaginario comune? C’era una sovrana, e lunga vita alla regina, però per il resto non cambiava nulla. Si veniva giudicate, maltrattate, umiliate.

Nessuna libertà nei pessimi matrimoni e nella vita coniugale.

Elizabeth sapeva di essere fortunata, ma solo perché William l’aveva resa tale. Alla sua morte aveva lasciato tante terre fertili, che rendevano ottimi raccolti a ogni stagione.

Aveva lasciato una magnifica abitazione in campagna, dove i polli stavano bene e potevano usufruire di un ampio parco. Sì, quella era sempre stata la passione della sua giovane moglie; il pollame. E come poteva biasimarla? In Inghilterra la nuova moda imperversava ormai da anni ed era portata avanti con orgoglio dalla nobiltà.

Di William, a seguito di una brutta polmonite, erano rimasti solo i beni materiali e un ritratto che la moglie rimirava ogni sera, sospirando.

“Il mio William”, cantilenava, stanca, “se solo tu non mi avessi lasciato sola”.

Ed Elizabeth era tanto sola… aveva i domestici, certo, ma non tutti obbedivano alle sue richieste. C’era chi le voleva imporre di sposarsi di nuovo e al più presto, poiché una casa senza un uomo rischiava di diventare covo di peccati impronunciabili. Lei rideva, al cospetto di quella bigotta ignoranza contadina.

In ogni caso preferiva continuare a mostrarsi sempre come una vedova affranta, ancora in pieno lutto, così di solito la lasciavano in pace.

In fondo, era vero. Non riusciva a dimenticare quel marito che l’aveva lasciata sola tanto presto.

Ad allietare le sue giornate da vedova senza futuro c’erano spesso solo loro; le galline. La passione per quegli animali era stata tale da aver compromesso più volte la salute finanziaria dei poderi di famiglia.

Elizabeth però era conquistata dalla bellezza di quei volatili domestici, così come ormai gran parte degli inglesi. Il pollo veniva servito a tavola e non solo, ormai era al centro di importanti mostre e di scambi a livello mondiale. Era una passione elettrizzante.

La donna si prendeva cura essa stessa dei suoi preziosi volatili, che tanto le erano costati, e per fortuna nelle rare volte che non poteva c’era il giovane George, un garzone che era davvero bravo con gli animali.

Il ragazzo ventenne era una sicurezza per una signora incerta come Elizabeth. Adorava i pennuti e li trattava divinamente. La padrona di casa apprezzava molto la delicatezza e il riguardo che riservava ai suoi più preziosi tesori, come adorava chiamarli.

Ebbene, dopo solo un paio di mesi da quando era riuscita ad aggiudicarsi la preziosissima coppia di Cocincina, le galline giganti dall’aspetto docile e goffo, aveva raccolto il primo uovo. E poi il secondo. E tante altre, a seguire.

“Dobbiamo metterle sotto una chioccia”, affermò Elizabeth, quando notò che anche George ne aveva messe da parte un paio.

“Sono polli molto rari, signora”, rispose il giovane, sempre sorridente.

“Lo so bene, e proprio per questo dobbiamo farli riprodurre, prima che le uova perdano fertilità”.

George aveva annuito con risolutezza.

Elizabeth era soddisfatta; quel ragazzo sapeva sempre capirla. Non era come tutti gli altri villici alle sue dipendenze, a cui non importava proprio nulla di quel divertimento per aristocratici, come adoravano definirlo. Per loro, i polli erano tutti quanti uguali e tutti cresciuti per un medesimo utilizzo pratico.

In realtà, la vedova fremeva alla sola idea di offrire quelle preziose uova alle cure di una fidata chioccia; la loro eventuale schiusa avrebbe permesso l’apertura di numerose porte, alcune delle quali molto curiose e redditizie. Il guadagno non le interessava granché, ma gli scambi sì. E si dava il caso che un esperto conoscitore dei polli con cui aveva assidui contatti fosse riuscito a scovare, ai limiti dei confini europei, una nuova specie molto particolare.

Elizabeth la desiderava più di ogni altra cosa.

 

Con nervosismo, la donna osservava le miriadi di Cocincina che ormai dominavano le mostre. Lei era riuscita a impossessarsi di una delle prime coppie giunte in Inghilterra, ma presto ne erano giunte altre e si erano riprodotte in maniera rapida e vigorosa.

L’arrivo delle Brahma, altre galline giganti provenienti dall’Estremo Oriente e dalle remote colonie indiane, non aveva fatto altro che aumentare il numero già considerevole di razze già presenti.

Incroci di vario genere dominavano lo scenario di mercati, aste e scambi, mentre le varietà più antiche e tipiche della Gran Bretagna e del resto del continente europeo restavano sempre più ai margini.

La fine sancita dalla Legge ai combattimenti tra galli aveva fatto rapidamente crollare anche la produzione di polli dal carattere aggressivo e di medie dimensioni. Ormai, i giganti orientali dai folti piumaggi dai colori intensi e dal modo di comportarsi gentile e affabile, assieme ai loro discendenti, erano i signori indiscussi nell’universo dei pennuti inglesi.

Chi non voleva una bellissima gallina docile e mansueta, in grado di offrire spettacolo nei vasti giardini delle grandi tenute dei più ricchi? La moda continuava a imperversare. E non c’era più via di scampo dalle rotte orientali; anche la Francia non faceva altro che importare decine di varietà sconosciute dalle colonie più remote, anche se con meno successo rispetto agli inglesi.

“Li stupiremo”, disse Elizabeth a George, non appena tornò a casa dall’ennesima esposizione.

Il ragazzo non comprese, e la signora non perse tempo a spiegargli qualcosa. Anche lei ora aveva una pista… una pista personale. Un sogno da inseguire. E sapeva che era meglio non parlare a voce alta dei sogni nel cassetto.

“Tu pensa ad allevare al meglio i pulcini di Cocincina. Poi capirai, un giorno”, si sentì comunque in dovere di rassicurare il più giovane, donandogli un fugace sorriso prima di ritirarsi per il riposino pomeridiano.

 

   
 
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