Qualche mese dopo,
periferie di Londra.
La puttana.
La meretrice.
La vedovella che sperperava i beni del marito.
La svergognata.
Quella che portava il velo a lutto, ma che andava a letto con
tutti i Lord che le capitano a tiro, pur di incassare denaro.
Quelle erano alcune delle tante voci che circolavano a
riguardo di Elizabeth, vedova da troppo tempo e ancora troppo giovane per
esserlo serenamente.
Alla donna non
importavano più tutti quei pettegolezzi sul suo conto; era come se ci avesse
fatto il callo, alla barbarie che le rivolgevano. D’altronde qualche valore
aveva una figura femminile, nell’immaginario comune? C’era una sovrana, e lunga
vita alla regina, però per il resto non cambiava nulla. Si veniva giudicate,
maltrattate, umiliate.
Nessuna libertà nei pessimi matrimoni e nella vita coniugale.
Elizabeth sapeva di essere fortunata, ma solo perché William
l’aveva resa tale. Alla sua morte aveva lasciato tante terre fertili, che
rendevano ottimi raccolti a ogni stagione.
Aveva lasciato una magnifica abitazione in campagna, dove i
polli stavano bene e potevano usufruire di un ampio parco. Sì, quella era
sempre stata la passione della sua giovane moglie; il pollame. E come poteva
biasimarla? In Inghilterra la nuova moda imperversava ormai da anni ed era
portata avanti con orgoglio dalla nobiltà.
Di William, a seguito di una brutta polmonite, erano rimasti
solo i beni materiali e un ritratto che la moglie rimirava ogni sera,
sospirando.
“Il mio William”, cantilenava, stanca, “se solo tu non mi
avessi lasciato sola”.
Ed Elizabeth era tanto sola… aveva i domestici, certo, ma non
tutti obbedivano alle sue richieste. C’era chi le voleva imporre di sposarsi di
nuovo e al più presto, poiché una casa senza un uomo rischiava di diventare
covo di peccati impronunciabili. Lei rideva, al cospetto di quella bigotta
ignoranza contadina.
In ogni caso preferiva continuare a mostrarsi sempre come una
vedova affranta, ancora in pieno lutto, così di solito la lasciavano in pace.
In fondo, era vero. Non riusciva a dimenticare quel marito
che l’aveva lasciata sola tanto presto.
Ad allietare le sue giornate da vedova senza futuro c’erano
spesso solo loro; le galline. La passione per quegli animali era stata tale da
aver compromesso più volte la salute finanziaria dei poderi di famiglia.
Elizabeth però era conquistata dalla bellezza di quei
volatili domestici, così come ormai gran parte degli inglesi. Il pollo veniva
servito a tavola e non solo, ormai era al centro di importanti mostre e di scambi
a livello mondiale. Era una passione elettrizzante.
La donna si prendeva cura essa stessa dei suoi preziosi
volatili, che tanto le erano costati, e per fortuna nelle rare volte che non
poteva c’era il giovane George, un garzone che era davvero bravo con gli
animali.
Il ragazzo ventenne era una sicurezza per una signora incerta
come Elizabeth. Adorava i pennuti e li trattava divinamente. La padrona di casa
apprezzava molto la delicatezza e il riguardo che riservava ai suoi più
preziosi tesori, come adorava chiamarli.
Ebbene, dopo solo un paio di mesi da quando era riuscita ad
aggiudicarsi la preziosissima coppia di Cocincina, le galline giganti
dall’aspetto docile e goffo, aveva raccolto il primo uovo. E poi il secondo. E
tante altre, a seguire.
“Dobbiamo metterle sotto una chioccia”, affermò Elizabeth,
quando notò che anche George ne aveva messe da parte un paio.
“Sono polli molto rari, signora”, rispose il giovane, sempre
sorridente.
“Lo so bene, e proprio per questo dobbiamo farli riprodurre,
prima che le uova perdano fertilità”.
George aveva annuito con risolutezza.
Elizabeth era soddisfatta; quel ragazzo sapeva sempre
capirla. Non era come tutti gli altri villici alle sue dipendenze, a cui non
importava proprio nulla di quel divertimento per aristocratici, come adoravano
definirlo. Per loro, i polli erano tutti quanti uguali e tutti cresciuti per un
medesimo utilizzo pratico.
In realtà, la vedova fremeva alla sola idea di offrire quelle
preziose uova alle cure di una fidata chioccia; la loro eventuale schiusa
avrebbe permesso l’apertura di numerose porte, alcune delle quali molto curiose
e redditizie. Il guadagno non le interessava granché, ma gli scambi sì. E si
dava il caso che un esperto conoscitore dei polli con cui aveva assidui
contatti fosse riuscito a scovare, ai limiti dei confini europei, una nuova
specie molto particolare.
Elizabeth la desiderava più di ogni altra cosa.
Con nervosismo, la donna osservava le miriadi di Cocincina
che ormai dominavano le mostre. Lei era riuscita a impossessarsi di una delle
prime coppie giunte in Inghilterra, ma presto ne erano giunte altre e si erano
riprodotte in maniera rapida e vigorosa.
L’arrivo delle Brahma, altre galline giganti provenienti
dall’Estremo Oriente e dalle remote colonie indiane, non aveva fatto altro che
aumentare il numero già considerevole di razze già presenti.
Incroci di vario genere dominavano lo scenario di mercati,
aste e scambi, mentre le varietà più antiche e tipiche della Gran Bretagna e
del resto del continente europeo restavano sempre più ai margini.
La fine sancita dalla Legge ai combattimenti tra galli aveva
fatto rapidamente crollare anche la produzione di polli dal carattere
aggressivo e di medie dimensioni. Ormai, i giganti orientali dai folti piumaggi
dai colori intensi e dal modo di comportarsi gentile e affabile, assieme ai
loro discendenti, erano i signori indiscussi nell’universo dei pennuti inglesi.
Chi non voleva una bellissima gallina docile e mansueta, in
grado di offrire spettacolo nei vasti giardini delle grandi tenute dei più
ricchi? La moda continuava a imperversare. E non c’era più via di scampo dalle
rotte orientali; anche la Francia non faceva altro che importare decine di
varietà sconosciute dalle colonie più remote, anche se con meno successo rispetto
agli inglesi.
“Li stupiremo”, disse Elizabeth a George, non appena tornò a
casa dall’ennesima esposizione.
Il ragazzo non comprese, e la signora non perse tempo a
spiegargli qualcosa. Anche lei ora aveva una pista… una pista personale. Un
sogno da inseguire. E sapeva che era meglio non parlare a voce alta dei sogni
nel cassetto.
“Tu pensa ad allevare al meglio i pulcini di Cocincina. Poi
capirai, un giorno”, si sentì comunque in dovere di rassicurare il più giovane,
donandogli un fugace sorriso prima di ritirarsi per il riposino pomeridiano.