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Autore: dednou    22/01/2019    1 recensioni
La seguente storia, incentrata sul viaggio nel tempo di Harry per dare un futuro ad un mondo devastato dalla guerra, è fortemente ispirata da ulteriori storie sia inglesi che italiane, vi saranno diversi elementi in comune con queste storie e potreste avvertire un senso di déjà vu; l'intento non è cannibalizzare fanfiction altrui o prendermi il merito per idee di altri, ma semplicemente dar vita ad una storia su un tema molto comune fra le fanfiction che segua direzioni da me stabilite. E' anche il mio primo tentativo di creare una storia su Harry potter, siate clementi ma non risparmiate le critiche se le ritenete necessarie.
Conto di coprire l'arco temporale dei primi libri se non tutti ma non si sa mai come va a finire con questi progetti così ambiziosi, si vedrà!
Per chi non l'avesse capito, la storia tratta le vicende di un Harry adulto il quale torna indietro nel tempo e rivive i suoi anni ad Hogwarts ripercorrendo i suoi passi e cercando di dare un destino migliori alle persone che ama.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Come imparai a non preoccuparmi e ad amare la Giratempo

Capitolo 5: Il Traditore


 

Harry corse all'interno del bagno della ragazze coi polmoni che bruciavano dallo sforzo e quel che vide non gli piacque per nulla: l'entrata era semidistrutta, la porta scardinata e scheggiata, gran parte dei cubicoli ridotti in frantumi e un paio di lavandini ridotti a un cumulo di porcellana che schizzava acqua da tutte le parti. Hermione era rannicchiata in uno dei cubicoli in fondo al bagno ancora intatto, per il momento.

L'entrata di Harry destò l'attenzione del troll che si girò lentamente verso il ragazzo, strisciando la clava sul pavimento con fare goffo e impacciato. Era chiaro che la creatura si rendesse conto a malapena di quel che stava succedendo, voleva solo distruggere quelle fastidiose "creature" all'interno di quella "insolita caverna". E così iniziò a sollevare la mazza con quelle braccia troppo lunghe e sproporzionate e a rotearla sopra la sua testa piccola come una noce di cocco, menando colpi contro il muro e poi contro Harry che, grazie ai suoi riflessi, schivò con facilità.
Correndo oltre il troll verso Hermione, cercò di tirarla su per scappare da quella trappola infernale e maleodorante ma non c'era verso di smuoverla. Se ne stava rannicchiata tremando come una foglia, gli occhi spalancati nel vuoto.

Così Harry decise di affrontare il troll affinché non potesse diventare un pericolo per entrambi. Si mise difronte alla creatura e gridò “Expelliarmus!” disarmando il troll della sua clava, poi lanciò un "Bombarda" sul suo muso. Il troll gridò di dolore cadendo all'indietro, perdendo copiosamente sangue dalla faccia. A quel punto arrivarono la professoressa McGonagall, il professor Snape e il professor Quirrel, come da programma. Dopo aver messo k.o. Il troll venne fatta una ramanzina ad entrambi e conferiti 5 punti a Gryffindor (-5 a Hermione e +10 a Harry).

Harry quindi si diresse in infermeria per restare con Hermione, che aveva bisogno di una pozione calmante e di un po' di riposo.

Il giorno dopo Hermione si sedette vicino a Harry che era intento a finire la sua colazione, dandogli un abbraccio spacca-ossa: “Grazie per ieri sera, Harry! Se non fosse stato per te sarei stata fatta a polpette da quel troll!” disse lei, col volto premuto sulla spalla di Harry.

“Gli amici servono a questo, Mione!” rispose lui.

“Mione? E questo soprannome da dove arriva?” chiese divertita.

"Hermione è troppo lungo, Mione è più carino,” disse Harry “allora, mi spieghi perché te ne sei stata tutto il tempo chiusa in quel bagno?” proseguì Harry, cercando di far sbloccare la sua amica.

"Ma niente, non avevo voglia di stare con gli altri!” rispose lei con un tono poco convincente, tant'è che, davanti allo sguardo indagatore di Harry, cedette subito e rettificò: “Ok, ero lì dentro a piangere, va bene? Mi sono fatta scoraggiare da Ron e le sue cattiverie, non avrei dovuto! Ma non mi sarei aspettata di trovarmi difronte un troll di montagna! Che diavolo ci faceva un troll nei corridoi della scuola?” disse Hermione.

“Non lo so, immagino che gli insegnanti stiano indagando! Per quanto riguarda Ron sei più forte e in gamba di lui, non farti condizionare dalla sua idiozia, non ne vale la pena!”.

“Hai ragione Harry, non ricapiterà!” disse lei dopo aver stampato un bacio sulla guancia ed essersi subito concentrata sulla sua colazione senza guardarlo negli occhi.

La prima partita Gryffindor-Slytherin era alle porte, Harry però non l'avrebbe giocata, non essendo entrato nella squadra di Wood. Per quanto amasse il quidditch non era poi così tanto amareggiato. Avrebbe potuto entrare in squadra l'anno dopo e, senza gli allenamenti e le partite avrebbe avuto più tempo per concentrarsi su questioni più importanti. Inoltre, Quirrel non l'avrebbe affatturato in volo e avrebbe attirato meno attenzione su di sé.
Già la faccenda del troll era stata problematica, lanciare con precisione un "Bombarda" sulla faccia di un troll in movimento non era una cosa da poco, specialmente per un undicenne che in teoria non dovrebbe sapere nulla del mondo magico. Dumbledore prima o poi l'avrebbe convocato per una delle sue "chiacchierate".

La partita era ormai terminata a giudicare dal chiacchiericcio degli studenti rientrati nel castello: 190-110 per Slytherin. Peccato, sia lui che gli altri Gryffindor se ne sarebbero fatti una ragione. Immaginando la furia di Wood a partita conclusa, Harry decise di fare un giro al terzo piano, nella sezione interdetta agli studenti e lì vide proprio Quirrel, che si aggirava nei dintorni con l'immancabile odore d'aglio che lo seguiva ovunque andasse.
Il professore squadrò Harry per alcuni brevi, intensi secondi prima di recitare la parte del professore impaurito e balbuziente: “P-P-Potter, che ci f-fai qui? Quest'a-a-a-ala d-del ca-castello è in-i-interdett-t-ta a-agli studenti!” disse Quirrel.

Harry lo fissò per un momento e rispose: “Ha ragione, signore. Stavo esplorando il castello e mi sono imbattuto in una scalinata che si è mossa a metà strada e mi ha portato qui. Lei invece che ci fa da queste parti?” chiese lui con fare innocente.

“O-oh, i-io stavo so-soltanto t-tenendo d'occhio l-l-la zona per evita-tare che gli studenti s-si av-vv-vicinas-ssero incautamente.” rispose lui con un sorriso tremolante e poco convinto al ragazzo. Poi riprese: “In f-futuro presti p-p-più attenzione a d-dove di-dirige i sui pa-passi, P-Potter!”.

“Senz'altro, professore.” disse Harry di rimando. Venne a crearsi un'innaturale tensione in quel momento, con entrambi che restavano uno davanti all'altro a guardarsi negli occhi senza dire una parola, l'aria attorno a loro era elettrica. Non appena Quirrel mosse lentamente la mano della bacchetta all'interno delle sue vesti, Harry si congedò come se nulla fosse, lasciandolo lì nel corridoio del terzo piano, coi suoi pensieri.
Quanto sapeva Potter? La sua copertura era saltata? No, non avrebbe potuto sapere, nemmeno Dumbledore se n'era accorto, figuriamoci un ragazzino come lui.

Harry, nel frattempo, era tornato su nel suo dormitorio a riflettere. Quando avrebbe dovuto agire? Avrebbe dovuto aspettare la fine dell'anno come la prima volta, o avrebbe dovuto sbarazzarsi di Quirrel in anticipo? Con questi pensieri in testa, la giornata trascorse in fretta e, con essa, anche il resto dell'autunno, che si consumò fra lezioni, compiti e sessioni di studio.Harry non aveva mai dato peso ai suoi risultati scolastici in passato, si era fatto influenzare troppo da Ron e la sua accidia, la sua poca simpatia per lo studio e l'impegno. Questo aveva sempre imitato il ragazzo, facendolo ridurre all'ultimo minuto e costringendolo a fare affidamento sulla bontà di Hermione.
Questa volta invece avrebbe dato tutto se stesso, ottenendo i risultati migliori possibili, dando il massimo e condividendo le ore di studio con Hermione. Questo avrebbe cementato il loro rapporto e gli avrebbe aperto le porte a un futuro migliore. Avere parecchi Eccezionale avrebbe fatto la differenza rispetto ad avere una manciata di Oltre Ogni Previsione qua e là.

Harry passò anche il resto della stagione a consolidare i rapporti con alcuni dei suoi compagni di dormitorio e di casa, migliorando la sua amicizia con Dean, Seamus, Neville, i gemelli Weasley e alcuni dei ragazzi e ragazze più grandi, soprattutto quelli della squadra di quidditch. Tenne d'occhio anche Quirrel, per quanto potesse farlo senza l'uso del mantello e della mappa del malandrino. Aveva bisogno di quella mappa!

“Fred, George! Posso parlarvi un momento?” chiese Harry ai due gemelli seduti sul divano della sala comune.

“Certo,” dissero loro due in coro. “di che devi parlarci?”

“Sono venuto a sapere che avete una certa mappa del castello...” disse lui.

“Ehm... forse sì forse no, tu come lo sai?” chiese Fred accigliato.

“Ognuno ha le sue fonti, io non faccio eccezione. Ad ogni modo so che vi è stata utile e di sicuro lo è ancora ma... sareste disposti a cedermela? Ne ho un gran bisogno e di sicuro mi servirà anche in futuro!” disse il ragazzo.

“Mmh... Harry, quella mappa è praticamente il segreto del nostro successo, è grazie ad essa che le nostre scorribande e i nostri scherzi hanno un lieto fine e non un biglietto di sola andata per l'ufficio di Flich. Sei un amico, questo è indubbio, ma perché dovremmo cedertela?” disse George con un sorrisetto che lasciava trasparire la possibilità di un accordo.

“Beh... sono abbastanza sicuro che ormai conosciate il castello come le vostre tasche e di certo sapete quando è il momento di dire sì ad un buon affare! Potremmo fare uno scambio!” disse Harry in tono diplomatico.

“Beh Harry, per un buon scambio entrambe le parti devono offrire qualcosa di soddisfacente. Noi abbiamo qualcosa che ti interessa ma... tu devi avere qualcosa che a NOI interessa! Mi chiedo se sia così..” rispose Fred lanciando uno sguardo complice al gemello, iniziavano ad essere curiosi.

“Facciamo che potrei darvi una giusta somma di denaro per lenire la perdita di un così utile artefatto e poi... potrei anche darvi un'informazione utile su un luogo del castello che non conoscete e che sicuramente non è riportato sulla mappa!” disse Harry.

“Ok ora siamo davvero curiosi: quanto offriresti e quale sarebbe questo luogo del castello che non conosciamo?” dissero in coro i gemelli.

La trattativa si concluse con 200 galeoni a testa per la mappa e la rivelazione dell'esistenza della stanza delle necessità. Inizialmente Harry propose 100 galeoni a testa ma i due rilanciarono del doppio giusto per vedere se avrebbe acconsentito ad una tale pazzia. Vedendo che era serio quasi si vergognarono di accettare, soprattutto quando lui disse loro che teneva a quella mappa per una questione affettiva: Ramoso era il padre di Harry.

Dopo aver dato loro il denaro si diressero al corridoio del settimo piano, lì Harry rivelò l'esistenza della stanza: “Quello che dovete fare è camminare avanti e indietro tre volte pensando al fatto che vi serve una stanza per soddisfare un determinato bisogno. Può essere una cosa a caso come riposarvi, farvi un bagno, studiare una materia, cose così. Apparirà sul muro una porta che vi condurrà alla cosiddetta stanza delle necessità, chiamata anche stanza va e vieni, ed essa vi fornirà quello di cui avete bisogno.
Può arredarsi, cambiare forma, ingrandirsi e fornirvi di oggetti a seconda delle esigenze, ma quel che viene generato dalla stanza si dissolve se lo portate fuori da essa! Ecco, è tutto qui!” concluse Harry davanti ai gemelli sbalorditi, la porta era effettivamente apparsa davanti ai loro occhi!

“Incredibile! Mi dici come cavolo hai fatto a scoprire questa stanza?” chiese uno di loro.

Entrandovi Harry capì che i gemelli avevano pensato ad una stanza adibita all'ozio puro e semplice: pouf, divanetti e un camino scoppiettante erano al centro di essa, una radio che trasmetteva musica leggera creava l'atmosfera di svago e relax, una vasca idromassaggio in una sezione della stanza distaccata dalla sala invece sarebbe stata perfetta per momenti più intimi. Avevano pensato in grande i gemelli!

“Pazzesco, quindi possiamo avere tutto quello che vogliamo?” chiese Fred.

“In realtà credo che anche questa stanza abbia dei limiti, uno dei quali è sicuramente il cibo! Per la Legge di Gamp, sapete...” disse Harry. “Beh, ecco qui! Tutti i termini dell'accordo sono stati rispettati! Ricordate però di mantenere il segreto, se questa stanza diventa di dominio pubblico tutti vorranno usarla e sarebbe un bel casino!” raccomandò lui.

Ce l'aveva fatta! Ora aveva la mappa del malandrino e non era stato nemmeno troppo complicato averla! Attendendo l'arrivo delle vacanze di Natale avrebbe messo in atto il suo piano!

Era poco più di mezzanotte e tutto era tranquillo nel dormitorio. Essendo ormai il 26 di Dicembre Harry aveva già ottenuto i suoi doni, fra i quali un biglietto di auguri con un pacchetto di dolci da parte della signora Figg, un libro avanzato sulla difesa contro le arti oscure da parte di Hermione e, naturalmente, il suo mantello dell'invisibilità da parte di Dumbledore.
Avendo visto quanto Hermione avesse apprezzato il suo regalo di compleanno a settembre, Harry decise di alzare l'asticella per Natale regalandole un braccialetto d'argento che di certo l'avrebbe resa rossa come un pomodoro. Già se la immaginava a casa coi suoi parenti a scartare il regalo balbettando ai genitori che era solo una sciocchezza da parte di un compagno di scuola!

Harry prese il mantello e lo esaminò attentamente. Al tatto era straordinario come sempre, quella particolare sensazione di accarezzare un tessuto fatto d'acqua era quello che lo aveva sempre colpito maggiormente. Nessun altro tessuto era così! Ad Harry però venne la cosiddetta pulce nell'orecchio ed eseguì degli incantesimi diagnostici che un ragazzino della sua età non avrebbe mai potuto realizzare e confermò quello che sospettava da un po' di tempo: sul mantello era stato lanciato un particolare incantesimo tracciante.

Harry, avendo avuto durante la guerra parecchio tempo a disposizione per riflettere sia sul presente che sul passato, si chiese ad un certo punto come Dumbledore potesse riuscire a vedere attraverso il mantello. O almeno così gli era parso tutte le volte che era stato beccato dal preside sotto di esso, era sempre come se lui sapesse dove si trovava e non capiva perché! Poi iniziò a sospettare che in realtà non vedeva affatto sotto al mantello, ma che sapeva che Harry era lì e l'idea dell'incantesimo tracciante gli balzò alla mente per forza, a un certo punto. Ora ne aveva la conferma!
Dumbledore si stava dimostrando una spina nel fianco non indifferente, una volta lo considerava un mentore che aveva a cuore solo la sua vita, ora lo considerava un fastidioso mago con la mania del controllo.
Se Harry avesse rimosso quell'incantesimo non avrebbe fatto altro che alimentare i sospetti su di lui e non doveva accadere! Perciò avrebbe lasciato le cose così come stavano, per il momento e avrebbe dato inizio al suo piano: il piano di liberazione di Sirius!

Harry non aveva affatto dimenticato il suo padrino rinchiuso in una cella ad Azkaban, mentre quella feccia di Pettigrew scorrazzava libero e tranquillo fra i Weasley! Non solo la liberazione, ma anche prova d'innocenza di Sirius, così in anticipo fra l'altro, avrebbe scombussolato in maniera incontrollabile gli eventi e Harry lo sapeva, ma non aveva la minima intenzione di far marcire il suo padrino in quella cella un giorno di più!
Doveva agire quanto prima, renderlo innocente e permettergli di recuperare il tempo perduto! Per fortuna Ron era rimasto a Hogwarts per Natale, pare che non avesse alcuna intenzione di andare in Romania coi suoi parenti, così si trovava nel dormitorio e il ratto con lui.
Lo poteva vedere rimpinzarsi di tortini che la signora Weasley aveva mandato al figlio e che ora stavano sul comodino smangiucchiati da Pettigrew in forma di topo mentre Ron dormiva della grandissima.

Con un petrificus totalus ben piazzato Harry portò il ratto nei bagni, lo fece trasformare in uomo, gli modificò la memoria ad arte e lo fece ritrasformare in ratto. A quel punto, col mantello dell'invisibilità addosso e il topo in mano, Harry si recò davanti al gargoyle di pietra con una password che Harry conosceva ma che, in teoria, non avrebbe dovuto conoscere. Il problema non si pose affatto, dato che la statua si fece automaticamente da parte rivelando il passaggio per l'ufficio di Dumbledore. Probabilmente il preside sapeva esattamente che Harry era lì e desiderava scambiare due chiacchiere con lui.
Una volta bussato alla porta, l'invito ad entrare del preside non tardò ad arrivare e Harry si trovò, dopo tanto tempo, in quell'ufficio che un tempo aveva sia amato che odiato. Ora, non sapeva cosa provare, era sbagliato e familiare al tempo stesso.

“Harry, un orario decisamente insolito per quello che, se non vado errato, è il nostro primo incontro nel mio ufficio. Per tua fortuna la torta di ieri sera deve aver fatto uno strano effetto al mio stomaco, così come al mio sonno...” disse il preside ridacchiando. “Allora, caro ragazzo, cosa ti porta qui?” chiese concentrando lo sguardo su di lui. Harry si era ripassato il discorso più e più volte, per non cadere in fallo davanti a Dumbledore. Quell'uomo era oltre il concetto stesso di perspicace e la retorica era un'arma che sapeva sfruttare con maestria, doveva essere cauto ma sicuro.

“Signore, volevo... ecco, ho ricevuto un mantello che rende invisibili e... insomma, volevo provare a fare un giro per osservare il castello di notte. So che non si dovrebbe ma...” disse Harry cercando di sembrare ingenuo e colpevole.

“Mmh, certo questo castello assume un fascino oltremodo straordinario di notte, le mura, cariche di assordante silenzio e magia, offrono un'atmosfera che difficilmente può essere vissuta di giorno. Dovrei ammonirti per il tuo tentativo di aggirare le regole del castello, eppure sento che non è questo il motivo per il quale sei qui dinnanzi a me!” disse Dumbledore con un leggero scintillio negli occhi. Quell'uomo doveva proprio amare il suono della sua voce...

“In effetti è così, signore. Avevo appena indossato il mantello, quando, passando per il bagno, ho notato un uomo che non avevo mai visto, trasformarsi in un topo... il topo del mio compagno di dormitorio, Ron Weasley! Ho letto qualcosa sull'argomento, signore. Credo si tratti di un animagus e, in quel momento, ho capito che non poteva esserci nulla di buono in un adulto all'interno di un bagno per ragazzi, adulto che tutti credono essere un topo! Così l'ho immobilizzato quando è tornato nella sua forma da topo e l'ho portato qui! Eccolo, signore!” disse Harry, tirando fuori dalla tasca il ratto rigido come un animale impagliato, con gli occhietti acquosi spalancati.

Dumbledore fissò con interesse l'animale e, senza aggiungere altro, sciolse la maledizione petrificus, eseguendo subito dopo l'incantesimo homosembiante su quello che, dopotutto, non era un semplice ratto. Al suo posto, infatti, apparve un ometto grassottello e ricurvo, con una leggera macchia di capelli in testa, piccoli occhietti acquosi che correvano da una parte all'altra della stanza cercando di capire dove si trovasse e che cosa stesse accadendo.
Inutile descrivere lo shock nel volto di Dumbledore, che riconobbe subito l'uomo come Peter Pettigrew, la vittima di guerra che morì per mano dell'assassino Sirius Black, traditore dei Potter e dell'Ordine. Ora invece era davanti a lui, agitato e nervoso, che cercava l'uscita con la coda dell'occhio.
Era lì in carne ed ossa, dopo aver vissuto per anni come topo dai Weasley.

Dumbledore ricordava che uno dei ragazzi Weasley, Percy, possedeva proprio quel topo e che, a quanto pare, era passato a Ron. Il che significa che per anni aveva vissuto all'interno della loro famiglia senza mai farsi vivo come Peter presso di lui o di qualcun altro dell'Ordine. Perché? Anche se avesse avuto paura, ormai la guerra era finita da un pezzo, Sirius Black era ad Azkaban, così come buona parte dei Mangiamorte. Voldemort era stato sconfitto, non certo ucciso definitivamente, questo era chiaro per Dumbledore ma quasi tutti credevano che fosse ormai storia vecchia e non c'era motivo di presumere che Peter credesse il contrario. E allora perché vivere tutti quegli anni come ratto facendo credere al mondo magico di essere morto?

Nel frattempo Pettigrew, che era stato in silenzio troppo a lungo, iniziò a balbettare parole untuose e accomodanti per ingraziarsi il preside: “Dumbledore, Signore, che-che piacere rivederla! G-gli anni passano ma lei, lei resta sempre lo stesso, non è affatto cambiato! Che onore essere davanti a lei, dopo tutto quello che è successo! Ha visto? Sono sopravvissuto! Quella canaglia di Sirius, quel traditore, non è riuscito a farmi fuori, me la sono cavata per un pelo sa, con...” ma prima che potesse continuare il suo discorso Dumbledore, che non si faceva certo incantare da simili recite, immobilizzò l'ometto davanti a sé e penetrò la sua mente per vederci chiaro: un ratto che si trasforma in uomo nei bagni per approfittare di quei pochi minuti di solitudine da uomo, prima di tornare ratto, poi una giornata a tavola alla Tana fra le mani di Ronald Weasley col resto della famiglia, poi ancora più in profondità un topo che corre in un cunicolo scavato nella terra e poi... Poi il ricordo chiarificatore: Peter che vede un Sirius Black furioso andargli incontro, carico d'odio, lui che grida di aver tradito James e Lily per poi far saltare in aria la strada e uccidendo delle persone tenendo la bacchetta dietro la schiena, che si taglia un dito e si tramuta in topo per poi fuggire.

Questo ricordo bastò a far muovere gli ingranaggi nella mente di Dumbledore che, senza perdere tempo, contattò Amelia Bones attraverso il camino dell'ufficio, chiedendole di portare con sé degli auror e del veritaserum. Poco dopo Amelia Bones, direttrice dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, insieme a Kingsley Shacklebolt, Nymphadora Tonks e un terzo auror entrarono dal camino nell'ufficio del preside.
La scena che si presentava ai loro occhi era surreale: Albus Dumbledore insieme al ragazzo che è sopravvissuto e a quello che sarebbe dovuto essere un Peter Pettigrew paralizzato. Ma non poteva essere: Pettigrew era morto anni fa!

“Albus, mi avevi assicurato la gravità della situazione ma mai mi sarei aspettata qualcosa del genere! Questa persona dovrebbe forse essere P-Peter Pettigrew?” chiese Madam Bones leggermente allarmata.

“Pare proprio questo il caso, Amelia. A quanto pare ci troviamo difronte ad un animagus non registrato che, nel 1981, ha provocato un'esplosione dalla portata così estesa che ha causato la morte di 12 babbani, incolpando poi Sirius Black dell'accaduto e fuggendo dalla scena del crimine sfruttando le esigue dimensioni della sua forma animagus. Il giovane signor Potter ha contribuito al riconoscimento dell'individuo che, per puro caso, si era trasformato davanti agli occhi del ragazzo.” disse il preside davanti ai presenti ancora sconcertati.

“Come puoi essere sicuro di questo, Albus?” chiese la Bones.

“Ho dato una leggera occhiata ai ricordi del signor Pettigrew attraverso l'uso della legilimanzia. Mi rendo conto che non è il metodo più convenzionale e mi perdonerai ma la gravità e l'urgenza della situazione richiedeva risposte immediate. Ho chiesto che venisse portato del veritaserum proprio per confermare quel che ho visto!” concluse Dumbledore.

“Albus, sai bene che l'uso di questa pozione è strettamente controllato dal Ministero, non può essere somministrata con leggerezza!” disse Amelia Bones, incerta sul da farsi.

“Vero,” rispose Dumbledore, “tuttavia la tua posizione ti garantisce una certa libertà d'azione, se le condizioni lo richiedono. Inoltre il tutto avverrebbe sotto lo sguardo di alcuni auror, uno dei quali è un mago rispettato come Kingsley. Nessuno avrebbe nulla da obiettare sulla tempestività che il caso richiede.” concluse il preside. Amelia Bones, dopo alcuni secondi, decise di autorizzare Kingsley a somministrare il veritaserum ad un piagnucolante e terrorizzato Peter Pettigrew che dovette subire in silenzio, sotto tiro delle bacchette di Tonks e dell'altro auror.
Dopo le classiche domande di routine e un attento e meticoloso interrogatorio era evidente come Pettigrew fosse colpevole o, se non altro, era convinto di esserlo. Era necessario interrogare Sirius Black per sentire entrambe le campane ed avere un quadro completo della situazione. Se Black si fosse effettivamente dimostrato innocente sarebbe stato uno scandalo che avrebbe creato non pochi problemi al Ministero, colpevole di non aver mai approfondito il caso e di non aver mai fornito un processo a Black.

“Quindi mio cugino è innocente? Mia madre me lo ripeteva sempre che Sirius non poteva essere colpevole di quelle cose orribili!” disse Tonks con gli occhi umidi. Poi rivolse lo sguardo verso Harry che era sempre rimasto in silenzio. Lei sapeva che Sirius era il padrino di Harry, non era sicura che fosse il caso di dirglielo però. Non immaginava di incontrarlo in quella circostanza ma aveva sempre sperato di rivederlo dopo quella volta al funerale dei Potter. Era solo un neonato all'epoca, accompagnato da un paio di sgradevoli babbani che sembrava desiderassero di essere ovunque tranne che lì.
Era cresciuto così tanto da allora, sembrava dimostrare più di undici anni, voleva saperne di più, chiedergli della sua vita, di come andasse a Hogwarts ma, in quelle circostanze, avrebbe dovuto fare solo il suo lavoro.
Gli auror scortarono Pettigrew al Ministero e Dumbledore, dopo aver avvertito la McGonagall che avrebbe lasciato la scuola per un po', li seguì. 

Harry dovette suo malgrado tornare nel suo dormitorio senza dire una parola di quel che era accaduto, con la promessa che il preside lo avrebbe aggiornato sugli sviluppi della faccenda. Sul suo letto, col russare di Ron che, ignaro di quel che era accaduto al suo topo, continuava a dormire beatamente, Harry cercò di ripercorrere nella mente quel che era capitato chiedendosi se tutto era andato secondo i suoi piani.
Se avesse commesso errori o imprudenze, se fosse stata una buona idea cercare di riabilitare il suo padrino o se fosse stato meglio farlo fuggire come da programma e tenerlo chiuso a Grimmauld Place, lontano da occhi indiscreti. Una cosa era certa: il mondo magico, di lì a poco, sarebbe stato sconvolto dal processo del secolo, che avrebbe modificato la storia, che avrebbe turbato l'opinione pubblica e che avrebbe riassestato gli equilibri della società magica inglese!

ANGOLO DELL'AUTORE:
Capitolo arrivato leggermente in ritardo rispetto alla tabella di marcia, scusate! Probabilmente dopo aver affrontato per bene la questione di Sirius e di tutte le implicazioni del caso, andrò un po' più spedito con la storia, facendo un salto temporale abbastanza importante (sempre restando nel primo anno di Hogwarts ovviamente), giusto per velocizzare le cose. Comunque vedremo, se volete dire la vostra, dare opinioni idee scrivete senza remore :3
 

   
 
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