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Autore: Carme93    26/01/2019    2 recensioni
Conoscete il gioco "Fantastic Beasts. Cases from the wizarding world" (WB games, Media tonic)?
L'ho trovato abbastanza piacevole in generale, ma ciò che mi ha colpito maggiormente sono le trame dei vari casi: sono belle, articolate e dall'enorme potenziale narrativo. Da tale riflessione è nata questa fanfiction.
Siete pronti a seguire le avventure dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche?
Sì? Bene, allora iniziamo!
Non vi pentirete di aver voluto conoscere il capo ufficio, Robert Jackson, e i suoi compagni di squadra!
Genere: Avventura, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo secondo
 
L’odore della paura
 

Robert si passò una mano tra i capelli e si stiracchiò prima di recuperare la giacca da camera. Era la sua mattina libera e per una volta avrebbe potuto fare con calma. Si era, però, ugualmente alzato presto per fare colazione con i figli.
«Buongiorno, ragazzi» esclamò entrando in cucina con un sorriso.
«Buongiorno!» trillò Edith scoccandogli un bacio sulla guancia. «Stamattina, avevo voglia di pancake al cioccolato e te ne ho fatto qualcuno alla marmellata».
«Grazie» replicò Robert, sedendosi di fronte al figlio maggiore con gli occhi incollati su La Gazzetta del Profeta del mattino. «Samuel, sei con noi?».
«Oh, sì. Ciao, papà. Dormito bene?».
«Sì, grazie. Qualcosa d’interessante?» chiese indicando il quotidiano.
«Mich farà un concerto a Londra con la sua band e prima terrà delle audizioni per un nuovo chitarrista».
«Che hanno fatto al vecchio?» domandò sorpresa Edith.
«Hanno litigato» replicò Samuel con un’alzata di spalle.
«Intendevo, s’è accaduto qualcosa di importante. Non m’interessa della cantante famosa di turno» bofonchiò Robert.
«Ma io mi ricordo di Mich, era una Grifondoro molto popolare quando ho iniziato io ad andare a Scuola» intervenne Edith, mescolando il suo the distrattamente. «Non avrei mai detto che sarebbe diventata tanto famosa!».
«Già cantava nel coro all’epoca. Vitious adorava la sua voce» ribatté Samuel stranamente infastidito.
Edith si accigliò e lo fissò in modo strano, ma scelse di cambiare argomento. «Allora, papà, io ho lezione anche nel pomeriggio e poi vado in biblioteca con delle amiche a studiare, perciò rientrerò per cena. Ti ho preparato qualcosa per pranzo; è in forno e devi solo scaldarlo».
«Va bene, tesoro» rispose grato Robert. Per un momento quando sua moglie li aveva abbandonati, aveva pensato che non ce l’avrebbe mai fatta, ma Edith, allora aveva dodici anni, aveva preso in mano la situazione riuscendo a farsi ascoltare persino dal fratello maggiore. Per un po’ Robert – e ancora si sentiva il colpa – si era completamente affidato nelle mani di una ragazzina e immerso nel lavoro, almeno finché Edith, poco prima dell’inizio della Scuola, non era andata da lui affermando che avrebbe iniziato a studiare a casa in modo da prendersi cura di lui e della sorellina Sarah. A quel punto aveva aperto gli occhi e si era reso conto di essersi comportato malissimo nei suoi confronti; s’intende che quel settembre Edith era tornata normalmente a Hogwarts con Samuel e lui si era dato da fare per trovare un nuovo equilibrio per sé e i suoi figli.
«Io vado, ho lezione alle nove» saltò su Edith, diede un bacio a Robert, uno scappellotto giocoso al fratello e, recuperata giacca e borsa, usò la Metropolvere per recarsi all’accademia di Lingue Magiche di Londra.
«Tu non hai lezione stamattina?». Samuel teneva gli occhi fissi sulla foto di Mich e sembrava beatamente perso nei suoi pensieri, perciò Robert fu costretto a ripetere la domanda, mentre scorreva la posta che Edith gli aveva lasciato sul tavolo.
«Oh». Non si accorse dell’espressione strana assunta dal figlio perché in quell’istante aveva adocchiato una lettera di Sarah.
«Dovresti leggere un po’ di cronaca. Un magiavvocato dovrebbe essere sempre informato su quello che accade, specialmente nel proprio paese. Comunque, ha scritto tua sorella».
«E che dice?».
«Ha fatto nuove amicizie e sembra contenta. Ti saluta» riassunse Robert dopo averla letta. «Magari stasera le rispondiamo tutti insieme».
«Sì, ok» replicò Samuel.
Robert cominciò a sparecchiare, ben intenzionato a farsi una passeggiata rilassante prima di pranzo, magari avrebbe anche potuto smaterializzarsi a Hyde Park.
«Senti, papà, ti devo parlare» sospirò Samuel serio. «Siediti, per favore».
Robert l’osservò preoccupato e si risedette. «Dimmi».
«Riguarda l’Accademia di Magisprudenza… vedi, io…». Samuel appariva in forte difficoltà.
«Tu…?» lo sollecitò allora Robert.
«Io ho…».
Un improvviso beccare alla finestra attirò l’attenzione di entrambi. «Scusa un attimo» disse Robert, alzandosi e prendendo la lettera portata dal gufo. Aggrottò la fronte leggendo e sbuffò.
«Che succede? Sarah si è messa nei guai?» provò a scherzare Samuel.
«Non viene da Hogwarts. È di Nerissa. A quanto pare è accaduto un putiferio al Paiolo Magico e credono sia stata una creatura magica».
«Ma è la tua mattina libera».
«Già, peccato che sono il capo. Dev’essere qualcosa di grave se Nerissa mi ha scritto. Nel biglietto non dice molto, ma solo di darmi una mossa. Ti dispiace se continuiamo la conversazione stasera?».
«No, tranquillo. Ci vediamo dopo» rispose il ragazzo, visibilmente sollevato.
Robert corse a vestirsi, chiedendosi che cosa avesse combinato il figlio e se dovesse preoccuparsene seriamente. Comunque, appena si smaterializzò al Paiolo Magico ogni pensiero scomparve di fronte al disastro: il locale era mezzo distrutto.
«Ma che diavolo…?».
Il luogo pullulava di agenti della Squadra Speciale Magica nella loro riconoscibilissima divisa beige, alcuni obliviatori, curiosi e giornalisti, che iniziavano ad affollarsi, e i suoi uomini. Raggiunse rapidamente Nerissa e Fagan.
«Ehilà capo, visto che roba?» lo accolse Nerissa.
«Che è successo?».
«Bella domanda. Lì c’è Steeval sta parlando con la locandiera. Dovresti farci due chiacchiere e decidere se questo caso è di competenza nostra o loro. Non voglio i suoi agenti tra i piedi! Stanno sta intralciando Benji e Manuel nella perquisizione» esclamò contrariato Fagan.
«Vado a parlare con loro. Vieni Nerissa. Fagan, per favore, vai a sorvegliare Manuel mi sembra che voglia attaccar briga con un agente. Non voglio grane con Steeval».
Fino all’estate dell’anno prima la locanda era stata gestita da Hannah Abbott, ma a causa dei disordini causati dai Neomangiamorte aveva preferito lasciare il lavoro e per un po’ si erano susseguiti vari gestori. Quell’estate finalmente il Paiolo Magico era stato definitivamente rilevato dalla signora McCarthy, che, a quanto sembrava, era imparentata con lo storico barista Tom.
La signora in quel momento appariva molto scossa e il Capitano Steeval le stava facendo bere dell’acqua.
«Steeval» salutò Robert con un cenno.
«Jackson» replicò l’altro porgendogli la mano.
«Si è capito cos’è stato? A me sembra che sia passato un tornado» disse Robert.
«No, no» boccheggiò la locandiera. «C’era qualcosa. Ne sono sicura».
«I miei uomini hanno controllato l’ingresso che dà su Charing Cross Road, è stata divelta dai cardini, non ci sono dubbi» gli comunicò Steeval.
«Quindi il caso è della mia squadra».
«Direi di sì, tranquillizza, Bowie».
Robert si grattò la testa imbarazzato chiedendosi che cosa avesse detto o fatto l’amico prima del suo arrivo, ma decise di non volerlo scoprire, così si limitò a ringraziare Steeval e assicurargli che lo avrebbe contattato in caso di necessità. Poi si rivolse a Nerissa: «Tu e Fagan avete scoperto qualcosa?».
«Semplici deduzioni, in attesa che Manuel e Benji finiscano un primo giro di ricognizione».
«Sentiamo».
«Qualunque cosa sia successa qui, dev’essere avvenuta presto perché non vi erano ancora avventori, che io sappia. Comunque Steeval ha chiamato dei medimaghi e dovrebbero essere qui a momenti».
«Ok, mi sembra che i ragazzi abbiano trovato qualcosa» disse Robert indicando i due giovani ammessi da pochissimo in squadra.
Manuel e Benji si avvicinarono e, dopo aver salutato, fecero rapporto: «La sala principale è combinata abbastanza male» disse il primo. «Le salette private e la cucina non sono state toccate».
«E questo va a favore della tesi di Steeval» brontolò Fagan.
«È stato sicuramente un animale» dichiarò Nerissa a beneficio dei due ragazzi.
«Non ho abbiamo trovato molto» prese la parola Benji. «Abbiamo trovato una teiera distrutta» continuò mostrandogliela. «L’abbiamo riparata. È rimasta solo qualche ammaccatura».
«Probabilmente era su qualche tavolo e l’animale l’ha presa e fracassata» commentò Fagan.
«Ma è di metallo» ribatté sorpreso Manuel.
«Quindi tu pensi che a fare questo disastro sia stato uno kneazle?» ringhiò Fagan.
«No, ma… beh, allora sappiamo che si tratta di una creatura grossa o molto possente» bofonchiò Manuel tentando di rifarsi.
«E ora è in giro per Londra» sbuffò Robert. «Dobbiamo darci una mossa! Avete trovato altro?».
«Un vaso di anguille in salamoia è andato in frantumi. Abbiamo pulito nella speranza di trovare un indizio, ma tra le anguille c’era un dente d’oro e dubito che sia della creatura» disse Benji.
«Inoltre qualche matto ha piantato una tenda da campeggio nella sala» soggiunse Manuel.
«Una tenda?» replicò Robert perplesso, poi qualcosa attirò la sua attenzione. «Sono arrivati i medimaghi del San Mungo. Manuel e Benji date un’occhiata alla tenda, ma non entrate da soli; Nerissa e Fagan venite con me».
I tre tornarono dalla locandiera e attesero che un guaritore la visitasse.
«Buongiorno, siamo della Divisione Bestie» disse Robert alla fine della visita. «La signora come sta?».
«Peter Lux» replicò il giovane medimago stringendogli la mano. «La signora sta bene, ha preso solo un brutto spavento. Le ho dato un pozione rilassante e ora dovrebbe riposare, ma potete fargli delle domande se è necessario. Scusate, vado dalla mia collega, sembra essere in difficoltà».
Robert, Fagan e Nerissa strinsero la mano alla locandiera e si presentarono. «Allora, signora McCarthy, può raccontarci che cos’è successo?».
La donna, manifestamente turbata, sospirò e annuì. «Non ho molto da dirvi. È accaduto tutto molto velocemente e non ci ho capito nulla». Bevve un sorso d’acqua e posò il bicchiere sul bancone, prendendosi del tempo per riordinare le idee. «Come ogni giorno sono scesa in cucina verso le cinque per preparare biscotti e pane caldo per la colazione… di solito apro verso le sei, sapete per coloro che usano il locale come punto d’arrivo per la Metropolvere, per chi lavora a Diagon Alley… insomma per venire incontro a chi per un motivo o un altro desidera o ha necessità di fare colazione presto… è andato tutto bene fino a circa le sei e mezza, sette meno venti… ero di nuovo in cucina per preparare il bacon per il signor Randalls… lo conoscete, no? Ha un negozio di libri e oggetti vari di seconda mano in una stradina di Diagon Alley… comunque, dicevo, ero in cucina e all’improvviso ho sentito un tonfo fortissimo e delle urla. Sono corsa in sala appena in tempo per vedere una forza invisibile scagliare i tavoli all’aria e poi buttare giù la porta d’ingresso…».
I tre amici si scambiarono uno sguardo incerto. «Una forza invisibile? Ne è sicura?» domandò Nerissa perplessa.
«Assolutamente sì!» ribatté la signora McCarthy.
«Senta, ma, a parte il signor Randalls, c’erano altri avventori in quel momento?».
«Solo un altro. Un certo signor Roecepton. È arrivato ieri sera sul tardi e mi ha chiesto di montare la tenda in sala, perché si sentiva più a suo agio».
«E lei gliel’ha permesso?» domandò scettica Nerissa.
La locandiera sospirò: «Non è facile mandare avanti questo posto, ma ho tre figlie… il signor Roecepton ha pagato subito e mi ha dato un extra per la tenda… che cosa dovevo fare?».
«Ha fatto bene, non si preoccupi» intervenne Fagan. «Ora, facciamo noi due chiacchiere con questo signore».
«Mi raccomando, signora McCarthy, non deve toccare nulla nel locale senza il nostro permesso» soggiunse Robert. «Andiamo dal signor Randalls» disse poi ai suoi compagni.
Il signor Randalls aveva un bel po’ di lividi, ma era stato molto fortunato a dire dei due medimaghi. Era un vecchietto fragile e cortese, rispose alle loro domande, ma non fu molto d’aiuto: aveva sentito lo stesso tonfo, che aveva attirato la locandiera in sala, ma non aveva fatto in tempo ad alzare gli occhi dal giornale, che leggeva, che una forza, ancora una volta invisibile, lo aveva scagliato all’indietro con tutto il tavolo. Nerissa indagò sull’illuminazione del locale al momento dell’incidente, ma fu inutile: le candele non mancavano, in più aveva ormai fatto giorno.
«Che cavolo può essere?» sbuffò Manuel, quando lui e Benji furono messi al corrente delle novità. «I demiguise sanno rendersi invisibili».
«Miller!» lo richiamò Fagan. «I demiguise hanno una natura gentile e schiva. Non avrebbero mai creato un disastro così, anche se fossero stati importunati».
«I Thestral? Trainano le carrozze di Hogwarts!» insisté Manuel.
«Ti sembra che un Thestral potrebbe fare qualcosa del genere?!».
«Oh, ma a lei non gliene va bene una!».
«Ti ho chiesto un milione di volte di stare zitto se non devi dire qualcosa di intelligente!».
«Va bene, ehm concentriamoci» li zittì Robert, mentre Nerissa sbuffava.
«Benji, facci un riepilogo!» disse quest’ultima esortando la recluta sotto la sua tutela. Non erano insieme che da un mese e mezzo, ma lo apprezzava sempre di più.
«Si tratta di una creatura molto grossa o possente… o tutt’e due… inoltre è invisibile» elencò Benji.
«Potrebbe essere un occamy» mormorò Fagan pensieroso.
Robert e Nerissa lo fissarono turbati, ma annuirono.
«Interroghiamo il signor Roecepton e cerchiamo di capirci qualcosa. Insomma un occamy non arriva così all’improvviso in un locale di Londra» borbottò Robert visibilmente preoccupato.
Il signor Roecepton aveva preso un bel colpo in testa e li fissò leggermente confuso. Era un mago basso, dai capelli e i baffi grigio-biancastri.
«Signor Roecepton, siamo della Divisione Bestie e abbiamo delle domande per lei» disse Fagan.
«Sono appena tornato da una spedizione» bofonchiò il mago. «Qualcosa mi ha colpito in testa, mentre stavo per uscire dalla tenda per fare colazione».
«Aspetti, aspetti» intervenne Nerissa. «Quando stava per uscire…? La creatura era dentro la tenda?».
«Lei teneva un animale nella sua tenda?» rincarò Robert fulminandolo con lo sguardo.
«Non lo so, sono confuso» affermò Roecepton.
«Lei è confuso?» sibilò Fagan irritato.
«Sì, ho bisogno di riposarmi. Il medimago ha detto che dovrò andare al San Mungo per fare un controllo più approfondito».
«Lei non si muoverà da qui senza il mio permesso» sbottò Robert. «Rimanga a disposizione della mia squadra. Provvederemo immediatamente a perquisire la sua tenda. E, mi dica, dov’è stato? In Oriente?».
«Oriente? No, no, sono stato sulle Alpi Austriache» rispose il signor Roecepton scontroso.
«Facciamo un giro nella tenda» sospirò Robert.
Com’era prevedibile era una tenda magica e il gruppo rimase a bocca aperto.
«Guarda, guarda, come si tratta bene il caro signor Roecepton» commentò Fagan. «Se fossi in te, Robert, farei subito qualche indagine su di lui».
L’altro annuì.
L’ingresso/salottino della tenda era tutto sotto sopra, un po’ come il Paiolo Magico, per cui la creatura doveva essersi data da fare prima di uscire.
«Qui c’è una traccia di fango» disse Manuel inginocchiandosi. «E c’è qualcosa» soggiunse dopo un attimo e pronunciò: «Gratta e netta».
«Una piuma» disse interessato Fagan, prendendola e osservandola con attenzione. Gli altri lo fissarono in attesa. «Credo sia di un’aquila reale. Fanno nidi sulle montagne per tutto l’anno».
«Qua c’è qualcosa di rotto» disse Benji.
«Come tutto quello che c’era qui dentro» lo derise Manuel.
L’altro ragazzo lo ignorò e lo aggiustò con un colpo di bacchetta. «È uno spioscopio!». L’oggetto iniziò a suonare fastidiosamente.
«Spegnilo» gli disse Nerissa. «Ma che…?».
«Sarà una di quelle robacce che vengono vendute a bambini e turisti» brontolò Fagan.
«Facciamo così, io e Benji andiamo al Ministero: vediamo se troviamo qualcosa su questo Roecepton, ci assicuriamo di dove si possano trovare le aquile reali sulle Alpi Austriache e portiamo un po’ di rinforzi. Voi perquisite a fondo tutta la tenda e delimitate la zona. Nessuno deve avvicinarsi al Paiolo Magico e, meno che mai, a questa tenda» istruì Robert.
 
Robert e Benji tornarono sul posto poco prima di pranzo in compagnia di Ella Simmons e Fabricio Silva.
«Sei arrivato appena in tempo! Stavo per chiamarti». Nerissa li raggiunse all’istante.
«Che succede? La creatura ha attaccato di nuovo?» replicò Robert turbato.
«No, Fagan ha fatto un giro per Londra, ma non ha trovato nulla. Sembra che la creatura sia tranquilla per ora».
«E allora?».
«Abbiamo trovato un po’ di cose interessanti sia nella sala sia nella tenda. E credo che dobbiamo allertare Steeval e i suoi uomini».
«Perché mai?».
«Perché nella tenda di Roecepton abbiamo trovato una ragazza stordita. Abbiamo chiamato un medimago e la sta visitando, ma se si tratta di rapimento non rientra nella nostra giurisdizione».
Robert annuì perfettamente conscio.
«Oh, che bella signorina. Vieni Ella, facciamoci noi due chiacchiere» trillò Fabricio tutto contento. «Va bene, vero Robert?».
«Sì, sì» replicò l’uomo. «Che avete trovato?» domandò, invece, rivolgendosi a Nerissa.
«Solvente Magico di Nonna Acetonella per ogni Tipo di Sporcizia…».
«Mi prendi in giro?» la interruppe Robert.
«No, scusa, è che Benji è troppo precisino quando fa le cose» sbuffò la donna, mettendo in tasca l’elenco da cui aveva iniziato a leggere. «Un quadro del Ministro della Magia Ulick Gamp dall’aria stordita. La locandiera ha ammesso che, spaventata, ha provato a schiantare la ‘forza invisibile’ e nel farlo deve aver preso il quadro stesso».
«Accidenti!» sbottò Robert. «Questo avrà fatto arrabbiare la creatura e forse l’ha ferita».
«Ed è per questo che se n’è sta buona per ora».
«Altro?».
«La valigia di Roecepton, ma dentro non c’è nulla di interessante, a parte il fatto che non sa lavarsi i calzini» ghignò Nerissa.  «Piuttosto, che hai scoperto su di lui?».
«Poco, ma, fidati, Fagan ci sguazzerà, pare che più di una volta sia stato accusato di traffico illegale di creature magiche».
«Quindi ha la fedina penale sporca?».
«No» rispose Robert a malincuore. «Il Wizengamot l’ha sempre assolto, vuoi perché non c’erano abbastanza prove…».
«Vuoi perché è bravo a far girare soldi e, probabilmente, ha qualche buon amico al Ministero» lo interruppe Nerissa.
«Esattamente. Ho già allertato Steeval, anche perché bisogna proteggere i Babbani. I suoi agenti sorveglieranno la zona».
«Ehm, ragazzi, abbiamo un problema» li chiamò Fabricio.
«Da quando hai problemi con le donne?» lo derise Nerissa raggiungendolo insieme a Robert.
«Io non ho problemi con le donne, sia chiaro» ribatté Fabricio guardandola male. «Noi abbiamo un grosso problema. Dolcezza, perché non ti presenti ai miei amici?» aggiunse rivolto alla giovane donna che li fissava stranita.
«Mi chiamo Jessica Thompson e sono una cacciatrice di mostri. Scrivo per una rivista online e fino a ieri pomeriggio mi trovavo sulle Alpi Austriache alla ricerca dello Yeti. Ora dove sono? Ho un gran mal di testa. E che sono quei bastoncini? Siete prestigiatori?».
«Siamo cosa?» sbottò Fagan appena sopraggiunto, ma neanche Manuel lo trovò divertente.
Robert si passò una mano tra i capelli. «Che facevi nella tenda?» le chiese ignorando le sue domande.
«Seguivo le tracce dello yeti e alcune portavano dentro la tenda… come fa a esserci un salotto elegante dentro una piccola tenda da campeggio?».
«Che cosa è successo dopo che sei entrata nella tenda?».
«Qualcosa ha iniziato a fare tutto a pezzi… non ho visto cosa…».
«Tipo una forza invisibile?» chiese Nerissa rassegnata a quella definizione che trovava assurda.
«Sì, perciò mi sono nascosta in una pendola… una pendola dentro una canadese! Vi rendete conto? Dove le vendono tende così? Non mi dispiacerebbe comprarne una!».
Ancora una volta le domande rimasero senza risposta, ma Robert molto cortesemente disse: «Ti lascio in compagnia di Fabricio».
«Che diavolo ci facciamo con una babbana?» sbottò Fagan appena furono abbastanza lontani dalle orecchie della ragazza.
«Che vuoi farci? Il medimago provvederà a obliviarla e mandarla a casa. Manuel, io e te andremo al Ministero all’istante. Manuel andrai a parlare con l’Ufficio Relazioni con i Babbani e con Steeval per informarli della ragazza e del fatto che Roecepton non ha evidentemente protetto la tenda con Incantesimi Respingi-Babbani. Io andrò a chiedere una passaporta, le Alpi Austriache ci aspettano».
 
Solo nel pomeriggio riuscirono a partire.
«Ci manca solo vagare per le Alpi di notte» brontolò Fagan.
«Percy Weasley per autorizzare la passaporta ha voluto sapere ogni dettaglio» sbuffò seccato Robert, mentre Benji e Manuel si alzavano.
«Odio le passaporte» borbottò il secondo.
«Ho torchiato Roecepton in tua assenza e mi sono fatta un’idea della zona in cui si trovava, incrociando le sue informazioni con gli attuali nidi di aquila reale noti» disse Nerissa ben determinata, stringendosi il mantello addosso.
Spirava un bel vento freddo.
Camminarono per un bel po’ prima di trovare il luogo, nel quale sicuramente Roecepton aveva piantato la tenda. Ormai stava facendo buio.
«Guarda che schifo ha lasciato» sbottò irritato Nerissa. «Che cosa pensa che la montagna sia casa sua?!».
«Stai tranquilla, gli metteremo sul conto anche questo» ribatté Robert. «Benji fai qualche foto, prima che faccia completamente buio». Il ragazzo obbedì. «Ottimo» commentò Robert quando il ragazzo finì di fotografare il luogo. «Diamo una ripulita a questo posto e vediamo se c’è qualcosa di utile».
«Ahi» si lamentò dopo un po’ Benji. «Mi sono tagliato».
Robert gli prese la mano e la osservò. «Dovevi stare più attento» borbottò prima di aggiustare il vetro rotto. Una bottiglietta, ormai vuota, passò di mano in mano. «C’è scritto Massima Cautela. Dobbiamo tornare subito a Londra, forse c’era veleno».
«Facciamo in fretta» sbuffò Fagan, riprendendo a perquisire il luogo e catalogare gli oggetti trovati.
«Questo zaino dev’essere della Babbana» disse a un certo punto Manuel attirando l’attenzione di tutti. «Ci sono libri su mostri famosi e obiettivi fotografici».
Quando finirono il lavoro era ormai buio, la mano di Benji non sanguinava più e il ragazzo sembrava stare bene. Robert gli diede una pacca sulla spalla. «Ti farai controllare ugualmente, appena torniamo andrai al Ministero e porterai la bottiglietta a Ishwar».
«Ehi, capo, vedi che è davvero tardi» gli disse Fagan, mentre tutti agguantavano la passaporta.
«Allora andrai a casa di Ishwar, è urgente» si corresse Robert.
 
Al Paiolo Magico, però, la situazione non era migliorata.
«Ehilà, capo» lo accolse Fabricio. «La babbana è sistemata: obliviata e in ottima salute. Un vero peccato, era davvero carina».
«Bene, allora non ci sono problemi?» indagò Robert che aveva colto l’espressione tesa della giovane Ella Simmons.
«In realtà sì, l’animale è in azione. Vicino a King’s Cross ci sono stati disordini e la Squadra Speciale Magica è intervenuta insieme agli obliviatori di turno. Forse dobbiamo chiamare rinforzi anche noi».
«Posso sapere che cosa sta succedendo qui?».
I presenti si voltarono verso l’improvvisa e autorevole domanda. Hermione Granger in Weasley, in piedi accanto alla locandiera, li fissava in attesa.
Magnifico, pensò Robert, ci mancava il Ministro! «Le spiego tutto io. Manuel ed Ella mettete in ordine questo posto, ma non toccate la tenda. Fagan chiama Joachim e Annabelle. Ho bisogno di tutta la squadra, nessuno escluso».
«Signore, nella tenda ho trovato questa macchina fotografica. Era mezza distrutta, come il tutto il resto, ma l’ho sistemata e se metto delle batterie nuove dovrebbe funzionare. Credo che sia della Babbana» gli comunicò Ella.
Robert le disse di verificare al più presto, poi ragguagliò la Ministra su quanto accaduto e le assicurò che stavano facendo tutto il possibile.
La locandiera fu molto gentile e offrì loro la cena che, però, fu molto silenziosa se non per le notizie e degli scoppi per nulla rassicuranti provenienti dalla parte babbana.
Verso mezzanotte li raggiunse Ella con una foto e gliela mostrò: «Ho recuperato solo questa» comunicò, lasciandosi scivolare su una panca completamente sfinita. La foto rappresentava quella che a prima vista appariva una macchia scura; solo dopo averla osservata attentamente arrivarono alla conclusione che doveva essere un pezzo di pelle della creatura. Comunque Robert si rese conto che la squadra non avrebbe retto ancora a lungo quel ritmo, così pianificò dei turni in modo che tutti potessero riposare almeno un po’.
Il primo lo fece lui stesso con Annabelle, decisamente più fresca degli altri.
«È tutto silenzioso» commentò a un certo punto la donna.
Robert annuì. «Probabilmente la creatura dorme».
«E dovresti farlo anche tu, sei distrutto».
L’uomo ridacchiò leggermente. «Ci credi che era la mia mattinata libera?».
«Un classico» sorrise Annabelle.
«Samuel mi stava per dire qualcosa… sembrava preoccupato…».
«Magari diventerai nonno».
«Annabelle!» sbottò Robert.
La donna rise. «Dai, scherzavo. Forse è meglio che ti fai sostituire da Joachim, sei troppo stanco».
Robert annuì e accettò il consiglio.
Verso l’alba, quando erano di turno Nerissa e Manuel, arrivarono Benji e Ishwar.
«Sveglia, Robert» ordinò Ishwar a Manuel senza mezzi termini.
«Che succede?» gli chiese Nerissa.
«Aspettiamo Robert» rispose il collega.
«Eccomi, eccomi» replicò Robert raggiungendoli. «Benji, stai bene?».
«Sì, grazie».
«Non era veleno» spiegò Ishwar.  «Pozione invisibile».
Robert imprecò, sfogando la sua frustrazione.
«Adesso sappiamo perché nessuno ha visto l’animale» sospirò Nerissa.
«Manuel, Nerissa svegliate Roecepton. Vediamo se il mal di testa gli è passato» ordinò Robert.
Manuel scosse il vecchio mago che, fedele a se stesso, dormiva in un sacco a pelo.
«Spostati» gli disse Nerissa, visto che Roecepton continuava a dormire imperterrito. «Aguamenti!».
Uno spruzzo d’acqua in pieno volto fece sobbalzare il mago. «Oh, ma insomma… dico io, che modi sono?» borbottò sputacchiando acqua dappertutto.
«Dovremmo lamentarci noi» ribatté Nerissa. «Insomma, non le hanno insegnato a dire la verità da bambino?». Il tono di Nerissa era sufficientemente pungente da far capire a Robert che l’amica non avesse dimenticato le condizioni in cui Roecepton aveva lasciato la montagna e la lasciò fare. «Non so se l’ha capito - ma i medimaghi ci hanno assicurato che lei sta benissimo – c’è una creatura pericolosa in giro per il centro di Londra e questa creatura è uscita dalla sua tenda! Che fa, collabora? O chiamiamo direttamente gli agenti della Squadra Speciale Magica? Il Wizengamot ne terrà conto».
«Oh, oh» saltò Roecepton adirato. «Ma come osa? Di che cosa mi state accusando? Voglio il mio magiavvocato!».
«La stiamo accusando di non aver protetto la sua tenda con gli incantesimi Respingi-Babbani prescritti nonostante fosse consapevole che all’interno di essa vi erano manufatti magici e ha violato lo Statuto di Segretezza; ha lasciato un mucchio di spazzatura sulle Alpi Austriache – e abbiamo sufficiente documentazione fotografica in merito. Ora, una creatura magica sta spaventando i Babbani! Vuol collaborare o meno?» intervenne con rabbia Robert.
«Va bene, va bene» borbottò Roecepton furioso. «Sono uno studioso di creature magiche proprio come voi». I membri della Divisione Bestie presenti si scambiarono un’occhiata scettica. «Sono andato sulle Alpi per studiare il graphorn».
«Il graphorn non è abbastanza grosso da mettere sottosopra un locale» borbottò impensierito Fagan.
«Signor Jackson, signor Jackson».
Robert si voltò verso la locandiera agitata. «Che succede?».
«La babbana di ieri!» rispose la donna concitata. «Va dicendo per tutta Charing Cross Road che c’è un grosso mostro grigio in agguato nelle strade di Londra».
Robert si diede una manata in fronte. «Fermatela, chiamate un medimago e un obliaviatore».
Meno di mezz’ora dopo, grazie all’aiuto di Fabricio, Jessica era seduta all’interno del Paiolo Magico insieme a loro, ad Anthony Goldstain, primario del San Mungo e un obliviatore qualificato del Ministero.
«L’incantesimo di memoria non ha funzionato perché c’è qualcosa che continua a stuzzicare ancora i suoi ricordi ed è forte» dichiarò Goldstain dopo averla visitata.
«Qualcosa come?» indagò Robert.
«Ehm, scusate» li interruppe Fabricio, che aveva avuto il compito di tranquillizzare e distrarre Jessica durante la visita. «La signorina dice di aver sentito un fetore così orribile che non può proprio toglierselo dalla testa».
«Ah, sì? Bene, allora facciamole un bel test dell’odorato» commentò Goldstain. «L’odorato è strettamente legato alla memoria. È questo che intendevo» spiegò. «Avete qualcosa da farle odorare?».
«Oh, sì, abbiamo un po’ di cose» ghignò Nerissa facendo cenno a Manuel e Benji di recuperarle. Per fortuna non avevano gettato nulla nel dubbio che potessero essere ancora utili per l’indagine.
Nel frattempo il primario somministrò una pozione rilassante alla ragazza, fingendo che fosse una semplice tisana.
«Siamo pronti?» chiese Robert. «Quanto ci vorrà?».
«Direi poco» replicò il medimago. «Bene, signorina, ora le farò odorare alcuni oggetti e lei mi dirà che ricordi le riportano alla mente, va bene?».
«Sì, ma voi siete ‘maghi’? Esistono i maghi quindi? E quelle creature che cerco da anni? Lo yeti, per esempio, esiste?».
«Ecco il primo oggetto» disse Goldstain. «Collabori, per favore».
Si trattava del flacone di nonna Acetosella.
Jessica arricciò il naso. «Mi ricorda le visite dal dentista».
«Che cos’è un dentista?» chiese Manuel, beccandosi una gomitata da Nerissa e un’occhiataccia dagli altri. Oltre che uno sguardo curioso della ragazza.
«Mi sembra giusto» concordò gentilmente Goldstain. «E questo?».
«Mi ricorda Halloween. Mia sorella è un po’ strana, sapete… le piaceva fare i frullati con la zucca… diceva che facevano atmosfera…».
Il medimago mise da parte la bottiglia di succo di zucca con cui aveva voluto testare in modo generale come la Babbana mettesse in relazione odori e ricordi e le porse qualcosa di molto legato alla tenda e a Roecepton.
«Oh, che schifo» sbottò Jessica, buttando a terra i calzini del vecchio mago.
«Questa è un’invasione di privacy» si lamentò quest’ultimo.
«È lo stesso odore della tenda» commentò Jessica nauseata. «Qualunque cosa stesse distruggendo la tenda prima che io mi nascondessi aveva quest’odore».
«Ottimo, la ringrazio. Perché non va a prendere una boccata d’aria con questo mio amico?» concluse Goldstain indicando l’obliviatore del Ministero, per poi rivolgersi a Robert. «Il mostro ha un odore orribile simile a questi calzini».
«Non è un mostro! È una creatura magica» lo redarguì Nerissa. «Ed è colpa di uno stupido mago se si trova qui!».
«Ma per favore» sbottò il medimago, «non stiamo mica parlando di un cucciolo di crup! Sta distruggendo il centro di Londra!».
Robert colse l’occhiata furiosa dell’amica e decise di intervenire: «Va bene, grazie, Anthony».
«Dovere» replicò atono l’uomo congedandosi.
«Perché non gli hai detto nulla?» lo aggredì all’istante Nerissa, appena l’altro mago si smaterializzò.
«Perché sì, Nerissa: alcune creature sono pericolose, ha ragione lui».
Nerissa lo guardò male, ma non insisté: sapeva che era vero e che Robert aveva sofferto molto per quelle che definiva semplicemente ‘creature pericolose’. «Ok, lasciamo stare. Torniamo sulle Alpi? Voglio controllare una cosa».
«Di nuovo? Ma ormai non ci sono molti dubbi su quale animale stia passeggiando tranquillamente per Londra» ribatté Robert.
«Ci vado sola. Ti chiedo solo un’oretta».
«Andrai con Fagan, ma sbrigatevi».
Mentre Fagan e Nerissa compivano un nuovo sopralluogo sulle Alpi Austriache, Robert radunò nuovamente la squadra e divise i compiti: l’animale aveva nuovamente iniziato a vagare per la città distruggendo tutto quello che aveva a tiro e mandò gran parte degli uomini a dare manforte agli agenti della Squadra Speciale Magica e di qualche Auror, mandato a supporto per volere della Ministra; tenne con sé solo i giovani.
«Capo». Ella Simmons tentò di richiamare la sua attenzione. «Ho trovato questa nella tenda. È una rete strappata».
Robert sbuffò, la prese e la sbatté sul tavolo sotto gli occhi di Roecepton. «Allora, sto perdendo la pazienza, adesso. Questa a che ti serviva?».
«E va bene! Volevo catturare il graphorn… per studiarlo, naturalmente…».
«E ce l’hai fatta?».
«Sì, appena l’ho preso ho raccattato tutto e me ne sono andato…».
«Per non essere beccato dagli agenti austriaci?».
«Può darsi. Ora, le ho detto tutto. Che altro vuole?» sbottò sgarbatamente Roecepton.
«Era già buio quando ha catturato la creatura, vero? Lei non ha preso un graphorn, l’ha capito, vero?» sospirò affranto Robert.
«Eccoci» gridò Fagan raggiungendoli.
«Lei è un emerito cretino, lo sa, vero?» sbottò Nerissa rivolta a Roecepton.
«Ha catturato un troll» concluse Robert.
«Già, ho trovato delle ossa di capra vicino alla caverna che aveva notato Nerissa» raccontò Fagan.
«Il graphorn a cui dava la caccia era dentro la grotta» soggiunse Nerissa.
«Chiama Steeval e fatti mandare un paio di uomini» ordinò Robert a Ella.
«Come fermiamo quel troll, per la miseria?» sbottò Fagan.
«Ma che è questa confusione?» sbottò Robert volgendosi verso Benji e Manuel che cercavano di trascinare la babbana Jessica e l’obliviatore tentava di prendere la mira.
«Se l’era fatta sfuggire, signore» rispose Manuel affannato.
«Incapaci» sbottò Robert. Solitamente era molto più paziente e comprensivo, specialmente verso i membri più giovani della squadra, ma erano due giorni che lavoravano a quel caso, aveva dormito pochissimo, aveva saltato parecchi pasti e, ciliegina sulla torta, i giornalisti e il Ministero gli stavano con il fiato sul collo.
«Petrificus Totalus». La babbana si irrigidì all’istante. «Ora, procedete. Manuel, Benji voi venite qui».
I due ragazzi obbedirono.
«Allora, qualche idea?» chiese Robert. 
«Il troll è ancora invisibile ed è parecchio arrabbiato» disse Nerissa. «Dovremmo attirarlo in una trappola».
«Potremmo usare la rete di Roecepton. L’ho aggiustata» propose Ella.
«Ma la strapperà di nuovo!» ribatté Manuel.
«Magari potremmo addormentarlo? Si può fare?» intervenne Benji.
«Dovrebbe essere una pozione soporifera molto potente» commentò Fagan meditabondo. «Ma potrebbe essere un’ottima soluzione».
«Dovremmo attirare il troll con un bel pezzo di carne» disse Nerissa.
«E sulla carne verseremo la pozione» aggiunse Robert. «È perfetto, ragazzi, mettiamoci al lavoro. Manuel, Benji andate a cercare Ishwar e ditegli di distillare una pozione soporifera molto forte. Agiremo stanotte. Ella vai dalla Ministra e fatti autorizzare a sgombrare totalmente tutta la zona vicino al Paiolo Magico e King’s Cross. Nerissa trova un bel pezzo di carne».
«Magari una bella capra grassoccia, gradirà senz’altro» brontolò Fagan.
Robert sospirò e si appoggiò allo schienale della sedia: finalmente erano quasi arrivati alla fine di quella spiacevole avventura.
Quella notte i membri della Divisione Bestie agirono in una Londra addormentata. Il troll fu immediatamente attirato dall’odore della povera pecora, sgozzata appositamente, e cadde nella trappola. Robert incaricò Fagan e Ishwar di dare una controllatina alla creatura e riportarla sulle Alpi Austriache, ma rimase nel suo ufficio finché non gli comunicarono che la missione era stata perfettamente completata e poté tirare tranquillamente un sospiro di sollievo.
   
 
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