Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Carme93    10/01/2019    3 recensioni
Conoscete il gioco "Fantastic Beasts. Cases from the wizarding world" (WB games, Media tonic)?
L'ho trovato abbastanza piacevole in generale, ma ciò che mi ha colpito maggiormente sono le trame dei vari casi: sono belle, articolate e dall'enorme potenziale narrativo. Da tale riflessione è nata questa fanfiction.
Siete pronti a seguire le avventure dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche?
Sì? Bene, allora iniziamo!
Non vi pentirete di aver voluto conoscere il capo ufficio, Robert Jackson, e i suoi compagni di squadra!
Genere: Avventura, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo I
 
Qualcosa nell’aria
 

Robert Jackson, un uomo alto e dalla corporatura massiccia, sulla cinquantina, sedeva alla scrivania nel suo ufficio e sbrigava le prime pratiche della giornata com’era sua consuetudine. Quel giorno, però, era diverso dagli altri: era il 2 settembre e avrebbe dovuto visionare i candidati, che si erano presentati per entrare a far parte della sua squadra. Sbuffò per l’ennesima volta, sentendo il chiasso provenire dall’esterno. Naturalmente aveva già dato un’occhiata alle loro schede, notando che per lo più si trattava di ragazzi tra i diciotto e i ventiquattro anni, da qui spiegato il caos; ma ciò che lo infastidiva era che alcuni di quei ragazzi avevano osato presentarsi dopo aver dichiarato candidatamene di non aver neanche superato i M.A.G.O. Che considerazione avevano del lavoro per cui si candidavano? Robert aveva tutta l’intenzione di mostrarli che, se pensavano, e l’avevano pensato, che fosse un gioco da ragazzi occuparsi di creature magiche, si sbagliavano di grosso. Non li avrebbe fatti attendere molto, sia perché era quel tipo di persona che credeva fermamente nel rispetto degli altri, sia perché i suoi colleghi avrebbero perso la pazienza ad averceli tra i piedi.
Sospirò lasciando cadere gli occhi sulle foto che arricchivano la sua scrivania: i suoi figli gli sorridevano da quella centrale e si ritrovò a sorridere anche lui; ignorò quella, nell’angolo, che una volta lo ritraeva con la moglie e in cui ora era da solo, gli faceva troppo male. Non si era mai interessato al funzionamento delle foto e dei ritratti magici, ma il fatto che la moglie fosse sparita dalla cornice dipendeva forse dal suo stesso desiderio di non vederla, perché, nonostante il dolore, era ancora troppo arrabbiato per il modo in cui aveva lasciato da soli lui e i figli.
La porta dell’ufficio si aprì all’improvviso ed entrò una donna che gli sorrise. «Buongiorno, capo! Becker mi ha detto che sei qui da un pezzo. Non è che mi cadi in un attacco di nostalgia perché la tua principessina è finalmente partita per Hogwarts?».
Robert sorrise leggermente in risposta. Annabelle James era l’unica persona che poteva entrare in quel modo nel suo ufficio. «Non provo nostalgia, io, per chi mi hai preso?» mentì spudoratamente facendo ridacchiare la donna. «E, comunque, finalmente che cosa? Sarah è così piccola, fragile e… beh, lo conosci il suo problema».
Il sorriso scomparve dal volto di Annabelle, che annuì compitamente. «Se la caverà, non è la prima. La McGranitt e gli altri professori le staranno accanto e faranno in modo che tutto vada bene. E poi c’è quel ragazzo che le hai presentato nelle vacanze di Natale» disse. Vedendo di non averlo convinto, aggiunse dolcemente: «Hai fatto la scelta giusta, Robert. Sta crescendo, non puoi tenerla sempre vicino a te».
«Sì, ma mi manca» borbottò l’uomo. «So che se la caverà».
«Anche a me mancano le mie ragazze, ti ricordo che Charlie è partita quest’anno per la prima volta proprio come Sarah. In più tu hai Samuel ed Edith a casa, io e Roger siamo rimasti soli soletti adesso».
«È stata smistata a Grifondoro» le comunicò Robert anche per cambiare argomento.
«Charlie è una Corvonero come tutta la famiglia. Roger sta cercando di convincerla a entrare nella squadra di Quidditch».
Robert ridacchiò.
In quel frangente planò, attraverso la porta lasciata socchiusa da Annabelle, un aeroplanino violaceo.
«Si comincia» commentò Annabelle sedendosi sulla scrivania. «Di che si tratta?».
«Non si sa» replicò Robert meditabondo, dopo aver scorso velocemente il messaggio. «A tuo marito, però, piacerebbe».
«Oh, Merlino, c’entra il Quidditch?».
«Già, a quanto pare, stamattina presto, il portiere dei Cannoni di Chudley è stato trovato ferito dal custode nel campo».
«Che bello» sbuffò. «Dici che possiamo invitare Roger? Potrebbe offendersi per essere stato escluso, per quanto lui non sopporti i Cannoni».
«Meglio di no, non sappiamo da che cosa è stato attaccato il portiere».
«Perché dev’essere stato un animale? Non potrebbe essere stato un tifoso arrabbiato perché nell’ultimo campionato non ha parato una pluffa?».
«Non è un portiere così cattivo. Non ti fare influenzare troppo da Roger» commentò Robert, alzando gli occhi al cielo. «Avanti, mettiamoci a lavoro».
Annabelle annuì e lo seguì nell’anticamera dell’ufficio, dove una decina di ragazzi attendeva con ansia di essere messa alla prova.
«Buongiorno a tutti» esclamò Robert. «Prego, accomodatevi pure nel nostro Quartier Generale». I ragazzi lo seguirono nello stanzone dove tutti i membri della squadra erano riuniti. «Bene, benvenuti all’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, divisione bestie» aggiunse solennemente.
«Vi ringraziamo di esservi presentati» prese la parola Annabelle. «Abbiamo già visionato i vostri curricoli e oggi vi metteremo alla prova sul campo» spiegò, essendosi accordata con il capo in precedenza. «Vi abbiamo suddiviso in tre gruppi, ognuno dei quali sarà seguito da due membri della squadra. Allora, iniziamo subito, il primo gruppo, formato da Diana Webster, Nicolas Jackson e Sebastien Thomas, sarà guidato da Ishwar Aggarwal e da Fagan Bowie».
Ishwar era, almeno fino a quel momento, il più giovane della squadra ma risaltava agli occhi anche per le sue origini palesemente asiatiche e il suo inglese da un accento marcato; Fagan, al contrario, era il più anziano, amava mostrarsi burbero e brontolone, ma tutti sapevano ormai che era un ottimo amico e che era un vero esperto di creature magiche. Tra lui e Ishwar, un tipo preciso e meticoloso, i tre ragazzi avrebbero avuto del filo da torcere. Nicolas era il nipote di Robert e, visto che non aveva ascoltato il consiglio di non candidarsi, perché effettivamente non idoneo a quel lavoro, lo zio era ben intenzionato a metterlo a dura prova.
«Il secondo gruppo, composto da Norman Byrne, Nigel Scott, Jacob Morris ed Ella Simmons, sarà guidato, invece, da Fabricio Silva» riprese Annabelle dopo che i colleghi si furono presentati ai ragazzi.
Fabricio incarnava perfettamente il cliché del fascino latino-americano e le ragazze se lo stavano mangiando con gli occhi da quando l’avevano individuato; egli sorrise, conscio della reazione che provocava nelle ragazzine e più che divertito dalla situazione. Per avere già superato i quaranta da un pezzo, era uno che ancora amava divertirsi ed era un irrecuperabile scapolo. Oltre che il loro esperto di Vipertooth Peruviano s’intende.
«Nell’ultimo gruppo abbiamo Manuel Miller, Charlotte Carson e Benjamin Mulciber, guidati da Nerissa McLaughlin e Joachim Becker».
Nerissa era un’ottima amica per lei e per fortuna visto che erano le sole donne della squadra. Si passavano dieci anni, ma non era mai interessato a nessuna delle due. Nerissa era una donna sveglia e sempre pronta a mettersi in gioco. Joachim era in certo senso la nota stonata del gruppo. Se la squadra non avesse conosciuto e stimato il proprio capo, avrebbe trovato quanto mai ipocrita la prova a cui stava per sottomettere i candidati dopo aver assunto Joachim Becker, ma, in fondo, quella era tutta un’altra storia. Fortunatamente Nerissa avrebbe saputo prendersi cura del collega e dei ragazzi.
«Molto bene, ci rivedremo qui più tardi. Vi ricordo che i posti disponibili sono solo tre, perciò, mi raccomando, fate del vostro meglio» concluse Annabelle.
Nerissa si schiarì la voce. «A me non avete ancora comunicato qual è la missione. Avete trovato qualcosa anche per noi?» chiese, mentre i colleghi guidavano fuori i rispettivi gruppi.
«Roba fresca» replicò Robert, tirandole l’aeroplanino, giunto poco prima. «Divertiti».
«Cannoni di Chudley? Ma io li odio! Tifo per le Holyhead Harpies!» si lamentò Nerissa dopo aver letto.
«Arrangiati» replicò Robert, augurando poi buona fortuna ai ragazzi.
«Sei un tiranno! Uffa, sarei potuta andarci io a occuparmi dell’ippogrifo che vaga per Notturn Alley, sarebbe stato più divertente».
«Direi che è meglio andare» borbottò Joachim Becker, per nulla intenzionato ad ascoltare le lamentele della collega.
Nerissa non replicò e si diresse verso uno stanzino il cui unico arredo era un grosso camino che utilizzavano per viaggiare con la Metropolvere. «Avanti, ragazzi, s’inizia. Dimostrateci quanto valete».
 
 
«Ugh, mi sono riempita di cenere» si lamentò Charlotte Carson.
Nerissa alzò gli occhi al cielo, già annoiata da quella ragazzina vestita come se stesse andando a fare shopping con le sue amiche a Diagon Alley e non a indagare sulla possibile aggressione da parte di una creatura magica.
«Aspetta, lascia che ti aiuti» strillò uno dei due ragazzi di cui a Nerissa sfuggiva il nome.
«Deficiente!» sibilò la Carson a denti stretti. Il ragazzo, probabilmente pienamente consapevole, aveva tentato di pulirle il vestito con le mani sporche di cenere.
«Se avete finito di fare i cretini...» sbuffò Nerissa, mentre il ragazzo ridacchiava apertamente. Joachim li fissava male, ma non aprì bocca: era uno che parlava poco.
«Ho comprato questo vestito alla boutique Dupois» si lagnò Carson seguendoli fuori dalla saletta.
«Mi chiedo se tu sappia che cosa stiamo andando a fare» disse il ragazzo che le aveva sporcato ulteriormente la veste.
Nerissa si trovò d’accordo e si chiese se la smorfia altezzosa con cui la Carson rispose fosse un assenso o meno. «Tu come ti chiami?» chiese a bruciapelo all’altro giovane del gruppo.
«Benjamin Mulciber, signora» rispose quello dopo un attimo di esitazione.
Mulciber. Era un cognome famigerato in Gran Bretagna, ma il ragazzo sembrava più tranquillo e posato degli altri due. Comunque Nerissa non ebbe tempo di porre ulteriori domande, poiché furono raggiunti dal presidente dei Cannoni di Chudley, alquanto disperato (ma come faceva a finanziare una squadra del genere?!) e un altro uomo, robusto e avanti con l’età.
«Siamo del Ministero. Che cos’è successo al vostro portiere?» domandò Nerissa rapidamente. Non avrebbe fraternizzato con la squadra avversaria! Era lì solo per dovere.
«L’abbiamo portato al San Mungo e stiamo aspettando notizie, anzi andrei io stesso se permettete. Il custode, che l’ha trovato, vi racconterà tutto».
«Allora?» chiese Nerissa al custode.
«Seguitemi, vi mostro il campo» iniziò l’uomo e li guidò verso una delle uscite. «Ecco io ero qui, stavo dando una pulita prima dell’allenamento. All’improvviso ho sentito dei versi striduli e sono corso in campo. E così ho trovato Jefferson a terra».
«Se l’allenamento non era ancora iniziato perché era qui?» domandò Nerissa.
«Viene tutti i giorni. È un giovane volenteroso, crede davvero di poter risollevare le sorti della squadra».
Manuel Miller sghignazzò, beccandosi un’occhiataccia dal custode.
«Ha altro da dirci?» riprese Nerissa.
«No».
«Bene, allora andiamo a dare un’occhiata al campo» decise Nerissa superandolo. «Fatevi un giro e vedete se trovate qualcosa di utile» ordinò ai tre ragazzi.
Nerissa esaminò il campo con attenzione, tentando di tenere d’occhio i tre giovani: Manuel e Benjamin apparivano abbastanza attenti e rovistavano in ogni angolo, anche più meticolosamente di lei; Charlotte Carson, invece, si muoveva in modo incerto e aveva un’espressione seccata in volto. Dopo un po’ li richiamò e chiese loro se avessero trovato qualcosa. I tre negarono.
«Nemmeno io» ammise la donna. «Non ci resta che andare al San Mungo e parlare con il portiere, magari è riuscito a vedere la creatura che lo ha aggredito».
Per andare all’ospedale dei maghi usarono nuovamente la Metropolvere.
Nerissa si avviò a passo deciso all’accettazione e chiese informazioni.
«Primo piano. Lesioni da creatura» rispose seccamente l’addetta.
«Sai potresti fare questo lavoro, Carson, saresti bravissima» commentò Manuel Miller.
«Sei un’idiota Miller» replicò la ragazza.
«Non siate infantili» borbottò Joachim Becker, così silenzioso che i ragazzi non si erano neanche accorti che li avesse seguiti.
Nerissa li ignorò e cercò un medimago a cui chiedere delle condizioni di salute di Jefferson.
«Buongiorno, sono il Guaritore Paisley. Ho soccorso io Jefferson. Cosa volete sapere?».
«Come sta?» chiese Nerissa, poco avvezza ai convenevoli, tanto che alcuni la ritenevano antipatica.
«Ha un lieve trauma cranico causato dalla caduta, nient’altro. La divisa era strappata, apparentemente da artigli affilati, ma non c’è alcuna ferita».
«Va bene, grazie, possiamo parlargli?».
«No, deve riposare. È la prassi».
«C’è un animale là fuori a piede libero, lo lasciamo terrorizzare altri maghi innocenti o rispettiamo la prassi?» ringhiò Nerissa.
«Così le verranno altre rughe» sussurrò Charlotte Carson.
Manuel Miller sghignazzò, Benji Mulciber la fissò imbarazzato.
«Seguitemi» borbottò il medimago Paisley indignato.
Nerissa si voltò lentamente verso la Carson e la fulminò.
«Che c’è? È un paese libero!» ribatté la ragazza.
Manuel e Benji non replicarono e seguirono Nerissa lungo il candido e asettico corridoio.
«Quella si sta eliminando da sola» sussurrò Manuel a Benji, quest’ultimo si strinse nelle spalle e non commentò.
«’Giorno» esordì Nerissa, «siamo della Divisione Bestie, Ministero della Magia».
 Jefferson li osservò per un attimo, poi sospirò: «Salve».
«Che cosa ci può raccontare sul suo incidente?».
Il giovane si tastò la benda, che gli copriva la testa. «Non ho visto che cosa mi ha aggredito, ma veniva dall’alto, ne sono certo. È stato solo un momento, ma il colpo è stato abbastanza forte da farmi perdere l’equilibrio. Secondo me era una specie di uccello enorme e ha cercato di graffiarmi con i suoi artigli».
Nerissa si accigliò. «Un uccello enorme dice? Ha altro di utile da riferirci?».
«Mmm». Jefferson ci pensò su per qualche minuto.
«Non potete rimanere qui a lungo. Se dovesse venire il primario Goldstain, finirei nei guai» sbuffò il guaritore Paisley. «Per favore».
«Sì, sì, ce ne andiamo» borbottò Nerissa.
«Aspetti» la fermò il portiere dei Cannoni di Chudley. «L’animale veniva dal campanile… credo. Ho visto un’ombra e poi…».
«Dal campanile, eh? Va bene, grazie. Ora ce ne occuperemo noi». Nerissa fece un cenno ai suoi ragazzi e si diresse verso la porta. «Torniamo allo stadio».
I tre la seguirono senza fiatare, almeno finché non furono nuovamente sul prato del campo da Quidditch.
«Non dovremmo andare a vedere questo campanile?» domandò Manuel Miller.
«E dov’è il campanile?» ribatté Nerissa.
«Ehm» borbottò Manuel che evidentemente non ci aveva pensato.
«Dobbiamo fare il punto. Chi lo vuol fare?» chiese Nerissa.
Charlotte alzò la mano e disse annoiata: «Beh, non abbiamo molto, un cercatore è stato aggredito da un animale e noi dobbiamo trovarlo».
Nerissa la incenerì con lo sguardo.
«Sappiamo che la creatura che cerchiamo vola, ha gli artigli ed emette un verso stridulo» intervenne Benji.
«E il campanile è lì. L’ho visto io per prima!» trillò felice Charlotte Carson.
«Bene, allora ci smaterializzeremo fuori dalla chiesa e…» iniziò Nerissa.
«Perché non direttamente sul campanile?» la interruppe Charlotte.
«Perché potremmo spaventare l’animale o farci aggredire. Hai idea di che cosa sia?».
«Lo chiede a me? Se non lo sa lei» ribatté la ragazza.
«Oh, io un’idea ce l’ho, vorrei conoscere la vostra» sibilò Nerissa: quella ragazza le stava sempre più antipatica. «Allora? Prima tu, Carson».
«Un cavallo alato» dichiarò Charlotte. «Vola».
«Sì, i cavalli alati volano. Grazie del tuo contributo. Miller, visto che ridi, tu che cosa ne pensi?».
«Magari un grifone, ammaestrato da qualcuno che vuole danneggiare i Cannoni».
«Proposta interessante» concesse Nerissa. «Ma la lista dei sospettati potrebbe essere infinita».
«Potrebbe essere un ippogrifo, signora?» domandò Benji titubante. «Insomma, ho visto la divisa strappata accanto al letto di Jefferson e… scusi, io…».
Nerissa lo fissò sorpresa dal fatto che avesse preso la parola, era stato silenzioso per tutta la mattina. «Mi piace il tuo spirito di osservazione. Ho notato anch’io la divisa». Poi rivolta a tutti disse: «Prendetevi per mano e smaterializziamoci insieme». I tre ragazzi obbedirono. Pochi secondi dopo si smaterializzarono nella piazza della Chiesa. «Oh, cavolo» borbottò vedendo due vecchiette sui gradini di marmo fissarli inorridite.  «Mi dimentico sempre di prestare attenzione ai luoghi in cui mi smaterializzò!». Si avvicinò alle due che tremavano e pronunciò: «Oblivion».
«Dovrebbe stare più attenta, se il suo capo lo sapesse…» buttò lì Charlotte Carson.
Nerissa si strinse nelle spalle. «Non sarebbe contento, ma nemmeno sorpreso. Ora muoviamoci».
La chiesa era piccola, infatti il prete li venne subito incontro. «Cosa posso fare per voi?». Era basso e magro.
«Vorremmo vedere il campanile».
«Oh, siete della disinfestazione? Finalmente!  Sono giorni che vi aspetto! Prego, prego. Vi faccio strada».
«Per chi ci ha preso…» iniziò Charlotte, ma Manuel le diede una gomitata.
«Sta zitta».
«Ecco si sale da queste scale. Non vi dispiace se non vi accompagno, vero? Non ho molto feeling con gli animali».
Il prete li aveva condotti a una rampa di scale in legno e li guardava speranzoso. «Non si preoccupi, ce ne occuperemo noi» lo rassicurò Nerissa. «Muovetevi voi». Charlotte si catapultò su per prima e Nerissa la trattenne per un braccio. «Non ti devi annunciare! Gli animali poi hanno un udito molto più sottile di un essere umano». Una volta in cima ella entrò per prima. Era un ambiente in pietra e molto caotico, a dire la verità più che un campanile sembrava un vecchio ripostiglio. «Su ragazzi, date un’occhiata in giro». Nerissa si ritirò sulla soglia e li osservò al lavoro: Manuel era un ragazzo vivace e si guardava intorno, come a comprendere la situazione generale; Benji, invece, cercava i dettagli; Charlotte sembrava schifata e prendeva gli oggetti con le punta delle dita.
«C’è paglia e vecchie stoffe, come se fosse un nido» annunciò Manuel dopo averci riflettuto.
«E nella paglia, qui vicino all’apertura, ci sono dei frammenti… non sembra ceramica… è appiccicoso…» soggiunse Benji.
Nerissa si avvicinò ed esaminò con attenzione quanto il ragazzo le stava indicando. «Direi che questo chiude la questione» sentenziò. «È un uovo di ippogrifo».
«Quindi quello che ha attaccato il cercatore…» prese la parola Charlotte.
«Un portiere! Ma che problemi hai con il Quidditch?» sbottò Manuel.
«Cercatore portiere è la stessa cosa» ribatté Charlotte. «Volevo dire che è stato il cucciolo ad attaccare il giocatore, per questo non l’ha ferito ma solo strappato la divisa».
«La prima cosa sensata che hai detto da stamattina» commentò Nerissa stupita.
«E adesso che si fa?» chiese impaziente Manuel.
«Dobbiamo aspettare che gli ippogrifi ritornino, farceli amici e portarli via di qui» replicò Nerissa.
«Ma è pericoloso» si lagnò Charlotte.
«Lieta che tu abbia compreso».
 
E l’attesa fu lunga. Fortunatamente il prete ebbe pietà di loro e a un certo orario li portò dei panini. Gli ippogrifi rientrarono soltanto al tramonto.
«Posso andare io?» sussurrò Manuel.
«Divertiti» assentì Nerissa. «Vai, piano. Avrà paura per il cucciolo».
Manuel s’inchinò di fronte all’ippogrifo inquieto, ma dovette immediatamente arretrare perché quello s’imbizzarrì.
«È ferito» notò Benji.
«Sotto l’ala» concordò Manuel.
«Speriamo che non sia stato un mago» sbuffò Nerissa. «Riprova».
Manuel s’inchinò di nuovo e questa volta l’ippogrifo ricambiò.
«Avvicinati lentamente» mormorò Nerissa, ma il ragazzo si era già avvicinato alla creatura e dopo un momento d’incertezza l’accarezzò.
Nerissa e Benji si inchinarono a loro volta e ottennero la fiducia delle due creature.
 
Era tardi quando finalmente rientrarono in ufficio.
«Li pagano gli straordinari, vero?» sbottò Charlotte Carson.
«Temo di no, signorina Carson».
«Oh, Robert, ci hai aspettato» lo salutò Nerissa con un cenno.
«Com’è andata?».
«Due ippogrifi, la mamma e il cucciolo. Li abbiamo momentaneamente affidati alle cure degli Scamander» lo aggiornò Nerissa.
«Molto bene. Ora, ragazzi, prima di andare a casa, vorrei che redigeste il verbale» disse Robert ai tre giovani. «Dovreste mandarmelo via gufo, mi raccomando non metteteci troppo».
«Cosa? Adesso?» si lamentò Charlotte.
«Esattamente. Fa parte della vostra prova, di cui domani mattina avrete i risultati. Vi aspetto qui alle nove in punto» replicò Robert. «Ah, Nerissa aspetto anche il tuo rapporto sui ragazzi. Con te ci vediamo verso le otto e mezza».
«Agli ordini» sbuffò la donna.
La stesura del verbale richiese diverso tempo ai ragazzi che non volevano collaborare, specialmente Manuel e Charlotte. Nerissa dovette minacciarli più volte. Alla fine Benji prese in mano la situazione e scrisse personalmente il verbale, mentre i due compagni si insultavano a vicenda e Nerissa dormicchiava su una sedia.
«Finito» annunciò stancamente Benji.
«Che Merlino ti benedica» sospirò Nerissa. «Buonanotte».
 
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
 

«Buongiorno a tutti ragazzi» esordì Robert Jackson, sorridendo loro. «Vi abbiamo fatto attendere, ma volevo prendere una decisione ponderata. Ho ascoltato il parere dei miei colleghi che vi hanno osservato nello svolgimento dei compiti affidatovi».
«Alla fine abbiamo scelto» intervenne Annabelle James, «Manuel Miller, Benjamin Mulciber ed Ella Simmons. Diana Webster sarà, invece, l’assistente della capo ufficio Penelope Light».
«Dovrete essere guidati per i primi mesi» riprese la parola Robert. «Manuel il tuo tutor è Fagan, Benji con Nerissa ed Ella con Fabricio».
«Benvenuti in squadra» concluse Annabelle con un sorriso. «E grazie a tutti gli altri per aver partecipato».
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Carme93