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Autore: MadPhantom21    27/01/2019    1 recensioni
Fanfiction Dennor/Sunor/Nednor ispirata a Notre Dame de Paris.
Copenaghen, 1635.
Tratto dal testo:
"Cosa ti turba, amico mio?"
Jan incrociò le braccia sul tavolo, guardando l'amico fisso negli occhi.
Mathias teneva stretto tra le mani un piccolo crocifisso d'oro, e non rispose, tenendo lo sguardo basso.
"Sarà forse... una streghetta puttanella?"
A quelle parole Mathias alzò lo sguardo, gli occhi azzurri erano adesso rossi per lo stress.
"Lo sapevo" Rispose Jan con un ghigno. "Beh, mi dispiace per te, amico, ma sarò io ad averlo per primo."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Danimarca, Nordici, Norvegia, Paesi Bassi, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Qualche giorno dopo quella fatidica notte, Mathias sedeva nuovamente con l’amico Jan alla taverna all’angolo con il piazzale del porto, a bere per riscaldarsi dal freddo. Davanti a lui un boccale di birra quasi pieno, da cui il giovane danese aveva bevuto soltanto un misero sorso, e aveva poi spostato con aria disgustata spingendolo verso il centro del tavolo con la mano.

Accanto a lui, invece, l’altro aveva davanti a sé un boccale già vuoto, e stava guardando l’amico con aria interrogativa, nonostante Mathias stava facendo del proprio meglio perché il suo turbamento passasse inosservato. Jan non aveva potuto non notare che Mathias non aveva quasi toccato la birra, e fissava la tavola di legno immerso in chissà quali pensieri.

"Cosa ti turba, amico mio?"
Il soldato olandese incrociò le braccia sul tavolo, guardando l'amico fisso negli occhi. Anche se il danese esitava a lasciar trapelare qualsiasi risposta, lui sapeva esattamente dove, anzi, a chi, i suoi pensieri fossero indirizzati.
Mathias teneva stretto tra le mani un piccolo crocifisso d'oro appeso al suo collo tramite una catenella lucida, e non rispose, tenendo lo sguardo basso.

Aveva una strana luce negli occhi, come se fosse allo stesso tempo terrorizzato e ossessionato dall’oggetto del proprio pensiero,
"Sarà forse... una streghetta puttanella?" Azzardò, bevendo ciò che era rimasto della birra nel boccale.

A quelle parole Mathias alzò lo sguardo, gli occhi azzurri erano adesso rossi per lo stress. Non pronunciò nessuna parola in risposta, ma la sua espressione bastò a Jan per capire che stavano pensando la stessa cosa.

"Lo sapevo" Rispose Jan con un ghigno, sbattendo il calice sul tavolo, ma nessuno nella taverna sembrò curarsene. "Beh, mi dispiace per te, amico, ma sarò io ad averlo per primo."

Gli occhi di Mathias vennero attraversati da un lampo di luce subito prima di ritornare lo sguardo di sfida, privo però di qualsiasi accezione divertita; e il giovane si alzò di scatto, precipitandosi all’uscita e lasciò il locale. Una volta fuori, si aggrappò al proprio crocifisso d’oro e camminò verso casa, intensamente pregando il Signore di liberarlo dall’ossessione che lo tormentava da quella notte, la visione di quel giovane leggiadro che si muoveva sensualmente davanti a lui un attimo prima di scagliargli un maleficio, quella pozione in grado di risvegliare in lui i sentimenti più perversi che lo facevano vergognare di sé stesso davanti al mondo.

Ma non sarebbe di certo finita così. Mathias aveva già intuito che non era possibile frenare il proprio desiderio con la preghiera, ma soddisfacendolo per poter così trovare il modo di soffocare quelle sensazioni. Avrebbe dovuto scoprire chi fosse quel giovane e dove trovarlo, e sapeva già da dove partire.
 
 ___________________
 
Jan vagava per quelle strade da quasi due ore ormai. La notte era già calata con il suo freddo pungente, che entrava nelle ossa con arroganza. Il giovane olandese si stringeva nella giacca mentre vagava per le strade percorse la scorsa notte, in cerca di quella figura angelica per rivederlo una seconda volta. Cercava un mantello scuro, una tunica bianca, sottili piccoli piedi.
 
Arrivò al vicolo cieco della scorsa notte, ripercorse tutte le strade, ma niente. Si sedette su un gradino, sospirando. Non ce l'avrebbe mai fatta in quel modo. Forse avrebbe dovuto chiedere a qualcuno, una bellezza del genere non passava di certo inosservata. Ma si trattava di un ragazzo, e non avrebbe di certo potuto mostrare il suo desiderio così pubblicamente.
 
Quel vecchio sgorbio... lui non era stato sorpreso dalla vista di quel giovane, perchè si trovava lì? Come faceva a sapere che quella bellezza sarebbe uscita da quella porta? Sicuramente non era stato un caso, conosceva quel ragazzo. Jan decise che il suo prossimo passo sarebbe stato trovare l'uomo e chiedergli chi fosse quel giovane. Poi l'avrebbe incontrato e si sarebbe scusato per averlo inseguito; sapeva di avere fascino e che lo avrebbe convinto.
 
Ma a un certo punto, quasi per caso, sentì dei passi avvicinarsi e si alzò stringendo l'elsa della spada nel fodero.
 
"Ho detto di no" Disse una voce, che accompagnava i passi, sempre più vicini. "Hai già avuto quello che ti spettava, ora basta"
 
Jan fece qualche passo verso la voce, e appena fu abbastanza vicino rimase di sasso quando vide chi aveva davanti. Era quel giovane, avvolto nel suo mantello scuro, che si allontava a passo spedito da un uomo alto e robusto che lo seguiva, in maniera quasi maniacale.
 
"Dai..." Disse l'uomo, ghignando "Dammelo di nuovo..."
 
"No." Rispose il giovane in modo freddo, scostandosi dalla mano dell'uomo sulla sua spalla.
 
Prima che quella figura potesse tentare di afferrare il giovane di nuovo, Jan estrasse la spada dal fodero e si avvicinò maggiormente "Non lo hai sentito, vecchio? Ha detto no!"
 
Il giovane dagli occhi di ametista sembrò pietrificarsi appena vide Jan, e i suoi occhi sottili si spalancarono, ma dalla sua bocca non uscì un filo di voce.
 
L'uomo che lo seguiva imprecò ad alta voce e poi si allontanò. Quando fu abbastanza lontano, Jan posò la spada e guardò il ragazzo, che non si era mosso.
 
"Mi dispiace, stai bene?" Gli chiese, accennando un sorriso. Ricevette un cenno della testa in risposta, diffidente. Jan capì di essere stato riconosciuto, e si affrettò a scusarsi, come era nei suoi piani.
 
"Ti chiedo scusa anche per l'altra sera, ma l'alchool non mi ha permesso di essere lucido" Si affrettò ad aggiungere, poi si abbassò su un ginocchio "Mi chiamo Jan De Vries, al tuo servizio"
 
A questo punto il giovane sembrò sciogliersi leggermente, e lasciò che Jan gli prendesse la mano e la baciasse, guardandolo negli occhi. Jan era davvero un giovane uomo di bell'aspetto, nonostante la cicatrice sul sopracciglio destro, e l'altro decise di fidarsi, almeno leggermente, non correndo via.
 
"Potrei sapere il nome di una tale bellezza?" Chiese Jan alzandosi ma tenendo ancora la sua mano.
 
"Lukas" Rispose in modo pacato e semplice, poi lasciò andare la mano di Jan, e gli mostrò un sorriso tanto sensuale quanto misterioso "Grazie per... avermi aiutato, signore."
 
"Dovere" L'idea che Jan aveva di quella bellezza non fece altro che rafforzarsi, alla vista di Lukas così vicino. Lukas... che nome soave soprattutto pronunciato da una voce tanto soffice, sussurrato da labbra rosate e sottili. Quegli occhi glaciali erano immersi nei suoi, e Jan, se avesse potuto, non avrebbe mai distolto lo sguardo, avrebbe trovato il modo di fenderli e scoprire cosa ci fosse all'interno.
"Permettimi di accompagnarti a casa"
 
"Non c'è bisogno." rispose Lukas. "Sono quasi arrivato. Arrivederci, gentile cavaliere" Aggiunse, e poi si allontanò senza voltarsi indietro.
 
Jan rimase a fissare la sua figura allontanarsi, e solo quando Lukas svoltò l'angolo Jan si rese conto che il giovane misterioso aveva lasciato qualcosa indietro. Sul selciato si trovava un piccolo rettangolo di carta, decorato a mano, con il nome di Lukas scritto elegantemente, con lettere piene e tondeggianti, e una mappa stilizzata.
 
Sorrise, forse aveva capito di cosa si trattasse, e non si sarebbe di certo lasciato scappare l'occasione.
   
 
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