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Autore: MorganaMF    28/01/2019    1 recensioni
«Quando Duncan è arrivato al nostro accampamento, non avrei mai potuto immaginare tutto ciò che ne sarebbe conseguito. Voleva reclutare un solo elfo Dalish, e invece se ne è ritrovati due: i gemelli Mahariel, fratello e sorella. Gli ultimi rimasti della nostra famiglia, dopo che nostro fratello Tamlen era sparito nelle rovine.
Il Quinto Flagello mi ha portato via quasi tutto: ho dovuto abbandonare il mio clan, ho perso la mia famiglia... ho perso perfino una parte della mia vita, strappatami via dall'Unione. Ma, per assurdo, questo Flagello mi ha portato alcune delle cose più belle: ho trovato l'amore, ho incontrato le persone più strane... ho stretto rapporti profondi con molti umani, cosa che un tempo non avrei mai creduto possibile. Una di loro, in particolare, mi resterà sempre nel cuore: sarebbe diventata parte della mia famiglia, se le cose fossero andate diversamente. La cara, indimenticabile Hawke. È stata con noi fino alla fine, ci ha aiutati a sconfiggere il Flagello e sarebbe dovuta diventare un Custode Grigio; ma alla fine è andata per la sua strada, come tutti gli altri.
Non dimenticherò mai questo Flagello: nel bene e nel male, ha cambiato per sempre la mia vita.»
[M. Mahariel]
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alistair Therin, Altri, Custode, Hawke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Al primo fruscio, Morrigan si voltò di scatto. Tirò un sospiro di sollievo e si alzò subito in piedi per andare incontro a Melinor e agli altri, di ritorno dalla capanna di Flemeth.
«Ho sentito l’esplosione più di un’ora fa… ho temuto il peggio, non vedendovi tornare» disse loro.
«Sì, sai com’è… ci vuole un po’ per ritirarsi su dopo aver ucciso un abominio millenario» borbottò Alistair oltrepassandola. Morrigan li guardò uno per uno: Merevar sembrava perso altrove, Hawke evitava d’incrociare il suo sguardo; solo Melinor sembrava intenzionata a rivolgerle la parola, e alla strega andava più che bene così. «Com’è andata? Mia madre è davvero…?»
«Sì, Morrigan. È morta.»
«Ed è stato… molto difficile?»
«Sì. Preferirei non parlarne» disse Melinor, senza mentire. Anche se era stata Flemeth stessa a dir loro di farlo, per due dalish uccidere Asha’bellanar non era cosa di poco conto.
«Va bene, lo capisco» non obiettò Morrigan, stranamente rispettosa. «Immagino che vorrete riposare prima di ripartire… se non vi dispiace, andrò un attimo alla capanna. Ci sono alcune cose che vorrei recuperare, e potrei prendere la scorta di erbe di mia madre.»
«Va bene… ma prima non vuoi prendere questo?» Melinor le offrì il grimorio di Flemeth. Morrigan sembrò riluttante: allungò una mano con estrema lentezza, quasi temesse di toccare il vecchio tomo. Poi ritirò la mano.
«Tienilo tu mentre sarò via. Puoi dargli un’occhiata se vuoi… te lo sei più che meritato.»
Curioso che mi abbia detto le stesse parole di sua madre, considerò l’elfa. «Magari un’altra volta… ora sono stanca.»
Morrigan annuì e si voltò per andarsene, ma subito si fermò. «Melinor…» esitò, cercando le parole. «Ti sarò per sempre riconoscente. Nessuno avrebbe fatto per me una cosa del genere, ma tu sì… e sono davvero contenta che tu sia tornata sana e salva. Mentre eravate via ero davvero preoccupata.»
L’elfa sgranò gli occhi, ben consapevole di quanto fosse insolito e improbabile che Morrigan proferisse simili parole.
«Non so molto sull’amicizia, ma credo di non sbagliare considerandoti un’amica. L’unica che abbia mai avuto, e forse l’unica che avrò mai» abbozzò un sorriso Morrigan, e Melinor non poté che ricambiare.
«Non sbagli, Morrigan.»
Non fu necessario aggiungere altro; Morrigan andò per la sua strada, lasciando Melinor con il senso di colpa. Pur non avendole davvero mentito, le stava tenendo nascosto qualcosa di molto importante; ma doveva farlo, per i dalish. Per la sua gente.
 
 
Una settimana più tardi, i cinque rientrarono a Denerim. Una mano bussò alla porta degli appartamenti di Anora, presso la magione di Arle Eamon.
«Custode» la salutò Erlina, scansandosi. «Prego, entrate.»
L’elfa mosse i suoi passi fino ad Anora; Hawke l’accompagnava stringendo un fagotto fra le braccia.
«Custode Melinor» la salutò Anora, il solito sorriso preconfezionato sul volto. «Felice di vedervi tutta d’un pezzo. Com’è andata la missione a Ostagar?»
«Molto bene, vostra altezza. Abbiamo recuperato i documenti» disse, porgendole il plico di lettere.
«Ottimo lavoro, Custode. Passerò in rassegna tutta la corrispondenza di Cailan e Celene per portare all’Incontro dei Popoli prove consistenti.»
L’elfa annuì. «Prima che me ne vada… ho un’altra cosa da consegnarvi.»
Hawke tolse il drappo di stoffa dal fagotto, rivelando un’urna riccamente decorata; si avvicinò rispettosamente ad Anora, lasciando che la prendesse.
«Cos’è?» chiese la donna, curiosa.
«Abbiamo trovato il corpo di vostro marito» rivelò a mezza voce l’elfa. «Non ci è stato possibile trasportarlo fin qui, visto l’avanzato stato di decomposizione… ma l’abbiamo cremato. Ho pensato che voleste riavere le sue ceneri, per dargli una degna sepoltura.»
Anora sbarrò gli occhi, fissando l’urna con sgomento. Si portò una mano alla bocca per ricacciare indietro un singhiozzo; voltò le spalle alle due ragazze per qualche istante, lasciandole a fissarsi l’un l’altra con aria dispiaciuta. Videro Anora asciugarsi il viso con una mano prima di voltarsi nuovamente verso di loro.
«Vi ringrazio. Avete fatto molto più di quanto richiesto, Custode.»
«Ho fatto solo ciò che era giusto» si limitò a dire Melinor. «Ora vi lasciamo sola, vostra altezza.»
«Aspettate» la fermò l’altra. Melinor trovò sul suo viso un’espressione quasi colpevole. «C’è una cosa che dovreste sapere, Custode… non sono certa che ne siate al corrente.»
L’elfa si mise in ascolto, studiando al contempo l’espressione combattuta di Anora.
«Dovete sapere che, anche se abbiamo prove sufficienti a condannare mio padre per altre cinque vite, potrebbe non essere abbastanza» confessò la donna. «C’è una legge che consente agli eroi di guerra come mio padre di avere una possibilità di riscatto. Anche se verrà giudicato colpevole dall’intero Incontro dei Popoli, gli verrà concesso di duellare per aver salva la vita.»
«Cosa? Ma è assurdo!» esclamò Melinor. «Allora perché raccogliere tutte queste prove, se alla fine potrà cavarsela comunque?»
«Perché così otterrete l’appoggio della corte, Custodi.»
«Ma non otterremo giustizia!» sbottò l’elfa. «Perché non me l’avete detto subito?»
«Perché non sapevo fino a che punto potevo fidarmi di voi» ammise senza problemi la donna, prima di abbassare lo sguardo sull’urna. «Ma dopo tutto quello che avete fatto… avete dimostrato d’essere una persona onorevole, e io non sarò da meno. Vi consiglio di scegliere subito il vostro più abile guerriero, Custode; mio padre è un veterano capace. Non sarà facile da abbattere.»
Melinor sentì la terra aprirsi sotto ai piedi; sapeva come sarebbe andata a finire. «Grazie di avermelo detto, vostra altezza.»
«Ve lo dovevo, Custode.»
Hawke e Melinor uscirono dalla stanza. Una volta nel corridoio, Melinor si portò una mano alla fronte.
«Alistair vorrà combattere a tutti i costi… vero?» indovinò Hawke; rimase a guardare l’elfa annuire atterrita. D’impulso l’abbracciò, lasciandola dapprima sorpresa; poi le sue sottili braccia ricambiarono l’abbraccio. «Alistair è bravo. Ed è arrabbiato. Vedrai che non si lascerà scappare l’occasione di far fuori Loghain.»
«Hai detto bene, Hawke… è arrabbiato. È proprio questo che mi preoccupa. Non vorrei che facesse qualcosa di stupido» sospirò. Si sciolsero dall’abbraccio. «Grazie, lethallan.»
Hawke guardò l’elfa senza capire.
«Lethallan significa “sorella”» spiegò l’elfa, prendendo il polso di Hawke e ammiccando in direzione del cordino dorato. «Siamo sorelle ora, no?»
Hawke sorrise. «Non è ancora ufficiale, ma… sì.»
«Benvenuta in famiglia, Hawke» le disse allora Melinor, cingendole un fianco con il braccio mentre si avviavano lungo il corridoio.
 
 
Arrivò finalmente il giorno dell’Incontro dei Popoli. Tutta la nobiltà del Ferelden era riunita a corte e il dibattito era già iniziato quando i Custodi e il loro seguito fecero il loro ingresso. Il silenzio calò come una gelida cortina di neve: la gente si scansava di lato al passaggio del silenzioso ed eterogeneo corteo guidato dai tre Custodi Grigi. Tra i loro seguaci c’erano diverse figure celate da lunghi mantelli e cappucci.
«Ah! Eccolo qui, il nostro futuro re… o dovremmo forse chiamarlo il vostro burattino, Eamon?» esclamò Loghain, sbeffeggiando l’Arle di Redcliffe.
«Lasciate Arle Eamon fuori da questa storia, Loghain. Ora avrete di che discutere con i Custodi Grigi» affermò con aria minacciosa Alistair; Melinor e Merevar lo tenevano d’occhio in silenzio.
«Sappiamo tutti che Arle Eamon vuole governare tramite voi, un fantoccio incapace di stare anche solo seduto composto su quel trono!» indicò il seggio vacante in fondo alla grande sala.
«Sono d’accordo con voi, per una volta. Infatti non diventerò re.»
Esclamazioni concitate si levarono tutt’attorno, mentre lo stesso Loghain tratteneva a stento la sorpresa.
«La mia candidatura era solo una scusa per ottenere un Incontro dei Popoli» disse ancora Alistair, e la sorpresa generale aumentò ancora.
«Truffatori fino in fondo», quasi sputò fuori le parole Loghain. «Non vi è bastato ingannare una nazione intera? Dovevate arrecare offesa anche qui, a corte? Far perdere tempo a tutti noi, mentre là fuori la prola oscura devasta le nostre terre?»
«Avete un bel coraggio a parlare così, quando siete stato proprio voi a permettere che la prole oscura oltrepassasse Ostagar» intervenne Melinor. «Abbiamo raccolto tutte le prove che ci servono per incriminarvi di fronte a tutti, Loghain. Fareste meglio a tacere.»
«Ah, davvero? E chi pensate che crederà alle vostre cosiddette prove? Potreste averle inventate e prodotte voi stessi! D’altronde, ve ne andate in giro con criminali e reietti d’ogni tipo. Alcuni osano persino presentarsi qui a viso coperto. Chi pensate crederà a un manipolo di manigoldi come voi?»
«Non siamo poi così manigoldi, suvvia» parlò una voce femminile prima di togliere il cappuccio, così come la figura accanto a lei. I Cousland si ersero fieri accanto ai Custodi Grigi. «Noi crediamo ai Custodi, e li sosteniamo contro di voi.»
Un boato corse lungo le pareti alla vista dei due Cousland, vivi e vegeti; Fergus e Freya puntarono gli occhi su Howe, che sudava freddo alle spalle di Loghain.
«Voi? Ma eravate stati dichiarati morti!» tradì una genuina sorpresa quest’ultimo.
«Questo è quello che avete lasciato credere a tutti» ribatté Freya, velenosa. «Perché non dite a tutti la verità, Howe? Dite come avete atteso che Fergus partisse con le nostre truppe, per poi massacrare la nostra famiglia nel sonno! E l’avreste fatta franca, se io non fossi riuscita a scappare in tempo!»
«Non vi avremmo mai creduto capace di un tradimento simile» sibilò Fergus. «E voi, Teyrn Loghain… la mia generazione intera è cresciuta all’ombra della vostra leggenda. Non posso credere che abbiate acconsentito a una cosa così vile!»
«Vi assicuro, Fergus, che io non ne sapevo nulla» quasi ringhiò Loghain, lanciando al contempo un’occhiata truce a Howe, che deglutì visibilmente.
«Forse non siete al corrente di questo tradimento, ve lo concedo. Ma abbiamo una lunga lista di tradimenti in cui siete coinvolto, non è vero?» riprese la parola Freya. «Ci siamo infiltrati nella tenuta di Howe, e abbiamo trovato una serie di illustri ospiti nelle prigioni… Bann Sighard, avete qualcosa da dire a riguardo?» si rivolse a uno dei nobili che assistevano dalla balconata attorno.
«Ci potete giurare, lady Cousland» disse fra i denti l’uomo, paonazzo. «Mio figlio, reduce da Ostagar, è stato imprigionato e torturato per mesi. E tutto questo perché era testimone del tradimento di Loghain! Lui sostiene la causa dei Custodi Grigi, e afferma che se Loghain fosse intervenuto quando è stato lanciato il segnale, il re e le truppe avrebbero avuto almeno la possibilità di ritirarsi e salvarsi!»
Una nuvola d’indignazione si levò dalla folla.
«Sarebbe stato un massacro!» si difese Loghain. «Ho solo cercato di salvare il maggior numero di vite possibile!»
«Quindi sostenete di non aver premeditato nulla?» prese nuovamente la parola Melinor. «E che mi dite allora dell’improvvisa malattia di Arle Eamon? Un tempismo impeccabile… si è ammalato giusto prima di partire per Ostagar. Una fortuita coincidenza?»
«Bann Alfstanna», Freya si rivolse alla governatrice di Mare del Risveglio, «avete portato vostro fratello?»
La donna interpellata si voltò e diede un ordine a qualcuno; due inservienti guidarono un uomo, dall’aspetto stravolto, accanto alla donna. «Questo è mio fratello, parte dell’Ordine dei Cavalieri Templari. È stato rinchiuso per mesi nelle prigioni di Howe, senza lyrium. E sapete tutti cosa succede ai templari, se sospendono l’uso di lyrium!» esclamò con rabbia. «Forse non recupererà mai più la ragione, a causa vostra!» puntò il dito su Loghain.
«Bann Alfstanna, pensate che vostro fratello sia ancora in grado di riconoscere una persona?» le chiese Freya. Alla risposta affermativa della nobile, Freya fece cenno a una delle figure incappucciate di farsi avanti; questi si scoprì il volto, rivelando la presenza di Jowan.
«Apostata! Mago del sangue!» gridò subito il templare in preda alla demenza.
«Mio fratello stava inseguendo questo mago del sangue, stando agli ultimi rapporti dei suoi superiori. Poi è sparito, ma ora sappiamo dov’era finito» Alfstanna guardò Howe con disprezzo.
«Curioso» esclamò Freya, «perché dalle nostre indagini risulta che questo mago abbia avvelenato Arle Eamon… su ordine di Teyrn Loghain. L’ha confessato lui stesso. Vero, Jowan?»
«Sì, milady. Mi aveva promesso la libertà se fossi riuscito a svolgere il compito» annuì Jowan.
«Calunnie!» sbottò Loghain. «Vogliamo parlare del motivo per cui Arle Eamon ospitava un mago del sangue presso la sua corte?»
«A causa mia» si fece avanti Isolde, accanto al marito. «Ho scoperto che nostro figlio era un mago, e speravo che con un insegnante avrebbe imparato a tenere nascosti i suoi poteri. Mio marito ne era all’oscuro, ma ora capisco d’aver sbagliato. La nostra città ha pagato caro questo mio errore.»
«Manderemmo Connor al Circolo anche subito, ma al momento non è possibile… ancora una volta a causa vostra, Loghain» disse Eamon. «Volete spiegare come vi siete messo in combutta con il mago del sangue che ha praticamente distrutto il Circolo dei Maghi?»
«Questo posso spiegarlo io stesso, se non vi dispiace». Un altro cappuccio cadde, rivelando il Primo Incantatore Irving. «Il contingente di maghi da guerra che era partito per Ostagar è miracolosamente scampato alla morte. Strano, vero? Una volta rientrati, Uldred, l’incaricato di guidare i maghi in guerra, ha cercato di convincere l’intero Circolo a sostenere Loghain, che in cambio avrebbe garantito la libertà ai maghi in Ferelden. Quando mi sono rifiutato, Uldred e altri maghi si sono rivoltati: avevano praticato in segreto la magia proibita per mesi, e l’hanno usata per rovesciare il Circolo. Se i Custodi non fossero arrivati ad aiutaci, ora non avremmo nemmeno un mago da mandare in guerra contro il Flagello.»
«Sequestro di templari e corruzione di maghi, per giunta del sangue?» esclamò la Venerata Madre, giudice dell’incontro. «Loghain, questi sono crimini gravi contro la Chiesa e la nazione!»
«E non è tutto.»
L’espressione di Loghain divenne indecifrabile mentre l’ultimo cappuccio si abbassava, rivelando i capelli biondi di Anora. L’intera corte sembrò andare in delirio vedendola schierata insieme ai Custodi.
«Anora, sei salva!» le andò incontro Loghain. «Temevo che i Custodi ti avessero fatto del male!»
«Del male?» s’indispettì lei, arretrando offesa. «Voi mi avete fatto del male! Avete permesso al vostro tirapiedi di imprigionarmi!» gridò, puntando l’indice su Howe. «Non pensate che non sappia cosa stavate tramando. Volevate uccidermi e far ricadere la colpa sui Custodi e Arle Eamon!»
Lo sdegno s’impadronì dell’intera corte.
«Anora, ma che dici? Sai che non ti avrei mai fatto nulla del genere!» cercò d’ingraziarsela suo padre.
«Io non so più nulla, non vi riconosco più! Avete lasciato morire Cailan, padre… per voi era come un figlio. Perché avreste dovuto riservare a me un destino migliore?». Si avvicinò alla Venerata Madre, lasciando fra le sue mani i documenti incriminanti prima di tornare a parlare alla corte. «È con immenso dolore che vi dico quanto segue, signore e i signori del Ferelden. Mio padre non è più l’uomo di un tempo. In quei documenti è attestato che ha venduto gli elfi dell’enclave come schiavi al Tevinter, in un raffazzonato tentativo di riempire i forzieri della tesoreria. Ha inoltre vanificato gli sforzi diplomatici di Cailan, che aveva raggiunto finalmente un rapporto amichevole con l’imperatrice d’Orlais, rispedendo indietro le truppe da lei inviateci in supporto contro il Flagello. Sapete quanto questo sia considerato scortese nello stato d’Orlais: ora non potremo più contare sul supporto dell’Impero, siamo soli contro la prole oscura.»
«Non ci servono gli orlesiani per battere la prole oscura! Ho versato sangue e sudore per scacciare l’Impero dalle nostre terre, non permetterò mai loro di tornare e riprendersi le nostre terre!»
«Potremmo non avere più terre da reclamare a causa vostra! Avete ingannato la nazione, scatenato una guerra civile, sprecato vite e infranto alleanze! E per cosa?» sbottò Alistair, raccogliendo a sorpresa parecchi consensi.
«Bene, Teyrn Loghain. Penso che abbiamo visto abbastanza» decretò la Venerata Madre con severità. «Saremo veloci: chi si schiera a favore di Teyrn Loghain alzi la mano.»
Il vuoto colpì in faccia Loghain come uno schiaffo secco: nemmeno una mano si levò in suo favore.
«La corte si è espressa: Teyrn Loghain, siete dichiarato colpevole di tradimento ai danni della corona, del Ferelden e della Chiesa. In virtù del vostro titolo, vi è concesso un duello a singolar tenzone per riconquistare il vostro onore. Custodi, chi…»
«Combatterò io» non la fece neanche finire Alistair. Melinor, al suo fianco, chiuse gli occhi.
«E sia, dunque. Che i due contendenti si schierino. Fate largo!»
La folla s’aprì attorno ai due che si guardavano in cagnesco. Loghain non sembrava particolarmente teso, cosa che non passò inosservata agli occhi di Melinor. L’elfa cercò di mantenere la calma e non andare nel panico: Alistair se ne sarebbe accorto, e non gli avrebbe certo giovato.
«Bene, vediamo cos’è in grado di fare il bastardo di Maric» cercò di pungolarlo Loghain prima di caricare. Alistair levò lo scudo e non si tirò indietro: parò il colpo e il clangore riecheggiò tutt’attorno. Loghain si abbatteva su di lui come un tornado, colpo dopo colpo, una forza straordinaria per la sua età e una maestria degna del suo titolo. Alistair usava la sua agilità per schivare i colpi, incassando a ripetizione.
Melinor strinse la mano di suo fratello, che la guardò di sottecchi: l’espressione della gemella era seria, ma i suoi occhi non potevano mentire. A ogni colpo incassato da Alistair, lei incassava a sua volta.
«Andrà tutto bene, Melinor.»
«E come? Non ha avuto nemmeno il tempo di contrattaccare una volta!»
«Ed è proprio questo il punto.»
Melinor lo guardò perplessa, ma lui la esortò a guardare. «Stai a vedere. Finché continua a parare i colpi puoi stare tranquilla.»
Il duello proseguì così per una ventina di minuti; Melinor non perse un singolo movimento dei due, in particolare quelli del suo amato. Iniziò a pensare che il suo atteggiamento non era troppo diverso da quando l’allenava per renderla un’abile spadaccina; era solo più attento e serio.
Dal canto suo, Alistair era concentratissimo a non lasciare che Loghain rompesse la sua guardia. Quando finalmente il colpo che s’infranse sul suo scudo gli parve più debole dei precedenti, si decise a respingerlo: spinse di lato lo spadone con un colpo di scudo, cogliendo l’uomo di sorpresa.
«Pensavate di sfiancarmi, non è così? Sarete anche una leggenda, ma non avete considerato che io non sono solo più giovane: sono anche un Custode Grigio, e la mia resistenza è molto superiore a quella di qualunque altro guerriero. Vi costerà molto caro l’aver sottovalutato il mio Ordine!»
Fu allora che si scatenò: una raffica di colpi iniziò a cadere su Loghain, che li parò in maniera eccellente. Ma era ormai stanco, al contrario di Alistair. Quando il giovane lo caricò con lo scudo, non fu in grado di bloccarlo: inciampò e cadde a terra, il giovane che torreggiava su di lui.
«Astuto, oltre che abile… c’è davvero un po' di Maric in te» ridacchiò l’uomo.
«Lasciate perdere mio padre, Loghain. Questo è per Duncan!»
La lama trafisse il petto dell’uomo, passando fra le placche della pesante armatura che lo proteggeva; sussultò un’ultima volta prima che la vita abbandonasse i suoi piccoli occhi chiari. Anora abbassò il capo, un formale tentativo di nascondere il dolore. Alistair rinfoderò l’arma, mentre la folla adorante lo acclamava. Fergus Cousland andò al suo fianco.
«Avete visto tutti quanto valore, quanta astuzia! Chi di voi non lascerebbe il Ferelden nelle mani dell’ultimo Theirin?» esclamò. Un coro di voci entusiaste si levò in suo supporto, e Melinor iniziò a guardarsi attorno allarmata.
«Io stesso non farei affidamento su me stesso, lord Fergus. Pensavo di essere stato chiaro» zittì tutti quanti Alistair. «Io sono un bravo guerriero, ma questo non fa di me un buon re. Non ho la benché minima idea di come governare una nazione, e sarebbe stupido lasciare a me questo compito quando abbiamo qualcuno che sa come farlo. Anzi, che lo ha già fatto in tutti questi anni». Tutti seguirono il suo sguardo mentre si posava su Anora. «Anora ha dimostrato d’essere la candidata migliore per la successione: si è schierata contro il suo stesso padre, per stare dalla parte della giustizia. E se è vero che io sono il legittimo erede, allora rinuncio pubblicamente al mio diritto per abdicare in suo favore.»
I nobili si scambiarono pareri e bisbigliarono in ogni angolo, ma nessuno sembrò contrario.
«Siamo tutti d’accordo?» chiese alla corte la Venerata Madre; la corte accolse la decisione con gioia.
«Sta scappando!» qualcuno gridò, puntando il dito su Howe. Questi, colto in flagrante mentre sgattaiolava via furtivamente, se la diede a gambe. Stava per uscire dal salone, quando il piedino di Erlina, in piedi accanto all’uscita, lo fece inciampare. Freya e Fergus scattarono verso di lui, che si era già rimesso in piedi ed era schizzato nuovamente in avanti.
«Non credo proprio, caro mio» esclamò Freya. Sfilò un pugnale dalla cinta e lo scagliò con precisione fatale: un rantolo scaturì dalla gola di Howe, trapassata dalla lama della Cousland. Cadde a terra, una pozzanghera rossa che si estendeva a macchia d’olio.
«Qualcuno ha qualcosa in contrario?» chiese Freya alla corte, ripulendosi la lama sui vestiti; per tutta risposta, la nobiltà fereldiana proruppe in un applauso.
«Lady Cousland, avete reso un grande favore al Ferelden quest’oggi» la chiamò a sé Anora. «Ora grava su noi tutti l’arduo compito di ricostruire ciò che Howe e mio padre hanno distrutto. La posizione di comandante delle truppe reali, coperta in precedenza da mio padre, è ora libera: lady Cousland, voi siete un’abile stratega e una valorosa guerriera. Mi fareste l’onore di accettare tale carica?»
Freya sgranò gli occhi, incredula; subito s’inginocchiò al cospetto di Anora. «L’onore è mio, vostra maestà. Accetto. Spero solo di essere all’altezza.»
«Sono certa che lo sarete» le sorrise Anora. «Signore e signori, la guerra ci attende… di nuovo. Uniamo le forze, come avremmo dovuto fare sin dall’inizio. Ricostruiamo un esercito degno di tale nome e debelliamo questo Flagello insieme ai Custodi Grigi. Ce la faremo, insieme! Noi siamo il Ferelden!»
Un boato acclamò la regina. In disparte, Melinor e gli altri abbracciavano Alistair, pacche orgogliose volavano sulle sue spalle: Loghain era caduto. Gli eroi, finalmente, erano loro.
 
 
Quella sera si concessero di festeggiare tutti insieme alla locanda, giù in città. Scorrevano litri di birra, risate spensierate, racconti del duello che aveva visto Alistair vincitore. Melinor gli restò appiccicata tutta la sera, quasi temesse di poterlo perdere da un momento all’altro. Leliana suonò e cantò per tutti, trascinandoli in balli scatenati: Hawke e Merevar erano l’anima della festa, Zevran fece ballare Wynne come un vero gentiluomo, e Oghren tentò di far ballare il golem Shale, senza successo. Morrigan e Sten rimasero seduti al bancone, il grosso qunari intento a sgranocchiare biscotti senza sosta. La strega rimase scioccata nel constatare che ne aveva divorati almeno tre vassoi. Gli disse che sembrava non avesse mai visto un biscotto in vita sua, e Sten ammise che non c’erano biscotti nella sua terra, e che erano la cosa più buona che avesse mai assaggiato.
«Spostiamo la festa in privato?» bisbigliò Melinor all’orecchio di Alistair.
«Ma se ne accorgeranno tutti… cosa penseranno?» finse di preoccuparsi lui.
«Ma per favore, sono tutti ubriachi» si alzò lei, tirandolo per un braccio.
«E va bene… me lo sono meritato, d’altronde» ridacchiò lui, seguendola.
Non fecero in tempo a uscire dalla stanza che la porta si spalancò.
«Custodi! Dovete venire subito!» gridarono alcuni soldati.
«Che succede?» si fece avanti Merevar.
«C’è uno schieramento di dalish alle porte della città, portano notizie sulla prole oscura!»
I tre Custodi si fiondarono fuori dalla porta, diretti ai cancelli insieme alle guardie. Trovarono Lanaya ad attenderli; non appena li vide, la dalish andò loro incontro.
«Melinor! Mai avrei sperato di trovarti qui! Ho mandato messaggeri ovunque, non sapendo dove potevate essere!»
«Lanaya, che succede? Perché siete tutti qui?» chiese Melinor, gli occhi che si perdevano sul migliaio di dalish in attesa alle porte della città.
«I clan che hanno risposto alla chiamata si stavano radunando da noi, nella foresta di Brecilian. Ma all’improvviso le sentinelle hanno dato l’allarme: la prole oscura ha iniziato a eruttare come un vulcano da sottoterra!»
«Nella foresta di Brecilian? Ma perché?» chiese Melinor d’impulso, zittendosi subito. Deglutì: conosceva la risposta.
«Vogliono attaccare Denerim» mormorò Alistair, sconvolto. Lanaya annuì.
«Siamo riusciti a seminarli grazie alla cavalcata veloce dei nostri halla, ma l’orda era pronta a partire quando abbiamo lasciato la foresta.»
«Quanto tempo abbiamo?»
«Una settimana, non di più.»
Il silenzio cadde sui tre Custodi, la festa di poco prima già lontana come il sogno che svanisce all’alba.
«Melinor… non è tutto» parlò ancora Lanaya. «L’arcidemone è stato avvistato nella foresta. Presto sarà qui.»
   
 
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