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Autore: Myriru    28/01/2019    3 recensioni
Un piccolo what if? ispirato dal capitolo 25 de "Insieme per sempre", spero vi piaccia!
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Insieme per sempre'
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Un piccolo what if? ispirato dal capitolo 25 de "Insieme per sempre", spero vi piaccia! <3


«Oscar? Ti vuole il conte »
La donna si voltò rapidamente verso la cameriera, sorpresa dalla richiesta di lui. In quei giorni si erano evitati, Madame e i figli le avevano chiesto di restare con loro e lei aveva accettato, non aveva posto dove andare alla fine. Ora non capiva l’urgenza di Alexandre di voler parlare con lei. Posò il libro che aveva preso dalla piccola libreria nel salotto al proprio posto e si avviò verso lo studio del conte, sicura di trovarlo lì. Bussò leggermente la porta e un secco “avanti” le ordinò di entrare.
«Hai bisogno di qualcosa, Alexandre? Cos'altro puoi volere da me, dopo avermi mentito in quel modo? »
Gli disse freddamente, ferita ancora da quello che era successo. Lui la conosceva, sapeva chi fosse, non solo il suo nome ma anche la sua vita prima dell’incidente e non le aveva detto nulla. L'uomo era seduto alla scrivania con dei fogli in mano, non portava la sua solita divisa anzi aveva una semplicissima camicia bianca, un po' aperta sul petto.
«Sta' zitta e siediti »
"Che modi..."
Oscar si sedette di fronte a lui, il suo sguardo era freddo e tagliente. Incrociò le braccia al petto, in attesa di un suo gesto e di una sua parola. Alexandre le passò dei fogli che aveva tra le mani e Oscar li esaminò velocemente, senza capirne un motivo. Erano dei documenti falsi e una falsa lettera che le chiedeva di raggiungere l’Inghilterra per aiutare la madre malata.
«Ma questi... »
«Li ho fatti falsificare nel modo più realistico possibile. Prendili, attraversa la frontiera e va in Inghilterra. Farò io da garante, in modo che non ti accada nulla durante il viaggio »
«Ma... Alexandre io non so ancora chi sono realmente! Come puoi... »
Oscar prese quel briciolo di pazienza che si era promessa di mantenere durante il loro colloquio. Si alzò di scatto dalla sedia, poggiando entrambe le mani sulla scrivania.
«Sei la sesta figlia femmina del generale Jarjayes, una famiglia molto vicina alla corona francese. Sei stata cresciuta come un uomo sin da piccola e hai affiancato la regina Maria Antonietta fino il 1788. Non so esattamente per quali circostanze il tuo plotone si è unito ai rivoluzionari e dopo la presa della Bastiglia ti ho ritrovata per strada sanguinante. Appena ti sei ripresa volevi tornare a Parigi sulle tracce del rivoluzionario André Grandier »
"André Grandier?"
«Essendo che tu sei l'unica persona a sapere di preciso dove si trovano Robespierre e i suoi ti ho tenuta prigioniera nella mia casa. E poi, un giorno, a causa di un incidente , hai perso la memoria di tutto ciò che ti era successo fino a quel momento »
Oscar era immobile come una statua, cercando di immagazzinare tutto quello che Alexandre le aveva detto. Portò istintivamente la mano alla testa.
«Alexandre... Si può sapere chi è questo André Grandier? Perché tutti lo state nominando? Che tipo di legame esiste tra me e lui? »
«Non lo so neanche io. Forse tra voi è successo qualcosa, tempo fa. L'unica certezza... E' che ormai l'oggetto dei tuoi desideri è diventato irraggiungibile. André Grandier è scomparso tempo fa e la probabilità che sia morto è altissima »
Oscar sussultò. Quell'uomo... Era morto? Oscar si poggiò alla sedia affianco, cercando di calmare il tremore delle gambe. Sentì come se il mondo le fosse appena crollato addosso, e un’ansia le scosse il corpo.
«Oh... Dunque adesso non hai più bisogno di me... E quindi vuoi portarmi via dopo avermi raccontato tutta la verità... Ormai non puoi più usarmi in alcun modo...E io che per tutto questo tempo sono vissuta in casa tua... Fidandomi ciecamente di te, senza sospettare nulla di ciò che mi hai appena rivelato. Ero felice della gentilezza che mi mostravi! Ero convinta che tu fossi il mio unico protettore... Se non ti vedevo per un po' di tempo, mi mettevo a cercarti dappertutto come una disperata! Ti seguivo come si insegue un'ombra evanescente! »
La sua voce si abbassò progressivamente, fermata da alcuni singhiozzi soffocati. Alexandre non aggiunse altro, continuò ad ascoltarla senza smettere di guardarla.
«E invece adesso viene fuori che ti sei servito di me come un’oggetto! Che mi hai tenuta con te soltanto per raggiungere i tuoi obbiettivi! Che  hai sfruttato la mia amnesia! »
«No... Oscar, no... »
Alexandre tentò di avvicinarsi a lei ma Oscar lo respinse, allontanandosi da lui rapidamente. Si asciugò le lacrime e cercò di tranquillizzarsi; prese i documenti sulla scrivania dell'uomo con le mani che tremavano sotto lo sguardo di Alexandre. Si vergognava così tanto delle sue parole.
«Me ne vado. Grazie... Di tutto... Grazie di aver fatto... Preparare... Questi documenti... »
L'uomo scagliò un pugno contro la scrivania ma Oscar non volle darci peso.
«Grazie per avermi tenuta in casa tua per tanto tempo... »
Oscar gli tese la mano ma lui le diede le spalle, voltandosi a guardare fuori la finestra.
"Oh..."
Oscar abbassò la mano, si voltò anche lei e si avviò fuori dallo studio con passo lento.
«Non hai capito niente... »
Si fermò a un passo dalla porta, la mano sospesa in aria vicino al pomello della porta. Si girò incuriosita dalle sue parole, allontanò la mano dal pomello e fece alcuni passi verso di lui. Alexandre era di fronte a lei, fu una questione di secondi e si ritrovò stretta a lui, e le labbra ad imprigionare le sue. Oscar sgranò gli occhi, poggiando le mani sul petto di lui. Sentì una fitta al cuore, la sua anima urlare, la mente offuscata. Alexandre si chinò di più verso di lei, approfondendo il bacio. Si staccò lentamente da lei, il capo della donna poggiato sul suo petto; lei ascoltava il battito impazzito del suo cuore, lui la teneva stretta tra le sue forti braccia.
"Oh... sento il battito del tuo cuore così vicino a me... Ricordo che, in un giorno lontano, ho affondato il viso nel petto robusto e confortante di qualcun altro... E ho chiuso gli occhi, come sto facendo adesso... Affidandomi unicamente a questa dolce sensazione di tepore..."
«Sono proprio uno stupido... Non mi sono accorto di niente, finché Josephine non mi ha aperto gli occhi... »
"Perché ti ho riservato un trattamento così crudele, in modo del tutto irragionevole e immeritato?"
Pensò lui alzando poi lo sguardo al cielo, corrugando la fronte. Oscar si aggrappò alla sua camicia, sperando di non farlo scappare ancora.
«Non... Non lasciarmi.... Tu per me sei molto più importante dell'Inghilterra... »
Si era innamorata di un uomo che non poteva avere ma che, a quanto pare, ricambiava i suoi sentimenti. Alzò il capo, guardandolo negli occhi mentre copiose lacrime le rigavano le guance rosse per l'imbarazzo. Alexandre sorrise, spostando alcune ciocche di capelli dal suo viso, donandole un nuovo bacio. Respirò a pieni polmoni il suo profumo, le mani poggiate sul petto, il suono del battito del suo cuore... Era lì che voleva stare.
«Se io fossi responsabile del tuo destino... Probabilmente ti avrei già rapita... Se potessi disporre di te a mio piacimento, come è accaduto in passato... Probabilmente ti avrei già fatta mia, anche a costo di usare la forza....Noi esseri umani siamo destinati a sfidare continuamente noi stessi, anche se percepiamo la sostanziale utilità di questo atteggiamento... Ci rendiamo conto del fatto che lottare contro la sorte è sciocco…Eppure, poiché questa è l'unica strada attraverso la quale percepiamo l'autenticità della nostra esistenza...E che non porterà alcun frutto. Non ci resta altro da fare se non procedere senza sosta... »
Oscar sussultò, stringendo le spalle.
«Non capisco... Non riesco a capire! Perché dici così?! Che hai intenzione di fare? »
Alexandre abbassò il capo per poterla guardare meglio negli occhi, avvertì una stretta al cuore nel vederla stupita dalla sua frase.
«Vorrei che tu andassi in Inghilterra dove potrò saperti sana e salva prima che la Rivoluzione diventi ancora più violenta... Devi affrettarti, Anzi mi scuso per averti trattenuta oltre per un motivo tanto futile »
Oscar sgranò gli occhi, strinse di più la camicia tra le dita, le labbra tremavano.
«No, non partirò, non senza di te! Non posso andarmene e lasciarti da solo! Non posso Alexandre! Per me sei più importante dell’Inghilterra, della mia stessa vita...io ti amo »
Sussurrò le ultime parole, imbarazzata; abbassò il capo, nascondendolo sul suo petto. Sentì la stretta attorno alle spalle farsi sempre più forte, il mento di lui poggiato sul suo capo, e lo sentì sospirare.
«Sei proprio testarda… una maledetta testarda »
Abbozzò un leggero sorriso, alzò il capo incontrando lo sguardo limpido di lui. Erano rare le volte in cui l’aveva visto abbozzare un sorriso e mai, ripeto, mai si sarebbe mai aspettata di vederlo ridere di gusto, con un’espressione rilassata e gli zigomi in rialzo. Si alzò sulla punta dei piedi, avvicinando il volto al suo ancora una volta.  E non si limitarono ai semplici baci, non si limitarono ad accarezzarsi evitando il contatto diretto con la pelle dell’altro. Si spogliarono rapidamente, liberandosi dall’ultima barriera che ancora li divideva e si amarono lì, nello studio di lui, avvolti dall’incessante rumore della pioggia esterna e dallo scoppiettare delle rosse fiamme del fuoco acceso, poco lontano da loro, nel caminetto.
 
///@///
 
Tornare a Parigi, dopo tanto tempo, faceva uno strano effetto. Ricordava una Parigi avvolta nella disperazione più totale, nella fame, nella guerra e nell’odio. Ora tutto questo era svanito, o meglio, sembrava che la situazione fosse migliorata almeno un po’. Sapeva del Direttorio e della fine che aveva fatto Robespierre e i suoi seguaci, in più un giovanissimo Napoleone Bonaparte stava compiendo miracolose campagne militari per la Francia. In quei anni di assenza aveva vissuto a Londra, in un quartiere di West End, insieme ad Alexandre. Scapparono insieme in Inghilterra quella stessa notte, abbandonando Parigi e la Francia, fin quando non sarebbe stato un posto più tranquillo. Era così bella la vita a Londra, la monarchia di Louis XVI era nulla in confronto a quella di George III. Sospirò amaramente, tenendo la mano al piccolo che aveva vicino. Avevano avuto un figlio, lei e Alexandre; un bellissimo bambino dai capelli scuri come il padre e gli occhi azzurri della madre. Aveva scelto lei il nome, esclusivamente francese: André. Alexandre non si oppose alla scelta del nome, né aveva chiesto alla compagna alcuna spiegazione. Oscar ricordava, ne era certo, ma non gli aveva mai dato la soddisfazione di ammetterlo a voce alta. Prese il piccolo tra le sue braccia, stringendolo dolcemente al petto e si girò incuriosita da alcune voci familiari parlare. Erano Rosalie e Bernard, c’era anche un’altra coppia con loro, forse due fidanzati,  ma quando lui si girò avvertì un colpo al cuore nel riconoscere André. Il piccolo se ne accorse, e si strinse di più alla madre, stringendole il collo tra le braccia. Forse aveva sentito il suo sguardo addosso, André si era girato verso di lei. Si chiese se ci vedesse ancora. Si guardarono per alcuni istanti, fermi nel mezzo della piazza ad osservarsi, studiarsi, ricordarsi tutti i momenti passati insieme. Fu proprio in quel momento che Oscar potette finalmente dire:
«Sì Alexandre, ricordo tutto »
 
   
 
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