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Autore: Nope1233    28/01/2019    0 recensioni
"Lui comparve quando ero finalmente giunta al limite e avevo compreso cosa desideravo fare della mia vita.
Lui comparve nel momento in cui mi ero resa conto che non avevo nulla da perdere."
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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T/N POV

Man mano che percorrevo la strada di casa, la pioggia iniziò lentamente a diminuire e mi ritrovai davanti agli enormi cancelli della mia villa. Durante il tragitto avevo immaginato mille soluzioni per evitare di tornare a casa quella sera, ma purtroppo nessuna di quelle era assolutamente fattibile.

Una volta in casa, venni accolta da Tanaka con un profondo inchino e lo salutai normalmente; detestavo quel modo di fare distaccato che l'uomo era costretto a mantenere, esattamente come per tutti quelli che mia madre chiamava volgarmente servitù.

Salii le scale per andare in camera mia sperando di non incontrare mia madre, ma purtroppo la ritrovai nella mia stanza intenta ad osservarmi a braccia conserte.

"Dove sei stata?" chiese con tono accusatorio.

"A farmi un giro." risposi stizzita ed indicai la porta. "Ora esci per favore."

"Tu domani andrai a quell'appuntamento. Ho già dato conferma al posto tuo e non voglio sentire scuse."

"Ma ti sembra corretto, mamma?! Ti rendi conto di quello che dici?" gridai.

"Domani verranno un parrucchiere ed un truccatore ad acconciarti come si deve e Seishiro Yamamoto verrà a prenderti alle sette. Fatti trovare in camera tua alle cinque e mezza." continuò imperterrita la donna avviandosi alla porta.

"Perché devi intrometterti in questo modo? Non riesco davvero a capirlo!"

"Hai un'occasione d'oro per far contenti i tuoi genitori e per organizzare al meglio il tuo futuro, non posso permettere che ti rovini in nome della tua stupida fase adolescenziale. Buonanotte tesoro, riposati." disse chiudendo la porta per poi sparire nel corridoio senza darmi modo di ribattere.

Un forte nodo mi strinse la gola, ma trattenni le lacrime. Non volevo permettere a quell'egoista di mia madre di rovinarmi di nuovo, non potevo lasciarglielo fare.

Mi aggrappai all'idea che domani avrei avuto l'esame alla UA e riuscii a riprendere subito le redini del mio sentire facendolo tornare al suo posto. Iniziai a spogliarmi per farmi una doccia e gli occhi mi caddero sulle medicazioni eseguite da Sero, il primo ragazzo capace di esercitare su di me quello strano fascino, e mi dispiacque parecchio doverle rimuovere.

Più rivedevo quella scena nella mia mente, più lui aveva un che di dolce e tremendamente rassicurante e sperai tanto di poterlo rivedere il giorno seguente per poterci scambiare qualche altra parola. Non volevo comunque farmi illusioni e mi costrinsi a mantenermi concentrata sul mio obbiettivo: andarmene dall'inferno quale era la mia casa il prima possibile.

- - -

La sera prima avevo impostato la sveglia, ma non serví affatto per via della forte adrenalina che mi scorreva nelle vene dato l'imminente test. Dopo essermi vestita nella maniera più comoda possibile, uscii a passo felpato dalla mia stanza pregando di non farmi vedere da mia madre. Fortunatamente non era in casa e percorsi di corsa tutto il vialetto fin sulla strada, dove tirai un sospiro di sollievo e proseguii il mio percorso fino alla UA.

Una volta all'interno del cortile, mi accorsi dell'infinito numero di aspiranti eroi che mi circondavano e venimmo tutti fatti accomodare nell'auditorium della scuola per la presentazione dell'esame.

Mi sentivo parecchio tesa e, a tratti, era come se non appartenessi per nulla a quel mondo. Fortunatamente mi accorsi di quanto quella sensazione fosse il frutto di tanti anni di isolamento nei confronti della gente comune e mi accorsi di trovarmi comunque a mio agio in mezzo a tutti quei ragazzi della mia stessa età.

PresentMic, un noto eroe che spesso prestava la sua voce anche alla radio, salí in cattedra e ci illuminò sulle caratteristiche della prova pratica dell'esame. 
Tenendo le orecchie tese sulla spiegazione, ne approfittai per studiare la massa dei compagni di esame che mi circondavano per vedere se riuscivo a trovare Sero. Riuscii poi a scorgerlo poche file sopra le mie e mi presi qualche secondo per osservarlo meglio fino a che i suoi occhi non caddero su di me. Senza aver modo di controllarmi mi voltai di scatto verso l'insegnante ed arrossii violentemente; non mi era mai successo nulla di quel genere.

Una volta conclusa la spiegazione, ci avviamo verso i vari campi di addestramento attrezzati per l'occasione. Io e i miei compagni venimmo smistati in gruppi più piccoli e attendemmo l'apertura dei cancelli iniziando a riscaldare i muscoli e preparandoci mentalmente.

Dovevo rimanere concentrata sul mio obbiettivo, nulla era più importante della mia fuga dalla mia famiglia in quel momento.

"Le ginocchia come vanno?"  chiese una voce alle mie spalle.

Mi voltai di scatto e vidi Sero sorridermi con le mani appoggiate ai fianchi.

"C-Ciao! Vanno molto meglio, grazie!" dissi imbarazzata.

"Meno male. Wow, chi poteva immaginare che ti avrei rincontrato qui!"

"Eheh... È vero..." mormorai.

"Allora ti auguro buona fortuna..." disse passandomi a fianco e camminando verso i cancelli rivolgendomi un lieve gesto con la mano. "Metticela tutta, T/C!"

- Si ricorda il mio nome... -

"C-Certo! Anche tu!" dissi.

In quell'istante i cancelli si aprirono e tutti si riversarono di corsa nel ground.

"Ci vediamo in cima!" disse con un enorme sorriso seguendo i nostri compagni ed io feci lo stesso portando tutta la mia concentrazione verso l'esame.

Non dovevo permettere alla mia mente di farmi ricomparire il sorriso di Sero davanti agli occhi; dovevo sforzarmi. Scossi la testa per cercare di liberarmi dai pensieri scomodi ed in quel preciso istante mi si parò davanti il primo robot che cercò immediatamente di colpirmi.

Non persi tempo e mi gettai su di lui. 
Dopo averlo toccato, attivai la mia Unicità portando il calore del metallo di cui era composto in lastre bollenti e lo vidi andare in corto circuito per poi accasciarsi a terra. Ero certa che sarebbe stato più facile del previsto.

Toccò poi ad un'altra serie di robot e, mentre i minuti scorrevano veloci, riuscii a collezionare un'ottima serie di punti.

Mancavano pochi secondi quando uno dei miei compagni colpí uno dei robot e l'esplosione che provocò fece catapultare una delle lastre nella mia direzione. Era troppo veloce per poterla schivare e non mi venne in mente nulla con cui riuscire a pararmi dal colpo in arrivo.

Un nastro bianco spuntò dal nulla cingendomi la vita ed alzandomi da terra riuscendo così a farmi evitare la lastra che si schiantò a terra con un forte tonfo.

Mi librai in aria per qualche istante per poi cadere tra le braccia di Sero e solo allora ricollegai il nastro che mi aveva medicato le ferite il giorno prima a quello che mi aveva appena salvato.

"Stai bene?" chiese.

"S-Si!" risposi avvampando e mettendo i piedi a terra.

"Perdonami, forse avresti potuto evitarla da sola, ma non volevo rischiare."

"Tranquillo... Anzi, grazie! Probabilmente non l'avrei schivata affatto!" sorrisi imbarazzata grattandomi la nuca.

In quel momento il suono che annunciava la fine della prova risuonò per tutta l'area e vidi alcuni dei miei compagni sedersi a terra esausti. Ognuno di noi aveva dato il massimo e si vedeva benissimo dalle nostre espressioni, stanche ma soddisfatte.

"Se posso dirlo, hai un'Unicità davvero interessante T/C!" disse Sero mentre ci avviavamo verso l'uscita.

"Ahah... Grazie. Anche la tua è affascinante!" dissi nel più completo imbarazzo.

"Grazie! Hai tenuto conto del tuo punteggio?"

"Ad essere onesta no..."

"Beh, ti ho vista mentre mandavi quei robot in corto circuito uno dopo l'altro! Credo proprio che tu possa stare tranquilla per quanto riguarda l'esito dell'esame!" sorrise Sero.

- Mi ha... vista? -

"T-Ti ringrazio..."

"Sero!" gridò uno dei nostri compagni avvicinandosi a noi di corsa. "Si pensava di andare a festeggiare per la conclusione dell'esame, ti andrebbe?"

"Perché no!" rispose Sero con un altro sorriso per poi rivolgersi a me. "Vorresti venire anche tu, T/C?"

"Eh?! S-Sei sicuro?" chiesi arrossendo.

"Certo! In fondo l'esame l'hai fatto anche tu, no?"

"Si, ma... Sei sicuro?"

"Ovviamente!"

Rimasi per qualche secondo a contemplare il sorriso che mi aveva rivolto e quasi non sentii il telefono vibrarmi nella tasca. Lo presi in mano e scoprii il nome di mia madre invaderne lo schermo, così sbuffai e buttai giù la chiamata.

"Tutto bene?" chiese Sero con tono preoccupato.

Avevo l'occasione di rilassarmi passando un bel pomeriggio e non volevo permettere a mia madre di rovinarmelo, per nulla al mondo. Dovevo essere più forte.

Alzai gli occhi su Sero e gli rivolsi un grande sorriso.

" Va bene, vengo!" dissi.

"Ottimo!" sorrise il ragazzo di rimando.

Poco dopo ci ritrovammo a camminare verso un locale in compagnia di alcuni dei nostri compagni di test e rimasi in fondo al gruppo completamente sola. Non ero abituata a fare conoscenza di gente nuova a quella velocità e la mia timidezza prese il sopravvento. Odiavo quella parte di me, ma non potevo aspettarmi altro da me stessa data la mia infanzia completamente isolata. L'atmosfera che mi circondava però era piena di gioia e riuscivo a godermela comunque respirandola a pieni polmoni.

Sero era poco più avanti e riuscii a vederlo ridere insieme ai nostri coetanei scherzando con loro come se li conoscesse da una vita. Più lo guardavo, più lo trovavo bello e mi resi conto che probabilmente mi ero presa una cotta di quelle pesanti. Non me l'aspettavo minimamente, ma riuscii ad accoglierla come se fosse la cosa più naturale del mondo; non ci lottai contro nemmeno per un istante.

Il mio telefono vibrò nuovamente e buttai giù per la seconda volta la telefonata di mia madre. Alzando gli occhi dal cellulare e facendoli tornare su Sero, mi accorsi che aveva notato la mia lontananza e si staccò dal suo gruppo per avvicinarsi a me.

"Sicura che vada tutto bene?" chiese preoccupato appena si posizionò al mio fianco.

"Si, si. Sono io che faccio fatica a fare conoscenza con altre persone." ammisi con un sorriso di circostanza.

"Devi rilassarti!" sorrise il ragazzo. "Io li ho conosciuti solo stamattina, ma sono davvero simpatici! Lasciati andare e piacerai anche a loro, ne sono certo!"

Avvampai per le sue ultime parole e lo guardai con aria stupita.

"In... In che senso?" chiesi.

Parve che il ragazzo si rese conto di quella sua frase freintendibile perché si irrigidii e mi mostrò un sorriso imbarazzato muovendo velocemente le mani davanti al petto.

"Ehm! N-Nel senso mi sei sembrata subito particolarmente simpatica quando ti ho incontrata ieri e... Si, ecco. Pensavo che gli altri potessero avere la stessa sensazione!" disse.

"Ma se ieri non ho praticamente detto una parola..."

"Ehm... È stata una sensazione, ok? Non pensare male, ti prego!" continuò mettendo le mani in segno di preghiera.

"Tranquillo..." sorrisi cercando di rassicurarlo. "Ho capito!"

Il ragazzo sospirò come se si fosse liberato di un peso e si massaggiò la faccia con espressione rassegnata.

"Devo sempre fare figuracce. Perdonami, T/C." disse.

"Non preoccuparti, dico davvero! Va tutto bene!"

"Ti ringrazio..."

Poco dopo giungemmo al locale nostra destinazione, un ristorante di una nota catena di fast food, e dopo aver ordinato ci sedemmo ai tavoli. Sero si posizionò di fronte a me ed iniziò a parlarmi come per aiutarmi a rompere il ghiaccio con la restante parte del gruppo.

Le ore passarono e, mentre continuavo a chiudere il telefono in faccia alle chiamate di mia madre, mi rilassai. Grazie a Sero riuscii a liberarmi ed iniziai a parlare un po' con tutti scoprendo che il ragazzo aveva ragione sulla simpatia che caratterizzava quel gruppo. Mi resi conto che era da parecchio tempo che non mi divertivo in quel modo e non potei che essere felice della cosa.

"Hey, T/C, in cosa consiste la tua Unicità di preciso?" chiese uno dei ragazzi.

"Ecco, posso aumentare ed abbassare la temperatura di un oggetto che tocco a mio piacimento! Posso farlo anche con il mio stesso corpo. " sorrisi.

"Oh! Ma che figata! Ecco perché quei robot andavano in tilt come se nulla fosse!"

"Eheh, ti ringrazio..." dissi.

"Ragazzi, che ne dite di andare al karaoke?" si intromise una ragazza di punto in bianco.

"Ottima idea!" rispondemmo tutti in coro.

Una volta usciti dal locale per dirigerci verso la nostra nuova destinazione erano ormai le sei di sera e ripensai all'appuntamento a cui sarei dovuta andare da lì a poco, ma mi rassicurati con il fatto che le chiamate di mia madre si erano finalmente placate. Sperai con tutto il cuore che avesse abbandonato l'idea di vedermi accasata con quel ragazzo pomposo.

"Ti vedo pensierosa, T/C. È per l'esame?" chiese Sero una volta avvicinatosi e camminando al mio fianco.

"Beh... Si!" mentii. "Spero tanto che riusciremo a passare!"

"Aah, non pensarci! Sono certo che ce la faremo senza problemi!"

"Come fai ad esserne così sicuro?" chiesi con aria curiosa.

"Beh..." sorrise imbarazzato portandosi una mano alla nuca. "Cerco sempre di essere il più positivo possibile! Se mi facessi troppi problemi avrei la sensazione di allontanarmi ancora di più dal mio obbiettivo. "

La sua spontaneità ed il suo sorriso sincero erano tra le cose più belle e lontane dal mio mondo rigido e completamente grigio; mi rilassavano con una semplicità spaventosa.

"Hai ragione!" sorrisi. "Allora prenderò esempio da te!"

"Mi pare un'ottima idea!" sorrise di rimando. "Vedi che se riesci a rilassarti, tu...Ehm...l-le cose prendono una piega molto più leggera? Ahah!"

Quella frase scomposta catturò la mia attenzione ed osservai il ragazzo con aria interrogativa.

"Non ho capito, in che senso?" chiesi.

"Nulla! Nulla! Lascia perdere!"

"Signorina T/C." disse una voce alle mie spalle interrompendo il discorso tra me e Sero.

Mi bloccai all'istante voltando lo sguardo e tutto il mio nuovo gruppo di amici fece lo stesso.

Tanaka, il maggiordomo della mia famiglia, era davanti a me esibendosi in un profondo inchino e dietro di lui riuscivo a vedere parcheggiata una delle auto di mio padre.

"Signorina, sua madre è in auto che la aspetta. Chiede se cortesemente potesse andare con lei a casa." disse l'uomo.

Mi sentivo come congelata ed i muscoli per alcuni secondi non risposero ai miei comandi. Sero ed i miei compagni di esame studiavano la situazione con occhi interrogativi in un silenzio tombale non avendo la minima idea di quello che stava succedendo.

Anche io non sapevo come reagire a quella situazione, non mi era mai successo nulla del genere prima di allora.

"T-Tanaka, per favore, porta mia madre a casa e dille che torno stasera." mormorai nel più completo imbarazzo.

"Non posso, signorina. La prego di seguirmi." disse Tanaka indicando l'auto con entrambe le mani.

"No... Non verrò a casa."

Vidi la portiera della lussuosa macchina aprirsi all'istante e mia madre si avvicinò a me a larghe falcate nonostante i tacchi alti per poi afferrarmi un braccio.

"C-Cosa stai facendo?" balbettai cercando di liberarmi.

"Smetti subito di fare la bambina, T/N! Hai un appuntamento importante tra meno di un' ora, dobbiamo muoverci!" sbottò la donna.

"No, no e ancora no!" dissi dimenandomi.

Lanciai un'occhiata veloce ai miei compagni che assistivano ancora la scena stupiti, ma mi soffermai soprattutto su Sero. Nei miei occhi credo si notasse tutto il malessere e l'imbarazzo che stavo provando e non avevo la più pallida idea di come gestire quella situazione.

L'espressione di quel ragazzo, la mia prima vera cotta, era confusa e dubbiosa sul da farsi. In quei pochi secondi mi chiesi infinite volte cosa stesse pensando di me e se per colpa di quella scenata avrebbe smesso di parlarmi.

"Andiamo e smetti di fare storie inutili!" continuò mia madre.

Diedi un ultimo strattone e mi liberai dalla sua presa, ma in quell'istante mi arrivò un fortissimo schiaffo da parte della donna, tanto da farmi voltare lo sguardo. Cadde un pesante silenzio che durò infiniti secondi, dove portai una mano alla guancia ferita ed iniziai a sentire delle lacrime cariche di rabbia riempirmi gli occhi.

"Sei una stupida bambina."disse stizzita mia madre allungando una mano verso il mio polso. "Cresci una buona volta! Forza, and... !"

L'interruzione della frase da parte della donna mi fece voltare per scoprirne la causa e mi stupii parecchio una volta che riportai gli occhi verso di lei.

Sero si trovava davanti a me con le braccia larghe come a farmi da scudo e scrutava mia madre a testa alta.

"E tu chi saresti, di grazia?" chiese la donna cercando di mantenersi composta.

"Dal suo comportamento, immagino che lei sia la madre di T/C. Perché tratta sua figlia in quel modo?" domandò il ragazzo.

"Piccolo maleducato, queste cose non ti riguardano affatto. Spostati immediatamente."

"No, a meno che non chieda scusa a sua figlia."

"Che fantastici amici ti sei trovata, tesoro." ironizzò mia madre. "Oppure è questo ragazzo il motivo per cui non vuoi accasarti come dio comanda? Non lo trovi troppo insulso per una come te? Meriti molto di più di questo, mia cara."

Quegli insulti verso Sero fecero esplodere la forte rabbia che trattenevo ormai da un po' e scattai davanti al ragazzo per guardare mia madre dritta negli occhi.

"Non ti permettere, hai capito?! Non sono affari tuoi con chi esco io!" sbottai furiosa.

"Lo sono eccome dato che vedendo questa massa di mentecatti tenti di mandare all'aria l'appuntamento con il tuo futuro marito." continuò la donna.

"Ma assolutamente no, te lo puoi scordare che io esca con quel morto di sonno!"

"Ora basta, mi hai davvero stufato." disse per poi rivolgersi al maggiordomo con uno schiocco di dita. "Trascinala in auto, non mi importa come." concluse voltandosi e tornando verso la macchina.

"Mi perdoni, signorina." disse Tanaka che, dopo essersi avvicinato, mi afferrò per entrambe le braccia iniziando a tirarmi verso l'auto.

Nonostante il mio dimenarmi e le mie suppliche venni spinta sui sedili posteriori, ma prima che la portiera si chiudesse, riuscii a lanciare un'occhiata a Sero. Aveva un'aria sconsolata, come se fosse profondamente ferito e preoccupato da qualcosa e riuscii ad alzare la testa per farmi vedere da lui.

"P-Perdonami, Sero! Io non..." gridai.

La portiera si chiuse in quell'istante e non riuscii a completare la frase. Delle grandi lacrime iniziarono a rigarmi il viso mentre scrutavo la figura del ragazzo attraverso il vetro oscurato e l'auto si mise in moto per poi allontanarmi pian piano da quella stupenda boccata d'aria quale era stato quel gruppo di miei coetanei per tutto il pomeriggio.

Li vidi seguire con lo sguardo l'allontanamento della macchina e mi si strinse il cuore l'idea di non averli nemmeno potuti salutare.

"Forza, tesoro. Datti un contegno. Siamo in ritardo e non abbiamo tempo per rendere presentabile un viso rigato dal pianto." disse la donna al mio fianco.

"Vattene al diavolo, mamma!" le gridai addosso per poi abbassare la testa fino a farla appoggiare sulle ginocchia ed iniziare a piangere disperatamente.

Ero esausta.
Lo ero di ogni cosa che mi circondava in ogni sua forma e mi sembrava sempre tutto troppo grande, troppo problematico per essere affrontato a testa alta.

Mi mancava Sero; lui era l'unico a riuscire nel trasmettermi la forza e la positività necessaria per andare avanti. Quel ragazzo mi mancava, veramente tanto.

   
 
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