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Autore: clairemonchelepausini    29/01/2019    0 recensioni
Emma Williams aveva chiuso con l’amore, fino a quando la sua strada non incrocia quella di Niall Horan o forse sarebbe meglio dire non si scontra con quella di un affascinante, misterioso cantante. Due persone completamente diverse che la vita aveva fatto incontrare. Nessuno l’avrebbe mai detto, ma a distanza di anni hanno realizzato il loro sogno d’amore e Natale è proprio il momento per sognare: le luci scintillati, i mille addobbi che decorano Londra, l'atmosfera magica...nulla può essere più perfetto. Lo credevano anche loro, ma il Destino sembra riservare per loro qualcosa di speciale e chissà se anche Babbo Natale no ne approfitti per…
Sequel- Missing Moment della storia “Per una scommessa” ||Niall Horan ||
Una raccolta di 4 capitoli che racchiudono la magia del Natale, l’amore, la famiglia e il momento più bello dell’anno in cui bisogna essere felici. E Niall ed Emma lo saranno.
Un’avventura da vivere e sognare insieme.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTE
★ Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “(Natale a sorpresa)”
a cura di EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni
★ Pacchetto: numero: 11
★ Prompt/Traccia scelto: FOTO:  https://imgur.com/a/4e3Ysjh

FRASE: «I calzini non bastano mai» disse Albus Silente. «È passato un altro Natale, e nessuno mi ha regalato un solo paio di calzini. Chissà perché a me regalano soltanto libri». [HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE, J.K. Rowling]









 
13 Febbraio 2025
 
A te Emilia. 
È passato esattamente un mese da quando sei venuta al mondo; sei il dono più bello della nostra vita e penso che da oggi in poi tuo padre impazzirà ad avere in casa due donne. Sei stata così irrequieta nell'ultimo periodo, lanciando falsi allarmi e facendoci correre in ospedale invano mentre tu avevi già deciso quando saresti arrivata; sei stata padrona del tempo e hai avuto potere su di noi ancor prima di nascere. Rido ancora nel ricordare tutte le volte in cui tuo padre ha sbuffando quando dopo i controlli dalla nostra ginecologa era costretto a tornare a casa per cercare di riposare mentre io e tu avevamo sempre voglie assurde.
Per lui è stato un vero inferno, ma ha sempre fatto di tutto per esserci, anche rinunciare a parte del suo lavoro e… sì, voglio che te ne ricordi perché se quando sarai grande capiterà che tuo padre non potrà essere presente ad una recita, allora sappi che ci sarà alla prossima.
Non ti ha fatto mancare mai nulla prima e di certo non lo farà dopo, ma siamo grandi e spesso commettiamo errori o ci lasciamo trasportare dal lavoro e dalla routine.
È vero ciò che si dice riguardo al parto, è una delle esperienze più dolorose per ogni donna, ma tutto svanisce quando puoi tenere quel fagottino in braccio. Ho visto gli occhi di tuo padre illuminarsi al tuo primo pianto, quando con mani tremanti ha tagliato il cordone ombelicale; ho sentito ogni altra cosa perdere importanza quando ti ho guardato per la prima volta.
Questa è la prima di una serie di lettere che ti scriverò nel corso degli anni, così che quando non ci sarò più, avrai qualcosa con cui ricordarmi. 
Lo so, può sembrare triste e macabro, ma quando sarai più grande imparerei che la vita è preziosa e basta un attimo per perdere quella felicità che hai costruito con il tempo. 
Non dimenticare mai quanto ti amo, non chiuderti mai in te stessa tutte le volte che la vita ti butterà giù; la vita è fatta di momenti difficili ma anche di istanti magici. 
Ho imparato a mie spese quanto può essere dura, ma in qualche modo ce l’ho fatta; certo se parlerai con tuo padre o con le tue madrine Rose e Shay sentirai una versione diversa, ma tu ascolta la mia.
Impara da ogni esperienza, diventa la donna forte che so che potrai essere e se talvolta io o tuo padre non capiremo le tue scelte non mollare, siediti con noi e aiutaci a farlo. Sono sicura che sarò testarda, che a volte non condividerò le tue scelte, ma sarò sempre dalla tua parte  proprio come tuo padre che tra i due sarà quello più buono: già adesso sei solo uno scricciolo riesci ad averlo ai tuoi piedi. 
Per me sarà difficile lasciarti andare ma ti permetterò sempre di seguire i tuoi sogni, anche quando saranno diversi dai miei.
Sei vita per noi, la più preziosa e quella che proteggeremo sempre a qualunque costo.
Non lasciare che tuo padre – se io dovessi andarmene prima –si crogioli nel suo dolore, aiutalo a rialzarsi e fatevi forza l’un l’altro perchè voi siete e sarete sempre la parte migliore di me.
Con amore,
la tua mamma.


Niall si era addormentato sul divano quel pomeriggio perché non riusciva a tenere gli occhi aperti dato che la loro piccola principessa la notte scorsa aveva dormito a turni di due ore.
Emma lasciò cadere la penna, chiuse la lettera e la conservò nello scrigno di legno sul comò, si infilò le pantofole e dopo aver controllato Emilia, si diresse in soggiorno dove trovò il marito che dormiva.
Non poté fare a meno di sorridere, non lo avrebbe svegliato ma voleva immortalare quel momento.
Corse a prendere il suo cellulare e dopo aver impostato il silenzioso scattò la foto. 
Era divertita e soddisfatta e quando si voltò per tornare in camera due braccia forti la strinsero bloccandola.
«Dove credi di andare?» gli sussurrò all’orecchio, mentre le sue labbra la sfioravano appena.
«A vedere…» ma non riuscì a finire la frase perché brividi di piacere le attraversarono il corpo.
Era da un mese che i due non avevano un rapporto intimo, il dottore aveva detto di aspettare fin quando non avrebbe recuperato le forze, ma quell’attesa stava distruggendo entrambi.
Niall spostò i capelli da un lato e iniziò a baciarle il collo, mentre Emma si lasciò andare poggiando la schiena al suo petto. Entrambi avevano bisogni di quei contatti, così si voltò di scatto e allungò le braccia attorno al suo collo per attirarlo di più verso di sé.
L’irlandese la baciò con urgenza, non era un bacio dolce, tenero ma voglioso e prepotente.
In quel gesto c’era tutta la sua frustrazione per un’attesa che sembrava lunga anni piuttosto che settimane; quando Niall fece scivolare la mano sulla sua schiena, i sensi di Emma si persero proprio come il suo autocontrollo.
«Dovremmo…» farfugliò lui a corto di fiato pensando di farcela, ma quando lei si tuffò di nuovo sulla sua bocca riprese a baciarla con voracità. Essere lucidi era difficile quando sua moglie non faceva altro che provocarlo. 
La verità era che Emma si sentiva bene ma aveva un marito troppo apprensivo per cui era il momento di fare qualcosa.
«… Fermarci?» alla fine riuscì a domandare Niall, scostandosi a malincuore dalla moglie.
«Stai dicendo davvero?» disse digrignando i denti; seppure lui odiasse litigare era la cosa giusta e lo sapevano entrambi.
«Io sto bene» urlò esasperata, ma lui scrollò la testa e ancora una volta le ripeté che avrebbero fatto l’amore solo quando la ginecologa avrebbe accordato il permesso.
Emma afflosciò le spalle, si mise a piangere e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi stringendo le mani in due pugni chiusi. Era frustrante, voleva Niall con tutta se stessa ma quando lui si avvicinò e lei si scostò velocemente ebbe una piccola fitta.
Forse, dopotutto non era ancora pronta.
Rimasero a guardarsi negli occhi, nello sguardo verde di lei e negli occhi azzurri di lui si leggevano le stesse emozioni. Si avvicinarono contemporaneamente, accorciarono la distanza e ripresero a baciarsi cancellando ogni più piccola disputa finchè furono interrotti da un pianto che richiamò la loro attenzione.
«Anche lei ci sta dicendo…», ma Niall si zittì dopo che ricevette l’occhiataccia gelida di Emma.
Entrambi accorsero verso la culla della piccola che, una volta visti i loro volti, smise di piangere.
«Fai già i capricci?» domandò dolcemente Emma, passando una mano sul pancino di Emilia, mentre Niall iniziò a fare facce buffe, perdendo anche l’ultima briciola di dignità che gli era rimasta.
«Sei incorreggibile» affermò lei, ma il marito non se ne curò e continuò.
«Come se tu non lo avessi mai fatto» gli rispose ammiccando, sapendo che c’era un video testimone del suo momento da mamma chioccia.
La piccola si addormentò sentendo il loro chiacchiericcio, mentre entrambi rimasero con quell’espressione ebete, sorridendo quando notarono la tutina che indossava quel giorno.
Emilia Horan era già grande fan della mamma e del papà ed era stata viziata dagli zii acquisti che per l’occasione le avevano regalato un guardaroba personalizzato. Stava indossando, difatti, la tutina che Harry e Shay avevano fatto arrivare da New York ed essa diceva “mamma mi ha fatto bellissima, papà mi ha fatto directioner”.
Le vere origini non potevano mai mancare. Era l’orgoglio di tutti, una piccola fan non ancora cresciuta.

 
*****************  

 
13 gennaio 2026

Mia dolcissima Emilia,
Un anno, è davvero passato un anno? 
Sembra impossibile che io sia di nuovo qui a scriverti per il tuo primo compleanno. Sono passati trecentosessantacinque giorni, gli stessi che ho trascorso cullandoti, osservandoti e continuando a fare il lavoro che amo. Tuo padre continua a dondolarti canticchiando nonostante ormai hai iniziato a fare i primi passi; ha passato notti intere a farti addormentare tra le sue braccia, come ho fatto io nelle sere in cui lui non c’era. Eppure se mi guardo indietro, mi tornano mille dubbi, paure e incertezze che ho sempre pensato di risolvere, ma che in realtà sono rimasti lì, latenti. 
Quanti di questi ricordi rimarranno per sempre nella mia memoria? Quanti saranno da te ricordati? Spero che un giorno, riguardando le foto, troverai nei miei occhi colmi d’amore le risposte che cercherai, così come in quelli di tuo padre la forza e la grinta che lo contraddistinguono.  
Ogni giorno sei una sorpresa continua, ogni gesto mi porta a conoscerti sempre di più e il regalo più bello lo fanno i tuoi tanti sorrisi. Abbiamo una lotta in corso con tuo padre: lui è convinto che papà sarà la tua prima parola, io penso che sarà mamma, quindi… Beh, ti prego di non gonfiare ancora di più il suo ego. Scherzo, qualsiasi cosa tu dirai, sarà per noi fonte di gioia. 
Ho imparato a riconoscere i tuoi diversi tipi di pianto, ho capito che non importa come sono conciata o se sono stanca, so che in ogni tuo abbraccio posso perdermi, lo stesso che condivido con tuo padre. Ho capito che le parti del giorno più importanti per me sono quelle che passo con te, quelle che insieme condividiamo con tuo padre ed è in quei momenti che rivivo l’amore che provo per i miei genitori – i tuoi nonni- che ora non ci sono più. 
La nostra più grande paura, sia mia che di tuo padre, è quella che noi non saremo in grado di trasmetterti tutto il nostro amore, le gioie e la felicità che ci ha dato il tuo arrivo. Siamo consapevoli che in questo momento sei troppo piccola per capire, ma siamo fiduciosi che un giorno ci dirai se siamo stati dei buoni genitori, proprio come i nostri lo sono stati per noi.
A volte nella mia mente rivivo quegli attimi di puro divertimento che tu stessa ci hai regalato: quando hai preso e buttato a terra la chitarra preferita di papà, quando hai stretto con le tue manine la collana di perle che mi aveva regalato mia nonna o quando hai rigurgitato il tuo latte suoi nostri più cari amici. 
Ci hai regalato davvero tantissimi bei momenti, alcuni che custodisco più di altri e sorrido già agli altri mille che ci saranno.
Tuo padre dice sempre che da lui non hai preso nulla, ma non lasciarti convincere perché io vedo tanto di lui, come i suoi occhi azzurri, il suo sguardo dolce e le sue fossette quando ridi.
Abbiamo capito che ogni giorno con te è unico e irripetibile.
Oggi, nel giorno del tuo primo compleanno vogliamo regalarti un album che riempiremo insieme anno dopo anno, lo stesso che sfoglierai quando la vita ti sembrerà difficile.
Non perdere mai il sorriso che ci illumina ogni giorno, lascia che i tuoi occhi raccontino la tua storia e talvolta parlino per te; sogna e fallo in grande. 
E so che è un cliché, ma ricorda che dopo ogni tempesta arriva sempre l’arcobaleno.
Con amore,
la tua mamma.


Emma richiuse su se stessa la lettera e la depose dove stavano anche le altre quando una piccola figura catturò la sua attenzione.
«Dove stai andando?» domandò dolcemente la mora mentre due occhietti azzurri erano fermi a fissarla, ma appena lei fece cenno di alzarsi scappò sgambettando con l’aiuto del girello.
Lei sorrise divertita a quella scena, si stava rendendo conto di quanto sua figlia stesse crescendo e quanto di loro in realtà avesse, pur se sembravano tre persone distinte.
Emilia aveva ereditato i capelli castani della madre, gli occhi azzurri del padre e i loro peggiori caratteri: era testarda, non sempre ascoltava i rimproveri e rideva anche quando faceva una marachella.
Sì, Emilia Horan era proprio la figlia di Emma e Niall, non c’erano dubbi.
«Ems… sai dove…», ma non fece in tempo a finire la frase che la moglie alzò un sopracciglio sfidandolo a completare la sua domanda.
«Stavi dicendo per caso… Ems… sai, dove si è cacciata tua figlia?» domandò lei, scimmiottando la sua voce e i suoi occhi mentre Niall di ripicca mise le mani sui fianchi e la guardò di traverso.
Non rispose, non poteva perché era la verità e dopo un attimo di silenzio i due scoppiarono a ridere.
«Chissà perché quando combina qualcosa è figlia mia e quando fa la brava è figlia tua!» ribatté senza smettere di sogghignare mentre con la coda dell’occhio vide la piccola peste dietro al pilastro che li guardava attentamente. 
Voleva ribattere ma avevano questioni più importanti: la festa di compleanno e l’ultima bravata di Emilia.
«Che cosa ha combinato questa volta?» chiese spostando il peso da una gamba all’altra, guardando guardinga la figlia.
«Ha solo… Ems… avevo appena finito di sistemare i fogli con la scaletta delle canzoni per il tour e lei ha deciso che quell’ordine non le piaceva e ha fatto cadere tutti i fogli a terra» ammise Niall sbuffando, mentre Emma cercava di trattenere le risate.
Se entrambi avevano imparato qualcosa era che più cresceva e più era difficile mantenere gli occhi su tutta la casa in attesa del suo prossimo guaio.
Emma lo aveva imparato a sue spese, quando un giorno aveva dimenticato la porta del suo studio aperta ed Emilia si era intrufolata facendo cadere a terra una scatola con più di cento bottoni prima di scappare.
«Mi spiace tesoro» affermò sincera, ma ormai il guaio era fatto e anche se sgridarono la piccola per farle capire che non si toccava il lavoro del padre, era sempre una bambina, così Emma aiutò Niall a rimettere apposto tutto il materiale.

Per la festa del primo compleanno di Emilia, Emma e Niall avevano organizzato qualcosa di semplice ma di classe. Dopo aver disposto il loro grande soggiorno a prova di bambino, sistemarono un grande tavolo in fondo alla sala vicino al muro e sopra di esso attaccarono uno striscione con scritto “buon primo compleanno Emilia”.
Avevano ordinato dei tavoli grandi per gli adulti e dei tavoli piccoli con sedie annesse per i bambini, lasciando un ampio spazio per i vari giochi che ci sarebbero stati, ma anche un angolo per le foto e per i ricordini che una volta finita la festa avrebbero dato loro.
Il tema? Beh, su questo Niall ed Emma avevano discusso molto perché volevano cose nettamente diverse; a dissipare le acque ci avevano pensato Harry e Shay che, guardandosi e ammiccando l’uno all’altro, avevano trovato la soluzione.
«Chi l’ha detto che una bambina deve essere per forza una principessa?» iniziò la mora, mentre il riccio la spalleggiava.
«E se volesse essere una calciatrice?» così anche Styles completò ciò che Shay aveva iniziato.
Erano anticonformisti e infatti la festa del primo compleanno di Emma presentava aspetti femminili e altri un pò più maschili.
La battaglia era stata vinta dai due amici evidentemente, ma nessuno sembrò infastidito da quella scelta.
Emma per l’evento aveva deciso di indossare qualcosa di classico e semplice, infatti sopra i jeans mise un maglione di caldo cotone blu con striature nere e Niall la copiò cambiando solo il colore del maglione che era grigio. La vera stella quel giorno era Emilia: per l’occasione la madre le aveva disegnato un vestitino unico che indossò facendo illuminare gli occhi di tutti; non era chissà quanto particolare, ma nella sua semplicità la rendeva davvero una piccola principessa. Il vestito aveva un corpetto a maniche lunghe rosso e con palline bianche, collegato ad esso c’era una gonnellina a palloncino bianca con fiori blu e per finire le scarpette blu, le sue preferite.
Emma e Niall erano rimasti ad osservare la bellezza della figlia con occhi commossi, basiti quando aveva voluto fare le foto con il cappello da pirata, la corona da principessa e il cappello da folletto in onore dell’Irlanda. 
«La vera felicità sta negli occhi di chi guarda con amore» sussurrò sottovoce.
«E voi siete la mia» affermò Niall al suo orecchio, sorprendendola alle spalle tanto da farla sussultare e poco dopo sorridere.


 
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Dicembre 2027

Cara nonna Anne,
Oggi sono io a parlare con te, Emma ci ha provato più volte, ma è finita sempre per riempire i fogli di lacrime.
Mi sono preso il diritto di chiamarti nonna Anne perchè per me lo sei, lo sei sempre stata e questo non cambierà. Ci hai lasciato troppo presto, anche se come dicevi tu, avevi ormai superato i tuoi anni e, come spesso ripetevi, volevi raggiungere il tuo amato marito e tua figlia; ma ci hai lasciato senza poterti salutare.
Non hai potuto trascorrere un altro Natale con la piccola Emilia e anche se sapevo quanto fosse prezioso ogni momento, non immaginavo che te ne saresti andata così velocemente.
Emma è distrutta, nonostante siano passati mesi si chiude spesso in camera a stringere tra le mani vecchie fotografie, a piangere forse ricordando parti della sua infanzia, i tuoi insegnamenti o cercando semplicemente il suo spazio vicino a te.
Mi sento impotente.
Le sto vicino, faccio di tutto, ma il vuoto che le hai lasciato io non potrò mai riempirlo, spero che ci riesca Emilia.
Vederla così mi dilania, ma sono fiducioso perché tutte le volte che la piccola vede la mamma triste si avvicina, con la sua manina paffuta le accarezza la guancia e poco dopo lei sorride.
Adesso, tutti i successi raggiunti in questi anni mi sembrano vani, il tour con gli One Direction e la nomina di Emma come miglior stilista del 2026 è nulla paragonato al dolore che sente nel cuore, lo stesso che hai lasciato in me e in tutte le persone che ti hanno amato.
Emilia mi chiede spesso di te, vuole sapere quando andremo a trovare la bis – sì perché non riesce a dire bisnonna- grande e con i capelli bianchi ed io la guardo, le faccio una carezza sulla testa e le sorrido.
Non riesco a dirle la verità e spesso devio il discorso; prima o poi dovremmo dirglielo ma se persino io da adulto non lo accetto, come posso spiegarlo a lei?
Questo Natale sarà silenzioso, non voglio fare nulla, ma è la cosa giusta da fare? Mi manchi, ci manchi… e ho paura che quello che sentiamo non passerà mai, soprattutto per Emma.
Mi preoccupo per lei, ora più che mai dato che siamo in attesa di un nuovo piccolo Horan. 
Mi fa male dirtelo così, avresti dovuto essere qui a festeggiare questo lieto evento. 
Ho paura che non possa farcela, anche se so che Emma è testarda negli ultimi mesi mi è sembrato di vivere con uno zombie. 
Voglio solo vederla felice di nuovo e…


Niall era così intento a scrivere da non accorgersi che Emma era alle sue spalle che silenziosamente stava leggendo le sue parole. In quel momento capì che doveva provarci, le era stata strappata una parte importante della sua vita ma doveva andare avanti.
D’un tratto si ricordò la promessa che anni prima aveva fatto a sua nonna: quando un giorno sarebbe morta, Emma avrebbe dovuto essere felice, per quanto difficile potesse essere.
«Ni» lo chiamò lei, ma non rispose e allora poggiò la sua mano sulle sue spalle e lo vide sussultare.
«Scusa io…» farfugliò parole sconnesse arrossendo visibilmente, mentre i suoi occhi cadevano sul diario e ritornavano sul viso della moglie.
I loro sguardi erano carichi di parole, le stesse che non riuscirono a dire ad alta voce perché il loro peso era egualmente diviso.
Niall chiuse il diario, si alzò e spazzolò le mani sui jeans, abbassò lo sguardo ma in modo impercettibile riuscì a vedere Emma allungare le braccia e buttarsi su di lui.
Il momento in cui lo fece fu lo stesso in cui Niall allargò le braccia per stringerla a sé; quell’attimo segnò per sempre la condivisione del loro dolore, ma anche la speranza e la fiducia che insieme ce l’avrebbero fatta.
«Siamo Niall ed Emma contro il mondo» le disse a fior di labbra lasciando che quelle parole scivolassero fino a raggiungere il suo cuore, attendendo che ricambiasse quell’atteso bacio.
«Saremo sempre Niall ed Emma contro il mondo» ripeté lei.
Era diventato quasi un mantra, il loro personale incoraggiamento in situazioni che non potevano prevedere. 
Si sentivano afflitti, volevano solo cullarsi l’uno nell’abbraccio dell’altro e così rimasero in quella posizione finché non si sentirono pronti ad affrontare il mondo.


 
*************** 


 
«Buongiorno splendore» sussurrò Niall sorridendole.
«Ehi» esclamò Emma dolcemente, guardandolo negli occhi mentre i loro nasi si sfiorarono teneramente.
Allungò una mano verso la moglie e la attirò a sé prima di baciarla con passione. Erano troppo coinvolti dal loro momento di intimità per accorgersi del resto. La piccola Emilia entrò di soppiatto in camera - come sempre senza bussare - e salì sul letto con loro. Sapeva che non doveva farlo, ma sentiva già l’aria del Natale.
«Emilia» la rimproverarono bonariamente.
«Quante volte ti ho detto che…» iniziò la madre, ma non ebbe il tempo di finire.
«Di non entrare... » continuò la piccola mimando le volte in cui loro la rimproveravano.
Marito e moglie si scambiarono sguardi complici mentre Emilia non ricevendo ciò che voleva iniziò a fare facce buffe.
Quello non era il Natale che avrebbero voluto, non ci si avvicinava nemmeno e seppure Niall avesse cercato di scoprirlo, non era riuscito a capire cosa Emma desiderasse quell’anno.
Osservò la moglie con le guance arrossate sorridere alla figlia e si rassicurò, forse quell’anno la loro magia non era nemmeno ancora iniziata. Mentre Emma corse in bagno, Niall aiutò Emilia a scendere dicendole di andare in cucina e raggiunse la moglie anche se non c’era poi molto che potesse fare se non tenerle i capelli, passargli uno strofinaccio e aiutarla a rialzarsi subito dopo.
La prima gravidanza era stata….non se ne era quasi accorta, ma questo piccolo Horan voleva farle sentire la sua presenza in tutti i modi e in tutti i momenti.
«So che non ne abbiamo parlato…» tentò l’irlandese, ma persino lui era in difficoltà e non sapeva come comportarsi. 
Era quasi Natale e non avevano nessun piano.
«Perdonami se ti ho lasciato da solo…» parlò Emma sciacquandosi la bocca, cercando di eliminare quel sapore di vomito che sentiva anche dopo essersi lavata due volte i denti.
«Non dirlo nemmeno per scherzo. Lo so…»
«Niall mi dispiace che hai dovuto affrontare tutto da solo, gestendo la vita a casa e quella tua professionale, per non parlare della mia boutique» ragguagliò la situazione brevemente e allungò una mano accarezzando la sua guancia.
«E’ solo che… era l’ultimo legame con i miei genitori, con la mia mamma e ora che… anche lei è morta… Mi sono sentita divorare dal dolore, ho perso di vista tutto, mi sono sentita a pezzi tranne nei momenti in cui ho guardato te o Emilia e sono tornata a respirare; adesso vi vedo sorridere e trovo quella forza che credevo di aver perso»
E con quelle parole gli occhi dell’uomo divennero lucidi, avrebbe voluto farsi carico del suo dolore, sperava di renderla felice.
«Voglio ritornare a vivere e…», ma Niall non la fece continuare oltre, la abbracciò e la strinse a sé baciandole la guancia prima di arrivare alle sue labbra.
Era quello che voleva sentire.
Non si lasciò scoraggiare che di lì a pochi giorni sarebbe stato Natale, era pur sempre un Horan. Raccolse tutte le forze e dopo aver mandato madre e figlia al centro commerciale per la consueta foto con Babbo Natale, iniziò a dare un tocco natalizio alla casa, proprio quello che mancava.
Doveva essere tutto perfetto.
Dopo ore di lavoro, guardando da fuori la casa, sorrise soddisfatto; quando Emilia ed Emma tornarono, rimasero stupefatte alla vista della facciata di casa tutta illuminata.
«Ti sei davvero superato» affermò lei una volta varcato la soglia di casa, notando quanto le cose fossero cambiate e quanto magica fosse l’atmosfera.
«E’ quello che meriti, che meritate» si corresse, vedendo che la figlia era rimasta a fissare il grande albero a bocca spalancata.

C’era uno strano silenzio in casa, ma si scorgeva una figura che canticchiava allegramente e scuoteva i fianchi davanti ai fornelli con della musica in sottofondo.
Non aveva dimenticato sua nonna nè il dolore era scomparso, ma aveva deciso di mantenere quella promessa sia per se stessa che per il nuovo arrivato.
Dopo aver messo il pigiamino a Emilia, Niall entrò in cucina e la guardò cucinare. Amava vederla con il grembiule, i capelli raccolti e una padronanza ai fornelli che lui non aveva, la stessa di quando era concentrata a creare una nuova collezione. Attorno a lui tutto si fermò e rimase a guardarla con la stessa espressione che ebbe la prima volta in cui s’incontrarono o meglio si scontrarono al ristorante da Pippo. 
«Non dirmi che stai pensando al nostro primo appuntamento» lo prese in giro lei, ma Niall non rispose perché non le avrebbe dato questa vittoria.
«Veramente stavo pensando al nostro scontro da Pippo» affermò sorprendendola e quando lei alzò lo sguardo, lui arrossì.
Non era sempre stato facile per il loro amore e avevano dovuto affrontare innumerevoli prove; altre sicuramente ancora li aspettavano, ma senza di esse non sarebbero le persone che sono. 
Intenti a preparare la cena, ognuno nei propri pensieri, Emma e Niall non sentirono più la piccola e quando lanciarono uno sguardo in soggiorno, si accorsero che Emilia non stava facendo altro che cambiare il posto alle palle di Natale, divertendosi nel dare nuova forma all’albero.
Aveva indosso il suo pigiama preferito, quello rosso con tutti i simboli natalizi e mentre i capelli mossi le ricadevano sulle spalle, lei farfugliava qualcosa che nessuno riusciva a capire.
«Mamma. Papà» li richiamò la piccola facendo sciogliere, a malincuore, quel bacio che i due si stavano scambiando.
«Ho fame» avvertì mentre passava la sua manina sullo stomaco per evidenziare quanto detto.
«Sei proprio tutta papà» sogghignando disse Emma, ma la piccola la guardò con quegli occhi azzurri innocenti e senza capire corse tra le braccia di Niall.
Forse non aveva capito la frase, ma la parola papà le era ben chiara.
La cena si svolse velocemente, tanto che Emma si ritrovò a lavare i piatti e Niall a sparecchiare, mentre la piccola si catapultò in soggiorno, accese la televisione e si piazzò sull’immenso tappeto mentre attendeva l’inizio del film. 
«E’ proprio tua figlia» annunciò l’uomo quando capì che si trattava del Grinch, quel film che i due amavano e che per Emma aveva un posto speciale nel suo cuore.
«L’avrò visto mille volte» borbottò scocciato, ma solo uno sguardo gli bastò per capire che doveva rimanere in silenzio o andare e fare comunque silenzio.
Il film era già iniziato da un po’ quando Emilia si piazzò sul divano al centro tra mamma e papà dopo che Niall era andato a prendere l’occorrente per la serata cinema con le sue due donne.
Emilia non gradiva il the, invece il piccolo Horan non accettava molto i dolci: non era ancora nato e stava già prendendo le distanze dalla sorella.
«I calzini non bastano mai» disse Albus Silente. 
«È passato un altro Natale e nessuno mi ha regalato un solo paio di calzini. Chissà perché a me regalano soltanto libri».
Niall si voltò verso la moglie e sogghignò, lei non se ne accorse ma quelle due battute le aveva pronunciate ad alta voce; ancora una volte lui ebbe la dimostrazione di quanto sua moglie fosse patita per film e libri.
Non si stupì molto quando vide la figlia concentrata sul film, si domandò cosa capisse ma pensò che probabilmente era divertita da tutte quelle scene.
Sorrise.
La magia del Natale era finalmente arrivata.


 
*********** 

 
 


Avevano trascorso il Natale con amici, parenti e familiari, dovendo rinunciare alla loro tradizione di Parigi; Emma non stava molto bene e il dottore le sconsigliava di viaggiare, così avevano dovuto cambiare i piani.
Non ne fecero parola l’uno con l’altro, ma sentivano il bisogno di cambiare aria, di spostarsi in un luogo dove nessuno li conoscesse – per quanto possibile- godendosi così la loro famiglia.
Stavolta era stata Emma ad aver organizzato tutto nei minimi dettagli e Niall era rimasto senza parole quando per Natale la moglie gli aveva regalato tre biglietti proprio per Parigi, un viaggio organizzato per la fine dell’anno.
«E lì che sento di voler essere per chiudere l’anno e iniziare quello nuovo» si era giustificata mentre lui l’aveva attirata a sè per un bacio.
Una volta atterrati, si diressero in albergo perché Emilia era già stanca per il volo e aveva iniziato a fare i capricci.
Parigi era stata la loro meta da sempre e ancora dopo tanti anni continuava a fare da cornice al loro amore.
Si guardarono negli occhi e dopo aver adagiato Emilia sul lettone con due cuscini ai rispettivi lati, si sorrisero e un attimo dopo si ritrovarono l’uno nelle braccia dell’altro.
«E bellissimo» esclamò meravigliata Emma, perché sapeva che c’era lo zampino del marito.
«Non avresti dovuto farlo» gli ricordò, ma Niall scuotè le spalle e si perse nei suoi occhi prima di perdersi in lei.
Passarono il resto della giornata in giro, mentre portavano la piccola Emilia alla scoperta di Parigi con la neve che nel frattempo era attecchita al suolo.
«Che c’è?» domandò innocentemente lei, non appena si voltò e vide Niall guardarla.
«Nulla, stavo… ammirando la donna che amo» rispose facendola arrossire, ancora non si era abituata ai suoi modi dannatamente romantici.
Ancora una volta, la Torre Eiffel fu testimone del loro amore, ma stavolta erano più numerosi.
«Signori Horan, siamo felici di avervi qui» affermò Tom, seguito da tutto lo staff che in quegli anni li aveva visti spesso prenotare l’intero locale dedito al ricevimento della Torre Eiffel.
Emilia rimase sbalordita quando le sue piccole mani si posarono sul vetro dal quale era possibile ammirare la città illuminata, mentre i genitori si baciarono fortuitamente lasciando che le loro mani si posassero in contemporanea sulla pancia appena accennata, quasi invisibile, di lei.
Le parole si persero nell'attimo, lasciando spazio ad uno sguardo che era una promessa: quella di amarsi per sempre.


















 
Spazio d'autrice:
Buon pomeriggio =D
Sono stata assente per molto, ma pur se con difficoltà eccomi qui ad aggiornare il penultimo capitolo di questa raccolta di OS.
Spero che vi piaccia, io ho amato scriverla, mi sono divertita e ho fatto qualche ricerca per curare alcuni dettagli, ma ormai quesot lo sapete... sono una a cui piace il controllo, se così possiamo dire, ma talvolta anche a me succede che le cose mi sfuggono....
Ditemi che ne pensate, se vi piacciono Emma e Niall e se, anche voi vorreste conoscere ancora di più la loro storia....
Vi lascio ad alcuni piccolid ettagli che ho pensato per voi ;)
Il look di Emma per il compleanno di Emilia: 
https://imgur.com/tXk9gAX
Il vestitino della piccola Emilia per il suo primo compleanno: https://imgur.com/z8DyN5B 
Adesso vi saluto, spero di non avervi annoiato tanto e... Ci vediamo al prossimo capitolo.

Baci,
Claire

 
   
 
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