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Autore: GrandeStefania    29/01/2019    1 recensioni
Avete mai riflettuto su che cosa compone noi esseri umani? Molecole e sangue è la spiegazione scientifica, anima e corpo quella religiosa... Eppure l'essenza del mondo è molto più complicata di così, almeno la storia che sto per raccontarvi lo è.
Mettetevi comodi, perché state per conoscere sette ragazzi, molto molto speciali e questa... è la loro storia.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jungkook era davanti ad uno dei tavoli più riservati dell’edificio, in piedi, chinato su un libro abbastanza spesso di storia dell’anatomia e biologia umana, cercando di capire se in passato ci fossero stati casi come il suo e quello di Taehyung, senza successo ovviamente. Lui e il maggiore si erano riuniti nella biblioteca universitaria di Seoul, quello stesso pomeriggio, dopo che il corvino si era subito un interrogatorio da parte di Yugyeom sul perché stesse fissando spudoratamente il nuovo arrivato, dal quale, secondo lui, sarebbe dovuto tenersi più lontano possibile.

“Jungkook, è pericoloso. Non girano buone voci intorno al suo conto! Potrebbe immetterti in brutti giri! Che diavolo ti passa per la testa?” Yugyeom non faceva altro che parlargli a raffica su quanto pericoloso quel ragazzo potesse essere per lui e per la sua salute e reputazione. Stavano camminando lungo i corridoi della scuola, dopo che il maggiore era sparito per più di tre quarti d’ora chissà dove, ma il castano poteva benissimo immaginare cosa stesse facendo o meglio, con chi fosse.

“Yugyeom, sta zitto per favore.” Sbottò spazientito Jungkook, che di sentir parlare di nuovo il castano senza alcun freno, non aveva alcuna voglia. Ma il minore tra i due non sembrava voler lasciar perdere, per lui quelle voci avevano un fondo di verità e in più aveva una strana sensazione su quel tipo.

“Sono serio. Jungkook ti ho raccontato cosa ha fatto no? Ma poi mi spieghi perché diamine sei così interessato a lui? Non lo conosci nemmeno!” la voce del castano stava incominciando a farsi più acuta del solito e quel tono non stava facendo altro che irritare il più grande.

“Cazzo Yugyeom, chiudi quella bocca!” Jungkook esplose. Tutta quella situazione non faceva altro che innervosirlo. Aveva appena scoperto di simboleggiare, in un modo o nell’altro, l’acqua, uno dei quattro elementi naturali. E quello gli si metteva a parlare di reputazione e altre sciocchezze! “Quel ragazzo mi interessa perché è esattamente come me! Yugyeom, quante persone hai sentito parlare bene di me? Nessuno! E lo sai cosa dicono? Che sono strano e pericoloso… eppure non mi pare che tu ti sia allontanato da me per questo!” 

“Ma tu non lo sei realmente! Non ti ho mai visto fare del male ad una mosca, Jungkook! Quel ragazzo da fuoco agli alberi senza un apparente motivo! Cosi, per sport!” Yugyeom non demordeva, era convinto che Taehyung fosse pericoloso e da testa dura, com’era, non si lasciava persuadere facilmente.

Jungkook si fermò improvvisamente, girandosi verso Yugyeom, guardandolo con espressione seria in volto, serrando la mascella, prima di cominciare a parlare. “Senti, ho finalmente trovato qualcuno che riesce a capire come mi sento… che sa esattamente cosa vuol dire sentirsi dare del mostro! Sentirsi puntare il dito contro per cose che non si è fatto. E cazzo se voglio conoscerlo, e non sarai certo tu a fermarmi!”

Detto questo, si diresse fuori dall’edificio, lasciando lì uno Yugyeom sorpreso e tremendamente deluso. E in tutti questi anni in cui gli era stato vicino, ignorando tutte quelle voci, lui non era servito a nulla per il corvino? Non era significato niente? Lui non era nessuno?

Mentre Jungkook passava le dita sulle pagine ingiallite e leggermente stropicciate, cercando qualche storia interessante, una braccio gli circondò le spalle e un foglio decisamente malridotto gli si presentò davanti agli occhi. 

“Credo di aver trovato qualcosa di interessante.” Taehyung aveva un cipiglio interessato sul volto, mentre porgeva il foglio al minore, tenendolo in mezzo ai loro corpi, in modo da poter leggere entrambi.

Il minore si irrigidì leggermente, la vicinanza tra i loro corpi gli faceva uno strano effetto, sentiva un leggero pizzicore sul petto, e quando la mano che il maggiore teneva sulla sua spalla gli scivolò lungo il fianco, fermandosi sul suo bacino, gli occhi del corvino si spalancarono leggermente, al sussulto che il suo cuore fece. Voltò il viso leggermente arrossato ed impaurito, non capendo il perché di quella reazione. Non lo conosceva nemmeno, che cosa gli prendeva? 

“Tutto okay Jungkook?” chiese accigliato il maggiore, osservando le guance rosse dell’altro, che non aveva neanche incominciato a leggere ciò che gli stava mostrando.

Il corvino puntò i suoi occhi chiari in quelli di Taehyung, in un’espressione tra lo stupito e il confuso, per poi annuire leggermente. I due rimasero a guardarsi negli occhi per un tempo indeterminato; Taehyung perso in quei due pozzi blu dall’aria tremendamente affascinante, e Jungkook in quelli nero carbone dell’altro. Non sapevano nemmeno che cosa fosse quel legame magnetico che sentivano, non sapevano nemmeno chi diamine erano loro, ma erano consapevoli che quella fune invisibile che legava i loro capi, non avrebbe smesso di farli voltare l’uno verso l’altro. 

Quando gli occhi di Jungkook presero a brillare di un verdazzurro sempre più lucente e quelli di Taehyung ad incendiarsi di un caldo arancione, i due si ripresero staccando i loro occhi e puntandoli su quel foglio malandato, con le guance più rosse del solito e il fiato leggermente più irregolare.

Il minore si schiarì la voce, prima di incominciare a leggere, cercando di concentrarsi. Il biondo di conseguenza tolse la mano dal suo fianco, sentendola leggermente bruciare… letteralmente.

“Qui parla di spirito… che cosa dovrebbe simboleggiare lo spirito?” chiese Jungkook confuso da ciò che aveva letto. A quanto pare quella era una copia di una lettera risalente ai tempi della famiglia reale Joseon, ed era destinata ad un maestro di musica. Ma un paragrafo aveva attirato l’attenzione del corvino, ed era lo stesso che aveva incuriosito Taehyung. 

“Maestro, so che non dovrei permettermi di chiederglielo e so che questi non sono argomenti di sua competenza, ma mi stavo domandando quando, secondo lei, lo spirito si manifesterà nel nostro mondo. Mi chiedo quando potremmo ottenere la pace e se quella forza è l’unica a potercela donare… maestro lei crede che potremmo addirittura evocarla?”

“Non so che cosa intendesse con spirito… ma qui non c’è scritto il mittente e anche volendo, questa è l’unica lettera che ho trovato nella sezione di cultura coreana del sovrannaturale.” Spiegò Taehyung poggiando le sue mani sul legno liscio del tavolo. 

La biblioteca era vuota, dato il fatto che quello era orario di lezioni per le facoltà universitarie che frequentavano quell’edificio. E di due non facevano altro che andare avanti e indietro tra quegli scaffali e quei cassettoni da un ora quasi ormai, e quella lettera era l’unica cosa interessanti che avevano trovato.

“Credi che lo spirito sia arrivato? Che sia questa forza che ci abbia reso così?” chiese Jungkook, cercando di fare una supposizione, volendo capire il collegamento tra quella lettera e le loro capacità.

“No… qui si parla di evocare lo spirito… come se questo fosse un dio. Qui dice: “Solo lo spirito saprebbe donarci la speranza. Dovremmo continuare ad aspettare e offrire doni in cambio di una lunga e inutile attesa, maestro?” Taehyung spostò il suo dito lungo il paragrafo, leggendo la frase e scandendo bene le parole. “Non può essere una semplice forza se si offrivano addirittura sacrifici.”

Jungkook rimase in silenzio per qualche secondo, riflettendo su quel poco che sapevano, ma nessuna spiegazione logica gli si presentava alla mente. “Leggi il nome del destinatario… magari riusciamo a trovare qualcosa su di lui nel reparto di storia.” Disse allora, trovando quella la cosa più utile da fare.

“Min Jisung II.” Taehyung corrugò la fronte a quel nome. “Mai sentito nominare… ma tentar non nuoce no?” chiese il maggiore rivolgendosi al più piccolo.

“No, infatti.” E di nuovo i loro occhi si incatenarono. Possibile che non potessero guardarsi per più di un secondo, senza finire ad osservarsi le iridi come due idioti?

I loro occhi ripresero a brillare e a quel punto Jungkook si allontanò velocemente, voltando le spalle e correndo verso la sezione di storia della biblioteca. “D-dovremmo iniziare a cercare. Muoviti!”

Taehyung sorrise al suono tremante della voce del più piccolo. Era davvero timido e questo rendeva il loro strano legame ancora più imbarazzante per il corvino e un po’ più divertente per il biondo. 

“Okay.” Sussurrò più a se stesso che a Jungkook e si immerse anche lui nella ricerca, tra quegli alti e pieni scaffali.

 

“I diritti soggettivi assoluti si distinguono in due sub categorie: diritti della personalità o diritti fondamentali dell’uomo, tutti di natura non patrimoniale. E diritti patrimoniali, i quali hanno per oggetto i beni, dunque i possedimenti del cittadino.”

Park Jimin era seduto dietro uno dei banconi più vicini alla cattedra dell’intera aula, con il volto poggiato su una mano, intento a seguire la lezione che il professore stava svolgendo con estrema attenzione. Appuntando di tanto in tanto quello che riteneva più importante da tenere a mente. Era il suo primo anno alla facoltà di giurisprudenza all’università di Seoul, e intendeva passare tutti i suoi esami senza arretrarsene nemmeno uno. Fin da piccolo aveva desiderato frequentare l’università di Seoul ed essere un buon studente, il migliore se possibile, e in futuro un buon avvocato. Aveva avuto un infanzia alquanto difficile, piena di strani eventi e solitudine. Nessuno voleva essere suo amico, tutti credevano che fosse un tipo strano… qualcuno lo aveva definito addirittura pericoloso. Ma a guardarlo, nessuno avrebbe mai potuto credere che Jimin potesse fare male ad una mosca e chi lo conosceva sapeva per certo che era così. Tutto per quelle piccole… sette voglie.

Mentre il professore Han faceva scorrere le varie informazioni sulla lavagna, si sentì bussare alla porta e il silenzio calò nell’aria. Jimin percepì un leggero pizzicore alla sua caviglia appena quei piccoli e fastidiosi suoni arrivarono ai suoi timpani. 

“Permesso… professor Han, posso rubarle un minuto?” chiese un ragazzo dai capelli corvini e dal fisico magro, che fece il suo ingresso nell’aula, inchinandosi rispettosamente al professore.

Jimin appena lo vide sentì un tremendo bruciore alla caviglia, così intenso da fargli emettere un mugolio di dolore che sperò tanto non avesse udito nessuno. Il ragazzo abbassò lo sguardo sotto il bancone, sulla parte dolorante, non potendo vedere nulla a causa dei suoi pantaloni, ma quando i suoi occhi incontrarono di nuovo la figura del ragazzo che era ancora fermo all’entrata, rimase folgorato. 

Il corvino lo stava fissando di rimando, con un’espressione seria, così seria da mettere i brividi. Le guance di Jimin diventarono di un rosso acceso, mentre deglutiva rumorosamente non riuscendo a distogliere lo sguardo da quelle iridi così scure. 

“Min, che piacere vederla ragazzo. Certo, sono a tua disposizione.” Il professor Han sorrise facendo inarcare i suoi enormi baffi bianchi, interrompendo quello scambio di sguardi davvero troppo intensi per il castano.

“Il professor Choi mi ha chiesto di dirle che gli studenti della facoltà di medicina occuperanno quest’aula domani e che dunque la vostra lezione è spostata al terzo piano, nell’aula magna.” Disse il corvino, distogliendo a fatica i suoi occhi da quelli di Jimin che intanto continuava a strofinare la caviglia lungo il legno del bancone.

“Okay Min, grazie per l’informazione. Puoi tornare ai tuoi studi.” Disse pacatamente il professore, congedando il ragazzo che si inchinò una seconda volta all’uomo, prima di rialzare gli occhi in quelli di Jimin e rimanere qualche altro secondo a fissarli, prima di uscire dalla porta e chiuderla alle sue spalle.

Nell’esatto momento in cui lo stipite si chiuse, il bruciore inesorabile che Jimin sentiva alla sua caviglia svanì, lasciando un cipiglio confuso e leggermente preoccupato sul suo volto. 

Chi era quel ragazzo? Perché lo stava fissando? E perché la sua caviglia bruciava?

 

Jungkook e Taehyung non avevano trovato niente riguardante quel Min Jisung. Non era citato in nessun libro di storia e neanche in nessun spartito musicale e quindi i due ragazzi si erano ritrovati punto e da capo, senza nessuna pista da seguire. 

In quel momento erano seduti davanti allo stesso identico tavolo, Jungkook con il capo poggiato sulle sue braccia incrociate mentre Taehyung teneva il mento poggiato sulla superficie liscia e lucida del banco, le braccia a penzoloni e gli occhi chiusi.

“Due ore della mia vita completamente sprecate.” Sbuffò Taehyung, poggiando poi la fronte sul tavolo, sospirando pesantemente. 

“Forse dovremmo cercare su internet.” Disse il minore, alzando il busto, per poi poggiare il viso su una mano, osservando il maggiore che sembrava stesse baciando il tavolo.

“Forse dovremmo semplicemente capire come funziona da soli. Mi sembra chiaro che non troveremo nulla a riguardo e prima impariamo a controllarlo meglio è.”  Esordì Taehyung alzandosi anche lui, stiracchiando la schiena emettendo leggeri schiocchi.

Jungkook sbuffò, alzandosi definitivamente dalla sedia, facendo il giro del tavolo e incominciando a sistemare i volumi dei vari libri che avevano consultato, dopo essersi sistemato la camicia azzurra che indossava nei pantaloni. “Non sappiamo neanche cosa dobbiamo controllare, come pensi di farlo?”

Il maggiore si mise in piedi, al fianco del minore, passandosi una mano nei capelli, per poi aiutare il minore a chiudere e selezionare i libri. “Si ma non possiamo rimanere con le mani in mano. Sappiamo di avere influenza sull’acqua e sul fuoco… proviamo a manipolarli e vediamo cosa succede no?”

“Taehyung, non sappiamo come farlo! è pericoloso! Se qualcosa andasse storto finiremmo nei guai e tu lo sai.” Jungkook non distoglieva lo sguardo dalle pagine e dalle rilegature. Probabilmente non trovava il coraggio di incrociare per l’ennesima volta gli occhi del maggiore, sapeva che se l’avesse fatto si sarebbero persi di nuovo e finché non capiva a cosa fosse dovuto quel magnetismo tra i due, preferiva evitare ogni genere di contatto.

“Andiamo Jungkook, sai anche tu che è più pericoloso continuare a tenerlo a bada che usarlo. Se continuiamo a sopprimere qualunque cosa essa sia, saranno più frequenti le volte che perderemo il controllo e incidenti come quello di stamattina continueranno a ripetersi.” Taehyung invece teneva fissi i suoi occhi sulla figura snella del corvino, cercando di metabolizzare più informazioni possibili e di far capire all’altro il suo punto di vista.

Il corvino non rispose e continuò a fare quello che stava facendo, ignorando del tutto l’altro, che in tutta risposta, gli afferro la mano e lo fece voltare verso di lui. Rimasero in quella posizione per quella che parve un’eternità. La mano del corvino in quella del maggiore, i loro occhi incatenati e le loro labbra schiuse. 

Taehyung deglutì, cercando di dare una calmata al suo cuore che in quel momento non sembrava voler rallentare neanche di un secondo. “Jungkook, guarda le nostre mani.” il suo tono era calmo e pacato, tanto che alle orecchie del minore sembrò quasi dolce.

Anche se con grande fatica, Jungkook abbassò il suo sguardo sulle loro mani intrecciate, dove quelle due piccole cicatrici solcavano i loro dorsi, componendo due semplici parole che al minore mettevano una tremenda ansia. 

“Le sto guardando.” Deglutì il minore, cercando di concentrarsi su quelle due forme pallide, piuttosto che sulla strana sensazione che percepiva allo stomaco da quando era entrato in contatto con la pelle del maggiore.

“Lo so che lo senti anche tu… pensi che potremmo continuare in questo modo? Potremmo mai continuare a distrarci durante le lezioni? A far scoppiare tubature e accendini? Pensaci Jungkook… se imparassimo a controllarlo, forse potremmo avere una vita normale.” Taehyung parlava lentamente, in modo da scandire tutte le parole, in modo che l’altro potesse capirlo.

“È quel forse che mi preoccupa…” Jungkook staccò la sua mano da quella del biondo, allontanandosi di qualche passo e voltandosi di spalle sospirando. 

“Non lasciarti fermare dalla paura Jeon.” La voce di Taehyung uscì forte e decisa, quasi severa e Jungkook strabuzzò leggermente gli occhi a quella sua uscita.

Che cosa doveva fare?

 

Jimin era appena uscito dal bagno degli studenti, dove si era rifugiato appena la lezione di diritto si fu conclusa. Non riusciva a smettere di pensare a quel ragazzo, alla sua espressione così seria e ai suoi occhi che sembrava lo avessero penetrato fin nell’anima. Non sapeva neanche perché lui avesse ricambiato il suo sguardo, non capiva cosa gli fosse preso e quel bruciore alla sua caviglia lo aveva davvero preoccupato. 

Si incamminò lungo il corridoio, tenendo stretta a se la sua borsa piena di libri che avrebbe dovuto riconsegnare alla biblioteca della scuola, dopo che li aveva consultati per una ricerca sui diritti patrimoniali. Nella sua mente galleggiavano ancora pelle lattea e occhi scuri… 

Mentre camminava i vociferi degli altri studenti arrivavano confusi ed interrotti alle orecchie del ragazzo che di quelle attenzioni, ne aveva ricevute parecchie durante la sua vita e ormai aveva imparato ad ignorarli. Anche se, doveva ammetterlo, aveva sempre desiderato un amico...

Arrivò davanti l’entrata della biblioteca, dove notò in lontananza un ragazzo seduto davanti ad un cespuglio di ortensie, mentre leggeva un libro che aveva tutta l’aria di essere davvero pesante. Non ci volle molto a Jimin per riconoscerlo… era il ragazzo che aveva interrotto la lezione quella mattina.

Il corvino alzò lo sguardo, puntandolo dritto negli occhi scuri del ragazzo che a quel punto, entrò di corsa nell’edificio, con le guance arrossate e un pizzicore alla caviglia davvero fastidioso.

 

Jungkook era ancora fermo, dando le spalle ad un Taehyung speranzoso di ascoltare una risposta affermativa da parte del corvino. Non voleva essere lasciato solo in quella situazione, non ora che aveva trovato qualcuno come lui, qualcuno con le sue stesse capacità, qualcuno con cui era legato e che non capiva ancora quanto grande fosse il loro legame.

Ma il corvino ea spaventato. Per tutta una vita era stato schernito e allontanato, per tutta la vita le persone avevano avuto paura di lui… voleva davvero tentare e rischiare di fare qualcosa che lo avrebbe reso davvero pericoloso? Che lo avrebbe reso davvero un mostro?

“Taehyung, io…”

La frase che il minore stava per pronunciare fu interrotta da un suo gemito di dolore, mentre si abbassava impulsivamente sul suo ginocchio, andando a stringere saldamente la sua caviglia. Il maggiore tra i due, digrignò i denti, rischiando quasi di cadere, quando un dolore improvviso lo costrinse a piegarsi in due. 

I due ragazzi si guardarono negli occhi, con il respiro ansimante e gli occhi sbarrati. Capirono esattamente cosa stava succedendo e entrambi andarono a scoprire le loro voglio, chi dal pantalone e chi dalla cavigliera che la stringeva.

Un’altra voglia aveva preso a brillare, una macchiolina piccola a forma di nuvola. Jungkook intuì subito di che elemento si trattava e senza alcuna esitazione si alzò dicendo: 

“Taehyung, è l’aria… è qui.”

 
   
 
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