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Autore: BabaYagaIsBack    30/01/2019    0 recensioni
●Book I●
Aralyn e Arwen anelano alla libertà. Fin dall'alba dei tempi quelli come loro sono stati emarginati, sfruttati, ripudiati, ma adesso è giunto il momento di cambiare le cose, perché nessun licantropo ama sottomettersi, nessun uomo accetta la schiavitù. Armati di tenacia e coraggio, i fratelli Calhum compiono la più folle delle imprese, rubando a uno dei Clan più potenti d'Europa l'oggetto del loro potere. In una notte il destino di un'intera specie sembra cambiare, peccato che i Menalcan non siano disposti a farsi mettere i piedi in testa e, allora, lasciano a Joseph il compito di riappropriarsi del Pugnale di Fenrir - ma soprattutto di vendicarsi dell'affronto subìto.
Il Fato però si sa, non ama le cose semplici, così basta uno sguardo, un contatto, qualche frecciatina maliziosa e ogni cosa cambia forma, mettendo in dubbio qualsiasi dottrina.
Divisi tra il richiamo del sangue e l'assordante palpitare del cuore, Aralyn e Joseph si ritroveranno a dover compiere terribili scelte, mettendo a rischio ciò che di più importante hanno.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Triangolo
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Same Golden Eyes

Le mani di suo fratello le si erano strette così tanto intorno al corpo d'averle fatto temere il peggio e, una volta arrivata in camera, pregò davanti allo specchio di non avere lividi nascosti sotto al vestito.
Seppur Arwen potesse sembrare innocuo ad occhi esterni, celava dentro di sé una forza e una rabbia che pochi avrebbero potuto affrontare – lei compresa.
Slacciò il fiocco dietro al collo e lasciò scivolare la stoffa lungo i fianchi.
Respirò piano prima di guardare il proprio riflesso, poi, con sguardo scrupoloso, cercò un qualsiasi segno scuro sulla pelle. Sapeva di essere delicata, ma sperò di non esserlo fino a quel punto.
Si girò e rigirò di fronte alla lastra riflettente e dopo alcuni lunghissimi secondi, aguzzando per bene la vista, notò una piccola macchia violacea all'altezza dell'anca, sull'osso più sporgente. Davvero le dita di Arwen erano arrivate fin lì?
Socchiuse appena le palpebre pigiandoci il polpastrello sopra e sentendo una piccola fitta di dolore allargarsi nella carne. Voleva essere certa di non star sognando, perché suo fratello negli ultimi anni non si era mai spinto così in là da lasciarle un segno; solitamente si limitava alle minacce o a qualche punizione leggera, giusto per farle capire che lui era il leader, mentre lei una sottoposta.
Si morse il labbro, continuando a fissare la macchietta grande quanto un centesimo e poi, rassegnata all'idea di averla addosso, si lasciò scivolare sul materasso, unico amico in quel momento.
Possibile che suo fratello fosse veramente geloso di Josh? Non avevano ancora finito di bisticciare per colpa sua?
Eppure, conscia di quell'ipotesi, non poté impedirsi di sorridere. Era lusingata dal fatto che Arwen si sentisse minacciato, in particolar modo perché raramente il suo sesto senso sbagliava – forse Josh aveva realmente preso a fissarla con interesse! Quale donna non si sarebbe sentita soddisfatta di una simile cosa? In fin dei conti si trattava pur sempre di un ragazzo bellissimo, un licantropo aitante e un maschio dall'innegabile charme.
Le guance presero lentamente a farle male, così provò a togliersi il sorriso dalle labbra, anche se le risultò più difficile del previsto. Fu certa, mentre si tirava il piumino al viso, che quella notte i suoi sogni sarebbero stati caldi e accoglienti come mai in quell'ultima settimana e tutto, per merito della persona che meno si sarebbe aspettata.

Aralyn l'indomani si era svegliata di buon grado, aveva partecipato alle attività di gruppo e persino al brunch organizzato in onore del nuovo membro del clan, il tutto senza mai lamentarsi o smettere di avere quel mezzo sorriso felice stampato in...       

Aralyn l'indomani si era svegliata di buon grado, aveva partecipato alle attività di gruppo e persino al brunch organizzato in onore del nuovo membro del clan, il tutto senza mai lamentarsi o smettere di avere quel mezzo sorriso felice stampato in viso. Non avrebbe saputo spiegarselo, ma si sentiva inspiegabilmente bene. 
Passo dopo passo si fece strada verso la propria stanza, salutando ogni singolo compagno presente. Regalò parole gentili a tutti, fin quando non arrivò a ridosso della porta e, a quel punto, rimase sconcertata. La sua avanzata si arrestò di colpo nell'istante in cui con gli occhi incrociò la figura di Josh, appoggiata infondo al corridoio in una posa d'attesa.
Fu una specie di visione che fece perdere il ritmo al cuore, spaesandola.
Nonostante l'aspetto scombinato a causa del sonno appena interrotto, ebbe su di lei uno strano ascendente, lo stesso che l'aveva assalita la sera precedente, quando lo aveva visto varcare la soglia della caffetteria.
Dal punto in cui se ne stava, Josh abbozzò un mezzo sorriso in segno di saluto, che lei ricambiò, avvicinandosi ancora di qualche metro: «Buongiorno anche a te» gli disse, abbassando la maniglia con l'intendo di entrare e chiudere così la conversazione. Se lui era lì, non era certo per incontrare lei.
Fece per attraversare la soglia quando, d'improvviso,sentì la mano di lui stringersi intorno al suo polso e spingerla con foga all'interno della stanza. Aralyn nemmeno riuscì a mettere a fuoco la situazione, ritrovandosi in balìa della forza di lui – avrebbe dovuto ribellarsi, lo sapeva bene, eppure il suo corpo non volle agire: possibile che l'istinto non la stesse soccorrendo?
In men che non si dica si ritrovò schiacciata contro la parete della propria stanza, il suono della serratura che si andava chiudendo nelle orecchie. Che fare?
Strinse le palpebre temendo il peggio, ma subito venne ammonita da Joseph, che ora le appariva come un possibile aggressore.
«No, no... non ti faccio nulla» le sussurrò. La sua voce apparve più calma di quanto la ragazza si sarebbe immaginata e, così, provò a sbirciare oltre le ciglia. Ciò che si ritrovò davanti fu il suo viso, estremamente vicino – tanto che scorgere tutte le screziature delle sue iridi fu semplicissimo. Il gioco di pagliuzze chiare e scure la stregò per alcuni istanti, tempo in cui si scordò completamente di essere schiacciata contro il muro e con i polsi bloccati.
«C-che vuoi fare?» gli domandò a fil di labbra, senza realmente rendersene conto. La stretta sui polsi si fece meno rigida e persino lo sguardo si addolcì:Joseph apparve poco convinto delle proprie azioni.
«Te l'ho detto, nulla. Avevo un dubbio e ora sono riuscito a metterlo a tacere».
Aralyn corrugò le sopracciglia.
«Quale era?» domandò, irrigidendosi nelle sue mani che, probabilmente percependo quella reazione, si staccarono del tutto da lei, tornando lungo i fianchi. D'un tratto tutta la paura che l'aveva assalita scomparve, lasciandola piuttosto piena di preoccupazione e incertezza.
Josh scrollò le spalle e volse lo sguardo, facendo inutilmente finta di non dare importanza alla motivazione che l'aveva spinto fin lì, nelle stanze di lei.
La mente della ragazza iniziò a ripercorrere a ritroso alcuni degli eventi che in quell'ultimo mese avevano coinvolto entrambi: domande, indagini, sguardi – e alla fine riuscì a trovare una risposta tanto valida da giustificare ogni cosa.
Muovendo un passo verso di lui, Aralyn si rese conto di quanto avesse cercato di tener nascosto quel dettaglio, di quanto poco si fidasse del nuovo arrivato da non aver ancora permesso a nessuno di dire ad alta voce la verità. Così,sarebbe toccato a lei: «Fratelli» disse secca, mordendosi subito dopo il labbro.
Le sopracciglia di Josh si alzarono. Chissà cosa lo stava stupendo, in quella rivelazione.
«Noi siamo fratelli, di sangue. Entrambi ci chiamiamo Calhum» ripeté, provando di essere più chiara.
«Avrei dovuto capirlo» ammise l'altro mordendosi il labbro inferiore, quasi fosse deluso. E la lupa non poté impedirsi di trovare quel gesto estremamente ammaliante. Un brivido le percorse la schiena e l'animale in lei provò a muoversi in direzioni che Aralyn non si sarebbe mai concessa il lusso di seguire, perora.
Il ragazzo scosse la testa, dandole le spalle ed iniziando a muoversi per i dieci metri quadrati della stanza: «Il modo in cui vi parlate nonostante lui sia l'Alpha, la gelosia reciproca, quegli sguardi...»
«Di che sguardi stai parlando?» La giovane sussultò. Possibile che persino dopo quella rivelazione sospettasse ancora di una relazione tra di loro? No, non poteva assolutamente permettergli di credere una simile cosa. Se i suoi sospetti fossero usciti dalle mura di quella stanza avrebbe messo in pericolo entrambi, sia lei, sia Arwen.
Era assolutamente necessario mettere a tacere quelle fantasie – in qualsiasi modo.
«Quelli "guai a chi me lo tocca"!» rise Josh, tornando nuovamente a fissarla.Sul suo viso non vi era altra traccia se non quella della comprensione, quasi sapesse di cosa stesse parlando.
Un peso enorme le si levò dal petto.
«Io non lo guardo a quel modo!»
Lui allargò il sorriso, sempre più divertito: «Sì che lo fai! Ma non devivergognarti, anche io ero così da bambino. Poi, a differenza tua, ho capito cheavevo a che fare con un emerito idiota» confessò, parlando di sé con piùnaturalezza di quanto avesse mai fatto negli ultimi tempi.
«Hai un fratello? E'... è umano?» Aralyn percepì la curiosità saltarle alla gola,smuovendo maggiormente ciò che già pareva essere irrequieto dentro di lei.
Josh per un attimo rimase interdetto, quasi quella domanda l'avesse colto alla sprovvista. Possibile che non si fosse accorto di averle svelato quel particolare?
«Sì... l-lui è umano, per questo ho troncato i rapporti»
«Capisco... è sempre dura abbandonare i propri cari» provò a consolarlo, certa che il discorso non dovesse per nulla piacere all'interlocutore.
Josh si passò la lingua sulle labbra, sorridendo nuovamente. Si fece vicino,passo dopo passo, inebriandola con il suo profumo selvaggio e, quando lei si sentì sopraffare dalla cosa, schiuse appena le labbra, certa che da un momento all'altro la situazione potesse prendere la classica "piega" da film – peccato solo che il ragazzo accanto a lei abbassò la maniglia.
«Disse la licantropa il cui fratello è a capo del clan» e così sussurrando,sparì oltre la soglia.
Davvero aveva creduto che potesse succedere qualcosa, tra loro?    

   
 
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