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Autore: Karyon    01/02/2019    2 recensioni
Sirius Black è un mago distrutto. Continuano a dire che è rimasto incastrato, anima e corpo, all'età di quindici anni - quando poteva ancora sorridere e c'era qualcosa di bello nel mondo. E forse è davvero così.
Hermione Granger è un'adolescente precoce. Continuano a dire che è una strega brillante, che è una donna adulta limitata nel corpo di una quindicenne. E forse è davvero così.
Possono due animi affini incontrarsi, nonostante tutto?
Una profezia da compiere e un'altra ancora da svelare, il mistero di due fratelli, un segreto da mantenere a ogni costo, una ricerca senza fine, antiche sette da conoscere... Su tutto, una guerra da combattere e la Morte - agognata, sfuggita, amata, odiata - che muove i suoi fili. Schiavi, tutti, del suo disegno.
[Più generi: guerra, mistero, romantico, angst, introspettivo, malinconico]
[Più pairing: SiriusxHermione, RemusxTonks, HarryxGinny, DracoxNuovo personaggio, RonxNuovo personaggio]
[Storia corale, molti personaggi]
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Hermione Granger/ Sirius Black, Remus/Ninfadora
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
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Litigi
 
Il week-end arrivò come una manna dal cielo considerando quanto erano stati difficili quei giorni per tutti. Hermione non poteva credere che fosse passata una sola settimana dall’inizio della scuola e non solo perché la presenza delle Umbridge li aveva fisicamente sfiancati come se fossero già a metà anno: la quantità di compiti per i G.U.F.O. era talmente abnorme che non si vergognava con se stessa all’idea di sentirsi impreparata. E lei non era mai stata impreparata.  
Ormai del tutto sveglia, Hermione si prese qualche attimo per starsene distesa a occhi chiusi, assaporando il delicato riverbero del primo sole mattutino. Fortunatamente doveva essere una bella giornata; magari poteva proporre alle ragazze di fare un pic-nic nel parco. Aprì un occhio per sbirciare nel dormitorio, ma sembravano tutte ancora profondamente addormentate, e sbuffò: anche lei avrebbe voluto dormire di più nel weekend, se la sua sveglia interna non avesse deciso il contrario. Si mise a sedere lentamente e si stiracchiò con attenzione come faceva ormai tutte le mattine; magari non era una sportiva come Ginny, ma cercava quantomeno di tenere i muscoli svegli il più possibile. Si alzò dieci minuti dopo, indossando il nuovo maglione rosso che sua madre aveva voluto regalarle prima della partenza; era sempre piacevole poter dismettere la divisa per vestirsi con abiti più colorati. 
La Sala Comune, sebbene luminosa a causa delle tende tirate di lato, era ancora semi-vuota a parte qualche sparuto studente del settimo anno. Se quelli del quinto erano stressati, loro che avevano i M.A.G.O. dovevano essere già al limite mentale possibile. 
«Buongiorno, Ron» salutò, riconoscendo la zazzera rossa nascosta dietro al divano. «Che stai facendo?» Gli chiese poi, sospettosamente.  
Ron si sollevò, rosso come il sole al tramonto e afferrò un paio di libri a caso, scuotendoli.
«Avevo… avevo dimenticato i miei libri!» Esclamò con voce acuta. 
Hermione inarcò un sopracciglio, poi raccolse le cose lasciate la notte prima e notò piacevolmente che i ferri avevano completato due nuovi berretti per elfi. Ron lanciò un’occhiata veloce al grosso tomo di storia oscura, poi tossì «Ehm, andiamo a fare colazione?» 
«Certo!» 
In realtà Ron stava pensando ancora al fatto che, accartocciandola senza rendersene conto, aveva stupidamente rovinato la parte della lettera di Hermione che aveva letto; aveva tentato di riportarla allo stadio originale con un incantesimo e di riporla dove l’aveva trovata, ma lei era entrata proprio in quel momento e quindi adesso ce l’aveva nella tasca. Sperò davvero che non leggesse quel dannato libro e che non se ne accorgesse prima di sistemare le cose. 
«Devi studiare molto oggi?» Provò a indagare, con tono indifferente. 
Hermione sbuffò «Ovviamente, quest’anno è davvero faticoso…» 
Ron quasi si stupì, guardandola a occhi sgranati «E se lo dici tu è la fine!» Esclamò, facendola ridere. Si sedettero al tavolo Grifondoro per la colazione, notando come anche il tavolo insegnanti fosse insolitamente vuoto.   
«Dici che sono tutti occupati con il tu-sai-cosa?» Sussurrò lui, pensando all’Ordine.  
«Guarda che se lo chiami così attiri ancora di più l’attenzione» lo redarguì severamente Hermione, poi scosse le spalle. «Non saprei, sicuramente vogliono evitare la Umbridge» borbottò funerea, considerando che la professoressa di Difesa era invece seduta a fare colazione con il suo solito sguardo malevolo e vigile sulla sala.  
Altri studenti cominciarono a oltrepassare il portone e sedersi per fare colazione, ma loro furono colpiti soprattutto da un fischiante e decisamente allegro Harry. 
*«'Giorno» disse allegro a Ron e Hermione, unendosi al tavolo di Grifondoro. 
«Come mai sei così contento?» domandò Ron sorpreso.  
«Ehm... per il Quidditch, dopo» rispose Harry con gioia, tirandosi vicino un gran vassoio di uova e pancetta.  
«Oh... sì...» fece Ron. Posò il pezzo di pane tostato che stava mangiando e bevve un lungo sorso di succo di zucca. Poi chiese «Senti... non ti andrebbe di uscire un po' prima con me? Solo per, ehm, farmi fare un po' di pratica prima degli allenamenti? Così posso, insomma, prendere un po' le misure».  
«Sicuro» disse Harry.  
«non mi sembra il caso» intervenne Hermione seria. «Siete tutti e due indietro con i compiti...»  
Ma s'interruppe: stava arrivando la posta del mattino e, come al solito, La Gazzetta del Profeta planava verso di lei nel becco di un allocco, che atterrò pericolosamente vicino alla zuccheriera e tese una zampa. Hermione infilò uno zellino nella borsetta di cuoio, prese il quotidiano e scrutò la prima pagina con sguardo critico mentre il gufo partiva.  
«Qualcosa d'interessante?» chiese Ron. Harry fece un gran sorriso, sapendo che l'amico era deciso a distoglierla dall'argomento compiti.  
«No» sospirò lei, «solo qualche sciocchezza sulla bassista delle Sorelle Stravagarie che si sposa» disse Hermione, poi aprì il giornale e vi si immerse.  
Harry si dedicò a un'altra porzione di uova e pancetta, mentre Ron fissava le alte finestre un po' preoccupato, pensando al volo.  
«Aspettate» disse all'improvviso. «Oh, no Sirius!» Esclamò quasi boccheggiando; le era bastato leggere il suo nome per sentire il cuore batterle impazzito nel petto.  
«Che cosa è successo?» chiese Harry, afferrando il giornale con tanta violenza che si strappò e lui e Hermione se ne ritrovarono in mano metà per ciascuno.  
«Il Ministero della Magia ha ricevuto una soffiata da una fonte attendibile sul fatto che Sirius Black, famigerato terrorista... bla bla bla... al momento si nasconde a Londra!» Lesse Hermione sulla sua metà, in un sussurro angosciato.
Avevano trovato Sirius, stava urlando una vocina nella sua testa, eppure stava cercando di mantenere il controllo davanti a Harry. Le immagini di un Sirius circondato da Dissennatori ritornarono a infestarle la mente e dovette mettere giù la sua parte di giornale per non farsi vedere tremare.  
«Lucius Malfoy, ci scommetto quello che volete» stava mormorando Harry, furioso. «Ha riconosciuto Sirius al binario...»  
«Cosa?» disse Ron, preoccupato. «Non avevi detto...»  
«Ssst!» lo zittirono gli altri due.  
«Il Ministero avverte la comunità magica che Black è molto pericoloso... ha ucciso tredici persone... evaso da Azkaban... Le solite sciocchezze» concluse Hermione. Poi posò la sua metà del giornale e guardò Harry e Ron, spaventata. «Beh, non potrà più uscire di casa, ecco tutto» sussurrò. «Silente gli aveva raccomandato di non farlo» continuò, sempre più piano.
Sapeva benissimo come Sirius avrebbe potuto prendere l’idea, ma d’altra parte era per il suo bene; sperò che davvero lo capisse. Si chiese se l’avesse già letto e come stesse reagendo… il fatto che non potesse essere con lui, né fisicamente né moralmente, in situazioni dure come quelle le davano la misura di quanto potesse essere limitato quel rapporto. 
Harry approfittò dal silenzio causato da quella notizia per guardare sconsolato la parte del Profeta che aveva strappato. Gran parte della pagina era dedicata alla pubblicità di Madama McClan.  
«Ehi!» esclamò, appiattendo il foglio in modo che Hermione e Ron potessero vederlo. «Guardate qui!»  
«Non ho bisogno di vestiti» disse Ron.  
«No. Guardate... questo pezzo...»* 
Passarono il resto della colazione a fare congetture sull’articolo su Sturgis Podmore e il suo arresto, poi Hermione cercò di ritornare all’argomento “compiti”, meno pesante ma ugualmente impegnativo.  
«Giusto, bene, credo che dovremmo affrontare per primo il tema per la Sprite sugli arbusti autofertilizzanti, e se siamo fortunati riusciremo a cominciare con l'Incantesimo Inanimatus Conjurus della McGranitt prima di pranzo...» cominciò a dire, ma quei due riuscirono a svignarsela per gli allenamenti di Quidditch e si ritrovò come al solito a ripromettersi di non passargli neanche un rigo dei suoi temi. Sbuffando e borbottando, si avviò alla Sala Comune e si scelse il solito angolino per cominciare a studiare. Tuttavia, solo un’ora dopo, si ritrovò a distrarsi dal tema di Erbologia per tornare a pensare a Sirius… a quell’ora doveva aver letto il giornale visto che era una delle poche fonti di conoscenza che poteva permettersi. Avrebbe tanto voluto parlargli, cercare di entrare in connessione con lui come la fatidica sera della festa, quando si erano baciati. Però stava diventando tutto troppo pericoloso e non poteva permettergli di mettersi ancora di più nei guai e lui doveva averlo capito, visto che non gli aveva più scritto.  
Continuò a studiare fino a mezzogiorno, riuscendo a completare il tema di Erbologia e un allenamento completo per la McGranitt. Mise giù la penna e si stiracchiò, notando solo allora che aveva lasciato una parte della lettera che aveva scritto a Sirius sul pavimento della Sala Comune. Per Morgana, menomale che non l’aveva firmata! Controllò febbrilmente più volte, ma non c’era niente che potesse rifarsi a lei o a Sirius, eppure molti dei compagni del suo anno conoscevano la sua scrittura… 
Hermione si morse un labbro, poi continuò a guardarsi intorno per cercare la parte mancante. 
«Hermione?» La voce di Brienne la richiamò da qualche parte sopra il divano e lei si rialzò dal pavimento, con i capelli per aria. «Cosa stai facendo?» 
«Ehm, cercavo una cosa… ma forse l’ho lasciata in dormitorio… che fate?» 
Brienne e Aveline si lanciarono un’occhiata, poi la seconda le indicò il suo orologio da polso «Non dovevamo pranzare insieme? Ginny dice che ci raggiunge al parco!» 
«Ah, vero!» Esclamò Hermione, afferrando al volo la borsa ma facendo cadere il calamaio. 
«Sei sicura di stare bene?» Chiese gentilmente Aveline e Hermione annuì veemente. 
«Ok, allora dove andiamo?» Chiese Brienne, fissando l’orologio dell’amica. «Andiamo a  prendere qualcosa dalla Sala Grande e avviamoci, c’è una bella giornata fuori!» 
Hermione sorrise «Conosco un albero che fa al caso nostro!» 
La giornata era davvero bella, anche se fredda come una tipica giornata invernale. Tuttavia erano pochi quelli che si godevano il bel tempo e quasi tutti degli anni inferiori al loro. Hermione fece strada verso il suo albero preferito, posizione perfetta per lo studio perché né troppo lontano dal Castello né troppo vicino al rumore.  
Ginny le raggiunse solo mezz’ora dopo, correndo a perdifiato «Scusate, ero andata a guardare gli allenamenti con Michael!» Fece, lasciandosi cadere accanto a Hermione.  
«E come stanno andando?» S’informò quest’ultima, mentre addentava un panino. 
Ginny fece un verso strano, poi scrollò la testa «Non bene. Ho dovuto mollare lì Mike perché stava cominciando a ridere un po’ troppo». 
«Mike?» fece Brienne, con una risatina allusiva.  
«Come va con lui?» Chiese Aveline, guardando male l’altra.  
Ginny si accigliò «Non bene uguale. Brutta mattinata, insomma!» 
Hermione preparò un panino e glielo ficcò in una mano «Non ci pensare, tieni!» Esclamò, facendole ridere. Si girò per preparare qualcosa anche per sé, ma sussultò quando vide arrivare Blaise dal portone di ingresso. «Oh no!» Gemette, prima ancora che lui potesse dire qualcosa.  
Il ragazzo si fermò a poca distanza da loro con un sopracciglio inarcato «Non mi dire…»  
«Già…» 
«Ti sei dimentica che dovevamo studiare Aritmanzia?» Continuò lui con aria divertita.    
Hermione sospirò «Non ho idea di come abbia fatto a togliermelo dalla testa!» 
Ginny guardò dall’uno all’altra con un’espressione scocciata, ma Brienne cominciò «Se volete possiamo andare via così studiate» utilizzando un tono innocente che non convinse nessuno. 
Hermione arrossì e sperò non si notasse, ma fortunatamente fu Blaise a rispondere per primo.
«Ma no, ormai… Però poi non ti lamentare se rimani indietro con le letture» ironizzò con un sorrisino, sapendo che gli avrebbe sicuramente risposto per le rime.
Infatti, Hermione lo incenerì con lo sguardo, prima di sbottare «Non mi sono mai lamentata di una cosa del genere! Piuttosto sei tu quello indietro, signor “capitolo cinque”». 
Blaise scrollò la testa come a sottolineare l’ovvietà della sua risposta «D’accordo, mi arrendo. Ci riproviamo domani?» 
Hermione annuì «Ok, la mattina sul tardi? Prima devo-» 
«Finire il lavoro per Antiche Rune, immagino. Ok, alle undici» concluse lui, che ormai conosceva i suoi orari quasi a menadito. 
Hermione annuì e lo guardò andare via, poi si preparò ai commenti delle altre. Brienne continuò a ridersela sotto i baffi, ma Ginny continuò a starsene stranamente in silenzio.  
«Tutto bene?» Provò a chiedere Hermione, anche se credeva di sapere cosa la affliggeva: scherzavano molto su Sirius, ma la verità era che Ginny non vedeva di buon occhio il suo allontanamento da Ron.
Comunque le risposte con uno sbuffo che decide di non sindacare e cambiarono argomento per il resto del pranzo, almeno fino a quando Aveline e Brienne non se ne andarono prima per terminare i compiti del pomeriggio. Hermione aspettò che fossero fuori portata di orecchio e fissò insistentemente il profilo corrucciato di Ginny, prima di sospirare.
«Che ne dici, vogliamo parlarne adesso?»
«Non ho niente da dire» grugnì l’altra, ma Hermione scosse la testa.
«Sei cocciuta quando ti ci metti… se non avessi alcun problema, non avresti l’aria di un troll costretto a fare il bagno».
Ginny la guardò con l’ombra di un sorriso, poi sospirò «Boh è che non vi capisco».
«Di chi stai parlando?»
«Di tutti!» Esplose lei, sdraiandosi sull’erba. Alzò un dito in cielo perché Hermione potesse vederlo. «Harry si lamenta tanto che è solo e, a parte voi due, non ha nessuno con cui confidarsi. Poi mi avvicino per chiedergli alcune cose e scappa come se fossi la morte in persona» spiegò, poi alzò un secondo dito. «Ron sembra un deficiente quando ci sei tu nei paraggi, ma poi non fa niente per avvicinarsi, neanche ci prova ad avere un atteggiamento meno amichevole e fare il passo successivo…»
«Ma lo sapevi già, Ron-»
«E tu!» La interruppe Ginny, girandosi a guardarla. «Tu mi avevi promesso di provarci a dargli retta. Di tentare di capirlo! Invece, appena mi giro, c’è sempre Zabini a ronzarti intorno… ma poi, Zabini. Hermione, è un Serpeverde di quelli ricchi da fare schifo e con idee tutte sue sul sangue e quelle schifezze lì. Dopo Malfoy e la Umbridge credevo avessi più amor proprio…»
Hermione sussultò, come colpita da uno schiaffo. Sentiva la rabbia scuoterla fin dall’interno, tremava.
«Hai finito?» Sibilò e Ginny sospirò, sentendo dal suo tono che avrebbero litigato.
Si rimise a sedere e annuì.
«Prima di tutto io mi sono rotta le scatole con questa storia di Ron: mi conosce da cinque anni e passiamo undici mesi all’anno gomito a gomito, a dirtela tutta passiamo così tanto tempo insieme che non so neanche più dove sta di casa la privacy. Non credete che se fosse stato davvero interessato a me a questo punto si sarebbe fatto avanti in qualche modo? Soprattutto dopo l’anno scorso e Viktor Krum?»
Ginny aprì la bocca per replicare, ma Hermione la fulminò sul posto e riprese.
«E se pure avesse bisogno di tempo, non credete sia il caso che ci provi da solo senza avere voi angeli custodi a proteggerlo? Ha bisogno di maturare, ha bisogno di crescere e non lo farà con voi sempre pronti a insistere come se fosse un incapace. E, da parte mia, dopo cinque anni avrò pure il diritto di interessarmi a qualcuno che non sia Ron, che sia Blaise Zabini o… qualcun’altro».
Ginny sospirò «Ma io su questo sono d’accordo, in parte, solo che boh… trovo il tuo comportamento un po’ incoerente?»
Hermione scrollò la testa «Gin, tu critichi sempre tuo fratello perché si forma dei giudizi senza approfondire, ma tu fai esattamente la stessa cosa. Tu stessa hai sentito delle liti tra Zabini e Malfoy, tu stessa lì hai visti discutere al campo di Quidditch. Non è abbastanza per farti capire che tipo è? E ti fidi così poco del mio giudizio da credere che riuscirei a farmi andare bene uno come Malfoy?»
Ginny non rispose ma si mosse a disagio.
Hermione la guardò come se la vedesse per la prima volta e capì.
«E poi… tu che critichi Ron sulla lentezza… tu  che ci hai messo cinque anni per cominciare anche solo a parlare con Harry? Devo ricordarti come ti comportavi con lui fino a due anni fa?»
Ginny sussultò e sbottò «Cosa fai, colpisci basso?!»
Hermione scosse le spalle «Hai cominciato tu. Ora, mi vuoi dire qual è il vero problema o dobbiamo davvero fingere che sia la mia relazione con Ron?»
Ginny ammutolì e le due si fissarono in cagnesco a lungo, prima che la rossa si sciogliesse in un sorriso.
«Non te la si può fare, è inutile» commento, scrollando la testa.
«Ti conosco da sempre e so per certo che non sei una ragazza stupida. Cosa è successo con Harry? Perché devo supporre che il problema sia lui, vero?»
Ginny sospirò per la terza volta, ma non pronunciò parola; tornò a isolarsi un attimo come il giorno prima, poi scosse la testa come alla fine di un suo ragionamento mentale e scattò in piedi.
«Lascia stare, risolverò da sola…» fece, prendendo tutto al volo. «Però… davvero, sta attenta a Zabini e i Serpeverde in generale, diciamo che sono sensazioni, ok?»
Hermione annuì tanto per farla contenta «E tu mi prometti di venire a parlarmi, se hai bisogno?»
«Sì, a dopo».
Ginny scappò via e si fermò solo quando fu fuori portata d’orecchie e di vista. Si appoggiò un attimo alla parete dei porticati e sospirò: ancora una volta non aveva avuto il coraggio di chiederle consiglio.
Stupida stupida stupida.
Alzò la testa e notò un gruppo di ragazze Serpeverde parlare davanti ala porta. Ginny si guardò intorno, poi si avvicinò a una di loro con passo sicuro: aveva lunghi capelli neri e profondi occhi castani da cerbiatta; nonostante quello, però, non si poteva dire avesse uno sguardo dolce.
«Ehi, Blitchey…» salutò Ginny e la ragazza si girò con aria perplessa.
Come al solito, Ginny si stupì del bel tatuaggio che si notava dall’apertura del collo e che, era sicura, si sarebbe rivelato come un banalissimo serpente.
La ragazza la osservò a lungo, prima di salutare le altre con un gesto della mano e avvicinarsi a lei.
«Weasley, che vuoi ancora? Se mi vedono con te, mi fanno fuori» fece, ma Ginny la ignorò.
«Ho bisogno del distillato».
Miles Blitchey la guardò con più attenzione: aveva occhiaie più profonde di quelle che ricordava.
«Ancora? Weasley, non sono tua madre ma devo dirti che questa roba non fa bene tutti i giorni…»
«Esatto, non sei mia madre» replicò freddamente Ginny, poi tirò fuori dei soldi. «Te la pago subito».
La Serpeverde scrollò le spalle «Sono due galeoni».
Ginny, che stava contando le monete nel palmo, alzò la testa «Scusa? Sei impazzita per caso?»
«Nuove tariffe. Se non ti stanno bene, smamma».
Ginny scrollò la testa e contò un galeone e 17 falci «Te ne stai solo approfittando…»
Miles Blitchey fece un ghignetto «Finché c’è gente che compra… è un mercato instabile, meglio approfittarne» fece, mentre prendeva i soldi. «È un piacere fare affari con te. Fatti trovare domani alle 10 alla statua di Boris il Basito al quinto piano e ti do tutto».
Ginny annuì e scappò via, guardandosi intorno con aria circospetta.
Miles Blitchey aspettò che si allontanasse poi, senza neanche girarsi, cominciò «La smetti di fare il guardone?»
Blaise uscì dall’ombra del portone con espressione perplessa «Cosa voleva Ginny Weasley da te?»
L’altra lo guardò con aria sardonica «Non sei mica l’unico che può intessere relazioni con altre Casate… sbaglio o due secondi fa eri a pranzo nel parco con i grifoni?»
«Non ero a pranzo proprio con ness- va bene, anche se fosse non sono affari tuoi. Cercavo Malfoy».
La faccia di Miles cambiò espressione e Blaise fu felice di sapere che c’era una persona di più al mondo che avrebbe voluto far fuori quel borioso platinato.
«E perché dovrei saperlo?»
Blaise fece il finto tonto, prendendo un tono flautato «Oh, voi due non eravate una coppiettina felice?»
«Per quello c’è quella schifosa di Pansy Parkinson» replicò lei, con disgusto. «E che se ne vada a farsi fottere Malfoy!»
«Ho capito, gli passerò i tue gentili saluti. Lo vado a cercare...»
«Guarda che Tiger e Goyle saranno pure stupidi, ma sono forti!» Avvertì lei, facendolo ridere.
«Che carina, ti preoccupi per me. No, comunque quei due non possono toccarmi manco col pensiero, siamo seri… con Malfoy ho solo due o tre cose da dirgli, ma non ho intenzione di sprecarci neanche il sonno credimi» spiegò lui, frettolosamente. Si avvicinò per baciarle una guancia e scappò via.
Blitchey aspettò che i passi si allontanassero, poi spostò una pietra smossa sotto ai primi porticati di sinistra; nella cavità creata al suo interno, c’erano un paio di manuali di magia nera, delle ricette e alcune boccette ben chiuse.
«Allora… distillato soporifero, distillato soporifero…» mormorò tra sé, mentre leggeva le etichette; si potevano leggere Tricopozione Liscariccio,Pozione Scacciabrufoli, e la più pericolosa Amortentia, il genere di infusi che facevano gola a qualunque adolescente. Ma era possibile scorgere anche Pozione Polisucco e persino la Felix Felicis.
Miles prese una pozione dal color lavanda e se lo infilò in borsa, per poi chiudere bene il buco. Si allontanò di qualche passo per verificare che non si notassero fessure e spazi tra la murata e la pietra mobile poi corse all’interno del castello per la lezione successiva.
 
Intanto, nella Sala Comune Girfondoro Hermione se ne stava a leggere il solito voluminoso tomo di magia oscura, continuando a fissare il buco del ritratto: Ginny non era ancora tornata né gli aveva più rivolto la parola. Cominciava a preoccuparsi per lei, ma sperava che fosse abbastanza furba da parlarle quando e se avesse avuto un problema serio.
Le venne quasi da ridere quando il buco del ritratto di aprì e due avviliti, sporchi e distrutti Ron e Harry entrarono in sala comune.
*Com'è andato l'allenamento?» chiese Hermione, gelida.
«E stato...» cominciò Harry.  
«Completamente schifoso» concluse Ron con voce sepolcrale, sprofondando in una poltrona vicino a Hermione. Lei guardò Ron e la sua freddezza parve sciogliersi.  
«Be', per te era solo il primo» disse per consolarlo, «ci vorrà del tempo...»  
«Chi ha detto che sono stato io a farlo diventare schifoso?» sbottò Ron.  
«Nessuno» rispose Hermione, colta alla sprovvista. «Credevo...»  
«Credevi che dovessi far schifo per forza?»  
«No, certo che no! Senti, tu hai detto che era stato schifoso, e io ho solo...»  
«Vado a cominciare un po' di compiti» disse Ron arrabbiato; salì a passi pesanti la scala del dormitorio e sparì. Hermione si rivolse a Harry.  
«Ha giocato così male?»  
«No» mentì Harry.  
Hermione inarcò le sopracciglia.  
«Be', suppongo che avrebbe potuto giocare meglio» borbottò Harry, «ma era solo il primo allenamento, come hai detto tu...»* 
Hermione stava guardando Ron con una strana espressione «Oh, datemeli qui» disse all'improvviso.  
«Cosa?» chiese Ron.  
«Dateli a me, gli do un'occhiata e li correggo» si offrì lei.  
«Sul serio? Ah, Hermione, tu ci salvi la vita» disse Ron. «Che cosa posso...?»  
«Potete dire: 'Promettiamo di non fare mai più i compiti così in ritardo'» rispose lei, allungando le mani per prendere i temi, ma aveva l'aria divertita.  
«Un milione di grazie, Hermione» mormorò Harry debolmente.
Le diede il suo tema e sprofondò di nuovo nella poltrona, strofinandosi gli occhi. Era mezzanotte passata e la sala comune era deserta, a parte loro tre e Grattastinchi. Gli unici rumori erano quelli della piuma di Hermione che cancellava frasi qua e là sui loro temi, e il fruscio delle pagine mentre controllava varie informazioni nei libri sparsi sul tavolo*. Dopo un’altra ora buona, Harry emise un gridolino  scivolò in ginocchio sul tappeto bruciacchiato a scrutare dentro le fiamme; c’era talmente vicino che sembrava volesse buttarcisi in mezzo.
*«Ehm... Harry?» Chiese Ron, incerto. «Cosa fai lì per terra?»  
«Ho appena visto la testa di Sirius nel fuoco» rispose Harry.  
«La testa di Sirius?» ripeté Hermione. «Intendi dire come quando voleva parlarti durante il Torneo Tremaghi? Ma adesso non lo farebbe, sarebbe troppo... Sirius!»  
Trattenne il fiato, fissando il fuoco. Ron lasciò cadere la piuma. Lì, al centro delle fiamme danzanti, c'era la testa di Sirius, coi lunghi capelli scuri che ricadevano attorno al viso sorridente.  
«Cominciavo a pensare che saresti andato a letto prima che sparissero tutti gli altri» disse. «Ho controllato ogni ora».  
«Sei comparso nel fuoco ogni ora?» chiese Harry con una mezza risata.  
«Solo per qualche secondo, per vedere se c'era via libera».  
«Ma se qualcuno ti avesse visto?» domandò Hermione preoccupata.  
«Be', credo che una ragazza - una del primo anno, a giudicare dall'aspetto - possa avermi intravisto, ma non ti preoccupare» aggiunse Sirius in fretta vedendo Hermione che si premeva una mano sulla bocca, «appena si è voltata di nuovo a guardarmi sono sparito, e scommetto che ha pensato che fossi solo un ceppo dalla forma strana».  
«Ma Sirius, è un rischio terribile...» cominciò Hermione.  
«Mi sembri Molly» disse Sirius. «È il solo modo che mi è venuto in mente per rispondere alla lettera di Harry senza ricorrere a un codice... i codici si possono decifrare».  
Sentendo nominare la lettera di Harry, sia Hermione che Ron si voltarono a fissarlo.  
«Non ci hai detto che avevi scritto a Sirius!» protestò Hermione.  
«Me ne sono dimenticato» rispose Harry.«Non guardarmi così, Hermione, nessun altro poteva capirci qualcosa, vero, Sirius?»  
«No, era scritta molto bene» confermò Sirius, sorridendo. «Comunque meglio sbrigarci, prima di venire interrotti... la cicatrice».  
«Che cosa...?» cominciò Ron, ma Hermione lo interruppe.  
«Te lo diciamo dopo. Vai avanti, Sirius».  
«Be', so che può non essere divertente quando ti fa male, ma siamo convinti che non ci sia niente di cui preoccuparsi sul serio. Ti ha fatto male per tutto l'anno scorso, vero?»  
«Sì, e Silente ha detto che succedeva tutte le volte che Voldemort provava un'emozione intensa» rispose Harry, ignorando, come al solito, le smorfie di Ron e Hermione. «Quindi forse, non so, era solo molto arrabbiato la sera che ho subito quella punizione».  
«Be', adesso che è tornato ti farà male più spesso» disse Sirius.  
«Quindi non credi che c'entri il fatto che la Umbridge mi ha toccato?» chiese Harry.  
«Ne dubito» rispose Sirius. «La conosco di fama e sono sicuro che non è una Mangiamorte...»  
«È abbastanza orrida da poterlo essere» osservò Harry cupo, e Ron e Hermione annuirono. «Sì, ma il mondo non è diviso in brava gente e Mangiamorte» disse Sirius con un sorriso ironico. «Lo so che è un brutto soggetto… dovresti sentire Remus quando parla di lei».  
«Lupin la conosce?» chiese Harry in fretta, ricordando i commenti della Umbridge sugli ibridi pericolosi, durante la prima lezione.  
«No» rispose Sirius, «ma due anni fa lei ha presentato un progetto di legge anti-lupi mannari che gli rende praticamente impossibile trovare lavoro».  
«Che cos'ha contro i lupi mannari?» s'infuriò Hermione.  
«Paura, immagino» rispose Sirius, sorridendo alla sua indignazione. «A quanto pare, detesta i semiumani; l'anno scorso ha anche condotto una campagna per far riunire e marchiare sirene e tritoni. Immagina un po', perdere tempo ed energie a perseguitare gli esseri marini quando ci sono delle nullità come Kreacher a piede libero».  
Ron rise, ma Hermione parve turbata.  
«Sirius!» lo rimproverò. «Sul serio,se facessi un piccolo sforzo con Kreacher, sono sicura che reagirebbe bene. Dopotutto tu sei l'unico membro della sua famiglia che gli rimane, e il professor Silente ha detto...»  
«Allora, come sono le lezioni della Umbridge?» la interruppe Sirius. «Vi sta addestrando tutti a uccidere gli ibridi?»  
«No» rispose Harry, ignorando lo sguardo offeso di Hermione per essere stata interrotta nella sua difesa di Kreacher. «Non ci permette di usare la magia!»  
«Non facciamo altro che leggere quello stupido libro» disse Ron.  
«Ah, beh, i conti tornano» commentò Sirius. «Le nostre informazioni dall'interno del Ministero dicono che Caramell non vi vuole addestrati a combattere».  
«Addestrati a combattere!» ripeté Harry incredulo.«Che cosa crede che facciamo qui, che formiamo una specie di esercito di maghi?»  
«È proprio quello di cui è convinto» rispose Sirius, «o meglio, è proprio quello che teme che faccia Silente: formare il suo esercito personale col quale riuscirà a impossessarsi del Ministero della Magia».  
Ci fu una pausa, poi Ron disse: «È la cosa più stupida che abbia mai sentito, incluse tutte le scemenze che spara quella Luna Lovegood».  
«Quindi ci viene impedito di imparare Difesa contro le Arti Oscure perché Caramell ha paura che useremo gli incantesimi contro il Ministero?» chiese Hermione, furibonda.  
«Già» rispose Sirius. «Caramell è convinto che Silente non si fermerà davanti a nulla per prendere il potere. È sempre più ossessionato da Silente. È solo questione di tempo: lo farà arrestare con qualche accusa falsa».  
Questo fece venire in mente a Harry la lettera di Percy.  
«Sai se ci sarà qualcosa su Silente sulla Gazzetta del Profeta di domani? Percy, il fratello di Ron, pensa di sì...»  
«Non so» disse Sirius. «Non ho visto nessuno dell'Ordine per tutto il finesettimana, sono tutti impegnati. Siamo rimasti solo io e Kreacher quaggiù...»  
C'era una chiara nota di amarezza nella sua voce.  
«Quindi non hai notizie nemmeno di Hagrid?»  
«Ah...» fece Sirius, «be', doveva già essere di ritorno, nessuno sa che cosa gli è successo». Poi, vedendo i loro volti afflitti,si affrettò ad aggiungere: «Ma Silente non è in pensiero, quindi non agitatevi,voi tre, sono sicuro che Hagrid sta bene».  
«Ma se doveva già essere tornato...» disse Hermione con una vocina angosciata.  
«Madame Maxime era con lui, ci siamo messi in contatto con lei e dice  
che si sono separati nel viaggio di ritorno... ma niente lascia pensare che sia ferito o... be', niente suggerisce che non sia perfettamente a posto». 
Per nulla convinti, Harry, Ron e Hermione si scambiarono sguardi preoccupati.  
«Sentite, non andate in giro a fare troppe domande su Hagrid» aggiunse Sirius in fretta, «attirerete ancora di più l'attenzione sul fatto che non è tornato, e so che Silente non lo vuole. Hagrid è un duro, se la caverà». E poiché non sembravano sollevati, continuò «Quand'è il vostro prossimo finesettimana a Hogsmeade, comunque? Stavo pensando, ce la siamo cavata con il travestimento da cane alla stazione, no? Pensavo che potrei...»  
«No!» esclamarono Harry e Hermione in coro, molto forte.  
«Sirius, non hai letto La Gazzetta del Profeta?» aggiunse Hermione, tesa.  
«Oh, quella» rispose Sirius con un ghigno, «sono sempre lì che cercano di indovinare dove mi trovo, non hanno il minimo indizio...»  
«Sì, ma questa volta forse ce l'hanno» obiettò Harry. «Qualcosa che Malfoy ha detto in treno ci ha fatto pensare che sapesse che eri tu, e suo padre era sul marciapiede - sai, Lucius Malfoy - quindi non venire qui, per nessun motivo. Se Malfoy ti riconosce di nuovo...»  
«D'accordo, d'accordo, ho capito». Sirius sembrava profondamente dispiaciuto. «Era solo un'idea, pensavo che ti avrebbe fatto piacere stare un po' insieme».  
«Certo che mi piacerebbe, ma non voglio che ti spediscano di nuovo ad Azkaban!» disse Harry. Ci fu una pausa, durante la quale Sirius guardò Harry dal fuoco, con una ruga verticale tra gli occhi incavati «Sei meno simile a tuo padre di quanto pensassi» concluse, glaciale. «Il rischio sarebbe stato il pepe per James».  
«Senti...»  
«Be', è meglio che vada, sento Kreacher che scende le scale» lo interruppe  Sirius, ma Harry era sicuro che mentisse. «Ti scrivo per dirti un orario in cui posso tornare nel fuoco, allora, d'accordo? Se te la senti di rischiare...»  
Si udì un minuscolo pop, e il punto in cui la testa di Sirius era apparsa fu di nuovo fiamma guizzante*. 
 
Note
Salve! Scusate il ritardo ma ero in viaggio di lavoro e impossibilitata a postare il nuovo capitolo… è piuttosto di passaggio, quindi più breve degli altri, ma dal prossimo mi faccio perdonare! Innanzitutto sarà completamente dedicato a Sirius e poi finalmente entrerà a gamba tesa nella trama vera e propria (ci ho messo un sacco, lo so).
Intanto sperò che questo vi piaccia, buona lettura!
   
 
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