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Autore: musike    01/02/2019    0 recensioni
Evangeline è una ragazza sempre sulle sue, una strega provetta che però non è benvoluta nella sua casa. Abbandonata ancora in fasce dalla madre, un padre adottivo assente, Evangeline finisce per rinchiudersi dentro una corazza, un muro che sembra proteggerla dai mali esterni, ma che in realtà non riesce a proteggerla dalle tenebre e dall'odio che l'accompagnano come ombre fin da quando era bambina. Una profezia rivelata da un logoro cappello, ma rimasta inascoltata rimescola le carte in gioco, le vite dei nostri eroi cambiano... e con esse anche la vita di Evangeline, anche se lei non lo sa.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus, Silente, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Nuovo, personaggio, Severus, Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 15


 





Evangeline si guardò allo specchio, mordendosi il labbro nervosamente. Continuava a dondolarsi sulle gambe, facendo delle mezze piroette ogni tanto per cercare di notare se il retro del vestito era messo correttamente. Il suo occhio critico continuava ad analizzare la sua figura, alla scoperta di un qualsiasi difetto -anche microscopico- che le permettesse di trovare una scappatoia a quella strana serata a cui aveva deciso di partecipare, mandando così al diavolo tutti i suoi principi di antisocialità verso il mondo.

Evy, ma chi vuoi prendere in giro? Non basta un bel vestito o un bel trucco a farti apparire meno spaventosa di quanto non sei. Non saranno lustrini, scintillii o altro a farti sembrare agli occhi degli altri ciò che non sei, a cancellare tutte le idee che la gente ha su di te.

La Grifona cercò di zittire i suoi pensieri, che iniziavano a diventare via via sempre più scomodi, come se la sua ragione volesse farle pesare il fatto di aver deciso per una volta nella sua carriera scolastica di partecipare ad un ballo… cosa che fino a qualche giorno prima avrebbe considerato come infantile e un inutile spreco di tempo. Il punto era che quella vocina che si era insinuata nella sua testa, man mano che si avvicinava quella fatidica sera, aveva iniziato ad assumerei toni taglienti e sarcastici di un ben noto professore di pozioni, di certo non celebre tra gli studenti per la sua simpatia e disponibilità.
Evangeline non poté ricordare, con un pizzico di vergogna e imbarazzo misto al suo orgoglio ferito, come quello che da qualche mese era diventato il suo mentore l’aveva trovata abbracciata a Mark giusto una settimana prima. Per una volta che aveva deciso di abbassare la sua corazza di freddezza e inflessibilità, si era sentita scoperta davanti allo sguardo di fuoco che il professore aveva rivolto loro, come anche punta sul vivo dalle parole pronunciate dallo stesso poco prima di raggiungere l’ufficio del Preside.




Evangeline non riusciva a formulare una frase che fosse una, mentre la proposta di Mark continuava ad aleggiare tra di loro. Il punto è che lei non voleva parlare, non voleva staccarsi dal quel dolce calore che la avvolgeva, facendola sentire al sicuro, facendola sentire per certi versi coccolata. Non voleva rompere quell’incantesimo che sembrava averli avvolti, per cui si limitò semplicemente ad annuire contro il petto del ragazzo, mentre si beava di quell’abbraccio che sperava non finisse mai, poiché al momento era l’unica cosa di cui sentiva avere veramente bisogno.

“Che scena toccante. Serpe e Grifoni che si fanno le coccole come due vecchie comari non è una cosa che si vede tutti i giorni. Ma ditemi, volete anche thé e pasticcini? Oppure la finiamo?”

Un brivido di terrore percorse la schiena dei due ragazzi non appena sentirono quella voce tagliente e derisoria provenire dal fondo del corridoio. Solamente i passi di quello strano spettatore non gradito risuonavano sulla pietra, perfino il crepitare del fuoco delle torce sembrava si fosse fatto più flebile al passaggio di quella scura figura che bene si confondeva tra le ombre e gli oscuri segreti di quel castello. Il buio era il suo elemento, la paura la sua forza. Lo scherno e il sarcasmo le sue armi migliori. Perfino le stesse Serpi, suoi discepoli, avevano timore di lui.

“Professore, noi…” Provò ad iniziare Mark, cercando di trovare un qualsiasi appiglio utile per poter uscire da quella situazione alquanto scomoda che si era venuta a creare, anche se poi nella realtà dei fatti non è che avessero fatto qualcosa di male.

“Mi risparmi le sue patetiche scuse, Fermine”. Disse tagliente Severus Piton, squadrandolo con sufficienza e un pizzico di delusione negli occhi. “Mi auguro per lei che nessuno della sua casa l’abbia vista. Ha già dato abbastanza spettacolo ultimamente, non crede?” Disse facendo riferimento alla rissa tra lui e uno dei gemelli Weasley avvenuta qualche tempo prima.

“Professor Piton, non è come sembra…” Cercò di intromettersi debolmente Evangeline, ma venne prontamente fermata dallo sguardo gelido e tagliente che le rivolse il docente.

“Qualcuno l’ha interpellata, signorina Silente?” Chiese con fare retorico il professore, non aspettandosi realmente una replica da parte della ragazza. “Cinque punti in meno a Grifondoro per aver interrotto un professore, altri cinque punti in meno per non essere in Sala Grande al momento della cena e altri cinque per essere stata trovata in atteggiamenti poco consoni con un ragazzo… devo continuare o si decide a starsene zitta?” Disse con fare ironico Piton, un minuscolo sorriso di scherno gli era apparso in volto, certo di avere la situazione in pugno.

Evangeline, presa dal momento, stava per rispondergli a tono quando si rese conto che non avrebbe avuto senso continuare quella sciocca lotta ben sapendo che ne sarebbe uscita fuori come sconfitta. Per cui con un sospiro, abbassò leggermente il capo, guardandosi la punta delle scarpe mentre le sue guance iniziavano leggermente ad imporporassi a causa della rabbia che sentiva montare in corpo.

“Saggia decisione. Allora forse non tutti i Grifondoro sono delle teste vuote senza un briciolo di spirito di sopravvivenza.” Commentò trionfante Piton, nonostante il tono monocorde. “Ora, mentre io mi occupo della signorina Silente, gradirei che Lei, Signor Fermine, si dirigesse in Sala Grande, dai suoi compagni di casa. Sono abbastanza certo che se si sbriga potrà trovare ancora qualcosa con cui cenare.”

“Ma…”

“Immediatamente.” Disse senza lasciare possibilità di replica all’altro.

Mark gettò uno sguardo sconsolato all’amica, cercando di scusarsi tramite lo sguardo per i modi  bruschi e poco corretti del suo Capocasa. Lei gli fece un velocissimo sorriso prima di riportare lo sguardo sul professore, in attesa di capire cosa volesse ancora da lei. Severus aspettò a parlare finché non fosse sicuro che  il ragazzo fosse abbastanza lontano da quel corridoio, invitando nel frattempo la studentessa a seguirlo nella direzione opposta.

“Non ti puoi permettere distrazioni.” La voce tagliente di Severus Piton ruppe quel silenzio scomodo e irreale che si era venuto a creare qualche istante prima, riportando così la studentessa alla realtà.

“Scusi?” Chiese Evangeline, non capendo dove volesse andare a parare il docente con quella sua affermazione. O meglio, sperava di non aver capito cosa il suo docente di pozioni stesse velatamente affermando.

“Non hai tempo da perdere per certi tipi di intrattenimenti” Iniziò duro il professore, fulminando con lo sguardo la ragazza, non curandosi minimamente che la sua interlocutrice fosse una sua studentessa. “Ti ricordo, ragazzina che non sei altro, che non è solo perché tu sia stata scelta questo voglia dire che puoi sollazzarti come se niente fosse. Giusto perché tu non lo dimentichi: la posta in gioco è molto alta, non c’è solamente la tua vita appesa ad un filo.” 
Severus non sapeva perché le aveva detto quelle cose, il perché si era esposto così tanto e il perché aveva deciso di sputarle addosso costano veleno. Era cosciente del fatto che quelle accuse che le aveva rivolto non erano che un pretesto per parlarle, per cercare di esprimere un qualcosa che iniziava a sentire dentro di sé a cui non riusciva a dare un nome ben preciso, ma che sapeva perfettamente andare contro il suo essere impassibile nei confronti di qualsiasi tipo di alunni gli capitasse sotto mano, a maggior ragioni se Grifondoro. Eppure, quando aveva visto lei e Mark così vicini, l’unica cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stata quella di schiantare il ragazzo a qualche metro di distanza, nonostante fosse uno studente della sua Casa.

“Quello che faccio o non faccio nel mio tempo libero non la riguarda, Professore” Iniziò dura a ragazza fermandosi, calcando bene l’ultima parola, come a voler sottolineare quel piccolo confine che ancora li divideva e che lei non era intenzionata a colmare. “Non serve che mi rammenda quale sia il mio compito e il mio posto, mi pare di averglielo già ampiamente dimostrato. La pregherei quindi di lasciarmi vivere in pace quello che rimane della mia normalità prima che inizi il tutto”.

E, senza nemmeno dare tempo all’arcigno professore di ribattere, Evangeline si diresse verso l’ufficio del Preside.




Da quello scambio di battute poco felici non si erano più parlati, nemmeno visti. Lei troppo orgogliosa per cedere ed ammettere di aver sbagliato, lui troppo offeso per ascoltare e sordo ai rimproveri della sua morale che continuavano a dirgli che, forse, aveva oltrepassato il limite con la studentessa.

Il vociferare dei suoi compagni di Casa farsi via via più flebile, segno che si stavano allontanando dalla sala comune le fece capire che fosse il momento di avviarsi verso la Sala Grande, che ormai non poteva rimandare quell’impegno che si era presa. Con un’ultima occhiata al suo riflesso, controllando che i capelli fossero in ordine e che il marchio nero fosse coperto.

 

Bene, si va in scena.






*******************




Mark continuava a gettare delle occhiate alla scalinata, il suo continuo trafficare con la cravatta tradiva il suo nervosismo. Si sentiva inquieto per la prima volta in una situazione come quella, che era da sempre stato il suo pane quotidiano.

Ma che diavolo mi è saltato in mente quella volta? Bella mossa Mark, davvero. E fortuna che i Serpeverde sono riconosciuti per la loro astuzia e furbizia… Forse quella volta il cappello parlante aveva bevuto qualche bicchiere di Whiskey incendiario di troppo.
Come se non sapessi che odia queste cose… Se mi tira pacco mi sta bene. Se viene, giuro che al primo segno di esasperazione la porto via da lì, lo giuro. MI stupisco che non mi abbia affatturato seduta stante, cribbio… devo essermi proprio rincretinito per aver fatto un errore così grossolano con lei! Io, insomma non-


Mark interruppe bruscamente quel continuo maledirsi internamente non appena il suo sguardo venne catturato dalla figura della sua dama. La gola improvvisamente si fecce secca, trovandosi di colpo a corto di parole per descrivere come la sua migliore amica fosse riuscita a cambiare e allo stesso tempo rimanere fedele alla sua immagine.

Una piccola stella che finalmente risplende.

Vederla scendere fu per Mark qualcosa di incredibile, un piccolo sorriso sincero si fece largo sul suo volto e tutte le preoccupazioni di prima andarono in secondo piano. Il vestito, di un tenue verde pastello, indossato dalla ragazza aveva la gonna leggermente ampia, grazie all’uso del tulle come tessuto, con dei drappeggi damascati che salivano fino al corpetto, richiamando così un po’ quell’effetto fiabesco e principesco senza però esagerare. Lo scollo era a barca metteva in risalto le spalle nivee della studentessa e la linea del collo sottile che aveva; le maniche lunghe erano ricamate in pizzo così come tutti gli inserti presenti sul corpetto che contribuivano ad accentuare l’effetto vedo-non vedo che era la chiave di quel vestito. Evangeline avanzava fiera, i capelli corvini raccolti in una morbida crocchia che lasciava libero qualche ciuffo ad incorniciarle il viso, troppo occupata a pensare a come non riuscire ad inciampare sui suoi stessi piedi che ad osservare l’espressione meravigliata del ragazzo. Per quanto il tacco non fosse esagerato non era abituata a camminarci sopra e, anche se aveva provato ad allenarsi in quella settimana, le scale in discesa erano ancora un grosso ostacolo da superare. Nonostante tutte le idee che si era fatta mentre si preparava quella sera, alla fine dovette constatare che non si sentiva così a disagio come pensava, almeno per il momento. Iniziava a sentire gli occhi degli altri studenti fissarla con insistenza, forse anche con un leggero stupore. 


“Evy, sei stupenda”

Evangeline sorrise imbarazzata, mentre porgeva la mano al suo cavaliere. Mark era bellissimo in quello smoking grigio scuro che aveva deciso di indossare quella sera, gli slanciava la sua figura, togliendogli quell’aria da ragazzino diciassettenne quale era e facendolo sembrare un uomo adulto. Sguardo fiero, i capelli, solitamente sbarazzini, erano stati piegati all’ordine per una volta e un sorriso meraviglioso disegnato sul viso. Il ragazzo non aveva occhi che per la sua amica, non riusciva a vedere nient altro in quella stanza. Tutti i problemi, i dubbi, i suoi pensieri erano stati spazzati via da quella figura che sembrava avesse finalmente acquistato luce propria, dopo molto tempo.

“Mi concedi l’onore di questo ballo?”

Evangeline lo guardò con estrema dolcezza, per la prima volta togliendosi quella maschera di freddezza che negli ultimi mesi aveva indossato per evitare di crollare davanti a tutti. Sorrise, semplicemente, per la prima volta con il cuore e non con la testa.

Per una sera voglio essere una ragazza come tutte le altre.

“Con enorme piacere”

E, intrecciando le sue dita sottili attorno a quelle del suo migliore amico, i due studenti si diressero verso la Sala Grande, mano nella mano. Per la prima volta così vicini come non lo erano mai stati.






*********





La Sala Grande era gremita, non solo di studenti e professori, ma anche qualche rappresentante del Ministero della Magia aveva deciso di venire in visita per congratularsi di persona con la Professoressa Umbridge per l’ottimo lavoro che stava svolgendo nella Scuola. La politica di quella donna aveva riscosso molto successo ai piani alti, specialmente quando sembrava che fosse riuscita a contenere le azioni del vecchio Preside, ormai visto più come un elemento scomodo che andava controllato, piuttosto che come una risorsa.

I tavoli dove erano soliti sedersi gli studenti erano stati spostati, in modo da lasciar posto alla grande pista da ballo posta al centro della sala, ai lati invece erano posti dei piccoli tavolini e un ricco buffet, preparato con cura dagli elfi domestici. I docenti chiacchieravano tra di loro, mentre tenevano sott’occhio gli studenti affinché non combinassero qualche guaio. Un’orchestra d’archi intratteneva il pubblico, il loro suono si diffondeva per tutta la sala, quanto bastava per permettere, a chi interessato, di danzare, mentre chi preferiva rimanersene seduto ai tavoli a scambiare due parole con i propri compagni, poteva farlo tranquillamente senza essere troppo disturbato dalla musica.

Evangeline guardò meravigliata gli addobbi della sala, ogni singolo oggetto presente in quella stanza ricordava la festa dell’amore: lanterne a forma di cuore volteggiavano leggiadre sul soffitto della Sala Grande, piccole fontane con dei piccoli amorini scolpiti servivano per raccogliere le bevande e petali di fiori erano stati posti sul pavimento, quasi a voler segnare un piccolo sentiero, mentre un leggero odore di rosa e cioccolato aleggiava per la sala. Nonostante il tutto potesse apparire esagerato, nel suo insieme risultava gradevole agli occhi esterni, specialmente sapendo che era stata la Umbridge stessa a decidere le decorazioni da utilizzare.

Mark la sospinse dolcemente verso la pista da ballo: l’orchestra stava per iniziare il nuovo brano e lui non voleva perdere l’occasione di entrare in pista, visto che amava ballare. Fecero appena in tempo a trovarsi un posticino tutto per loro, che ecco che i violini iniziarono con il tema, accompagnati dai bassi che scandivano dolcemente il ritmo: questa volta era il turno di un Valzer. Il ragazzo cinse dolcemente la vita della Grifona, prendendo contemporaneamente anche la sua mano. Evangeline si lasciò guidare dall’amico, per la prima volta con la mente sgombra e con lo sguardo fisso nel suo. Era come se la tutte le persone in sala fossero sparite, la musica non era altro che un leggero sottofondo, un qualcosa che semplicemente li accompagnava. Ballavano loro, incuranti degli sguardi dei loro compagni, del vociferare in sottofondo, ignari che due paia di occhi neri come la notte senza stelle insieme a due occhi color del cielo limpidi li stavano osservando con insistenza.

In quel momento esistevano solo loro: Mark e Evngeline, il resto non contava.

Severus li guardava con occhio critico, l’ironia tagliente sulla punta della lingua, pronta ad uscire e a ferire al momento opportuno. Gli dava immensamente fastidio quella scena, anche se non riusciva a capire bene esattamente cosa: se lei che sembrava non prendesse seriamente la loro missione, oppure il ragazzo che stava stringendo un po’ troppo a sé la grifone per i suoi gusti.

Dall’altra parte della sala, i pensieri di Fred non erano molto diversi da quelli dell’arcigno professore: se inizialmente, quando aveva visto la ragazza arrivare, fasciata in quel bellissimo abito che sembrava essere stato disegnato apposta per lei, era rimasto incantato, ora come ora sentiva un leggero fastidio alla bocca dello stomaco iniziare a farsi largo in lui. Odiava vedere come Mark potesse stringere a sé la ragazza senza essere schiantato sul posto, ma la cosa che lo faceva arrabbiare ancora di più era vedere il sorriso luminoso di lei quando era vicino a lui: lo stesso sorriso che, ne era certo, aveva riservato a lui quella notte di qualche mese prima nella Sala comune dei Grifondoro. Aveva creduto in quel momento di essere speciale, che fosse un qualcosa che la ragazza avesse riservato solo a lui.

Un qualcosa di speciale che, speravo, rimanesse solo mio.

Talmente impegnato a incenerire con lo sguardo la coppia che per poco non perse l’equilibrio quando Angelina, la sua dama di quella sera, lo trascinò letteralmente in pista, stufa di essere ignorata dal suo fidanzato e di non poter ballare. Neanche a farlo a posta, si misero di fianco ai due ragazzi che, incuranti di quello che succedeva loro in torno, continuarono a volteggiare non curandosi di niente e di nessuno. Era come se fossero in un’altra dimensione, un posto accessibile solo a loro, talmente trasportati dalla musica e da quella tranquillità che andavano cercando da tempo, si accorsero dei loro vicini solo dopo molte danze, quando alla Professoressa di Difesa contro le Arti Oscure decise di far far partecipare i ragazza in pista ad un gioco, per movimentare la serata.

“Mie cari” iniziò zuccherosa la donna “sono felice che abbiate partecipato in molti a questa serata, come sono contenta che alcuni rappresentati del Ministero siano venuti a farci visita qui oggi. Prima di concludere la serata vi propongo di scambiarvi le coppie: per l’ultimo ballo della serata le ragazze danzeranno con un altro cavaliere! Un piccolo numero si mostrerà sul palmo della vostra mano e formerete la coppia con il ragazzo  o ragazza che avrà il vostro stesso numero! Vi lascio qualche minuto per trovare il vostro partner e non provate a imbrogliare: se non andrete con il partner designato non riuscirete a danzare! Buon divertimento!”

Piccole lamentele si alzarono dal gruppo di studenti presenti in pista: senza che loro volessero, erano stati costretti a partecipare a quel gioco, nonostante i piani di molti fossero altri. L’ultimo ballo era un qualcosa di speciale, riservato alla persona alla quale tenevi maggiormente, con cui speravi poi di poter fare qualcosa alla fine della serata. In questo modo, le aspettative di molte ragazze e ragazzi vennero disattese.

“Mark” iniziò esasperata Evangeline, non appena vide il numero sulla sua mano. “Ti prego, dimmi che per un qualche oscuro destino abbiamo lo stesso numero!”

“Spiacente” rispose sconsolata la Serpe, anche lui abbastanza infastidito da quella situazione non programmata. “Ho il numero 4, tu il 27. Davvero Evy, se lo sapevo saremmo andati via molto tempo fa. Odio questo genere di cose.”

“Ehm, ehm.” Un piccolo e timido schiarirsi di voce fece voltare i due amici. Una piccola ragazzina, dai capelli color nocciola e gli occhi grigi si era materializzata davanti a loro.

“Helena!” Escalmò Mark, sorpreso.

“Ciao Mark” Disse sorridendo, mettendo in mostra il piccolo apparecchio argenteo. “A quanto pare sarò la tua dama per questo ballo!” Finì tutta contenta la ragazzina, arpionandosi al braccio del ragazzo.

Mark non fece in tempo a dire nulla che venne trascinato lontano da Evangeline da quella piccola furia, nel mentre la Grifona se la rideva sotto i baffi: conosceva Helena, una ragazzina appartenete alla casa di Tosca Tassorosso, e sapeva perfettamente quanto stravedeva per il suo amico, più di qualche volta aveva tentato di rimediare un appuntamento con lui, senza però tuttavia avere molto successo.

Beh, dai. Direi che la serata per me giunge al termine.

Stava per andarsene quando un piccolo e leggero tocco sulla sua spalla richiamò la sua attenzione.

“Ehm, mi concede l’onore di questo ballo?”

Evangeline si congelò sul posto, avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Si voltò lentamente, incontrando così due occhi cerulei molto imbarazzati, che faticavano a mantenere lo sguardo su di lei.

“Fred?” chiese la ragazza, non riuscendo a capacitarsi di quello che stava succedendo

“Eh già” Rispose il Grifone, iniziandosi a dondolare sui piedi e cercando di riacquistare quell’aria strafottente che solitamente lo caratterizzava. Decise di non dare al tempo alla sua compagna di elaborare cosa stesse accadendo, prendendola per un braccio e riportandola in pista, giusto in tempo per l’inizio del ballo.

Ogni parte che Fred aveva toccato stava andando letteralmente a fuoco, Evangeline pregò tutti i Maghi e le Streghe del mondo internamente affinché le sue guance non si imporporassero davanti al ragazzo. Nonostante l’abito chiaramente di seconda mano che sfoggiava e ai capelli sbarazzini, ad Evangeline non parve meno bello. Era come se comunque splendesse in mezzo agli altri, come se avesse una fonte di luce propria.

Non ci posso credere.

La Grifona era troppo persa nei meandri della sua mente, per notare il nervosismo che faceva capolinea sulla faccia del suo cavaliere. Gli occhi di lui non riuscivano a staccarsi dalla figura della sua dama, persi a contemplarla, in particolare il suo volto.

Ti prego, sorridimi come hai fatto quella volta.

Ma nonostante tutte le preghiere per rivedere quel piccolo miracolo a cui aveva assistito quella sera, il suo volto rimaneva freddo e staccato, come se la persona che aveva ballato con Mark fosse un’altra e non la sua compagna. La freddezza era tornata a prendere possesso di Evangeline, rendendola insensibile e allo stesso così distante da lui, come a volergli ricordare le sue colpe, i suoi sbagli.

“Scusami per tutto” esordì ad un certo punto il ragazzo, flebile, all’orecchio di Evangeline. Ammetterlo gli era costato veramente molto, sentiva già di essere ferito nell’orgoglio, nonostante sapesse di aver torto su tutta la linea. Eppure, con il senno di poi, ringraziò quella volta di aver abbassato le difese e di essersi assunto le sue responsabilità.

Evangeline era sconvolta, non sapeva cosa dire. Era cosciente del fatto che Fred non avrebbe aggiunto altro a quella confessione, che già gli era costata molto, come anche non lo avrebbe ripetuta neanche per tutto l’oro del mondo. L’aveva detta imbarazzato, nascondendosi al suo sguardo, come se fosse incapace di sostenerlo, ma con una dolcezza che la ragazza non pensava gli sarebbe mai stata riservata. 

E alla fine, Evangeline gli sorrise con il cuore. Gli occhi leggermente lucidi, un sorriso caldo, dolce, comprensivo disegnato sul volto, come se il gelo non fosse mai esistito in lei.

Dove non arrivano le parole arrivano i gesti, le azioni. E Fred ne era certo, quella sera aveva appena assistito ad un piccolo miracolo, completamente rinfrancato da quel sorriso che oramai, non era più tanti sicuro che sarebbe riuscito a rivedere rivolto a, lui. Vari sentimenti si facevano largo nel ragazzo, il cervello completamente inebriato e succube di quel sorriso, avrebbe tanto voluto tenerlo per sé, rinchiuderlo da qualche parte, in un luogo in cui solo lui poteva accedervi, un luogo in cui solo poteva vederlo davvero.

Non si erano accorti di essersi fermati in centro alla pista, gli sguardi ancora incatenati uno a quello dell’altro, non si erano resi conto che ormai la musica era cessata e che piccoli petali di rosa scendevano su di loro, a concludere magnificamente quella serata particolare, a tratti strana, ma sicuramente magica.

Era felice la piccola Evangeline, non avrebbe desiderato nulla di più. Avrebbe tanto voluto che il tempo si fermasse, in quel preciso istante, che smettesse di scorrere e che le ricordasse cosa avrebbe dovuto fare nei giorni seguenti. Si sentiva come se stesse vedendo un sogno, sotto un incantesimo.

Ma prima o poi anche le magie finisco e bisogna ritornare alla realtà, proprio come capitò a Cenerentola, la sera del ballo. Solo che questa volta non sono stati i rintocchi pesanti dell’orologio a mettere fine a tutto, nessuno aveva avvisato Evangeline che proprio quella sera l’incantesimo si sarebbe rotto.



Per poco Evangeline non pianse di frustrazione, quando il marchio nero iniziò a bruciarle la pelle, mentre il terrore prendeva il possesso di lei.

  
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