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Autore: Axel Knaves    02/02/2019    0 recensioni
Un patto di sangue involontariamente stretto e un'invocazione fatta per scherzo, portano Eva Rossi a condividere il suo appartamento con Helel (a.k.a. Lucifero) e Azrael (a.k.a. Morte).
Ma cosa potrebbe mai andare storto quando condividi la vita e la casa con la Morte, che entra nei bagni senza bussare, e il Diavolo, che ama bruciare padelle?
Eva non potrà fare altro che utilizzare le sue armi migliori per sopravvivere a questa situazione: il sarcasmo e le ciabatte.
~Precedentemente intitolata: Bad Moon Rising e Strange Thing on A Friday Night
~Pubblicata anche su Wattpad
Genere: Comico, Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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[20]» Di donne infuriate ed angeli schiaffeggiati «[20]

 

3rd POV

Malika continuò a canticchiare l'antica ninna nanna mentre i due pargoli in fronte a lei si erano addormentati stretti ai loro pupazzi preferiti, regalo del loro secondo compleanno da parte di Helel ed Azrael.
La donna non poté non sorridere alle espressioni tranquille e le guanciotte piene dei due gemelli di tre anni.
«Ti ricordano quando i nostri figli erano così piccoli, vero?» Chiese la voce di Levi dalla porta della loro camera da letto.
Malika non si voltò, aspettò semplicemente che l'angelo fosse alle sue spalle prima di voltare il capo e ricevere un casto bacio sulle labbra, come da qualche millennio a questa parte.
«Per nulla», ridacchiò lei in risposta mentre l'albino accarezzava le guance piene e maculate dei nipoti, «nessuno dei nostri figli ha mai dormito così tranquillamente da piccolo». Spiegò.
Levi soppesò le parole della moglie e sorrise al ricordo di quando i loro figli erano così piccoli.
«Hai ragione», le disse, «quasi mi ero dimenticato tutte le notti passate insonni a causa di Mikael ed Azrael».
Malika tornò a guardare i nipoti. Liev e Natacha, così avevano chiamati Mikael e Tridel i loro gemelli, avevano tre anni, gli occhi neri, i capelli bianchi e la pelle maculata.
«Vado a lavarmi», la avvisò Levi e si chiuse in bagno.
La donna scosse la testa a quella piccola usanza tenuta da Levi sin da quando l'aveva conosciuta. O forse era perché il loro primo incontro era stato proprio durante un bagno. Esattamente era lei quella nel fiume, svestita e intenta a lavarsi al chiaro di luna, mentre lui era il guardone sulla sponda; la tunica più gonfia del normale al livello della vita. Il pugno ricevuto era indelebile nei ricordi di lui.
Malika scosse la testa e tornò con l'attenzione sui nipoti, solo in quel momento si rese conto di quanto tempo era passato.
Quattro anni. Erano quattro anni che la guerra tra angeli e demoni si era conclusa.
Helel, ormai non più sotto l'influenza di Erezel, era tornato a governare sull'Inferno. Questa volta in modo più giusto e meno cruento.
Molto spesso lasciava il suo trono, per una notte o due, in mano a Yusuf - il suo nuovo e fidato braccio destro - per andare a fare visita a Serena. Da quanto Malika sapeva, la loro relazione stava procedendo molto bene: Serena non aveva più sedici anni e da un paio di anni non era neanche più così innocente.
Inoltre, da quanto Helel le aveva raccontato, per Serena era una tortura vedere sua sorella senza i ricordi degli angeli e le doleva il cuore non poterle ricordare quanto Azrael ed Helel avevano contato nella sua vita.
Gavriel aveva cambiato modo di gestire il concilio degli angeli ed insieme a suo padre avevano creato un’assemblea in cui le decisioni venivano prese insieme, così da poter accontentare tutti.
Una grande questione che Gavriel aveva avuto per mano era stata quella del transito libero nei quattro regni. La guerra aveva infatti portato ad una piega positiva: molti angeli, demoni e mietitori avevano trovato la loro metà in un altro regno.
Senza molti indugi, soprattutto dopo aver visto cosa la separazione poteva fare, attraverso Mikael e Tridel, l'arcangelo aveva concesso il libero transito tra i regni. Unica condizione una firma nei libri mastri all'uscita e una all'entrata.
Grazie a Gavriel ora le metà ritrovate avevano la possibilità di avere una vita felice.
E dalle voci in circolo sembrava che anche Gavriel avesse trovato la sua metà: molto spesso si poteva vedere rincasare con abiti umani e un sorriso sornione in volto.
Tridel e Mikael, dopo la benedizione da parte di Levi, vivevano finalmente insieme ed era compito di entrambi proteggere le porte del Purgatorio. La notizia della dolce attesa di Mikael era arrivata neanche tre mesi dopo la fine della guerra.
La giovane guerriera aveva dato alla luce due splendidi gemelli omozigoti, uno femmina, Natacha, e uno maschio, Liev. Entrambi sembravano aver preso il carattere tranquillo del padre.
Azrael era stato quello più colpito da questa guerra. Oltre a dover riunire i mietitori dopo la scissione avvenuta per colpa di Yondar, il giovane angelo aveva dovuto convivere con la consapevolezza di come la sua Eva non si ricordasse di lui.
Inoltre era toccato proprio a lui il compito di cancellare la memoria a tutti gli essere umani con cui erano venuti a contatto nei mesi vissuti sulla terra - ovviamente la famiglia di Eva era stata un'eccezione alla regola. L’angelo aveva cancellato anche la memoria a un certo Jason, seppur non avevano mai avuto contatti diretti.
Ogni giorno Azrael riceveva informazioni da Serena e Davide su come stesse loro sorella e su come stesse andando avanti la sua vita. Ma quelle semplici conversazioni non gli bastavano mai.
E per quanto la sua famiglia gli fosse vicina, soprattutto Levi - già passato in quella situazione - ed Helel - a cui mancava avere accanto l'energica Eva, Azrael stava cadendo nella disperazione ogni giorno di più.
Malika, ancora con lo sguardo sui nipoti, decise che era arrivato il momento di fare qualcosa, per il bene di tutti.

EVA’S POV

«È un piacere per noi conferirle questa laurea in Fisica, con voto assegnato di 95/110». Disse il presidente della commissione porgendomi il certificato di laurea.
Sentii le lacrime pungermi gli occhi a quelle parole, mentre alle mie spalle parenti, amici e colleghi applaudivano con tutta la forza che avevano. Sentii anche un paio di urli e non riuscii a non ridere capendo di chi erano.
Accettai il pezzo di carta su cui avevo sprecato lacrime e sudore; stringendo energicamente la mano a tutta la commissione. Uno a uno i professori si congratularono con me dell'ottimo lavoro prima di lasciarmi andare.
In pochi minuti mi ritrovai così in un circolo vizioso di foto, abbracci, strette di mano e alcol. Finalmente ce l'avevo fatto: avevo portato a termine la mia prima laurea! E a festeggiare con me c'erano le persone più importanti della mia vita.
Sorrisi a vedere tutti quelli a cui volevo bene condividere questo momento. Assaporando l'attimo di pausa concesso, e il Ferrari che avevo nel bicchiere di plastica, studiai quel branco di scapestrati.
Claudia e Vittorio stavano parlando con i miei genitori. Si erano sposati tre anni prima ed erano diventati genitori neanche un anno dopo. Matilde era in braccio a Vittorio, con gli occhioni marroni intenti a chiudersi. Aveva da poco biascicato le prime parole e aveva iniziato a chiamarmi Ziava, cercando di dire “zia Eva”.
Inutile da dire che mi scioglievo ogni volta.
Mio padre e mia madra avevano finalmente casa tutta per loro: anche Serena era andata in un’altra città per studio. Per quanto il buon umore di mia madre era aumentato negli ultimi due anni, e le scatole di preservativi che ogni tanto si scordavano di buttare quando li andavamo a trovare, avevo paura di chiedere quanto stessero dandoci dentro nella loro relazione.
Accanto a Davide, il suo ragazzo e convivente, Cesare lo stava tenendo stretto a lui dalla vita. Mio fratello aveva incontrato Cesare ad un random party quasi un anno prima.
Dopo i primi tre mesi di titubanza si erano finalmente messi insieme. Da un paio di mesi convivevano.
Il ragazzo dai capelli lunghi e barba folta era perfetto per mio fratello. Era dolce e gentile, un po’ pacioccone, ma riusciva a tenere testa al sarcasmo di casa Rossi; oltre a rendere passivo mio fratello.
Come lo sapevo? I due deficienti non avevano chiuso la porta della loro stanza prima di copulare! Una sera, in cui ero rimasta da loro a dormire, mentre andavo in bagno mezza addormentata avevo visto tutto. Tutto.
Non ero più rimasta a dormire da loro da quel giorno in poi.
Che parlavano con loro vi erano Serena, Sonia e Jason.
Serena era diventata una bellissima donna dalle curve sinuose, mi faceva sempre paura pensare quanto fosse cambiata in così pochi anni. Si era trasferita in una città ad un paio di ore da casa dei miei genitori per studiare biologia marina e non ne poteva essere più contenta.
Inoltre aveva trovato un ragazzo e la questione sembrava seria, seppur nè lei nè i miei genitori mi avevano detto chi fosse il fortunato. Che lo conoscessi?
Anche Sonia aveva incontrato un uomo, un certo Gabriele. Lei, come mia sorella, non aveva ancora voluto farmelo incontrare.
Iniziavo ad essere un po’ irritata dal comportamento delle due.
Jason! Era stata un'altra ottima aggiunta alla mia cerchia di amicizie. Ci eravamo conosciuti quattro anni prima, ormai, e da allora eravamo inseparabili. Lo avevo aiutato a superare la sua ex, Irene, scopertasi poi stare con il mio ex, e lo avevo incitato ad iniziarsi a vedere con una ragazza di una città vicina, conosciuta ad una fiera.
Jason mi aveva rivelato la sua intenzione di farmela conoscere alla mia laurea, ma purtroppo gli impegni lavorativi di lei l'avevano vista occupata.
Per quanto riguardava Thomas ed Irene sapevamo che avevano provato a sposarsi. Ovviamente Irene lo aveva tradito pochi mesi dopo e questo aveva portato ad un divorzio dei due.
Thomas aveva anche provato a contattarmi, il bastardo. Era persino venuto a cercarmi al campus una volta! Non l'avevo neanche lasciato aprir bocca prima di far collidere le mie nocche con la sua guancia. Il trucco aveva funzionato e aveva compreso di dovermi star lontano.
«Ti stai godendo la quiete prima della tempesta?»La voce di mia madre mi riportò alla realtà. La donna aveva lasciato mio padre, Vittorio e Claudia in compagnia di Davide, Cesare, Sonia e Jason, per avvicinarsi a me. Mia sorella sembrava essersi volatilizzata.
«Stavo apprezzando gli ultimi momenti da sobria». Risposi con un sorriso. La donna fulva ridacchiò sapendo bene come il trio, Jason e i miei fratelli avessero intenzione di farmi ubriacare così tanto da farmi dimenticare l’intero aperitivo e cena.
«Tranquilla», mi rassicurò lei, «io e tuo padre saremo lì a trattenerti da fare idiozie… O almeno, io ti cercherò di fermare; tuo padre probabilmente avrà in mano il cellulare per filmare tutto». Si corresse.
«Mi hai tranquillizzato molto così». Le feci notare in tono sarcastico, roteando gli occhi al cielo e trangugiando il resto del Ferrari. Forse prima mi ubriacavo, prima le mie preoccupazioni sarebbero finite.
Mia madre mi scompigliò i capelli.
«Prima che ti abbandoni all'alcol, ho un pensiero da darti». Disse infine e tirò fuori un pacchetto. Si vedeva a colpo d’occhio che si trattava di un libro. «Tanto tempo fa mi dissi come non saresti mai riuscita ad andare avanti senza una certa saga di libri. E molto tempo dopo mi dissi come l'ultimo capitolo era il tuo preferito».
«Mamma…»Sospirai commossa e gli occhi un poco lucidi.
«Questo è per ricordarti di tutto quello che hai passato e di quanto ancora puoi dare». Spiegò porgendomi il pacchetto. «Sono davvero molto fiera di te, Eva». Aggiunse e, cercando di non scoppiare in lacrime, accettai il pacchetto.
Sotto la carta blu trovai una copertina famigliare. Era l'ultimo libro della mia serie preferita.
Uscito quattro anni prima, sapevo di averlo letto almeno un paio di volte. Eppure la mia coppia sembrava essere sparita nel nulla; non sapevo perché ma quella sparizione mi aveva addirittura fatto scoppiare in una crisi di pianto.
Aprì il libro a una pagina a caso e lascia vagare le dita sulla carta fin quando sei parole attirarono la mia attenzione.
È per il bene di tutti.
Qualcosa scattò all'improvviso nel mio cervello e tutti i suoni intorno a me divennero indistinti. Il libro davanti ai miei occhi scomparve e venne rimpiazzato da ricordi.
La Morte e il Diavolo mentre mi rivelavano i loro veri aspetti per la prima volta.
La giacca della Morte attorno alle mie spalle, calda e imbottita.
La padella bruciata dal Diavolo, le urla e la ciabatta arrivata in faccia all'arcangelo Gabriele.
Il bacio dato dal Diavolo e il gelato arrivatogli in faccia.
La gelosia della Morte nei confronti di Jason e il primo attacco nel parco giochi.
Le lezioni di difesa con Mikael e l'attacco dei demoni alla mia famiglia.
Il bacio condiviso con la Morte e il dolore della separazione da Helel ed Azrael.
Helel ed Azrael.
Tutti i nostri ricordi stavano tornando, uno a uno, fino a quando il mio cervello mise a fuoco con più attenzione un unico ricordo.

Gli occhi fecero fatica a mettere a fuoco l'angelo chiamato padre da Azrael.
Riuscivo solo a distinguere dei capelli lunghi e bianchi, simili a quelli di Gavriel e Mikael. Gli occhi identici a quelli di Helel.
«Devi cederle il tuo cuore». Stava spiegando il padre.
«Cederele?»
«Dovrai ripetere dopo di me una formula che lascierà questa giovane donna metà delle tue forze vitali, metà dei tuoi poteri, metà del tuo essere divino. Questo è possibile solo perché lei è l’unica che tu possa amare». Continuò a spiegare l’angelo più anziano e sentii una punta di speranza nascermi nel petto. Potevo essere salvata? Potevo passare la mia vita con Azrael?
«È quello che ha reso la mamma un essere divino ed immortale». Disse il mio angelo della morte, volevo guardare la sua espressione ma non ne avevo le forze.
«Sì», annuì l’albino, «ma la cosa viene a caro prezzo».
«Qualunque esso sia sono disposto a pagarlo». Disse in fretta Azrael e potei vedere il sorriso compiaciuto sul volto di suo padre: era orgoglioso del figlio e non riusciva a non mostrarlo.
«Eva si dovrà dimenticare di te». Rivelò il padre e sentii il mio cuore quasi aprirsi in due a quelle parole.
No! Non volevo dimenticarmi di Arazel! O di Helel! Di tutto quello che avevamo passato negli ultimi mesi!
«Questa donna diventerà un angelo a tutti gli effetti dopo aver ricevuto il tuo cuore. Deve perciò  dimostrare di esserne degna: per questo dovrà dimenticarsi di te e se davvero ti ama con cuore puro, e la sua coscienza non si macchierà di tradimento, si ricorderà di te. Senza aiuti dal mondo divino, o da quello umano».
Cercai di muovermi. Cercai di mostrare quanto non mi piacesse quel piano. Non volevo dimenticare! Piuttosto la morte! Nessuno aveva il diritto di modificare quei ricordi così preziosi per me.
«Ho capito». Disse Azrael con voce apatica, quasi morta. «Facciamolo».

Facendo un respiro profondo, lasciai cadere a terra il libro che mia madre mi aveva appena regalato. Finalmente ero tornata nel mondo reale.
«Eva, tutto bene?» Mi chiese mia madre, preoccupata della mia reazione, ma non mi fermai a risponderle.
Iniziai a guardarmi in giro, una sensazione nel petto mi stava dicendo come la mia metà fosse presente in quel luogo. E l’ira che stavo provando in quel momento per Azrael, mi stava implorando di trovarlo per poterlo riempire di insulti e di botte.
Girai e girai su me stessa, spostandomi tra gli invitati e i ragazzi intenti a raggiungere la loro aula, fin quando la figura di una donna dai capelli e gli occhi neri non entrò nel mio campo visivo.
Malika non era cambiata affatto in quei quattro anni.
La madre dei quattro angeli mi stava sorridendo con affetto mentre teneva in braccio due bambini maculati. La loro pelle era candida con macchie scarlatte, i capelli bianchi ricordavano quelli della madre e gli occhi neri ricordavano quelli del padre. Sentii gli occhi diventarmi sempre più lucidi mentre guardavo la progenie di Mikael e Tridel.
Avevo perso così tanto in quegli anni.
Malika diede un bacio ad ognuno dei gemelli e poi mi indicò una certa direzione con un cenno del capo.
Spostando lo sguardo lungo quella direzione finalmente trovai l’angelo da me cercato.
La mia ira si intrecciò con la mia felicità e in quel misto di emozioni mi incamminai verso Azrael, il quale non aveva la minima idea di cosa lo stesse aspettando.

3rd POV

Azrael era felice per il fratello e non riusciva a trattenere un sorriso ogni volta in cui lui e Serena erano insieme. Erano una coppia perfetta e nessuno poteva dire il contrario.
Eppure ogni volta che vedeva uno dei suoi fratelli abbracciare la propria metà una forte fitta al cuore gli ricordava come la sua Eva non lo avrebbe neanche riconosciuto.
Quei quattro anni erano stati davvero terribili per lui. Anche se aveva portato a termine ogni suo compito come comandante dei mietitori, al meglio delle sue capacità, la consapevolezza di non poter tornare a casa ed abbracciare Eva lo distruggeva psicologicamente ora dopo ora.
Suo padre cercava di stargli accanto con tutto l’impegno che aveva, poiché era già passato in quella situazione e sapeva bene quanto la lontananza dalla propria metà potesse uccidere psicologicamente, ed Helel era sempre con lui quando si presentava a Serena o Davide per chiedere informazioni sulla nuova vita di Eva.
Quasi era impazzito alla notizia della nuova amicizia tra Jason ed Eva. Si era calmato solo grazie a Davide: il ragazzo aveva giurato sulla propria vita come tra la sorella e il bellissimo ragazzo dai tratti asiatici non ci fosse nulla.
«AZRAEL!» Lo richiamò alla realtà l’urlo di Eva.
All’angelo della morte gli si bloccò il fiato in gola mentre un brivido di piacere gli percorreva la schiena, creando una strana sensazione di torpore e piacere nel basso ventre.
Mentre il fratello assaporava quella voce pronunciare il suo nome, Helel distolse lo sguardo da Serena e vide come una Eva, nera in volto, stava arrivando a passo di marcia verso di loro. Il termine “incazzata” non rendeva abbastanza l’idea sullo stato d’animo della neo-laureata.
Il Diavolo sbiancò a vedere la sua ex-coinquilina in quello stato.
Serena guardò la sorella avanzare verso di loro e non poté far a meno di preoccuparsi. Una Eva incazzata era già tanto da gestire, ma una Eva incazzata con poteri divini poteva essere la fine di tutto.
L’angelo della morte guardò la sua metà avvicinarsi a lui un passo alla volta, il volto scuro di rabbia sembrava non importargli: Eva l’aveva riconosciuto e l’aveva chiamato per nome.
Non gli importava in che modo.
«Eva!» Esclamò lui felice, aprendo le braccia per avvolgerla e premere il corpo di lei contro il suo torace. Voleva toccarla, abbracciarla, baciarla. Voleva farla sua e non permettere a nessuno di portargliela via ancora una volta.
Tutto quello che ottenne, però, fu uno schiaffo. E non uno schiaffo normale, oh no! La donna aveva avvolto la mano in uno strato di potere divino prima di assestare il colpo alla guancia di lui.
Azrael maledì la sorella per aver insegnato quel trucco ad Eva qualche anno prima, mentre la testa si voltava di scatto a causa dell’impatto.
Le sopracciglia di Serena ed Helel schizzarono verso l’alto, sorpresi al comportamento di lei.
«Come hai osato togliermi dalla mente i vostri ricordi!» Quasi urlò con gli occhi iniettati da sangue. Serena si premette contro Helel, spaventata dall’ira di sua sorella. Il Diavolo avvolse la sua metà in un abbraccio e cercò di non far vedere quanto anche lui stava avendo paura di Eva in quel momento.
«Sono i miei ricordi! È la mia vita! Brutta testa di cazzo! A nessuno è permesso andarci accanto perché sono miei e sono preziosi!»
Azrael guardò stupefatto la donna e comprese subito quell’improvviso attacco di violenza. Eva non era arrabbiato con lui perché era quasi morta per colpa loro. Non era arrabbiata perché ora era un essere divino. Era arrabbiata perché per quattro lunghi anni non era stata in grado di ricordarli e di fare parte della loro vita. Era arrabbiata perché aveva perso così tanto della vita delle persone a cui teneva.
L’angelo della morte sorrise dolcemente a quella scoperta.
Ignorando le urla ininterrotte della donna, la prese per la nuca e fece collidere le sue labbra a quelle della rossa.
Le urla di Eva si interruppero in mezzo secondo. La ragazza ci mise un attimo a comprendere cosa stava succedendo ma, appena riuscì a controllare il suo corpo, rispose al bacio dell’angelo con la stessa intensità.
Azrael quasi mugugnò di piacere.
Serena ed Helel, ovviamente dimenticati dalla coppia, guardarono ovunque meno che i loro fratelli in imbarazzo. Potevano almeno aspettare il tempo necessario a loro di spostarsi, no?!
Dopo quelli che al Diavolo sembrarono millenni, Eva e suo fratello si staccarono.
«Mi sei mancata». Le rivelò l’angelo della morte e la fulva sorrise come un abete.
«Anche a me sei mancata», intervenne Helel interrompendo il momento tra i due, «non solo A ti vuole bene, sai».
Eva, voltando il capo verso la sorella ed Helel, divenne paonazza a comprendere che spettacolino aveva appena regalato. D’istinto si staccò dall’angelo della morte e si coprì il volto con le madre.
«Perché nessuno mi ferma mai da queste figure di merda?» Chiese in totale imbarazzo.
Azrael ed Helel non poterono fare a meno di scoppiare a ridere.
Finalmente avevano in dietro la loro Eva e nulla poteva andare meglio.

   
 
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