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Autore: Myriru    03/02/2019    1 recensioni
Renaissance. [MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Parigi, autunno 2017.
Può l'arrivo di una nuova persona cambiare il gioco del destino?
Può una sola persona far saltare una farsa durata anche troppo?
Può un estraneo cambiarti la vita indissolubilmente?
Leggete per scoprirlo!
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Consiglio prima del capitolo:
per una migliore lettura, ascoltare "Sunset Lover" de Petit Biscuit:  
https://www.youtube.com/watch?v=DVIFQJiPWvc
Buona lettura! <3
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«Quel bastardo! Dovevo rimanere con lei! Maledizione! E’ tutta colpa mia! Dio mio! »
«Calmati Victor! Arrabbiarsi in questo modo non migliorerà la situazione! André è con lei, forse riuscirà a dirci qualcosa appena arriviamo… »
Nicolas corse per le strade di Parigi, cercando di raggiungere l’ospedale di San Luigi il prima possibile. Jeanne si era seduta nei sedili posteriori, cercando di calmare Victor il più possibile. Piangeva, urlava, dava pugni e calci al sedile anteriore vuoto, si sfogava. Appena arrivarono all’entrata Victor si catapultò fuori dalla vettura, accompagnato da Jeanne. Victor si avventò verso la reception dell’ospedale, chiedendo alla prima infermiera presente notizie della sorella.
«S-Salve io… Françoise de Jarjayes? E’… arrivata prima con l’ambulanza… sono il fratello »
L’infermiera annuì, cercando qualcosa tra i vari fogli che aveva davanti e Victor aspettò impaziente una risposta da parte della donna.
«Ah, la signorina de Jarjayes. Ora si trova in sala operatoria, potete aspettare qui fin quando non sarà tutto finito, la informeremo il prima possibile »
La ragazza gli sorrise, Victor abbassò le spalle, allontanandosi dal bancone e si avviò verso la sala d’attesa, distrutto. Quando entrò, trovò André andare avanti e indietro per tutta la stanza, visibilmente in ansia. Teneva una mano poggiata sulla fronte e l’altra sul fianco, respirava profondamente.
«André! Cosa diavolo è successo?! »
Victor si avventò verso di lui, incurante delle altre persone che erano sedute in attesa. André si schiarì la voce, cercando di calmarsi.
«Hanno litigato… Françoise deve aver trovato qualcosa sul suo telefono e hanno litigato… non ero a casa, stavo salendo le scale e sentivo alcune persone parlare e forzare una porta, ho subito pensato fosse successo qualcosa. Quando ho visto che… che tutti erano davanti alla sua porta io… non ci ho pensato due volte. Appena hanno aperto la porta sono entrato dentro. Lei… aveva il viso sporco di sangue… e…»
«Io lo uccido quel bastardo! LO UCCIDO! »
Disse Victor, sedendosi sulla sedia dietro di lui.
«Ora dov’è Paul? »
Chiese Jeanne avvicinandosi ai due. Erano tutti sconvolti, il resto dei ragazzi li aveva appena raggiunti.
«Non lo so, spero morto sotto una macchina »
Disse André, trattenendo la rabbia che provava dentro.
 
///@///
 
Erano passate due ore dall’arrivo in ospedale, Françoise non era ancora uscita dalla sala operatoria e nessun medico era venuto ad informarli. Victor aveva avvertito i genitori, sarebbero dovuti arrivare tra un paio di ore. Hans e gli altri ragazzi erano andati a denunciare l’accaduto, lasciando Victor all’ospedale in modo da essere il primo ad avere aggiornamenti sulla sorella. Antoniette rimase con lui, aspettando speranzosa nuove e buone notizie dai medici. Anche André era rimasto con loro, frustrato.
«Abbiamo parlato con la police, vogliono delle testimonianze »
«Ne hanno davvero bisogno? Credo che mia sorella su un letto in sala operatoria basti »
Rispose nervoso Victor, cercando di trattenersi. Antoniette sospirò, poggiando la mano sulla spalla dell’amico.
«Lo so Victor, lo so… dopo andrò a depositare… »
«Grazie… »
André si sedette vicino a Victor, tenendo la testa tra le mani. Dalla sala operatoria erano usciti più volte alcuni infermieri ma nessuno aveva saputo rispondere alle loro domande. Antoniette guardò l’orologio che aveva al polso, poi guardò Victor.
«I-Io… credo di sapere il motivo… »
I due ragazzi si voltarono entrambi verso Antoniette, corrugando la fronte. Lei deglutì a vuoto, prendendo un respiro profondo.
«Paul… era da un po’ che mi inviava messaggi… non proprio casti e… mi inviava foto… lo trovavo ovunque andassi e mi sentivo spesso osservata, anche quand’ero a casa mia. Stamattina io… ho accennato il discorso con Françoise e… credo abbia visto un messaggio che gli ho inviato »
La voce le tremava terribilmente, André le prese una mano, stringendola a sé. Antoniette asciugò una lacrima scappata al suo controllo velocemente, cercò di trattenere la vergogna dentro di sé il più possibile.
«Cosa dicevi in quel messaggio? »
Domandò Victor.
«Che non volevo più ricevere i suoi messaggi, che mi imbarazzavano e che doveva pensare a Françoise… »
«Hans lo sa? »
André cercò il suo sguardo, lei si voltò verso di lui, scuotendo la testa.
«Dovresti dirglielo »
«La police lo sa... ho fatto denuncia prima di venire qui »
Soffocò di nuovo il pianto, respirò profondamente.
«Mi dispiace che sia stata Françoise, come sempre, a pagarne le conseguenze… mi dispiace »
Si voltò verso Victor, mordendosi leggermente il labbro inferiore con gli occhi pieni di lacrime. Victor scosse il capo, abbracciando la ragazza.
«Non è colpa tua, le hai parlato, le hai spiegato tutto… non è colpa tua »
 
///@///
 
André tornò a casa quella sera, i genitori di Françoise e di Victor erano arrivati e nonostante le rassicurazioni di Victor aveva preferito lasciarli soli. Lei stava bene, era in mani sicure, non doveva preoccuparsi. Appena raggiunse il piano sentì una fitta allo stomaco, ricordando la mattinata. Si avvicinò alla porta, aprendola lentamente. Avevano rotto la maniglia, sarebbe stato difficile chiuderla a chiave. Entrò piano, e accese la luce. Alcune sedie erano rovesciate a terra, del tavolino di vetro non erano rimaste che piccole schegge a decorare il pavimento bianco, il divano era malamente spostato a bloccare il balcone. André abbassò il capo dove aveva trovato Françoise e Paul, trovando alcune gocce di sangue sul pavimento. Deglutì a  vuoto, avviandosi verso la camera della ragazza. Domani mattina Victor sarebbe passato a prendere le cose di Françoise per portarle a casa sua e lui si era offerto di aiutarlo. Prese i suoi vestiti e li posò nella valigia che Françoise “nascondeva” sotto il letto. Quando aprì il cassetto vicino al letto, per controllare di aver preso tutto quello che poteva servirle, trovò una chiavetta usb con un’etichetta un po’ sbiadita. Incuriosito si chiese cosa contenesse quella pennetta, si avvicinò alla scrivania dov’era posato il computer e, dopo averlo acceso, inserì la chiavetta. C’era una sola cartella, senza nome, contenete varie foto e un video. Cliccò rapidamente sul video, sperando di non trovare quello che stava pensando. Era Françoise. Sorrideva falsamente alla webcam, scopriva il viso.
“«Ho preso una decisione prima… una decisione importante, forse un po’ dolorosa per… me »”
Françoise si bloccò un attimo.
 “«Ho deciso di fotografarmi… sì di farmi delle foto. Ma non delle semplici foto, delle foto dopo la  visita del mio fidanzato. Sì perché lui… lui mi fa male, lui mi picchia. Forse non tutti capiranno il perché di questa cosa ma… »”
La sua voce tremava, si vedeva che quello che stava dicendo era vero e non una semplice bugia inventata al momento. Aveva gli occhi lucidi e il volto arrossato, ogni tanto si fermava per passare una mano sul viso. Sentì un nodo alla gola.
“«Credo sia una cosa importante e… forse chi troverà questo video… non lo so… non lo so… forse chi troverà questo video vedrà anche le foto e… permetterò la divulgazione se… lui mi… ucciderà. Ma è importante per me… tanto… e »”
Sentì un brivido lungo la schiena, lei sembrava così preoccupata e spaventata. Ora aveva di nuovo quel sorriso finto, e aveva chiuso il video. Aprì velocemente le foto, le guardò tutte. In ogni foto Françoise aveva un livido o sulle spalle o sul volto, alcune volte il labbro era spaccato e sanguinante. Nell’ultima foto aveva lo sguardo basso, stava piangendo. Un grosso livido le colorava lo zigomo e aveva il labbro sanguinante. Chiuse rapidamente il computer, tremando. Prese la chiavetta e la posò nella tasca del pantalone. Aveva visto troppo.
 

 
   
 
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