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Autore: Yellow Daffodil    04/02/2019    2 recensioni
Nicole e Giulio si conoscono e si odiano sin da quando erano bambini, ma specialmente da quando, durante l'estate, Giulio ha "aiutato" Nicole ad organizzare un'esplosiva (è il termine giusto) festa a casa sua. Lei nemmeno ricorda come sia finita, ma ora è in punizione fino a Capodanno, mentre Giulio continua bellamente ad essere allenato dal suo severo ed ignaro padre. Proprio sul più bello delle loro rigide esistenze, Nicole e Giulio scoprono di essere accomunati da una storia d'amore... no, non la loro, non scherziamo! Quella mai nata tra Andrea e Serena, che porterà molto più scompiglio di quanto non abbia già portato quel maledetto giorno dell'autostop. Chi sono Andrea e Serena? Perché sono invischiati con Nicole e Giulio e perché Nicole e Giulio hanno deciso di invischiarli? Ma soprattutto chi, di loro quattro, rimarrà più invischiato in questa storia?
Seguito delle due OS "Autostop" e "Una notte da dimenticare" presenti sia su Wattpad che su EFP sulla pagina autore di Yellow Daffodil!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Invischiati per le feste

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5. Fuochi d'artificio - parte 1

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"È un disastro!" Nicole si infilò entrambe le mani nell'elaborato chignon, spettinandosi e sembrando addirittura più carina.

Alla faccia del pile con i labrador, quel vestito le donava ancora di più di quello che aveva indossato al diciottesimo di Maria. Era dorato, terminava poco più su delle ginocchia con una gonna di raso e poi aveva un piccolo corpetto in tulle e brillantini che contrastava con le ciocche castane appena cadute dalla pettinatura.

No, non era solo carina; era bellissima, pensò Giulio, e come in risposta, lei gli schioccò le dita a due centimetri dalla faccia.

"Oh, ti stai mettendo in posa per il tuo prossimo calendario porno o mi stai ascoltando?"

Sapeva che non sarebbe mai dovuto andare a quella festa. Nicole non era bellissima, era solo mostro. Un mostro di ansia e logorrea che gli stava corrodendo il fegato da venti minuti buoni.

"Basta." sospirò, stanco, coprendole la bocca con una mano e sbavandole così il rossetto color sangue di Giuda su cui lei aveva speso un patrimonio.

"Non mi rovinare il trucco o ti rovino io quella faccia da Luigi Quattordicesimo che ti ritrovi! E sai che non ho problemi a usare il mestolo, specialmente quando sono agitata!"

"Non è - successo - niente!" sfiatò Giulio, molto meno composto del solito.

"Come no? Valentina, Maria, ripetetegli cosa è successo, visto che forse ha le orecchie foderate da quei capelli d'angelo troppo nobili per essere fatti accorciare da un comune parrucchiere plebeo."

Maria sbuffò, senza dare troppa rilevanza ai loro ripetitivi battibecchi, mentre Valentina eseguì meccanicamente: "Il water ha preso a spruzzare, nessuno ci ha avvisato, il bagno si è allagato." 

"E quindi?" la incoraggiò Nicole.

"Quindi non possiamo chiudere Serena e Andrea nel bagno finché non sarà sistemato e asciugato."

"Poi..." incalzò la padrona di casa.

"Poi c'è Alessio che si è già annaffiato di champagne e che quindi non può partecipare alla scenetta del litigio con Sandro senza rischiare che finisca veramente in rissa."

"Va beh, facciamo a meno di quella." ovviò Giulio. "Avete attaccato rami di vischio su ogni due metri di soffitto, fateci finire entrambi sotto e fate dire al dj che è ora di baciarsi, o il duemiladiciannove sarà un anno di sfiga nera. Andre lo farà sicuramente."

"Andre è chiuso fuori in terrazzo da quando è arrivato." ringhiò Nicole, a cui mancava solo la bava da volpe rabbiosa. 

E così Valentina decantò la chiosa di quella cronaca nera: "In terrazzo ci è sfuggito di appendere il vischio, dato che non c'è un soffitto, e tutto il piano era stato ambientato all'interno della casa, nella convinzione che tuo fratello non fosse..."

Maria, che se n'era stata per tutto il tempo seduta a braccia incrociate con il balconcino bene in vista, decise di finire la frase per lei: "Un cacasotto."

"Succede sempre tutto nei momenti peggiori, eh?" abbozzò Giulio, divertito nel sentirsi spiegare questi cataclismi con tale piattezza, come se veramente l'unica a vedere sempre il dramma nel mondo fosse Nicole.

Ma lei era davvero fuori di sé, non voleva sentire ragioni: contemplava quel che rimaneva del suo grande piano andare sempre più allo sfacelo e allo stesso tempo sentiva qualcosa di pressante montarle nel petto nei confronti di Giulio. Avevano lavorato un sacco per quella serata e adesso che era rovinata, lui se ne stava lì, inarrivabile e statuario come al solito, senza preoccuparsi?

Era così indolente da farle venire voglia di mollargli una sberla in pieno volto.

Giulio era sempre, sempre così. Qualsiasi cosa accadesse, lui era calmo, quasi annoiato, insomma, superiore agli eventi e le persone. Rideva solo per situazioni da lui stesso selezionate, non si lasciava sorprendere né coinvolgere, aveva il pieno controllo su tutto, nonostante fosse palesemente la fine del mondo.

Il padre di Nicole amava questo pregio, lei, invece, lo riteneva nient'altro che un difetto.

E poi, si era fatta bellissima quella sera: lui l'aveva vista e nemmeno aveva battuto ciglio. Non che ci tenesse, eh, però lei, al contrario, aveva fatto mezzo infarto solamente osservando come quella stupidissima camicia bianca gli cadesse bene sui fianchi ed evidenziasse il suo petto allenato e mediamente virile, come piaceva a lei.

Avrebbe decisamente fatto meglio a darsi una calmata prima che le venisse l'istinto di saltargli addosso. Non si sa per cosa, ma comunque il concetto era nei pressi.

"Sento che questa serata sarà uno schifo." capitolò, allora, e Giulio rivisse per un istante la festa di quell'estate. Capiva Nicole: suo padre le aveva insegnato a puntare sempre al meglio, ma aspettarsi sempre il peggio. E lo sapeva perché l'aveva insegnato pure a lui.

"Senti, facciamo così." intervenne, prendendo le redini e anche le spalle di Nicole piuttosto saldamente. "Tu che conosci a fondo quel perdente di tuo fratello, ora pensi a un piano alternativo e lo trattieni di sopra con o senza la sbronza di Alessio e le tette di Maria. Sabrina qui sistema la situazione in bagno e io-"

"Sono Valentina." azzardò la moretta. "Valentina, non Sabrina."

"Scusa, me lo dimentico sempre, ti offrirò una cena per rimediare." le disse, mandandola in brodo di giuggiole, poi tornò a fissare Nicole. "Io penso ad Andrea e Serena, così quando scendi finalmente si sarà completata la tua personale missione di vita e potrai smetterla di rovinarmi di nuovo la festa, eh?"

"Di nuovo?" fu l'innocente domanda di Nicole.

Giulio le piazzò un sorrisetto mezzo figo e mezzo piscopatico in faccia e lei comprese che forse era semplicemente meglio sorvolare.

"Va bene, se pensi di essere in grado, allora..."

"Nicole." respirò un'alitata divina che mosse i suoi ciuffi e la fece trapassare all'aldilà. "Io sono sempre in grado."

*

Serena vide il didietro di Sandro sparire sopra le scale assieme allo sgambettio di Nicole e, per la prima volta, si rilassò.

Sentì i muscoli della pancia ritornare al loro posto e per la gioia, decise di afferrare e addentare una tartina al salmone norvegese che la cuoca Ramona aveva sfilettato a regola d'arte. Per fortuna Nicole aveva rapito Sandro per portarlo in lande lontane, perché lei, davvero, non ce la faceva più.

Appena arrivati, il suo compagno l'aveva subito trascinata davanti al camino a conoscere varie amiche di Nicole che, di riflesso, guarda caso, erano pure amiche sue. Quand'era adolescente, Sandro si piazzava sempre in salotto durante i pigiama party della sorella sperando di far colpo su qualche ragazzina. Purtroppo, lui era sempre stato troppo bruttino e sfigato per piacere davvero - questo Serena non gliel'avrebbe detto, ma lo aveva letto in ogni sorriso di cortesia che queste 'amiche' gli avevano rivolto.

Se non altro, era contenta che ora lui fosse impegnato altrove. Anche se erano tutte giovani abbastanza tranquille, lei si era sentita a disagio nel vedere come lui ancora, a distanza di anni, facesse il galletto e, come ad ogni evento pubblico con ragazze carine, la mettesse da parte ignorandola di brutto.

Sospirò e si disse che aveva troppe paranoie. Sandro l'aveva tradita solo una volta, tutto il resto erano sue supposizioni. Aveva semplicemente qualche difficoltà a superare il trauma di quell'estate, ecco tutto.

L'aveva tradita solo una volta.

"Ops, scusa!"

Qualcuno le era piombato addosso e lei si era appena voltata per incontrare una chioma bionda e due paia di occhi nocciola mozzafiato. Rimase per qualche secondo a fissare il ragazzo con il cuore in extrasistole, poi fu sicura di essere morta.

"Serena!" lo straniero si aprì in un sorriso, circondandole la vita con un braccio e baciandole entrambe le guance. "Non pensavo di vederti qui, che piacere! Come stai?"

"Oh, G-Giulio..." Serena si riprese un po' a rilento, perché, come nella precedente occasione, ci mise almeno mezzo minuto a convincersi che quello non era Andrea, il suo Andrea, ma un altro tizio che gli somigliava dolorosamente troppo. E quindi si ricordò di Giulio e tutto il loro pregresso scambio di equivoci. "Il piacere è mio, veramente. Sto bene, e tu come stai?"

"Non ci si lamenta. Mi piace bazzicare qui a casa di Nicole, un po' perché è davvero una signora casa e un po' perché ciò dà fastidio alla padroncina isterica; non so se hai potuto notare la scorsa volta..." il giovane ammiccò nella direzione verso cui era convenientemente sparita tale 'padroncina isterica'.

Serena rise all'occhiolino beffardo di Giulio e si rese conto che qualche giorno prima era stata troppo sconvolta per notare quella strana relazione tra sua cognata e il ragazzo che aveva di fronte. Ma era veramente strana, ne prese atto: troppo bellicosa per non nascondere dei retroscena scandalosamente interessanti.

"Sei qui da sola? Posso offriti qualcosa da bere?"

"Oh, no, sono qui con..." guardò verso le scale, poi si spense e si vergognò pure della risposta. "Con Sandro."

Giulio finse di sorprendersi poi si esibì in un'espressione grave: "Ti offro qualcosa da bere."

Afferrò due calici di prosecco millesimato spillato direttamente dalle riserve della Valdobbiadene in cui Antonio e Francesca Lucich facevano rifornimento e si avviò, con Serena, verso il terrazzo esterno.

Giulio aveva già capito perché Andrea si fosse piazzato lì fuori dal loro arrivo fino a quel momento: sapeva che avrebbe visto Serena, quindi aveva trovato un luogo per nascondersi da Serena, e nel frattempo si era giocato entrambi i polmoni a suon di sigarette da nervoso pensando insistentemente a Serena. Che fratello maggiore esemplare.

"Sai, speravo che fossi anche tu alla festa, perché volevo presentarti una persona." se ne uscì, mentre con la mano spingeva la schiena della ragazza, alta quasi quanto lui e irrigidita dalla situazione.

"Oh, davvero? Magari avviso Sandro che..."

"Ma va, che c'entra Sandro?" rise Giulio, fermandosi davanti alle porte del terrazzo e socchiudendone appena una, giusto per spiare ed accertare le ipotesi. "È solo mio fratello, sono sicuro che a Sandro non dispiacerà se ti presento mio fratello."

In men che non si dica, spalancò del tutto la porta, ci spinse attraverso Serena, e poi la chiuse rimanendosene in casa. Nel tempo in cui la ragazza e Andrea si voltarono verso l'interno per capire che diavolo stesse succedendo, Giulio aveva estratto la sua personale copia di chiavi e aveva chiuso i polli di fuori.

Voilà, un gioco da ragazzi. Nicole doveva solamente inchinarsi al suo cospetto.

"Giu, ma che cazzo fai?" si era alterato Andrea, bussando sulla vetrata e indicando Serena al suo fianco, ancora prima di averla salutata. "Non vedi che è senza giacca? Vuoi farla morire di freddo?"

Giulio ci rifletté un secondo: andò nella cabina armadio, rubò un cappotto Armani qualsiasi tra la collezione di Francesca e poi riaprì le porte giusto il tempo di gettare il capo in terrazzo a quei due. Richiuse e si sfregò le mani con somma soddisfazione.

"Quindi è questo il piano?" sbuffò Andrea dall'altra parte della porta. "Chiudermi qui fuori con lei per obbligarmi a parlarci?"

"Voi due siete fratelli?" si era connessa Serena, nel frattempo, troppo bloccata dal freddo e dalla sorpresa per fare qualsiasi cosa che non fosse rimanere impalata dove Giulio l'aveva spinta.

"Scusa, Andre." il piccolo Pizzi alzò le spalle. "Sto solamente eseguendo ordini superiori."

"Dai, non fare lo stronzo, aprici!"

"Ne parlo con Nicole, poi vi faccio sapere." sorrise, malevolo, soffiando un bacio verso di loro. "Copritevi, mi raccomando... e non fatemi diventare zio!"

Giulio se ne tornò tra la folla degli invitati, mentre Andrea rimase giusto qualche secondo a bussare alle vetrate come un gorilla, prima di rendersi conto che Giulio aveva il suo stesso DNA, quindi la stronzata l'avrebbe portata a termine fino in fondo.

Si voltò finalmente verso la sua compagna di sventura e trovò davanti a sé uno sguardo traumatizzato come se se ne stesse di fronte allo spettro della gioventù.

"Puttana, se sei figa." gorgogliò, leggiadro, squadrandola dall'alto al basso. "Ti ricordavo più... vestita."

Serena si riscosse anche per le lame ghiacciate che iniziavano a infilarsi nella sua scollatura, così prese due piccioni con una fava e coprì le sue grazie con il cappotto Armani che Giulio aveva gentilmente fornito.

Se non ci aveva già pensato il gelo dicembrino, avere Andrea dell'autostop esattamente di fronte al viso le aveva definitivamente lobotomizzato il cervello. E poi, le aveva pure detto che era figa. Con un aplombe ottocentesco che avrebbe fatto rizzare la pelle persino a Jane Austen, ma era in tutto e per tutto un complimento. Quello che aveva disperatamente sperato di strappare a Sandro qualche ora prima con molta, molta più fatica. E senza risultati.

"Ciao, Andrea." produsse in un soffio. "Ti ricordi di me?"

"Certo, sei l'origine di ogni mio male." rivelò lui, senza vergogna. "Come stai?"

"Male. Anche tu, mi sembra."

"Sì, anche io, grazie." diede una scossa a quei suoi capelli libertini poi accennò all'interno della casa. "Quello era mio fratello Giulio. Minore e anche minorato. Immagino non sia un caso che mi abbia implorato di venire esattamente a questa festa ideando un piano omicida per farmi avvicinare a te, ma tranquilla, lo soffocherò nel letto questa notte, sempre se ci arriva a casa. Te?"

"Io... cosa?" fece Serena, ancora troppo tramortita. "A me piace tuo fratello; è molto gentile."

"Oh, bene, non oso nemmeno pensare a come tu abbia potuto conoscerlo. Ha rubato le mie ricerche su di te ed è venuto personalmente a stalkerarti sotto casa? Ti ha fatto leggere la canzone su base armonica a bocca che ti ho scritto? Perché quella era in preda a un delirio post-intervento al femore, quindi è del tutto giustificata."

Serena rise, perché Andrea aveva un modo di parlare sempre così rapido e incomprensibile, ma dannatamente divertente: "No, no, niente di tutto ciò. In realtà, ho scoperto solo adesso che siete parenti."

"Perfetto." Andrea rovistò macchinosamente nelle ampie tasche del suo Napapijri arancione, facendole credere che ci nascondesse viveri per una stagione intera. "Ti spiace se mi fumo una paglia?"

"No, no..." biascicò Serena, ancora incapace di chiudere la bocca di fronte a quel suo sfrontato fascino, accentuato dalle lucine di Natale che i Lucich avevano attorcigliato a ogni centimetro di ringhiera.

Mentre lui lottava contro l'accendino delle Spice Girls dicendo una parolaccia al secondo, però, lei si diede uno schiaffo immaginario per rinsavire dal torpore. Doveva prenderne atto: Andrea dell'autostop era assieme a lei, chiuso sul balcone della casa del suo ragazzo, e le aveva appena detto che era figa e che le aveva scritto una canzone. Dopo sei mesi in cui non si erano mai più visti, nemmeno per caso.

Anziché gridare aiuto a pieni polmoni, tossicchiò: "In realtà sì, mi dispiace."

"Cosa?" fece lui, troppo concentrato su come distruggere l'ordigno con il solo utilizzo del pollice.

"Mi dispiace se fumi. Se fossi la tua ragazza, ti pregherei di smettere."

Andrea sorrise con la sigaretta intatta tra le labbra: "Stavo giusto cercando una buona ragione per farlo."

Finalmente la fiamma si liberò.

"Ma non sei la mia ragazza, quindi..."

Accese la sigaretta e ripose i resti dell'accendino nella tasca da marsupiale che si ritrovava.

"Vuoi un tiro?" le propose allungando l'arma del male.

Serena ci rifletté per qualche secondo: tutta quella situazione era assurda, c'era un freddo assassino e lei doveva dire a Sandro dov'era o quello l'avrebbe cercata chissà... Nah, non l'avrebbe cercata manco se fosse sparita per sempre in circostanze sospette con tutta la sua collezione di pupazzetti di Star Wars.

E su quella sigaretta che le era stata porta si erano adagiate per qualche secondo le perfette, sinuose labbra di Andrea dell'autostop, che l'avevano fatta innamorare in poco più di un quarto d'ora.

"Sì, grazie."

"Ah, ma quindi fumi?"

"No, ma potrei provare."

"Ma che cavolo dici?" Andrea si mise a ridere, dando luogo al fenomeno naturale delle sue tre rughette che si increspavano a lato degli occhi esattamente come s'increspava la tartina al salmone nello stomaco di Sere. "Non ti ha insegnato la mamma che non si accettano cose dagli sconosciuti?"

"Tipo i passaggi?"

"O le caramelle." Andrea la guardò con tonnellate di malizia. "Peggio ancora le sigarette, ché poi ti assuefai alla nicotina e anziché andare in giro in macchina quando sei nervosa, te ne resti in terrazzo a fumare."

"Allora perché offri, Andrea?"

"Perché mi piace tentare. Comunque, ho cambiato idea." spense la sigaretta contro il bancone fregandosene di lasciare sul bianco del cemento un antiestetico punto di carbone. "In realtà fumo solo perché sono nervoso."

"Ah, davvero?" Serena incrociò le braccia, affidandosi al suo infallibile sarcasmo per sopravvivere alla disarmante semplicità di Andrea. "C'è qualcosa che ti rende agitato?"

"Devo veramente spiegartelo?" lui alzò le sopracciglia, in uno spunto litigioso che Serena recepì come sexy. Scemo era bello; serio, semplicemente da svenimento.

E lei aveva riflettuto anche troppo su quanta roba si fosse persa, letteralmente e moralmente parlando. Quindi capì il suo fastidio e addirittura lo precedette: "Perché non mi hai mai cercata?"

"Oh, io non ti ho cercato..." Andrea roteò gli occhi. "Mi serve una paglia."

"Sembravi preso dalla testa ai piedi, avevi implorato di avere il mio cognome, il mio numero, qualsiasi cosa... pensavo avessi colto il riferimento della targa; ti avevo visto annotarla dallo specchietto mentre me ne andavo e quindi ero quasi certa che avessi fatto in modo di risalire a me." si stupì pure della sua inedita scontrosità; apparentemente usciva solo in presenza di quel biondastro. "Forse non ci sei riuscito...?" propose, cercando di moderare i toni.

Andrea si era visibilmente infastidito: "Se speravi così tanto che ti cercassi, allora perché non mi hai dato direttamente il tuo numero?"

"Te l'ho spiegato."

"Fai un po' troppo la preziosa per poi venirti a lamentare, micio miao." Andrea lampeggiò verso la mano di Serena posata sulla ringhiera, da cui brillava lo stesso anellino che lui aveva notato il giorno dell'autostop. 

Così, lei la ritirò con grande imbarazzo: "Dev'essere successo qualcosa nel frattempo, di cui non vuoi parlare."

"Tipo un birillone con uno scopino da cesso pubblico al posto dei capelli."

"Che stronzo!" si lasciò sfuggire Serena, sorpresa dalle mille e uno sfumature del carattere di Andrea. Aveva appena offeso il suo ragazzo, ma soprattutto il suo gusto in fatto di ragazzi, con non più di undici parole. "Intendevo che per non avermi più voluto cercare, dev'essere successo qualcosa a te, tipo che ti sei accorto che non te ne importava nulla."

Andrea schioccò la lingua con immenso fastidio: "Sì, hai ragione. Ci ero riuscito a rintracciarti dalla targa, cara Serena Migliorini, ex residente in via Monte Grappa, ora stabilmente trasferita al civico 45 barra E di via Palladini con l'ex-ex fidanzato e le duecentoventi corna che ti ha messo in testa." berciò lui, piacevole come un cactus nelle mutande. "Ma ho potuto renderle graditamente visita solo dopo un mese dal nostro lieto incontro perché una gentile Subaru Crosstrek mi ha sfracellato lungo l'asfalto assieme alla mia bicicletta di merda, che ha fatto sì che in ventiquattrore perdessi la fidanzata, l'amante e pure l'integrità di alcuni punti cruciali del mio scheletro."

Quando Andrea riprese finalmente fiato, Serena si ritrovò senza.

"Sei stato..."

"Spappolato. Steso. Spiaccicato."

"Ma ti sei fatto..."

"Un mese. Dentro all'ospedale. Per poi uscire e venire sotto casa di tuo padre con le costole ancora rotte e sapere che tanto ti era bastato a dimenticarti di me. Ok che sono stato io quello a fare la fan sfegatata del nostro breve incontro ravvicinato, credendo di aver conosciuto la mia personale Cenerentola, ma te non sei affatto Cenerentola, te sei quella stronza ingannatrice di Malefica e io mi sono lasciato fregare dalla tua mela avvelenata." Andrea prese una sigaretta. "Merda! Sapevo che non dovevo ascoltare quel moccioso menomato e le sue feste da rientro in società!"

Serena si riprese con un inudibile colpetto di tosse: "Senti, hai... hai... mescolato le storie. Malefica è la cattiva de 'La bella addormentata nel bosco', mentre quella di 'Cenerentola' è-"

"Serena." disse Andrea fissandola con la sigaretta di nuovo tra le labbra. "Chi cacchio se ne infischia?"

"Ascolta, io questo non potevo minimamente immaginarlo-"

"Certo, perché piuttosto di darmi il numero come fanno tutte, hai dovuto comunicarmi una sciarada egizia in codice morse, tramite segnali di fumo comprensibili solo da un indigeno Cherokee!"

"Ho avuto paura di essermi innamorata!" sciorinò allora, lei, emettendo una nuvoletta di condensa molto consistente, dovuta all'abbondate dose di fiato e coraggio che aveva messo in quell'ammissione. "Anzi, ero terrorizzata perché avevo provato qualcosa di completamente nuovo e diverso dal solito."

"Ma vedo che sei una conservatrice." la smontò, implicando di nuovo il suo anello di fidanzamento. "A quanto pare quando mi hai scritto che merito di più, stavi dando a me il consiglio che serviva a te, ma che hai palesemente ignorato."

Serena era atterrita, completamente divisa tra l'abbandono totale all'istinto o la confortante fedeltà all'abitudine. Che cosa doveva fare? Che cosa doveva dire?

"Tu che cosa vuoi, Serena?" le chiese, allora, Andrea, spiazzandola del tutto.

Non era che cosa doveva, ma che cosa voleva.

In cuor suo sapeva molto bene che cosa voleva.

E ce l'aveva a solo un passo di distanza.

*

"Oh, eccoti, vieni!" Giulio avvistò Nicole scendere finalmente dal piano superiore e le fece cenno verso il posto in prima fila sulla porta del terrazzo. Dai costosi inserti in vetro si scorgevano molto bene Serena e Andrea, attualmente intenti a discutere con enfasi.

"Ci sei riuscito!" esclamò la ragazza, incastrandosi accanto a lui. "Levati, fammi vedere. Come hai fatto?"

"Puoi annotarlo tra la lista dei miei miracoli. A quanto siamo, adesso? Duecento? Trecento?"

Nicole roteò gli occhi: "Non mi sembra una soluzione molto romantica, Messia. Stanno congelando e se non sbaglio, stanno pure litigando."

"Beh, c'era anche la possibilità che Andrea si gettasse di sotto, ma è ancora lì, quindi sta andando alla grande. Te lo assicuro."

Nicole fissò Giulio con occhi grandi e inquietati.

"La scoria radioattiva dove l'hai lasciata?" le chiese senza neanche il bisogno di specificare che si stesse riferendo a Sandro.

"Beh, ho deciso di mantenere le basi del piano originale con un po' di modifiche." sussurrò lei, come se parlando troppo forte i due di fuori potessero sentirla. "Abbiamo piazzato Alessio ubriaco in camera di mio fratello e con un po' di ipnosi l'abbiamo convinto di essere Luke Skywalker e che Sandro fosse in realtà Dark Fener."

Giulio increspò le labbra in un sorriso e Nicole, che gli era così terribilmente vicino, non poté fare a meno di ricordare quanto fossero morbide e baciabili.

Il problema era... perché lo stava ricordando? Aveva forse recentemente fatto qualche sogno erotico su di lui? Doveva assolutamente parlare con Maria.

"E poi?" la riscosse Giulio, che con le orecchie stava sul racconto di Nicole, mentre con gli occhi sulle mosse da innamorato-offeso-deficiente-codardo-sociopatico di suo fratello.

"Poi sono venuta a dire a Sandro che c'era Alessio ubriaco in camera sua, che stava parlando al pupazzo di Master Yoda affinché gli insegnasse a combattere e che di lì a poco avrebbe maneggiato incautamente la sua spada laser comprata al Lucca Comics al costo di tre stipendi. Ovviamente Sandro si è precipitato di sopra e quando ha aperto la porta, gli ho messo la torcia del telefono alle spalle e Alessio ha creduto di avere una visione. Si è buttato a terra gridando: noooooo, tu non sei mio padre, tu non sei mio padre!

Giulio aveva staccato gli occhi da davanti a sé, per posarli con interesse su Nicole e scoppiare in una bellissima, gorgogliante risata: "Non ci credo..."

"Sì, sì! E poi è arrivata Valentina che ha chiesto scusa a Sandro, ma Alessio si è mezzo ricordato del piano, credendo che avessimo invertito i ruoli tra lei e Maria ed è partito con un'imbarazzante scenata di gelosia, brandendo sul serio la spada laser. Prima che mio fratello lo spaccasse in due, è intervenuta la vergine Maria con il corsetto da pole dancer per placare gli animi e distrarre lo scimmione."

"Quindi ora è ancora di sopra con Sandro? Da sola?"

"No, è arrivato Angelico, un po' brillo, ha fatto a sua volta una scenata a mio fratello, ma ora hanno scoperto di essere entrambi fan di Star Wars, così hanno avviato l'episodio a tema dei Simpson e se lo stanno guardando tutti e cinque in camera. Credo che Ange ne approfitterà per sbaciucchiarsi Maria."

Giulio guardò Nicole, scuotendo la testa: "Con i piani che ti inventi, sei tu che staresti davvero bene con quello svalvolato di mio fratello, non Serena..."

"...facciamo scambio?"

Giulio evitò di rispondere, piazzando il solito sorrisetto tattico. Ma Nicole era arrossita dalle orecchie ingiù perché si era resa conto che Giulio aveva riso come un bambino al suo racconto, e che non si era pronunciato sullo scambio di cui sopra, e che era solare e rilassato come poche volte l'aveva visto. Quindi non era vero che tutto lo scocciava, o che lei lo scocciava...

Ed erano ancora troppo maledettamente vicini perché non sentisse quell'assurdo mancamento all'altezza dello stomaco che si sente, generalmente, quando si è innamorati persi.

*

"Senti, Serena, mi dispiace." sbottò Andrea, abbandonando la schiena sulla ringhiera e lanciando la sigaretta ancora intatta alle sue spalle, nel vuoto.

Lei lo guardò al limite dell'indecisione: aveva davanti la felicità e le stava sfuggendo dalle dita. Stava spostando da sola la lancetta che scandiva il conto alla rovescia verso la monotonia della sua vita infelice.

"Continuo ancora a ragionare come se fosse quest'estate e tu fossi a tutti gli effetti single." si spiegò il biondo, incupito e di colpo piatto. "Invece sei fidanzata e io non ho nessun diritto di mettermi in mezzo. Non dovrei, e Giulio e Nicole non avrebbero dovuto progettare tutto questo casino a monte. Sono stati molto irrispettosi di entrambi, ma d'altra parte sono piccoli e dementi."

"Nicole è la sorella di Sandro." si sentì di condividere Serena, ora che avevano ufficialmente capito di essere stati invischiati da due diciottenni in un'opera di ricongiungimento astrale, come se davvero si trovassero in uno di quei film delle gemelle Olsen.

Andrea allargò gli occhi: "Lei è la sorella del tuo fidanzato? Wow, crudele contro il suo stesso sangue! Ora capisco perché piace a Giulio."

"Anch'io, poco fa, ho avuto l'impressione che si piacessero." disse Serena, incrociando le braccia e accomodandosi nella stessa posizione di Andrea, poco distante da lui. Le lucine di Natale impazzavano alle loro spalle e presto anche la notte si sarebbe accesa dei botti di Capodanno. 

"Se Lucia fosse tornata da te, qualche giorno dopo la vostra rottura, tu che avresti fatto?" domandò Serena ad Andrea, quasi banalmente.

Lui si prese il tempo giusto per riflettere, poi fornì una prevedibile risposta sincera: "L'avrei perdonata."

"Perché?"

"Perché avrei voluto un sacco la mia ragazza accanto, mentre me ne stavo rinchiuso in ospedale con mille rimpianti."

"E ti saresti rimesso assieme a lei, quindi? Nonostante il tradimento comprovato?"

Gli occhi nocciola di Andrea saettarono per l'ambiente circostante, dapprima indecisi, ma poi risoluti: "Sì."

"Perché? Perché sei un fesso? Uno stupido? Un conservatore?"

L'angolo destro della bocca del ragazzo si alzò in mezzo sorriso: "Sì, specialmente le prime due. Ma non solo. Perché ci tenevo al nostro rapporto, l'avevo coltivato con molti sforzi e, come già avevo avuto l'onore di spiegarti, non avrei voluto mandarlo al vento così."

"In tutto ciò che hai elencato manca la voce 'perché la amavo'."

"Ma la amavo."

"L'avresti amata, anche se fosse tornata da te quel giorno? Dopo le emoticon del medio con cui aveva commentato la tua caduta in bicicletta e il bacio pubblico ad effetto sorpresa nelle braccia di uno sconosciuto, sul luogo del vostro appuntamento?"

Andrea fece una smorfia: "Ti piace rigirare il dito nella piaga?"

"Rispondimi, dai."

Il ragazzo sospirò a fondo, turbato come un artista e privo di quella sua caratterizzante scintilla vitale.

"Beh, no." partorì, infine. "Cioè sì, ma in realtà no. È complicato."

Serena annuì con aria saggia: "Esatto. È quello che è successo a me con Sandro ed è complicato. Molto complicato."

Andrea rimase stranamente in silenzio, pensando a quel Meriti di meglio :) che lei gli aveva lasciato nel telefono. Così, approfittando del momento proficuo, Serena completò il quadro che aveva tentato di disegnare: "Per tutto quel tempo ho creduto che tu avessi dimenticato me. Non avevo idea di quello che ti era successo, né che fossi così incazzato."

"Sapevi il mio indirizzo, avresti potuto..."

"Ero convinta che non te ne fregasse nulla. Dai, guardami." sospirò. "Non sono una modella. Non ho mai avuto avventure amorose e nemmeno scappatelle adolescenziali. Ho avuto Sandro, sempre e solo Sandro. La mia unica sicurezza nella vita, quel che mi spingeva a convincermi che qualcuno a cui piaccio, su questa Terra, esiste."

"Più di qualcuno." la corresse lui.

"Ma per me non è così facile da credere." insistette. "Per te sì, perché sei così bello, così vivace, così piacevole in ogni aspetto, ma io sono una Serena a caso che passava per di lì in macchina e che era lontana anni luce dal culo a mandolino di Lucia e dal sesso in auto che per te sembrava così logico. Pensavo che quel passaggio avesse contato così tanto per me come non aveva contato niente per te." per un attimo Serena ebbe paura di quelle parole, si sentì in colpa di pronunciarle, soprattutto con Sandro così prossimo a lei, così vicino...

Ma poi.

Poi guardò le mani calde e grandi di Andrea, con le vene in evidenza che lo rendevano un po' più vecchio di quanto in realtà fosse, perfette per lei e su di lei, e tutta la paura le passò, perché era vero. Non era più la finzione di ogni giorno, quella delle cene dai Lucich, o delle serate-film con Sandro e dei messaggini ambigui che si doveva convincere fossero solo sue sbagliate interpretazioni. Era vero quel che stava dicendo: lo sentiva muoversi nelle viscere dai ricordi di quel giorno d'estate.

"Sono stata così male per questo pensiero." concluse. "Mi sono sforzata di soffocarlo tra i mille impegni quotidiani e ho fatto di tutto per dimenticarti. Sandro si è manifestato giusto nel momento in cui mi era crollato il mondo addosso, e allora ho avuto così paura di quella sensazione che ho deciso di tornare indietro a quando tutto era più grigio, ma più concreto. Ed è davvero stupido, perché non ci siamo nemmeno veramente conosciuti, eppure mi è sembrato di dover smaltire una relazione di anni."

Ad Andrea tutta quella riflessione piacque molto. Tanto che sorrise, anche se era triste.

"Ti capisco, mi è successo pressappoco lo stesso, peccato non avessi una Sandra con i capelli da scopino del water per poter affogare le mie pene d'amore. Il mio Walter ha sofferto come un cane in questi sei mesi."

Anche Serena si lasciò rallegrare dalla battuta, ma dentro la tasca si rigirava attorno all'anulare quel regalo di Sandro di ancora cinque o sei anni prima. Una promessa era una promessa... lei non sarebbe stata Serena Migliorni, se l'avesse disonorata, anche se i motivi per poterlo fare in tranquillità c'erano tutti.

"Scommetto che quei due non ci lasceranno uscire finché non vedranno i fuochi d'artificio." sbuffò Andrea, infreddolito e sconfitto nell'anima. "E non intendo propriamente quelli di mezzanotte."

Serena si trovò d'accordo con l'affermazione, perciò si rimise in piedi e si fermò di fronte al ragazzo, che era bellissimo come nessuno, e alto pressappoco come lei: "Non posso farlo, Andrea." rivelò, con qualcosa di scintillante negli occhi.

Lui non seppe se interpretarle come lacrime oppure altro, ma di sicuro lo colpirono profondamente: rendevano Serena ancora più fragile, ancora più profonda di come già, in pochi minuti, l'aveva conosciuta.

"Che cosa non puoi fare?"

"Questi fuochi d'artificio di cui parli e che Nicole e Giulio vorrebbero, io... non posso farlo per un sacco di motivi, nessuno valido quanto il bacio che vorrei ci scambiassimo qui e ora, ma comunque favoriti per maggioranza numerica. Tu sei un ragazzo che ha dei principi meravigliosi, deve ringraziare i tuoi genitori da parte mia, davvero, ringraziali. Però ne ho pure io e li devo ascoltare, sennò farei del male a troppe persone."

Andrea sorrise rapito, ma a sua volta leggermente attanagliato da un nodo alla gola: "Non si capisce un cazzo di quello che dici."

"Dico che se ci baciassimo, non mi fermerei più come l'ultima volta. Quindi mi fermo prima." lo deluse del tutto.

Andrea afferrò pienamente il punto del discorso. E lo odiò a morte, eh, ma ormai aveva capito l'antifona. Dio l'aveva dotato di una bellezza inumana, ma ci aveva pensato la sua cara mammina a rimpinzarlo di umanità e comprensione. Puah, a volte avrebbe voluto semplicemente essere Giulio.

Serena cercava una reazione qualsiasi da Andrea, anche solo uno schiaffo o una parolaccia. Invece la stupì con un sorriso e un amichevole: "Ok."

La ragazza capì immediatamente che quello era l'uomo della sua vita.

L'aveva ascoltata, l'aveva compresa, aveva messo da parte la rabbia, l'orgoglio e persino i suoi stessi desideri, perché rispettava lei e le sue ragioni. Serena un uomo così l'avrebbe sposato in quell'esatto istante, ad occhi chiusi, senza ripensamenti.

Così si sporse verso il suo orecchio coperto da ciuffi biondi e sussurrò: "Però questa volta lasciami il tuo numero. Per favore."

Andrea la fissò intensamente per un tempo imprecisato, nel quale all'interno del suo cervello gli indigeni Cherokee che usava per decifrare i messaggi delle donne si misero a ballare una danza propiziatoria suonando i bonghi di pelle di gnu. Nel frattempo, nella realtà, i suoi occhi si spostavano instancabili sul viso morbido di Serena, su quelle labbra tenui, sulle guance colorate dall'aria, rendendola trepidante come se stesse attendendo un giudizio universale.

"Sai dove abito." le disse, infine, semplice e criptico come a volte sapeva sorprendere.

"E se non ti trovo? Se qualcuno ti investe, o Lucia ritorna, o gli alieni ti rapiscono, o..."

"Ok, ok. Allora meglio se te lo segni: 338 4952..."

Serena estrasse il suo telefono dalla pochette, euforica al punto di tremare tutta e sbagliare quel numero mille volte. Alla fine lo salvò come Andrea Autostop e gli fece uno squillo giusto per sincerarsi di non aver dato luogo all'ennesimo equivoco.

"Posso anche salvarti con il tuo vero cognome. Come ti chiami?"

"Oh, tu vuoi sapere troppo, adesso, micio mia-"

"PIZZI!" gridò Nicole spalancando la porta del terrazzo e facendosi sentire dall'intero vicinato. "P - i - doppia zeta - i! Gira con la Cinquecento rossa di sua madre e ha un fratello degenere che puoi trovare persino nelle fanpage di Instagram!"

"Adesso basta, Nicole, sei molesta." Giulio tirò la ragazza per la gonna e la fece sparire all'interno, lasciando la porta aperta in un palese: missione (parzialmente) compiuta, ora siete liberi.

Andrea e Serena risero e quest'ultima salvò il numero nel telefono come Andrea Pizzi Autostop Cinquecento Rossa.

Va bene, non c'erano stati i fuochi d'artificio - non ancora - ma dopo una rapida consultazione segreta dietro la porta, Nicole e Giulio avevano convenuto che per il momento questo passo avanti sarebbe stato più che sufficiente per entrambi. L'anno nuovo stava per arrivare: Nicole avrebbe fatto inserire tra i buoni propositi di Serena lasciare Sandro e gettarsi tra le braccia di Andrea per porre fine alle sofferenze del suo Walter. Giulio invece avrebbe spiegato ad Andrea come fare complimenti alle ragazze senza sembrare un sopravvissuto a vent'anni di naufragio su un'isola deserta.

E ora, si sarebbero fatti bastare lo spettacolo pirotecnico che di lì a poco avrebbe illuminato casa Lucich. Beh... casa Lucich, e non solo.

***


ANGOLO AUTRICE

Ho amato questo capitolo.

Non so voi, ma io l'ho amato, soprattutto perché - e finalmente posso dirlo - io ho una cotta strabiliante per Andrea. Non fraintendetemi, Giulio ha fascino e tutto, ma Andre è così 'cazzaro' (per citare Giu) che mi ispira una dolcezza e una tenerezza infinite. E' decisamente un esemplare raro, che vorrei avere tutto per me, ma adesso è ora di finirla con gli auto-elogi e passare alle cose serie.

Che ve ne pare di questo capitolo? Com'è andato finora il piano di Nicole e Giulio? A me sembra abbastanza bene, no?

Nonostante le iniziali difficoltà, i ragazzi sono stati davvero bravi. Non credete anche voi che se si unissero seriamente, porterebbero a termine molte missioni? Giulio è risoluto e pragmatico, Nicole spumeggiante e creativa. Insieme, sono una bomba. Ma restando in tema di bombe e altre cose che esplodono, io starei davvero, davvero attenta al prossimo capitolo e ai fuochi d'artificio di cui si è tanto parlato. Non tanto perché sono potenzialmente pericolosi - sono certa che i ragazzi sapranno maneggiarli a dovere - ma quanto più perché hanno il potere di illuminare. Sapete, sono tante le cose che si possono illuminare, come ad esempio il cielo, una stanza, uno schermo, la memoria...

Io vi aspetto dunque nei prossimi giorni con una cascata di appuntamenti, qui specificati cosicché possiate prenderne nota:
- 06/02: Cap 1 della nuova storia a quattro mani
(titolo e cover saranno rivelati DOMANI sui miei social)
- 07/02: Cap 2 della nuova storia a quattro mani
- 08/02: Cap 6 di Invischiati per le feste, il cui titolo, ovviamente, sarà "Fuochi d'artificio - parte 2"

Ci vediamo e grazie, grazie, grazie per tutto il supporto che mi state dando! Sinceramente, non vedo l'ora di sapere se vi è piaciuto questo fatidico riavvicinamento tra Serena e Andrea e cosa vi aspettate per loro e per i piccoli di casa nei prossimi capitoli!


Alla prossima,


Daffy




***


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