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Autore: Marauder Juggernaut    05/02/2019    4 recensioni
[Seguito di "Disco"]
Ci sono dei momenti che qualunque coppia deve passare...
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[Dal capitolo 1]
« La mia famiglia vuole conoscerti ». Il più giovane si strozzò con il fumo e gli venne quasi da lacrimare, voltandosi verso l’amante che lo fissava incerto, come se temesse di dover presentare alla famiglia un corpo morto.
[...]
« Cosa hanno detto sulla differenza d’età? ». Katakuri chiuse gli occhi, facendo un profondo respiro, sollevando l’angolo della bocca.
« Erano solo un po’ sorpresi, ma non hanno detto nulla. Credo che per loro chiunque vada meglio di Jack… ». [...] « Katakuri… »
« Sì, Ichiji. Non è proprio il momento adatto, ma ti racconterò di lui… »
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*Fan Fiction partecipante al Sfiga&CRack's Day indetto dal Forum Fairy Piece*
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Charlotte Katakuri, Ichiji Vinsmoke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Life Places'
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Angolo autrice: Mamma mia, quasi un anno di assenza e ricompaio in meno di una settimana portando avanti due fic. Giuro che poi mi rimetto a studiare. Questa è per Zomi, che so che l'aspetta, che è la prima sostenitrice di questa coppia sconclusionata, che so che la tirerà su di morale. Ed è anche un incentivo per me, che mi costringe a concludere questa fic il 21 febbraio. O almeno mi sforzerò di farlo.
M.J.
 
Capitolo 4 - E poi...


Ichiji si tenne stretto all’ampio busto di Katakuri. L’aria frizzante faceva ondeggiare come bandiere le loro giacche mentre, a tutta velocità consentita dalla moto, sfrecciavano per le strade diretti a casa Charlotte.
Il petto dell’amato era solido nelle sue mani, sentiva il suo cuore battere sotto le dita; rifletté mentre fissava l’asfalto correre sotto i suoi piedi.
Ichiji non sarebbe più stato in grado di guardare quella moto alla medesima maniera dopo aver saputo che era un regalo del precedente compagno. Non avrebbe mai e poi mai chiesto di sostituirla: al di là del costo, Vinsmoke era consapevole di come Katakuri non avrebbe mai potuto ripensare alla precedente relazione con un qualsivoglia tipo di affetto, sebbene ci fosse un oggetto così ingombrante a fargliela tornare in mente ogni volta.
Appoggiò la testa contro la grande schiena del compagno; deglutì nervoso al pensiero di ciò che sarebbe accaduto da lì a pochi minuti. La famiglia Charlotte voleva conoscerlo e non era sicuro che la cosa fosse reciproca. Non così presto, non quando doveva ancora dire alla propria di famiglia che stava portando avanti una relazione con un uomo.
 
Ichiji osservò Katakuri raccogliere la maglia da terra per infilarsela mentre faceva un iniziale e rapido resoconto sui propri parenti.
«Io ho altri nove fratelli, Ichiji, ma non siamo parenti di sangue…» cominciò a spiegare, indossando i pantaloni e chiudendosi la patta. «Nostra madre è l’imprenditrice Charlotte Linlin, ma penso che tu ci sia arrivato a questo».
Ichiji annuì, mentendo spudoratamente mentre iniziava a rivestirsi anche lui. Sperava sul serio che l’altro non intuisse che no, Ichiji non aveva associato il cognome a quello dell’imprenditrice milionaria, considerandolo un semplice caso di omonimia.
«Perché hai dovuto andare a lavorare durante gli studi se la tua famiglia nuota nei miliardi?» domandò Ichiji diffidente, mentre si rimetteva la maglietta. Katakuri gli scoccò un’occhiata seccata.
«Mia madre riteneva che ognuno di noi dovesse farsi le ossa nel mondo del lavoro come al tempo se le era fatte lei» rispose solamente mentre recuperava i propri anfibi. «Ti stavo dicendo» riprese il discorso mentre si allacciava gli stivali «Probabilmente quella di nostra madre all’inizio fu solo una mossa per farsi una pubblicità filantropica, ma ciò non toglie che a noi ci tenga davvero. Ci ha presi direttamente dall’orfanotrofio qui a Sabaody, due alla volta».
Katakuri prese la giacca di pelle dalla sedia, infilandosela e controllando nelle tasche di avere sia portafoglio che chiavi della moto. Non aveva voglia di usare la macchina quella sera. Tornò a prestare attenzione a Ichiji, ancora mezzo svestito e che non gli aveva ancora staccato gli occhi di dosso, in attesa che continuasse.
«I primi sono stati i miei fratelli maggiori, Perospero e Compote. Hanno entrambi due anni in più di me ed essenzialmente sono quelli che prenderanno in mano l’azienda di mamma quando si deciderà ad andare in pensione...». Nonostante il tono secco, Ichiji poteva intuire una sfumatura affettuosa nelle sue parole: era innegabile l’affetto che provava per i propri fratelli, anche se quella era davvero la prima volta che ne parlava nello specifico con lui.
«I secondi ad essere stati adottati, siamo stati io e mio fratello Cracker … Craig … l’hai già conosciuto» e Ichiji ricordò perfettamente quell’aitante ragazzone che aveva conosciuto la notte in cui era andato a letto con Katakuri per la prima volta; in effetti non aveva visto tutta questa somiglianza…
«Lui ha quattro anni in meno di me e quindi è più giovane dell’altra coppia di fratelli maschi adottata, Oven e Daifuku. Adottati dopo, ma hanno entrambi la mia età» snocciolò rapidamente Katakuri, appoggiandosi con i fianchi al bordo del comò in attesa che il compagno finisse di vestirsi.
«Poi sono arrivate Smoothie e Amande, entrambe di un anno in meno di Cracker».
«Una di loro è la ragazza con cui eri in centro qualche giorno fa?» domandò Ichiji, alzandosi dal letto, finalmente pronto.
«Smoothie … e no, non se l’è presa per come l’hai chiamata…» precisò Katakuri, uscendo dalla propria stanza con il fidanzato alle calcagna.
«Ah, bene … aspetta … come fa a sapere come l’ho chiamata?» chiese sospettoso, parandosi di fronte all’altro. Katakuri sollevò un sopracciglio, sorpassando Ichiji che si era bloccato proprio davanti alla porta.
«Ha letto la conversazione dal mio cellulare» rispose semplicemente, attendendo che il fidanzato lo raggiungesse.
Ichiji si bloccò, fissando Katakuri mentre si metteva a cavalcioni della moto e la accendeva.
«E tu le hai lasciato libero accesso al tuo cellulare? Che altro ha letto?».
«Le ultime arrivate invece sono Pudding, che ha la tua età, e Flambé, che ha sedici anni» sviò abilmente il discorso Katakuri mentre si infilava il casco e aspettava che Ichiji si sedesse dietro di lui.
Quando prese posto, Vinsmoke guardò l’uomo di fronte a lui. «Sei consapevole che non mi ricorderò nessuno dei nomi, vero?».
 
La magione Charlotte era immensa. Una reggia su due piani che sovrastava un grosso giardino sul davanti perfettamente diviso a metà da un lastricato che conduceva alla porta principale; Ichiji non dubitava che ci sarebbe stato una spiazzo d’erba altrettanto grande sul retro; non lo dubitava perché anche lui viveva in una casa simile, nemmeno molto distante dalla villa dei Charlotte.
Smontò dalla moto, porgendo il casco a Katakuri, che lo ripose accanto alla sella insieme al proprio. Si accorse di avere il respiro malfermo, di avere un’insolita ansia da prestazione mai provata, come se dovesse dimostrare qualcosa alla famiglia del fidanzato o dovesse essere giudicato da loro su qualcosa per cui non aveva studiato. Una mano forte si posò sulla sua spalla.
Katakuri lo guardò per nulla agitato. «Andiamo».
 
«Sono a casa».
«Fratello Katakuri, bentornato!». Una vocina tanto zuccherosa da sembrare melensa cinguettò un caloroso saluto non appena i due avevano fatto il primo passo in casa senza nemmeno avere il tempo chiudere la porta. L’istante dopo una ragazzina si lanciò tra le braccia muscolose di Katakuri che la strinsero come se fosse uno stelo di giunco. I lunghi capelli color carbone palpitavano sulla sua testa mentre tempestava il viso di Katakuri con baci leggeri e visibilmente non graditi. Gli occhi del fratello sembrarono indurirsi per un istante mentre Ichiji sollevava infastidito un sopracciglio, squadrando la scena.
«Ciao, Flambé…». Probabilmente solo Ichiji aveva notato il suo tono seccato, la sorella ancora in braccio a Katakuri sembrava ancora troppo persa nella contemplazione del volto del maggiore.
«Dove sei stato, fratellone?» domandò, sbattendo le lunghe ciglia che incorniciavano i suoi occhi da cerbiatta.
Nonostante Katakuri indossasse ancora la sciarpa, Ichiji era certo che stesse sogghignando; la sua voce però non lasciò trapelare nulla: «Sono andato prendere il mio fidanzato».
Ichiji giurò di aver visto negli occhi color cioccolato della ragazza il suo cuore infrangersi ed essere sostituito da pura rabbia. Girò la testa di scatto verso Ichiji, come se lo avesse notato solo in quel momento – o meglio, come se solo dopo le parole di Katakuri meritasse davvero la sua attenzione.
«Flambé, ti presento Ichiji» dichiarò calmo Katakuri senza staccare gli occhi dalla sorella, che a sua volta non smetteva di fissare Vinsmoke come se lo volesse incenerire sul posto.
«Ah, sei tu…» sputò lei, con una ben evidente sfumatura di odio e … gelosia? Di certo non un sentimento di apprezzamento.
Ichiji era ben intenzionato a risponderle a tono quando una donna dall’aspetto tornito e procace fece la propria comparsa dalla porta vicina, fissando confusa i tre che ancora stavano fermi in atrio.
«Beh, potete anche spostarvi dalla porta d’ingresso: vi assicuro che la casa è abbastanza grande» il suo tono era caldo, quasi materno, come se fosse abituata con un gruppo di ragazzini. Cosa che era probabilmente vera: data l’età apparente, Ichiji non aveva dubbio che dovesse trattarsi della sorella maggiore di Katakuri. Nemmeno un miracolo sarebbe riuscito a fargli ricordare il nome.
«Io sono Compote» si presentò la donna, togliendo Vinsmoke dall’imbarazzo.
«Ichiji» rispose e un ampio sorriso comparve sul volto pieno della donna.
«Benvenuto a casa Charlotte. Lascia pure la giacca a Flambé, la cena sarà pronta fra pochi minuti…» affermò, prima di ritirarsi in cucina ai fornelli.
Katakuri stesso gli tolse il cappotto dalle spalle, prima di darlo alla sorella minore insieme al proprio. Flambé, dal canto proprio, scoccò un’occhiata demoniaca al ragazzo dai capelli rossi prima di portare gli indumenti in un’altra stanza. Ichiji sperò che non desse fuoco alla sua giacca mentre appendeva quella del fratello.
«Ignorala» lo confortò Katakuri, che doveva aver notato lo sguardo inceneritore «Ha una strana fissazione per me, ma è tendenzialmente innocua...».
«Flambé che urla perché è tornato Katakuri si può sentire anche dal terzo piano…» si intromise una voce flemmatica che costrinse Ichiji a voltare la testa verso le scale.
Gambe chilometriche e una vaporosa chioma di capelli bianchi. Ichiji non aveva dubbio che Niji, Sanji e Yonji sarebbero caduti ai suoi piedi con un solo suo cenno. Il più vecchio dei Vinsmoke invece provava unicamente un profondo e ben celato imbarazzo nel riconoscere la sorella di Katakuri che aveva insultato, sapendo che lei era venuta a conoscenza dell’insulto.
«Sono Smoothie».
«Piacere, Ichiji» e non riuscì nemmeno a stendere la mano che si ritrovò avvolto in un abbraccio tra le forme prosperose del corpo della ragazza, cogliendo in extremis l’espressione sorpresa ed irritata del fidanzato che non capiva il comportamento della sorella.
«Piacere di conoscerti, Ichiji. Come sempre mio fratello ha buon gusto». La frase seguente fu un sussurro tutto per Vinsmoke, cantilenato a pochi centimetri dal suo orecchio così che solo lui potesse sentire. «Sai, non me la prendo per come mi hai definita, ma Ichiji … tre dita addirittura?».
La pelle del volto di Ichiji raggiunse la medesima gradazione dei suoi capelli per la vergogna; cercò di divincolarsi da quella presa nel modo più delicato possibile provando a ignorare quel sorrisetto sornione di Smoothie che oltre all’insulto aveva evidentemente letto anche una di quelle (rare) sessioni di sexting con cui si intratteneva col compagno.
«Smoothie, se continui a stringerlo così lo soffochi». Un’altra voce che Ichiji non conosceva. Non appena la ragazza lo lasciò liberò (lei senza smettere di sorridere maliziosa), Ichiji poté dare una scorta all’uomo che era sceso dalle medesime scale da cui era arrivata Smoothie. Alto e longilineo, dalla bocca estremamente larga. Stando a quanto vedeva Vinsmoke, o aveva l’età di Katakuri o era più grande.
Con un largo sorriso (che sembrava pieno di malevole intenzioni), lo spilungone gli tese una mano sottile che Ichiji si ritrovò ad afferrare con meno entusiasmo di quanto volesse ammettere.
«Perospero, fratello maggiore di Katakuri» si presentò, sinuoso quasi da essere viscido.
«Sono Ichi-». Non riuscì a presentarsi che si sentì trascinato da quella mano filiforme in modo da ritrovarsi a pochi centimetri dal proprietario. Anche lui sussurrò un avvertimento proprio accanto al suo orecchio, ma con un tono ben diverso da quello di Smoothie.
«Sarai anche un bambino confronto a lui, ma se provi a fare del male a mio fratello in qualche modo…». La frase fu lasciata a metà perché proprio in quel momento una mano calda e protettiva si posò sulla spalla di Ichiji, sottraendolo a quella vicinanza indesiderata.
«Fratello Peros» ammonì semplicemente Katakuri, avvicinando a sé Ichiji e tenendolo stretto con un braccio attorno alle spalle. Rimasero a guardarsi alcuni secondi in silenzio, con Ichiji e Smoothi che spostavano lo sguardo da uno all’altro.
La tensione si sciolse quando Perospero sorrise in modo melenso in direzione del fratello. «Mama stasera non c’è, ha avuto un impegno improvviso con gli altri dirigenti della Yonkou. E Pudding è fuori con degli amici, per questo non ci saranno alla cena» disse semplicemente, prima di avviarsi verso la cucina seguita da Smoothie.
«Vorrà dire che finché la cena non è pronta, andremo in camera mia…» rispose Katakuri, indicando con un cenno della testa le scale a Ichiji.
Seguì Katakuri per tre rampe di scale in religioso silenzio, per poi bloccarsi all’improvviso quando l’altro si fermò di fronte a una porta con la mano immobile sul pomello di quella che doveva essere la sua camera.
«Forse è meglio se andiamo in salotto» disse semplicemente Katakuri, voltandosi e per la prima volta Ichiji vide sul volto del compagno quel sentimento che era assimilabile all’imbarazzo.
«Qualcosa non va?» domandò Vinsmoke interdetto, non sicuro di voler sapere cosa causasse tanto disagio nell’altro. Non era certo di voler venire a sapere cosa c’era in camera di Katakuri in quel momento, troppo spaventato dal sentirsi dare risposte tipo “C’è una fabbrica di droga” oppure “Probabilmente qualcuno sta scopando sul mio letto.”
«No, nulla…» rispose vago, provando a fare un passo in direzione delle scale, cercando di trascinare con sé anche il compagno. Ichiji gli sgusciò dalla presa, curioso in realtà di sapere cosa si celasse oltre quella porta, ignorando il braccio di Katakuri, il quale aveva previsto le sue intenzioni e aveva provato a bloccarlo.
Quello che trovò in quella camera non era esattamente quello che si aspettava. Beh, non che si aspettasse davvero qualcosa, però di certo non quello.
«Mia madre tende a non buttare nulla» e il tono nella voce di Katakuri (che era rimasto fuori dalla camera) sembrava tanto un tentativo di giustificazione «Ho lasciato casa non appena ho iniziato l’università e non rientravo a casa tanto spesso. Tornando così poco, non vedevo motivo per cambiare … arredamento».
Non poteva essere imbarazzo quello nella voce di Katakuri. Un essere tanto irraggiungibile non poteva provare emozioni così umane per una sciocchezza come l’arredamento della stanza. Ichiji era certo che Katakuri si fosse sbattuto la mano in faccia.
In effetti, non c’era nulla di cui essere imbarazzati. Semplicemente era arredata come lo sarebbe stata una camera di un liceale. Lo scotch si stava staccando dalle ante dell’armadio, lasciando penzolare gli angoli dei poster delle band punk rock che avevano raggiunto l’apice una decina di anni prima, ma che erano ancora molto note. Su uno scaffale erano ben allineati libri universitari di economia e statistica, coperti da un leggero strato di polvere; al di sotto di esso, svettavano trofei di alcuni tornei di arti marziali. Ichiji non era sorpreso che fossero tutti premi per chi aveva raggiunto il gradino più alto del podio.
Quello che sorprendeva Vinsmoke era però la quantità di foto: a decine, più o meno sbiadite. Su fogli da stampante, rullino o polaroid istantanea. Appese, incorniciate, scocciate accanto a biglietti di concerti autografati dalla band in questione.
Katakuri e la famiglia Charlotte, in differenti momenti, età, situazioni. In occasioni importanti o immortalati nel dolce far niente quotidiano.
Il compagno non gliela aveva accennato che di sfuggita, ma solo in quel momento Ichiji capì quanto la famiglia era importante per Katakuri. Adottato, aveva detto. Vinsmoke non poteva capire cosa significasse essere pescato da un luogo dove si viveva con altri bambini che per te non erano altro che estranei, per essere portato in una realtà dove il bambino che vive con te diventa improvvisamente “fratello”. A differenza della famiglia Vinsmoke, quella parola doveva avere un sapore infinitamente più dolce quando pronunciata dalla bocca di uno dei Charlotte.
Ichiji aprì infine bocca. «È…»
«Infantile» concluse Katakuri come una sentenza, direttamente alle spalle di Ichiji che si stava ancora guardando intorno.
«Pensavo ad altro» ammise secco il più giovane, voltandosi verso il compagno. Non avrebbe mai ammesso che strane emozioni si smuovevano dentro di lui alla visione di quella camera, come quella santuario personale ed intimo desse una sfumatura più palpabile a quel personaggio indefinibile che era Katakuri. Più reale.
«Mmh» fu l’unico commento dell’altro. Lungimirante com’era, Ichiji era sicuro che Katakuri avesse intuito per lo meno la metà di ciò che gli passava per la testa.
«Almeno si può dare la testimonianza al mondo che anche Katakuri Charlotte sembra essere stato un adolescente normale. Di’ un po’, hai anche delle riviste porno nascoste da qualche parte?» ghignò Ichiji, avvicinandosi al fidanzato che, sebbene meno evidente, sorrideva divertito e malizioso pure lui.
«Non ne ho bisogno da diverso tempo. Preferisco la pratica…» il suo tono si era abbassato di un’ottava, mandando una serie di brividi caldi lungo la schiena di Ichiji.
«LA CENA È PRONTA. KATAKURI, SMETTILA DI SCOPARE O TI PASSA L’APPETITO!».
Quella frase era letteralmente stato un annuncio per tutta la famiglia Charlotte, seguito immediatamente da tre colpi alla porta della camera come tre spari di cannone.
Tra tutte le voci, questa Ichiji l’aveva riconosciuta fin troppo bene. Katakuri serrò la mandibola, guardando in cagnesco la porta della camera.
 «Entro la fine della serata seppellirò Cracker…» e sembrò una minaccia tremendamente vera.
   
 
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