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Autore: _Agrifoglio_    06/02/2019    16 recensioni
Una missione segreta, un’imboscata vicino al confine austriaco e il corso degli eventi cambia. Il senso di prostrazione dovuto al fallimento, il dubbio atroce di avere sbagliato tutto, un allontanamento che sembra, ormai, inesorabile, ma è proprio quando si tocca il fondo che nasce, prepotente, il desiderio di risorgere. Un incontro giusto, un’enorme forza di volontà e, quando tutto sembrava perduto, ci si rimette in gioco, con nuove prospettive.
Un’iniziativa poco ponderata della Regina sarà all’origine di sviluppi inaspettati da cui si dipanerà la trama di questa storia ricca di colpi di scena, che vi stupirà in più di un’occasione e vi parlerà di amore, di amicizia, di rapporti genitori-figli, di passaggio alla maturità, di lotta fra concretezza e velleitarismo, fra ragione e sogno e della difficoltà di demarcarne i confini, di avventura, di duelli, di guerra, di epos, di spirito di sacrificio, di fedeltà, di lealtà, di generosità e di senso dell’onore.
Sullo sfondo, una Francia ferita, fra sussulti e speranze.
Davanti a tutti, un’eroica, grande protagonista: la leonessa di Francia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quo vadis, Maria Antonietta?
 
I funerali del Re si erano svolti in fretta e furia e in forma quasi privata. Il feretro era stato accompagnato all’Abbazia di Saint Denis per la tumulazione, di notte e in sordina, scortato da alcune Guardie Reali comandate da Oscar.
Subito dopo, la famiglia reale era stata riaccompagnata a Versailles dove la Regina aveva messo i figli sotto stretta sorveglianza.
Due giorni dopo l’attentato, Oscar aveva ordinato la traduzione di Charles de Valenciennes dalle segrete delle Tuileries alla Torre Montgomery della Conciergerie, ma, durante il tragitto, un uomo gli si era avvicinato fra la folla e lo aveva assassinato. Durante la permanenza nelle carceri delle Tuileries, il prigioniero non aveva fatto altro che tacere o sragionare e niente si era potuto trarre dagli interrogatori cui era stato sottoposto. Il Capitano de Valmy aveva, però, fatto delle indagini su di lui, scoprendo che la famiglia de Valenciennes era estinta da cinque anni e che, quindi, l’assassino era sicuramente un impostore. Di Hervé Huppert si erano, invece, perse le tracce.
In quei giorni convulsi, Oscar e André avevano avuto vari abboccamenti con Bernard Châtelet, dal quale avevano appreso che, dopo la battuta di arresto subita a causa della morte del Re, le agitazioni  erano ricominciate e che, presto, sarebbero esplose in nuove rivolte mentre Robespierre e Saint Just avrebbero, di lì a poco, costituto un club.
Era intenzione dell’Assemblea Nazionale approvare una Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, ricalcata sul modello della Dichiarazione d’Indipendenza americana e il cui contenuto sarebbe, successivamente, stato riversato in una Costituzione dai contenuti più articolati.
Bernard, sotto l’influenza di Rosalie, aveva iniziato a prendere le distanze da Robespierre e da Saint Just dei quali aveva cominciato a notare gli estremismi e l’inclinazione alla violenza. Alain aveva mantenuto la parola e non aveva rivelato a Rosalie che il marito era venuto a conoscenza, seppure ex post, del rapimento di Oscar, ma la donna aveva capito tutto lo stesso, da alcune mezze parole che erano sfuggite a Bernard in un momento di nervosismo. Il risultato era stato che i due coniugi non si erano parlati per una settimana, al termine della quale Rosalie aveva preteso che il marito si allontanasse dalle frange più estremiste e si avvicinasse, invece, a Oscar e ad André.
In una mattina di fine luglio, Oscar, con la bozza della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino sotto braccio, si stava recando, insieme ad André e a Girodel, negli appartamenti di Maria Antonietta, tutta concentrata sull’arduo compito che l’attendeva: fare accettare la Dichiarazione alla Reggente e fargliela promulgare.
– Questa Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino è una serie di irrealizzabili assurdità! – proruppe Maria Antonietta, con aria accigliata, mentre guardava Oscar.
– Maestà – intervenne, con espressione grave, Girodel – Sono anch’io un fervente sostenitore dell’assolutismo monarchico e ritengo che qualunque forma di governo democratico sia destinata a scontrarsi con la realtà dei fatti. Ciò nonostante, i tempi stanno cambiando e l’onda del dissenso non si placherà soltanto perché noi cerchiamo di ignorarla. Esaudire questa richiesta può essere un modo intelligente per evitare che ne siano formulate altre più radicali che Vi farebbero perdere tutto.
– Al contrario! – replicò, con voce dura e volto teso, Maria Antonietta – Cedere a queste richieste assurde è il modo migliore per dimostrarsi deboli. Dopo la prima concessione, chiederanno sempre di più e, quando i cancelli saranno stati aperti, nessuno potrà più richiuderli.
– Maestà – si inserì Oscar – Non confondete lo strepito di alcuni ribelli con le sofferenze di un intero popolo! La plebe sta male ed è afflitta dalla carestia…. La povera gente non ha un tozzo di pane da mangiare e lo stomaco, quando non trova cibo, inizia a divorare se stesso!
– Dovrei preoccuparmi degli assassini di mio marito, Madame Oscar? – replicò Maria Antonietta con voce aspra e occhi inquieti – Cosa devo loro concedere ancora? Le vite dei miei figli? La mia, invece, me la lasceranno, per farmi vivere a lungo orbata dei miei cari….
– Non è detto che la mano dell’attentatore sia stata armata da uomini del popolo, Maestà – mormorò Oscar, abbassando lo sguardo.
– Avete letto anche voi il biglietto seminascosto dal centrino o no? – domandò Maria Antonietta, serrando le labbra in una linea sottile e tagliente, al termine della frase.
– Le parole si possono anche prendere in prestito, Maestà e i loro ideatori potrebbero celarsi dietro chi non ha colpa.
– Non hanno colpa, quindi…. – rispose, con malcelata ironia, la Regina – Avete udito anche Voi le oscenità e gli insulti che quella gente tanto sfortunata mi rivolse durante la mia escursione in incognito per le vie di Parigi…. Se mi avessero riconosciuta e afferrata, mi avrebbero impiccata al primo lampione….
– Non l’avrei mai permesso, Maestà, a costo della vita…. Così come non posso permettere che gente innocente sia destinataria di odi immeritati….
– Odi immeritati?!?! Giuro che non Vi riconosco, Madame Oscar….
– Maestà – si inserì André che, fino a quel momento, era rimasto in silenzio, a osservare e a riflettere – Date ascolto a mia moglie che sempre Vi ha servito e mai Vi ha deluso!
– Anche Voi, Conte di Lille?! Voi dovete tutto a Luigi XVI!
– Maestà, non è questo il momento di andare a caccia di colpevoli – intervenne Girodel, prima che la situazione sfuggisse di mano e degenerasse – Ci sono persone che hanno ucciso il Re, altre che odiano Voi, altre che tramano nell’ombra e altre ancora che stanno facendo scoppiare una rivoluzione…. Di fronte a un simile scenario, occorre domandarsi soltanto cosa si può fare per scansare il peggio e per rivolgere la situazione a proprio favore…. E’ del tutto inutile rivangare vecchi episodi e alimentare vuoti rancori…. Perdonate la mia franchezza, ma io tengo alla Maestà Vostra e ai Vostri figli più che a me stesso!
– Maestà, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino sarà approvata prima o poi, così come la Costituzione – intervenne André – Troppe istanze spingono in questo senso e la direzione che sta prendendo tutta l’Europa è univoca. Il punto non è se sarà approvata, ma da chi…. Chi si attribuirà questo risultato? Concedetela Voi adesso e diventerete un Monarca illuminato…. Non concedetela adesso e Vi sarà imposta da qualcun altro in seguito e Voi, a quel punto, non sarete un Monarca illuminato e, forse, neppure sarete più un Monarca….
– Osate minacciare la Vostra Regina, Conte di Lille? Andate tutti e tre in piazza e uniteVi ai rivoltosi, già che ci siete…. – ringhiò Maria Antonietta che, ormai, versava totalmente in stato confusionale.
– Abbiamo giurato al nostro amato Re morente di vegliare su di Voi e sui Vostri figli e non verremo meno alla parola data! – esclamò Oscar, con voce decisa e sguardo fiero – Maestà, avete Voi stessa rammentato quella mattina di giugno in cui Vi scortai, vestita da donna borghese, per le vie di Parigi. Recuperate quel vestito e lasciate che Vi scorti un’altra volta. I nostri informatori hanno riferito che, domani mattina, Louis Antoine de Saint Just, che è uno dei Vostri nemici più accesi, parlerà alla folla in Place de Grève. Ho avuto modo io stessa di udire i discorsi di quell’uomo e di osservarlo all’opera…. Venite ad ascoltare le parole di lui e capirete perché dovete essere Voi a dirigere il cambiamento…. Voi siete la figlia di Maria Teresa, Voi potete essere una grande Sovrana!
All’udire nominare la madre, Maria Antonietta si calmò e ammutolì. Dopo qualche istante di silenzio, disse:
– Ho compreso le Vostre parole, Signori. Vi prego di lasciarmi sola per mezz’ora, al termine della quale, tornerete in questa stanza e io Vi comunicherò le mie decisioni.
Usciti dalle stanze della Regina, Girodel si recò negli appartamenti assegnati alla moglie mentre Oscar e André andarono a passeggiare nei viali antistanti la reggia.
– La Regina è irriconoscibile, Oscar – disse André a voce bassa, per non essere udito da eventuali passanti – L’uccisione del Re deve averla duramente colpita. Ti giuro che vestita a lutto, con il volto tirato, lo sguardo duro e quel velo nero, mi è sembrata Caterina de’ Medici.
– Hai incontrato, di recente, Caterina de’ Medici, André? – scherzò Oscar, guardando, con stanca dolcezza, il marito – Ci manca soltanto una bella strage di ugonotti e il quadro sarebbe completo!
André avvicinò una mano al volto di Oscar, le prese una ciocca di capelli scomposta che le ondeggiava sul viso, la rimise a posto assieme alle compagne e, poi, le accarezzò una gota.
– Sono contento di averti fatto sorridere – disse l’uomo – Sei tanto bella quando sorridi, Oscar, ma lo fai così di rado….
– Grazie, André – mormorò Oscar, in un sussurro commosso – Grazie di tutto!
In quel mentre, un valletto li raggiunse.
– Generale, Conte di Lille, la Regina Vi manda a chiamare.
Oscar, André e Girodel rientrarono negli appartamenti della Sovrana che trovarono affacciata a una finestra. Udendo il rumore dei passi, Maria Antonietta si voltò verso di loro e disse:
– E sia, farò come mi consigliate Voi, Madame Oscar. Domani, verrò in Place de Grève a udire questo famoso tribuno.
 
********
 
Il mattino seguente, Oscar, André, Girodel e Valmy, vestiti di scuro, come uomini della media borghesia, scortarono Maria Antonietta in Place de Grève.
La Regina era abbigliata, come l’anno precedente, con un abito e con un copricapo semplici e neri e un fitto velo scuro le copriva il viso.
La piazza non era gremita, ma Saint Just godeva, comunque, di un buon uditorio. Oscar aveva deciso di seguire l’arringa da un angolo defilato, dal quale avrebbero potuto ugualmente udire ogni singola parola – grazie alla voce stentorea dell’oratore e alla collocazione di lui su un palco di fortuna – e dal quale, soprattutto, sarebbero potuti facilmente sgattaiolare via, al primo segnale di pericolo.
Passarono i minuti, durante i quali la gente ingannò l’attesa parlando del più e del meno mentre Oscar e gli altri mantennero la massima allerta e Maria Antonietta rimase immobile e silenziosa come una statua.
A un certo punto, Saint Just si schiarì la voce e iniziò a parlare.
– Cittadini! Io sempre mi rivolgerò a voi come a dei miei pari, chiamandovi cittadini e non sudditi! Cittadini, vi parlo da questa piazza che, per secoli, è stata empio teatro dell’omicidio di Stato, perpetrato dagli scellerati discendenti di Ugo Capeto ai danni degli inermi francesi! In questa piazza, François Ravaillac e Robert François Damiens furono squartati vivi da quattro cavalli per avere ucciso o tentato di uccidere quegli usurpatori che si fanno chiamare re! Furono torturati e uccisi come assassini, ma io vi dico che quegli uomini erano degli eroi mentre i veri assassini sono i discendenti di Ugo Capeto che siedono su un trono fatto di sterco! Sono loro i veri assassini, gli assassini della vostra libertà! Vi hanno legato i polsi e le caviglie con le catene della schiavitù e vi hanno chiamato sudditi!
– Ma è inaudito! – sbottò Maria Antonietta, stringendo i pugni, senza, per fortuna, essere udita, dato che la folla era scoppiata in un boato di approvazione.
– Cittadini, eravate scesi in piazza a reclamare la vostra libertà, ma, poi, vi siete fermati e siete andati a piangere sulla carogna di Luigi che si faceva chiamare re mentre era soltanto un barbaro usurpatore e uno straniero di fronte a voi! Gli antenati di Luigi presero il potere con le armi! Non si legarono al popolo con un contratto sociale, ma gli si imposero con la forza bruta! Essi sono estranei al popolo, perché nessun rapporto di giustizia ci può essere fra l’umanità e i re! Non piangete per la morte di quell’usurpatore, ma gioite! Quando saranno morti tutti quelli uguali a lui, si sarà rotto il canapo che, oggi ancora, vi lega i piedi!
– Quell’uomo è un traditore – proruppe Maria Antonietta – Non si limita a incitare alla rivolta, ma fa l’apologia del regicidio! Madame Oscar, che aspettate a trarlo in arresto o a farlo internare in un manicomio?!
– Madame – rispose Oscar, evitando, per prudenza, il titolo di “Maestà” – giunti a questo punto, a poco servirebbe arrestarlo e, anzi, sarebbe una scelta controproducente, perché ne fareste un martire esattamente come avvenne nel caso di Jeanne de la Motte, con la differenza che, per quest’uomo, la gente si mobiliterebbe e non si limiterebbe a visitarlo in carcere!
– Cittadini – proseguì Saint Just, con fervore crescente – Ora, un altro Luigi siede su quel trono di sterco, a perpetuare la sua tracotanza e la vostra schiavitù! Non fatevi ingannare dalle apparenze, egli non è un bambino, ma un barbaro usurpatore, uno straniero assetato di sangue, come tutti coloro che lo hanno preceduto. Non si può regnare senza colpa…. Ogni re è un ribelle e un usurpatore…. Il nuovo Luigi non può che regnare o morire e il tempo di regnare è finito!
– Vuole uccidere mio figlio! Quel bruto incita la folla ad assassinare il mio bambino! – mormorò Maria Antonietta mentre un sudore freddo iniziò a imperlarle il volto e la gente, intorno a lei, ruggiva di approvazione.
Saint Just continuava ad arringare e la folla lo acclamava, quando Maria Antonietta, approfittando di un momento di distrazione dei suoi accompagnatori, sgusciò via.
Il Conte di Fersen…. Doveva assolutamente raggiungere il Conte di Fersen e chiedergli consiglio….
 
********
 
Lasciati indietro Oscar, André, Girodel e Valmy, Maria Antonietta iniziò ad aggirarsi da sola per le vie di Parigi. Sapeva che il Conte di Fersen, in quei giorni, si trovava nella capitale, ospite di un amico Marchese il cui palazzo sorgeva vicino alle Tuileries. Sarebbe stato sufficiente trovare le Tuileries per raggiungerlo. Fersen l’avrebbe aiutata, Fersen non l’avrebbe tradita, Fersen l’amava….
Passata una decina di minuti, la Regina iniziò a pentirsi di quel suo ennesimo moto d’impulso, perché non conosceva le strade di Parigi, dato che, in vita sua, aveva percorso soltanto quelle principali ed esclusivamente in carrozza. Fermare qualcuno per chiedere informazioni l’avrebbe, d’altra parte, esposta al rischio di essere riconosciuta. Non era in grado di trovare il palazzo di quel Marchese e tornare indietro non sarebbe stato possibile, perché non ricordava quali e quanti angoli aveva svoltato. Si era persa….
La consapevolezza di essersi smarrita la sconvolse e le fece accelerare il passo. Non aveva la minima idea di dove andare e di quale decisione prendere. Si limitava a camminare senza meta e ogni passo accresceva la confusione che la consumava. Ben presto, lo smarrimento fisico per le vie di Parigi divenne lo specchio di quello morale che le agitava l’anima.
Era rimasta sola…. Quel marito tanto timido e tanto goffo, tanto grasso e tanto insignificante, ma così onesto e buono, non c’era più…. L’aveva amata devotamente, con la discrezione che soltanto le persone gentili sanno usare mentre lei gli era stata infedele, non con il corpo, ma con il pensiero, per ogni singolo giorno della sua vita, da quando aveva conosciuto il Conte di Fersen….
Aveva accusato il popolo di averle ucciso lo sposo, aveva provato sdegno per le parole di quell’agitatore di piazza che gioiva della morte del Re, ma, poi, nel momento del bisogno, si era decisa a correre fra le braccia di un altro uomo, con un marito che era stato sepolto soltanto pochi giorni prima….
Svolterò di qua… Forse, è questa la direzione che porta alle Tuileries….
Aveva sempre pensato di essere una buona madre, ma si era sbagliata e, a dimostrazione di ciò, il Signore le aveva portato via la metà della prole…. Cosa aveva fatto per consegnare a suo figlio un regno solido? Niente, assolutamente niente. Con una vita gaudente e frivola, condotta ai limiti della decenza, aveva sperperato il residuo patrimonio di credibilità di cui godeva la monarchia…. Una brava madre, mediamente avveduta, non avrebbe lasciato al figlio un trono vacillante….
Neanche questa via è quella giusta….
Aveva accusato i manifestanti di averle impaurito i figli con i loro strepiti e avrebbe volentieri cavato gli occhi a quell’uomo che predicava come giusta e necessaria l’uccisione del piccolo Luigi Carlo, novello Re e novello barbaro usurpatore…. In realtà, se quel bruto avesse sparato al bambino, sarebbe stata lei, con la sua condotta imprudente e fatua, ad avergli caricato la pistola…. I francesi odiavano lei e nessun altro e lo avevano dimostrato durante la cerimonia di apertura degli Stati Generali, schiaffeggiandola col loro silenzio, dopo avere applaudito il Re…. Facevano bene a odiarla…. Cosa aveva fatto per alleviarne le sofferenze? Reclamava le loro lacrime per i suoi figli, ma quali lacrime aveva versato lei per i figli del popolo?
Madame Oscar, perché non siete qui? Dove devo andare? Che strada devo percorrere?
Maria Teresa si era sempre vergognata di lei. Quella madre severa e distante, che le aveva ispirato un’immensa soggezione pur con un’intera Europa in mezzo a dividerle, grande dispensatrice di rimproveri e tanto parsimoniosa nell’elargire affetto, era morta con la disapprovazione di lei nel cuore…. Aveva sempre sofferto della cieca e testarda parzialità con cui la madre le aveva preferito la sorella Maria Cristina, ma, forse, era proprio lei a essere in difetto…. Non era la madre a essere avara di amore, era lei a esserne indegna….
Si era sempre vantata di discendere dalla gloriosa dinastia degli Asburgo e, paradossalmente, per una spietata ironia della sorte, era diventata la vergogna degli Asburgo…. Generazioni di magnificenza ininterrotta, di battaglie vinte e di arti diplomatiche finalizzate alla conservazione della dinastia si erano avvicendate e, infine, compendiate in quella caricatura di Regina…. Degli antenati si cantavano le gesta mentre lei avrebbe lasciato dietro di sé soltanto dei pamphlets scandalistici….
Se una cosa era avventata e inadatta alla dignità regale, si poteva essere sicuri che lei, prima o poi, l’avrebbe fatta…. Aveva speso livree su livree in abiti così sfarzosi da sfiorare il pacchiano che erano l’uno la riedizione dell’altro e in acconciature mirabolanti ai limiti del ridicolo, si era riempita di gioielli più di un’icona russa, aveva giocato d’azzardo, aveva civettato, alla luce del sole, con tutti i gentiluomini giovani e piacenti che le erano capitati accanto, aveva disdegnato e sbeffeggiato i grandi nobili e gli anziani, si era circondata di gente equivoca e avida, aveva trascurato i suoi doveri per ritirarsi nella pace fittizia del Petit Trianon…. Tutto quello che una buona Regina non avrebbe dovuto fare lei lo aveva fatto….
Se anche riuscissi a trovare quel palazzo, come potrei farmi annunciare, in incognito e vestita così? Che comportamento sciocco ho tenuto!
Era stata odiosa e maleducata con Oscar, André e Girodel che avevano avuto l’unico torto di consigliarle una via di salvezza da lei deprecata, a costo di subirne il malanimo, quando avrebbero potuto benissimo disinteressarsi delle sorti di lei e prosperare nell’indifferenza, come facevano tutti gli altri….
Adesso, forse, per salvare la monarchia, sarebbe stata costretta ad approvare quell’assurda Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino e, un domani, avrebbe dovuto promulgare un’innaturale Costituzione che avrebbe posto fine all’assolutismo del potere monarchico e tutto per non essere stata più attenta prima….
Continuava a vagare a vuoto, accaldata e frastornata, come una trottola azionata dal caso e rallentata dall’esaurirsi della spinta iniziale, finché non giunse in un crocicchio di vie dove non era ancora passata. Il quartiere era povero, ma non malfamato e la gente che vi si aggirava sembrava tranquilla. Vide un gruppo di donne anziane, vestite miseramente, ma in modo rispettabile e decise di accostarvisi per chiedere informazioni. Pazienza se l’avessero riconosciuta, non avrebbe potuto continuare a girare a vuoto fino al sopraggiungere della notte. Una decisione doveva pur prenderla.
Quelle povere donne, vedendola incedere verso di loro, pur non distinguendone i lineamenti del volto fittamente velati, capirono ugualmente, dall’andatura incerta e lenta di lei, che era molto stanca. Una di loro, la più anziana, le si accostò con sollecitudine e le disse:
– Oh, Madame, sembrate così provata! Venite a sederVi a casa mia dove potrete riposare. Vi rifocillerò con una tazza di brodo. Di più non posso offrirVi, ma del brodo Ve lo do con tutto il cuore!
Le altre anziane si avvicinarono anche loro, tutte desiderose di soccorrerla e di manifestarle la loro gentilezza. Maria Antonietta si sentì stringere il cuore al pensiero che quelle poverette erano pronte a privarsi di quel poco che avevano pur di farla stare bene. Non avrebbe potuto approfittare della loro ospitalità, ma un’indicazione, quella sì, poteva chiederla.
– Mie buone donne, Vi ringrazio di cuore, ma io voglio soltanto sapere come raggiungere il Palazzo delle Tuileries.
– Perché volete andare lì, Madame? – domandò la vecchia – Molta gente vi si è recata un paio di settimane fa, a omaggiare la salma del nostro Sovrano, ma, adesso, il Re è stato sepolto e la Regina è tornata a Versailles e non potrete vederla neanche da lontano.
– La Regina…. – sorrise amaramente Maria Antonietta – Dovete odiarla molto, viste le privazioni in cui vivete!
– Neanche per sogno, Madame! – disse la vecchia mentre le amiche annuivano – Io non odio nessuno. Vivo con ciò che ho e i conti li regolerà Dio. Prego ogni giorno per la Regina, perché è rimasta sola, povera donna. Prego sempre Dio affinché l’aiuti. Comunque, se volete andare lo stesso alle Tuileries, la strada è questa – e cominciò a illustrargliela.
Maria Antonietta ascoltava stupefatta. Quella donna, malgrado gli stenti e il peso della vecchiaia, aveva tempo da perdere e cibo da dividere con una perfetta sconosciuta e pregava per una Regina che viveva nel lusso, disinteressandosi del dolore di lei.
Quando la vecchia ebbe finito di fornire le indicazioni, una bambina, che aveva udito tutto e che stringeva nelle manine, tutta orgogliosa, un mazzolino di fiori di campo, raccolti in qualche macchia verde sperduta nella città, si accostò a Maria Antonietta e le disse:
– Tenete questi fiori, Madame e portateli nel palazzo del Re.
– Grazie, ma petite, li porterò sulla tomba del Re che, però, si trova in un’abbazia.
– No, Madame, portateli alla Regina che è rimasta sola, poverina!
Maria Antonietta si accomiatò dal gruppo delle popolane e si incamminò nella direzione che le era stata indicata. Quando si fu allontanata al punto di non essere più vista da loro, iniziò a correre col cuore che le martellava nel petto. Delle prepotenti lacrime le spuntarono all’improvviso, pungendole, come aghi, la base degli occhi. Quelle povere donne non soltanto non la odiavano, ma pregavano per lei e avevano avuto delle parole di comprensione e quella bimbetta si era privata dei suoi fiorellini per donarglieli. Lei disponeva di tutti i lussi della terra e piluccava svogliatamente cibi delicati. I giardini della reggia in cui viveva erano ornati dai fiori più rari, alcuni dei quali le erano stati anche dedicati e le cui essenze erano distillate in profumi pregiati coi quali aspergeva la sua pelle d’avorio. Erano, però, quelle donne, con le carni bruciate dal sole, con il loro povero brodo e con i loro fiorellini di campo, le vere ricche mentre lei, con i suoi lussi, era povera. Arida, egoista e povera.
Correndo come una lepre braccata dai cani e accecata dalle lacrime salate della vergogna, non vide l’enorme soldato che marciava nella direzione opposta a quella di lei e vi andò a sbattere contro.
Alain vide la sua Regina, la riconobbe e, senza neanche riflettere, esclamò:
– Ancora!! Ehm ehm, buongiorno….
I due si guardarono per alcuni istanti, lei confusa e lui ancora di più, finché Alain non si decise a prendere la parola e a dire:
– Madame, non ho dimestichezza con i giri di parole, per cui non li farò e verrò al dunque. So chi siete, Vi ho riconosciuta dall’abito che indossate e, siccome devo la mia vita a Voi e a una persona che Vi è molto cara, non posso lasciarVi qua. Non potete stare qui, questo luogo, per Voi, non è sicuro. Vi scorterò nella caserma in cui presto servizio e, da lì, manderò a chiamare il Generale Oscar François de Jarjayes che Vi ricondurrà alla reggia. Nel frattempo, farò arrivare una fanciulla onesta e bene educata che si prenderà cura di Voi.
– Vi ringrazio, soldato.
 
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Oscar camminava speditamente nei corridoi della caserma della Guardia Metropolitana, affiancata dal Colonnello d’Agout e diretta verso le stanze dell’ufficiale, già a lei appartenute.
Subito dopo essersi accorti della scomparsa di Maria Antonietta, Oscar, André, Girodel e Valmy si erano sparpagliati e l’avevano cercata ognuno per conto proprio, ma senza successo. Erano, quindi, andati alle Tuileries e, non avendola trovata neppure là, avevano cominciato a preoccuparsi, perché non potevano coinvolgere altri nella ricerca e, d’altra parte, erano ben consci che non avrebbero potuto nascondere a lungo l’assenza della Reggente. Era stata di Oscar l’idea di condurre Maria Antonietta a Parigi e, se le fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonata. In questa difficile situazione, era giunto il soldato inviato dalla caserma che aveva risolto il problema e sollevato tutti dall’ambasce.
– Ho sistemato Sua Maestà nei miei alloggi che sono i più confortevoli della caserma – disse il Colonnello che, a parte qualche filo d’argento in più sulle tempie, era rimasto lo stesso.
– Avete fatto bene, Colonnello, ma come sta la Regina?
– A parte la comprensibile stanchezza, sta bene. Ve ne accorgerete Voi stessa, Generale.
– Chi sa della presenza qui di Sua Maestà?
– Soltanto io, il soldato de Soisson e la sorella di lui, Generale. Per portarVi il messaggio, ho volutamente scelto un soldato analfabeta.
– Vi ringrazio, Colonnello, avete agito al meglio.
Dopo avere bussato ed essere entrata nei suoi ex alloggi, Oscar vide Maria Antonietta e Diane sedute sul divano. La Regina aveva recuperato le forze, grazie al riposo e a un po’ di cibo che le era stato procurato e, tutto sommato, stava abbastanza bene.
Oscar si mise sull’attenti e disse:
– Ho fatto venire qui la carrozza senza stemma reale con cui giungeste a Parigi, Maestà. Se siete d’accordo, Vi ricondurrò subito a Versailles, a meno che non preferiate trattenerVi alle Tuileries per riposare ulteriormente.
– Vi ringrazio, Madame Oscar. Preferisco tornare subito a Versailles dove ci sono i miei figli.
Subito dopo, rivolta a Diane, disse:
– Mademoiselle de Soisson, Vi sono grata per il disturbo che Vi siete presa per me in queste due ore e per i Vostri deliziosi bonbons al rum. Sarei lieta se veniste alla reggia, il prossimo venticinque agosto, in occasione della festa di San Luigi. Dato il lutto che ci ha colpiti, non ci saranno festeggiamenti, ma potrete presenziare alla cerimonia religiosa e visitare i giardini.
– Grazie, Maestà, ne sarei onoratissima! – rispose una raggiante Diane.
Dopo essersi accomiatata dal Colonnello d’Agout e dai fratelli de Soisson, Oscar scortò Maria Antonietta alla carrozza.
Durante tutto il tragitto da Parigi a Versailles, la Regina, complici l’angoscia accumulata e gli scossoni di quella poco confortevole carrozza, riprese le fila dei dolorosi pensieri che l’avevano afflitta durante quell’intensa mattinata.
Giunta nei suoi appartamenti alla reggia, le fu subito annunciata la visita del Conte di Fersen, che, avvisato da André della sparizione e del successivo ritrovamento della Sovrana, li aveva preceduti a Versailles su un agile e veloce cavallo.
Appena lo vide entrare, con i capelli castani scarmigliati dal vento, l’apprensione scolpita sul bel volto ovale e gli occhi azzurri, inquieti e cangianti come due stagni nordici, il cuore di lei ebbe un sussulto e il viso le si rischiarò, riacquisendo, tutt’a un tratto, l’espressione trasparente e dolce di quando era giovane e innocente.
– Fersen! – fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre i muscoli le fremevano per l’emozione e il fiato le si spezzava in gola. Il primo impulso che avvertì fu quello di gettarglisi fra le braccia, ma lo frenò sul nascere, nel timore di essere osservata da qualche cortigiano malevolo.
– Maestà…. – mormorò l’uomo, con la sua voce calda e profonda, venata di tristezza – Eravamo in apprensione per Voi e io più di tutti….
– Oh, Fersen! – proruppe lei, con la voce rotta dalla commozione e trattenendo a stento le lacrime – La nostra giovinezza è finita, il Re è morto e il trono di mio figlio è in pericolo…. Indietro non si torna….
Lui abbassò le palpebre, serrò le labbra e strinse i pugni, sentendosi impotente di fronte a tanto strazio.
– L’unica realtà che conoscevamo sta cadendo in frantumi – proseguì Maria Antonietta – La nostra epoca è finita…. La borghesia ci soppianterà…. La storia ci cancellerà come anacronismi da correggere…. Siamo gli ultimi tragici attori di un mondo morente…. – e una piccola lacrima le solcò, furtiva, la guancia.
– Non è che fosse un grande mondo, alla fine…. Credo che nessuno lo rimpiangerà…. – disse lui, con un sorriso tirato e un’amara ironia – Non possiamo opporci all’ineluttabile, possiamo soltanto rimanere fedeli a noi stessi e a coloro che amiamo e….
– E….?
– ….Affrontare con dignità ciò che il destino ha in serbo per noi….
– Quelli che verranno dopo di noi non saranno migliori….
– No, saranno soltanto diversi…. Più affamati, con molti meno scrupoli e diversi…. Si sentiranno insostituibili, vivranno la loro parabola, raggiungeranno l’apice e, poi, esauriranno la loro linfa vitale e saranno, a loro volta, sostituiti…. Ascoltate i consigli di Madame Oscar, Maestà! Un nuovo mondo sta per nascere, ma, gestendo bene il cambiamento, tutti noi potremmo ancora farne parte e, magari, scopriremo che la notte non è poi così buia….
– Detesto quell’aborto di Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino! La Francia non deve avere una Costituzione! Soltanto il Re sa cosa è bene per il suo popolo, perché il potere gli proviene direttamente da Dio!
– Dio parla agli uomini con lingue diverse, a seconda delle epoche, Maestà. Può darsi che, adesso, Egli voglia unire i popoli ai loro regnanti con il vincolo della Costituzione.
– Ma se il Re è stato unto con l’olio sacro ed è un taumaturgo, a cosa serve la Costituzione?!
– Ascoltate Madame Oscar, Maestà. Di lei mi fido ciecamente. E’ la persona più forte e coraggiosa che abbia mai conosciuto. Agisce sempre per il meglio, animata da un grande senso di giustizia e senza tenere conto del profitto personale. Vi allontanerà dalla tempesta e Vi condurrà in un porto sicuro. Fatelo per me…. Fatelo per i Vostri figli….
 
********
 
Fersen aveva lasciato gli appartamenti della Regina da circa un’ora, quando un valletto vi introdusse Oscar, André e Girodel.
Maria Antonietta aveva l’aria austera e cupa degli ultimi mesi, ma l’inquietudine e la durezza erano scomparse dal volto di lei, stanco, ma bellissimo.
Senza troppi preamboli, la Sovrana guardò i nuovi arrivati e disse:
– Autorizzo la promulgazione della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino e la formazione di una commissione che rediga la Costituzione, ma a una condizione.
Oscar, André e Girodel guardarono la Regina con aria interrogativa.
– Voglio che Voi tre sorvegliate i lavori della Commissione e che entriate a fare parte del Consiglio di Reggenza.







Maria Antonietta è davvero molto testarda e darà del filo da torcere a Oscar!
Nel prossimo capitolo, faremo la conoscenza di un personaggio dotato di intelletto e carisma che formulerà ai nostri una “proposta indecente”.
Diane, accogliendo l’invito della Regina, si recherà a Versailles per la festa di San Luigi e, in quell’occasione, apprenderemo dei particolari inimmaginabili sul passato di lei.
Contemporaneamente, scopriremo qualcosa su Oscar e André.
Buona lettura!
   
 
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