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Autore: la luna nera    07/02/2019    7 recensioni
Firenze, si sa, è una delle capitali mondiali dell'arte e della cultura. Non è quindi raro che ospiti mostre ed eventi nei suoi innumerevoli edifici storici. A Palazzo Pitti ha da poco preso il via un'esposizione dedicata a Van Gogh che sembra indirizzata verso un grande successo di pubblico e critica. Ma qualcosa non va. Una misteriosa aggressione durante la notte ai danni di una guardia giurata rischia di mandare tutto all'aria e Laura non permetterà tanto facilmente al commissario Fiorini di bloccare l'omaggio al suo grande idolo Vincent Van Gogh.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DUE GIORNI DOPO


 
 
“Posso entrare, commissa’?”
“Venga, venga pure.”
Esposito posò sul tavolo un enorme faldone. “Qua ci stanno le informazioni che avevate chiesto sulle persone che sono state appresso alla mostra.”
“Bene, ottimo lavoro.” Si alzò dalla sedia e sbirciò fuori dalla finestra prima di riportare l’attenzione sul collega. “Ha rilevato qualcosa di interessante?”
“Forse.” L’uomo frugò fra i documenti ed estrasse una paio di fogli. “Perrone, o’ vigile in coma, voleva una settimana ‘e ferie per scendere a Palermo. ‘O tenente nun ce l’ha data pecché ci stava la mostra.”
“Perrone è la vittima, non credo si sia ferito da solo.”
“Infatti. Poi ci sta ‘o collega che voleva andare allo stadio e pure iss è stato richiamato in servizio.”
“Capisco.” Sfogliò gli altri documenti trovando ciò che cercava. “Il tenente?”
“Stava in casa da solo quella sera, almeno così ha detto. E’ scapolo e nun tiene l’alibi. In molti ce l’hanno con lui perché privilegia alcuni dipendente e se ne fotte di altri.”
“Lo convochi.”
Fiorini aveva già una possibile pista da seguire.
“Ah, commissa’! Ho avuto conferma pure dalla dogana che i quadri esposti sono tutti originali, nun ci stanno falsi.”
 
La mattina seguente Laura uscì dalla doccia, canticchiando una delle tante canzoni dei Coldplay, la sua band preferita. Mancava poco più di un mese al loro concerto al Nelson Mandela Forum, purtroppo non era riuscita ad acquistare il biglietto perché non appena avevano aperto le prevendite, come per incanto tutti i tagliandi disponibili si erano polverizzati e ne restavano solo alcuni dal prezzo improponibile per le sue finanze. Ascoltare i loro brani era l’unica consolazione, poi se il destino le avesse sorriso, magari sarebbe andata ad un loro concerto e magari proprio in Inghilterra.
Stava ancora con l’asciugamano in testa, quando il cellulare squillò: era la Gherardini.
“Professoressa, buongiorno…. Che cosa? Sta scherzando?! ……. Capisco, capisco. Sì, sì, vado io, non si preoccupi…… Ok, la tengo aggiornata….. Bene, arrivederci.”
Si asciugò i capelli rapidissimamente, si vestì e si precipitò a Palazzo Pitti. E lì, fuori dall’ingresso della mostra, c’erano il commissario Fiorini, l’ispettore Esposito e due agenti.
“Oh, ben arrivata signorina.”
“Buongiorno commissario.” Laura aveva il fiato corto. “Allora ha tolto veramente i sigilli? Possiamo riaprire al pubblico?”
“Sì, ha visto che abbiamo risolto il caso impiegando ancora meno tempo di quanto ci era stato concesso dalla prof?” Si guardò attorno. “Come mai non è ancora arrivata?”
“Ha una brutta infreddatura, ha incaricato me di fare le sue veci per i prossimi giorni.”
“Bene, ora sarà felice, giusto?”
“Naturalmente. Sapevo che lei è in gamba così come i suoi uomini.” Si lasciò sfuggire il commento positivo, tanto era entusiasta della riapertura. “Ma…. Allora avete individuato il colpevole?”
“Sì, abbiamo raccolto prove sufficienti. Adesso dobbiamo andare, il dovere ci chiama, però, se vuole, più tardi l’aspetto in commissariato.”
Si congedò con un cenno della mano, salì in auto con gli altri e scomparve nel traffico.
Laura entrò nell’ufficio della Gherardini e trovò molte carte sparse sul pavimento. Strano. Pensò fra sé e sé. Lei è sempre precisa e ordinata. Eppure nessuno era entrato in quella stanza. Si mise a raccogliere ciò che stava per terra, riordinò poi tutte le carte in cui c’erano gli elenchi delle prenotazioni delle visite, le e-mail dei musei che avevano concesso in prestito le opere e la rubrica in cui erano annotati i nomi di tutti coloro che collaboravano all’esposizione. La sfogliò e non appena aprì la pagina relativa all’Istituto di Vigilanza, cadde un pezzo di carta. Lo raccolse, lo aprì e restò a bocca aperta. C’era un disegno dal tratto inconfondibile: c’era il panorama di Firenze così come lo sia ammira dal Piazzale Michelangelo, con l’imponente cupola del Duomo e l’elegante campanile di Giotto. Erano stati riprodotti con un contorno nero piuttosto marcato, dannatamente simile, per non dire uguale, al piccolo villaggio di “Notte Stellata”. Il cielo notturno poi era pressoché identico a quello vorticoso su Saint-Rémy-de-Provence, il probabile paesello del noto dipinto di Van Gogh.
Chi diavolo aveva fatto quel disegno?!
Chi poteva essere così abile da dipingere esattamente come il grande Vincent?
Mise quel misterioso pezzo di carta lì dove lo aveva trovato ed uscì dall’ufficio, nelle sale c’era bisogno di lei.
 
 
 
All’imbrunire Laura, stanca ma soddisfatta, raggiunse il commissariato. Venne accolta con un luminoso sorriso dall’Ispettore Esposito.
“We, signori’, che piacere vedervi!”
“Buonasera Pino.” Ricambiò il sorriso. “Non l’ho ancora ringraziata per tutto quello che lei ha fatto per la mostra. E’ stato fantastico.”
“Io n’agg fatto niente, solo ‘o dovere mio.”
“C’è modo e modo di fare il proprio dovere.” Lo aveva sempre sostenuto. “Il commissario è in ufficio?”
“No, ma dovrebbe stare qui a momenti. E’ uscito un’ora fa, sa, si sta separando.”
La cosa non mi sorprende. Pensò lei lasciandosi sfuggire un lievissimo sorriso.
“’O commissario non ama molto parlare dei fatti suoi, però da quello che so, posso dirvi che conviveva con una guagliona che nun era affatto simpatica. I’ l’ho conosciuta, sapete, ma mo’ che si sono lasciati i’ so’ cuntento che cca’ nun verrà chiù.”
“Oh, dev’essere davvero una tipa tosta.”
“Esatto, siete intelligente voi. E pure mo che si sono lasciati chella continua a scassa’, lo chiama per telefono, sta sempre a chiedere e…”
“Ha finito di fare il resoconto della mia vita privata?” Fiorini comparve all’improvviso, con la faccia piuttosto tirata.
“Stavamo parlando di un nostro conoscente in comune che è stato lasciato dalla fidanzata. Se anche lei si trova nella stessa situazione, mi dispiace.” Laura intervenne, ma ebbe l’impressione che il commissario non l’avesse bevuta.
“Venga nel mio ufficio.” Fece cenno alla ragazza di seguirlo senza dimenticare di lanciare un’occhiata non troppo amichevole all’ispettore. “Prego, si accomodi.” Si sedette anche lui. “Gradisce un caffè? Un thè?”
Vista l’ora, un aperitivo sarebbe stato più indicato. “Grazie, sono a posto così.” Sorrise nonostante avvertisse un leggerissimo disagio. “Allora… voleva aggiornarmi sul caso?”
“Sì.” Prese un fascicolo fra i tanti impilati su di un tavolo laterale. “Abbiamo messo in stato di fermo il tenente Valli, il capo servizi della vigilanza.”
“Cosa?!” Era sorpresa. “E’ stato lui ad aggredire uno dei suoi uomini?!”
“Durante la sua deposizione aveva dichiarato di trovarsi in casa all’ora dell’aggressione. Nessuno poteva confermare il suo alibi perché vive solo, ma dai nostri controlli è emerso che si trovava nei pressi di Palazzo Pitti, il suo cellulare ha agganciato la cella di quell’area.”
“Ah sì?” Aveva ascoltato con interesse la spiegazione. “E il movente?”
“Ha ammesso di essersi trovato lì per un’ispezione ai suoi dipendenti, non l’aveva detto perché era solo e tali controlli possono essere fatti solo se accompagnati da un delegato sindacale.”
“Quindi non era in regola.”
“Esatto. Ce l’ha taciuto per non incorrere in sanzioni e cose simili. Noi però sapevamo dei battibecchi con i suoi uomini per le ferie revocate, permessi saltati e via dicendo, quindi lui e Perrone sono venuti ai ferri corti per una settimana di ferie non concessa e il vigilantes ha avuto la peggio.”
“Ma tu guarda….” Il ragionamento del commissario non faceva una piega, tuttavia non era del tutto convinta che le cose fossero andate proprio a quel modo.
“Come vede, signorina….” Fiorini si alzò e sbirciò fuori dalla finestra. “Come vede abbiamo risolto il caso in tempi rapidissimi e la mostra è di nuovo aperta, senza contare la pubblicità indiretta che c’è stata.” Guardò un istante lei, poi di nuovo fuori e ancora lei. “Ragion per cui la invito a prendere un aperitivo. Le va?”
 
 







 
Ciao a tutti!
Devo dire che siete tutti meravigliosi! Sono davvero onorata dei vostri commenti e spero di non deludervi.
Colpo di scena: il tenete della vigilanza viene messo in stato di fermo e la mostra riaperta al pubblico. Sarà davvero lui il colpevole?
E poi c’è il misterioso disegno comparso fra le carte della professoressa. Ho tentato di rielaborare la cosa realizzando il banner che vedere ad inizio capitolo, magari non è il massimo, ma spero di aver reso l’idea.
Un grazie speciale a ineedofthem per il ....supporto linguistico! Di nuovo grazie a tutti!
A presto!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 
  
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