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Autore: BrunaS    08/02/2019    1 recensioni
"Quando tutti furono stramazzati al suolo, Charlie uscì, stravolta, dal suo nascondiglio. Il ragazzo si girò verso di lei e la fulminò con il verde innaturale dei suoi occhi: “Beh, non ringraziarmi.”
Lei lo guardò attentamente. In teoria, sapeva cos’era quello che aveva appena visto ma non vi aveva mai assistito dal vivo prima di allora: “Tu sei… un vampiro?”
Lui le sorrise, ma di un sorriso che faceva paura."
Storia a più capitoli, romantica e a volte crudele, che si svolge nell'immaginaria cittadina americana di Inverary, dove vive una giovane cacciatrice di vampiri. La mitologia è originale ma, sicuramente, strizza l'occhio a tanti romanzi e serie tv sull'argomento. Buona lettura, a chi vorrà!
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I giorni passavano e cacciatori e vampiri stringevano strani legami per perseguire una strada comune. Nessuno parlava di Frank anche se erano ancora sotto shock. Charlie diffidava di Blake ma capiva che Jack era diverso. Lo percepiva. Una mattina Blake spiegò che lui, in quanto Maestro della Notte, poteva frequentare la Congregazione e che vi si sarebbe recato per capire cosa stava succedendo: i vampiri che avevano minacciato Frank facevano parte di quella banda e non potevano essere i soli. Disse che sarebbe rimasto via qualche giorno. A loro non rimaneva altro che continuare le ronde notturne e – ovviamente! – proteggere il Codice a costo della vita. Lasciò Jack con loro. “Un vampiro esperto potrebbe servirvi” commentò prima di andarsene.
Loro tentarono di riprendere in mano la loro vita tra scuola e amici. Lily e Charlie passavano molto tempo con Jack. Dava loro un senso di gran sicurezza e aveva un sorriso che scaldava il cuore. Poterono fargli, in poco tempo, tutte le domande sui vampiri che si erano sempre chieste nell’arco di un’intera vita. Lui dava risposte precise ma distaccate, come se lui non facesse parte della categoria. A volte ci si dimenticava che era un vampiro anche lui. Il suo regime ascetico e i suoi principi morali lo rendevano divertente. Si ritrovarono presto ad esserci affezionate. Riuscirono a parlarci anche di Frank, un argomento che non andava proprio giù.
Jack spiegò il suo punto di vista: “Blake è uno che non perdona. Mi dispiace per il vostro collega ma Blake non poteva passarci su. Ha passato quasi 200 anni a difendere il Codice. È molto importante per lui”.
Charlie tentava di sminuire il vampiro: “Fa tutto questo per Sophia? Cos’è? Una specie di schiavo?”
Jack sembrò risentirsene: “Blake è molto riconoscente a Sophia, certo, ma non lo fa per compiacerla. Noi condividiamo i principi di equilibrio che Sophia vuole preservare. Siamo vampiri, non dei pazzi con l’ossessione per il potere”.
Charlie si sentì in colpa e si scusò. Lui le sorrise, sincero.
“Devo ammettere che è tutto molto strano. Siete giovani e, probabilmente, non avevate mai conosciuto bene dei vampiri”
“Finora li avevamo solo ammazzati” commentò Lily.
“Il nostro mondo è simile al vostro. Non esistono né il bene assoluto né il male assoluto. Blake non è simpatico, lo capisco. E ha fatto una cosa orribile. Ma non dovete mai dimenticare che si muove per dei giusti principi”.
Charlie faceva fatica ad inquadrare Blake. Non riusciva neanche a capire perché Jack fosse così legato a lui. Le aveva detto che si erano conosciuti quand’erano ancora in vita e questo era sicuramente importante… ma sembravano così diversi! Ad ogni modo Jack le piaceva. E questo le risultava strano. Era un vampiro ma, lentamente, sembrava confondersi con un amico. Immaginò di doverlo uccidere, perché questo è quello che fanno i cacciatori. Ma capì che non ce l’avrebbe mai fatta. Jack era una categoria a parte e non capiva se era un bene o un male.
 
Una sera Charlie e Jack capitarono insieme a perlustrare il cimitero, lo stesso luogo in cui Frank ci aveva rimesso la vita. Era importante tenerlo d’occhio perché, se altri vampiri della Congregazione, avevano avuto rapporti con i cinque uccisi quella notte, il cimitero poteva essere un luogo rilevante. Difatti, quella sera, Charlie e Jack si ritrovarono improvvisamente a dover fronteggiare un gruppo di vampiri, presumibilmente alla ricerca del Codice. Si apprestarono a combattere meglio che potevano ma, si resero ben presto conto che si trovavano di fronte ad un grosso problema: alcuni di quei vampiri praticavano la magia. Erano Maestri della notte! Charlie non era abbastanza esperta per contrastare i sigilli attraverso i quali, quei vampiri li attaccavano, e Jack cercava di proteggerla meglio che poteva rischiando lui stesso di essere colpito. Ad un tratto un sigillo lo prese in pieno e Jack finì a terra come pesantemente indebolito. Charlie tentò di soccorrerlo, ma fu colpita ad una spalla da una specie di scarica elettrica. Due vampiri le furono addosso e l’avevano immobilizzata quando Blake in persona, spuntato da chissà dove, la scaraventò lontano e prese ad occuparsi dei due. Jack si riprese dall’effetto del sigillo che, per fortuna non sembrava essere troppo forte e riprese a combattere contro gli altri due vampiri.
“Va’ via!” gridò Blake a Charlie. Lei non poteva dargli ascolto. Inoltre jack non era abbastanza forte e, in pochi minuti, si ritrovò con un paletto nel petto che, per fortuna non prese il cuore. La ragazza fece l’unica cosa che le sembrò concreta: distrarli. Afferrò un paletto dal suo zaino e si colpì decisa alla spalla. Il sangue cominciò a sgorgare e lei richiamò i vampiri: “Guardate qua! Sangue umano!” I due che ce l’avevano con Jack le furono addosso e Blake, velocissimo, lasciò il suo combattimento e si parò davanti a lei. Con un guizzo degli occhi cercò di colpirli ma quelli schivarono. In quel momento Jack fu dietro di loro e, svelto, li impalettò. Gli altri due gli si fecero sotto e, uno contro uno, i vampiri ripresero a combattere così velocemente che Charlie faceva fatica a seguirli. Quando i movimenti si arrestarono la ragazza poté vedere che Blake e Jack avevano avuto la meglio e tirò un respiro di sollievo. Blake, però, si voltò verso di lei come una furia: “Tu non puoi combattere!” Lei rimase di stucco. Lui proseguì: “I tuoi metodi funzioneranno con vampiri da due soldi ma non certo contro Maestri della notte!”
Charlie si dimostrò risentita: “Beh scusami tanto per non essere all’altezza della situazione, non c’è bisogno che ti scaldi tanto…”
Lui le si avvicinò un po’ più calmo: “Sei solo d’intralcio, Charlie! Io e Jack non possiamo affrontare il combattimento e preoccuparci contemporaneamente della tua incolumità”.
Charlie ne fu stupita ma tentò di mascherarlo: “Non siete obbligati a farlo…”
“No, certo… “ rispose Blake con una punta d’ironia indicando Jack: “Ma tu e quest’idiota siete amici ora, e lui ha a cuore gli amici! E io…” si bloccò per un istante e la guardò intensamente: “Io non lascerò mai che qualcuno di quei bastardi ti faccia del male…”
Charlie ebbe un tuffo al cuore.  “Mi dispiace… “ balbettò. “Io cercavo di rendermi utile…”
“Ma non è così!” esclamò lui riprendendo il solito tono strafottente. “Quindi d’ora in avanti stanne fuori! Limitati a impalare qualche nuovo arrivato, ok? Capisco che vuoi renderti utile… davvero… ma conosci troppo poco i Maestri della notte, rischi solo di metterti in pericolo”.
Charlie sentì che quell’atteggiamento non risolveva nulla: “Ok, ma cosa succederebbe in vostra assenza? Dovrebbe esserci qualcuno in grado di combatterli se voi lasciaste la città o…” si bloccò e inorridì al solo pensiero.
Blake continuò la frase: “o se morissimo? Già”.
Lei si spiegò meglio: ”Io voglio essere preparata a qualsiasi evenienza”.
Il vampiro ci pensò su poi disse: “Vuoi essere preparata? Hai bisogno di un addestramento speciale”.
L’idea la intrigava.
Blake proseguì: “Se vuoi capire come sconfiggere i Maestri della notte devi conoscerli al cento per cento, Charlie…”
Jack sembrò capire le intenzioni dell’amico e cercò di riprenderlo: “Blake…”
Ma Blake neanche lo ascoltava: “Per conoscere i Maestri della notte devi stare  tra loro…”
“Blake!” disse più forte Jack, per niente d’accordo.
“Fingendoti uno di loro!” concluse l’altro.
Charlie cominciò a capire: “Dovrei infiltrarmi?”
“No, Charlie, è molto pericoloso!” esclamò Jack.
“Certo, lo è” disse Blake.
“Se vuoi correre il rischio io e Jack ti porteremo alla Congregazione per qualche giorno. Ti proteggeremo meglio che possiamo ma niente ti assicura che ne uscirai viva. Se così sarà, però, avrai scoperto segreti e punti deboli che ti torneranno utili per tutta la tua vita di cacciatrice…”
Studiare da vicino i maestri della notte… Era un’idea allo stesso tempo spaventosa ed elettrizzante. Capire tutti i loro punti deboli sarebbe stato davvero utile.
Charlie realizzò che per Jack e Blake era un bel sacrificio: “Questo… sarebbe pericoloso anche per voi”
“Già.” Ammise Blake “Quei segreti che andresti a scoprire ci mettono a rischio, è chiaro… ma proveremo a fidarci di te”.
Charlie non credeva alle sue orecchie. Blake Sullivan si fidava di lei? lo guardò con la massima serietà e gli disse: “Blake io non metterei mai in pericolo la vita di Jack… “ Dopo una piccola pausa aggiunse: “e neanche la tua, se tu non mi metterai mai nella condizione di farlo…”
Lui sorrise in modo adorabile: “Questo non posso assicurartelo”.
Forse per la prima volta anche lei gli sorrise sinceramente: “Ok. Ci sto”.
Blake sembrava molto soddisfatto: “Comincia il gioco allora…”
 
 
Non fu facile convincere Pete a darle il permesso di mettere in atto il piano di Blake.
“Non è come andare in gita, Charlie!”
Lei tentava di spiegargli di aver valutato bene i rischi ma lui la tampinava di domande: come sarebbe stato possibile passare inosservata, cosa sarebbe successo se l’avessero scoperta e molti altri dubbi ancora. Charlie gli ripeté ciò che aveva detto Blake: la Congregazione era un punto fisso per molti vampiri ma anche un punto d’appoggio temporaneo per molti altri. E non tutti erano Maestri della notte, anzi, la maggior parte non lo era affatto. “Basterà che io arrivi con Jack e Blake e che faccia l’indifferente. Nessuno si occuperà di me. Mi spiegheranno meglio che possono tutto quello che può tornarmi utile e dopo pochi giorni ce ne torneremo a casa”. Pete capì che Charlie aveva già deciso e, a malincuore, la lasciò partire. A sua madre fece credere  proprio di andare in gita, per tre giorni. La Congregazione, infatti, si trovava nei sotterranei di una città più grande, a parecchie ore di macchina da Inverary.
 
Durante il viaggio Blake e Jack la istruirono sul da farsi: innanzitutto doveva fingersi molto sulle sue, senza tradire alcuna emozione particolare. Ovviamente non poteva fare combriccola con i vampiri. Lei stava con Jack e Blake. Punto e basta. La sua osservazione doveva avvenire da lontano.
I primi giorni passarono senza intoppi.
La Congregazione era una specie di immensa galleria sotterranea piena di stanze e cunicoli, più alcuni grossi salotti in cui i vampiri si riunivano bivaccando e bevendo sangue preso chissà dove.
I locali dove di solito trovava appoggio Blake, gli stessi dove l’aveva portata dopo averla salvata la prima volta, si erano rivelati il rifugio ideale, dove i vampiri l’avevano allenata e dove avevano potuto liberamente parlare di tutto ciò che Charlie aveva potuto notare, vagando silenziosa tra i Maestri della notte. La ragazza cominciò a capire quando i vampiri partivano con qualche incantesimo e si allenò a schivarli. Un altro punto su cui Blake insistette molto fu quello di imparare a “schermarsi”: era una specie di tecnica di concentrazione per impedire ai vampiri di leggere nel pensiero o insinuarsi nella mente delle persone. Per il momento le bastava l’anello che lui le aveva dato, ma sarebbe stato utile imparare a farlo in maniera naturale.
Il quarto giorno, però, si ritrovò con Jack a passeggiare per il salone principale. Lì, molti vampiri, seppur di grado inferiore, stavano allegramente banchettando con del sangue umano e uno di questi, un tipo rude e robusto, offrì proprio a Charlie una coppa da cui bere. La ragazza ebbe un attimo di esitazione. Jack la guardò come a dire che avrebbe dovuto farlo ma Charlie, osservato il contenuto, ebbe un vero e proprio gesto di repulsione. Il vampiro che le aveva offerto da bere sgranò gli occhi ed esclamò: “È un’umana!”
Tutti nella stanza zittirono. Nella mente di Charlie si affollarono, confusamente, mille idee ma, per fortuna, sopraggiunse Blake che, con fare tranquillo domandò: “Che succede qui?”
Il tipo grosso lo apostrofò sprezzante: “Perché non ce lo dici tu, Blake?”
Una donna dai capelli neri per cui tutti sembravano avere molto rispetto glielo chiese direttamente: “Hai portato un’umana nella Congregazione?”
Blake fece un’espressione volutamente troppo innocente: “Io?”
“L’hai fatto davvero…” disse la vampira alzando gli occhi al cielo.
“È un’amica!” provò a dire Jack.
Il vampiro robusto scoppiò in una grassa risata: “Un’amica?! Qualcuno spiega a questo bamboccio che gli umani non sono amici?! Sono pranzo!”
Blake non si scompose: “Ridicolo. Ragioni in maniera ridicola, Thomas. Gli umani sono quello che tu eri prima di essere altro. E sai benissimo che molti vampiri convivono in pace con gli umani”.
Thomas gli rispose irritato: “Non io” e Blake disse semplicemente: “Perché tu sei una bestia idiota. Lo eri prima di trasformarti e sei peggiorato”.
L’altro aveva uno sguardo carico d’odio. Andò verso Blake con fare minaccioso, blaterando: “Tu, tu e la tua arroganza…” ma la vampira dai capelli neri lo bloccò. Poi si rivolse a Blake: “Blake, tu sei un anziano e noi ti portiamo pieno rispetto. Sappiamo anche che hai scelto di vivere seguendo le tue personali regole piuttosto che quelle della comunità…”
“Sono un individualista” aveva commentato lui con un certo orgoglio.
La donna aveva proseguito: “Però portare qui un’umana mette a rischio la nostra sopravvivenza. Perché l’hai fatto?”
“Mi piace. Sono cotto di lei. Non è carina?”
Gli altri lo guardarono con un misto di timore reverenziale e disapprovazione e lui proseguì: “No, davvero… Volevo averla qualche giorno tutta per me senza sforzarmi di fingermi un umano. Domani la porto via e le faccio dimenticare tutto”
“La porti via stasera” corresse la vampira senza dargli possibilità di replica. 
Lui si strinse nelle spalle: “Non c’è problema. Stasera.” Poi prendendo i suoi compagni per il braccio e avviandosi verso l’uscita sussurrò: “Via di qui”.
Mentre montavano in auto tirando un respiro di sollievo Blake commentò: “E per fortuna non sanno che ho una casa tutta mia in città…”
“Hai una casa tutta tua?” chiese Charlie stupita, facendo capolino tra i sedili.
”Non lo sapevi neanche tu?” chiese lui, ingranando la marcia.  “Certo, per quando gioco a fare l’umano…” Dopo qualche metro Jack domandò: “L’hanno bevuta?” Blake rispose semplicemente: “No, ma sono troppo deboli per mettere in dubbio la mia parola”.
Charlie non riusciva proprio a capire: “Quindi tu sei più forte degli altri perché più anziano? Da quanto tempo sei un vampiro esattamente?”
Lui non si scompose: “Sophia mi ha trasformato nel 1842”.
A Charlie venne in mente che c’era un dettaglio che non conosceva ancora: “E Jack chi l’ha trasformato?” Blake guardò l’amico e sorrise: “Lui l’ho trasformato io…” Nell’auto calò il silenzio.
 
Charlie non poteva tornare a casa in anticipo o sua madre avrebbe scoperto che non c’era mai stata nessuna gita scolastica. Blake propose di passare la notte nel suo appartamento e Charlie si trovò costretta ad accettare. Jack spiegò che lui non si nutriva da molte settimane e, dopo le ultime peripezie, si sentiva decisamente debole. Si fece lasciare quindi in una zona poco trafficata per cercare qualcuno a cui estrarre qualche goccia di sangue. Blake sogghignò: “Magari Charlie è disponibile”. Jack lo fulminò con lo sguardo e scese dall’auto, promettendo di raggiungerli il prima possibile. Gli altri due, dopo qualche minuto, arrivarono, soli, all’appartamento di Blake. Si sarebbero dovuti sistemare tutti nell’unico letto e il vampiro disse: “Non sarà il massimo della comodità. Approfittiamo dell’assenza di Jack per spassarcela un po’”
Charlie lo guardò inviperita e lui rise: “Intendevo il fatto di stare più larghi… Ma tu pensi sempre al sesso?” La ragazza arrossì e si chiuse in bagno.
Poco tempo dopo i due condividevano lo stesso letto. Nella penombra della stanza Charlie non riusciva a prendere sonno, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’adrenalina. Sentiva il respiro regolare di Blake e pensò che dormisse ma, ad un tratto, lui le ordinò: “Charlie, dormi!”
“Non ci riesco” rispose lei imbronciata. “E poi a te cosa interessa, tu dormi!”
“Non ci riesco.” Le fece eco lui. “Percepisco la tua ansia, purtroppo. Cosa c’è? Stai pensando a come sedurmi?”
Lei non cedette alla solita provocazione e disse, seria: “Sto pensando alle cose che vorrei chiederti”
“Chiedile, allora…”
Charlie non ne era sicura. Prese un gran respiro e disse: “Vorrei che mi raccontassi… di quando eri vivo”. Dall’altro lato non ci fu riposta. Le sembrò perfino che lui stesse trattenendo il fiato. Alla fine sentì che diceva: “Ne è passato di tempo… cosa vorresti sapere?”
“Non so… com’era la tua vita quand’è finita…”
Non sapeva se Blake fosse pronto ad affrontare quel tipo di conversazione per cui si stupì molto quando lui cominciò a raccontare: “La mia famiglia era aristocratica. Io ero un po’ la pecora nera perché facevo troppo di testa mia. Avevo molte donne, frequentavo gente del popolo, avevo idee politiche troppo progressiste.  Nonostante tutto i miei genitori e i miei fratelli mi adoravano. E io rispettavo molto la mia famiglia, davvero. Eppure ho sbagliato, li ho traditi. Mio fratello maggiore, William, era sposato con una donna molto bella, Isabel. E io avevo una relazione con Isabel. È terribile, vero?”
Charlie glielo chiese quasi ingenuamente: “Ne eri innamorato?”
“Credo di sì”
“Allora non è poi così terribile…”
Quella sospensione del giudizio fece sì che lui fosse ancora più ben disposto a parlarne: “Un giorno William ci sorprese nel suo letto. Rimase molto calmo e chiese prima di parlare con sua moglie”.
Blake si perse in ricordi lontanissimi. Si rivide, giovane e vivo, mentre aspettava, trafitto dall’ansia, che suo fratello si decidesse ad uscire a parlargli. Ricordò il momento in cui William, pacatamente, lo aveva invitato a fare una passeggiata per schiarirsi le idee. Una volta nel bosco il fratello aveva tirato fuori tutta la sua rabbia e il suo rancore: “Ma non ti basta tutto ciò che hai? Tutti ti amano. Io invece non conto niente per nessuno, non potevi almeno lasciarmi l’amore di mia moglie?”
Blake era attanagliato da un rimorso fortissimo. Si era scusato come poteva: “William, perdonami, ti imploro. Fratello mio, farei di tutto per ottenere il tuo perdono, darei la mia stessa vita…”
L’espressione del fratello era cambiata completamente mentre, tirando fuori una pistola da sotto la giacca, diceva: “E lo farai. Mi dispiace solo che mamma e papà ne soffriranno…”
Blake era restato immobile ed attonito per qualche secondo, poi gli aveva solo chiesto: “Perché?”
“Perché io ti odio” aveva risposto William.
Charlie ascoltava inorridita mentre il racconto proseguiva:
“Mi lasciò lì a dissanguare. Non ero morto ma non ne avevo per molto. Invece arrivò lei…”
Lei era Sophia, ovviamente, una dei Nove Progenitori Maledetti. L’aveva soccorso dicendo: “Oh povero piccolo bocconcino! Chi ti ha ridotto così? Che gente senza cuore… lasciar morire degli occhi del genere… delle labbra così. Ora bevi cucciolo mio, starai molto, molto meglio” e gli aveva dato il suo sangue.
“Quando mi svegliai ero un vampiro. Sophia mi aveva trasformato. Ero così confuso, eccitato, terrorizzato. Lei mi insegnò tutto. Tutto. Persino la magia”.
Charlie cominciava a capire perché Blake fosse tanto legato alla vampira ma chiese ciò di cui più le importava: ”Non hai più rivisto la tua famiglia?”
Lui ridacchiò. “Per dirgli cosa? Scusate ma ora sono un vampiro?”
Allora lei gli chiese di Isabel. La voce di Blake tradì una leggera tristezza: “Sono tornato da lei una notte”.
La donna l’aveva accolto colma di stupore: “Blake! Oh mio Dio, Blake! Ma dove sei stato? Sei sparito per quasi un anno, credevo che William ti avesse fatto del male!
Lui le aveva chiesto di scappare insieme, senza altre spiegazioni, solo perché l’amava ed era sicuro di essere riamato. Ma quando lei l’aveva definito un ragazzino e gli aveva chiesto cosa aveva da offrirle, aveva risposto: “L’eternità. Vieni via con me e vivrai in eterno”.
Così dicendo si era mostrato per quello che era diventato ma Isabel ne era rimasta terrorizzata. Gli aveva urlato: “Vattene, sei un mostro!” e lui, disperato, aveva detto solo: “Sono Blake. Noi ci amavamo!” ma lei gli aveva spezzato il cuore: “No! Non io! Non ti ho mai amato, mai! Vattene via!”
Charlie comprese in quale preciso istante Blake avesse deciso di non provare più nulla e sentì per lui un’immensa tenerezza. Una lacrima le scese segretamente sul cuscino mentre lo sentiva dire: “in quel momento ebbi l’istinto di ucciderla. Ero morto per niente. Era così stupido… ma non lo feci”.
Blake aveva solo soggiogato Isabel affinché dimenticasse tutto, persino che lui l’avesse amata. “Non ho più visto nessuno della mia famiglia. Nessuno… Pochi mesi dopo l’incontro con Isabel ho saputo che mia madre era morta. Ho sofferto come un cane… All’inizio, dopo la trasformazione, è così strano. Un attimo prima ti senti onnipotente, l’attimo dopo ti senti sprofondare… è difficile da gestire…”
Charlie chiese quello su cui aveva rimuginato per tutta la sera: “Perché allora hai trasformato Jack? Era tuo amico, come hai potuto fargli una cosa del genere?”.
Blake rimase in silenzio per un po’ poi disse: “Io gli volevo bene, Charlie e…  Jack stava morendo. Seppi che era malato di tisi ed era in fin di vita. Non volevo che morisse…”
Ricordò la notte in cui andò da lui e lo trovò a letto, consumato dalla malattia. L’amico fu felice di rivederlo. Gli chiese che fine avesse fatto per tutto quel tempo.
Ora non ha importanza. Sono qui.”
Tra un colpo di tosse e l’altro Jack aveva detto: “Già, a vedermi morire… è uno schifo, eh? Diranno che… ero così… giovane…
A quel punto Blake glielo aveva chiesto: ”Tu vuoi morire, Jack?”
L’amico non capiva. Alla fine disse solo: “Nessuno vuole morire”.
Il vampiro capì che avrebbe potuto farlo: “Allora puoi vivere. Io sono qui per questo, se accetterai”.
Perso nei ricordi, Blake spiegò a Charlie: “Credo che capì perfettamente cosa volessi dire. Accettò, ma nel momento in cui gli porgevo il mio polso insanguinato, chiese perdono a Dio. Da quel momento non ci siamo mai separati. Abbiamo vissuto con Sophia per 20 anni. Ci ha insegnato tutto ciò che poteva. Poi è partita… Sophia si annoia facilmente… quando si vive da millenni capita…”
Poi si bloccò:  “Spero di averti dato ciò che volevi. Ora riuscirai a dormire?”
In quel momento Jack rientrò e si sistemò da un lato del letto. Nessuno disse più una sola parola e Charlie non riuscì a chiudere occhio. La storia di Jack era triste. Quella di Blake era ancora più triste. Non riusciva a capacitarsene: erano quelli i vampiri contro cui aveva combattuto? Passare tutto quel tempo con i vampiri la confondeva; aver ascoltato la loro storia la mandava in una crisi profonda. Cominciava a chiedersi qual era il giusto modo per riconoscere un nemico.
  
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