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Autore: ShunLi    10/02/2019    0 recensioni
Clarissa si sedette ad un piccolo tavolo, portando la tazza del caffè alle labbra e si guardò il polso.
"Oh mio Dio."
Il braccialetto era lì, i ciondoli rossi con i cuori di varie dimensioni, che tintinnavano con un suono allegro. La bocca di Clarissa si aprì, senza che emettesse alcun suono. Tama-chan si avvicinò, miagolando.
Quella era la Domenica più strana che le fosse mai capitata."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dato che sono senza ispirazione, farò la storia dalla prospettiva di lui. In fondo non è solo lei che deve fare tutto il lavoro c:
Clarissa e Tom comunque sono due creature in cui credo moltissimo. Nonostante la piega che ho dato alla storia, ci tengo che abbiano spessore e un carattere forte e sostanziale. Non mi sento sicura nell'aggiungere qualche side character di supporto perchè è complicato seguirne già due, figuriamoci degli altri, come al solito, li terrei solo da parte.
Spero che questo cambio di prospettiva sia piacevole e soprattutto mi porti alla conclusione della storia. E mi auguro che vi piaccia c:

Guardava i petali di ciliegio con aria distratta, buffa, completamente assorta. Non credevo che si perdesse così facilmente in quella pioggia, mi fu difficile trovarla. Ma alla fine mi immedesimai nei suoi panni, e sapendo farlo benissimo, la ritrovai seduta sotto l'albero più grande, là dove si sentiva maestosa, anche era a gambe incrociate come una Dea indiana a godere di quei petali fini e delicati.
"Sono stupendi!"
"A molti accecano la vista."
"Per via di tutto questo rosa? Io credo che dovrebbero annullare anche tutti gli altri i sensi, allora. Nessun essere umano dovrebbe privarsi di questo spettacolo."
Mi sedetti accanto a lei, e mi accorsi che eravamo come circondati. Gli alberi erano vistosi e imponenti e la pioggia di petali non cessava. La brezza primaverile ci accarezzava e così chiedetti a Clarissa se voleva ballare.
"E dove?"
"In quello spiazzo laggiù."
Ma non ottenni risposta finchè lei non mi confessò che non sapeva ballare granchè.
"Dovrai solo seguirmi."
"E se ti pesto i piedi?"
"Allora te li pesterò pure io."
Lei fece una faccia indignata, ma rise subito dopo "E va bene, mi hai convinto... Andiamo!" E mi diede la mano.

Mentre ci dondolavamo e azzardavamo a qualche piroetta, mi ritornò in mente un periodo che avevo cancellato... Cina. Un palazzo rosso, un vestito con spalline trasparenti. Oro e rosso che si univano e drappeggiavano delle tende in un gazebo, musica di una lira e di un flauto unite insieme. Lei, che doveva unirsi ad un altro uomo. Io, semplice soldato reale. E alla fine del ballo, lei mi aveva donato un pegno, la pesca d'oro, una piccola pesca con inciso il suo nome. La doveva donare al suo promesso sposo e invece...
"Se dovessi sposarmi, vorrei farlo qui e subito. Con te, non con altri."
"Io direi, mia regina, che avete semplicemente buon gusto."
E un altro peso dal petto mi fu tolto, e un altro cuore al suo braccialetto aggiunto.

"Se dovessi sposarmi, mi piacerebbe celebrare la cerimonia qui."
"I tuoi gusti semplici sono di grande effetto."
Lei mi rispose con un gran sorriso.
  
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