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Autore: Daerys the Drow    11/02/2019    0 recensioni
[Ctrl-Z](Winter Fairy è il prologo di questa storia, se ne consiglia la lettura per comprendere la situazione iniziale)
Nelle steppe a nord-ovest la vita scorre tranquilla per la giovane coppia e sembra non avere nuvole all'orizzonte... ma nulla è così facile come sembra, quando il destino decide di intrecciare i fili delle vite dei mortali e li conduce lungo una via oscura.
Un mistero inquietante che si svelerà essere una delle più antiche profezie del mondo: per i sei compagni la strada verso il pericolo è ormai l'unica certezza.
Genere: Comico, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ritorno a casa

Etan fu il primo a mettere via la propria balestra, girandosi verso lo stregone.

-Figo quel colpo, Greyl! Cos’era?-

-Palla di fuoco ritardata.-
-Ah, come Etan- ridacchiò Hugo guadagnandosi una mezza occhiataccia da Dani.

-Hugo, non è una cosa tanto carina da di…-

Ma l’insulto velato non sembrò scalfire il biondissimo ranger: -Wooooh, il mio super amico mi ha paragonato a una palla di fuoco! Vuol dire che sono potentissimo e distruttivo!-
-Soprattutto la seconda cosa, Etan…-
Greyl ignorò il discorso ed andò a controllare i dintorni della formazione calcarea da cui era caduto il necromante, finché non trovò l’oggetto che il tizio aveva tenuto in mano fino a qualche momento prima della morte: un cristallo che sembrava brillare di luce propria. Quando Greyl lo toccò, la luminescenza si fece più forte per un attimo, per poi sbiadire lentamente.

Il resto del gruppo lo raggiunse, Dani gli andò accanto osservando l’oggetto.

-Che cos’è?-

-Una brutta notizia.-

Greyl lo mise in una tasca interna al mantello e si incamminò con gli altri per tornare in città, mentre Etan cercava di pensare ad alta voce: -Perché questa brutta notizia somiglia ad una banana?-

Ma nessuno gli rispose. Povero Etan.

Arrivarono in città che erano ormai le otto passate e, tra Lilian e Pamela, i nostri avventurieri si trovavano in trappola, costretti a prendere parte al cenone che le due donne avevano organizzato appena erano tornati a casa.

Non che a Skull dispiacesse così tanto essere seduto allo stesso tavolo della bellissima Eliantho, sebbene la fanciulla stesse riversando tutte le sue attenzioni su Hugo, il quale aveva tentato di allontanarla mettendo tra di loro Etan.

Non aveva funzionato.

Il biondo aveva ceduto il posto alla rossa appena quella gliel'aveva chiesto ed era andato a sedersi vicino alla madre, che li aveva raggiunti dopo essere stata chiamata da Lilian.

La cena andò avanti tra risate, elogi sul cibo, domande sulla missione, dubbi espressi dalle madri in merito a quei “compiti così pericolosi che gravavano sulle spalle dei loro amati pargoletti”.

Nessuno degli interessati decise di nominare il cristallo.

Alla fine ognuno tornò a dormire nei loro caldi lettini a casa propria; Lilian si offrì di preparare un posto anche per Simon e Dani, ma il mezzorco non sarebbe riuscito a restare sano al pensiero di star dormendo sotto lo stesso tetto della fanciulla che aveva preso in ostaggio il suo cuore, così rifiutò cortesemente e si congedò.

Ovviamente non usò nessuna di queste parole.

Lilian salutò Simon e si rivolse a Dani: -Vieni caro, ti mostro la stanza degli ospiti.-

-No.- si intromise Greyl, sorprendendo tutti. Effettivamente avevo iniziato a credere che gli fosse caduta la lingua.

-No- diceva. -Dorme con me.-

E prima che chiunque, Dani compreso, potesse riaversi dallo stupore, Greyl lo trascinò in camera sua e si misero sotto le stesse coperte.

Alle sette della mattina dopo la famiglia Lemoine non fu sorpresa di scoprire che il figlio era già partito per un’importante commissione assieme giovane elfo e si limitarono a fare allegre supposizioni sulla vita solitaria del ragazzo nella steppa, ignorando -perché in effetti non interessava a nessuno- il motivo per cui il diretto interessato fosse andato in giro a quell’ora.

In realtà Greyl non aveva detto a nessuno, all’infuori del gruppo che si era recato nella foresta del cristallo che avevano trovato. Aveva prima bisogno di verificare una teoria e, per farlo, doveva andare a scavare negli Archivi dell’Accademia di Magia, nella capitale di ogni conoscenza magica: la città fluttuante di Laputa.

Dani non aveva opposto molta resistenza, visto che era ancora stramorto di sonno quando il castano l’aveva buttato giù dal letto, e adesso si godeva il sonnellino a bordo della volante che li avrebbe portati a destinazione.

Arrivarono dopo tre ore e si diressero immediatamente verso l’imponente edificio che torreggiava al centro della città. Dani sembrava mangiare con gli occhi tutto ciò che lo circondava, cercando di catturare ogni dettaglio di quel luogo. Una volta varcato il cancello d’ingresso, l’Accademia sembrò addirittura più grande, come se gli spazi si dilatassero in giardini, corridoi, aule dall’infinita capienza e altre con le pareti tappezzate da scaffalature cariche di volumi, strumenti alchemici e di calcolo, a seconda della loro funzione.

-Incredibile… avevo solo sentito parlare di questo posto, ma vederlo dal vivo... è immenso!-

Greyl lasciò che l’elfo si emozionasse.

-Vai all’ufficio di allocazione e dì che sei in viaggio con me. Sei libero di fare quello che vuoi per il resto della giornata.-

Prima che Dani potesse chiedere spiegazioni, l’altro si allontanò, verso lo studio del suo vecchio professore. Arrivò davanti alla porta e bussò tre volte.

L’anta si aprì senza che nessuno la sfiorasse dall’altra parte e una voce lo invitò ad entrare.

-Greyl, è un piacere rivederti Pensavo avessi deciso di ritirarti dalla vita sociale come sognavi da tempo; come mai hai deciso di farmi visita?-

Un uomo sulla quarantina, dai capelli argentati più per lo stress che per l’età e un largo sorriso ancora accattivante per molte fanciulle lo accolse calorosamente, lasciando i libri a sistemarsi da soli per poter salutare per bene il suo vecchio allievo.

-Mi serve un favore, Nathan.-

-Ti avevo detto che avremmo trovato qualcosa nella sezione delle Leggende Improbabili. E per nostra fortuna, la professoressa che se ne occupa mi adora, altrimenti non ti avrebbe neanche lasciato guardare i libri. Comunque, adesso cosa farai?-

-Tornerò a casa.-

-... così? Scopri che qualcuno sta mettendo in pericolo il mondo e basta? Non pensi che possa mettere in pericolo la tua quiete?-

-No. Chiunque ci sia dietro, non potrà fare nulla.-

Nathan guardò leggermente preoccupato il suo ex allievo.

-Qualunque cosa tu decida di fare… fai sempre attenzione. Per quanto tu possa essere potente come stregone, ci sono forze che non puoi controllare. Non sottovalutarle.-

Varcarono il portone e si trovarono davanti a una professoressa decisamente robusta e Dani che discutevano animatamente riguardo ad una pianta in vaso. L’elfo sembrava preoccupato per lo stato della pianta, ma la tipa continuava a sostenere che fosse necessario per tenere sotto controllo qualunque cosa l’avesse fatta ammalare.

Tra il gruppetto di studenti che si era radunato lì attorno, una donna dai boccoli rosa, gli occhi appesantiti dal trucco e tutte le curve al posto giusto osservava i due con un misto di interesse e divertimento e fu la prima ad accorgersi dei nuovi arrivati: -Greyl, è da tanto che non ti fai vedere qui.-

Lo stregone le fece giusto un cenno, prendendo per mano il biondo e trascinandolo via.

-Greyl, aspetta! Quella pianta sta male!-

-Ci penserà la professoressa Buds.-

Nathan li salutò sbracciandosi: -Prima di andartene, fai fare un giretto a quel ragazzo, così vede qualche bel posto!-

Amelia si avvicinò al professore.

-Chi era il biondino?-

-Il suo ragazzo, perché?-

-Ha un certo dono per il canto.-

-Mi sa che sarà difficile rubarlo a Greyl.-

Quasi come se li avesse sentiti, il diretto interessato girò leggermente la testa per lanciare ai due un’occhiata eloquente.

Ormai era tardi, andarono a mangiare qualcosa in uno dei bar magique caratteristici della città di nome Stuzki e si ritirarono nella stanza che l’ufficio di allocazione aveva assegnato loro per dormire. Il mattino seguente salirono sulla nave volante per tornare a Saerloon.

Dani era felice che Greyl avesse deciso di viaggiare con lui e fare anche una passeggiata dopo la cena della sera prima, ma capiva che qualcosa non andava e non riuscì a impedirsi di tenere gli occhi incollati alla schiena del ragazzo. Che ovviamente se n’era accorto.

-Si può sapere cos’hai?-

-Eh?-

-Mi stai fissando.-

-...mi chiedevo cosa avessi scoperto nella biblioteca di quella scuola. Cos'è quel cristallo? Perché ti preoccupa tanto? Non voglio che sorreggi sempre da solo tutto il peso, puoi confidarti con me…- gli accarezzò la guancia, guardandolo con le sue grandi iridi lilla.

-...siediti, ti racconterò una storia.-

Tanto tempo fa, un piccolo demone se ne stava accoccolato su una roccia a godersi lo spettacolo di morte che la venuta delle locuste aveva causato nel povero villaggio. La terra era secca, i campi aridi e il poco grano salvatosi dalle mandibole degli insetti, era secco e immangiabile a causa del sole cocente.

Bambini e vecchi, uomini e animali: tutti si trascinavano avanti nei patimenti della fame.

L'imp si crogiolò ancora un po’ nella sensazione di benessere che le sue azioni malvagie gli procuravano, poi una leggera oppressione al petto gli ricordò che doveva tornare dal suo padrone.

Ebbene sì, per quanto gli costasse ammetterlo, l'imp era uno schiavo. Non di un demone più potente e crudele di lui -forse questo avrebbe reso più sopportabile il supplizio del suo status-, bensì di uno spregevole umano.

Un incantatore assai versato nelle arti occulte, la cui conoscenza in fatto di magia era pari solo alla sua sconfinata sete di potere.

Proprio per soddisfare questo suo desiderio, costui aveva studiato per anni come evocare l'essere che deteneva di titolo di Magno tra le cerchia infernali, soggiogarlo e infine trasferire in sé tutte le sue malefiche capacità. Per farlo avrebbe dovuto prima ottenere ubbidienza incontrastata dai sei maggiori generali demoniaci: Azazel, balrog signore delle armi e delle guerre, Astaroth, demone delle catene detentore di ogni conoscenza, Marbas, demone d’ossa che governa la malattia, Lilith, la succube seduttrice, Sargatana, un lemure noto come l'invisibile o il Primo Necromante, e infine lui stesso, l’incomparabile Belzebù, signore delle mosche e delle pestilenze.

Eh già, proprio quel piccolo imp dalle ali traslucide e gli occhi composti era nientemeno che uno dei demoni superiori, da quasi tutti temuto nei gironi infernali.

Ed era schiavo di un umano.

Il mago li aveva imprigionati infondendo la loro essenza in sei cristalli: una tartarughina rossa, un narvalo azzurro a pois fucsia, un ravanello verde, una banana rosa, una barchetta lilla e una saponetta oro con tanto di effetto glitter. Aveva tessuto su ognuno di essi una complessa rete di incanti, per impedire che fuggissero e tornassero nel mondo infernale, confinandoli in quel piano dell’esistenza che li consumava sempre più…

Ogni giorno il mago studiava e lavorava sulla formula di evocazione; passarono dei lustri prima che fosse ultimata e quella notte, l’incantatore chiamò a raccolta tutti i generali demoniaci sotto il suo controllo, dando il via al rituale.

Reggendo tra le mani l’ultimo cristallo, più bianco del latte, necessario come tramite per far passare il demone da un piano all’altro, l’umano iniziò a parlare con voce mutevole, e più andava avanti, più la terra tremava, il vento soffiava e gli alberi si scuotevano.

Ma qualcosa andò storto: in un lampo abbagliante, il mago fu sopraffatto e i cristalli scagliati in luoghi remoti della terra...

-Quindi quei cristalli servono per evocare un signore dei demoni?!-

-Così pare.-

-Ma è terribile…- Dani rimase un attimo sovrappensiero. -Mentre controllavo il corpo di quel necromante, ho trovato un simbolo impresso sul suo avambraccio sinistro. Quell’uomo apparteneva a una setta di maghi malvagi. Se stanno cercando i cristalli per poter evocare il demone…-

“Ecco che lo dice.”

-Greyl, dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno.-

Il castano sospirò.

Sapeva che sarebbe successo e anche se, come per il cristallo, una parte di lui aveva sperato di sbagliarsi; l’altra sapeva di avere sempre ragione, quindi si era rassegnata.

Stavolta il viaggio durò molto di più a causa di uno scalo; arrivarono a Saerloon verso le cinque e si misero subito in contatto con Hugo, Etan e Skull, spiegando loro la situazione.

-Dobbiamo fermarli, ma avremo bisogno di voi! Vi prego, aiutateci!- Dani sfoggiò i suoi occhioni dolciosi per intenerire gli animi titubanti degli umani e dell’orco che gli stavano seduti di fronte, inducendoli a qualche vago mormorio di assenso. Greyl si alzò, reputando la discussione finita.

-Prima andiamo a casa mia. Ci vediamo all’uscita Est tra un’ora.-

-Un’ora?- Hugo lo guardò dubbioso. -Non è una buona idea mettersi in viaggio adesso, casa tua è troppo lontana.-

-Un’ora.- ripetè, e se ne andò senza aggiungere altro.

Nonostante i dubbi e le preoccupazioni, i compagni di viaggio si ritrovarono in orario -più o meno, Hugo aveva dimenticato la sua faretra a casa ed era dovuto tornare a recuperarla- al luogo concordato e si misero in viaggio. Spostandosi verso nord e con il passare del tempo non ci volle molto perché il buio rendesse inutile proseguire, così approntarono un bivacco.

Al momento di andare a dormire, Greyl si sistemò accanto al giaciglio di Dani e lo abbracciò da dietro, facendolo sussultare di sorpresa.

-G-Greyl?-

-You ok?-(Va tutto bene?)

-Uh? Y-yes… but why are we speaking in my language?-(Uh? S-sì… ma perché parliamo nella mia lingua?)

-They don’t speak Elvish.-(Non parlano l’elfico.)

Dani capì quello che il ragazzo aveva lasciato sottointeso e si girò verso di lui per ricambiare la stretta.

-I’m fine like this.-(Sto bene così.)

-Next time I’ll find a way to have a bit more room just for us.-(La prossima volta troverò un modo per avere un po’ più di posto solo per noi.)

L’elfo arrossì fino alla radice dei capelli, ma non trovò nulla da dire.

Arrivarono al casolare verso le due e Greyl sparì praticamente subito a cercare qualcosa, mentre Dani faceva vedere l’interno della casa, l’orto e un po’ del frutteto agli amici. La casupola non era cambiata affatto, a parte la poca polvere che si era depositata, e in un attimo il biondo si mise ai fornelli per preparare un vero pasto per tutti, aiutato da Etan.

Essendo la sala da pranzo troppo piccola per tutti, si riunirono con il cibo su una coperta stesa sul prato lì fuori e Greyl mostrò loro un vecchio cofanetto rivestito in cuoio su cui erano incise diverse rune di oblio e protezione.

-Cosa c’è qui dentro?- Etan si allungò, ma l’occhiataccia dello stregone lo fece fermare.

-Il motivo per cui siamo qui.-

Pronunciò una lunga serie di formule per sciogliere i sigilli uno dopo l’altro e alla fine mostrò a tutti il contenuti, rivelando una barchetta lilla finemente intagliata da un cristallo che lasciò tutti i presenti a bocca aperta.

Hugo guardò l’amico: -Greyl, questa è…-

Skull non sembrava felice: -Quest’oggetto ha una forte aura di male.-

Greyl annuì, richiudendo il cofanetto.

-È il cristallo che controlla il demone Sargatana.-

-Come ne sei entrato in possesso? E da quanto ce l’hai? Piuttosto, se è nelle tue mani e quella setta la sta cercando…-

-Qualcuno è entrato in casa mentre eravamo via.-

-Cosa?!-

Hugo, Etan e Skull sembrarono più preoccupati che mai, mentre Dani sembrava aver notato in quel momento un particolare importante: -Greyl…-

-Cosa?-

-Dov’è il Signor Beh?-

   
 
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