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Autore: sidphil    12/02/2019    2 recensioni
Durante la Guerra del Vietnam, Mickey viene arruolato e mandato ad addestrarsi sotto al comando del sergente Ian Gallagher. Ian è un giovane sergente che si preoccupa di conoscere i nuovi arruolati e di farli sentire al sicuro. Ma trova pane per i suoi denti quando si tratta di Mickey.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Mickey non smise di imprecare neanche per un attimo mentre i proiettili sembravano piovere intorno a lui. Era accovacciato dietro ad un albero dal tronco largo che si divideva in tre parti. Denny era alla sua sinistra che puntava il fucile facendolo sporgere dallo spazio tra i due tronchi, il viso sporco di sangue e uno sguardo duro negli occhi verdi. Wells era invece alla sua destra, Il fucile stretto al petto. La pioggia era riuscita a togliergli quel sorriso idiota dalla faccia, finalmente.
Gus e Miller erano due metri davanti a loro inginocchiati dietro a dei cespugli, quasi invisibili dietro alla cascata di pioggia. Il cielo si era oscurato coprendo il sole e nessuno sapeva dire che ora fosse o se fosse ancora giorno.
Erano sotto fuoco pesante da otto giorni. Doveva esserci una zona sicura protetta dalle truppe americane non lontano da loro. Ma aveva sentito Gus ripetere la stessa cosa per quattro giorni, quindi non nutriva più grandi speranze.
Gli spari diminuirono e Gus fece segno di proseguire. I tre uomini si mossero come una sola persona, prendendo il posto di poco prima del luogotenente. Fecero fuoco mentre avanzavano e Mickey contò i proiettili sperando che gli bastassero per allontanarsi dal Vietcong.
Per un breve attimo, con l'attenuarsi dei colpi, il pensiero di Mickey andò ad Ian. Ian, al quale non riusciva a mandare lettere da una settimana. Ian che stava addestrando nuove reclute da mandare a morire in quella guerra. Ian, che aspettava che tornasse a casa. Evitò una raffica di colpi. Ian, che avrebbe potuto vederlo tornare in una bara.
Si riscosse da quei pensieri e fissò Gus. I suoi segnali diventavano sempre più difficili da capire. La pioggia cadeva fitta, coprendo la vista. Pensavano che il nemico fosse di fronte, ma era impossibile dirlo. A volte i colpi arrivavano da dietro, a volte di lato. A volte erano solo pochi soldati, mentre il gruppo più consistente aspettava che prendessero posizione.
Mickey deglutì, fece un cenno del capo e si mosse insieme agli altri due uomini. Questa volta nessuno ricambiò i loro colpi. Gus si voltò a guardarli annuendo. - Se ce la facciamo in questo breve tratto, siamo salvi-
Mickey rise beffardo.
- Lo prometto-
Non disse niente. Volse lo sguardo agli alberi, alla pioggia, ai lampi di luce provenienti dalle armi nemiche. Gus li fece avanzare ricambiando il fuoco e guadagnando terreno. Mickey contò altri tre uomini in meno, arrivando a tredici perdite totali negli ultimi sei mesi. Statisticamente, non era male.
- Andate ora- ordinò Gus. I soldati lo guardarono. Lui non tolse lo sguardo dai nemici di fronte a loro. - Superateli a destra, coprite quelli che corrono e arriverete al campo. Lì sarete al sicuro. Andate-
Mickey rimase immobile. Denny con lui. Wells cominciò a correre. Spararono nella radura per coprirlo e sparì tra gli alberi. Altri lo seguirono, Miller, Johnson. Mickey pregò un dio in cui non credeva di farli arrivare sani e salvi. Ognuno di loro.
- Vai, Mick-
Mickey guardò Denny dietro di lui, annuendo con freddezza. Nonostante ora avesse di fronte un uomo e non più il ragazzino terrorizzato perchè non riceveva le lettere della madre, non poteva lasciarlo lì.
- Insieme- replicò.
Denny annuì.
Rivolsero un'occhiata al luogotenente che annuì a sua volta. Attesero che i colpi diminuissero e partirono. Gus fece fuoco dietro di loro mentre gli altri sparavano dalla vegetazione per coprirli.
I proiettili arrivarono dagli alberi. Non molti ma dovevano stare comunque attenti. La mente di Mickey tornò all'esercizio con le pistole a pallini, Denny che correva per cercare un riparo, lui che si buttava in mezzo e intercettava il più colpi possibile. Se avesse fatto la stessa cosa lì sarebbe finito in poltiglia. Deglutì e accelerò, Denny subito dietro di lui.
Erano a metà quando Mickey percepì l'arrivo di un proiettile. Il tempo sembrò fermarsi, il luccichio metallico che risaltava sul cielo scuro. Cercò di fermarsi, di rallentare. Tutto inutile. Lo avrebbe preso, sapeva che lo avrebbe preso.
Ian, ti prego. Ian.
Il suo ultimo pensiero.
O almeno, il suo ultimo pensiero finchè non tornò alla realtà e Denny gli si parò davanti. Il proiettile lo colpì nel petto, il sangue che gli tinse immediatamente la giacca mentre cadeva a terra.
- Denny!- urlò Mickey. Più come se fosse un ordine. Si inginocchiò accanto a lui, premendo le mani sulla ferita, il sangue caldo che gli imbrattò immediatamente la pelle. - Denny, giuro su Dio-
Denny sorrise. - Ho solo... ricambiato il favore- sussurrò.
- DENNY!-
Cominciò a scuoterlo, senza realizzare che ora erano le lacrime a bagnargli il viso e non più pioggia. Una mano lo afferrò dal retro della giacca e lo tirò in piedi. Si dimenò cercando di prendere Denny con sè ma i suoi occhi erano ormai vitrei e fissavano il cielo sopra di lui.
- Corri, Milkovich- sbottò Gus.
 E Mickey, nonostante ci fosse il suo amico morto sull' erba, si voltò e corse. Perchè Ian lo aveva reso un soldato. E un ordine era un ordine.
 

Una zona sicura non era comunque sicura dalla pioggia. Dagli scontri, certo, ma non dall'incessante tempesta vietnamita. Mickey era seduto su una branda in una tenda insieme agli altri. Stavano tutti in silenzio lasciando che fosse il vento ad urlare mentre le penne scorrevano sulla carta. Alcuni avevano già scritto otto fogli, in più lettere o in una sola. Altri erano al primo. Mickey era l'unico ad essere riuscito a scrivere solo una parola.
Ian.
Non c'era nient'altro da dire. Come avrebbe potuto dirgli che Denny era morto? Come avrebbe potuto dirgli di averlo lasciato nella giungla sotto alla pioggia? Aveva importanza che Gus avesse promesso di andare a riprenderlo una volta che la zona fosse stata più sicura? Sarebbe stato ancora lì, e sarebbe stato ancora Denny? Come avrebbe potuto dirgli di aver perso una delle poche persone al mondo che si fidavano di lui? Come avrebbe fatto a dirgli che tutti quelli del suo plotone erano morti?
Mickey aveva fatto uno sforzo tremendo per non parlare dei morti fino a quel momento. Glielo aveva tenuto nascosto, nonostante sapesse che Ian avrebbe ricevuto tutti i rapporti. Ma ora, lì seduto, non poteva non dirgli che Denny era morto proprio sotto ai suoi occhi. Che era morto per lui. Ma non c'erano parole per farlo.
"Dio, ti amo" scrisse. "Mi manchi. Non provare a morirmi"
Firmò la lettera, la piegò e la infilò in una busta. Sbattè le palpebre per far cadere le ultime lacrime, si asciugò gli occhi e si alzò. Mise la lettera nella tasca dei pantaloni e uscì sotto alla pioggia per andare nella tenda della posta.
Quando entrò vide un uomo seduto ad una scrivania che divideva le lettere in pile diverse a seconda della destinazione. Prese la propria e si schiarì la gola aspettando che l'uomo alzasse la testa. Non lo fece, tese semplicemente la mano. Mickey gli porse la lettera e fece per andarsene.
- Ragazzo, questa non puoi mandarla-
Mickey si voltò. - Cosa?-
Un paio di velati occhi blu lo guardarono con un'espressione accigliata mentre gli restituiva la lettera. - Non puoi mandarla. Ti serve l'indirizzo-
- Cosa significa che mi serve l'indirizzo?- chiese. Gli strappò di mano la busta. - Questa andrà al mio sergente. Non c'è bisogno del suo cazzo di indirizzo-
- Il tuo sergente è stato congedato dall'esercito. Ti serve il suo indirizzo-
Mickey lo fissò per un lungo momento, una sensazione angosciante alla bocca dello stomaco. - Congedato?- ripetè. Gli ci volle un po' per riuscire a controllare di nuovo la voce. Gli sembrava come se la tenda verde si stesse richiudendo su di lui. - Cosa diavolo vuol dire che è stato congedato? Sta bene?-
- Sì- rispose l'uomo. - Ma l'uomo a cui ha sparato invece... -
Mickey imprecò. - Hai il suo indirizzo?-
L'uomo scosse la testa.
- Tu non capisci- insistette Mickey. - So che ce l'hai. Devi avere l'indirizzo per ogni soldato. E io non ce l'ho. Ma non gli scrivo da più di una settimana e se non riceverà questa lettera...-. Si blocco e cominciò a tremargli la voce. Strinse la lettera, stropicciandone gli angoli. -... se non la riceve, non so se starà bene-
- Non ho il suo indirizzo-
- Per favore-
L'uomo abbassò per un momento lo sguardo sulle lettere davanti a lui e tornò a guardarlo. Il suo sguardo era ancora più impietosito. - So che devi molto al tuo vecchio sergente. Soprattutto dopo una perdita... può essere difficile non avere il suo supporto. Ma ti consiglio di affidarti al tuo luogotenente, soldato-
Mickey scosse la testa, le lacrime che gli pizzicavano il naso. - Non capisci. Io devo... devo far avere questa lettera ad Ian. Per favore-
- Il tuo luogotenente potrà aiutarti-
Mickey rimase come congelato. Fissò l'uomo cercando con tutto sè stesso di non piangere, il corpo che tremava al pensiero delle parole che gli aveva scritto. Erano solo sedici fottute lettere. Solo sedici, ma non poteva spiegare quanto fossero importanti, quanto avesse bisogno che Ian le leggesse. Che Ian le avrebbe lette e avrebbe capito che Denny fosse morto quel giorno e che Mickey avesse bisogno di lui almeno tanto quanto Ian di Mickey, se non di più.
-Per favore- sussurrò.
L'uomo scosse la testa.
- Sai il suo cazzo di indirizzo o no?- chiese Wells. Era per metà dentro alla tenda e sembrava livido. Il soldato spostò lo sguardo su di lui, il volto pieno di compassione che si tramutò in un'espressione confusa. Fece per rispondere ma Wells lo anticipò. - Di' solo sì o no. E se sì, dagli questo fottuto indirizzo-
- Non mi è permesso dare informazioni personali-
Wells si avvicinò, buttò la propria lettera sulla scrivania e si chinò su di lui. - Te lo chiederò solo ancora una volta- sussurrò. - E se la risposta non sarà un "no" deciso, che non sai l'indirizzo e che non puoi averlo, allora -io e lui?- non saremo molto contenti-. L'uomo non rispose e Wells indicò una cicatrice sotto al proprio occhio destro. - Vedi questa? Me l'ha fatta lui. La cicatrice sulla sua fronte? Quella è mia. Cosa pensi che potremmo fare insieme?-
L'uomo deglutì e tornò a guardare Mickey. - Mi dispiace, figliolo. Non ho accesso a questo tipo di informazioni qui. E potrei provare ad avere l'indirizzo, ma ci vorrebbero settimane e... -
- Ad allora saremo morti- concluse Mickey. Annuì. - Grazie comunque-
Fece per uscire e Wells gli andò dietro. Una volta fuori, Mickey gli rivolse un'occhiata diffidente. - Grazie-
Wells scosse le spalle. - Io posso scrivere alla mia ragazza. Dovresti poterlo fare anche tu-. E con questo se ne andò.
Mickey tornò in tenda, la lettera stropicciata ancora tra le mani. Si sedette sulla branda, il respiro finalmente calmo, e fissò la busta. Poi la fece scivolare sotto al cuscino, la prima di quella che sarebbe stata una lunga serie
 
   
 
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