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Autore: Huilen4victory    12/02/2019    0 recensioni
In un mondo di anime gemelle si nasceva come numeri uno per poi incontrare la propria anima gemella ed insieme diventare numeri due. Oppure nascevi numero uno per poi diventare un numero zero perchè non avere un partner equivale a non valere nulla.
Jungkook ha 23 anni, studia economia ed ha un lavoro part-time due volte alla settimana.
Jimin ha 26 anni ed ha appena iniziato a lavorare in ufficio.
Sono due persone molto diverse e non sono certo destinate a stare insieme. Hanno un tratto in comune però: sono entrambi numeri zero.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zero

 

 

Andare a fare la spesa era diventata la loro routine del fine settimana, una routine a cui, nonostante il sapore ordinario, entrambi tenevano molto.

La domenica iniziava sempre con Jimin che incurante del fatto che fosse un giorno di riposo, si svegliava presto. Jungkook aveva presto scoperto che Jimin era la tipica persona che riteneva che una giornata passata a dormire fosse giornata sprecata, indipendentemente da quanto duramente avesse lavorato il giorno precedente.

Jimin sgattaiolava fuori dal letto allora, rabbrividendo per il cambio di temperatura ma cauto con i suoi movimenti perchè non voleva rischiare di svegliare Jungkook. Jimin non lasciava mai la stanza senza essere sicuro che il suo amante fosse ben avvolto nelle coperte e che continuasse a dormire.

Se avessero chiesto a Jimin quale fosse il suo momento preferito della giornata avrebbe risposto senza esitazioni che osservare Jungkook dormire sonni tranquilli era il primo della sua lista anche dopo tutti quegli anni, o forse proprio per quel motivo. Avere la prova davanti agli occhi del loro legame, quando le probabilità dicevano che non sarebbero dovuti durare, gli riscaldava il cuore.

Dopo aver permesso a se stesso di guardare Jungkook per alcuni momenti, Jimin usciva in punta di piedi fuori dalla stanza e chiudeva accuratamente la porta della loro camera da letto per impedire che la luce trapelasse al suo interno. Camminando letamente con gli abiti freschi che aveva recuperato silenziosamente dall'armadio, si dirigeva quindi in il bagno per farsi una doccia e rilassarsi sotto il getto di acqua tiepida, canticchiando a volume moderato l'ultimo canzone su cui aveva lavorato Jungkook.

Usciva dal bagno ripulito e vestito di abiti comodi, dei suoi vecchi jeans dei tempi del college e un maglione troppo grande per essere suo ma che indossava volentieri il puerile e intrinseco piacere di avere addosso qualcosa di Jungkook.

Si spostava in cucina, accendeva il suo cellulare per controllare brevemente se fossero arrivate mail urgenti e metteva poi la sua playlist mattutina, sempre a basso volume ma abbastanza forte da avere un piacevole rumore di sottofondo mentre preparava la colazione.

Inamancabilmente, neanche avesse un orologio svizzero incorporato, Jungkook si trascinava in cucina nel momento in cui Jimin finiva di prepare la colazione, gli occhi semichiusi e la fronte corrugata per il sonno. Il suo naso sarebbe stato in grado di riconoscere l'odore di pancake e caffè anche a un chilometro di distanza.

Se avessero chiesto a Jungkook quale fosse una delle sue cose preferite al mondo senza esitare avrebbe detto che avere Jimin in cucina a preparagli la colazione era certamente in cima alla lista. Perché avere qualcuno che si prendesse cura di lui dopo lunghi anni passati nella convinzione che sarebbe rimasto da solo, era ancora qualcosa che non avrei mai messo di stupirlo e renderlo felice.

Essendo gli adulti indaffarati che erano, spesso non riuscivano a mangiare insieme e riuscivano a incontrarsi solo la sera al loro rientro a casa - a volte così tardi che avevano a malapena l'energia di scambiare più di qualche parola banale prima di crollare a letto. Eppure anche allora, non avrebbero mai mancato di cercare l'uno il calore corporeo dell'altro.

Con il tempo e con l'evolversi della loro relazione, si erano resi conto che non si trattava sempre di grandi gesti, ma degli eventi di una vita quotidiana trascorsa insieme. L'amore, dopo tutto, era fatto di concessioni e compromessi, grandi e piccoli. Fare colazione nel fine settimana e uscire a fare la spesa insieme, per quanto fosse ordinario, era il loro piccolo paradiso di normalità, il loro significato di casa.

"Hai già finito i vestiti puliti? Non avevi fatto il bucato l'altro ieri?"Jungkook lo prendeva in giro senza mancare di ammirare come il maglione si allungava sul corpo di Jimin mentre questi, in punta di piedi, si sforzava di raggiungere il ripiano più alto della cucina. Jungkook era alto abbastanza da essere in grado di prendere facilmente il barattolo di biscotti che Jimin stava cercando di raggiungere. Tuttavia a Jimin piaceva pensare che l'altezza fosse un dettaglio discutibile e a Jungkook piaceva vedere la sua lotta ostinata prima di arrendersi e chiedere l'aiuto di Jungkook. Era infantile da entrambe le parti, ma Jungkook amava le loro piccole schermaglie.

Jimin era più vecchio di quasi quattro anni e per molto tempo, durante la prima fase della carriera di Jungkook, era stato l'unico a prendersi cura finanziariamente di entrambi ed era per questo che a Jungkook piaceva quando i rapporti si invertivano ed era lui a prendersi cura dell'altro.

Jimin era una persona orgogliosa e non gli piaceva dipendere dagli altri e Jungkook non l'aveva mai giudicato per questo, capendo il bisogno di sentirsi autosufficiente fin troppo bene. Tuttavia avevano percorso una lunga strada insieme e nessuno dei due ormai, aveva più paura di affidarsi all'altro, anche quando si trattava di qualcosa di semplice come un barattolo di biscotti dallo scaffale più alto.

"Smettila di fare il melodrammatico, indosso un tuo maglione ogni domenica! E poi so benissimo che la cosa non ti disturba affatto semmai il contrario. Ora renditi utile e prendimi i biscotti. Lo spettacolo è finito,” rispondeva Jimin lanciandogli un sorrisetto sfacciato come se sapesse, e lo sapeva, che Jungkook adorava quando il profumo corporeo di Jimin rimaneva sui suoi vesititi. Jungkook non commentava ed esagerava spesso la facilità con cui raggiungeva lo scaffale, cosa che non mancava mai di guadagnarli un leggero calcio allo stinco. Come da copione seguivano le lamentele di Jimin sul cibo straniero e su cosa ci mettessero dentro perchè Jungkook fosse cresciuto così tanto mentre era stato via tutti quegli anni fa.

Jungkook rideva ricordando l'espressione di Jimin quando nel ritrovarsi dopo tanto tempo, si era accorto di doversi mettere in punta di piede per guardarlo negli occhi. Lo stesso Jungkook non si era reso conto di quanto fosse cresciuto fino a quando, in seguito, non aveva constato come la testa di Jimin si incastrava perfettamente nell'incavo del suo collo. Aveva subito pensato che infine fossero davvero diventati due pezzi che combaciavano alla perfezione e il pensiero era stato così smielato che era arrossito per l'imbarazzo.

Dopo l'inmancabile bacio di buongiorno i due si sedavano a tavola, l'uno accanto all'altro, i gomiti che si sfioravano, e Jungkook divorava quasi due piatti pieni di cibo per la gioia di Jimin che agli inizi della loro storia era stato insicuro sulle sue doti culinarie. Una volta finito i due discutevano su chi avrebbe avuto il privilegio di lavare i piatti, Jungkook insisteva finchè non l'aveva vinta perchè dopo le fatiche di Jimin era solo giusto che fosse lui a mettere a posto la cucina.

Una volta sbrigata la faccenda, Jungkook si faceva una doccia veloce mentre Jimin andava a distendersi sul divano a guardare la TV in attesa del suo ritorno.Jimin infatti non ne voleva sapere di cambiarsi e usciva con i vestiti di Jungkook addosso come se fosse una bandiera di appartenenza.

Fare la spesa era sempre una battaglia tra i due, Jimin insisteva sul fatto di rispettare la lista, mentre Jungkook cercava di infilare ogni sorta di snack nel carrello quando lui non guardava. Il supermercato comunque a differenza di qualche tempo fa era più accogliente.

Quando era giovane, infatti, non c'era stato posto che Jungkook avesse odiato di più del supermercato. Quella che doveva essere un luogo poco interessante, era invece il luogo in cui tutte le differenze venivano sottolineate.

Tuttavia anche se le cose erano migliorate non erano sistemate, e il loro carrello era pieno non solo per l'appetito insaziabile di Jungkook, ma soprattutto perché quest'ultimo si rifiutava di acquistare i pacchi famiglia per principio. All'inizio, Jimin era rimasto perplesso, ma dopo qualche tempo aveva capito il significato di fondo dietro quel gesto. Probabilmente perchè anche a lui era familiare quella sensazione di sentirsi perso davanti a uno scaffale pieno di prodotti e di accorgersi come nemmeno uno di quelli era utile per un numero zero.

Le loro mattinate domenicali, non erano davvero niente di straordinario, tranne il fatto che erano una cosa loro. E quella particolare domenica mattina, come ogni altra domenica mattina, non faceva eccezione aggiungendo con il suo svolgimento prevedibile un ulteriore senso di stabilità alla loro vita. O così entrambi avevano pensato.

Jungkook stava spingendo il carrello verso la cassa, così pieno che sembrava stesse per strabordare da un momento all'altro, mentre Jimin si chiedeva se avessero davvero preso tutto ciò di cui avevano bisogno sotto quella pila di cose inutili.

Jungkook stava sorridendo divertito mentre si mettevano in fila dietro una madre con il suo bambino, che in quel momento era precariamente appeso al carrello, finché il bambino non fissò Jungkook, i suoi grandi occhi curiosi spalancati.

Jungkook vide Jimin sorridere al bambino e agitare la mano nel tentativo di attirare la sua attenzione.

Un tempo Jungkook aveva pensato che la decisione di Jimin di dirigere un centro ricreativo fosse stata semplicemente quella di soddisfare il suo bisogno di intraprendere una carriera vicino al campo artistico senza dover essere sotto i riflettori. Ma, nel corso degli anni, Jungkook, aveva dovuto aggiustare il suo punto di vista e si era reso conto che il maggiore non solo amava insegnare, ma anche prendersi genuinamente cura dei bambini.

Il bambino continuò a guardare Jungkook con grandi occhi contemplativi prima di schiaffeggiarsi la bocca come se fosse stato colpito da un'improvvisa realizzazione. Le sue labbra si allargarono in un sorriso sdentato prima di esclamare.

"Ti conosco. Tu sei famoso! Mamma, è il ballerino zero! "Gridò il bambino tirando sua madre per il polsino del suo cardigan.

All'improvviso Jungkook sentì gli occhi di un sacco di persone atterrare su di loro e vide Jimin che si contorceva a disagio accanto a lui e, così, in pochi secondi e per mano di un bambino innocente, vide la sua normale domenica mattina scivolargli tra le dita.

Eppure Jungkook lo sapeva, ed era sicuro che Jimin fosse d'accordo con lui, che il tempo in cui lasciavano che i loro momenti venissero rubati dalle circostanze del loro mondo avevano da tempo cessato di esistere.

"Sì, sono io," disse lui sorridendo nello stesso momento in cui sentì le dita di Jimin intrecciarsi con le sue.


 

Un mondo di noi
(coming soon)

 





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