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Autore: T612    15/02/2019    1 recensioni
Dal capitolo 8:
Devono aver urtato i cameramen perché viene perso il segnale, quando i televisori si risintonizzano segue un chiacchiericcio confuso che si placa con la notizia che nessuno voleva sentire… e i televisori esplodono, non si parla d’altro.
“...la diretta proseguirà per tutta la notte, man mano che giungeranno altre notizie. A tuttora, le nostre fonti ci confermano che pochi minuti fa, all’arrivo al Mercy Hospital, Capitan America è stato dichiarato morto.”
[Post-TWS - Civil War ComicVerse - "Captain America Collection" di Ed Brubaker - paring: canonico + WinterWidow]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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6 febbraio 2017, Complesso degli Avengers, Upstate New York

Tony riattacca il telefono sospirando spazientito, erano tre giorni che tentava di contattare Sharon senza ottenere risultati ed iniziava a preoccuparsi del non avere sue notizie.
Si rilassa contro lo schienale della sedia girevole chiudendo gli occhi, pentendosi amaramente di aver accettato l’incarico di Direttore dello S.H.I.E.L.D. quando glielo avevano proposto… non ricordava più quand’era stata l’ultima volta che aveva provato un sentimento riposante come la noia. Dopo la Guerra Civile la sua vita si era tramutata in un inferno, tutti i tentativi di riconciliazione con Pepper e i buoni propositi con cui si era convinto a firmare gli Accordi erano andati in fumo, aveva allontanato chiunque compiendo molte scelte discutibili1, accollandosi problemi ingestibili ai quali non aveva tempo materiale da dedicare per risolverli… mentre un costante, opprimente e soffocante macigno lo dilaniava dall’interno, in un groviglio di parole non dette e scuse non proferite che gli impedivano di dormire la notte. Avrebbe voluto avere meno orgoglio per chiarire a tempo debito la situazione con Steve, per ascoltare le sue ragioni e cercare di trovare un compromesso, ma ormai era decisamente troppo tardi… il fatto che gli avesse fatto recapitare una lettera non gli alleggeriva minimamente la coscienza, probabilmente perché la lettera in questione giaceva intonsa da due giorni sopra la sua scrivania.
Serra gli occhi con ancora più forza, non riuscendo a scacciare la sensazione di vedere comunque la busta bianca nonostante le palpebre calate, riducendo in silenzio la vocina dentro la sua testa che gli faceva presente che il suo era un comportamento estremamente infantile, che non poteva aver paura di un foglio e qualche macchia d’inchiostro… il fatto che la sua disgraziata voce della ragione avesse lo stesso tono del Capitano Rogers non lo aiutava per niente, anzi, lo rendeva soggetto ad un emicrania che negli ultimi tempi si ripresentava sempre con più frequenza.
Era stato surreale vedere Matt Murdock presentarsi nel suo ufficio depositando sicuro la lettera sul tavolo2, dichiarandone la completa autenticità, insieme ad un’altro paio di cose che Tony avrebbe preferito non sapere… ad esempio che Steve aveva portato la lettera ad Hell’s Kitchen invece di raggiungerlo a Vienna, che per via di qualche clausola legale era considerabile un testamento a tutti gli effetti e che, nonostante l’epilogo dell’intera vicenda, Tony era l’unico in grado di fare qualcosa… qualsiasi cosa, Murdock non aveva saputo dirgli altro sull’argomento, suggerendogli di leggere la lettera.
Tony non l’aveva ancora aperta, abbandonata sul tavolo e spiata con sospetto, temendo di non essere in grado di far fronte ad altre responsabilità non volute.
-Capo, dovrebbe vedere una cosa. -la voce dell’intelligenza artificiale lo salva dal suo circolo di pensieri contrastanti, proiettando le immagini sui teleschermi in automatico.
-Cosa sto vedendo, F.R.I.D.A.Y.?
-C’è stata una soffiata anonima, la polizia ha ritrovato il cadavere del Dottor Broussard, la scientifica ha dichiarato che il dottore è morto da mesi… nell’appartamento sono stati ritrovati i fascicoli dei pazienti in cura, hanno provato a rintracciare gli agenti nella lista ma non sono reperibili… nella lista figura anche Sharon Carter. -elenca in fretta la voce robotica dell’intelligenza artificiale, facendo scorrere le immagini e i fascicoli sugli schermi, mentre il cervello di Tony si inceppa sul nome della cugina.
-F.R.I.D.A.Y. riusciresti a localizzare il GPS di Sharon? -chiede con tono teso, riscuotendosi dallo stato di shock, iniziando a memorizzare motivato i vari dati destreggiandosi tra le directory.
-Negativo capo.
-Chiama Natasha, mettiti in collegamento con i satelliti, avvisa Maria… mia cugina non può essermi sparita da sotto il naso. -afferma muovendo frenetico le dita tra le stringhe di dati.
-C’è una chiamata urgente in arrivo dal Generale Ross. -lo informa F.R.I.D.A.Y. tempestiva, accedendo all’interfono prima che lui potesse chiederglielo.
-Tony, abbiamo un problema. -irrompe con prepotenza la voce del Generale, riecheggiando tra le mura dell’ufficio, mentre Tony si prepara psicologicamente all’ennesima grana da affrontare, rimpiangendo i tempi in cui il suo problema più rilevante era l’intossicazione da palladio. -Hanno prelevato Crossbone dall’ Helicarrier, ho già girato a F.R.I.D.A.Y. le immagini delle telecamere di sicurezza.
Tony osserva sgomento i filmati, gli uomini tramortiti a terra, mentre assiste furioso all’affronto dato dallo spettacolo di Sin e Rumlow che si abbandonano alle effusioni amorose in favore delle telecamere.
-Com’è potuto accadere!? -proferisce Tony con la voce che ribolle di rabbia, la custodia di Crossbone era l’unico compito che aveva affidato a Ross, si rifiutava di credere ai filmati che gli scorrevano davanti agli occhi.
-Gli agenti di scorta che erano venuti a prelevarlo per il trasferimento al Raft ci si sono ritorti contro, hanno fatto entrare Sin e questo è il risultato. -si giustifica il Generale con astio, mentre Tony degluttisce a vuoto tentando di placare la rabbia.
-Hai una lista degli agenti della scorta?
-Te la giro.
La lista appare sullo schermo nel giro di mezzo minuto, confrontandola con quella dei pazienti del Dottor Broussard.
-Non c’è Sharon...
-Cosa centra l’Agente 13?
-Sono i pazienti del Dottor Broussard, Ross… avevamo una talpa e non ce ne siamo nemmeno accorti.
-Vedi di rintracciare gli agenti, io tento di risolvere il problema qui all’Helicarrier. -Ross chiude la chiamata senza aspettare una replica da parte sua, correndo ai ripari tentando di risolvere i problemi che aveva causato.
-Vorrei solo un giorno in cui non ci siano venti crisi al giorno…-mormora tra sé e sé, versandosi una tazza di caffè dall’ex carrello degli alcolici.
Se la situazione fosse diversa quello sarebbe stato il momento perfetto per un consiglio inopportuno da parte di Steve, quel genere di intervento che lui avrebbe fatto finta di non considerare con il suo solito fare saccente, per poi ritrovarsi inconsciamente ad eseguire gli ordini, seguendo il piano proposto dal Capitano fin dall’inizio… ne sente la mancanza sconfinata ora che sa di averne perso l’opportunità, aveva bisogno di sentirsi dire che cosa fare, ritrovandosi a farsi coraggio afferrando la busta, sfilando la lettera con le mani tremanti.
“Tony, se stai leggendo questa lettera le cose sono precipitate più di quanto noi avessimo previsto, ma il peggio deve ancora venire.
Vorrei che facessi due cose per me:
Prima cosa, non lasciare che Bucky risprofondi nella rabbia e nella confusione, ha la possibilità di rifarsi una vita, aiutalo a trovare la sua strada… salvalo per me.
In quanto a Capitan America, è sempre stata la parte migliore di me, per ciò che rappresenta… non lasciarla morire, Tony.
Con affetto, Steve Rogers.”3
Impreca, puntando lo sguardo sull’ex carrello degli alcolici, placando il desiderio di un bicchiere di scotch con un sorso di caffè bollente, abbassando lo sguardo sulla calligrafia sbilenca del Capitano.
-Mi stai facendo tornare la voglia di bere, Steve… e so che la cosa non ti renderebbe felice... Sta precipitando tutto senza di te.

***

6 febbraio 2017, Fourth Avenue Pub, Brooklyn

James sorseggia una birra a tempo perso al bancone del pub, assecondando l’attesa di una qualche reazione dall’esterno, è solo questione di tempo prima che qualcuno faccia la prima mossa o il primo passo falso… negli ultimi giorni aveva pestato i piedi a diversa gente.
-Hei, alza il volume!
Il barista spegne la musica alzando il volume della TV, mentre l’attenzione dell’intero pub viene calamitata dal televisore che sta trasmettendo un servizio speciale del TG.
”La notizia di apertura… l’uomo che ha sparato a Capitan America è dunque evaso? Si è sparsa la voce che Brock Rumlow, alias Crossbone, l’uomo che secondo le autorità è coinvolto nell’omicidio di Capitan America, è stato liberato durante un clamoroso assalto a una struttura di detenzione S.H.I.E.L.D. L’organizzazione deve ancora diramare un comunicato, ma fonti anonime confermano che questa scioccante notizia è, a tutti gli effetti, vera.”
James abbandona la birra a metà, correndo all’esterno, sfilando le chiavi della moto dalla tasca… tra tutti i piedi che aveva pestato sperava di tenersi alla larga dal suo passato, ma evidentemente tutti i suoi sforzi per mettere lo S.H.I.E.L.D. nella giusta direzione erano stati vani, considerato il pessimo lavoro con cui avevano gestito Rumlow.
Ormai Crossbone doveva essere già tornato da Lukin, era troppo tardi per tergiversare, l’ultima opzione che gli rimaneva era quella di gettarsi a capofitto nel nido di vespe.
James sapeva che un giorno avrebbe dovuto farlo… in parte per rimediare a ciò che aveva fatto, in parte perchè sangue chiama sangue e la voglia di vendicarsi di tutte le torture al Cremlino era rimasta.
Trova spaventosamente facile raggiungere l’attico sopra il palazzo della Kronas Corporation, nascondendosi tra le ombre fino a quando Lukin rincasa, afferrandolo per il bavero della giacca sbattendolo al muro.
-Sorpreso di vedermi? -chiede con tono di sfida, nonostante Lukin stia palesemente sorridendo per qualcosa che a lui sfugge.
-Non del tutto… No. Sono sorpreso che non fosse un colpo mortale, hai perso il tuo tocco Soldato.
-Scordatelo, non sono qui per questo.
-Non vuoi vendicarti? Se cerchi lavoro ti accolgo a braccia aperte. -afferma con tono fintamente sorpreso, istigandolo.
-Non scherzare, perché hai dato l’ordine di uccidere Capitan America?
-La morte di Rogers ti turba, Soldato? Oh, dimenticavo… stiamo parlando di tuo fratello, giusto?
-Dammi un buon motivo per cui non dovrei spezzarti l’osso del collo seduta stante. -afferma ribollendo di rabbia, trattenendosi dal afferrarlo per il collo e stringere… arrivato fino a quel punto pretendeva una motivazione.
-Te la ricordi la missione a Kronas nel ‘43? Io si… sei sempre stato un sicario, anche quando combattevi per la tua bandiera. Uno scherzo della vita, non trovi? Quante probabilità c’erano che recuperassimo proprio il tuo cadavere dalle Alpi? Almeno in quegli anni hai servito la giusta causa, hai plasmato il secolo, non che tu ci abbia reso il compito facile… sai, mi chiedevo chi dei due arrivasse prima… tu o Natalia.
-Non osare… -non completa la frase, il ghigno di Lukin lo disorienta.
James non capisce cosa ci sia da sorridere fino a quando sente armare i grilletti di Sin e Rumlow alle sue spalle, realizzando che Lukin aveva solo temporeggiato… è caduto nella trappola, lo stavano aspettando, erano loro la fonte anonima che aveva avvisato i telegiornali.
-Vai al diavolo! -esclama, arrabbiato più con se stesso che con Lukin… non voleva credere di essere stato così stupido, stava perdendo colpi.
-Mandamici. Stringi le dita, uccidimi... dimostrami che sei ancora in grado di ammazzare qualcuno a sangue freddo.
James lo desidera con tutto se stesso, vorrebbe ripagare Lukin per l’inferno che gli ha fatto passare in tutti i suoi anni di servizio come Soldato d’Inverno, vorrebbe stringere le dita e farla finita con quel determinato capitolo della sua vita… ma è esattamente ciò a cui punta Lukin.
James non è più un burattino, è una persona… ma esitare si rivela un errore enorme, perché Lukin ha ancora voce per ribattere.
-Sputnik.4
James perde la presa, vede bianco e si sente cadere, ma è già incosciente quando impatta con il pavimento.

***

10 febbraio 2017, Kronas Corporation, New York

-Ti chiami James Buchanan Barnes, sei nato a Shelbyville in Indiana, ma hai sempre vissuto a Brooklyn da quando hai memoria. Il caso ha voluto che ti ritrovassi come vicino di casa Steve Rogers, ma è stata una tua scelta quella di rincorrere quel ragazzino in mezzo ai vicoli per salvarlo dalle risse. Le vostre madri erano diventate amiche, entrambe mogli di due soldati, entrambe con figli a carico… Sarah è diventata la tua seconda mamma, sia per te che per Rebecca, hai pianto al funerale quando la tubercolosi se l’è portata via, lasciando Steve solo al mondo portandolo in casa vostra. È stata questione di mesi prima che la malattia portasse via anche la tua, di madre… non hai avuto il tempo di riprenderti che arriva una lettera dall’esercito, ricordi l’espressione sconvolta di tua sorella mentre tenti di dirle che vostro padre è morto camminando sopra una mina antiuomo… ed eccoti a vent’anni a spaccarti la schiena in fabbrica, a portare a casa lo stipendio per impedire che gli assistenti sociali ti portino via Rebecca, a sperare che Steve non si cacci nell’ennesima rissa perchè non hai davvero il tempo per stare dietro a tutto. I soldi sono pochi e nel giro di qualche mese perdi la custodia e spediscono tua sorella in collegio, vedi quella ragazzina di dodici anni salire sull’auto che ti saluta triste dal finestrino… da una parte ti senti morire e ti riprometti di andarla a trovare, ma dall’altra ti vergogni di te stesso e tiri un sospiro di sollievo perchè, sotto sotto, è una preoccupazione in meno a cui pensare. La quiete non è destinata a durare, hai venticinque anni quando ti arruoli e parti con la prima nave che salpa per l’Europa… te lo ricordi, il tuo ultimo giorno da civile, Rebecca ti aveva inzuppato la camicia di lacrime terrorizzata… le avevi promesso che saresti tornato prima che lei potesse avvertire la tua mancanza. Abbandoni anche Steve, che desidera seguirti con tutto sé stesso, nonostante tu gli ripeta fino allo sfinimento che partire per l’Europa significa morire. È deciso a darti torto e fai fatica a crederci, ma è lui a salvarti dall’HYDRA, ritrovandoti a seguirlo a ruota quando ti chiede di affiancarlo in battaglia con gli Howlings. Non ti sembra vero di poter seguire tuo fratello sul campo, guardargli le spalle, nonostante adesso le sue spalle siano più grosse delle tue e l’unica protezione di cui ha realmente bisogno è che non arrivi un proiettile a tradimento… nonostante tutto è ancora tuo fratello, il che rende la cosa ancora più tragica quando scopri che è un traditore5
-NO!
James urla a pieni polmoni, dibattendosi legato al tavolo operatorio, con le cinghie di cuoio che gli segnano il polso e le caviglie mentre rischia di strapparsi il braccio bionico dalle carni ad ogni movimento troppo energico, bloccato da una pressa e reso inattivo da dei microcircuiti collegati alle placche di metallo.
-Interessante… pensavo ti spezzassi molto più facilmente, dopo quanto mi hanno detto su di te e sul lavoro di Rodchenko6… devo ammettere che mi stai dando del filo da torcere. -commenta Faustus entrando nel suo campo visivo, controllando i suoi parametri vitali, incurante dello sguardo omicida che James gli rivolge.
-Esci… dalla mia… testa. -arranca a corto di fiato, mentre il suo corpo finisce di smaltire il siero allucinogeno.
-Non mi piace lavorare a scadenza, ma sono fiducioso che insieme potremmo trovare il modo di accelerare questo processo James, anche se mi stai rendendo il compito impossibile. -commenta sprezzante Faustus, controllandogli la dilatazione delle pupille, per poi pungolarlo allo stomaco con la torcia unicamente per dargli fastidio.
Lukin voleva che il suo Soldato tornasse operativo, riscontrando che il metodo dello psichiatra funzionava meglio delle sedute di elettroshock e della stasi criogenica proposte da Zola.
-Stiamo perdendo entrambi tempo, sono giorni che ci provi… tanto vale che mi uccidi.
-No, ormai è diventata una sfida personale... e sappiamo entrambi che l’alternativa non piace a nessuno dei due. -spiega lo psichiatra, registrando i nuovi parametri sulla cartella clinica.
James è ben consapevole che se Faustus non fosse riuscito nell’intento, allo scadere dell’ultimatum sarebbe intervenuto Zola, con effetti nefasti sia per la psiche di James, che per la reputazione rovinata e l’orgoglio ferito dello psichiatra… era da un paio di giorni che l’idea della morte definitiva non lo terrorizzava più, ma anzi, si era trasformata in una previsione rassicurante ed allettante.
-Infermiera, doppio dosaggio.
Percepisce le mani di una donna sfiorargli il braccio alla ricerca di una vena, avvertendo l’ago che rilascia il siero mandando a fuoco il suo intero sistema nervoso, chiudendo gli occhi per non ferire con la luce le pupille dilatate.
-Fatto, dottore.
-Ricominciamo. Te la ricordi la tua ultima missione con gli Howlings? Dovevate catturare Zola, eravate riusciti ad intercettare il treno che sfrecciava tra le Alpi. I soldati dell’HYDRA vi avevano attaccati, c’è stato uno scontro e tu, stupidamente, hai raccolto lo scudo di Steve dal pavimento per schermarti dai proiettili. Un colpo più forte degli altri ti sbalza fuori dal treno, riesci ad appenderti al metallo divelto e Steve ti tende una mano, la afferri e perdi il tuo appoggio… ed è in quel momento che Steve molla la presa facendoti precipitare nel vuoto.
-Non è andata così… -tenta di ribattere fiaccamente, mentre il siero allucinogeno gli fa rivivere mentalmente lo scontro e Faustus inizia a parlare più forte insinuandosi tra i suoi ricordi.
-Sei stato recuperato e ti hanno costretto a combattere contro i tuoi stessi connazionali, è un destino peggiore della morte, non puoi negarlo. Se solo Steve avesse mantenuto la presa… no, lui è sopravvissuto e ti ha lasciato morire. Eri indegno, incompreso, indesiderato… non capisci? L’unica volta in cui sei stato veramente apprezzato era quando ti chiamavano Soldato d’Inverno.
Basta… James è stanco, non ne può più di rivedere i volti di tutte quelle persone che popolano le sue allucinazioni e i suoi incubi ininterrottamente negli ultimi giorni, divorato dai sensi di colpa sempre più opprimenti… così tante scelte sbagliate, così tanti rimpianti. Quando lo chiamavano Soldato d’Inverno non provava colpa… non provava nulla e quando riapre gli occhi sa esattamente cosa fare.
-Che ci faccio legato? E perché diavolo mi stai guardando in quel modo? -chiede irritato cercando di liberarsi dalle cinghie.
-Sai chi sono?
-Dottor Faustus, lavori per il mio capo, Lukin. Ora che ne dici di liberarmi?
Faustus acconsente, aprendo le cinghie e liberando il braccio metallico dalla pressa, permettendogli di alzarsi dal tavolo operatorio.
-Così va meglio. Ora, dove sono i miei...
-Un momento, Soldato. Io non do nulla per scontato, voglio sottoporti ad un piccolo test. Eseguirai i miei ordini così come faresti per Lukin?
-Certamente.
-Allora prendi la pistola e uccidi la tua infermiera, vorrei che le facessi saltare le cervella. -afferma allungandogli un’arma indicando la donna che l’aveva aiutato a torturarlo. -Ti ricordi dell’Agente 13, vero? Sharon Carter?
-Nessun problema. -afferma convinto togliendo la sicura.
-Un momento… Faustus annulla l’ordine, ti prego. È una follia, dannazione!
Il panico nella voce della donna passa in secondo piano, mentre punta la pistola e spara in un gesto fluido e preciso.
-Già… a salve, avrei dovuto immaginarlo. -commenta James osservando il volto imperturbabile di Faustus oltre la pistola, mentre i microcircuiti diramano una scossa elettrica sull’intero braccio di metallo.
-Davvero pensavi che ti mettessi in mano una pistola carica? -chiede lo psichiatra sorridendo sotto ai baffi.
-Ci speravo. -commenta sprezzante James, rimanendo sdraiato sul pavimento, gli occhi puntati ostinatamente in direzione di Sharon che, ripresasi dallo spavento, ricambia lo sguardo riconoscendolo per la prima volta dopo giorni.
-Almeno avresti potuto fingere di spararle, per salvare le apparenze, visto che eri così certo che la pistola fosse a salve.
-Vai al diavolo...
-È un peccato Barnes, sei tu quello che ci rimette di più tra i due. -afferma Faustus infastidito, voltandosi in direzione delle guardie che stazionano sulla porta della sala operatoria. -Caricatelo sul jet e informate Zola, ce ne andiamo.




Note:

  1. Dal punto di vista fumettistico, durante la Guerra Civile Tony si è ritrovato a compiere moltissime scelte discutibili, come la carcerazione dei compagni dello schieramento opposto nella zona negativa e l’alleanza con vari criminali per aiutare a catturarli. Secondo la mia versione dei fatti, il coinvolgimento di Peter rientra nella lista di azioni discutibili, in quanto dato l’incarico di Direttore non ha il tempo e la possibilità di seguirlo come mentore, lasciandolo a briglia sciolta come si vede in Homecoming, pur tenendo un occhio di riguardo su di lui.

  2. Daredevil possiede un’ottima percezione dello spazio che lo circonda, il bastone per ciechi è una mera formalità. Durante la Guerra Civile prende le parti di Steve, motivo per cui Tony sia all’oscuro della sua identità segreta.

  3. Lettera ripresa dai fumetti, è quella canonica a cui si rifà la lettera recapitata da Stan Lee alla fine di CW.

  4. Comando per “disattivare” il Soldato d’Inverno, in accompagnamento alla lista di “attivazione” costituita dalle dieci parole che si sentono all’inizio di CW.

  5. Approfondimento preannunciato sulla famiglia Barnes: la storia che ho ricostruito è un mio personale tentativo di raggiungere un buon compromesso tra la versione cinematografica e quella fumettistica.

  6. Rodchenko: scienziato del KGB specializzato nel sostituire e modificare i ricordi delle Vedove Nere, si è occupato anche di James durante la sua permanenza al Cremlino nel 1956.

   
 
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