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Autore: Ariadne Taylor    16/02/2019    0 recensioni
Nella distopica realtà del Regno di Bordeaux domina la dittatura del Sommo Imperatore, Marcel De La Roche Martin, spregevole tiranno che non si cura affatto delle terribili condizioni del suo popolo, verso cui è immotivatamente ingrato, se non quando gli si presenta una buona occasione per peggiorarle. Fuori dalle solide mura del palazzo, in cui vive isolata la famiglia reale, l'insoddisfazione di un popolo consumato dalla povertà e dai soprusi rende inconcepibili le possibilità di un futuro migliore e della libertà. Ma la fiamma della speranza non si è ancora del tutto spenta, e vuole tornare a bruciare più viva che mai per mano di coloro che si danno il nome di Rebelles.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Charles Bailey era intento a preparare dei caffè dietro al bancone, come ogni giorno da un po’ di anni ormai. Guadagnava una miseria e ripeteva le stesse azioni meccanicamente, ogni giorno. Poca gente poteva ancora permettersi di andare a fare colazione in un bar; alcune persone non potevano permettersi di farla affatto.
Da quattro mesi la caccia all’uccisore del Direttore non aveva trovato pace, né tantomeno un colpevole. L’Imperatore aveva espresso la priorità, come al solito, di mantenere il più assoluto ordine, e non tentare di estorcere la verità ai cittadini con la violenza, ma mantenere un profilo più basso in modo tale che il colpevole, sentendosi poco il fiato sul collo, avrebbe potuto abbassare la guardia.
Charles udì qualcuno, fra i pochi clienti nel locale, dire qualcosa riguardo ad una possibile rivoluzione. Tentò di non mostrarsi attento a quelle voci, ma sentì una minuscola scintilla di speranza scaldargli il cuore.
Da quando aveva soccorso Benjamin, che si era ferito gravemente alla gamba scendendo dalla quercia – anche se lui inizialmente non sapeva perché – aveva sempre creduto che il popolo alla fine si sarebbe attivato. Forse pian piano tutto ciò si sarebbe finalmente realizzato.
Ricordò quanto tempo c’era voluto perché Benjamin si aprisse con lui, svelandogli il suo segreto. Aveva dovuto guadagnarsi la sua fiducia, e non fu facile, ma dopo alcune settimane il risultato fu talmente positivo che divenne con lui capo e fondatore dei Rebelles. Sapeva che avrebbero presto fatto proseliti, perché tutti erano ormai in condizioni disperate in quel Paese, e rischiare di morire per cambiare le cose sembrava ormai una scelta più allettante che lasciarsi morire sotto quel governo e basta.
L’unica cosa che temeva profondamente era la possibilità di venire ingannati da spie o da traditori. Era un rischio che sapevano di dover correre, ma Charles sperava, in cuor suo, che i loro compagni fossero tutti mossi dalle loro stesse, nobili intenzioni, e non dalla voglia di diventare degli eroi agli occhi dell’Imperatore. Chiunque la pensasse così, del resto, era un grande illuso: per l’Imperatore non c’erano e non ci sarebbero mai stati eroi.

La reggia del Sommo Imperatore era situata su una collinetta fuori dal centro di Bordeaux. Sembrava tanto la reggia di Versailles, o uno di quei castelli descritti nelle fiabe con un principe e una principessa. Peccato che non fosse realmente così: ci vivevano soltanto il Sommo Imperatore, la sua famiglia e i suoi consiglieri. Loro, al contrario del popolo, vivevano agiatamente e non gli mancava nulla. I loro figli non erano mai stati visti dalla popolazione, nessuno conosceva il loro sesso, il loro aspetto o la loro età. Restavano sempre dentro l’enorme castello, protetti dalle imponenti mura che lo circondavano.
Annalise Martin se ne rendeva conto solo in quel momento, seduta su uno dei rami del ciliegio più bello della reggia. Non aveva mai visto Bordeaux e il territorio dello stato in cui sorgeva il loro regno, la Francia, né sapeva come vivevano i cittadini loro sudditi. Suo padre, il Sommo Imperatore, Marcel De la Roche Martin, ne parlava come un luogo pericoloso, dove servivano costantemente truppe di soldati per riportare l’ordine. La giovane dai capelli d’oro, però, sentiva che c’era qualcosa che non le dicevano, aveva l’impressione che le stessero nascondendo qualcosa.
E poi c’era quell’ardente desiderio di uscire da quelle mura, di esplorare la Francia e tutto il resto del mondo. Più di una volta aveva avuto la tentazione di provare a scappare, oltre quelle mura enormi. Sentiva di non appartenere a quel posto, c’era come una vocina nella sua testa che gli ripeteva di fuggire via, di andarsene lontano e non tornare mai più. Faceva anche dei sogni strani ultimamente, e la cosa la inquietava parecchio.
 
Urla.
Volti di persone che corrono da tutte le parti.
Rumore di spari.
Poi c’è silenzio. È un silenzio strano, inquietante. Ho paura.
Un uomo si avvicina a me, non riesco a scorgere il suo volto. Poi la scena svanisce, ed è tutto nero.
 
“Anne! Che ci fai su quell’albero? Scendi!”
Una voce familiare fece uscire Annalise da quello strano stato di trance in cui si trovava.  Volse lo sguardo in basso, verso l’erba del giardino, e trovò due occhi castani a guardarla.
Sorrise leggermente nello scorgere la figura di Belle Louise Martin, sua sorella maggiore, nata appena un anno prima di lei, intenta a guardarla.
“Adesso arrivo”  le urlò di rimando, saltando agilmente giù dalla quercia.
“Senti Belle, tu hai mai pensato a cosa ci può essere fuori da queste mura?” le chiese mentre passeggiavano nell’enorme giardino della reggia.
La sorella inarcò il sopracciglio e la guardò con aria confusa. “Che intendi dire?”
L’altra si fermò di colpo e guardò i fili d’erba che brillavano al sole, un sorriso malinconico si dipinse sul suo volto.
“Non hai mai desiderato vedere Bordeaux, la Francia, o addirittura tutto il mondo? Non sei stanca di essere rinchiusa qui dentro?”
A quelle parole Belle spalancò gli occhi e la bocca, dopo quel discorso ne era sicura: la sua amata sorella era impazzita.
“Che stai dicendo?” le urlò contro, “Non si può andare fuori, è pericoloso! Papà ce lo ripete sempre!”
“Troppo pericoloso, dici? Io dico non è vero, e poi siamo abbastanza grandi per badare a noi stesse, non siamo più bambine – abbiamo diciotto anni! Papà ci nasconde qualcosa, me lo sento. Potremmo… scappare, anche solo per un giorno, soltanto per vedere Bordeaux. Che ne dici?”

 

Questo secondo capitolo è un po' più breve rispetto al primo, ma ci introduce un po' quella che è la vita anche oltre le mura della reggia di Bordeaux. Spero vi piaccia!
Ariadne Writes.
   
 
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