Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Ariadne Taylor    16/02/2019    1 recensioni
Nella distopica realtà del Regno di Bordeaux domina la dittatura del Sommo Imperatore, Marcel De La Roche Martin, spregevole tiranno che non si cura affatto delle terribili condizioni del suo popolo, verso cui è immotivatamente ingrato, se non quando gli si presenta una buona occasione per peggiorarle. Fuori dalle solide mura del palazzo, in cui vive isolata la famiglia reale, l'insoddisfazione di un popolo consumato dalla povertà e dai soprusi rende inconcepibili le possibilità di un futuro migliore e della libertà. Ma la fiamma della speranza non si è ancora del tutto spenta, e vuole tornare a bruciare più viva che mai per mano di coloro che si danno il nome di Rebelles.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La notte era già scesa su Bordeaux, e la luna risplendeva sui malandati grattacieli. I cittadini dormivano e nella città regnava un silenzio tale da farla sembrare quasi irreale, come in un sogno; si udiva solo il rumore dei passi dei soldati che giravano per le vie buie armati di manganello, scudo e torcia.
Da quando il Direttore era stato ucciso, quattro mesi prima, il Sommo Imperatore aveva dato l’ordine alle truppe militari di controllare giorno e notte, ventiquattro ore su ventiquattro, le varie provincie del Paese.
Sembrava tutto tranquillo, ma qualcuno si muoveva nell’ombra: ovviamente stando ben lontano dalle luci dei soldati. Benjamin era veloce, e in quel momento quella era una dote molto utile considerando che era in tremendo ritardo per la riunione. Charles lo avrebbe ucciso, quella sarebbe stata la volta buona.
Si incanalò in un vicolo stretto e giunse davanti a quello che si definirebbe un semplice muro, ma in pochi sapevano del segreto che nascondeva: bastava premere su un mattone in particolare per far aprire una porta. C’erano delle scale; il ragazzo scese due scalini alla volta, rischiando anche di inciampare, e finalmente arrivò davanti all’entrata del loro rifugio, che loro chiamavano Quartier Generale.
La riunione a cui doveva andare era quella dei Rebelles, di cui egli stesso era uno dei capi.
I passi di Benjamin rimbombavano in quel breve corridoio che lo separava dalla porta. Dopo qualche minuto arrivò in una sala dove si trovavano una ventina di persone sedute intorno ad un lungo tavolo, alla sua estremità si trovava un ragazzo dagli occhi castani, il secondo capo.
“Scusate il ritardo, ragazzi” disse il biondo, andandosi a sedere sull’altro capo della tavola in modo da avere Charles davanti a se.
“Hai avuto una nottata interessante, eh Roseman?”
“Chiudi quella boccaccia, Zack, se non vuoi beccarti una pallottola in testa” ringhiò Benjamin.
Camille riportò il silenzio schiarendosi la voce, le bastava anche quel semplice gesto per essere ascoltata.
“Ora che ci siamo tutti” disse, e lanciò un’occhiata eloquente all’altro capo – “possiamo cominciare con il motivo per cui abbiamo convocato questa riunione. Abbiamo ricevuto delle notizie da Lormon riguardanti un'insurrezione avvenuta ieri pomeriggio. Sembra che qualcuno abbia proclamato pubblicamente la sua approvazione nei confronti del nostro gesto di quattro mesi fa, o meglio, di quello che ha fatto Benjamin.”
Infatti era stato lui, quattro mesi prima, ad uccidere il Direttore scatenando una rivolta contro il Sommo Imperatore e il suo governo.
“La rivolta è ancora in vita, quindi? Era ora che a Lormon qualcuno si ribellasse, lì i cittadini sono in situazioni molto più miserabili delle nostre.” Disse Louisiana. La ragazza, pur avendo un aspetto dolce e benevolo, poteva facilmente diventare sadica e crudele. Era molto abile nel tiro con l’arco, imbeveva la punta delle frecce in alcuni veleni di serpente in modo da farle diventare letali, bastava anche solo toccarle per morire intossicati. Odiava le ingiustizie e forse era per quello che si era unita ai Rebelles: perché una dittatura non è mai giusta.
“Capite che influenza abbiamo sul popolo? Stiamo silenziosamente accendendo nei loro cuori lo spirito della rivolta, credo che presto giungerà il momento di uscire allo scoperto, anche se purtroppo non abbiamo idea di come fare, senza rimetterci la pelle. Se qualcuno ha qualche proposta, che parli pure” terminò Charles, guardando negli occhi tutti i presenti.
Passarono alcuni minuti di silenzio, poi Charles si alzò e proclamò la fine della riunione aggiungendo che se qualcuno aveva qualche idea poteva far recapitare il messaggio a lui o Benjamin in qualsiasi momento.
 
I Rebelles facevano parte del popolo, avevano una vita normale e un lavoro mal pagato, come tutti. Proprio per questo non davano nell’occhio.
Liam, per esempio, era il postino di un quartiere di Bordeaux. Non veniva pagato molto, ma almeno aveva una moto datagli dal governo; non che potesse utilizzarla fuori dagli orari di lavoro, ovviamente.
Felipe e Louisiana, come molti altri, lavoravano in una fabbrica. La loro vita era dura, perché lavoravano otto o dieci ore 
dipendeva dal volere del Sommo Imperatore  ma ricevevano uno stipendio misero con cui faticavano a pagare tutte le bollette e procurarsi da mangiare.
Perfino chi aveva un negozio suo in centro come Benjamin, che possedeva una piccola panetteria, era tenuto a dare, ogni mese, al governo una somma di denaro – un’extra alle tasse regolari – ricavata dai suoi guadagni.  Quella era una vera ingiustizia, ma chi aveva il coraggio di andare contro la legge? Le regole parlavano chiaro: chi disobbediva al governo poteva pagare anche con la vita. E i fatti degli ultimi anni insegnavano che non era solo un modo di dire per incutere paura, ma l'agghiacciante e cruda realtà.
Benjamin ci stava riflettendo proprio in quel momento, dietro al bancone del suo piccolo negozio.  Ad un tratto sentì la porta aprirsi e richiudersi subito dopo con un leggero tonfo; era entrato un cliente. 
“Ciao, Diego” lo salutò. Lo conosceva bene, quell’uomo abitava con la moglie Jasmine lì vicino e veniva a prendere il pane quasi ogni giorno.
“Ti porto il tuo solito pane, come stanno Jasmine e la piccola Eugénie?” domandò il giovane mentre gli consegnava un sacchetto con dentro due pagnotte fatte con la solita e unica farina di cui il suo forno disponeva. Il ragazzo si soffermò per qualche secondo ad osservare il volto del cliente: era stanco e rassegnato, gli occhi stavano perdendo la loro luce naturale e per la prima volta da quando lavorava lì – era già qualche anno –  si rese conto di come la tirannide stesse rovinando le persone: tutti avevano perso la speranza.
“Come sempre, Jasmine è stanca e Eugénie gira per la città dalla mattina alla sera tentando di racimolare qualche soldo, perché non possiamo permetterci di mandarla a scuola. Sai, vorrei tornare in Italia e rifarmi una vita lì con la mia famiglia.”
“Lo sai meglio di me che Lui non lo permetterà.”  Il tono di Benjamin era rimasto neutrale. Lo stato di Bordeaux  era isolato dal resto del mondo, sia geograficamente sia  economicamente.
“Ci vorrebbe una rivoluzione, sono stanco di vivere così. Mi chiedo che fine abbia fatto quella persona di quattro mesi fa, ricordi Benja? Quella che ha sparato al Direttore.”
Una scintilla di curiosità guizzò negli occhi azzurri del proprietario, che si sporse lievemente dal bancone e rispose a Diego, mantenendo sempre l’impassibilità e la freddezza che lo caratterizzavano: “Come dimenticarlo. Ma se lui tornasse, tu lo appoggeresti? Andresti contro il governo per reclamare la tua libertà?”
Il castano rimase sorpreso dalle domande dell’amico e scorse nei suoi occhi una strana luce, mai vista prima. Lasciò le monete sul bancone e si diresse verso l’uscita, solo quando fu davanti alla malandata porta di legno gli rispose: “Ti dico soltanto che quando ho visto il Direttore cadere a terra ho ricominciato a sperare.”
E nell’udire quelle parole Benjamin ebbe un’illuminazione.
 
Era una giornata nuvolosa, a Bordeaux. Fuori dalle mura del palazzo imperiale le guardie svolgevano il loro lavoro impeccabilmente, senza mostrare il minimo segno di cedimento al freddo di quel gelido gennaio.
Come ogni prima domenica del mese, era quasi ora del discorso di rito dell’Imperatore: ogni volta si affacciava dalle sue stanze e si mostrava al popolo, raccolto davanti alla reggia per assistere al loro governatore che a gran voce ribadiva le leggi fondamentali dello stato di Bordeaux, valide per i cittadini della capitale e anche per quelli di quei paesi limitrofi che erano sotto il controllo del piccolo stato indipendente.
Era di vitale importanza, secondo l’Imperatore, ricordare a tutti i suoi sudditi i precetti fondamentali che dovevano seguire nella loro vita quotidiana. Era uno dei tanti metodi che adoperava per mantenere quanto più possibile l’ordine e il  rispetto.
Aveva appena finito di salutare freddamente il suo pubblico e stava per partire, come solitamente faceva, dalle leggi sul lavoro e sui doveri che ogni operaio o piccolo imprenditore aveva nei suoi confronti, quando la chioma bionda di Benjamin si fece spazio silenziosamente tra la folla.
Il Direttore, braccio destro dell’Imperatore, era in piedi orgogliosamente al suo fianco, annuendo ad ogni affermazione di quest’ultimo, in segno di condivisione.
La rabbia bruciava nelle vene di Benjamin quasi quanto la fame nel suo stomaco. Non erano tempi facili per quelli come lui. E con la stessa intensità della sua rabbia stringeva la pistola nella tasca interna del suo cappotto.
Guardò la grande quercia ultracentenaria che si erigeva di fronte al palazzo, da sempre simbolo della longevità e prosperità del regno. Facendo attenzione a non farsi notare da nessuno, vi si arrampicò, sino ad uno dei rami più bassi, per poter scendere più facilmente dopo, senza far troppo trambusto.
Si mimetizzò perfettamente tra la chioma dell’albero, così folta anche d’inverno.
Era il momento dell’elencazione dei reati e delle relative pene.
Benjamin estrasse la pistola dalla tasca, e cominciò a studiare il suo obiettivo dal mirino.
Ad ogni parola pronunciata dall’Imperatore o dal Direttore, piena sempre più visibilmente d’odio e di disprezzo nei confronti di un popolo che sfacciatamente continuavano ad affermare di amare, Benjamin era un secondo più vicino al suo momento. Non era il caso di mettersi a tremare proprio adesso che era così vicino al suo obiettivo; ma cuore gli batteva nel petto, forte come dieci tamburi, veloce come il vento.
Tutto sembrò fermarsi nel momento in cui, finalmente premette il grilletto.
Pareva esserci stato un silenzio tombale fino ad allora, perché il boato dello sparo fece tremare la terra sotto i cittadini di Bordeaux, e Benjamin quasi perse l’equilibrio sul ramo, ma riuscì a rimanere abbastanza concentrato da cogliere con i propri occhi il momento esatto in cui il proiettile colpì alla testa il Direttore, freddandolo all’istante, e il suo corpo scomparve dietro al parapetto da cui erano affacciati lui e l’Imperatore, toccando il pavimento con un tonfo sordo.
Il popolo cominciò ad urlare: l’Imperatore era pietrificato, una sua guardia lo scortò al sicuro nelle sue stanze mentre un’altra si piegò sul corpo senza vita del Direttore. Le guardie fuori dalle mura cercarono di contenere e allontanare la  folla, e Benjamin approfittò del momento di confusione per scendere silenziosamente dall’albero e strisciare fino ad uno dei vicoli meno illuminati della città.
Fu qui che scoprì il passaggio segreto, quel minuscolo misterioso angolo di città abbandonato nel tempo. Da quel giorno divenne il suo rifugio.



Ho ripescato questa storia che avevo iniziato a sviluppare anni fa con una mia amica, (BenjAnto qui su efp) che ha il merito di avermi sempre dato le idee migliori. Non sarà una storia con moltissimi capitoli, ma sicuramente sarà intensa e spero che questa prima parte abbia stimolato la vostra curiosità e vi abbia almeno un po' invogliato a seguire i Ribelli nella loro missione. Come sempre mi fa piacere leggere i vostri pareri nelle recensioni!

Ariadne Writes.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Ariadne Taylor