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Autore: Red_Coat    16/02/2019    1 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Il dolore, la paura, l'angoscia.
Aveva immaginato che sarebbero durate per tutto il resto della sua eterna esistenza da spettro quelle sensazioni, le ultime della sua vita terrena.
Invece la accompagnarono solo fino all'ingresso di quel mondo, fatto di voci e memorie sbiadite, poi si dissolsero come il ricordi degli occhi di Cloud, che caparbio resistette fino a che la prima immagine richiamata dalla sua essenza riemersa ad accoglierla, dal mare di lifestream in cui ora si ritrovò, parte integrante e indissolubile del pianeta e della sua esistenza.

«Mamma ...»

Con un filo di voce la chiamò, incredula e tremante.
La vide sorridergli e allargare le braccia e le corso incontro, accolta nel suo abbraccio che era anche quello di tutto il Pianeta.
Lei ... Alla fine era giunta anche lei, ma il sacrificio non sarebbe stato vano.
Rimasero strette a lungo mentre intorno a loro aleggiavano informi tutti gli altri spettri degli Antichi, che aveva scelto di non disturbare quel loro momento.
Fino a che un'altra voce la chiamò. Incredula, commossa.
Non l'aveva mai sentita, e quando sua madre la lasciò andare con un sorriso e un cenno del capo lei credette di impazzire.
Un uomo le stava in piedi di fronte, a pochi passi da loro.
Era alto, abbastanza in carne ma dal fisico tutto sommato in forma.
Indossava un camice sopra un pantalone nero, mocassini sportivi di camoscio e una maglietta arancio di un tessuto simile al cotone.
Aveva un viso paffuto abbellito da due morbidi baffi neri, capelli dello stesso colore tagliati corti sopra le orecchie e due occhi grandi e dolci, contornati da due buffi occhiali dalla montatura rotonda.
La guardò e sorrise.

«Come sei ... bella. Sei cresciuta così tanto...» le disse, paterno, poi guardò Ifalna e la vide arrossire commossa quando aggiunse, tenero «Tutta tua madre...»

Spalancò gli occhi e dischiuse le labbra, le parole le morirono in bocca.
Ma una, la più importante di tutte, ce la fece a dirla.
Piangendo, correndo ad abbracciarlo forte.

«Papà!»

Lui la avvolse, e per la prima volta si sentì davvero fiero di lei, in ogni senso. Era diventata una ragazza coraggiosa, e nonostante tutto era riuscita a compire la sua missione senza voltarsi indietro.
Le prese il viso tra le mani, e lasciò che tutto l'amore che aveva da sempre provato per lei fluisse attraverso il suo sguardo fino a raggiungerle il cuore.
Era così contento di poterla finalmente conoscere, anche se avrebbe voluto per lei una vita più lunga.
Ma il gesto che aveva compiuto e i suoi motivi erano sufficienti a lenire il dolore. In fondo non l'aveva persa, ma appena ritrovata.
Eh ... Oh, che splendida donna era diventata!
Aerith lo guardò coi suoi luminosi occhi verdi e pensò che era davvero così che lo aveva immaginato.
Lo strinse di nuovo, e si sentì la bambina più felice dell'universo.
Poi però si voltò a guardarsi intorno, e tornò l'angoscia.
Avrebbe avuto tutta l'eternità per stare con loro adesso, ma ... prima doveva salvare il pianeta dai piani di Sephiroth, e questo voleva dire tradire definitivamente Victor.
Pensò a lui, quasi come richiamare le immagini vennero a turbare la quiete.
Lo vide gettarsi in ginocchio, esausto.
Stringersi una mano sul cuore e sfogare il suo dispiacere fino a ritrovarsi disteso a terra ad osservare le prime stelle.
Sorrise. Se avesse potuto avrebbe pianto, e lo avrebbe raggiunto per consolarlo.
Ma non poteva più perché lei era morta e lui era un maledetto.
Però ...
La stava piangendo.
Stava facendo cordoglio su di lei, e ne fu profondamente toccata.
Era venuto a vederla andarsene.
Non l'aveva salvata, ma lo aveva fatto ... Anche per lei.
Ora lo capiva.
Sapeva che morendo li avrebbe rivisti.
Sapeva che sarebbe potuta esser felice insieme a loro, anche se per un breve periodo.
Questo le fece tornare in mente la loro ultima conversazione, e seguendo quel pensiero si voltò.
Trovò strano che quelle immagini non avessero richiamato Hikari, Yoshi e Keiichi, ma il suo principale pensiero fu per una persona soltanto.

«Dov'è Zack?» chiese.

In altre circostanze, in un altro universo forse, dove l'esistenza di Victor Osaka non l'aveva sfiorata, probabilmente sarebbe stata abbastanza disillusa e arrabbiata da non volerlo neppure vedere.
Ma adesso ... Victor le aveva mostrato la verità.
Lei lo amava ancora e non vedeva l'ora di riabbracciarlo. Rivedere quegli occhi del colore del cielo e recuperare il tempo perduto.
Voleva perdonarlo, ma lui si negava.
Perché non c'era?
Fu sua madre a risponderle.

«Cercalo e lo troverai.» le disse soltanto, prima di dissolversi assieme al ricordo di suo padre.

E allora senza perdere tempo lei ascoltò il consiglio.
Si fece coraggio e impaziente iniziò a chiamarlo, mordendosi le labbra e illuminandosi di un sorriso entusiasta.

«Zack! Zack, dove sei?»

"Devo perdonarti, gliel'ho promesso! Dove sei, Zack?"

«Zack!» chiamò di nuovo, osservando attentamente il lifestream che la circondava e di cui lei ormai era parte «Zack!»

Nessuna variazione, nessun cambio di rotta od offuscato presagio.
Stava iniziando a disperare, finché all'improvviso un singhiozzo lontano non le giunse alle orecchie.
Proveniva da dietro di lei. Qualcuno stava piangendo, e ascoltando meglio capì di chi si trattava.
Solo una volta lo aveva visto piangere.
Era stata una visione straziante, perché proprio lui che di solito era così giocoso, entusiasta e pieno di buoni propositi per sé e per gli altri.
Proprio lui all'improvviso era diventato inconsolabile.
Si voltò, e lo vide.
Le dava le spalle. Seduto nel nulla, le ginocchia al petto e le braccia legate attorno ad esse. Il viso era sprofondato in mezzo ad esse, la folta criniera scossa da dolci, intangibili aliti di vento.
Piangeva a dirotto, a singhiozzi, e le si spezzò di nuovo il cuore.
"Oh, Zack ..." pensò affranta e intenerita.
E l'unico modo che trovò per consolarlo fu ripetersi, ripetere quell'abbraccio che allora lo aveva almeno un po’ scaldato.
Si avvicinò, senza parlare, e inginocchiatasi gli strinse le braccia attorno alla vita appoggiandogli la testa sulla schiena.
Erano impalpabili.
Due anime eterne nel circolo dell'infinito.
Eppure fu così reale che quasi le sembrò di sentirlo tremare.
Smise all'istante di piangere, si voltò a guardarla e le prese le mani tra le sue, inginocchiandosi di fronte a lei.

«Aerith, no!» mormorò, febbricitante.

Gli occhi sgranati, uno sguardo sconvolto.

«No, Aerith. No! Tu non ...» ripeté, guardandola.

Era successo.
Era accaduto ... di nuovo.
"A quale scopo Sephiroth?
Perché farle del male?"
La giovane sorrise, strinse una mano tra la sua e con l'altra gli sfiorò lo zigomo in una dolce carezza, asciugando quelle lacrime invisibili.

«Va tutto bene, Zack. Ora siamo insieme ...»

"E io ti perdono, perché non ho mai smesso di amarti."
Ma lui sembrò non ascoltarla affatto.
La guardò allarmato, lei si accorse che scrutava il suo corpo alla ricerca spasmodica di qualcosa, qualsiasi cosa che in un primo momento non riuscì a capire.
Era agitato, preoccupato.
Solo quando ad un tratto le pose quella domanda ne comprese il motivo.

«Ti ha fatto male, Aerith? Tu ... T-tu hai ... Hai sentito dolore?»

Era affranto.
Rammaricato e spaventato.
E la ragazza capì che più di ogni altro avrebbe voluto non vederla mai morire, tanto più in quel modo.
Gli sorrise dolcemente, lo trasse a se avvolgendogli una mano dietro la nuca e stringendolo in un abbraccio che fu più intenso di qualunque altro.
Zack tornò a piangere, incapace di non farlo, e reprimendo più che poteva i singhiozzi mordendosi la lingua.
"Stupido, stupido, stupido! Che stupido che sono stato! Idiota! Avrei potuto proteggerti! Fossi stato lì io avrei ... fatto qualsiasi cosa per proteggerti. Potevo impedire a Victor di lasciarti andare. Anzi, forse non lo avrebbe nemmeno fatto.
Avrei lottato di nuovo contro Sephiroth pur di non permettergli di sfiorarti!"
Le avvolse la vita con un braccio, la mano destra a proteggerle la testa appoggiata al suo petto, all'altezza del cuore che aveva smesso di battere da tanto tempo, come se adesso fosse ancora utile farlo.
Aerith alzò gli occhi verso i suoi e sorrise, felice.

«Mi sono mancati sai ...?» gli disse «Non i tuoi lineamenti.» ridacchiò, ricordando una sua sagace ma anche abbastanza scontata battuta di abbordaggio «Anzi, di sicuro anche quelli. Ma ... I tuoi occhi ... Mi sono mancati tantissimo.»

"Li ho cercati in ogni viso, visti in ogni cielo, sognati in ogni anfratto di sogno buio. Sono stati la mia unica ancora di salvezza in mezzo al degrado di una Midgar in continua decadenza."

 

 
Zack abbassò il capo, sforzandosi di sorridere ma non riuscendoci.
Continuava a pensare a com'era morta.
Continuava a dirsi che non sarebbe dovuto succedere, e lei lo capì.

«Zack ...» disse, tornando seria e rivolgendogli un dolce sguardo di comprensione «Victor mi ha lasciata andare per te. Per noi ... Lo sapeva che ci amavamo ancora ... Come ...»

Lui e Hikari.
Il SOLDIER tornò a mordersi le labbra, annuì.

«Lo so ...» mormorò, e un sorriso amaro gli tagliò le labbra «Ma ...»
«Era il mio destino, Zack.» disse ancora la ragazza dei fiori «Ora posso combattere con voi, possiamo davvero aiutare Cloud e gli altri, insieme. E lui lo sapeva. Mi ha lasciata andare per questo.»
«Perché non lo ha fermato?» sibilò allora Fair, in un attimo di frustrazione, stringendo le labbra e i pugni «Perché si ostina a rimanere da quella parte?»

"Non voglio combattere contro di lui, dannazione! Non voglio farlo di nuovo, non per l’ennesima volta, Vic! Noi siamo amici! Non anche tu come Sephiroth, ti prego!"
Gainsborough tornò a sorridergli, gli accarezzò di nuovo il viso prendendoglielo tra le mani.
Si guardarono negli occhi, ora entrambi avevano voglia di piangere.

«Non è mai troppo tardi per tornare indietro.» disse la ragazza.

Poi gli diede un bacio sulla guancia, e aggiunse serena.

«Non è doloroso.
Non adesso che ti ho di nuovo accanto. Io non ricordo neanche più quanto tempo sia passato. Dimenticherò presto anche il dolore, se tu mi sei vicino.»

E allora lui, senza riuscire più a dire anche solo un'altra parola, la strinse a sé e affondò il viso nei suoi capelli, ascoltandola abbracciarlo forte come se non volesse mai più allontanarsi da ciò che erano.
E scomparve, portandosela dietro nel lento vagare del lifestream, promettendole di non andarsene mai più.

«Prega per noi, Aerith. Ti proteggerò io fino a che non saremo salvi.»
«Va bene, Zack. Grazie ...»

Z.-“Cloud … adesso dipende tutto da te.”
A.-“Cloud … adesso dipende tutto da te.”


 
 
\\\
 
Genesis ed Angeal li osservarono ricongiungersi e poi scomparire insieme, con occhi scuri e la tristezza che non riusciva a dissolversi dai loro volti e dai loro cuori.
"Non è mai troppo tardi per tornare indietro." aveva detto Aerith.
Adesso, guardando verso le immagini di Victor Osaka riapparse in mezzo al nulla sopra di loro, non poterono che dissentire.
Era stato un attimo, un solo breve attimo e l'allievo di Sephiroth aveva sfiorato col pensiero la domanda giusta da farsi, quella che avrebbe potuto guidarlo verso la scelta più sensata.
Proprio in quell'attimo però Sephiroth gli era riapparso con la sua immagine più innocente, ed era tornato a confondergli la mente, stavolta ineluttabilmente.
Non c'era più nessuno a guidarlo, ora che anche Aerith era arrivata.
L'allievo di Sephiroth aveva appena imboccato la via per il non ritorno e presto anche loro lo avrebbero fatto.
Tutto era perduto, l'unica cosa che potevano fare ancora era lottare forsennatamente durante il giorno del giudizio per distruggere entrambi e annientarli definitivamente, sia dal regno dei vivi che da quello dei morti.
Sephiroth e suo fratello avrebbero dovuto estinguersi, nei loro mondi e nelle loro essenze. Era l'unico modo per salvare Gaia e le sue anime.
"Non è mai troppo tardi per tornare indietro." aveva detto Aerith.
Genesis sorrise amaro, continuando a guardare Osaka che stringeva la mano di quel bambino dai capelli albini e lo seguiva inerme, senza sapere di essere in balia del proprio spietato carnefice.

«Temo che stavolta lo sia invece, purtroppo ...» commentò tristemente, per poi scuotere la testa e dissolversi, tornando al suo viaggio senza aggiungere nemmeno un’altra parola se non un impercettibile «Ingenuo testardo …» in segno di inutile ma necessaria, rammaricata disapprovazione.

Del resto perfino lui aveva tentato di risvegliare il buon senso di Osaka, senza successo.
Angeal sospirò, poi si voltò a guardare dietro di sé le povere anime di Yoshi, Hikari e Keiichi Osaka.
Il primo stringeva entrambi gli altri due in un abbraccio protettore, incapace di consolarli.
Hikari piangeva ad occhi chiusi, la testa sulla spalla del suocero che le nascondeva appena la vista con una mano sul capo, stringendo a sé, sul proprio petto, il suo bambino che faceva la stessa cosa affondando la testa nelle pieghe dolci del suo kimono. I suoi singhiozzi erano soffocati, stringeva le manine attorno al collo della madre scuotendo a volte il capo per cercare conforto in un calore umano e vitale che era solo una mera illusione delle loro vite passate. Bloccati in un copione che ora più che mai era fatalmente inutile e ingiusto, come una prigione dalla quale avrebbero ben volentieri voluto evadere. Se solo fossero stati ancora con lui …
Hewley e papà Osaka si guardarono, Yoshi abbassò affranto il capo, poi portò via con sé nuora e nipote, impedendo loro di guardare oltre. Era inutilmente doloroso, e lui aveva promesso a suo figlio di proteggerli, anche se Victor non aveva mai potuto ascoltare la sua risposta affermativa e commossa.
Certo che lo avrebbe fatto. Quella ragazza e suo nipote erano il regalo più bello che suo figlio fosse riuscito a fargli, oltre al crescere tutto sommato talmente bene da non riuscire a vedere il male nemmeno in chi condivideva il suo stesso sangue, seppure per metà.

«Mi spiace ...» mormorò Angeal, quasi in lacrime.

Quel ragazzo ... avrebbe potuto avere ed essere molto di più se le cose fossero andate diversamente.
Victor Osaka.
Un SOLDIER così promettente, un essere umano così puro di cuore ...
Se solo Sephiroth lo avesse lasciato andare, o se lui avesse deciso di voltargli le spalle!
Ma ... Nessuna prigione è più forte dei legami di sangue e di amore fusi insieme, neanche la morte. Lui lo sapeva bene ...
Nessuno, né in quell'epoca e neanche in quelle precedenti, poteva vantarsi di esserne davvero riuscito a spezzarne definitivamente i legacci, nemmeno il più malvagio dei cuori.
Del resto perfino Sephiroth stesso era caduto vittima di quel tranello, prima con quella creatura che erroneamente chiamava madre, e ora con quel ragazzo che non riusciva a non chiamare fratello nonostante tutti gli inganni dannosi che gli aveva giocato e il dolore che sapeva avrebbe dovuto sopportare ancora a causa delle loro conseguenze.
Sephiroth ... perchè anche lui non era più capace di fermarsi? Dov'era finito il SOLDIER perspicace che aveva conosciuto ormai una vita fa?
   
 
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