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Autore: _ Arya _    17/02/2019    2 recensioni
2018
Killian Jones ha 30 anni e si trova nel periodo più buio della sua vita. Dopo aver viaggiato per 10 anni, l'incidente che ha ridotto in coma sua figlia lo costringe a fermarsi.
Ad un anno dal tragico giorno, chiede un miracolo al magico cerchio di pietre di Drombeg. E qualcosa accade.
1518
Emma Swan, 21 anni, è la figlia dei governatori della contea irlandese di Cork, nonché re e regina della provincia di Munster. Una vera principessa, ma soprattutto un'abile guerriera e una ragazza che sogna l'avventura. Ha grandi aspirazioni e non vuole limitarsi a diventare moglie e madre, come invece accade alle donne della sua epoca.
Dopo aver litigato per l'ennesima volta coi suoi genitori, i quali vogliono convincerla a sposare un principe della provincia di Connacht per salvare il popolo dalla crisi, decide di saltare la cena e fugge per sbollire la rabbia. Raggiunge il cerchio di pietre di Drombeg, dove ciò che accade potrebbe segnare per sempre il suo destino
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Facing reality together



EMMA POV

Stavolta ero io a voler fare qualcosa per dimostrargli quanto lo apprezzassi. Mi avrebbe dato sicuramente della pazza, e con tutte le ragioni del mondo, ma non mi importava. Quante pazzie più grandi aveva fatto lui per me?
Non osavo andare più veloce solo perché avevo paura che la torta preparata insieme a Mary e David si rovinasse. Visto che dopo un'ora dal mio arrivo alla taverna la tempesta aveva continuato imperterrita, chiuso il locale avevo pregato la zia di aiutarmi a preparare qualcosa di speciale. Uno strato di vaniglia, uno di agrumi e uno di cioccolato. Ovviamente il tutto coperto di glassa, sulla quale avevo formato le parole “Auguri Alice”.
I due coniugi avevano voluto regalarmi tutto, anche per ringraziarmi della “spinta” che avevo dato alla carriera di Henry mettendolo a guardia della capitale, ma non avevo ovviamente accettato. Il giovane aveva sempre mostrato un gran cuore, spirito, coraggio ed abilità, aveva meritato tutto – e a breve avrebbe iniziato l'addestramento da cavaliere.
Così non solo li avevo pagati lautamente per il servigio, ma avevo promesso loro di dare al figlio tre giorni di congedo, così che potesse trascorrere il suo sedicesimo compleanno a casa.
Verso la mezzanotte, a lavoro finito, avevo accettato mio malgrado di rimanere a dormire lì... per ritrovarmi due ore dopo a cambiarmi di nuovo per uscire.
Non sarei comunque riuscita a dormire se non fossi tornata da Killian, che in fondo si trovava a solo due chilometri di distanza. Così avevo lasciato un bigliettino di ringraziamento promettendo di portare il mio “amico” a cena da loro più prima che poi, ed avevo preso torta e vino prima di raggiungere Star.
Avevo trovato insonne anche lei; che le mancasse il suo amico Captain? Tutto era possibile...
Ad ogni modo, non aveva protestato quando l'avevo sellata: era come se entrambe volessimo tornare.
Alla vista del castello alla fine del boschetto sorrisi: finalmente! Anche se morivo di freddo ero felice di aver seguito il mio istinto, avrei dormito molto meglio sotto le coperte calde insieme a lui. Sarei andata all'inferno? Probabilmente sì. Pazienza!


Sorrisi.
Fu l'unica cosa che riuscii a fare, varcando la soglia il più silenziosamente possibile.
Mi aveva aspettata... e si era addormentato nell'attesa. Poggiato su dei cuscini che aveva sistemato per poter leggere, il letto ancora fatto e lui ancora vestito. Sul lato destro un libro, sicuramente scivolatogli di mano... e sul comodino, un piattino pieno di briciole illuminate dalla candela consumata a metà.
“Sono qui Killian” dissi tra me e me “Scusami. Tu non fai che starmi vicino da quando sei arrivato... io al primo ostacolo sono fuggita. Ma non lo farò più, promesso. Grazie a te so di non averne bisogno.”
Non lo avevo mai guardato dormire, ed era estremamente dolce. Il volto finalmente rilassato, pacifico, la bocca leggermente aperta. Russava molto piano, quasi impercettibilmente...
Mi liberai velocemente dei vestiti per poi recuperare la camicia da notte da sotto il cuscino. E visto che non avevo la minima intenzione di svegliarlo, feci l'unica cosa che mi venne in mente: presi una seconda coperta dall'armadio, e la usai per avvolgere entrambi dopo aver comodamente preso posto al suo fianco, contro il suo petto.
Mi sporsi quanto bastò per soffiare e spegnere la candela.
-Mh...
-Sh, dormi... sono io, sono qui. Sono tornata.- sussurrai, pur sapendo che non mi avrebbe sentita.
Infatti continuò a dormire, ma il suo braccio automaticamente mi avvolse.
E finalmente mi sentii a casa, mi sentii bene. Ero dove dovevo e volevo essere, ovvero nella stretta dell'uomo che mi aveva insegnato che essere me stessa non voleva dire essere meno donna.
Lo avrei riempito di domande, l'indomani, ma per ora mi era sufficiente sapere che il miracolo che aveva vissuto era la migliore cosa che potesse capitarmi nella vita.
Sarebbe potuto approdare in qualsiasi epoca. In qualsiasi luogo. Chi poteva sapere come funzionavano i viaggi nel tempo?
Eppure, era apparso letteralmente lungo il mio cammino... e lo aveva cambiato per sempre. Di questo non avrei mai smesso di essergli grata, perché in quel mese e mezzo ero cresciuta molto più di quanto avrei potuto fare da sola in altri 5, 10, o 20 anni.
Pur non credendo nel destino, ero convinta che dovesse esistere una ragione per la quale fosse qui.
In qualche modo, mentre cercava di salvare sua figlia, stava salvando anche me.

 

***


KILLIAN POV

Rimasi fermo a guardarla un paio di minuti prima di muovere anche solo un muscolo... come per paura che l'incantesimo si spezzasse e lei svanisse.
Avevo aperto gli occhi per trovare i suoi inconfondibili smeraldi ad osservarmi, sorridenti. Era sdraiata su un fianco, sollevata sul gomito e la testa che poggiava sulla mano. I lunghi capelli biondi in disordine, bella come sempre.
Non seppi dire quanto durò quel gioco di sguardi, a dire il vero. Poteva trattarsi di cinque minuti, così come di un paio d'ore.
-Buongiorno.
Fu lei la prima a rompere il silenzio, con dolcezza.
-Sei tornata...
-Sono tornata stanotte. Tu dormivi...
-Potevi svegliarmi.
-No, eri così tenero che non ce l'ho fatta.
-Stavolta sei stata tu a guardar dormire me... spero di non aver russato.
Quella melodia meravigliosa che era la sua risata risuonò nella stanza, con leggerezza ma coinvolgimento. Tanto che mi ritrovai a sporgermi per attirarla a me, e poi baciarla. Baci in qualche modo proibiti che erano diventati la normalità, una normalità davvero piacevole. Bella... tanto che per un attimo mi fecero dimenticare il motivo per cui ero andato a letto da solo...
Quasi.
-Ti credo...- sussurrò sulle mie labbra, per poi allontanare di qualche centimetro il viso per potermi guardare negli occhi.
-Mi dispiace se sono andata via così. Era, ed è tanto da metabolizzare ma... non dovevo. Tu ci sei sempre per me, ed io ti ho lasciato solo mentre stavi soffrendo per tua figlia. Sono pessima.
-Sei umana, non sei pessima. Swan, ho praticamente sganciato una bomba... sinceramente credevo avresti fatto molta più fatica a tornare... e sarebbe stato comprensibile!
-Lo vedi? Sei sempre così... ah! Mi fa quasi rabbia, come fai a essere così comprensivo anche quando mi comporto da totale pezzo di merda!
Inevitabilmente scoppiai a ridere, lasciandola a bocca aperta. Dove l'aveva sentita un'espressione del genere, la principessa? Solo nell'esercito potevano usare quel linguaggio, probabilmente... non certo tra aristocratici!
-Chi ve le insegna queste parole poco eleganti, Altezza?
-Molto divertente. Dai, sono seria! Non puoi non arrabbiarti mai con me, non è normale!
-Vuoi che mi arrabbi?
-Sì! No. Insomma, dai, hai capito!
Stavolta riuscii a trattenermi dal ridere perché era seria, ed un po' la capivo. Forse pensava che mi stessi comportando in maniera accondiscendente solo per cavalleria o roba del genere... ma non era così. Non aveva fatto nulla che mi portasse ad arrabbiarmi con lei. La sua reazione, come le avevo detto, era stata del tutto umana. Quale persona normale non avrebbe dato di matto davanti ad una notizia del genere? Anzi, ero sorpreso che avesse metabolizzato così presto!
-Emma. Ti ricordi la prima sera che sono arrivato? Quando mi hai detto di essere una principessa, ti ho chiesto se fossi pazza. Pensavo mi avessi drogato, che fosse tutto un gioco... In poche parole, ci sono passato. So cosa vuol dire e... hai reagito in maniera fin troppo matura. Quindi dimmi, perché dovrei avercela con te?
-Perché...- la sua voce si era ridotta in un sussurro, non più forte e convinta come prima; -Perché mi fido di te e non avrei dovuto... dubitare.
Ma sembrò più una domanda che un'affermazione: come se stesse lentamente realizzando.
-Io stesso avrei dubitato di me.
Restammo in silenzio, a scrutarci. Come se ci aspettassimo che uno dei due avrebbe ceduto. Ceduto a cosa? Questo non sapevo davvero dirlo.
Ma non me la sarei presa solo perché aveva voluto prendersi del tempo per metabolizzare. Lei lo faceva andando a galoppo, non potevo certo fargliene una colpa: ognuno aveva il suo modo. Io, ad esempio, mi chiudevo in me stesso... e non era certo una reazione migliore della sua, anzi.
-E' stato il cerchio di pietre...
-E' stato il cerchio di pietre.- confermai. Era arrivato il momento delle domande? Davvero mi credeva ed era già pronta a farmi l'interrogatorio?
-Non so come. E non so se mai avrò una risposta. Ho solo una teoria. Ero lì, toccavo una delle pietre. E ho chiesto aiuto... aiuto per riavere mia figlia. I dottori... non me lo hanno mai detto chiaramente, ma sono convinto la diano per spacciata. Da quando è in coma... è completamente in stato vegetativo. C'è attività cerebrale ma... non lo so. Sentivo di aver bisogno di qualcosa in più per salvarla. Di qualcosa di... “magico”. Non sono pazzo, ma ho sempre creduto nella magia. Voglio dire, non credo che la si possa sfoderare con una bacchetta magica, una formula. Ma sai, la vedo come qualcosa di superiore... un po' come la fede. Sai, un potere al di là della nostra comprensione... Ricordo che poi si è illuminato tutto... ho iniziato a perdere i sensi. E poi mi hai svegliato a schiaffi.
Le scappò un piccolo sorriso al ricordo, ma poi tornò seria. Speravo solo non mi prendesse per folle, fanatico o chissà cos'altro: sapevo bene che per molte persone non avrebbe avuto senso ciò che stavo dicendo. Anche se non avevo mai temuto i giudizi altrui, non ne avevo mai davvero discusso in pubblico. La sentivo una cosa personale.
-Killian, sto cercando di avere una mente molto, molto aperta, ma...
-E' incredibile. Lo so, lo capisco. Io stesso a volte mi sveglio ancora credendo che sia un sogno...
-Se non fossi così come sei, non ti crederei.
-E come sarei?
-Fuori dal tempo. In senso positivo ovviamente! E parliamoci chiaro, per farmi interessare ad un uomo serviva davvero un miracolo... e a quanto pare è successo. Letteralmente.
Ridemmo insieme, e non potei che essere d'accordo con lei! Per me valeva esattamente lo stesso. Ci era voluto un vero miracolo perché trovassi una donna che mi interessasse per davvero. Una donna con cui, se avessi potuto, avrei passato volentieri il resto della vita. Ero di gusti difficili, cosa potevo farci? Eppure mi era bastato poco più di un mese al suo fianco per non poterne più fare a meno.
Mi rabbuiai, pensando che questo non sarebbe stato possibile.
-Lo so che un giorno dovrai andare.- disse, come se mi avesse letto nel pensiero -E se ci penso mi si mozza il respiro. Ma proprio per questa ragione, non voglio perdermi neanche un minuto del tempo che ci rimane da passare insieme... perché credo tu ne valga la pena, Jones. Anche se a volte sai essere irritante come pochi, ne vali la pena.
Non era da me rimanere senza parole.
Non era da me fare così tanta fatica per evitare di commuovermi come un ragazzino.
-Anche tu ne vali la pena. E neanch'io voglio perdere un altro istante del tempo che abbiamo, perché non so quanto sarà. Ma ricorda ciò che ti ho promesso... non andrò mai via prima di assicurarmi che tu possa avere la vita che desideri.
-Killian, non...
-Lo so che non devo. Ma è ciò che voglio e non mi farai cambiare idea.
-Lo vedi?! Sei così...
Non scoprii gli epiteti con cui mi avrebbe definito, perché prima che potesse proseguire la intrappolai tra il mio corpo e il letto e mi gettai con foga sulle sue labbra. La sua risposta non tardò ad arrivare, e mentre schiudeva le labbra per dare accesso alla mia lingua, con gambe e braccia si avvinghiò forte a me, affondando le dita nelle mie spalle.
Mi sollevai leggermente ma rimase completamente aggrappata a me; poi, con un colpo d'anche ed una risata tra un bacio e l'altro, capovolse la situazione, e fui io a ritrovarmi intrappolato. Stretto contro il materasso dal corpo della donna che amavo.


Quando mi aveva giurato che ci fosse un buon motivo perché ci alzassimo, non le avevo creduto appieno... invece, non riuscii a credere ai miei occhi.
Mi aveva costretto a sedermi davanti al caminetto acceso e dopo essersi volatilizzata per un paio di minuti, era tornata con un vassoio con una grande torta. Un'enorme torta festiva con la scritta “Auguri Alice” formata con la glassa e sei candeline. Come gli anni passati con la mia piccola.
Stava mettendo a dura prova la mia commozione, quella ragazza.
-Swan... è bellissima.
-L'ho fatta io. In parte. Ho pensato... ho pensato che tu per me hai fatto tanto, volevo ricambiare... almeno un pochino...
-E' tantissimo invece.
-Spero sia anche buona- sorrise leggermente, scuotendo le spalle, prima che l'abbracciassi. La strinsi forte, per poi stamparle un leggero bacio sulla nuca. Quando avevo pensato di aver distrutto tutto con la verità, ecco che non solo mi dimostrava quanto torto avessi... ma si spingeva oltre le mie aspettative! Quindi, invece di passare tutte quelle ore a pensare di che malattia mentale soffrissi, aveva preparato una torta per celebrare quella particolare festa di mia figlia.
-Lo sarà...- dissi infine -Lo hai fatto tu, non potrebbe essere altrimenti. Il dolce di mele è fantastico.
-Sì? Meno male. Mi dispiace che abbia dovuto pensarci tu, io...
-Ehi. Basta. Ti sei scusata abbastanza... ora sei qui ed è questo che conta. Non accetto che ti senta ancora in colpa, ok?
-Va bene, va bene.- sorrise, poi si sciolse dalla mia stretta e recuperò un fiammifero accendendolo direttamente dal fuoco. Cautamente si avvicinò alla torta poggiata sul tavolino e lo usò per tutte le candeline.
-D'accordo. Adesso chiudi gli occhi, soffia tu per lei... ed esprimi un desiderio.
-Ok... tu aiutami a soffiare. Ti va?
Annuì e mi prese per mano, poi entrambi ci chinammo di fronte alla bellissima torta che aveva preparato. Chiusi gli occhi, poi soffiai insieme a lei.
Espressi il desiderio più ovvio e scontato che potessi esprimere quel giorno: festeggiare con lei almeno il suo compleanno. I suoi 17 anni, a cui meritava di brindare. 17 erano un traguardo importante per una ragazza, che iniziava a sentirsi più indipendente, visto che i 18 sarebbero stati prossimi. Avevo promesso di insegnarle a guidare, voleva prendere il foglio rosa per potermi alternare alla guida durante i nostri viaggi. “Così ti affaticherai molto meno, papà!”, aveva detto. La mia bambina dal cuore più grande di lei, dal dolce sorriso in grado di illuminare la mia vita... la mia bambina, grazie alla quale non avevo mai vissuto momenti cupi. La sua presenza era sempre bastata a farmi affrontare col sorriso anche i momenti più difficili... per insegnarle a non arrendersi mai. A non buttarsi mai giù.
Un esempio che ora dovevo ricordarmi di seguire io stesso.
Quando riaprii gli occhi, tutte le candele erano spente.
-Siamo stati bravi. Direi che il tuo desiderio si avvererà.
-Sai, Swan? Credo proprio che succederà. Adesso vogliamo assaggiare la tua opera?
La giovane rispose con un largo sorriso, poi prese il coltello tagliando due generose fette di dolce. Versò del vino nei calici, ed infine ci dedicammo a quella magnifica colazione che aveva ideato. Era meravigliosa e non sapeva neanche quanto, non se ne rendeva conto. Nella mia epoca, erano davvero poche le ragazze della sua età con la testa sulle spalle... non mi sarei mai interessato ad una ventunenne nel 2018, l'avrei considerata una bambina! Ma lei... lei aveva la vivacità e la freschezza della sua età, ma la testa di una donna vera. Un po' folle, certo, visto che aveva deciso di fidarsi della mia incredibile storia in così poco tempo!
Ma in fondo, tra noi tutto procedeva molto velocemente. Non era forzato, era completamente naturale... perché, semplicemente, eravamo giusti l'uno per l'altra. Diversi in tantissimi aspetti, eppure un puzzle perfetto.
Per onorare quella piccola festa, le raccontai la verità su come avessi conosciuto ed ottenuto l'adozione di Alice. Di come le avessi insegnato l'inglese, di come avesse mostrato prontezza e intelligenza, tanto da arrivare addirittura a diplomarsi un anno prima.
In fondo, quando l'avevo incontrata, non viveva in un contesto troppo diverso da quello di Emma! Nel suo piccolo villaggio non esisteva la modernità, quindi era stata una novità anche per lei in qualche modo. Più ci pensavo, più mi rendevo conto di quanto le due si somigliassero! Sorrisi tra me e me: avevo un gran gusto in fatto di donne, non si poteva negare! Sia mia figlia che la donna che amavo erano due vere forze della natura, paragonabili a poche!
-Cos'è una macchina?
-Eh?
-Quando sei arrivato mi hai chiesto dove fosse la tua macchina. Mi è appena venuto in mente...
-Ah. Iniziamo con l'interrogatorio, vero?
-Assolutamente! Ti assillerò tantissimo Jones, voglio sapere assolutamente tutto della vita tra 500 anni... quindi preparati.
-Sono pronto! Intanto per rispondere a questa domanda... mmh, hai presente una carrozza. Potrei definirla una carrozza automatica. Non è trainata da cavalli ma... motori. Bisogna imparare a “manovrarla”... e può andare molto velocemente. Può superare i 200 km orari. Per farti un esempio più pratico... beh, io ero al cerchio di Drombeg perché Cork la raggiungo in un'ora di guida.
Aveva la bocca spalancata, tanto che nemmeno riuscì a rispondere! Io risi, perché capivo quanto una realtà del genere potesse essere sconvolgente, per lei.
-Mi svieni se ti dico che si può volare?
-Cosa?! Mi prendi in giro, dai.
-No, Emma! Posso raggiungere New York da Dublino in circa 7 ore. Con un aereo. Sono delle macchine volanti, volano molto in alto, al di sopra delle nuvole... e sono velocissime. Poi ti faccio un disegno per farti capire. La verità è che ho visto molti angoli del mondo. Non solo l'America. C'è perfino un Paese-Continente che ancora non conoscete, l'Australia. Si trova a sud del mondo... in questo momento lì è estate. Poi ho visitato in lungo e in largo l'Asia, l'Africa... sono stato all'estremo nord. Ovviamente sull'America non ho mentito, anche lì sono stato per quasi due anni... e ancora non ho visto tutto.
Decisi di fermarmi lì per il momento, di darle modo di metabolizzare le informazioni prima che si slogasse la mandibola. Mi guardava incredula, ma allo stesso tempo come ipnotizzata. Se solo avessi potuto portarla con me! Quanto avrebbe amato scoprire il mondo?
Riuscì infine a chiudere la bocca, ma continuò a guardarmi.
-Ok. Parlami di Cork, di come sarà. Iniziamo da lì, perché altrimenti credo di impazzire... ed è tutto vero...
-Te lo giuro su mia figlia, è tutto vero. Cork sia, allora.
Vista la giornata uggiosa ed il temporale che non aveva smesso di andare e venire, pensai che dedicare la giornata a raccontarle di un mondo completamente diverso, non fosse una cattiva idea. Saremmo usciti magari più tardi per far sgranchire le gambe ai cavalli, e l'indomani sarebbe venuto il dottor Stein, su cui avevo sentito grandi cose.
Forse, in qualche modo, sarebbe stato in grado di aiutarmi...ma per il momento eravamo io e lei, in compagnia del vino e del resto della torta. Ero felice di poterle parlare apertamente, di non dover nascondere più nulla. Ultimamente mi era pesato davvero tanto essere costretto a mentirle.
Ora non più.
Ed ero anche più felice del nostro rapporto. Eravamo entrambi consapevoli, adesso... consapevoli che probabilmente sarebbe finita, presto o tardi. Che avremmo dovuto dirci addio e che avrebbe fatto un male cane...
E proprio per tale ragione, avevamo intenzione di far tesoro del presente. Vivere alla giornata, goderci ogni singolo istante. Ogni bacio, ogni carezza. Ogni sorriso, parola. Tutto.
Senza sapere che nell'ombra, qualcuno nel presente tramasse contro di noi.




 

Angolo dell'autrice;
CIao! Scusate la lunga assenza, ma il trasloco è faticoso ahahah comunque ho finito, quindi ora posso recuperare di leggere e riprendere a scrivere! Questo capitolo in realtà era quasi pronto e solo da rivedere, quindi sono riuscita a dargli una sistemata subito.
Emma alla fine non è stata troppo incoscente e non è tornata col temporale... così ha raggiunto Killian sana e salva e ha dormito con lui! 
Ovviamente è stato felice di svegliarsi con lei accanto e anche un po' incredulo... Emma dal canto suo non riesce a capire come faccia lui ad essere così comprensivo e non arrabbiarsi! Ma alla fine Killian stesso ci è passato, come le ha spiegato... quindi non aveva motivo di prendersela. Inizialmente l'interrogatorio è stato rimandato per una dose di coccole! Ormai non si sa quanto resisteranno ancora senza fare... nulla, diciamo xD
Poi c'è stata la sorpresa di Emma per lui, che è riuscita a commuoverlo... e potrebbe aver espresso più di un desiderio, incosciamente! Ora sanno entrambi quanto il futuro sia presente... ma non sanno che anche il presente può diventare ancora più complicato. Vedremo chi trama... anche se sicuramente immaginate!
Ok, basta, o il commento diventa più lungo del capitolo xD
Ora credo tornerò a postare abbastanza regolarmente entrambe le storie :) (oltre a recuperare da leggere. Lara, tra oggi e domani leggo la tua di San Valentino, ho visto che l'hai messa *__*)
Un abbraccio! :*
P.S. il problema dei codici sfasati ricominciaaa! argh
   
 
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