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Autore: Helena Hufflepuff    17/02/2019    2 recensioni
Rowena Ravenclaw, per gettare le basi della Scuola di Magia che sogna, è messa davanti a una scelta terribile. E per cavarsi d'impaccio, chiede aiuto al più astuto dei suoi alleati, senza sapere che si sta per infilare in un gioco pericoloso...
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Priscilla Corvonero, Salazar Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Epilogo

Cinque mesi dopo

Mentre il corpo di Loch Dubh veniva coperto da badilate su badilate di terra, un capannello di servitori si radunò ai margini del piccolo cimitero.

“Certo, povero diavolo, morire dopo pochi mesi di matrimonio…” disse una delle cuoche.

“Be’ almeno se li è goduti! Più di una volta l’ho sentito vantarsi d’aver colto il più bel fiore di Scozia in più occasioni, ed è sempre stata all’altezza delle sue aspettative: pia, fedele, sottomessa e sempre disponibile. Magari fosse così anche quell’arpia di mia moglie!...” aggiunse sospirando il massiccio fabbro.

“Inoltre porta in grembo un figlio: è stata un’ottima scelta. La stirpe di Loch Dubh continuerà!” esclamò la sguattera.

“Ravenclaw di Loch Dubh, Saoirse” la corresse lo stalliere. “È cambiato il cognome della famiglia, è stato uno degli ultimi editti emessi dal vecchio padrone, assieme all’assegnazione della gestione di tutti i suoi beni alla moglie e al suo consiglio privato”.

Mentre all’esterno si consumavano questi discorsi, nella stanza di Slytherin Rowena guardava scocciata i vestiti da vedova sparsi per la stanza. La morte dello sposo non l’aveva stupita, ma mai avrebbe immaginato che Salazar avrebbe agito così.

Era cominciato tutto meno di due mesi prima: non era stata molto bene per settimane, e aveva chiesto consiglio ad Helga, il cui verdetto era stato semplice: gravidanza. La cosa non la stupì, sapeva che poteva succedere; Loch Dubh chiedeva inoltre di mostrarle “di aver acquistato una buona giumenta”. Chiese a Helga di custodire il segreto, almeno per un po’. Helga, che sospettava che Rowena le nascondesse qualcosa, non disse nulla e acconsentì.

Quella notte, dopo aver addormentato il vecchio Loch Dubh, Rowena si recò da Salazar; lo buttò voracemente sul letto e, dopo l’estasi, si rassettò la sottoveste e gli disse semplicemente: “Sono incinta. Il figlio è tanto mio quanto tuo. Volevo che lo sapessi”, dopodiché si rimise il mantello sulle spalle e, mentre poggiava la mano sul chiavistello della porta per andarsene, sentì Salazar mormorare: “Qui, domani dopo pranzo”. Lei annuì e, senza altre parole, uscì dalla stanza e se ne andò.

L’indomani dopo il pasto Loch Dubh decise di andare a riposare in camera, mentre Rowena chiese di andare a pregare nella cappella “per la salute di Sua Signoria”, permesso concesso con piacere dal vecchio, soddisfatto di una moglie tanto pia e amorevole. Chiusa la porta della camera di Salazar, si sedette e lo guardò a lungo. Non annunciò la sua presenza, ma sapeva che l’aveva vista con la coda dell’occhio, anche se le dava le spalle, intanto com’era a lavorare su una nuova pozione.

“Ebbene?” chiese alla fine.

“I miei complimenti, Loch Dubh sarà entusiasta” rispose lui, con un tono sprezzante.

“Loch Dubh non sa ancora un accidente, e non voglio che mio figlio sia legato al suo nome” sbottò lei.  Lui si girò e le disse: “Hai ragione: quello nel tuo grembo è il frutto di due anime troppo potenti per essere considerato Babbano. Questo figlio ti servirà per raggiungere una nuova posizione: una madre diventa potente. E con la tua condizione attuale potresti chiedere al vecchio qualunque cosa, e lui te la concederà… con qualche piccolo aiuto” disse lui, mostrandogli una fialetta che infilò nella tasca del mantello di lei. “Comincia chiedendogli di venire a caccia con me, poi ci penserò io”.

“Non sarà un problema” rispose lei. “E il costo?”

“Primo: trovami una moglie, giovane, bella, di puro lignaggio magico, di una famiglia fertile, non troppo ricca; secondo: non dirai mai a tuo figlio chi è il suo vero padre; terzo: anche dopo aver sistemato questa situazione, voglio continuare a godere delle tue grazie”.

“E sia. Fin d’ora?”

“Stasera; adesso sono molto impegnato” rispose lui, voltandole le spalle. Considerandosi congedata, lei si rimise in piedi e uscì. Appena fuori dalla porta, però, trovò Helga, che la guardò con un’occhiata tra l’interrogativo e l’incredulo. “Sono solo affari” tagliò corto lei. Dopodiché andò verso la cappella, e da lì verso la camera da letto, celando ogni pensiero dietro la maschera della signora di Loch Dubh.

Dopo l’annuncio ufficiale della gravidanza, la salute di suo marito peggiorò drasticamente, e Rowena approfittò della sua indisposizione per lanciargli delle proposte che Salazar gli avrebbe fatto accettare manipolando la sua mente in ogni occasione che gli si presentava: il cognome di Loch Dubh depennato, la nomina di Rowena come erede universale. Una volta ottenuto tutto ciò, la morte non fu comunque istantanea: avrebbe destato sospetti nelle ottuse, malevoli menti Babbane degli amici di lui, disse Salazar. Così aspettò che lui peggiorasse naturalmente e, senza dirlo ad anima viva, un giorno in cui Rowena era in visita ad alcuni villaggi vicini, entrò nella camera nuziale dove giaceva il signore e, non appena la porta si richiuse alle sue spalle, la stanza fu invasa da un lampo di luce verde. Il cadavere fu trovato dal prete che passava ogni sera per comunicarlo, e lo stupore di Rowena, quando le annunciarono che il suo amato marito era con Dio e lei era la vedova Ravenclaw di Loch Dubh, era sincero. Il funerale fu tre giorni più tardi, ma Rowena, con la scusa della gravidanza, non partecipò alle esequie: lo sguardo vorace della servitù e di tutti i clan sul suo grembo sempre più tondo la rendeva furibonda. Con quell’essere che cresceva dentro di lei, la bella dama del glen era oscurata dalla funzione di fattrice, e la cosa non le piaceva affatto. Andò invece da Salazar, che soddisfò lungamente, e quando entrambi furono appagati, gli annunciò: “Sappi che non mi risposerò, e non ho intenzione di avere altri figli: toglierebbero tempo ai miei studi”.

“Bene; il figlio per ottenere ciò che volevi nascerà tra pochi mesi, e poi nessuno vorrebbe una donna troppo intelligente al suo fianco. Trovata la ragazza per me?”

“Sì; verrà qui al seguito di una sorella maggiore, che Helga ha convocato come balia. L’ho vista: è molto giovane, graziosa, figlia di una stirpe molto fertile, di ascendenze magiche purissime, senza troppi grilli per la testa: credo che accetterà il matrimonio senza problemi non appena glielo proporrai”.

“Rowena” disse lui, vedendola un po’ scombussolata, “il ruolo di moglie rischierebbe di fagocitare le tue energie in qualcosa che non ti appartiene, un ruolo che ti soffocherebbe. Sei uno spirito libero che vola alto, e per farlo devi essere libera da ogni legame esclusivo”

“Disse quello che sta per sposarsi” ribatté lei, sempre con quello sguardo fiero.

“Quelli sono solo affari: per il futuro della magia non si è mai troppo prudenti, e una discendenza numerosa è il primo passo. Ma il nostro rapporto va al di là della procreazione di alcuni marmocchi: la nostra è un’unione mentale, il nostro frutto non è solo quell’essere che ti sta prosciugando, ma saranno intere generazioni, formate da noi e dai nostri discendenti: una nuova stirpe magica, potente e fiera, non più costretta a nascondersi come hai dovuto fare tu con tuo marito, ma libera di vivere appieno la propria potenza” E mentre Rowena gemeva sotto le sue mani esperte, una fiamma di luce bianca guizzante sopra il letto identico a quello in cui il vecchio Loch Dubh era morto solo pochi giorni prima, Salazar capiva che mai avrebbe potuto rinunciare a un patto così vantaggioso, a un rapporto così superiore a qualsiasi altro perché non aveva futuro, e proprio per quello poteva averne infiniti. E quando lei alla fine se ne andò, avvolta nei suoi abiti color notte, quando ormai stava per giungere una nuova alba, entrambi capirono che era un patto ormai inscindibile.

*

I giorni lasciarono il passo alle settimane, e poi ai mesi e agli anni. Rowena mise al mondo una bambina, una creatura affascinante cui lei pose il nome di Helena, unione del suo nome con quello di Helga, a cui la piccola venne affidata dal momento stesso in cui venne al mondo; del resto, aveva già svolto la sua funzione, e aveva ben altro cui pensare: i possedimenti di cui era entrata in possesso erano molto estesi, ed era più che convinta che la scuola fosse da costruire il prima possibile; aveva troppo da fare per seguire le pressanti necessità di una neonata. Continuava a passare molto tempo con Salazar, che ufficialmente la aiutava nella gestione degli affari come aveva imparato a fare nella tenuta di famiglia, ma spesso la invitava nella sua camera, oppure veniva convocato in quella di lei, e in questi casi i loro rapporti erano tutt’altro che professionali.

La piccola Iphigenia, la sorella della balia di Helena, cedette al corteggiamento di Salazar nel giro di poche settimane, e il matrimonio fu celebrato in tutta fretta non appena si seppe che, come era desiderio dello sposo, la giovane aspettava un figlio. Godric, che considerava la giovane una vittima sacrificale, avrebbe voluto portarla lontana da “quel lurido e viscido bastardo”, ma una volta interrogata Iphigenia, lei rispose che voleva sposarsi, non potendo sopportare l’onta di tornare a casa come ragazza madre. Allo stesso modo, acconsentì a vivere quasi da reclusa nell’appartamento che Salazar stava costruendo nel nuovo edificio, nella zona più protetta e sotterranea della scuola, e oltre ai numerosi figli che ebbe in rapida successione si occupò anche dei rampolli delle più antiche famiglie magiche che cominciarono ad affluire nel castello che cresceva a strapiombo sul Loch Dubh e che Salazar volle accogliere sotto la sua particolare protezione.

La scuola crebbe in dimensioni e numeri, e purtroppo assieme ad essi cominciarono a crescere anche i diverbi, specie tra Salazar e Godric, mentre Helga tentava di fare da paciere e Rowena tentava di dare alla scuola l’aura di solidità e importanza che avrebbe poi dovuto mantenere nei secoli successivi. Ma nonostante i diverbi in pubblico, Salazar e Rowena continuavano con i loro incontri, se non proprio quotidiani, comunque abbastanza frequenti.

“Salazar, sei proprio sicuro?” chiese Rowena un pomeriggio dopo l’unione, appoggiandosi su un gomito. A volte le piaceva mettersi così, a guardare il corpo flessuoso di Salazar che si delineava sotto le lenzuola, ma stavolta lo guardava negli occhi, seriamente.

“Rowena, ti sarai resa conto anche tu che la situazione sta diventando insostenibile. Godric…”

“Lascia perdere Godric, Salazar! I tuoi figli ancora piccoli, tua moglie è nuovamente incinta e molto malata ed Helga ha detto che probabilmente non sopravvivrà al parto, e i tuoi pupilli ti seguono con fervore. Hai investito in questa impresa molto tempo, energia e acume, fin dall’inizio, e ora non puoi mollare tutto solo per i diverbi con Godric, che tra l’altro ci sono sempre stati”.

“Quelli erano poco più che bisticci, Rowena, ma ora siamo andati oltre. Non è una semplice divergenza di vedute: lui insiste ad accogliere tutti coloro che sanno fare qualche scintilla con la bacchetta, mentre io lo so, e lo sai anche tu, che la conoscenza non è per tutti, ma per chi è stato eletto fin dalla nascita con un dono superiore, che la magia deve essere protetta da chi potrebbe comprometterne l’integrità, e non lasciarla in mano a chi la porterebbe a un abbrutimento che sarebbe l’inizio della fine per la nostra cultura. Guarda cosa abbiamo fatto noi: Helena oggi è una stupenda bambina ricca di ogni virtù magica, e lo è perché noi l’abbiamo generata. Se permettiamo a chi non conosciamo di mescolarsi, dove andremo a finire? E se è per difendere ciò che è giusto, sono pronto ad aspettare tutto il tempo necessario, e nel frattempo andarmene ovunque non ci sia questa feccia a gironzolarmi attorno, e Iphigenia e i ragazzi mi verranno dietro: quella ragazza è debole, quindi se le dico di seguirmi nel mio maniero nel Fen, ci verrà senza opporsi, non importa quale sia il suo stato di salute. Del resto, in sei anni mi ha dato sette figli in ottima salute e con un sangue magico in perfetta regola, ha già raggiunto il suo scopo: ho già promesso le femmine ai più eminenti rampolli del mondo magico e individuato la moglie più adatta al maschio, il suo compito è finito”.

Rowena si alzò di scatto dal letto e andò alla finestra, senza curarsi del fatto che era completamente nuda. Nonostante fossero passati anni da quella prima volta, Salazar si emozionò di nuovo nel vedere quella donna così stupenda lì con lui. La raggiunse e la abbracciò da dietro, il suo torace asciutto contro la schiena flessuosa di lei.

“Rowena, finché avrai Helena con te, io ci sarò: è il nostro frutto più prezioso, dovrai difenderla a costo della tua vita” Non blandiva Rowena a livello mentale, sarebbe stato un affronto, ma con le sue parole sussurrate all’orecchio, unite alle mani che ormai la conoscevano troppo per non sapere esattamente cosa fare. “So che se me ne andrò, tu resterai, perché sarai l’ultimo baluardo della cultura magica. Ma ricorda questo momento, ricorda il nostro patto: in fondo ci apparteniamo più profondamente di qualunque coppia regolare, perché noi siamo l’unione della perfezione”.

Quella notte lui la accompagnò in una Stanza sotterranea che conoscevano solo loro, e lì si amarono con l’urgenza e la bramosia di chi sa che ogni secondo è prezioso, che dopo potrebbe essere troppo tardi. Quando quella mattina passò dall’appartamento di Salazar, vide quello che temeva: i beni di Salazar e della famiglia spariti, solo l’eco a ricordargli la sua voce, calda come la sua presenza quando raggiungevano il massimo del loro incendio crepitante di gemiti e sospiri. Ora restava solo il freddo.

*

“Rowena, tutto bene?” Helga le si avvicinò non appena entrò nella Sala del Consiglio per la colazione.

“Salazar se n’è andato” rispose lei in tono piatto.

“Lo so, è scappato all’alba”.

“Avevamo un patto”.

“Non erano solo affari, vero?”

“No” confermò Rowena, voce ferma e una lacrima solitaria lungo la guancia, “forse non erano solo affari”.

***

NdA: eccoci giunti all'inevitabile conclusione. Spero di non essere andata troppo OOC, anche perché suppongo che Rowena, nonostante sia sempre abbastanza algida, provasse davvero qualcosa per Salazar: magari non amore, ma la possibilità di rapportarsi con qualcuno che preferisse un buon ragionamento razionale alle reazioni istintuali (l'ambizione Serpe, come l'intelletto Corvo, sono per me molto affini perché basati su elementi mentali).

Grazie di essere resistiti fino alla fine (fortunatamente, stavolta è stata una mini-long); se vi va lasciatemi pure un commentino; spero di potervi accontantare con le mie altre FF (una long in via di conclusione e OS in varie fasi di creazione ed espletamento). Buona giornata! ^_^

   
 
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