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Autore: Snaps    17/02/2019    1 recensioni
Il Cappello Parlante gli venne posato sulla testa e se lo sentì scivolare sugli occhi, impedendogli la visuale dell'immensa sala di Hogwarts. La voce del cappello lo tormentava:
Saresti stato bene tra i Grifondoro gli ripeteva all'orecchio, in un sussurro.
No. gli rispondeva. Non è vero.
Saresti stato bene, Harry Potter.
Harry si sentì d'un tratto soffocare, il Cappello gli era scivolato fino al collo, gli impediva di respirare...
E proprio mentre era sicuro che sarebbe soffocato, un Harry Potter sedicenne, si svegliò di soprassalto, trovandosi a fissare il baldacchino verde del letto dei dormitori di Serpeverde. Nel letto accanto al suo, con l'aria di non essersi accorto di nulla, vi era Draco Malfoy che dormiva della grossa.
Nel guardarlo Harry si rassicurò: per anni aveva temuto di essere stato assegnato alla Casa sbagliata, ma gli ci volle un attimo per placare i suoi tormenti.
Di certo Draco Malfoy era il migliore amico che avesse mai avuto.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Harry correva lungo il corridoio con un solo pensiero in mente. Quello che aveva fatto a Malfoy. Era sconvolto, terrorizzato. Dopo aver accompagnato il ragazzo in infermeria Piton, pallido di rabbia come Harry non lo aveva mai visto, lo aveva punito. Ma a Harry non poteva importare di meno, anzi si era già figurato la sua espulsione. Eppure nemmeno l’allontanamento da quella che per la prima volta era stata la sua casa riusciva ad allarmarlo in confronto a quello che era appena successo nel bagno.
Senza l’intervento di Piton, Malfoy avrebbe potuto morire… quanto tempo ci avrebbe messo lui, Harry, a scuotersi da quella sorta di trance in cui era caduto e soccorrere finalmente l’amico? Quanto avrebbe gridato ancora Mirtilla Malcontenta prima che qualcuno accorresse? Non sapeva dove andare, a chi rivolgersi.
La Sala Comune era esclusa, gli avrebbero fatto troppe domande.
E poi c’era la questione del Marchio Nero.
No, Harry non l’aveva dimenticato ma al momento evitava di pensarci. Non voleva credere che anche il suo amico più caro faceva parte di coloro che lo volevano uccidere.
E poi Malfoy non aveva detto: ‘Dovrò passare informazioni su di lui’? Harry era certo che si riferisse a lui, Harry, e il pensiero lo tormentava.
Sentiva che era prudente, fondamentale andare immediatamente a riferire tutto a Silente… ma ancora esitava. Di una cosa era infatti certo: Malfoy non si era unito ai Mangiamorte di sua volontà. Aveva la chiara idea che lo avessero costretto. Riferendolo al preside forse lo avrebbe messo in pericolo.
Era anche vero che non poteva non far nulla, non senza sapere cosa mai Malfoy volesse aggiustare e perché era così importante per lui.
Infine si fermò nel bel mezzo di un corridoio deserto. Non sapeva nemmeno dove si trovava esattamente. In lui era rimasto solo quell’assurdo desiderio di fuggire, di sparire e non riemergere più.
Non sarebbe andato da Silente. Non subito, almeno. No, prima voleva parlare con Draco, sentire cosa aveva da dire. Poi avrebbe deciso. Magari non era troppo tardi per tirarlo fuori dai guai, forse poteva ancora convincerlo a venire dalla parte giusta, a restare con lui come aveva sempre fatto. Come pensava avesse sempre fatto, si corresse mentalmente.
-Harry!- la voce lo riscosse. Non si era nemmeno accorto di essere scivolato lungo il muro del corridoio, lo sguardo fisso davanti a sé, stralunato, le mani tremanti.
Man mano che si avvicinava, riconobbe Ginny. Il sole passava dalle finestre e disegnava meravigliosi riflessi tra i suoi capelli. Harry capì che era esattamente la persona di cui aveva bisogno in quel momento.
-Harry, che è successo? Stanno girando delle voci…- ma si interruppe nel guardarlo. Si chinò su di lui e gli prese la mano. Harry la strinse con gratitudine, senza parlare ma con una gran voglia di piangere.
 
-E poi che è successo?- Ginny gli chiese, dopo che lui gli ebbe raccontato lo scontro nel bagno. Harry esitò. Non voleva raccontare del Marchio Nero, non ancora almeno. Voleva prima parlare con Draco.
-Poi è arrivato Piton.- disse infine. –E l’ha curato con una serie di incantesimi.-
alzando lo sguardo vide Ginny e Hermione scambiarsi un’occhiata.
Hermione sembrava aver deciso di abbandonare lo sguardo altezzoso che gli riservava di solito e ora lo ascoltava assorta, mordicchiandosi il labbro nervosamente.
-E allora che vuoi fare?- Hermione lo fissava intensamente. –Dovresti dirlo a Silente, sai? Intendo tutto quello che è successo.-
Harry alzò lo sguardo. Sembrava che la Granger sapesse che lui aveva omesso dei particolari del suo racconto.
-Prima vorrei parlare con Draco.- disse loro.
Hermione sospirò. –Sì, lo immaginavo. Bè allora cosa aspetti? Perché non vai in infermeria?-
-Cosa, adesso?-
-Certo, adesso.- le disse Hermione decisa. –Piton e Madama Chips saranno già stati in grado di rimetterlo in piedi, no?-
Harry era ancora scettico e allora Ginny prese la parola. –Harry, la maledizione che hai lanciato su Malfoy non è stata nemmeno vicina ad ucciderlo. Dean Thomas mi ha detto di averlo visto camminare fino all’infermeria. Hermione ha ragione, vai da lui se per te è così importante. Ma poi devi andare subito da Silente.- Harry annuì alle sue parole, con uno strano senso di leggerezza. Malfoy non stava così male, dopotutto.
Dieci minuti dopo stava già camminando per i corridoi affollati per raggiungere l’Infermeria. Notò che molti si giravano al suo passaggio e si chiese quanto velocemente la notizia fosse girata per la scuola.
Infine si trovò di fronte al portone.
Il suo coraggio venne meno. Non si sentiva pronto ad affrontarlo, a sentirsi dire che l’aveva tradito.
Infine entrò nella stanza illuminata. Madama Chips accorse quasi subito e sbrigativamente gli chiese cosa volesse.
-Parlare con Draco Malfoy.-
-Bè mi dispiace ma se ne è andato poco fa.- il suo tono era estremamente seccato. –Io gli ho detto che è troppo presto ma lui a quanto pare aveva una fretta indiavolata.-
-Le ha detto dove andava?- Harry era allarmato.
-Certo che no, non sono fatti miei questi.- e se ne andò borbottando tra sé.
Harry rimase per un pezzo imbambolato nella stanza. Intanto si lambiccava il cervello… dove poteva essere andato Draco? Perché tutta quella fretta? La risposta ovviamente già la conosceva: era andato al Settimo Piano a riparare quello su cui stava lavorando già da mesi, qualunque cosa fosse. Finalmente decisosi Harry corse affannosamente, sgomitando tra la folla che ingombrava le scale e i corridoi del castello finché lui non raggiunse l’arazzo di Barnaba il Babbeo. Draco, ovviamente, non si vedeva.
Harry era preoccupato sentiva di dover fare qualcosa ma cosa, non gli era ancora chiaro.
Parlare con Draco sembrava al momento impossibile: quando spariva lo faceva per ore. Infine dovette arrendersi: doveva andare da Silente.
Si voltò con decisione e aveva quasi raggiunto la rampa di scale quando andò a sbattere dritto dritto contro la McGranitt.
-Potter! Non si corre nei corridoi!-
-Mi scusi professoressa. Volevo vedere il professor Silente.-
-Il preside è impegnato fuori dalla scuola, Potter.-
-Cosa? Impegnato?-
-Certo e non sono affari che ti riguardano. Comunque qualunque cosa tu abbia bisogno puoi dire anche a me.-
Harry tentennava, chiaramente indeciso… avrebbe voluto parlare col preside e con lui solo.
-Allora?- la McGranitt cominciava a diventare impaziente. Non che fosse molto difficile per lei. Infine Harry decise. Silente non c’era e lei era il meglio cui potesse confidare una cosa simile.
-Si tratta di Draco Malfoy.- disse infine.
-Meglio non parlarne qui.- lo interruppe subito lei. –Il mio ufficio sarà più appropriato.-
Una volta raggiunta l’ufficio Harry cominciò a parlare. Le raccontò tutto quel che gli era capitato quell’anno, senza omettere nulla: il suo allontanamento, il suo atteggiamento strano, la cosa misteriosa da aggiustare, il duello nel bagno (di cui lei era già stata informata da nientemeno che Piton) e infine anche del Marchio Nero celato sul suo braccio. La McGranitt ascoltò con attenzione e rimase a lungo pensierosa dopo che Harry ebbe finito il suo discorso.
-Quella che stai muovendo è un’accusa molto grave signor Potter… certo è che se hai visto il Marchio Nero sul giovane Malfoy, e non credo tu abbia motivo di mentire al riguardo, bisogna intervenire immediatamente.- la professoressa si alzò con uno scatto repentino, che fece sobbalzare Harry. –Bisogna trovare il signor Malfoy immediatamente. Hai idea di dove si possa trovare ad aggiustare questa… questa cosa?-
-Io so che si dirige sempre al Settimo Piano, Professoressa… poi è come se scomparisse.- A quell’informazione le narici della McGranitt fremettero e si diresse velocemente verso la porta. Harry la guardava ancora seduto, senza sapere bene quel che doveva fare.
-Allora, Potter?- la McGranitt si era riaffacciata alla porta. –Non viene? So esattamente dove si trova il giovane Malfoy.-
Harry si alzò immediatamente e seguì la professoressa lungo i corridoi del castello, attraverso passaggi segreti fino ad allora ignoti che in un attimo li condussero al Settimo Piano.
Lì, stesa a terra, si trovava l’ultima persona che Harry si aspettava: Sibilla Cooman.
La McGranitt accorse in suo aiuto e la prese per un braccio mentre Harry la prendeva per l’altro. Insieme riuscirono ad issarla su.
-Cosa le è successo, professoressa?- le chiese Harry.
-Oh… bè… stavo entrando nella Stanza…-
-Quale stanza?- chiese il ragazzo, ma la McGranitt lo zittì.
-Fai silenzio, Potter. Poi cos’è successo Sibilla?-
-Sono stata cacciata fuori letteralmente. E credo… sì, credo che dopo di me ne sia venuto fuori qualcuno, ma non ho visto chi.-
-Bene, Sibilla, adesso vai in infermeria e fatti dare qualcosa da Madama Chips.-
Una volta mandata via la Cooman, la McGranitt disse a Harry:
-Decisamente sta succedendo qualcosa dentro questa scuola. Io cercherò Malfoy, tu, Potter, andrai nella tua Sala Comune e ci rimarrai finché io non avrò risolto la situazione. Ed è inutile che protesti- disse perché Harry aveva ribattuto con aria ribelle. –non mi farai cambiare idea e mi sarai di impiccio. Ora vai, su.-
Harry si voltò carico di risentimento e di diresse verso la Sala d’Ingresso. Ecco, era esattamente questo il motivo per cui non voleva rivolgersi alla McGranitt.
Lui stava tornando alla Sala Comune ma solo per accertarsi che Draco non fosse lì…una volta appurato che non c’era (e Harry sapeva che non c’era) ne sarebbe uscito e al diavolo la McGranitt.
Stava per scendere la scala principale quando qualcosa attrasse la sua attenzione.
Un baluginio verdastro si rifletteva dalla finestra e illuminava sinistramente il pavimento. Si avvicinò ai vetri e ciò che vide lo sconvolse.
Il Marchio Nero baluginava con il suo presagio di morte sulla torre più alta di Hogwarts. Il cuore gli batteva forte nel petto, come se volesse fuggire dalla sua locazione abituale. In preda al panico, evitando di chiedersi chi fosse morto, Harry cominciò a correre a perdifiato. In un tempo che gli parve straordinariamente breve, raggiunse i piedi della scalinata a chiocciola che portava alla Torre di Astronomia.
Intanto, dietro di lui, sentiva i rumori inconfondibili di colluttazioni che si avvicinavano. Senza esitare oltre, salì le scale.
Si ritrovò nel locale circolare, l’aria accarezzava il suo volto accaldato come un balsamo. Una figura si trovava lì, come in attesa di qualcuno.
-Harry!- esclamò sorpreso Silente, vedendolo.
-Preside!-
Intanto il rumore si faceva sempre più forte, sembrava che qualcuno risalisse le scale.
-Hai il Mantello con te, non è vero?- gli chiese il preside con un allarme nella voce che non gli aveva mai sentito.
-Sì, professore, lo tengo sempre con me, come mi ha detto di fare.-
-Bene, nasconditici adesso. Stanno arrivando visite.-
Harry quasi non fece in tempo a mettersi il Mantello che la porta venne spalancata con violenza e nella stanza irruppe Malfoy.
Harry era paralizzato dall’orrore.
-Molto bene, Draco. Vedo che sei riuscito a far entrare i tuoi amici Mangiamorte nella mia scuola. Posso chiederti come hai fatto?-
Draco tremava incontrollabilmente, Harry non lo aveva mai visto così pallido e spaventato.
-Con l’Armadio Svanitore nascosto nella Stanza delle Necessità… è tutto l’anno che ci lavoro per aggiustarlo.-
-E in tutto questo tempo nessuno ha notato le tue sparizioni? Il tuo lavoro doveva richiedere molte ore per essere compiuto…-
Draco non rispose a lungo. –Harry l’aveva notato.- disse infine.
Silente lo guardava con aria grave al di sopra degli occhiali a mezzaluna.
-Ma tu non gli hai dato ascolto, non è vero?- il suo tono era velato di tristezza. –e lui non mi ha rivelato nulla dei suoi sospetti temendo di nuocerti. Capisco.-
-No, lei non capisce!- Draco sembrava fuori di sé. –Io devo ucciderla! O lui ucciderà me!-
-Io capisco molto bene, signor Malfoy. E so anche cosa il tuo Signore ti ha chiesto di fare. E allora perché esiti ancora?-
Draco, ancora una volta, non rispose. La mano che stringeva la bacchetta gli tremava incontrollabilmente, l’altra era chiusa convulsamente a pugno.
Intanto di sotto i rumori si facevano sempre più forti, più vicini, più incombenti.
-Temo che tu non abbia molto tempo, signor Malfoy.- il tono di Silente era carezzevole, pieno di comprensione.
Harry, intanto, nascosto sotto il Mantello dell’Invisibilità, non sapeva che fare. Dentro di sé non credeva che Draco avrebbe mai ucciso qualcuno… eppure fino a qualche giorno prima lui, Harry, era stato convinto che Draco non avrebbe mai potuto tradirlo. Non sapeva cosa dovesse aspettarsi da lui. Anni di amicizia sembravano essere stati gettati al vento. Draco era appena diventato un estraneo per lui, qualcuno che non conosceva e di cui non poteva fidarsi.
Il bisogno di rivelarsi stava crescendo in lui e stava quasi per togliersi il Mantello quando, all’improvviso, i rumori che provenivano dabbasso scomparvero.
Draco si era voltato verso la porta, come in attesa di qualcuno.
E, in effetti, quasi immediatamente la porta si spalancò e fecero irruzione Bellatrix, Grayback e… Piton.
-Avanti, Draco! Fallo!- Bellatrix si era avvicinata al nipote e gli sussurrava nell’orecchio esortazioni all’omicidio.
Ma Draco non si muoveva.
-Non abbiamo tutto il giorno.- sussurrò Grayback, gli occhi fissi su Silente con uno sguardo che dava la nausea.
Intanto Harry era combattuto. Aveva alzato la bacchetta, puntandola contro la più pericolosa lì, Bellatrix Lastrange. Ma, come avendo previsto le sue mosse, Silente gli fece un breve cenno di diniego. Doveva restare fermo.
-Fallo!- urlò a quel punto Bellatrix visto che Draco non si muoveva.
A quel punto Piton si fece avanti.
Guardò negli occhi l’uomo che si era fidato ciecamente di lui.
Levò la bacchetta.
-Avada Kedavra!- e Silente cadde nel vuoto.
Per Harry tutto si era svolto al rallentatore, come se non osasse ancora credere a quello che era successo.
Tremava sotto il Mantello. Ora, anche se avesse voluto rivelarsi, non ci sarebbe riuscito. La gravità di quanto successo gli gravava sul petto come un macigno.
Riusciva a guardare Malfoy con altri occhi.
Non voleva più aiutarlo. Era un vile e un traditore. Aveva provocato la morte del preside, l’unica persona che Voldemort temesse.
Non riusciva a credere che fosse riuscito a schierarsi dalla parte di Voldemort, visto quello che aveva fatto a Harry.
Bellatrix, Piton e Grayback si voltarono scesero lungo la scala a chiocciola.
Draco esitò un po’ di più.
Rimase lì a fissare il punto in cui Silente aveva lasciato il mondo, scomparso definitivamente e per sempre.
Infine si voltò.
Stava per andarsene quando un fruscio familiare attrasse la sua attenzione.
Lì dove un attimo prima non c’era nulla, tornato visibile, c’era Harry.
Stringeva tra le mani tremanti il Mantello dell’Invisibilità, inutilizzato.
Quante volte entrambi vi erano scomparsi sotto?
 Harry lo guardava con un’accusa negli occhi che Draco non riusciva a sopportare… che lo metteva davanti alla gravità di ciò che aveva fatto.
Harry non diceva niente e Draco non poté che leggere un’accusa nei suoi occhi.
-Dì qualcosa!- gli gridò levando la bacchetta, gli occhi velati di lacrime.
Ma Harry non aveva parole e non aveva paura. Non estrasse la bacchetta e non parlò, ma rimase lì a tremare di rabbia e frustrazione.
-Chiamali.- disse infine. La voce gli sembrava roca come se non la usasse da un pezzo.
-Cosa?- Draco sembrava non capire e guardava quello che era stato suo amico con uno strano sguardo.
-Chiama i tuoi amici Mangiamorte, così possono finire anche me. Chiamali, visto che tu non sei stato nemmeno capace di uccidere Silente. Era quello che volevi, no? Conquistare il favore di Voldemort? Allora chiamali.-
-Draco?- la voce di Bellatrix saliva fino a loro da metà della rampa di scale. –Che stai facendo? C’è qualcuno lì?-
Harry attese che Draco parlasse. Che dicesse alla zia che aveva catturato nientemeno che Harry Potter.
Ma Draco abbassò la bacchetta.
-Non c’è nessuno.- disse rivolto alle scale.
Gettò un ultimo sguardo all’amico, uno sguardo che diceva quanto gli dispiacesse, che era stato costretto, che non avrebbe mai voluto fargli del male e che aveva tentato di proteggerlo.
Ma Harry non capì o non volle capire. Il suo sguardo rimase fermo, privo di compassione.
Draco Malfoy aveva smesso di essere suo amico.
Così si voltò senza che Harry lo fermasse.
Scese le scale e lo lasciò indietro, per la prima volta, completamente da solo.
 
 
 
 
 
   
 
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