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Autore: Uptrand    21/02/2019    13 recensioni
Gli Yahg hanno deciso di non rispettare gli accordi con il Consiglio della Cittadella e una numerosa flotta di conquista si sta muovendo verso la colonia salarian indipendente di Erinle.
Da due settimane sotto assedio degli yahg e difesa dalle forse dell Iniziativa di Difesa Galattica (I.D.G.) agli ordini del Consiglio.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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All'avviso del comandante Falso, la flotta del Consiglio entrò rapidamente nell'ammasso tramite il portale. 
Data la maggior vicinanza di Erinle a quest'ultimo, riuscirono a occupare rapidamente una posizione strategicamente importante come l'orbita del pianeta. 
Come disposto dall'ammiraglio turian Tulter Dectus, la flotta si dispose su tre linee. Con la seconda spezzata in centro, con i due tronconi spostati verso destra e sinistra. 
Intenzionato a vedere cosa avrebbero fatto gli yahg, diede ordine alla flotta di non muoversi. 
Turian dall'animo pratico, sapeva che lo scopo da raggiungere era la liberazione di Erinle. 
Raggiungendo per primi l'orbita si erano assicurati un vantaggio, di cui inizialmente non aveva mai pensato di poter godere. La lentezza delle navi nemiche era stato un aiuto imprevisto. 
In quel preciso momento le truppe di terra del Consiglio, tra cui il I reggimento, avevano iniziato le procedure di sbarco. 
Mentre la flotta yahg non avrebbe potuto mandar nessun rinforzo, se prima non fosse almeno riuscita a costringere quella del Consiglio a ripiegare concedendogli accesso all'orbita del pianeta. 
Cosa non facile visto che essa godeva di un vantaggio numerico ma anche tecnologico. 
Tulter era però troppo esperto per pensare a una vittoria facile a priori, per questo aveva scelto una formazione a metà tra offensiva e difensiva. 
Nel caso il nemico fosse riuscito a sorprenderlo voleva essere pronto.
Una stranezza era appunto quella che i sensori mostravano sulla mappa tattica della plancia davanti a lui. 
L'azione del comandante Falso, sganciare numerosi droni spia in mezzo alla flotta nemica in arrivo, era stata utile e coronata dal successo. Sapevano con precisione quante navi erano presenti per ogni classe navale. 
Erano tutte navi militari da incrociatori a salire, non vi era nessuna traccia delle 283 navi di classe minore che erano salpate assieme alla flotta principale. 
Si trattava principalmente di navi trasporto, accompagnate da incrociatori leggeri di scorta. 
Tulter guardo sospettoso la mappa olografica “Che vogliano tentare di raggiungere il pianeta arrivandoci alla spalle? Se mantenessero Erinle tra noi e loro, potrebbero anche sfuggire ai nostri sensori. Una mossa molto rischiosa, ma alcune volte nella storia ha anche avuto successo. Anche se mai è stata tentata con un contingente così numeroso, personalmente la troverei una follia. “
Alzò il viso e ordinò « Lanciate droni spia nell'orbita di Erinle, in posizione opposta alla nostra. » 
Prontamente i suoi ordini furono eseguiti. 
La flotta yahg avanzava lentamente ma in ordine verso di loro, nel frattempo lo sbarco procedeva.
 
***** 
 
La corazzata turian Vapilia atterrò senza problemi nello spazio porto di Lopol, colonia principale e capitale del pianeta, nonostante gli attacchi subiti si era riusciti a mantenerlo funzionante. Steve osservava pensiero la scena, mentre il I reggimento sbarcava dalla corazzata. 
Sapeva che quello sarebbe stato un altro punto problematico per loro, avere l'armamento più pesante di tutti significava anche essere i più lenti in certe situazioni. 
Niente era più pesante dell'artiglieria semovente Titano: macchine bipedi alte quanto un palazzo di tre piani, dotate di tre cannoni a lunga gittata indipendenti fra loro. Ogni cannone poteva essere orientato verso un bersaglio differente. 
Ma modificati per non sparare colpi energetici, ma a parabola usando antiquate munizioni solide. 
Questo ritorno al passato era stato necessario nella guerra contro i grigi.
Sconfitto il nemico il progetto Titano sarebbe dovuto essere archiviato, ma Steve aveva deciso che potevano essergli utili e si erano preso i nove e soli pezzi mai fabbricati. 
Era proprio il loro sbarco a richiedere le operazioni più lunghe. 
« Comandate capo Shepard, sono Zrek Peggi, ufficiale al comandato del V reggimento I.D.G. » disse una krogan presentandosi. 
Lui sorrise cordialmente stringendo con piacere la mano che gli veniva porta « Ottimo lavoro nel difendere la colonia fino adesso. » 
« La ringrazio ma sono lo stessa contenta del suo arrivo, stavamo finendo le scorte. Il salarian che mi ha accompagna è Dutant Tiss, comanda la milizia della colonia. » spiegò lei, mentre i due si salutavano a vicenda. 
Fu quindi il turno di Steve di fare le presentazioni « Lei è Derica Yorks, mio secondo in comando ma potete chiamarla Sioux. Lo facciamo tutti. Il resto degli ufficiali li potrete incontrare appena lo sbarco sarà concluso, anche se ho letto i rapporti preferisco che mi raccontiate voi dal vivo l'attuale situazione. »
« Mmmh... » fece Tiss per richiamare l'attenzione « E lei? » chiese indicando un'umana in un armatura bianca, nera e gialla il cui volto era totalmente nascosto per via del casco integrale. Su un fianco portava una coppia di spade di lunghezza diversa.
« È Isabella. » rispose con naturalezza Steve, come se fosse qualcosa di ovvio e spiegasse ogni cosa. 
« Immagino di non averla mia vista prima. » commentò il salarian, con un sorrisino che diceva tutto. 
« Infatti, lei non è mai stata qui prima. » rispose Steve con la medesima espressioni. 
« Eccellente! » esordì Dutant e battendo le mani « Vi accompagno al centro di comando. Lì potrete farvi un'idea più precisa della situazioni. » 
Si avviarono a seguirli, ma dopo pochi passi Steve si fermò intento a fissare Isabella. 
Quindi si voltò verso Peggi a chiederle « Intorno alla colonia ci sono sentinelle nemiche o qualcosa di simile? »
« Si purtroppo, eliminarle è un rischio che non vale i vantaggi. » 
A quella risposta riportò l'attenzione su Isabella « Ci vorrà qualche ora prima che siamo pronti, se vuoi puoi eliminare i nemici che trovi attorno alla colonia. Ti va? »
Lei corse via entusiasta, la noia che lui aveva intravisto prima e motivo della sua domanda era sparita.
« Isabella! Ohi! » la richiamò a gran voce lui fermandola « Solo yahg e vorcha, no krogan, salarian, umani o qualsiasi altra cosa che non cerchi di ucciderti. »
Annuì con un vigoroso cenno della testa e corse via. 
« Speriamo mi dia retta. » fu il commento non troppo fiducioso di Steve. 
*****
 
Da dentro una buca, residuo di un'esplosione, il vorcha scrutava annoiato la colonia attraverso il binocolo. Si voltò, gracchiando qualcosa nella propria lingua al compare che stava seduto a far niente.
Questo rispose con un sonoro sbuffo e una serie di suoni e ognuno tornò alle proprie occupazioni.
Ma il vorcha di vedetta si era stufato di quel ruolo infame, si voltò nuovamente verso quello seduto estraendo l'arma. Era stanco di prendere ordini. 
Si bloccò, era solo. Si abbassò, guardandosi nervosamente attorno temendo un attacco. 
L'altro doveva essersi accorto delle sue intenzioni. 
Doveva essersi nascosto, preparandosi a ucciderlo. 
Si voltò a destra.
Da quella direzione arrivò la spada che gli trafisse la gola.
Isabella guardava il vorcha incuriosita. 
L'osservava dimenarsi nel tentativo di afferrare Misutōbukaosu, la katana lunga, ma lei la teneva puntata verso l'alto costringendo il vorcha a stare con i piedi in parte sollevati. 
Hakai no hi, la spada corta, era tenuta con l'altra mano e dalla sua punta gocciolava sangue fresco. 
Da sotto il casco fece una smorfia, non le pareva tanto divertente come idea. 
C'era gente che si divertiva a infilzare gli insetti. Aveva pensato potesse essere un'idea divertente.
Il suo bel viso fece una smorfia, osservare un vorcha agonizzante non era questa gran cosa e rischiava che il sangue si raggrumasse sulla spada rendendone difficile la pulitura.  
Estrasse la lama, decapitando il vorcha. Sospirò cercando di calmarsi, non uccideva da troppo tempo e adesso che ne aveva l'occasione si faceva prendere dalla foga. 
Era arrivata a otto uccisioni, ma alcune erano state praticamente istantanee. Nessuna paura o sofferenza per le sue vittime, si diede un pugnetto sulla testa. Cosa stava combinando? 
Alzò il capo, fissando in lontananza, in direzione delle linee nemiche.   

Eserlak Rardegan era un batarian fiero di essere tra i prescelti ad aiutare il fiero popolo yahg a liberasi dal tirannico controllo del Consiglio della Cittadella. Per questo scrutava attentamente attraverso un cespuglio, ben attento a ogni movimento nemico con il massimo dell'impegno. 
Era convinto che il destino l'avesse favorito permettendogli di combattere armato della corazze e armi magiche degli yahg, perché solo la magia poteva spiegare quello che potevano fare. 
Con quelle armi avrebbe contribuito a riscattare l'onore dei batarian e quello di suo padre. Ancora ricordava il giorno in cui il suo genitore, capo del suo clan, venne umiliato quando i demoni giunsero sul loro pianeta assieme ad altri falsi batarian. 
Quel giorno tutti gli schiavi del loro clan vennero liberati, insultando in quel modo l'onore di tutti i guerrieri. Ancora ricordava suo padre che si scusava con il giovane figlio, per non essere in grado di passargli in eredità nessuna schiava. 
Tra quelle rammentava una vera rarità, un'asari, dai racconti tramandati solo oralmente dagli anziani apparteneva a una razza proveniente dalla stelle. Vivevano molto a lungo, tanto che suo padre l'aveva avuta quando era giovane e facendone la sua schiava da letto preferito, concedendola anche a suo figlio dopo il suo ingresso nell'età adulta. 
Dicendogli che una schiava così esperta, capace, ubbidiente e rara l'avrebbe fatto invidiare da molti altri batarian. 
Invece, quel giorno, la vide gettarsi ai piedi dei visitatori di altri mondi, piangere e gioire della sua liberazione. Fu un gesto d'ingratitudine che s'impresse a fuoco nella sua mente. 
Non l'avevano fosse onorata dividendo il letto con lei, riempiendo il suo ventre con il seme di un capo clan e del suo erede?
Davanti a una natura così infida fu solo contento che una simile schiava se ne andasse, ma poi subentrò la rabbia per l'umiliazione. Fu allora che sentì parlare di saggi provenienti dalla stelle. 
Quando vide il primo yahg fu sicuro che si trattava di esseri superiori e non poteva essere diversamente avendo loro otto occhi, non come le altre razze provenienti dal cielo che ne avevano solo due.
Bastava osservare i vorcha per capire che tutte le razze con solo due occhi erano stupide.  
Ringraziò gli antenati che i batarian avessero quattro occhi, prova indubbia della loro superiorità che avrebbero riacquistato con l'aiuto degli yahg.
Sarebbe ritornato da suo padre portando una schiava per ogni razza, aveva deciso da tempo che la schiava umana avrebbe avuto i capelli rossi come la figlia del demone Shep che aveva lanciato i Razziatori contro i batarian. 
Sarebbe tornato carico di bottino e... si fece attento, qualcosa non andava. 
Tutto era tranquillo, non c'era nessuno. Doveva calmarsi. Un'agitazione improvvisa, un senso di pericolo, l'avevo colto allo sprovvista. 
Forse un bakis, uno spirito della morte, gli era passato accanto senza poter far altro dato che il momento della sua morte non era ancora arrivato.
Sorrise a quell'idea, cercando di calmarsi. Il destino lo favoriva, non aveva nulla da temere. 
Alle sue spalle una figura si materializzò dal nulla. 

Steve riuscì trattenere il conato di vomito, Sioux no. La donna fece giusto in tempo a sporgersi fuori della finestra, del locale che avevano requisito per usarlo come centro di comando temporaneo. Un anonimo edifico in cemento, situato livello della strada, all'interno dello spazio porto.
« Perché mi hai portato la testa di un batarian? » domandò a Isabella che gliela porgeva tenendola ben davanti a se. Chiunque fosse stato era irriconoscibile, gli occhi erano stati strappati e la faccia non c'era essendo la pelle stata asportata. 
« Batarian. » rispose lei. 
« Si, lo vedo che era un batarian e... » Steve fissò la testa con interesse e rivolgendosi al suo secondo « Sioux, avverti tutti che il nemico può anche avere dei batarian che combattono per loro.  Manda un messaggio al riguardo anche alla flotta, non si sa mai. »
« Agli ordini, ma come ci sono arrivati i batarian su Erinle? » 
« Gran bella domanda, ma al momento non mi interessa. Batarian o meno la situazione rimane immutata. » affermò sicuro e rivolgendosi a Isabella « Ben fatto, quella buttala nell'immondizia o dalla a un chiosco di panini. Mia madre dice sempre che per farli usano di tutto. » disse scherzando riguardo alla testa. 

A un'ora dal suo arrivo il I era quasi interamente operativo, solo i titani mancavano ancora all'appello ma per adesso non era un problema.  
Attorno a un tavolo, su cui era proiettata una visione olografica della mappa, Steve si apprestava a impartire gli ordini ai suoi ufficiali. « I nostri nemici hanno costruito una grossa base, molto ben fortificata fatemi dire, da cui dirigono tutti gli attacchi. Inutile dire che se la conquistiamo vinciamo.  Tutto attorno ad essa, hanno costruito una serie di fortificazioni sotterrane con l'aggiunta di artiglieria, campi minati eccetera. »
Zoomò su una zona in particolare, questa riproduceva una collina « Questo è il colle 4638, è alto 750 metri ed è al punto d'ingresso di una zona montuosa e punto obbligatorio di passaggio se si vuole arrivare via terra alla base nemica. Dalle nostre informazioni gli yahg hanno scavato trincee, rinforzato la posizione e piazzato numerosi pezzi d'artiglieria a lunga gittata, a presidiarlo si trovano tra i mille e i millecinquecento soldati. » affermò concedendosi alcuni istanti di pausa subito dopo, per dar a tutti la possibilità di memorizzare quanto appreso. 
« Ci sarebbero altre vie, ma noi siamo una forza terrestre e voglio sfruttare questa nostra caratteristica. Come sapete tutti la guerra moderna ha quasi totalmente distrutto il concetto di fronte, rivoluzionando il significato del termine “distante”. Una flotta di navette può trasportare soldati da un continente all'altro in minuti, un tempo con cinquantamila soldati controllavi una nazione ma ora ci puoi controllare un pianeta. Questo ha simpaticamente creato una situazione a “macchie” su tutto il pianeta, in cui si alternano zone controllate dal Dominio Yahg ad altre ancora in possesso della colonia. Per questo punteremo dritti sulla base nemica, non voglio perdere tempo a stanare gli yahg da ogni singola postazione. L'idea è che sfondando le linee nemiche si raduneranno per fermarci e sapete bene che un nemico raggruppato è l'ideale per noi. » 
A quella frase tutti annuirono.
« Lofirn! » disse chiamando il terzo in comando nella gerarchia del reggimento, il quarian responsabile del genio scatto sull'attenti « I pellicani ci sbarcheranno a un punto prestabilito, da lì serviranno ancora due ore di marcia. Per prudenza ci fermeremo a cinque chilometri dalla portata massima delle loro artiglierie. Per allora voglio l'artiglieria titani piazzata qui in città. » 
« Sissignore, sarà fatto. » fu la sua risposta sicura.
« Sipaf! » fu la volta del salarian  di essere interpellato « I tuoi pellicani? »
« Tutti i bombardieri sono operativi allo spazioporto, sono in assetto trasporto truppe e i soldati si stanno imbarcando. Come da ordini, una volta che sarete sbarcati torneremo indietro per convertire i mezzi nell'assetto di battaglia. Serviranno almeno quarantacinque minuti, considerando poi il tempo per raggiungervi resterete senza supporto aereo quasi per due ore. »
Steve annuì a ogni parola « Niente che non sapessimo già, un'ora non sarà problema. Vederci senza copertura aerea spero spinga il nemico ad attaccarci. Ma fate attenzione, i nemici hanno dei caccia. » 
« Non sarà un problema, hanno caratteristiche superate. Posso elencargliene una a una, se vuole? »
« No, grazie. » fu la pronta risposta di Steve, accompagnata da un lieve sollievo generale. Quando Sipaf cominciava a parlare, non c'era modo di sapere quando avrebbe smesso. 
« Linora! » l'asari responsabile delle comunicazioni si fece attenta « Tu resterai qui insieme a Lofir, assicurami un canale costante e sicuro con voi e la flotta. Per nessuna ragione voglio ritrovarmi tagliato fuori dalla possibilità di sapere cosa succede. Ti avverto, capitasse sarò pronto a dare l'ordine di ritirata piuttosto che avanzare alla cieca. » dichiarò mortalmente serio, al punto da mettere a disagio l'ufficiale. Non era sua intenzione, ma voleva rendere ben chiaro quanto considerava importante quel ruolo. 
« Non avrà di che lamentarsi, signore. » rispose l'asari, sperando di apparire sicura di se. 
« Eccellente... e Gatius, voglio che anche tu rimanga alla colonia. Sei l'esperto di strategia del reggimento e hai contribuito in larga misura a questo piano, se crepo servirà qualcuno che possa dare indicazioni a Sioux. Io prenderò le decisioni sul posto, tu cerca di prevedere le azioni del nemico ragionandoci su con calma. Mi affiderò alle tue indicazioni su come avanzare. » 
« Come ordina. » rispose il turian. 
« Ignazio, la retroguardia è affidata a te. » dichiarò all'indiano che nel suo solito modo di fare non mostrò la minima emozione. Limitandosi a un cenno della testa. 
« Rodi, i tuoi piromani sono pronti? » chiese a un uomo di colore. 
« Disposti come ha ordinato, signore »
« Bene, il comando dei fucilieri è affidato a Sioux. Rodi, Ignazio se avete problemi contattate lei, nel migliore dei casi sarò troppo impegnato a controllare che tutto funzioni, non vi siano errori o una qualsiasi stronzata che ci ammazzi tutti. »  
« Non la deluderò. » rispose Derica, mentre gli altri due annuirono vigorosi. 
« Questo è tutto, niente stronzate da medaglia e torniamo indietro tutti vivi. »
I presenti annuirono divertiti a quell'ultima affermazione. 
« E io? » chiese Isabella, non era un ufficiale e la sua appartenenza al I era su base volontaria. Anche così nessuno aveva obbiettato alla sua presenza. 
« Tu vieni con me a uccidere. » rispose Steve ricevendo in risposta un caloroso sorriso. 
La gestione del phantom era un altro dei compiti che avrebbe richiesto la piena attenzione del comandante capo. 

La prima parte del piano era avvenuta senza problemi, sbarcati dai pellicani i fucilieri del I, in corazza NC-13 e armati del fucile T-17 marciavano disposti a scacchiera. 
Divisi in trenta gruppi, formati da centosessanta soldati ciascuno, avanzavano apparentemente senza nessuna fretta.
« Scendi. » ripete più scontroso che mai Steve. La NC-13 permetteva di sollevare e trasportare fino a ottanta chili senza nessun problema, caratteristica di cui Isabella aveva deciso di approfittare. 
Il phantom si era piazzato sulle spalle di lui e non c'era stato verso di farla ubbidire. 
Aveva perso il conto delle volte che gli aveva ordinato di scendere.
Steve diede un'occhiata ai sensori e leggendo del peso in eccesso « Però, ti facevo più leggera. »
Vide la sua testa far capolino dall'alto, oltre il bordo superiore della visiera, a osservarlo. 
Aveva un'espressione indecifrabile. 
« Che c'è? Non mi dirai che ti sei offesa perché ho detto che sei sovrappeso? » borbottò lui. 
« È la corazza. » 
« Dicono tutte così. » rispose lui divertito. 
Lei l'osservava dubbiosa, non aveva mentito ed era sicura che Steve lo sapesse. Però quel riferimento al suo peso le aveva lasciato una nuova sensazione, una che ancora non conosceva. Sapeva solo che non sembrava piacevole, però lui stava scherzando. Perché non avrebbe dovuto trovare piacevole lo scherzo di un amico? Forse perché non aveva capito la battuta? Ripensandoci su decise che era stato menzionare il suo peso il problema, solo che lei per prima non capiva perché un argomento di nessuna importanza come quello avrebbe dovuto darle una sensazione spiacevole.
« Ci siamo. » dichiarò Steve sotto di lui. 
Il I reggimento si fermò come stabilito.  
***** 

Peggi guardava dubbiosa i tre pezzi classe titani di fabbricazione geth/quarian. Attorno ad essi una trentina di soldati si muoveva a completare i preparativi. 
Divisi in tre gruppi da tre unità ciascuno, erano stati piazzati in punti diversi della colonia.
« Posso aiutarla? » domandò Lofirn. Anche se era rimasto indietro, lui e tutti gli altri del I indossavano la NC-13.
« Io...non capisco, ho visto i titani quando furono schierati la prima volta nella battaglia per la Cittadella contro i grigi... » 
« Era con la milizia krogan? » chiese il quarian interrompendola.
« Si...dicevo, gli ho visti in azione, hanno una portata enorme ma non potete certamente colpire il nemico da qui. »
Lui sorrise appena « Da allora hanno avuto degli aggiornamenti. La Noveria Corps ha un krogan esperto d'armi a cui non manca la fantasia. Anche se va al comandante capo Steve l'idea iniziale. »    
« Perché? »
« Aveva chiesto se c'era modo di ottenere un'artiglieria capace di colpire ovunque, questo non possiamo farlo ma l'artiglieria orbitale titani non ha davvero eguali. »
« Orbitale? » mormorò perplessa Peggi.
« Orbitale. » ripeté lui. 
Lei fissò un attimo interdetta i mastodontici pezzi d'artiglieria. « Non possono essere “orbitali” se sono qui a terra. » 
Lofirn sorrise a quella osservazione che facevano tutti. « Lasci che le spieghi, un satellite in orbita ci manda dal vivo le immagini del suolo, in questo modo conosciamo la posizione delle fortificazioni nemiche. Anche i suoi rapporti sono stati molto utili, sapere ancor prima di arrivare le coordinate delle roccaforti nemiche mi ha permesso di fare tutti i calcoli necessari. Sa, vanno dai dieci ai quindici minuti per calcolare la traiettoria di ogni bersaglio. Decisamente uno dei punti deboli dei titani, ma quando si usano proiettili da quasi dieci tonnellate è uno problemi. »
« Come fate a caricarli? Me lo sono sempre chiesta. »
« Fortunatamente la tecnologia ci viene in aiuto. Il corpo centrale, quello situato tra le due gambe  e sotto le tre bocche da fuoco, funge da caricatore oltre che sede della cabina di pilotaggio. Riesce a contenere fino a quindici proiettili, ovvero cinque proiettili per ciascun cannone. Questo ci da il tempo di ricaricarlo, dal basso, prima di finire i colpi. » 
« Non deve essere facile caricare un'arma simile. » commentò Peggi.
Lofirn alzò gli occhi color lillà al cielo « Non me ne parli, senza la tecnologia antigravità non sarebbe possibile. Ci siamo fatti costruire un mezzo appositamente solo per riuscirci. Ha delle ganasce che afferrando il proiettile ne riducono il peso a trecento chili. Questo facilita enormemente il loro trasporto e il carico dell'arma. Facciamo lo stesso anche con i proiettili inseriti nel corpo centrale. Solo una volta che sono dentro alla canna il loro peso è quello reale. » 
« Molto interessante, ma lo stesso non mi spiego come potete colpire il nemico da qui. » disse perplessa la krogan.
« Quello è sempre merito della tecnologia dell'antigravità. Una volta in canna il proiettile viene sparato a una velocità folle, raggiungendo in meno di dieci secondi gli strati più esterni dell'atmosfera. A quel punto entra in azione il puntamento di guida automatica del proiettile e l'antigravità. A quella quota la forza di gravità è ridotta permettendo ai meccanismi antigravità integrati nel proiettile, non sono molto potenti purtroppo, di tenere il proiettile sospeso in aria al massimo per un minuto fino al raggiungimento della posizione voluta. »
« Mi sta dicendo che quello che sparate rimane sospeso per alcuni istanti nell'orbita del pianeta? » chiese stupefatta la krogan. 
« Esatto! Per questo la definizione di artiglieria orbitale anche se per alcuni è un imprecisione. Comunque, una volta che i sensori del proiettile rilevano che la posizione è quella esatta il meccanismo si inverte. Il peso del proiettile viene aumentato artificialmente, questo accresce enormemente il suo potere d'impatto. Quando giunge al suolo...”BOOM” distruzione assoluta. I titani, di fatto, annullano qualsiasi vantaggio dato dalle fortificazioni che diventano delle trappole per il nemico.  » 
« In pratica potete colpire gli yahg ovunque? » chiese sbalordita.
« Ovunque...più o meno, al momento però tutte le roccaforti yahg e il loro centro di comando sono  nella portata di questi cannoni. »
« Allora perché non li state bombardando? » domandò rudemente, abbastanza da far stizzire Lofirn. 
« Ordini del comandante, vuole catturare la base nemica possibilmente integra. C'è una precisa sequenza di bersagli da attaccare, in base a una strategia attentamente studiata. » e aggiunse « Conosciamo il nostro lavoro. » 
« Capisco, mi scuso, non volevo mettere... » ma Peggi non ebbe modo di finire la frase, perché dal trasmettitore di Lofirn giungeva un allarme acustico “Che cada il cielo.” 
La frase era ripetuta di continuo. 
Il quarian azionò il trasmettitore « Tenersi pronti a iniziare il bombardamento! Tutti in posizione! »
Attorno ai giganteschi pezzi d'artiglieria, i soldati del I reggimento correvano per sbrigare gli ultimi compiti. Vi erano dieci addetti per ogni titano: tre in cabina a comandare il mezzo e a fare fisicamente fuoco, sette a occuparsi della sua gestione in generale. 
Peggi aveva seguito Lofirn, adesso in riunione attorno alla stessa mappa dove Steve aveva radunato gli ufficiali del I. Il quarian discuteva con Gatius sugli ultimi dettagli, dopo aver chiesto all'asari conferma dell'autenticità della trasmissione. 
Infine gli sentì dire « Che cada il cielo! » 
Frettolosamente lei gli si avvicinò « Quali saranno i primi obiettivi? »
« Navette e caccia a terra, le piste di decollo del nemico, come prima cosa il comandante vuole costringere gli yahg al suolo e diminuire le loro capacità di movimento. Senza navette, le truppe più distanti rimarranno isolate. Oltre a queste, tutte le strutture segnate come obiettivi primari.» spiegò lui. 
« Dopo? »
« Bombarderemo una a una ogni postazione nemica o grosso assembramento, a cominciare da quelli più vicini alla base nemica per poi procedere a ritroso. »
« Che senso ha? Non sarebbe meglio eliminare quelli più vicine al I durante la sua marcia. » obiettò la krogan. 
« Il comandante vuole prendere la base nemica il più possibile integra, ogni yahg che la raggiunge renderà questo più difficile. Più il nemico è distante, maggiori saranno le occasioni di colpirlo nuovamente. »  commentò il quarian.
Al di fuori, i ventisette enormi cannoni erano pronti per un fuoco simultaneo su altrettanti obbiettivi diversi.  
Il boato fu enorme, qualcosa che non avrebbe sfigurato come annuncio della fine dei tempi. 
Ventisette proiettili corazzati volarono in cielo, fino a sparire alla vista. 
Peggi guardò a occhi sgranati quello spettacolo, dopo essere corsa fuori. 
Presto dei nemici sarebbero morti, senza nemmeno capire come. 
Era un modo pratico di far la guerra, ma non le piaceva. Il I stava agendo sistematicamente per sterminare il nemico. Li colpiva da distante, riducendone fin da subito le capacità di fuga o spostamento, per poi continuare a bombardarli. Se funzionava, combattere gli yahg sarebbe diventato come sparare a dei chel in un barile. 
Sempre con lo guardo all'insù, percepì la presenza di Lofirn alla sua destra pur senza voltarsi e chiese « C'è la possibilità che le difese missilistiche li distruggano mentre sono i volo? »
« Nessuna, hanno una corazza di metallo spessa diversi centimetri per resistere alla pressione dello sparo. I laser da terra o i missili sono progettati per bucare qualcosa di sottile come la fusoliera di un razzo o simili. »
« Non ci vedo onore in questo. »
« A chi può interessare l'onore? » 
Lei lo guardo come se si fosse espresso in una lingua sconosciuta « Allora perché combatte? »
Il quarian fece spallucce « Per tornare e continuare ad avere una vita tranquilla. Se avessi potuto scegliere avrei fatto il professore di matematica, invece il destino ha voluto che comandassi la più potente artiglieria della galassia. Si dice che uccida più la penna che la spada, ma anche con i numeri non si scherza. »

 
*****
 
Colle 4638 era in fiamme, la sua cima era un enorme cratere. 
Steve osservò la scena compiaciuto, la prima linea yahg era appena crollata senza che loro avessero perso un uomo o sparato un colpo. 
« In marcia. » disse a Sioux, lei annuì trasmettendo l'ordine e il I riprese ad avanzare. 
Steve alzò lo guardo e rivolgendosi a Isabella, sempre seduta sulle sue spalle purtroppo per lui « Dietro al colle ci sono alcune trincee, come ultima linea di difesa se la fortificazione principale cadeva. Sicuramente i superstiti, quelli non mancano mai, si staranno ritirando in quella direzione. Ci vuoi pensare tu? »
Lei annuì, sorridendo felice.
 
Joszott urlava nel trasmettitore, continuando a ripetere che il nemico stava attaccando. Chiedeva rinforzi, mentre cercava di far capire che un maschi di basso rango come lui, una decina di yahg suoi parigrado e qualche inutile vorcha erano tutto ciò che rimenava della guarnigione di oltre un migliaio di guerrieri. Ma sembrava che il suo superiore non potesse credere che la postazione fosse semplicemente saltata in aria, lui stesso non ci credeva ma era esattamente quello che era successo. 
Un'istante prima c'era, in quello successivo era diventata un enorme buco privo di vita.
Misutōbukaosu gli spaccò la testa a metà calando da dietro, liberandolo da ogni preoccupazione. Senza fatica Isabella estrasse la katana lunga, mentre il cadavere dello yahg cadde a terra.
Lo sparuto gruppo di superstiti aprì il fuoco convulsamente, sparando alla cieca contro il misterioso aggressore che era scomparso nel nulla occultandosi. 
Hakai no hi, la lama corta, decapitò un altro yahg in pozione opposta alla prima, arrivandogli sempre da dietro. 
Isabella aveva ormai appreso come evitare i problemi dell'acuta vista yahg, così sensibile da riuscire a notarla nonostante il suo occultamento. Era possibile solo entro una certa distanza, oltre i sei metri lei rimaneva invisibile anche agli yahg. Rispettando tale regola e cercando di rimanere alle loro spalle, si era mossa in tal senso per eliminare i primi due nemici. 
Ma stavolta non si nascose, come tutti si voltarono verso di lei Isabella scomparve per riapparire dietro a un altro yagh usando il trasporto di fase. 
Misutōbukaosu brillava di un blu elettrico mentre tranciava in due parti il terzo yahg, mentre il fendete biotico originatosi dalla lama tagliò ogni cosa che incontrò sul proprio cammino, lasciando due vorcha e uno yahg morenti a terra. 
Isabella aveva lanciato un attacco nel mucchio, non le era sfuggito che i nemici si erano raggruppati fra loro dopo la seconda uccisione. Un qualsiasi attacco avesse usato non sarebbe stato evitato. 
L'unico vorcha rimasto scappò via, lei osservò un istante gli yahg sopravvissuti e si occultò mettendosi al suo inseguimento. 
Lo raggiunse praticamente subito, senza problemi gli tagliò la gola mentre nell'aria risuonavano gli spari del T-17. 
L'avanguardia del I si era avvicinata mentre lei combatteva, ma i nemici erano tropo concentrati su di lei per notare quella minaccia visibile ma ancora distante. 
Quando il vorcha era scappato gli era andato dietro, solo perché per gli yahg non c'era più possibilità di fuga. Non c'era gusto a uccidere di qualcosa che in pratica era già morto. 
Combattenti educati a non arrendersi mai, a lottare per la Dottrina, davanti ai solati del I avevano fatto la sola cosa per loro possibile. Ingaggiando un combattimento che non potevano vincere. 
Così morivano gli ultimi difensori del colle 4638, una battaglia che registrò zero morti tra i soldati del I e l'annientamento della guarnigione del Dominio yahg.

Steve leggeva con attenzione le informazioni che continuavano ad arrivare al suo omnitool, soddisfatto dell'inizio praticamente perfetto di quella campagna. 
Non gli importava degli yahg che i suoi uomini avevano appena ucciso.
Forse un diverso ufficiale avrebbe trovato da ridere, obiettando che la reazione dei soldati era stata eccessiva. Che quelle erano morti che si potevano evitare.
Ma non lui, sentiva di avere un dovere verso i suoi soldati che era quello di riportarli indietro tutti vivi. Se per farlo bisognava fare i bastardi, gli andava più che bene. 

 
*****
Lontani, nella capitale, i titani continuavano a far fuoco incessantemente.
« Questa non è guerra, è un massacro. » mormorò tra se Peggì in piedi e immobile, minuscola davanti alla colossale sagoma del titano davanti a lei.
   
 
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