Salve a
tutti!
Ecco un
nuovo capitolo della Storia che
procede più a rilento di tutte.
Vi chiederei di scusarmi per i miei
ritardi e per i miei aggiornamenti maledettamente discontinui, ma
l’ho fatto
talmente tante volte che credo che ormai anche voi siate stufi di
leggere le
mie scuse tra le presentazioni.
Per cui,
bando alle
ciance e apriamo le danze.
Spero
che questo capitolo vi
piaccia^____^
Il prossimo –e questa volta dovrei
riuscire a postare con un margine di tempo decente- sarà
molto più movimentato,
per cui se ne prospettano delle belle!
Intanto, accontentatevi di questo, come
al solito abbastanza lungo, così da farvi perdonare la mia
assenza prolungata
xD
Fatemi
sapere che ne
pensate, come sempre, mi raccomando!^.-
Vostra
affezionatissima Ada Wong.
PS: Prima di
lasciarvi alla storia,
vorrei ufficialmente ringraziare le 53
persone che hanno aggiunto la mia storia alle loro preferite e che
–mi auguro –
mi seguano, anche se non lasciano commenti!
Grazie
di tutto, sul
serio!
1 - 13ste
2 - 13_forever
3 - 19sunflower88
4 - AdelinaBlaBla
5 - alice
brendon cullen
6 - ArY_EnGeL
7 - Ashley
Snape
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10 - bluesky
11 - cartoon95
12 - cesarina89
13 - Cullen_is_a_hero
14 - dark angel of silence
15 - delfina
16 - DiNozzo323
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18 - Elly 11
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21 - HelenaDB
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48 - whitewolf88
49 - writerprincess
50 - Yaku
51 - zanna
52 - _bambolina_
53 - _kristy_
~Un
Particolare In Più~
[ You're not alone
together we stand
I'll be by your side
you know i'll take your hand
when it gets cold
and it feels like the end
there's no place to go you know i won't give in.
Keep holding on ]
Si scrutarono per qualche
istante.
Lo sguardo di lui deciso e
soddisfatto.
Quello di lei ancora
leggermente confuso e imbarazzato.
Alexis chinò il capo, prima
di avvicinarsi di nuovo a Draco e nascondere il viso in una spalla,
mentre le
mani, chiuse in due pugni tremanti, andavano a posarsi su quel petto
liscio e
marmoreo.
Lui la strinse a se, con un
gesto di protezione automatico, passandogli entrambe le braccia intorno
alla
vita, così forte da strapparle un piccolo gemito soffocato.
- Me la pagheranno cara, lo
giuro. Non permetterò a nessun altro di torcerti anche solo
un capello…o di
sfiorarti con una carezza. Tu sei mia!
–
Le sussurrò all’orecchio,
con un tono così freddo e carico d’odio, da farla
rabbrividire.
- La pagheranno. –
Ripetè, stringendosela
ancora di più al petto, mentre andava a sfiorarle, con la
punta delle dita, il
dorso arrossato di quella mano che era stata malamente torturata e che
ora si
stringeva timidamente in un pugno, stropicciandogli lievemente la
camicia.
Tornò a stringerle la vita,
mentre con l’altra mano le spingeva il viso contro il petto.
Alexis rimase immobile,
quasi incapace di respirare, mentre quell’inconfondibile e
freschissimo odore
di pioggia le invadeva le narici, scaldandole il petto. Lo
sentì lasciar
scivolare una mano lungo il suo fianco, soffermandosi sul cinturino
della
gonna. Afferrò la bacchetta e fece per estrarla, quando lei,
allarmata, fece
correre la mano su quella di lui, fermandolo. Si scostò dal
petto quel poco che
bastava per riuscire a vederlo in viso.
Quegli occhi d’argento – freddo
metallo della consistenza di specchio
– erano fissi su un orizzonte lontano e immaginario, quasi
fossero ciechi e non
riuscissero a vederla, nonostante la stesse stringendo possessivamente
tra le
sue braccia.
Si voltò lentamente, per seguire
la traiettoria di quello sguardo rabbioso, e incontrò la
figura ancora svenuta
di Claire, addossata alla parete.
Sentì la mano di Draco
irrigidirsi sotto la sua, e stringersi di più attorno alla
bacchetta con
rabbia, il fuoco negli occhi che, se avessero potuto, avrebbero
incenerito la
rossa.
Alexis si voltò di nuovo
verso di lui e lo guardò dal basso, con espressione
angosciata.
- Draco…-
Cercò di richiamare la sua
attenzione e sembrò riuscirci. Lo sguardo argenteo scese su
di lei e si
incatenò a quello smeraldo, provocandole un brivido.
Lui sembrò leggere la paura
nei suoi occhi, perché la presa intorno alla bacchetta si
fece meno intensa.
Tuttavia, non la lasciò.
- Sta tranquilla. –
Le disse, con voce carica di
dolcezza, tuttavia semplicemente atona. Dolcezza che, non andava a
scaldare
quello sguardo di ghiaccio, ancora cieco, ancora folle.
- No, Draco…Non farle del
male…-
Gli sussurrò, con una nota
di supplica nella voce. La mano di lui si strinse di nuovo attorno alla
bacchetta, convulsamente, e lei fu allontanata leggermente, mentre il
braccio
che la teneva stretta in vita, scivolava via, raggiungendo il fianco
del
ragazzo.
La guardò con un’espressione
indecifrabile, un sopracciglio lievemente alzato, le labbra tirate, lo
sguardo
ancora cieco. Alexis si morse il labbro, facendo uscire altro sangue
dalla
piccola spaccatura. Draco allungò una mano verso la sua
bocca e vi poggiò
l’indice sopra, con delicatezza, per impedirle di farsi
ancora del male. Ve lo
passò sopra, con lentezza, bagnando il polpastrello di
sangue. Poi se lo portò
alle labbra e succhiò il liquido rosso, ancora con la stessa
espressione atona.
Con
la stessa espressione così ferma, da mettere
paura.
Si leccò le
labbra con la
punta della lingua, e poi sorrise, senza riuscire tuttavia ad
illuminare lo
sguardo.
Eppure,
il suo sorriso, così bello, così dolce,
così
gentile, riuscì quasi a rassicurarla.
Draco
avvicinò di nuovo la
mano al suo viso e le accarezzò una guancia, sfiorandola con
la punta delle
dita.
L’indice
ancora umido, tracciò una scia rovente.
- Non avere
pietà di loro,
Alexandra…Quando loro non ne hanno avuta per te…-
Mormorò, scendendo ad
accarezzarle la mandibola e proseguendo poi per tutto il profilo del
collo.
Alla fine, lasciò cadere di nuovo il braccio al suo fianco,
inerme.
- Impara ad essere una vera
Serpe…-
Aggiunse, mentre finalmente,
lo sguardo si accendeva e bruciava in quello di Alexis, che perse
letteralmente
il controllo del suo cuore.
Sarebbe
esploso, lo sentiva.
La guardava con
un’intensità
tale, da farla sentire come se stesse per morire.
Lentamente, la Black lasciò
cadere la sua mano, lasciando quella del ragazzo libera di prendere la
bacchetta. Lui le sorrise ancora, prima di allargare l’altro
braccio.
- Vieni qui. –
Le ordinò poi, con un
sussurro carico di dolcezza.
Lei lo guardò per qualche
secondo, e poi si lasciò stringere di nuovo tra le sue
braccia.
In
quel luogo caldo e protettivo. Rassicurante.
Draco le pose di nuovo
la
mano sul capo, spingendola delicatamente contro il suo petto, mentre
l’altra
estraeva la bacchetta dal cinturino della gonna e la puntava in
direzione di
Claire, che si stava, piano piano, riprendendo.
Abbassò il viso, fino a
ritrovarsi con la bocca vicina al suo orecchio.
-
Impara a difendere ciò a cui tieni di
più…Anche a
costo di ferire chi ti circonda…-
Le sussurrò,
prima di
stringerla ancora di più a se, e fissare lo sguardo sulla
rossa, che aveva
ormai aperto gli occhi e lo guardava allarmata.
La
paura dipinta sul viso.
- Oblivion.
–
Mormorò Draco e un fascio di
luce trasparente andò a colpire direttamente la fronte di
Claire, che dopo un
urlo strazianze, cadde a terra, come un sacco vuoto.
Alexis chiuse gli occhi,
spaventata da quell’urlo che le aveva fatto accapponare la
pelle. Nascose di
nuovo il viso contro il petto del ragazzo e quello la strinse con una
presa
ferrea, bloccandole quasi il respiro nello sterno.
- Tranquilla. E’ tutto
finito. –
Le sussurrò all’orecchio,
prima di lasciarle un bacio a fior di labbra sulla tempia.
Lentamente, le ripose la
bacchetta nel cinturino e la lasciò andare, allontanandola
con delicatezza
dalle sue braccia.
Alexis lo guardò dal basso,
cercando di leggere oltre quello sguardo di ghiaccio, che seppur fosse
tornato
quello di sempre, non permetteva ad alcuno di fare altro che non fosse
specchiarsi. I suoi occhi vacillarono leggermente, mentre sceglieva le
parole
più adatte da dire.
- Che…Che le hai fatto?-
Gli domandò poi, con un
sussurro. Lui le sorrise, rassicurante, e le sistemò una
ciocca di capelli
dietro l’orecchio.
- Nulla, non preoccuparti.
Non le ho fatto alcun male. –
Le rispose e la vide
corrugare la fronte. Passò un dito su quella piccola ruga,
cercando di
lisciarla, per poi regalarle un’altra carezza sulla guancia.
Alexis fece per voltarsi,
lentamente, per vedere cosa fosse realmente successo. Ma lui non glielo
permise. Le portò una mano sotto il mento e, prendendolo tra
due dita, la costrinse
a fissare lo sguardo su di lui.
- Sta tranquilla. Fidati di
me. Sarà come se non fosse
successo
nulla. –
- Ma…-
Tentò lei, la voce ridotta a
poco più che un timoroso sussurro.
- Niente ma. Non
preoccuparti. E ora andiamo a mangiare, ho fame. –
Sentenziò perentorio, mentre
la lasciava finalmente libera e si voltava, con una disinvoltura
spaventosa.
La ragazza rimase a fissarlo
allontanarsi, indecisa. Fece per girarsi, e controllare quello che era
successo
a Claire, ma fu bloccata di nuovo.
- Alexandra: andiamo! –
La riprese Draco, voltandosi
a lanciarle un’occhiataccia. Lei tornò a fissarlo
e annuì debolmente,
decidendosi a seguirlo.
Quando Harry, Ron ed
Hermione fecero la loro comparsa in Sala Grande, questa era
già abbastanza
piena, nonostante fossero solo le nove e mezza di un Sabato mattina
invernale.
Sembrava che nessuno fosse
riusciuto a dormire.
Draco Malfoy li aveva appena
superati a gran velocità, senza nemmeno degnarsi di fermarsi
a fare le solite
battutine di scherno.
Ron ed Hermione lo fissarono
allontanarsi, con un’espressione tra lo sconcertato e il
sollevato.
-Sta tramando qualcosa,
quello lì.-
Proferì Ron sospettoso,
tornando a concentrare l’attenzione sul tavolo dei Grifoni,
sopra il quale
c’erano, come sempre, tante leccornie per sfamare il suo
stomaco senza fondo.
-Mh…Sì lo penso anch’io.-
Rispose Hermione, un po’
pensierosa, mentre guardava Harry, cercando di decifrare la sua
espressione:
era misto tra sconforto e rabbia.
- Non c’è neanche stamattina…-
Mormorò il Bambino
Sopravvissuto, lasciando scorrere lo sguardo sul tavolo di Serpeverde e
riuscendo a scorgere solo il viso di Blaise Zabini, piuttosto
sconcertato.
-Chi?-
Domandò curioso Ron,
cercando di seguire la traiettoria del suo sguardo. Harry si riscosse
subito,
sorridendo un po’ imbarazzato, mentre si sistemava gli
occhiali sul naso.
-No, nessuno: riflettevo tra
me e me!-
Si affrettò a rispondere,
con una risatina nervosa.
-Su andiamo a mangiare!-
Esclamò poi, trascinando i
due amici alla tavola rosso oro, mentre Hermione gli lanciava
un’occhiata
penetrante carica di significato.
Lei aveva capito eccome a
chi si riferiva: sempre lei, Alexandra Walburga Black.
Il trio si sedette al tavolo
e, subito, Ron cominciò a riempirsi il piatto di qualsiasi
cosa, come se non
mangiasse da settimane. Più Hermione lo guardava,
più si chiedeva come fosse
possibile che uno stomaco umano riuscisse a digerire tanta roba.
Scosse la testa, rassegnata,
mentre prendeva la brocca con il the al lampone e ne versava un
po’ a se e un
po’ ad Harry.
-Tieni, ti farà bene.-
Gli disse, porgendogli la
tazza. Il ragazzo le sorrise e la prese, soffiandoci un po’
prima di bere.
-Hermpiogne…Ne pversi un pfò
anche a mep..?-
Ron stava parlando, come al
solito, con la bocca piena. La ragazza lo guardò con un
cipilgio disgustato.
-Ronald: quante volte devo
ripeterlo che non si parla con la bocca piena? Prima ingoia e poi
chiedi!-
Esclamò esasperata, alzando
gli occhi al cielo e riempiendogli la tazza di the. Gliela porse e si
prese un
biscottino da un vassoio. Incominciò a mangiarlo mentre
leggeva un libro che si
era portata con se, lanciando, di tanto in tanto, qualche occhiatina
verso
Harry, per scorgerlo, ovviamente, con espressione assente, mentre si
girava
ansioso, qualche volta, ad osservare la porta per vedere se Lei arrivava.
Niente
da fare, lo avevano perso ormai.
Hermione non approvava
per
niente quello strano sentimento - molto più simile
all’amore che all’amicizia,
ma ben lontano dal primo in effetti- che l’amico provava per
quella stupida
serpe. Non che fosse gelosa: lei ed Harry erano solo amici. Ottimi
amici, sia
chiaro. Ma niente di più. E se lui era felice, anche lei
ovviamente lo era.
Eppure, non riusciva a farsi piacere la Black. Forse perché
era una Serpeverde.
Forse perché era sempre in compagnia di
quell’odioso, viscido di Malfoy. Forse
perché aveva paura che lei, da brava Serpe qual era, avrebbe
potuto ferirlo.
Insomma, per un motivo o per l’altro, non riusciva affatto a
farsi piacere
quell’Alexandra, nonostante Harry continuasse a ripeterle che
lei era diversa,
che lei era sì, una Serpeverde, ma il cappello doveva aver
sbagliato, perché
lei aveva decisamente un cuore e un animo da Grifondoro. Impossibile!
Si diceva
Hermione: il cappello non sbagliava mai.
-Hermione?-
Qualcuno richiamò la
ragazza, distogliendola dai suoi pensieri.
La brunetta alzò lo sguardo
dorato, per notare Ron che la osservava: questa volta aveva ingoiato
prima di
parlare.
-Si?-
Le domandò accigliata, non
sicura che la frase del rosso fosse partita da lì.
-Ehm…Mi chiedevo se oggi
potevi aiutarmi con il tema di erbologia…-
Le chiese poi, abbassando lo
sguardo.
No, non si era persa neanche
una parte del discorso.
-Ron! Quel tema ci è stato
assegnato ben due settimane fa! Possibile che tu debba sempre ridurti
all’ultimo?!?-
Lo rimproverò contrariata,
lanciandogli un’occhiata mista tra l’esasperato e
l’infuriato. Andava sempre a
finire così: lui oziava tutto il tempo e rimandava i compiti
fino alla fine e
poi, lei era costretta ad aiutarlo. Non che la cosa le desse fastidio,
era
sempre un ottimo ripasso per la lezione, però
così non avrebbe mai imparato a
cavarsela da solo! Lei ai G.U.F.O e ai M.A.G.O non ci sarebbe stata per
aiutarlo, e nonostante mancassero ancora tre anni per il primo e cinque
per il
secondo, lei già se ne preoccupava e avrebbero fatto bene a
preoccuparsene
anche Ron ed Harry e ad imparare a diventare un po’
più responsabili, invece
che fare sempre affidamente su di lei!
Avrebbe voluto dirgli queste
cose, ma quando sollevò lo sguardo su quello scuro di Ron,
che la guardava con
occhi da cucciolo bastonato, evidentemente rosso in zona guance e zona
orecchie, si limitò a sospirare sconfitta.
-Mi aiuterai…?-
Domandò speranzoso. Hermione
alzò gli occhi al cielo.
-Ma si, certo Ron.-
Rispose infine e lo sguardo
del ragazzo si illuminò, insieme ad un sorriso sulle labbra.
-Oh grazie Hermione! Sei la
migliore!-
Esclamò il rosso,
riprendendo a mangiare.
-Si, si…-
Mormorò la brunetta, tra
l’esasperato e il divertito, mentre scrollava la mano.
Poi tornò a guardare Harry.
-Serve una mano anche a te,
Harry?-
Gli domandò, sicura che la
risposta fosse affermativa. Quando mai Harry si anticipava i compiti?
Certo,
non era pigro come Ron, ma di certo non poteva vantarsi un
così grande
studioso!
Ma Harry non le rispose,
troppo preso a contemplare qualcosa – o meglio qualcuno
– che stava varcando le
porte della Sala Grande.
Draco Malfoy fece il suo
ingresso attirando, come al solito, lo sguardo sognante di molte
ragazzine.
Senza degnarle di un’occhiata, si diresse, con quel passo
lento e strascicato,
al tavolo di Serpeverde.
Subito dopo di lui, ecco Lei seguirlo,
varcando con passo lento e
un po’ malmesso, la soglia della Sala Grande: Alexandra
Walburga Black.
Aveva un’aria un po’
sconvolta: i lunghi e setosi capelli neri, erano scompigliati, come se
si fosse
svegliata e non li avesse pettinati. Aveva un’espressione
atterrita e i suoi
occhi di smeraldo fissavano il pavimento. La divisa era tutta storta, a
partire
dalla cravatta, per finire con uno dei due calzini abbassato. Sembrava
che
fosse appena uscita da una guerra.
Avanzò incerta, seguendo
Draco, ed Harry la osservò metà sollevato
– nel vedere che comunque, tutto
sommato stava bene – e metà preoccupato: che le
era successo?
Il suo sguardo, carico di
rabbia, corse subito alla figura del biondino che si era appena fermato
e si
era girato a guardarla, attendendo che lo raggiungesse.
Dio,
quanto lo odiava! Sembrava trattarla come un
cagnolino e lei, stupida, che obbediva!
Strinse una mano in un
pugno, così forte che sentì le unghie
conficcarglisi nel palmo. Ebbe
l’irrefrenabile tentazione di estrarre la bacchetta e
schiantare Malfoy: chissà
cosa le aveva fatto, per ridurla così!
Ma fu fermato da un’occhiata
di Alexandra stessa, che alzò lo sguardo timido e affranto
su di lui e lo
osservò per un lungo istante, prima di sorridergli
rassicurante. Sembrava
avergli letto la rabbia nello sguardo gemello e avesse cercato di
tranquillizzarlo.
Ovviamente, a Draco Lucius
Malfoy e al suo occhio argenteo, attento e inquisitore, non
sfuggì la cosa,
così tornò indietro, agguantò
Alexandra – la sua
Alexandra –
per un polso e la trascinò al tavolo, non prima di aver
lanciato un’occhiata
raggelante a Potter che, ovviamente, restituì con interessi.
Prima
o poi, quei due sarebbero venuti alle mani.
Anzi, alle bacchette.
-Harry? Harry?-
Il Bambino Sopravvissuto si
riscosse, l’espressione buia a segnargli il bel viso.
Guardò Hermione
disorientato, senza vederla veramente.
-Ehi! Amico, sei ancora con
noi?-
Ron gli strattonò un
braccio, mentre inghiottiva un pasticcino alle Moratille.
Harry si voltò a guardarlo e
scosse la testa, riprendendosi.
-Ehm…sì, scusate. Stavo
solo… Che dicevate?-
Domandò, ancora un po’
pensieroso, mentre cercava di non guardare Hermione che, era sicuro, lo
stava
fissando con aria di rimprovero.
-Hermione ti stava dicendo
che ci aiuta col tema di erbologia oggi!-
Rispose Ron, sputacchiando
un po’ di torta. Poi inghiottì e si
ripulì la bocca, guardando Hermione con un
sorrisone. La ragazza alzò gli occhi al cielo per
l’ennesima volta.
-Oh grandioso. Bhe, grazie
Hermione!-
Disse Harry, senza troppo
entusiasmo mentre, ancora, cercava di evitare lo sguardo severo
dell’amica e si
nascondeva dietro la tazza di the, lanciando, di tanto in tanto,
qualche
occhiata al tavolo delle Serpi.
Alexis fu trascinata al
tavolo, dove Draco la lasciò sedere poco delicatamente e
senza convenevoli, tra
lui e Zabini, che li guardava ancora basito, come se il tempo trascorso
non
avesse mutato la sua espressione neanche minimamente.
Lo sguardo del Principe,
ancora irritato per ciò che era successo poco prima
– cosa accentuata anche
dall’occhiata insistente di quell’odioso, buono a
nulla di un Grifondoro – si
concentrò su di un orizzonte lontano e immaginario, cercando
di riprendere il
suo solito auto-controllo.
Blaise lo osservò
preoccupato, ma avrebbe chiesto spiegazioni solo più tardi,
sicuro che, una
domanda ora non avrebbe fatto altro che irritarlo ancora di
più e non avrebbe
prodotto alcuna risposta.
Si voltò invece verso
Alexandra, che sedeva in mezzo ai due, ancora un po’
scombussolata. Il suo
aspetto e la sua espressione atterrita gli suggerivano che
l’incazzatura
latente di Draco aveva a che fare con lei. Forse, tentando di chiedere
spiegazioni alla ragazza, avrebbe avuto più successo.
-Piccola, che diavolo ti è
successo? Sei un disastro!-
Le disse apprensivo,
accarezzandole un braccio e catturando, quindi, la sua attenzione.
Alexandra si voltò, fino ad
incontrare lo sguardo blu di Blaise, che la fissava preoccupato.
-Aspetta!-
Esclamò, prendendo la
bacchetta e puntandogliela contro. Con un incantesimo semplice
semplice, i suoi
capelli tornarono quelli lisci ed ordinati di sempre e anche la divisa
si mise
a posto, come se fosse stata appena lavata, stirata e inamidata.
-Molto meglio!-
Rimuginò il moro tra se e
se, tutto compiaciuto, mentre rinfoderava la bacchetta.
Alexis, finalmente, si
riscosse, e i suoi occhi si illuminarono in un sorriso.
-Grazie Blaise…-
Si portò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio, mentre guardava i dolci per la
colazione, senza
avere veramente intenzione di mangiare. Nonostante non toccasse cibo
dalla
mattina precedente, aveva lo stomaco completamente chiuso: tutta colpa
di Pansy
Panrkinson e di quelle oche starnazzanti delle sue amiche. Tuttavia,
trovò la
forza per versarsi un po’ di latte di mandorle caldo nella
tazza e fingere di
sorseggiarlo.
-Dovere.-
Si limitò a rispondere
Blaise, affrettandosi a prendere uno di quei pasticcini viola che a lui
piacevano tanto, prima che Draco, irrimediabilmente, li prendesse e li
distruggesse uno per uno, come era solito fare quando era
così inevitabilmente
incazzato.
Se lo portò a quelle belle
labbra piene e prese a mangiucchiarlo, mentre uno stuolo di ragazzine,
che come
sempre gli stava attorno, sospirava con tanto di cuoricini volanti.
Alexis lo guardò di
sottecchi, con un sorrisino divertito, mentre lui
rivolgeva alle civettuole un sorriso
seducente, così stupendo da poter concorrere con quello di
Gilderoy Allock, il
nuovo insegnate di difesa contro le arti oscure e cinque volte
vincitore del
premio per il sorriso più seducente dell’anno,
secondo la Gazzetta Del Profeta.
Sorseggiò ancora un po’ di
latte alle mandorle, mandandolo giù a fatica: sembrava che
il suo stomaco si
rifiutasse di ingerire qualsiasi cosa che non fosse semplice aria.
Ripensò alla risposta di
Blaise: dovere, le aveva detto. Perché, ultimamente, tutti
le dicevano quella
parola? Prima Draco, ora Blaise: cos’è che avevano
tutti in dovere con lei?
Bha, non riusciva a spiegarselo.
Zabini lanciò un bacio in
direzione delle ammiratrici, che si sbracciarono per prenderlo, facendo
la
lotta tra loro, nonostante, da acchiappare, non ci fosse proprio nulla
in
realtà. Poi, rivolse di nuovo la sua attenzione ad Alexandra
e la osservò con
quello sguardo apprensivo, che le ricordava un po’ quello di
un fratello
maggiore.
Un
po’, quello di Sirius.
Si voltò a
guardarlo, con un
sorrisino dipinto ancora sulle labbra.
-Allora, che ti è successo
piccola? Chi ti ha ridotto in quello stato pietoso?-
Le chiese, con la dovuta
delicatezza, sfiorandole il palmo della mano che, se ne era accorto,
era
stranamente rosso, come se qualcuno l’avesse pestata
violentemente.
La moretta aprì la bocca,
incerta se dire la verità o meno. Boccheggiò e
balbettò un po’, senza sapere
bene cosa dire.
-Ehm…Ecco…-
Farfugliò, mordendosi il
labbro inferiore, un po’ agitata.
Blaise corrugò la fronte e
le si avvicinò, facendole cenno di continuare, quando un
colpo improvviso fece
saltare entrambi, costringendoli a raddrizzare le schiene e a voltarsi
verso
Draco, che aveva prontamente sbattuto una mano sul tavolo, chiusa in un
pugno
così violento che le nocche erano impallidite e sul palmo si
intravedevano quei
piccoli tendini e quelle sottili venuzze azzurrine. Lo sguardo, argento
ghiacciato, era fisso su quello blu di Blaise, con
un’espressione dura e carica
di significato.
-Non qui, Blaise.-
Lo ammonì, con un sibilo
così freddo che Alexis sentì un brivido salirle
lungo la schiena, mentre si
voltava ad osservarlo e scorgeva quello sguardo infuriato e pericoloso.
Zabini annuì, come a dire
che aveva recepito il messaggio e poi passò a squadrare la
moretta, con sguardo
profondo e indagatorio, che la mise in soggezione. Quasi fosse riuscito
a leggere
ciò che era successo negli occhi del Principe di Serpeverde,
ora anche lui
aveva un’espressione seria e irritata, tanto che le sue
piccole ammiratrici lo
osservarono col fiato sospeso, prima di allontanarsi, col cuore
infranto,
quando lui lanciò loro un’occhiata truce.
Alexis abbassò lo sguardo,
confusa, e fissò il suo riflesso deformato nello specchio di
latte che,
ovviamente, non era riuscita a finire. Si sentiva un po’ a
disagio in mezzo ai
quei due, che avevano delle espressione spaventose in viso,
così fredde e
taglienti, eppure entrambe maledettamente belle.
Possibile
che quei due riuscissero a risultare
affascinanti anche quando erano arrabbiati?
Si, evidentemente era possibile.
La ragazza
deglutì, prima di
ricordarsi di avere la lettera di Sirius nella tasca della gonna:
doveva ancora
leggerla. Sarebbe stata una buona scusa per allontanarsi.
-Ehm…Scusate ragazzi, devo
fare una cosa…-
Buttò lì, neanche troppo
convinta, mentre si alzava.
Ma non fece in tempo neanche
a scavalcare la panca, che una mano di Draco le si serrò
attorno al polso e la
tirò giù, neanche troppo delicatamente,
costringendola a risedersi.
-Devi mangiare prima.-
Le ordinò, atono ma
imperioso, mentre le metteva un piatto pieno di dolcetti sotto il naso.
Alexis guardò prima il ragazzo
e poi il piatto e lo stomaco si contorse, rischiando di farla rimettere
proprio
davanti a loro.
-Non ho fame, grazie…-
Rispose, allontanando il
piatto con una mano e facendo per rialzarsi, ma Draco la tenne
saldamente giù,
facendo appena pressione sul suo polso.
- Mangia. –
Le ordinò di nuovo,
spingendole ancora il piatto sotto il naso.
Lei, testarda, scosse la
testa, allontanandolo di nuovo.
- No, non mi va…-
Insistettè, nauseata.
Malfoy le schioccò
un’occhiata infastidita, mentre le riportava il piatto
vicino, per l’ennesima
volta.
- Devi mangiare, o
rischierai di collassare prima della fine della giornata: è
da ieri mattina che
non tocchi cibo! –
La rimproverò, con uno
sguardo serio che non ammetteva repliche.
-Che ne sai?-
Gli domandò lei, corrugando
la fronte e studiandolo di sottecchi.
-Non ha importanza…-
Lasciò cadere così quella
frase, detta con tono un po’ spento, prima di spingerle di
nuovo il piatto
sotto il naso.
- Mangia!-
Le ripetè e lei scosse la
testa: il solo pensiero di mettere qualcosa in bocca le faceva
rivoltare lo
stomaco.
-Black, non costringermi ad
imboccarti, perché non sarebbe carino!-
Rimbeccò minaccioso e lei
sbarrò gli occhi, voltandosi ad osservare Blaise.
-Credimi lo farebbe…Ti
conviene mangiare.-
Le disse, con un ghignetto
divertito dipinto sulle labbra che, tuttavia, non illuminava lo sguardo
ancora
impensierito.
E
cattivo.
Alexis tornò
a guardare il
biondino, che le scoccò un’occhiataccia carica di
significato. Deglutì e
sospirò, abbassando lo sguardo sul piatto. Riluttante,
allungò una mano e prese
un biscottino al miele, osservandolo come se fosse qualcosa di alieno.
Su
Alexis, puoi farcela. Che sarà mai?
Si ripeteva, mentre, con
grande sforzo, si costringeva a mordicchiare quel biscottino e ad
ingoiarlo.
Mandare giù i primi due o tre bocconi, quando si ha lo
stomaco chiuso, è sempre
la cosa più difficile. Poi, quando superi questa fase,
diventa tutto più
semplice.
Infatti, dopo aver ingoiato
tutto il primo biscotto, sentì lo stomaco brontolare e
aprirsi in una voragine,
annunciandole che aveva bisogno di cibo e subito anche. Stupita di
quanto
affamata potesse essere, cominciò a mangiare tutto
ciò che Draco le aveva messo
nel piatto. Nell’ordine: tre biscotti al miele, un cornetto
alla marmellata di
zucca, due pasticcini alle moratille, un bignè alla crema di
fragoline di bosco
e addirittura due dei dolcetti viola che Blaise le aveva generosamente
donato.
Il tutto accompagnato da due abbondanti tazze di latte alle mandorle.
Draco la osservò mangiare
soddisfatto mentre, dopo aver rinunciato a mangiare una brioshe, che
aveva solo
disintegrato per la rabbia, si accendeva una sigaretta al cocco e alla
cannella
e ne passava una anche a Blaise.
Alexis lanciò loro
un’occhiata contrariata, non era sicura che si potesse fumare
in Sala Grande.
Ma non si azzardò a dire nulla, rimanendo occupata a finire
la sua tazza ancora
fumante di latte.
Non passò neanche mezzo
minuto, che ecco che la McGranitt, con tanto di cappello e aria severa,
si
avvicinava a passo svelto al tavolo di Serpeverde e, con un gesto secco
della
bacchetta, spegneva entrambe le sigarette.
-E’ vietato fumare all’interno
dell’istituto e voi, Malfoy, Zabini, dovreste saperlo bene
ormai. Meno dieci
punti al Serpeverde.-
Dichiarò, prima di dirigersi
verso la grande tavolata e di scambiare qualche parola con il professor
Piton,
che annuì apaticamente e guardò nella loro
direzione.
Draco sbuffò sonoramente e
lasciò ricadere la sigaretta ormai inutilizzabile tra le
macerie di crossaint.
-‘Fanculo!-
Esclamò, ancora più
irritato, mentre Blaise, più elegante, si limitava a far
sparire la sua
sigaretta con un incantesimo.
Alexis lo guardò di
sottecchi, e avrebbe voluto dire qualcosa, ma la sua attenzione fu
catturata
dall’ingresso della Sala Grande dove, una piccola furia in
capelli biondi,
stava varcando la porta.
Merda!
Pensò, poco
fine. La
vicinanza di Malfoy non faceva sempre bene.
Diamond Anne Cherin sondò
tutta la tavolata di Serpeverde con lo sguardo e, quando, finalmente,
trovò il
suo obbiettivo, vi si diresse a passo di marcia.
Alexis sbarrò gli occhi e si
affrettò a scavalcare la panchina, con un gesto
così fulmineo, che Malfoy non
fece neanche in tempo ad agguantarla per un polso e fermarla. Si
voltò, invece,
ad osservarla stranito, così come Blaise.
- Che diavolo ti prende Black?
–
Domandò, irritato e lei
scosse la testa, indietreggiando di qualche passo.
- Niente…Devo
solo…Scappare!-
Urlò quasi l’ultima parola,
prima di correre via, come una furia, facendo tutto il giro e passando
accanto
al tavolo dei Grifondoro, dall’altra parte della Sala, per
poi uscire in tutta
fretta, cercando di seminare Diamond-piccola-furia-mode-on.
Draco e Blaise rimasero ad
osservare il punto in cui era sparita, un po’ confusi.
-‘Fanculo anche a lei!-
Sbottò poi il biondino,
infastidito più di prima, mentre si alzava e, insieme a
Zabini, si dirigeva
fuori dal castello, in giardino, per andare a fumarsi una sigaretta
senza
‘rotture di coglioni’ come le definiva lui.
Non aveva voglia di
affrontare la sua compagna di stanza: non quella mattina per lo meno.
Ne aveva
già viste abbastanza per i suoi gusti.
E
pensare che la giornata era appena iniziata.
Però, di
subirsi anche una
paternale da Diamond sul perché non era tornata la notte
precedente, sul dove
era stata, sul perché non l’aveva avvertita
eccetera eccetera, non le andava
proprio. Non in quel momento. Avrebbe aspettato che si calmavano le
acque,
perché quando quella piccola furia era arrabbiata, solo
allora usciva davvero
il suo lato di Serpe e a volte, metteva quasi paura.
Alexis si addossò contro la
parete e, solo dopo aver controllato bene che non ci fosse nessuno in
arrivo,
prese la lettera di Sirius dalla tasca e se la dispiegò
davanti al viso: era
tutta stropicciata, ma era ancora completamente leggibile.
“Mia
Piccola
Alexandra, mi auguro che le cose lì ad Hogwarts procedano
bene. Per lo meno
meglio di come stanno andando a me. Ti prego, non allarmarti per quello
che
leggerai, perché ti assicuro che io sto bene e sono in
salvo: non ti mentirei
mai su di una cosa del genere. Non ne sarei in grado e tu lo sai.
Non
so come, né perché, ma gli Auror
hanno deciso di fare un’altra visitina a Grimmould Place,
dopo tutti questi
anni. Non penso sospettino davvero qualcosa, ma credo sia pura
precauzione.
Fatto sta che sono dovuto sparire e ora mi sto nascondendo come meglio
posso
anche se, purtroppo, non ho idea né di dove andrò
né di cosa farò.
In ogni caso, ti prego di restare
tranquilla, soprattutto se non sentirai miei notizie: per come stanno
le cose
ora, è molto meglio che non mandi lettere a destra e a
manca, potrebbero
rintracciarmi facilmente.
Ho dato ordini precisi a Kreacher: non
parlerà neanche sotto minaccia di morte e
giustificherà l’accoglienza della
casa con qualche scusa plausibile. Non preoccuparti, non verranno mai a
sapere
di noi.
Perciò stai tranquilla e goditi il tuo
anno ad Hogwarts, con tuo fratello e con i tuoi nuovi amici.
Ti prego solo di una cosa: non cercarmi
e non fare cose stupide per tentare di contattarmi o di sapere come sto.
Non mettere in pericolo la tua felicità
e la tua vita per me.
Ti ho già tolto troppo e non me lo
perdonerei mai se ti privassi di qualcos’altro.
Ti chiedo solo un’ultima cosa: credi in
me ancora una volta.
Andrà
tutto bene.
Ti contatto appena
riesco a liberarmi
degli Auror, te lo prometto.
Intanto: non cercarmi, Alexandra. E’
importante sia per me che per te, chiaro?
Felpato.”
Auror
a Grimmould Place.
Non era possibile.
Sirius
era di nuovo in pericolo.
Perché
proprio ora?
Non
avrebbe avuto sue notizie chissà per quanto
tempo.
Chi mai avrebbe potuto
sapere che Sirius era ancora lì?
Non
poteva contattarlo.
Una lacrima le scese
lungo
la guancia.
Non
poteva cercarlo.
Subito seguita da
un’altra.
Non
poteva sentirlo.
E un’altra
ancora.
Le
chiedeva di fidarsi di lui.
Fino a diventare una
miriade
che si riversavano sul foglio malamente stropicciato.
Ci
sarebbe riuscita?
Alzò il viso
verso il
soffitto, respirando lentamente e cercando di calmarsi, e di levare
tutti
quegli aghi che le si stavano conficcando nel cuore, uno dopo
l’altro, come i
mille dubbi e le mille incertezze che le si stavano affollando nella
mente,
crudeli e insistenti.
Doveva
farlo. Per lei. Ma soprattutto per Sirius.
Lasciò un
sospiro tremante,
portandosi la lettera al petto e stringendola forte a se.
-Sirius…-
Chiuse gli occhi,
asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Poi, un rumore concitato di
passi che si avvicinavano, la costrinse a riaprire gli occhi e a
puntarli
all’altra estremità del corridoio.
Con passo svelto e il
respiro affannato, c’era Lui.
I capelli più scompigliati
del solito, gli occhiali storti, il cravattino allentato.
Harry James Potter veniva
nella sua direzione, il sorriso che illuminava lo sguardo, non appena
l’aveva
scorta.
Alexis lo osservò
avvicinarlesi, ma quando si rese conto di avere tra le mani ancora la
lettera
di Sirius, si voltò velocemente.
Ad Harry morì il sorriso
sulle labbra per quella reazione, mentre rallentava il passo, desolato.
L’aveva rincorsa non appena
l’aveva vista scappare dalla Sala Grande, seguita a ruota da
quel piccolo
demonietto della Cherin. Purtroppo, l’aveva persa di vista
quasi subito.
Era rimasto a cercarla, ma
quando non l’aveva trovata, sconsolato, era tornato in Sala
Grande dove,
insieme a Ron ed Hermione si era diretto nella torre del Grifondoro,
per farsi
aiutare con il tema di erbologia.
Poi, quando l’aveva vista,
infondo al corridoio, non aveva resistito alla tentazione di andare a
salutarla: era davvero troppo tempo che non la vedeva e, oltretutto,
voleva
assicurarsi che andasse davvero tutto bene.
Ma, quando l’aveva vista
voltarsi di scatto, non appena lo aveva notato, aveva sentito il suo
cuore
mancare un colpo.
Perché quella reazione
improvvisa e rigida?
Non voleva forse
incontrarlo?
Lo stava evitando?
Harry strinse forte le mani,
in due pugni, arrabbiato e frustrato.
Poi fece dietro front: se
non voleva vederlo non l’avrebbe di certo costretta lui!
Alexis armeggiò velocemente
con la bacchetta, estraendola e puntandola sulla lettera di Sirius.
-Lettera Evanesca!-
Sibilò e un raggio dorato
partì dalla punta del piccolo bastoncino di legno, colpendo
la pergamena e
riducendola, lentamente, in cenere.
Poi, si affrettò a voltarsi
di nuovo verso il fratello, con un sorriso, ma lui le dava le spalle e
si
allontanava, con passo di marcia.
Rimase un po’ interdetta, ad
osservare quella schiena ampia e i muscoli testi delle spalle, visibili
sotto
la camicia bianca.
Poi scosse la testa e lo
rincorse.
-HARRY!-
Lo chiamò e lui, subito, si
voltò, per vederla correre verso di lui.
Subito,
una morsa gli scaldò il petto.
Era…Bellissima, ecco.
Alexandra Black era bellissima secondo Harry Potter.
Non avrebbe potuto avere un pensiero più sbagliato.
Se solo avesse saputo…
Se solo avesse saputo chi era davvero la ragazza che
gli stava venendo incontro…
Se solo avesse saputo…
-Alex!-
Esclamò il moro sorpreso,
l’espressione un po’ da ebete che era un misto tra
la confusione e l’imbarazzo
– e la miscela delle due non è mai un viso troppo
intelligente.
La ragazza gli sorrise,
sinceramente contenta di vederlo: la sua sola compagnia riusciva a
rasserenarla,
così come lo specchiarsi in quegli occhi di smeraldo che,
per lei, avevano
sempre una tonalità protettiva e amorevole.
Dio,
non vedeva l’ora di dirgli che era sua sorella!
Voleva urlarlo al mondo
e
lasciarsi stringere tra le sue braccia, per poi piangere insieme a lui.
Piangere
e ridere, fino allo stremo.
Purtroppo, quel momento
era
ancora lontano, specialmente con la brutta situazione che stava vivendo
Sirius:
no, doveva resistere.
Harry ricambiò il sorriso,
ancora un po’ imbarazzato.
- Allora Alex, che fine
avevi fatto? Sono due giorni che non ti vedevo in giro…-
Le chiese, portandosi una
mano dietro la nuca, con un movimento impacciato.
Alexis si morse il labbro e
fece una smorfia, arricciando il naso.
-Sono stata poco bene…-
Buttò lì, sventolando la
mano in un gesto che somigliava a quello dello scacciare degli insetti
fastidiosi.
- Inoltre Piton mi ha dato
l’ennesima punizione, ma…-
Aggiunse e poi prese a
frugare nella tasca della gonna, dalla quale estrasse un piccolo
fogliettino,
che dispiegò davanti al naso di Harry.
- Ta-Daaan!-
Annunciò, mentre il ragazzo
si sistemava meglio gli occhiali e leggeva un ‘Ogni Oltre
Previsione’. Sembrava
la calligrafia piccola ed elegante di Piton.
- E’ il mio voto per
l’ultima pozione fatta!-
Confermò Alexis, entusiasta.
Un sorriso malandrino – che
somigliava terribilmente a quello di James Potter – gli
dispiegò le labbra,
prima che si avventasse sulla ‘piccola Black’ e le
circondasse la vita con le
braccia, prendendola di slancio in braccio e facendole fare un giro a
mezz’aria.
La ragazza urlò, sorpresa,
ma poi prese a ridere come una scema: sembrava quasi che lui sapesse
già di
essere suo fratello e che si comportasse come tale.
Quel pensiero le scaldò il
cuore, mentre, tra una risata e l’altra, si
aggrappò forte alle sue spalle,
stringendolo quasi in un abbraccio.
-Grande!-
Urlò soddisfatto il Bambino
Sopravvissuto, stringendole la vita con impeto e facendole fare ancora
un giro,
ridendo come un matto a sua volta.
-Harry! Harry…!-
Cercò di richiamarlo, tra le
risate: ci voleva proprio un incontro con suo fratello, dopo quella
pessima
mattinata.
-Dai, mettimi giù!-
Ridacchiò ancora, scuotendo
la testa: quel ragazzo era proprio matto!
Harry le fece fare un altro
giro, prima di posarla delicatamente in terra. Tuttavia, la stretta
attorno ai
suoi fianchi non si allentò.
Non subito almeno.
Mentre lei lasciava
scivolare le mani lungo il suo petto, il ragazzo la scrutò
dall’alto, con
un’occhiata profonda e penetrante che, subito, la fece
sentire a disagio.
Sembravano gli occhi di
Draco Malfoy, quando la osservava prima di farle qualche dispetto o
di…baciarla.
Santo
Iddio!
Suo fratello stava per baciarla!
Alexis sbarrò
gli occhi,
prima di scattare indietro e liberarsi facilmente della stretta di
Harry,
sfruttando l’effetto sorpresa.
Il ragazzo la guardò stranito,
corrugando la fronte e lei si limitò a ridacchiare,
imbarazzata e…schifata!
Insomma, Harry era davvero
un bellissimo ragazzo, non c’erano dubbi su questo
ma…ma era suo fratello, per
le mutande di Merlino e di tutti i maghi!
Il moretto dovette guardarla
qualche secondo, prima di comprendere a pieno ciò che era
successo. Poi,
abbassò lo sguardo, con un’espressione mista di
malinconia, rabbia e
frustrazione.
-Scusa…-
Si limitò a mormorare e lei,
in quel momento, si sentì morire.
Dio,
che cosa aveva fatto?
Era stata solo una
grande
egoista e solo adesso se ne rendeva conto a pieno, mentre lo guardava
stringere
le mani in due pugni, così stretti da sbiancare le nocche.
Aveva voluto stargli accanto
e dargli tutto il suo amore fraterno
senza però rivelargli chi era. Era piuttosto ovvio che, la
cosa, potesse essere
fraintesa.
Dio,
che stupida che era stata!
E ora, Harry avrebbe
sofferto perché lei non poteva ricambiare in alcun modo quel
sentimento
nascente.
Semplicemente
perché lei era sua sorella.
Mai, come in quel
momento,
Alexis desiderò dire ad Harry la verità.
Ma – e si maledisse mille e
mille volte – non lo fece.
Non poteva.
Lei
non…Non poteva.
Deglutì a
fatica, mordendosi
il labbro inferiore e avvicinando, titubante, una mano al braccio del
ragazzo,
sfiorandolo appena con la punta delle dita.
- Harry…?-
Lo richiamò con un filo di
voce e lui, lentamente, alzò lo sguardo, fino ad incontrare
il suo gemello.
E
il suo cuore mancò un colpo.
Quello sguardo
smeraldino,
identico al suo, stava soffrendo.
Non c’era traccia del
sorriso che la illuminava ogni volta che lo vedeva.
Non c’era traccia del
rossore che le dipingeva le gote.
Ne delle fossette deliziose
che adorava sfiorare.
Tutto in quel visino stava
soffrendo: a partire dalle belle labbra piegate
all’ingiù, alla curva desolata
del nasino fino agli occhi, leggermente lucidi.
Si,
Alexandra Black stava soffrendo: ma perché?
Era stato lui quello
rifiutato e, invece, sembrava lei quella devastata, come se qualcuno di
molto
cattivo le stesse lacerando il petto e le stesse pugnalando il cuore
più di una
volta, senza pietà.
La stessa sensazione che
provava lui, nel vederla così.
Non
lo sopportava!
Voleva rivedere il suo sorriso: aveva bisogno
di quel dannato sorriso sereno, che riusciva a farlo star bene! Ne
aveva bisogno
come una droga, non se ne poteva separare!
La guardò per
un lungo
periodo, poi il suo sguardo si addolcì e alzò una
mano, per sfiorarle una
guancia pallida con la punta delle dita.
-Tranquilla, è tutto ok.-
Sospirò Harry, con tono
rassicurante, prima di sorridere appena.
Alexis lo guardò ansiosa,
poi si limitò ad annuire lentamente, mordendosi ancora una
volta il labbro
inferiore.
Il Bambino Sopravvissuto si
allontanò di un passo, ma subito lei gli prese un braccio,
trattenendolo per la
manica della camicia, con espressione atterrita e terrorizzata.
Terrorizzata
che suo fratello, dopo questo, la
odiasse e la lasciasse da sola, senza volerla vedere mai più.
Harry lasciò
scorrere di
nuovo lo sguardo su di lei, confuso e quando vide la sua espressione,
una
scossa gli trafisse il cuore: sembrava ancora più piccola e
indifesa del
solito, e la cosa gli faceva venire una voglia matta di stringersela al
petto,
ma prese la saggia decisione di non farlo.
Si limitò invece a prendersi
la testa con una mano e ad addossarsi ad una parete.
Poi cominciò a ridere, forse
per il nervoso, continuando a darsi dello stupido mentre, ancora,
Alexis lo
tratteneva per una manica.
- Ok! Ok! –
Si arrese alla fine,
parlando tra se e se.
Si voltò ad osservare la
ragazza e le lasciò un buffetto affettuoso su di una guancia.
Il sorriso era tornato a
splendere sulle sue labbra.
-Mi accontenterò di esserti
amico, per ora…-
Le comunciò, avvicinandolesi
pericolosamente al viso e sorridendo malandrino.
-Ma se un giorno deciderai
di darmi una chanche, io ci sarò, ricordatelo Black!-
Aggiunse, sfiorandole la
fronte con un bacio, prima di liberarsi facilmente della sua stretta e
di
voltarsi, per poi alzare la mano in segno di saluto.
-Ci vediamo oggi pomeriggio
alla Quercia sul Lago, se mi dai buca un’altra volta ti vengo
a cercare, ti ho
avvertita!-
Salutò, con una punta di
cattiveria minacciosa, ma poi si voltò a farle un occhiolino
e lei scoppiò a
ridere, annuendo.
Non gli importava se
Alexandra Black non ricambiava i suoi sentimenti: ma non poteva
privarlo del
suo sorriso così famigliare, l’unico in grado di
riuscire a farlo stare bene.
A farlo sentire…a casa.
Alexis lo guardò
allontanarsi, prima di sospirare stanca.
Sì,
era proprio il figlio di loro padre: mai, come in
quel momento, Harry le
era sembrato più
identico a James.
Ed era sicura che, se
Sirius
fosse stato lì con loro, avrebbe confermato.
Sirius…Le
cose si stavano complicando un po’ per
tutti.
Per quanto ancora avrebbero resistito?
x
sackiko_chan: Hai visto che alla fine ho
aggiornato?xD Grazie
mille per i complimenti^_____^ Spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto,
fammi sapere^.-
Ci sentiamo
presto!
Un bacione,
Ada =*
x Raffuz: Grazie
mille per i complimenti!*/////*
Eccoti il nuovo capitolo! Spero ti sia piaciuto: fammi sapere che ne
pensi, mi
raccomando ^.-