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Autore: MizuiroTv    22/02/2019    0 recensioni
«Quando lo vidi la prima volta, mi dava l'idea di una persona così sola: non posso lasciarlo.
Non posso.
Ho promesso di proteggerlo e se devo rischiare la mia vita, allora la rischierò»
––––––––––––––––––––––
Warning: La presente fic è ispirata alla Medioeval AU ufficiale ed è incentrata sul pairing Tokoyami x Tsuyu
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Fumikage Tokoyami, Tsuyu Asui
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due: il ragazzo in nero



Bisbigli, rumori di ogni genere, voci che non conosceva che si mischiavano tra di loro, voci sia di ragazzi che di ragazze, rumori di sedie e di passi tutti confusi e ovattati.
Questi furono i primi momenti del risveglio del ragazzo dai capelli neri.
Quando aprì gli occhi si ritrovò delle facce sconosciute che lo guardavano con curiosità: si mise seduto di scatto e anche i ragazzi si allontanarono da lui.

«Dove mi trovo?» chiese un poco dolorante Tokoyami mentre si massaggiava la testa assai dolorante.
«Ricordo un fiume e quella ragazza… e poi, credo di essere svenuto.»

«Credi bene!» Tsuyu si fece largo tra Iida e Ochako e tutti gli altri e si mise davanti a lui.
«Mi hai spaventato giù al fiume!» la ragazza, dapprima, lo squadrò da testa ai piedi ma decise di donargli un sorriso.
Non le sembrava un ragazzo cattivo, dopotutto.
Gli era svenuto davanti e non poteva lasciarlo al fiume, lì, tutto solo.
Probabilmente era un avventuriero? Forse era scappato da qualcosa?
Questo non lo poteva sapere ma, nelle ore in cui il ragazzo aveva dormito, aveva convenuto, non solo lei ma anche tutti gli altri, che, una volta che il ragazzo si fosse svegliato, di chiedere a quest’ultimo chi fosse  e da dove veniva.

«Scusami, non era mia intenzione spaventarti.»

Questi non guardò negli occhi Tsuyu, al contrario, cercò ogni modo per non incrociare lo sguardo di lei e degli altri ma la ragazza dai capelli lunghi e verdi, non demorse: si mise seduta su un angolo del letto e fece cenno agli altri di non stargli troppo sul fiato sul collo.

Forse era Tokoyami stesso a non fidarsi di loro.

Prima che il resto della gilda se ne andasse, Izuku, mise una mano sulla spalla al ragazzo, come se volesse rassicurarlo.

«Chiunque tu sia, sappi che non devi aver paura, sei al sicuro.»
E se ne andò per ultimo chiudendo la porta dove Tokoyami aveva riposato.


Tokoyami e Tsuyu stettero in silenzio per qualche minuto, poi Tokoyami cercò di alzarsi dal letto, ma sentì, nuovamente, di perdere i sensi: vide per qualche secondo doppio e si sentì senza forze.

Chissà cosa lo aveva ridotto così: non si ricordava di aver combattuto prima di arrivare a quel fiume…

«Sei ferito, mentre ti medicavamo, abbiamo notato una ferita molto profonda ma anche non troppo recente vicino all’addome, forse ti si è infettata, ma ho provato ogni tipo di magia curativa, ma non si trattava di un’infezione….»

Tsuyu venne interrotta dal ragazzo poco prima di chiedergli chi fosse.

«Da quando ne ho memoria, sono nato con questa cicatrice all’addome a forma di testa di corvo.

Si dice che si tramandi nel mio clan di samurai ormai estinto.»

«Deduco che tu venga da molto lontano da queste terre?»

Tokoyami fece cenno di si e le spiegò di non ricordarsi affatto del perchè era arrivato fin lì e del perchè non si ricordava quasi mai cosa succedeva di notte e ogni mattina si risvegliava in un posto diverso senza ricordarsi come ci era arrivato fino a lì.

Tsuyu lo ascoltava attentamente: sembrava sincero.

«Io e i miei amici possiamo tenerti qui fino a quando non capirai queste tue amnesie… Ma forse dovremmo prima sapere il tuo nome, sai chiamarti ‘’ragazzo in nero’’ suona molto brutto.»
Avrebbe voluto aggiungere ‘’però ti si addice come soprannome’’ ma forse sarebbe risultato offensivo all’altro.

«Fumikage Tokoyami.
Fumikage andrà benissimo.»

«Io sono Tsuyu, vestiti, ti porto nella sala comune così potrai presentarti agli altri.»

Ma Fumikage guardò la finestra e vide il sole cominciare a calare: un brivido percorse la sua schiena, come se qualcosa di brutto da lì a qualche ora, sarebbe accaduto.
Cercò le sue cose nella stanza e  le vide appoggiate su una sedia poco più in là dal letto.

«Non ce ne bisogno, credo che riposerò un altro po’…» cercò una scusa plausibile  per cercare di starsene da solo così da poter scappare.

C’era qualcosa che gli impediva di rimanere con lei e quella gilda di amici, qualcosa di oscuro, qualcosa che non sapeva cos’era, forse un mostro.
E coinvolgere quei ragazzi non era da lui, ragazzi che neanche conosceva, che lo avevano curato, sopratutto, quando potevano lasciarlo al fiume da solo.

Tsuyu sembrò acconsentire e lasciò la camera, ma Fumikage non sapeva che aveva creato con la magia dei piccolo famigli a forma di rana e invisibili al ragazzo; l’avrebbero avvertita se avesse cercato di scappare dalla finestra o altro.
Quando andò al piano di sotto, Midoriya le si avvicinò per chiederle spiegazioni, ma Tsuyu non disse cosa aveva fatto, disse solo che Fumikage voleva riposare.



Una volta rimasto solo in camera, Tokoyami guardò dalla finestra: il sole stava scomparendo piano piano.

Prese le sue cose e quatto quatto, uscì dalla finestra e con un balzo atterrò sul tetto di una casa adiacente: doveva ritornare al fiume, doveva allontanarsi da quel villaggio e da quei ragazzi.


«Cosa? E’ scappato!!» gridò la ragazza mentre stava consumando la cena con gli altri.
Gli altri la guardarono senza capire e Tsuyu non aveva altro da fare che spiegare cosa fosse successo quando erano rimasti da soli.

«Sapevo che non bisognava fidarsi!» borbottò IIda mentre si mise a braccia conserte
«Magari era solo spaventato, Iida, dovremmo andare a cercarlo!»
«Sono d’accordo con Ochako, propongo di andare a cercarlo, tu Izuku cosa ne pensi?»
«Shoto! E’ troppo pericoloso andare in giro di notte! E se fosse una persona cattiva e se fa un agguato a tutti noi? Cosa ne possiamo sapere di lui? Sappiamo solo il nome.
Izuku per me è un rischio inutile. Si è riposato in casa nostra e appena eravamo più vulnerabili se ne è andato.»
«Se fosse stato cattivo, ci avrebbe attaccato, secondo il tuo ragionamento.»


Si creò una spirale di dubbi e di supposizioni su Tokoyami Fumikage all’interno della gilda.
C’è chi era favorevole ad andare a cercarlo chi no, c’è chi non riusciva a fidarsi e chi voleva provare a capirlo.

Nessuno sapeva cosa fare.
Nessuno, nessuno.

«E se lui fosse il samurai nero?» Momo, la ragazza dai lunghi capelli neri, parlò dopo qualche minuto di silenzio che era piombato dopo quei lunghi minuti in cui discutevano.

Silenzio, di nuovo.

E se fosse vero?
Lui, allora non era cosciente di quello che faceva.

Come qualche giorno prima i ragazzi erano inermi davanti a quella figura, a quel demone.
E se realmente fosse stato quel demone?
Lo avrebbero ucciso.
No, Tsuyu non poteva accettarlo.
Lei che lo aveva visto per primo.
No, non poteva essere così.
Tsuyu si alza in piedi e squadra ogni membro di quella gilda: non potevano lasciare un ragazzo al proprio destino, non era da loro.

«Andiamo a cercare Fumikage.

Samurai nero o meno, lui ha bisogno di noi.»

   
 
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