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Autore: AntoGoesToLondon    23/02/2019    1 recensioni
"Cecilia, ventottenne alle prese con il suo primo lavoro in una multinazionale, trascorre un'esistenza particolarmente piatta, in cui tutti i giorni cominciava a somigliarsi.
Perennemente alla ricerca dell'amore a prima volta, finisce sempre per fantasticare sulla persona sbagliata, rimanendo inevitabilmente.
Sembra ormai che nessuna novità si prospetti per lei quando all'improvviso un'occasione la porterà nella grigia Londra"
PS: per questioni pratiche, ogni tanto qualche dialogo della storia sarà riportato in inglese!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo IV

 

Nei giorni successivi al suo arrivo nella capitale inglese, Cecilia non riuscì a riposarsi nemmeno un secondo.

Oltre alla lunga lista di luoghi da visitare che sua madre e Giusy si erano appuntate e che erano decise a smarcare, la giovane donna doveva aggiungere anche gli appuntamenti con i diversi proprietari e inquilini con cui aveva preso impegno per visitare le stanze offerte e che purtroppo si trovano in direzione opposta rispetto al centro, rendendo le sue giornate un inferno, fatto di continui viaggi avanti ed indietro, a bordo della vasta rete metropolitana di London underground.

Su consiglio, infatti, dell'addetto alle risorse umane, con cui aveva intrattenuto una fitta corrispondenza negli ultimi due mesi, aveva optato per la zona ovest di Londra, che sebbene non fosse periferica, distava ad oltre mezz'ora da Piccadilly Circus e dintorni.

Collegate facilmente al centro grazie alle linee Piccadilly e Circle/District, la sua scelta cadde sulle zone di Hammersmith e Chiswick, che le erano sembrate ottime  per stabilirsi in modo definitivo e tutte le sue ricerche difatti si concentrano lì.

Alla fine dopo una  decina di case viste, si innamorò di una villetta a schiera a due piani con tanto di giardino sul retro e spazioso living room, situata in Worlidge Street, una strada privata a metà fra la stazione metropolitana di Hammersmith e il Hammersmith bridge che collegava il quartiere con l'area di Chiswick e Putney, rendendola una zona particolarmente verde e piacevole d'estate, essendo affacciata sulla riva del Tamigi e popolata da diversi pub, dove era possibile godersi il tramonto davanti ad una birra fresca.

A convincerla non fu soltanto la sua stanza piuttosto grande e luminosa e la zona, ma le due inquiline Harriet e Camilla, con cui avrebbe diviso il resto della casa.

Entrambe sulla trentina e residenti a Londra da qualche anno: la prima, scozzese di nascita e trasferitasi nella capitale inglese per completare il suo percorso universitario, era rimasta talmente affascinata dalla vitalità di Londra al punto da decidere di non fare più ritorno ad Aberdeen, nonostante i suoi genitori gestissero una jam factory piuttosto rinomata a livello locale, mentre la seconda era una ragazza italiana, di cui, come scoprirà in seguito, Londra è piena, venuta nel Regno Unito per amore e rimasta a vivere lì anche dopo la rottura con il suo fidanzato, facendo di Londra la sua destinazione finale.

Durante l'ultima giornata di permanenza di sua madre e Giusy, le due donne aiutarono la giovane a sistemarsi nella nuova casa, concludendo gli ultimi acquisti di utensili per la cucina e biancheria per la camera da letto, di cui purtroppo la casa non era molto provvista, essendo Harriet e Camilla non esattamente due perfette casalinghe, come constaterà Cecilia nel corso della sua convivenza al 41B di Worlidge St.

"Mi raccomando, cuore. Fai la brava, ok?" disse sua madre prima di salire sul taxi che avrebbe riportato lei e Giusy all'aeroporto di Heathrow.

Le due si abbracciarono, rendendo quella separazione, se possibile, ancora più dura.

Non erano abituate all'idea di non vedersi per molto tempo, dunque quella situazione era un'assoluta novità per entrambe.

Anche Giusy spupazzò l'amica per buoni cinque minuti, essendo una piuttosto affettuosa di natura. “Mi stai soffocando!” la prese in giro Cecilia ricambiando la stretta.

“Ti do un lungo abbraccio perché chissà quando ne riceverai un altro!” scherzò l’altra sciogliendo l’amica dalla presa.

Cecilia roteò gli occhi e scosse la testa contrariata. “Non preoccuparti! Mi troverò degli amici e saranno anche meglio di te” rispose per le rime facendo la linguaccia.

“Se ti trovi un ragazzo sarebbe anche meglio” intervenne sua madre ponendo fine al simpatico siparietto fra le due amiche.

La figlia strinse i pugni mordendosi la lingua per non rispondere; possibile che sua madre non capisse mai che con quelle affermazioni era completamente inopportuna?

Come se lei già non ci pensasse abbastanza da sola al fatto che non trovava un uomo da secoli con cui stabilire un rapporto serio o semplicemente uscire.

Sua madre stava per aggiungere altro quando il tassista, ormai infastidito da quei lunghi saluti, suonò il clacson invitando le due donne a salire sul veicolo.

“Ciao, cuore! A presto” la salutò di nuovo Giusy aprendo la portiera e infilandosi dentro l’auto seguita da sua madre che le diede un veloce bacio sulla fronte, raccomandandole ancora una volta di farsi sentire.

 

***

41 Wolridge St

Casa di Cecilia

02/08/2018

ore 16,25

 

Cecilia era sdraiata sul letto e fissava il soffitto. Era annoiata, tanto annoiata.

Non aveva ancora iniziato a lavorare, il suo primo giorno presso gli uffici global Softender era infatti previsto per il lunedì successivo, il sei agosto.

Inizialmente le era sembrata una buona idea prendersi almeno una decina di giorni prima di riprendere a lavorare, voleva darsi sufficiente tempo per sistemarsi e familiarizzare con la città ma cominciava a pentirsene. Da quando sua madre Anna e Giusy erano andate via, lei si sentiva senza uno scopo, avendo praticamente già girato quasi mezza città e non avendo ancora stretto amicizia con nessuno.

Aveva pensato di uscire a prendersi un caffè ma non aveva nessuno con cui scambiare due chiacchiere, per cui rinunciò. Lei non era fatta per uscire da sola, era una da compagnia.

Aveva mandato un messaggio alle due coinquiline chiedendo se volessero fare un giro dopo lavoro ma queste declinarono l’invito, sottolineando che non sarebbero tornate fino ad almeno le 19,30 e si sentivano già abbastanza stanche.

“Bene, forse è il caso di cominciare ad uscire da soli” si disse guardandosi allo specchio per convincersi.

Si truccò leggermente e preparò velocemente la borsa infilando l’ombrello dentro. Se c’era una cosa che aveva imparato subito è che un ombrello non deve mai mancare nella borsa di un londinese, anche quando la giornata appare calda e soleggiata.

Non avendo una destinazione precisa, decise di camminare senza porsi troppo il problema di capire dove stesse andando. S’infilò le sue cuffie a cui era tanto affezionata e avviò la solita playlist di Spotify per compagnia senza badare moltissimo al cambiare delle diverse canzoni; d’altronde, le conosceva tutte a memoria.

Ogni tanto si fermava per scattare una foto, guardandosi intorno per cercare di capire dove si trovasse, anche se dentro di sé sapeva di essersi già persa, e dava un’occhiata al cielo, che cominciava a riempirsi di nuvole grigie che non potevano promettere nulla di buono.

“Non pioverà” si convinceva continuando a camminare e ad allontanarsi sempre di più da casa sua.

Erano circa le 19,40 quando pensò di ritornare indietro avendo cominciato a sentire una certa fame, non avendo idea di dove si trovasse, tirò fuori il suo smartphone dalla tasca e calcolò il percorso per casa, usando l’applicazione Google Maps.

“Caspita! 40 minuti di mezzi” si scioccò osservando il percorso suggerito dall’app.  “Sarà meglio muoversi allora” continuò mentre si guardava intorno per individuare la fermata K da dove avrebbe preso l’autobus n° 295 in direzione casa.

Stava impazzendo per capire la direzione indicata dal suo GPS quando una goccia spessa d’acqua cadde sullo schermo del suo Hauweii. Non fece in tempo ad alzare la testa verso l’alto che fu investita da altre gocce d’acqua, sempre più fitte.

“Porca tr-“ si lasciò sfuggire in mezzo alla strada notando tutte le persone correre per cercare riparo dalla pioggia che nel giro di pochi secondi si era trasformata in un vero e proprio temporale estivo.

Capendo che ormai sarebbe stato abbastanza difficile riuscire ad arrivare a casa senza inzupparsi fino alle ossa, decise di trovare riparo presso il primo pub che le capitò davanti.

“Potrei anche cenare già che ci sono” pensò mentre spingeva la porta d’ingresso per entrare nel locale abbastanza pieno ormai.

Non avendo nessuno con cui dividere il tavolo, decise di sedersi direttamente al balcone.

“Hi, how can I help you?” domandò il barista mentre spillava una birra per completare un altro ordine.

Cecilia, che stava ancora consultando il menù, si sentì colta alla sprovvista, e finì per ordinare la prima cosa del menù che le capitò sotto agli occhi. “Can I have please a burger with fries and a pint of any lager you have?”

L’altro annuì e afferrò uno dei tanti boccali di vetro che popolavano il bancone per cominciare a spillare la birra, venendo richiamato da Cecilia che in quel preciso istante notò la presenza delle sweet potato fries, diventate un’ossessione per lei da quando era a Londra.

“Sorry, can I have the sweet potato fries instead? And no onions in the burger, please” aggiunse facendo il suo sorriso migliore al barista che annuì posando la sua lager e sparendo dietro al bancone subito dopo.

 

***

 

 

24 Percy Street, London

Sede centrale di Zenith Media

Stesso giorno

Ore 18,45

 

Lorenzo De Tommasi batteva nervosamente il piede contro il pavimento. Era stanchissimo e dei commenti del suo capo Nathan Wilson non ne poteva seriamente più.

Era tutto il giorno che l'uomo si lamentava della scarsa considerazione che il loro cliente riservava nei confronti del loro lavoro e nonostante avesse perfettamente ragione, Lorenzo ne aveva abbastanza di ascoltarlo.

"Capo, I hear you but nothing is gonna change, at least not today so I'd suggest we have a pint and forget it all" sentenziò il ragazzo facendo un sorrisino malandrino. Sapeva che il suo capo non avrebbe mai rifiutato una birra, considerando che avevano fatto parecchio tardi e che erano ben oltre il loro normale orario lavorativo.

"Yeah, you're right. Let's go!" acconsentì alla proposta. "You, Italians are definitely smarter" affermò con tono quasi stupito, che non sfuggì a Lorenzo che però decise di sorvolare.

Ai due si unì un altro ragazzo del team, Daniele, anche lui italiano, come Lorenzo.

Dopo una breve consultazione, decisero di andare al The Four Thieves, un pub situato nel cuore di Clapham Junction. A proporlo fu lo stesso Lorenzo che abitava più o meno ad una ventina di minuti a piedi da lì.

Non appena i tre misero piede nel pub, si precipitarono al balcone. Il tragitto aveva messo loro una certa sete e non vedevano l'ora di buttare giù un paio di birre.

Lorenzo, il più sboccato e scomposto dei tre, si allungò lungo il balcone, per riuscire a reggere la sua testa con la mano sinistra senza rinunciare a parlare con i suoi amici, finendo così per urtare il boccale di birra della persona accanto che vacillò sul bancone, senza cadere per fortuna.

"Hey" lo richiamò una voce femminile un po' arrabbiata.

Il giovane, che aveva finto di non essersi reso conto di aver urtato qualcosa, si voltò al suono di quella voce e fissò la sua interlocutrice.

"Would you mind paying more attention?" continuò la donna assottigliando gli occhi per il nervoso.

Lorenzo la fissò per qualche secondo, senza proferire parola. Ci stava provando, stava seriamente provando a non ridere ma non ci riuscì. Era stato più forte di lui, le italiane a Londra che lo sgridavano in inglese con quell'accento chiaramente non british erano esilaranti.

"Ma sei italiana?" le chiese quando si ricompose.

Dall'altro lato, alla nostra interlocutrice la reazione non piacque molto ma chi la ebbe sì.

Lorenzo non si accorse della lieve incrinatura della sua voce alla vista di lui ma se n’era innamorata all'istante. Lo trovava perfetto, esattamente come aveva sempre immaginato il suo uomo ideale, che non credeva avrebbe mai incontrato.

Dai capelli color miele, portati leggermente lunghi e po' spettinati, il viso del giovane era incorniciato da un sottile filo di barba non molto curato ma nemmeno lasciato allo sbaraglio, che gli donava particolarmente, mentre gli occhi nocciola erano invece nascosti dall'ampia montatura spessa nera dei suoi occhiali da vista.

Lorenzo tossicchiò per richiamare la sua attenzione e Cecilia riuscì finalmente a reagire.

"Sì, sono italiana" confermò. "Sei abituato a ridere in faccia a tutte le ragazze italiane dopo aver urtato le loro birre?" chiese acida ricordandosi improvvisamente del motivo per cui i due stavano tenendo quella conversazione.

Lorenzo sorrise sornione, le piacevano le ragazze dalla lingua tagliente. Una donna doveva essere sempre in grado di rispondere per le rime secondo lui.

Fu in quel momento che Cecilia provò il secondo tuffo al cuore della serata: quando notò le fossette che ai lati della sua bocca. 

"No, normalmente non rido ma il modo in cui hai detto 'Would you mind' è stato divertente" ammise facendo spallucce.

Cecilia roteò gli occhi e scosse leggermente la testa. "Vabbè" mormorò rigirandosi nuovamente verso la sua birra.

"Sei da sola oppure in compagnia?" le domandò lui ruotando interamente il suo busto verso di lei, voleva osservarla meglio.

La giovane annuì confessando di essere a Londra da pochissimo e di non conoscere ancora molte persone.

Lorenzo stava per risponderle quando fu raggiunto da Daniele e Nathan. "Lorenzo, you never miss chance to speak to beautiful girls" esordì il suo capo piazzandosi fra i due.

Daniele scoppiò a ridere lasciandosi sfuggire un “e ti pareva che non ci provava con qualcuno!”

Lorenzo fulminò entrambi con lo sguardo, soprattutto Nathan; ogni volta che beveva, i suoi filtri british, che solitamente gli impedivano di abbandonarsi a commenti poco opportuni, cadevano del tutto rivelando la sua vera natura.

"I am not approaching.." iniziò a dire per poi rendersi conto che non conosceva il nome della sua interlocutrice. "I guess that I don't know your name?" continuò in inglese. Detestava parlare in italiano in presenza di stranieri, lo trovava maleducato.

"Cecilia" rispose lei fra il divertito e l'imbarazzato. Quei tre le piacevano, erano un bel trio.

Lorenzo mosse il mento in segno di approvazione; Cecilia era davvero un bel nome.

"So I am not approaching Cecilia, we were just talking" sottolineò. "I'm Lorenzo, by the way" si presentò lui allungando la mano che fu costretta dalla ragazza. "Sì, lo avevo capito" disse sorridendo.

"Nathan, nice to meet you" si presentò l'inglese infilandosi nuovamente fra i due.

"Daniele, piacere!" disse l'altro scuotendo una mano a mezz'aria.

"An another Italian girl! Wow, I'm wondering if there's any british girl left in London" osservò Nathan che non smetteva di stupirsi della quantità di italiani che affollava la sua città. Non fraintendetelo però: Nathan adorava gli italiani e iniziava a preferire la loro compagnia a quella dei suoi amici di sempre. D'altronde, gli aveva insegnato cosa significava cucinare bene. 

"Are you alone, Cecilia?" si rivolse poi a Cecilia mentre si guardava intorno per cercare di identificare un'ipotetica compagnia.

La giovane annuì. "Yes, it was raining a lot and I was hungry so I decided to get some food" spiegò lei facendo spallucce.

"Good choice" approvò l'inglese. "Come and join us! We are about to have dinner too" la invitò l'uomo indicando con un cenno del capo il tavolo su cui, nel frattempo, la cameriera aveva posato le loro cene.

Cecilia accettò ben volentieri l'offerta e raccolse quello che restava della sua cena per unirsi ai tre.

Scoprì con sorpresa che fare amicizia a Londra era abbastanza facile e che una serata apparentemente noiosa poteva cambiare totalmente in pochi minuti.

Parlarono di tutto: dal lavoro, stupendosi ancora una volta quando si resero conto di fare lavori molto simili, ai loro luoghi preferiti di Londra, passando per musica, cibo e viaggi.

Lorenzo e Cecilia avevano moltissimo in comune: anche lui proveniva dalla Regione Lazio e aveva frequentato lo stesso corso di laurea di Cecilia all'università La Sapienza, sebbene in anni accademici diversi, precisamente due anni prima.

Entrambi coltivano la stessa passione per i gialli di Agata Christie e Cara Hunter e avevano più o meno gli stessi gusti in fatto di musica. O almeno finché Cecilia non confessò di ascoltare canzoni raggaeton ogni tanto, provocando una finta smorfia di disgusto in Lorenzo che detestava quel genere musicale.

Si trovavano così bene a parlare insieme che decisero di rimanere al pub a chiacchierare, anche dopo che i colleghi di Lorenzo furono andati via.

E chissà quanto altro si sarebbero detti se non fossero stati interrotti dal cameriere che li avvertì dell'imminente chiusura del pub.

Solo una volta fuori dal locale, Cecilia controllò l'orario rendendosi conto che era quasi l'una e mezza. "Caspita! È tardissimo" sussurrò fissando lo schermo illuminato del suo smartphone.

"Come torni? Anzi, dove abiti?" le domandò il ragazzo mentre malcelava uno sbadiglio. Era stanchissimo e non vedeva l'ora di essere nel suo letto avvolto dalle sue sottile lenzuola di cotone.

"Sto a Hammersmith. Secondo Maps ci vorrà circa un'ora e mezza per arrivare, devo cambiare 3 mezzi" rispose trattenendo un'imprecazione.

Non ci voleva proprio, soprattutto perché non era a Londra da così tanto tempo da sentirsi sicura che avrebbe potuto fare tutta quella strada da sola e di notte, cambiando addirittura tre autobus.

"Ma Maps non è affidabile! Devi usare City Mapper a Londra" intervenne l'altro mentre apriva la suddetta app per ricalcolare il percorso.

"Mmm.. ok! Forse Maps aveva ragione" osservò mentre si passava una mano sulla nuca. "Vuoi vedere per un Uber?" le domandò poi.

Cecilia annuì e controllò se c'erano Uber disponibili nelle vicinanze. "Bene, o mi ci faccio quasi due ore di mezzi notturni oppure pago circa 35£ di Uber" affermò contrariata lasciandosi sfuggire un c****, che fece ridere il suo accompagnatore. "Oppure potrei dormire qui" ironizzò indicando la panchina della pensilina del 345.

Il giovane osservò l'espressione affranta della ragazza che fece un rumoroso sospiro e si mordicchiò le labbra. Esisteva una soluzione molto semplice a quella spiacevole situazione anche se non n’era estremamente convinto. Dopo quel breve momento di esitazione ed essendosi sempre considerato un cavaliere ma soprattutto non vedendo altre possibili soluzioni, fece la sua proposta.

"Oppure potresti dormire su un comodo divano letto" disse d'un fiato facendo spallucce. Cecilia lo fissò perplessa, non capiva a cosa si riferisse.

"Puoi dormire da me, siamo in due in casa e non credo che al mio coinquilino causerai alcun disturbo. Probabilmente sta già dormendo" continuò sorridente sperando di migliorare il suo umore.

Cecilia boccheggiò senza però essere in grado di rispondere: l'offerta del ragazzo era allettante ma in totale sincerità chi lo conosceva?

L'espressione dubbiosa e leggermente terrorizzata della giovane risultò evidente a Lorenzo al punto che decise di intervenire per non creare ulteriori malintesi.

"Scusami, non volevo risultare ambiguo. Non ci sto provando assolutamente" mise le mani avanti senza aggiungere altro. In fin dei conti, lui le stava offrendo una mano, se non voleva accettare erano fatti suoi.

"Non è per quello" replicò lei imbarazzata. "Accetto la tua offerta" disse poi senza pensarci ulteriormente. Non aveva grandi alternative dopotutto se non voleva pagare un Uber verso casa.

Lorenzo le fece l'occhiolino e la invitò a seguirlo. "Casa mia è a meno di venti minuti a piedi da qui" la informò mentre si avviavano.

 



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Angolo dell'autrice

Finalmente abbiamo conosciuto il nostro protagonista maschile Lorenzo :D il responsibile della totale perdita di controllo della nostra Cecilia dettata dal colpo di fulmine. Perché sì, Cecilia si é completamente fulminata!

Ora si avviano insieme verso casa di lui, voi lo avreste fatto? Io sicuramente no! Però vi posso garantire che Lorenzo è una brava persona, non temete!

Resta sintonizzate e alla prossima :)

   
 
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