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Autore: StellaViva95    23/02/2019    1 recensioni
Alessia ha 24 anni, studia Ingegneria Gestionale, ed è fan dei Queen da sempre. Stefania, la sua migliore amica, lavora in biblioteca e scopre un modo per viaggiare nel tempo. Così decidono di tornare negli anni 70 e cercare di salvare Freddie Mercury dal suo destino. Ci riusciranno?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freddie Mercury, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra nel 1975 sembra tutta un’altra città. Nei giorni nostri ci sono stata un paio di volte e sono sempre rimasta affascinata dalle mille storie che è in grado di raccontare, ma vederla intrisa dello stile anni 70 è un’altra cosa. Sarà che sono abituata a vivere in un mondo ipertecnologico, ma ogni angolo sembra più bello. Perfino il Tower Bridge, che già nel 1975 aveva (o forse dovrei dire “ha”?) qualche anno sulle spalle, appare diverso e più suggestivo. Io e Stefania camminiamo per le strade con gli occhi sbarrati. Per noi ogni cosa è nuova. Non siamo abituate a vedere le auto squadrate di una volta, con gli scarichi dai quali esce fumo tutt’altro che eco e soprattutto senza climatizzatore né navigatore a bordo; non siamo abituate nemmeno alle tante persone che leggono i giornali, dato che oggi purtroppo in pochi comprano ancora un quotidiano o chi lo fa molto spesso lo legge in formato digitale. Insomma, ci sono troppe cose a cui dovremo abituarci. “Abbiamo una meta?”, mi chiede Stefania ad un tratto
“Sinceramente no… Però credo che dovremmo farci venire in mente un’idea al più presto”
“Beh, per prima cosa potremmo cercarci un lavoro… in tutta Londra ci sarà una birreria o un ristorante che ha bisogno di un cameriere o di un lavapiatti!” “Speriamo”, sospiro.
Poi continuo, già eccitata all’idea dell’avventura che ci aspetta: “Ma dobbiamo pensare anche a come conoscere e diventare amiche di Freddie!”
“Credo lascerò a te questo onere… io non sono così esperta di Freddie e dei Queen! Magari tu sai già da dove o da chi partire…”, mi guarda speranzosa in attesa di una risposta affermativa
“In effetti un’ideuccia ce l’avrei…”, sorrido malefica
“Spara!”, mi esorta
“Nel 75 Freddie era ancora insieme a Mary Austin e lei lavorava da Biba, un negozio di abbigliamento. Credo che dovremmo cercare di diventare sue amiche e poi da lei arrivare a Freddie”
“Perchè no?”, mi risponde sicura Stefania; ma poi mi fa una domanda che mi fa incazzare e sorridere allo stesso tempo: “Sei sicura che non sarai gelosa di vederlo pomiciare con lei?”
Scoppia a ridere e io la vorrei ammazzare.
“Non preoccuparti tesoro… Vedrai che la rockstar di fama mondiale cadrà ai miei piedi”
“Si si, certamente! Ricordati che tra non molto capirà anche di essere gay… riuscirai a battere anche il fascino irriverente del pisello?”
Ridiamo come due cretine. A volte è più scema di me, ed è tutto dire.
“Non si sa mai, mia cara… La tua amica sparerà le cartucce giuste per Freddie”
Gli faccio l’occhiolino e ci incamminiamo alla ricerca di un lavoro. Dopo aver chiesto in tre posti senza alcun risultato, finalmente troviamo ciò che fa al caso nostro: un ristorante italiano, che guarda caso cerca personale. Entriamo nel locale, ancora vuoto, dato che sono da poco passate le 15. Gli inglesi mangiano presto, ma evidentemente non così presto. Ad un tratto un uomo alto e robusto si avvicina a noi.
“Hello, can I do something for you?”, ci dice con un accento non proprio londinese. È evidentemente italiano.
“Salve, noi siamo appena atterrate a Londra. Ci siamo trasferite qui per ragioni di studio e staremmo cercando lavoro… Abbiamo letto qui fuori che cercate personale!”, rispondo speranzosa
“Ciao ragazze, datemi del tu. Io sono Antonio”, ci stringe la mano calorosamente e ci fa un sorriso.
“Piacere Alessia”
“Piacere, io sono Stefania”
“Bene ragazze, allora noi stiamo cercando qualcuno che faccia le pulizie e un paio di camerieri… niente di impossibile da fare… non cerchiamo gente che si destreggi tra un tavolo e l’altro con 14 piatti in mano!”, dice ridendo
Annuiamo entrambe.
“Diciamo che è sufficiente che non facciate cadere i piatti e i bicchieri e che siate gentili con i clienti… Gli orari sarebbero 18-24 dal Lunedì al Venerdì… Il sabato abbiamo già assunto tre ragazzi, che però durante la settimana sono impegnati, mentre la Domenica siamo chiusi”
“Perfetto”, diciamo all’unisono
“Ok, quindi presumo optiate per il posto da cameriere…”
“Si si”, rispondo io
“Fantastico! Di dove siete ragazze?” “Di Brescia…”
“Noi siamo di Caserta… siamo alla ricerca di personale perché abbiamo aperto da poco… dicono che i ristoranti italiani vadano alla grande in Inghilterra! Spero vivamente che sarà così anche per noi… Comunque mi fa piacere assumere voi… Se non ci aiutiamo tra italiani”
“Ti ringrazio Antonio… In effetti ne abbiamo proprio bisogno di questo lavoro”, faccio io
“Anzi, ne approfitto della tua cortesia per chiederti un’altra cosa”, dice Stefania
“Dimmi tutto, se posso…”
“Staremmo cercando un posto dove stare…”
“Mmh”, ci pensa un attimo grattandosi la testa
“L’altra sera adesso che ci penso è venuto in tizio a cena e mi ha detto che affitta delle camere in un convitto… In pratica avreste una camera a testa e poi la cucina e il bagno in comune con altre ragazze”
“Va benissimo! Riusciresti a darci il numero di questo signore?”, chiedo soddisfatta. In dieci minuti abbiamo trovato un lavoro e un letto.
“Si, certo… me lo sono segnato sull’agenda, in caso servisse… aspettatemi qui, torno subito”
Antonio va verso il bancone e ritorna poco dopo con un foglio di carta.
“Si chiama Alex Stevenson… ditegli pure che vi manda Antonio. Non penso conosca molti Antonio a Londra!”
Prendo il biglietto e lo ringrazio ancora.
“Quando cominciamo con il lavoro?”, chiedo poi
“Dunque vediamo… oggi è Martedì, per cui io direi anche stasera! Che dite?”
“Va benissimo! Tempo di chiamare il signor Stevenson e di sistemarci e siamo qui!”
“Perfetto… Vi aspetto per le 18!”
Usciamo dal ristorante e ci avviamo verso la prima cabina telefonica. Qui però nasce il primo problema: non abbiamo spiccioli per telefonare!
“Ci penso io, Stefy… Chiedo a qualcuno…”
Mi hanno sempre detto che gli inglesi sono scorbutici e che, soprattutto se capiscono che sei straniero, non ti aiutano nemmeno sotto tortura. Credevo fossero tutte leggende metropolitane e invece è proprio così. Chiedo a una decina di persone, ma nessuno ha la decenza di prestarmi una fottuta sterlina per fare una telefonata. Mi siedo su un muretto sconsolata e cerco di pensare ad una soluzione, ma nulla. Ad un tratto alzo gli occhi e in lontananza vedo un ragazzo alto con una chioma di capelli ricci tutt’intorno al viso. Lo guardo meglio e all’improvviso il mio battito aumenta a dismisura. È Brian May! Mi alzo e vado verso di lui, mentre Stefania, che non ha capito nulla, mi guarda contrariata. Quando sono abbastanza vicina da potergli parlare senza urlare, lo chiamo…
“Scusa!”
Lui si volta e mi chiede se sto parlando con lui. Io annuisco.
“Si, ciao… Io sono Alessia, sono italiana e sono appena arrivata qui… Non ho ancora un lavoro e non ho spiccioli in sterline per fare una telefonata, non è che tu ce li avresti?”
“Per fare una telefonata in Italia non credo ti bastino pochi spiccioli!”, mi dice sorridendo
“No no, devo telefonare a un tizio che affitta le camere in un convitto”, lo tranquillizzo
“Ah ok, allora va bene… Comunque io sono Brian, piacere”, mi stringe la mano
“So chi sei… Mi piace moltissimo la vostra canzone Killer Queen”
“Davvero? Non sapevo avessimo dei fan anche in Italia!”, mi guarda compiaciuto
“Siete bravi…”
“Grazie, davvero… Comunque ecco gli spiccioli…Se ti va, visto che ti piace il rock ’n’ roll, ti lascio un biglietto per il concerto che faremo Sabato io e i ragazzi qui a Londra…”
“Ti ringrazio… sono qui con un’amica… ci siamo trasferite entrambe per motivi di studio”, mi volto e chiamo Stefania vicino a me
“Stefania, lui è Brian… è il chitarrista dei Queen, quel gruppo che ti dicevo, che mi piace moltissimo”
“Ah si, certo”, mi guarda storta lei, cercando in tutti i modi di nascondere il sorriso sotto i baffi
“È un piacere Stefania, io sono Brian!”, si stringono la mano
“Piacere mio Brian!”
“Quindi i biglietti per il concerto sono due…”, dice lui
“Che concerto?”, chiede Stefania
“Il nostro ovviamente! Il concerto dei Queen di Sabato a Hyde Park! Sabato quando arrivate lì chiedete di me ai poliziotti… li avviserò che ci sono due persone a cui consegnare dei biglietti!”, risponde lui con un filo di orgoglio
“Che bello!” Brian guarda l’orologio.
“Ragazze, scusatemi ma ora devo andare a provare con i ragazzi… a Novembre uscirà il nostro prossimo album e ci stiamo lavorando ogni giorno…”
“Non preoccuparti, grazie ancora per gli spiccioli! Ti devo una birra appena prendo paga!”
“Facciamo che la birra ve la offro io Sabato sera dopo il concerto insieme agli altri! Così ve li presento… Ciao bellezze!”, ci saluta mandandoci un bacio con la mano e se ne va. Io mi siedo un attimo per riprendermi da tutte queste emozioni. Appena vedo che non è più nei paraggi, mi alzo e mi metto a saltellare come una matta.
“Oddio Stefy! Ti rendi conto? Sabato conosceremo Freddie! E anche Roger e John!”
“… e Mary Austin…”, mi smorza subito lei
“Ma chissenefrega di Mary Austin! Conosceremo Freddie, capisci? Potremo iniziare ad attuare il nostro piano!”
Continuando a saltellare, mi dirigo verso la cabina del telefono.
  
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