Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: pattydcm    23/02/2019    3 recensioni
Nel corso in un’indagine, Sherlock viene ferito al viso e i suoi occhi sono messi fuori combattimento. Continuerà, però, a lavorare sul caso, facendo fronte allo sconforto per il suo handicap.
John lo aiuterà a portare avanti le indagini per poter fermare il pericoloso dinamitardo che sta terrorizzando Londra. Gli farà una proposta che cambierà le loro vite e risulterà fondamentale per la risoluzione del caso: gli chiederà di lasciare che sia lui i suoi occhi
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sally Donovan, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 3
 
Il forte odore di acqua stagnante e putrida lo investe dal momento in cui scende dal taxi. Sherlock posa la mano sulla spalla di John e insieme raggiungono la baracca con qualche difficoltà. Il terreno è brullo, pieno di piante ed erba alta e più volte rischia di inciampare. Non ricorda nulla di questo posto. Può ipotizzare sia simile a tutte le altre zone intorno al fiume sulle quali si è recato per affari leciti e non, ma non averne una fotografia nei ricordi del suo Mind Palace rende più difficile il tutto. Sente il borbottio delle voci degli Yardes in lontananza. Può immaginare le risate sotto i baffi di Donovan e Anderson, dei quali avverte con l’olfatto la presenza. Usano lo stesso deodorante. Di nuovo. A quanto pare fanno sul serio.
<< Perché c’è anche la scientifica? >> borbotta Sherlock infastidito.
<< Per rilevare eventuali nuovi campioni, credo >> tenta John. Lo percepisce teso, concentrato nella ricerca di passaggi che gli siano comodi e gli evitino di cadere o inciampare.
<< Buongiorno, freak, gran bel bendaggio, ti dona >>.
<< Anche a te, Sally, dona la fragranza del deodorante di Anderson. Ti ringrazio per non avermi usato la gentilezza che si è solita adoperare con i portatori di handicap >> le dice facendo un piccolo inchino.
<< Non ce di chè, freak. Voglio proprio vedere cosa sarai in grado di combinare >> dice sottolineando quel verbo con particolare enfasi.
<< Sally, dacci un taglio >> la richiama all’ordine Greg. << Sherlock, la baracca è tutta tua. Entra, giraci dentro, fai quel che devi e se ti è possibile dammi qualche buona notizia >> gli da una pacca sulla spalla e si sposta di lato. Anderson sbuffa indignato e Sherlock decide che il modo migliore per mettere a tacere quei due idioti è dare loro modo di rendersi conto di come lui privo della vista valga molto più di tutti. Batte la mano sulla spalla di John e questi lo conduce alla baracca.
<< Gradirei me lo chiedessi per favore, Sherlock. Non sono propriamente un cane, sai? >> gli dice una volta dentro.
<< Per favore, John, resta fermo qui e lasciami lavorare >> ribatte staccandosi da lui. Sfiora la parete con le dita. Pietra grezza tenuta insieme con un cemento scadente. L’intonaco con la quale hanno tentato di rivestirla è caduto in molti punti. L’umidità è tale da creare un ambiente in cui la temperatura è più bassa di diversi gradi rispetto all’esterno. Gli accappona la pelle. Procede a piccoli passi disegnando una mappa nella sua mente. Ogni volta che trova un ostacolo lo tocca per riconoscerlo e posizionarlo sulla mappa. Archivia nello stesso file gli odori che sente, ricollegandoli a ciò che è possibile li abbia originati. Lo stesso fa per il suono dei suoi passi sul pavimento di legno marcio, delle sue dita su ogni superficie, dei rumori di ciò che trova lungo il suo cammino. Quando ha finito di ispezionare l’ambiente costituito da un'unica stanza di neppure quattro metri quadri, si ritrova accanto a John.
<< Siamo entrati insieme la prima volta che siamo stati qui, vero? >> gli chiede mentre pulisce le dita con un fazzoletto che il dottore gli ha messo tra le mani.
<< Sì. Sono rimasto sulla soglia anche l’altra volta >>.
<< Ci sono delle differenze che ti saltano all’occhio? >>.
<< Sì >> risponde dopo averci riflettuto qualche istante. << So che può suonare strano, dal momento che è una baracca abbandonata, ma è come se fosse stata … riordinata >>.
<< Cosa vuoi dire? >>.
<< L’altra volta c’era molta più sporcizia. C’erano degli oggetti sul tavolo che ora non ci sono più, lenzuola, coperte, un cuscino sul letto e un poster sulla parete qui a destra. Ora non c’è più nulla >>.
<< Lestrade! >> grida Sherlock mettendo la testa fuori dalla porta. << I tuoi uomini hanno portato via qualcosa da qui? >> gli chiede percependolo al suo fianco.
<< No, non mi pare. Anderson, avete portato via qualcosa? >>.
<< Campioni da esaminare, come sempre >> risponde questo, infastidito dalla domanda che intende ovvia.
<< Mi riferivo alle coperte del letto, agli oggetti che erano sul tavolo e al poster sulla parete >> ribatte tra i denti Sherlock volgendo il capo in direzione della sua voce.
<< Abbiamo preso le lenzuola, la coperta, i bicchieri e le posate presenti sul tavolo per analizzarli >>.
<< E il poster? >> insiste Sherlock facendo un passo verso di lui.
<< No, quello lo abbiamo lasciato appeso lì >> dice l’uomo. Lo sente avvicinarsi per affacciarsi alla porta e indicarlo. << Oh >> esclama quando si rende conto che non c’è più.
<< Avete fatto delle foto durante il sopralluogo? >>.
<< Come sempre, genio, è la prassi >>.
<< Cosa aspetti a darmele, allora? >> lo incalza infastidito.
<< E come conti di guardarle? >>.
<< Dalle a me Anderson e facciamola finita! >> interviene John. Il rumore di fogli, lo sfregare di cellulosa l’una contro l’altra e il respiro attento del dottore rendono impaziente Sherlock.
<< Eccolo! >> esclama John, dandogli di gomito.
<< Descrivimelo dettagliatamente senza tralasciare niente >> gli dice aggrappandosi al suo braccio.
<< E’… beh non saprei come descriverlo. Non è nulla di particolare. In primo piano c’è una spiaggia e l’orizzonte sul mare calmo. Una palma subito sulla destra. L’unica particolarità è la scritta. Sembra essere stata fatta a mano >>.
<< Cosa dice? >>.
<< ‘La pace eterna dona loro, oh signore’. Un verso di una preghiera cattolica. È scritto in rosso con un pennarello a punta grossa. In bella calligrafia. Un carattere tutto fronzoli, molto aristocratico >>.
<< La spiaggia, di che parte del mondo pensi che sia? >>.
<< Oddio non saprei! >>.
<< Osserva, per dio, non limitarti a guardare! >> insiste artigliandogli il braccio. John sbuffa e sembra stia per replicare piccato. Le risatine trattenute di Anderson e Donovan, però, lo fanno desistere.
<< Va bene >> dice. Le sue mani strette maggiormente sulla fotografia producono uno stridio leggero. << Qui in basso a destra sembra esserci scritto qualcosa. È piccolissimo, però >>.
<< Aspetta >>. Sherlock cerca nel taschino della giacca e ne estrae il suo astuccio, lo apre e vi fruga frenetico per trovare la lente tascabile. << Usa questa >> gli dice porgendogliela.
<< La… la tua lente? >> borbotta John prendendogli con dita incerte il piccolo oggetto dalle mani.
<< Certo, la mia lente. C’è qualcosa di piccolo da ingrandire, no? >>. John borbotta qualcosa di indeterminato e sembra gli ci voglia qualche istante per capire come usarla.
<< Repubblica Dominicana >> dice poi entusiasta. << E’ il poster di una spiaggia dominicana >>.
<< E sapere questo a cosa mai potrà servirci? >> domanda Donovan esasperata.
<< La domanda giusta, Sally, non è a cosa può servirci sapere cosa ritrae il poster, ma perché questo sia stato tolto dalla parete dopo il vostro passaggio da queste parti e il mio incidente >> ringhia Sherlock.
<< Andiamo, questo posto è frequentato da un mucchio di disperati. A qualcuno di questi sarà piaciuto e se lo sarà portato via >> interviene Anderson.
<< Certo, lasciamo l’assenza di una potenziale prova al caso >> dice a gran voce il consulente, ritornando nella baracca. << Credo che la scomparsa del poster non sia l’unica novità in questo posto >> dice piazzandosi davanti alla parete alla loro sinistra, quella sulla quale è appoggiato il vecchio tavolo di legno marcio e tarlato. << John, ci sono foto di questa parete? >> chiede al dottore che si appresta a controllare.
<< Sì, eccola >> dice andando al suo fianco.
<< Vedi qualcosa di diverso >>.
<< Oltre l’assenza degli oggetti che Anderson dice aver preso dal tavolo… >>. John resta in silenzio osservando e il tempo che ci impiega (non poi così lungo, ma sicuramente molto più di quanto farebbe lui con i suoi occhi) lo innervosisce.
<< Quelle macchie >> esclama finalmente il dottore. << Ci sono delle macchie qui adesso che non sono presenti nella foto >>.
<< Macchie? >> dice Anderson entrando a sua volta. << E di cosa? >> si avvicina loro portando nell’aria l’odore del suo terribile deodorante.
<< Sangue. Ne ho sentito l’odore >>.
Il silenzio cala tra i presenti che trattengono il respiro. Sherlock percepisce il loro sguardi puntati su di lui.
<< Tu cosa? >> domanda Donovan divertita.
<< L’odore del sangue è molto particolare e qui ce n’è abbastanza da sentirlo. Sempre se si sappia usare a dovere il proprio naso, ovviamente >>.
<< E cosa sei, una specie di vampiro? >> dice la donna disgustata. << In mezzo a questa puzza tu senti odore di sangue. Cristo, metti i brividi >>.
<< Brividi o no, penso sia il caso per l’agente della scientifica di prelevare un campione da analizzare. O sbaglio? >> dice voltando la testa in direzione di Anderson che sembra ancora non capacitarsi della situazione.
<< Usciamo da qui, John, in modo che gli esperti possano lavorare senza intralci >> dice il consulente avviandosi alla porta.
<< Sherlock, dimmi quello che sai >> gli chiede Greg seguendolo fuori.
<< So che qualcuno è entrato in questa baracca stanotte. Il sangue era ancora fresco, ma data l’umidità non posso averne la certezza piena. Purtroppo non so dirti se fossero in due o più persone, dal momento che non mi è stato possibile vedere la presenza di eventuali impronte. So che in ogni caso una di queste ne è uscita morta o ferita. Ti consiglio di far dragare il fiume e controllare le vicinanze alla ricerca di un corpo. Chiunque abbia sparato ha preso anche il poster e questo lo ricollega al nostro dinamitardo >>.
<< E perché? >>.
<< Perché sa che ho capito chi sia, Lestrade. In qualche modo il poster mi ha ricondotto all’uomo. Quando sono stato qui la prima volta e ho visto il poster ho fatto o detto qualcosa? >>.
<< Sei rimasto parecchio fermo a guardarlo >> gli dice John. << Poi hai sorriso e sei uscito dicendo che avevi capito con chi avessimo a che fare >>.
<< No, non può essere solo il poster. Se così fosse lo avrei capito nuovamente e invece… >>.
<< Ancora nessun ricordo dei giorni precedenti l’incidente? >> domanda Greg con un sospiro.
<< Buio assoluto >> risponde Sherlock scuotendo il capo. << Dev’essere qualcosa che ho trovato durante il corso delle indagini. Dove sono stato e cosa ho fatto prima di venire qui? >>.
Il detective e il dottore restano in silenzio per qualche istante. Sherlock ha la sensazione che si siano scambiati un’occhiata e stiano cercando di trovare le giuste parole per rispondere.
<< Non lo sappiamo >> dice finalmente John. << Io ero di turno in ambulatorio e quando sono tornato mi hai chiesto se volevo seguirvi qui >>.
<< Io non ho avuto tue notizie per giorni. Solo messaggi e tutti molto generici. Hai… hai indagato da solo. Come fai sempre >>.
Sherlock impreca e porta le mani ai capelli. Il suo brutto vizio di dimenticarsi del resto del mondo e uscirsene poi con una dimostrazione a effetto capace di lasciare tutti a bocca aperta e lui perfettamente soddisfatto di sé. Decide, però, di non farsi sopraffare dal giogo del giudizio auto sabotante.
<< Vorrà dire che ripartirò da quello che abbiamo trovato >> borbotta voltandosi verso i due uomini. << Lestrade, fa cercare il proprietario del sangue sulla parete e avvertimi appena sai qualcosa. Io porterò la cartella a casa e cercherò di risolvere la situazione. Un’altra volta >> sospira. << Hai notizie dei due feriti gravi dell’ultima esplosione >>.
I respiri dei due uomini si fermano per un istante, sicuramente stupiti da quel suo interessarsi alle vittime, da sempre considerate da lui delle conseguenze poco interessanti in situazioni come quella.
<< La prognosi è ancora riservata >> risponde Greg.
<< Cercherò di fare del mio meglio >> sussurra stendendo poi la mano verso il dottore. << John, per favore >> borbotta imbarazzato. Questi gli prende la mano e la stringe prima di posarla sulla spalla e andare insieme verso la strada e il taxi più vicino.
   
 
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