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Autore: Btsuga_D    24/02/2019    4 recensioni
[COMPLETA] Nello slang giovanile, "Hook-up" é il famoso rimorchio senza impegno. L'accordo riguarda la possibilità di fare sesso senza che ci sia un sentimento sottostante. Suga, famoso Idol e rapper del gruppo BTS, è conosciuto per le sue "scappatelle di una notte" con le sue fan. La sua regola numero uno: tutto è concesso, tranne i baci sulla bocca. Per delle sfortunate circostanze, Kang Yorin è costretta a dover andare ad un fan-sign dei BTS al posto della sua migliore amica, venendo subito notata dal bel rapper. Yorin accetterà la sua offerta o resterà fedele alla sua regola numero uno, donarsi solo all'uomo che ama?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hook-Up
❖ Date



🔻🔻🔻  


Da quando avevamo messo piede in quel ristorante, era forse la centesima volta che mi sistemavo il foulard intorno al collo. Stavo seduta con l’ansia che potesse spostarsi e rivelare il segnaccio che mi aveva lasciato Yoongi. Certo, era coperto dal fondotinta, ma l’alone si vedeva comunque, soprattutto dopo aver continuato a sfregare la stoffa contro il collo per essere sicura che non si vedesse. In realtà avevo finito per rimuovere quasi metà del trucco. Me n’ero accorta dopo essere andata in bagno e aver controllato il pasticcio allo specchio.
 
Un applauso, Kang Yorin. Una cosa più intelligente di questa non potevi farla. E ovviamente non mi ero portata dietro i trucchi per poter rimediare al danno. Doppio applauso. Tutto meritato.
 
Tornai dal bagno con l’ansia a mille e mi sedetti di fronte a Jongin. Lui mi fece un sorriso prima di ritornare con gli occhi sul menù che teneva in mano. Dovevamo ancora scegliere cosa prendere dato che eravamo lì da neanche dieci minuti. Ed io ero già andata in bagno. Cavolo, forse aveva pensato che fossi incontinente. Che figura di merda.
 
Mi guardai intorno per non pensarci e mi resi conto che il posto era davvero carino. Un separé gigantesco di colore rosso, con delle decorazioni in stile giapponese, ci divideva dal resto della gente. Eravamo seduti a gambe incrociate su dei cuscini color porpora e avevamo di fronte un tavolino basso, piccolo, bianco e quadrato. Uno dei bodyguard di Jongin stava immobile davanti al separé e vietava a chiunque di oltrepassarlo, a meno che non fossero camerieri.
 
«Non controlli il menù?»
 
La voce di Jongin mi riportò alla realtà. Mi resi conto che mi stava fissando con curiosità e allora afferrai subito l’altro menù che era rimasto inviolato sul tavolino. «Sì, stavo per farlo,» gli risposi dandomi mentalmente dell’idiota. «Mi stavo solo guardando intorno.»
 
«Ti piace? Io adoro l’atmosfera di questo posto,» affermò il moro tornando a guardare il suo menù. «È tranquillo e soprattutto riservato. Non ci disturberà nessuno.»
 
Era proprio per quello che mi stava andando in fumo il cervello. Con un po’ di gente intorno non mi sarei sentita così a disagio. Ok, era il mio migliore amico, ma non eravamo mai andati a cena da soli, non in un ristorante di lusso come quello. Dal suo debutto lo avevo visto poco e niente, per questo mi faceva strano.
 
«Ti consiglio l’hosomaki misto o l’huramaki fuji. Sono deliziosi,» disse indicando le due illustrazioni sul menù. Io, da brava tirchia qual ero, adocchiai prima il prezzo. Per poco non mi partì un’imprecazione talmente forte che lo avrebbe fatto ribaltare dalla sedia con conseguente rottura della colonna vertebrale. E no, non esagero.
 
«Ah, okay…» dissi nascondendo il volto dietro il mio menù. Il mio borsellino non era decisamente pieno visto che avevo ripreso a lavorare solo quella mattina, e come se non bastasse Yoongi non aveva neanche intenzione di pagarmi. Maledetto puttaniere. Avrei dovuto affidarmi ai miei risparmi di emergenza sulla carta di credito. Almeno non avrei fatto la figura della barbona di fronte a uno degli idol più famosi del momento. Cavolo, doveva essere pieno di soldi. Che diavolo ci facevo lì con lui?
 
Mi sistemai ancora una volta il foulard. Ormai era diventato un gesto meccanico per tenere a bada lo stress. Ma uscire con la propria cotta era davvero così sfiancante? Cavolo, pensavo che fosse divertente, ma a quanto pare mi sbagliavo.
 
Il cameriere arrivò a prendere le nostre ordinazioni e io evitai come la peste ciò che mi aveva consigliato Jongin. Optai per le cose meno costose del menù mentre il mio migliore amicò prese quasi tutto quello che c’era al suo interno. Concluse la sua ordinazione con una bottiglia di vino e una di soju. Non osai nemmeno immaginare quanto avrebbe speso per tutta quella roba.
 
Ed eccolo, il momento che temevo di più. L’attesa delle portate. Stavo in silenzio a torturarmi i pollici mentre Jongin stappava la bottiglia di vino e ne versava un po’ nel mio bicchiere. Abbassai leggermente il capo per ringraziarlo. Se ne versò un po’ anche lui e afferrò il calice dalla base mentre faceva roteare il polso per far oscillare il liquido rosso al suo interno. Diede un veloce colpetto contro il mio bicchiere per fare un brindisi e posò le labbra sul bordo di cristallo, leccandosi quello inferiore per assaporare il gusto del drink alcolico.
 
Ero completamente rapita da ogni suo gesto, che fosse il debole movimento del polso o la carezza della lingua contro le sue labbra. Che fosse il semplice accavallare le gambe o il passare le dita tra i capelli scuri e setosi.
 
«Allora, Yorinie,» disse posando nuovamente il calice sul tavolo. Mi guardò negli occhi e si leccò il labbro ancora umido. Mi vennero i brividi. «Ho saputo che lavori per Suga.» Spalancai gli occhi e li risollevai per guardare i suoi. Erano pieni di curiosità.
 
«Come fai a saperlo?»
 
«Beh, lavoriamo nello stesso campo. Le voci girano.» Annuii. Certo, aveva ragione. «Ma c’è qualcosa che non mi convince.»
 
Lo guardai confusa. «In che senso?»
 
«Beh, non credo di esagerare quando dico che tu lo detesti. Ti ricordo che gli hai tirato uno schiaffo davanti a me. Lo guardavi come se volessi ucciderlo.» Cavolo, ci aveva preso alla grande. «Quindi perché adesso ti ritrovo a fargli da assistente? Non ti sarai mica cacciata in qualche guaio, vero?»
 
Sospirai e afferrai il mio calice di vino per mandarne giù un sorso. Avevo proprio bisogno di una spinta o sarei impazzita. «No, tranquillo. Nessun guaio. Solo che… lui sa delle cose su Yoona che io non so e stargli accanto è l’unico modo per fargli sputare il rospo.» L’espressione di Jongin mutò non appena udì il nome di mia sorella uscirmi dalle labbra. Posò i gomiti sul tavolino che ci separava e chinò la schiena per avvicinarsi a me.
 
«Yoona?»
 
«Sì,» confermai, un po’ scossa dalla sua vicinanza. «A proposito, Jongin-ah. Perché non mi hai mai detto che Yoona si vedeva con Yoongi?» domandai reclinando il capo. «Non mi hai mai parlato di lui.» Jongin sospirò e si allontanò nuovamente, permettendomi di riattivare la respirazione.
 
«Perché avrei dovuto parlartene? Era solo uno dei tanti che Yoona si portava a letto. Sai com’era fatta. In quella trappola ci sono caduto anch’io.»
 
«Ma Yoona non se l’è portato a letto,» lo contraddissi. Il moro mi guardò confuso. «Me lo ha detto Yoongi. E mi ha anche detto che stavano veramente insieme, come una normalissima coppia.»
 
Jongin scoppiò a ridere e sbatté i palmi delle mani contro la superficie del tavolino. «Oh, Yorinie! E tu ci credi?» mi domandò continuando a ridacchiare. «Dai, non deludermi proprio tu. Com’è possibile che una divora serpenti come te si sia fatta abbindolare dalle parole di quel tipo? Sai che Yoona schifava le relazioni e dava confidenza a qualcuno solo se voleva portarselo a letto. Era fatta così. Ma te lo dico io com’è andata. Yoongi si è fatto i viaggi mentali. Yoona c’avrà fatto sesso qualche volta e lui ha creduto di essere diventato il suo ragazzo. Ho visto la sua gelosia con questi occhi e ho provato il suo pugno sulla mia pelle quando ci ha visto baciarci dietro le quinte. E lo sai che ha fatto Yoona? Il giorno dopo è andata a scopare con un altro.»
 
Lo guardai incredula. «Quindi mi stai dicendo che Yoongi mi ha mentito? Perché avrebbe dovuto farlo?»
 
«Non lo so, ma pensaci. Quel tizio è famoso per essere un dongiovanni. E ora tu mi vieni a dire che ha fatto il santarellino con la ragazza meno pudica che io abbia mai conosciuto?» Mandò giù un altro sorso di vino. «Non ti sembra parecchio strano? Sicuro che non ti abbia raccontato una balla per guadagnarci qualcosa?»
 
«Cosa dovrebbe guadagnarci?» domandai confusa.
 
Jongin ridacchiò e allungò una mano per spettinarmi amorevolmente i capelli. Il cuore mi balzò quasi fuori dal petto. «È questa tua ingenuità che ti rende così carina,» sussurrò con il sorriso sulle labbra. «Ma devo comunque avvisarti, Yorinie. Quello è capace di tutto per portarti a letto, persino mentirti. Perciò non fidarti delle sue parole. Non fidarti di Min Yoongi, te lo dico col cuore.»
 
Ora sì che ero confusa. Quindi, secondo Jongin, Yoongi mi aveva detto di non essere andato a letto con mia sorella perché così sarei stata più propensa ad andare a letto con lui? E su cos’altro poteva avermi mentito? La mia testa stava cominciando a fare dei ragionamenti poco felici e allora decisi di finirla lì. Quando pensavo troppo finivo per ingigantire le cose.
 
«Sicura che non ti ha fatto niente?» mi domandò all’improvviso. «Non mi fido di quel tipo.»
 
La mia mano scattò subito sul mio collo prima che me ne accorgessi. Cominciai a massaggiarmelo per fargli credere che volessi farlo fin dall’inizio. Diamine, stavo per essere tradita dal mio stesso corpo.
 
«Jongin, andiamo. Mi conosci. Pensi che mi faccia mettere le mani addosso da quello lì? Gli arriverebbe prima uno schiaffo in faccia e poi un calcio nelle parti basse. Mi sembra che tu abbia visto con i tuoi occhi come so tenerlo a bada.» Jongin sorrise e mi scompigliò ancora una volta i capelli.
 
«Oh sì, e sei stata fantastica! Quello schiaffo se l’è proprio meritato.»
 
Il cameriere arrivò proprio in quel momento con le nostre ordinazioni e ne approfittai per tirare fuori il mio cellulare e controllare la sfilza di messaggi che mi erano arrivati sempre dallo stesso mittente.
 
«Puttaniere
Ah, quindi hai deciso di ignorarmi?
 
«Puttaniere
O forse hai la coda di paglia?
 
«Puttaniere
Dove siete? Già al ristorante?
 
«Puttaniere
Cosa state facendo?
 
No vabbè, era incredibile. Ora aveva deciso di diventare il mio stalker? Come se non bastasse il capo rompipalle e pervertito.
 
Tu»
Altri due messaggi e ti blocco
 
«Puttaniere
Non puoi. Sono il tuo capo.
 
«Puttaniere
Hai bisogno del mio numero per lavorare
 
Tu»
Vai a farti fottere
 
«Puttaniere
Preferirei fottere te
 
Mi lasciai sfuggire uno sbuffo incredulo e Jongin sollevò il mento mentre stava sistemando nel mio piatto alcuni special roll al salmone e formaggio che aveva ordinato per sé stesso. Seguii il movimento delle sue bacchette che si spostavano dal suo al mio piatto.
 
«Cosa stai facendo?» gli domandai confusa.
 
«Li ho ordinati anche per te. Mangia,» mi ordinò con una semplicità invidiabile. «A chi stai scrivendo?» Andai nel panico, ma le mie doti nascoste di attrice vennero allo scoperto.
 
«Oh, è Ji Woo. Vuole sapere come sta andando la cena. È una tua fan, lo sapevi?»
 
Jongin arcuò le sopracciglia. «Davvero? Non ho mai avuto modo di parlarci. Da quand’è che la conosci?»
 
«Hmm,» ci pensai su picchiettandomi le labbra con la punta delle mie bacchette. «Quasi cinque anni. L’ho conosciuta dopo la scomparsa di Yoona. Mi ha aiutato un sacco a venirne fuori, per questo la reputo la mia migliore amica. Non ne ho mai avuta una, ma con lei è stato naturale pensare che lo fosse.» Poi mi venne un’idea che mi fece storcere le labbra in un sorrisetto malefico. «Jongin? Ti dispiace se ci facciamo un selfie?»
 
Il moro s’infilò in bocca uno dei suoi sashimi al tonno e poi si voltò verso di me mentre masticava con vigore. «Tu che mi chiedi un selfie? Perché?»
 
«Voglio mandarlo a Ji Woo.»
 
La sua espressione cambiò in una comprensiva e annuì con vigore mentre scivolava verso di me. Finì di masticare quello che aveva in bocca e avvicinò la sua faccia alla mia per entrare nell’inquadratura. Cercai di fare una posa carina nonostante mi facesse venire il voltastomaco e attivai anche un filtro per mettere un cuoricino sulla faccia. Mi picchiettai la guancia con l’indice e arricciai persino le labbra. Mi facevo ribrezzo. Premetti quattro volte il pulsante dello scatto, e anche se erano pressoché identiche, le inviai tutte alla mia vittima preferita.
 
Tu»
 
Tu»
Io e Jongin ti mandiamo tanti saluti
 
Tu»
La cena è deliziosa
 
«Puttaniere
Ha la faccia da minchia
 
Tu»
Sarà bella la tua
 
Tu»
Perché non vai da quella faccia
da minchia di Soo Jin?
 
«Puttaniere
Abbiamo appena finito di
scopare e si è accollata
 
«Puttaniere
Odio le ragazze che
si accollano dopo il sesso
 
Tu»
Quanto sei romantico,
Min Yoongi
 
Tu»
Giuro, mi fai commuovere
 
«Allora? Che ha detto?» domandò Jongin facendomi risollevare lo sguardo. Stava bevendo un altro sorso di vino. Sorrisi e scrollai le spalle.
 
«Dice che ti adora e sei bellissimo.»
 
«Ah, troppo buona,» ridacchiò imbarazzato. «Ma non mi hai detto com’è andata a finire con il suo preferito. Jungkook, giusto?»
 
Annuì e finalmente mi decisi a iniziare a mangiare. Quello stronzo mi aveva tenuta così impegnata che non avevo ancora provato nulla. «Ho scambiato i nomi e i numeri come ti avevo detto, ma credo che la situazione ci stia sfuggendo di mano,» affermai infilandomi in bocca uno dei tanti hosomaki che avevo nel piatto. Le mie papille gustative andarono in visibilio.
 
«Davvero? Perché?»
 
Masticai. «Perché Ji Woo ha paura di dire la verità a Jungkook.»
 
«Ah, brutta roba,» concordò Jongin. «Si è affezionata?»
 
«Fin troppo.»
 
Bip. Bip. Ennesimo trillo del telefono che mi avvisava la ricezione di un altro messaggio. Sollevai gli occhi al cielo e afferrai il cellulare mentre con l’altra mano mi portavo il bicchiere di vino alla bocca. Ne presi un sorso.
 
«Puttaniere
Non baciarlo
 
Il vino mi andò di traverso e cominciai a tossire. Jongin mi picchiettò gentilmente la schiena mentre mi portavo il pugno davanti alla bocca per evitare di contaminare il cibo con i miei stessi germi.
 
«Ehi. Piano, altrimenti ti strozzi,» mi avvisò Jongin. Cercai di sorridere per rassicurarlo e ripresi il cellulare in mano. Picchiettai le dita sulla tastiera, furiosa come una belva.
 
Tu»
Ma ti fai un po’ di cavoli tuoi???
 
«Puttaniere
Ha già visto il mio
bellissimo succhiotto?
 
Tu»
No caro mio.
Ho messo un foulard
 
«Puttaniere
Che roba da vecchia
 
Tu»
E indovina di chi è la colpa se mi
sono dovuta vestire da vecchia!!
 
Sul serio. Mi stava facendo saltare i nervi. Mi aveva fatto quel succhiotto per rovinarmi l’uscita con Jongin e sicuramente si era irritato perché mi stavo godendo la serata nonostante tutto. Che bastardo viziato. Ma sapeva che il mondo non girava attorno a lui?
 
«Comunque chiamarti Ji Woo mi fa strano,» disse Jongin ridacchiando sotto i baffi. «Cerca di ricordarmelo quando siamo insieme a loro oppure potrei rovinarti la copertura.»
 
Quelle parole mi ricordarono che Yoongi non era stato del tutto stronzo. In fin dei conti aveva falsificato il mio badge per diventare complice della mia bugia. Non avevo ancora capito perché lo aveva fatto. Non mi aveva ancora ricattata e non aveva insistito quando mi aveva chiesto perché nascondessi il mio vero nome. Che fosse anche questo un metodo per farmi addolcire e riuscire a portarmi a letto? Bevvi un altro sorso di vino per non pensarci.
 
«Anche a me fa strano quando mi chiamano Ji Woo,» risposi rimettendo il bicchiere sul tavolo. «Sei una delle poche persone che mi chiamano ancora con il mio vero nome. Non sai quanto sia bello.»
 
«Allora ti chiamerò Yorinie ancora più spesso. Mi piace farlo. Mi ricorda quando eravamo piccoli.»
 
Ridacchiai. «Anche a me.»
 
La serata passò molto tranquillamente. Ad un certo punto Jongin cominciò persino ad imboccarmi le robe che aveva nel suo piatto e dovetti fare dei respiri profondi per evitare di fargli vedere che stessi andando in iperventilazione. Diamine, ero proprio cotta. Kang Yorin non arrossiva mai, a meno che non si trattasse di Kim Jongin. Lui era un’eccezione alla regola.
 
Il cellulare trillò di nuovo mentre facevamo l’ennesimo brindisi. E adesso che altro voleva?
 
«Puttaniere
Siete ancora al ristorante?
 
Tu»
Ovviamente
 
«Puttaniere
Questo Jongin deve
essere proprio uno sfigato
 
«Puttaniere
Non lo sa che al primo
appuntamento si scopa e basta?
 
Tu»
Eh certo. Cos’è, una delle tante regole
dell’abbordaggio secondo Min Yoongi?
 
«Puttaniere
Il corteggiamento
non è nelle mie corde
 
«Puttaniere
La mia regola numero uno è non spendere un patrimonio
per la cena quando vuoi solo portarti a letto la ragazza
 
«Puttaniere
Spreco di soldi che non viene neanche
ricompensato a dovere se lei a letto fa cagare
 
Tu»
Quindi secondo
te pagherà tutto lui?
 
«Puttaniere
Io farei pagare tutto a te
 
Tu»
Dai! Sii serio per una
volta nella tua vita
 
«Puttaniere
Perché me lo chiedi?
Non vuoi che ti offra la cena?
 
Tu»
Ovvio che no.
Mi sentirei a disagio
 
Tu»
Ha ordinato un sacco di cose
e le sta condividendo con me
 
«Puttaniere
Brutto segno allora
 
«Puttaniere
Paga lui di sicuro
 
«Puttaniere
Scusa, ma che t’importa?
 
«Puttaniere
Tanto quello c’ha i soldi
che gli escono dal culo
 
Tu»
E quindi?
 
Tu»
Solo perché è ricco non vuol dire che
deve sentirsi obbligato a pagarmi le cose
 
Tu»
Questo maschilismo
non lo sopporto
 
«Yorinie?» Sollevai la testa di scatto ed incontrai gli occhi di Jongin. «È di nuovo Ji Woo?»
 
«Oh, sì,» mentii rimettendo il cellulare nella borsa. Cavolo, avevo davanti agli occhi Jongin e sprecavo il mio tempo a messaggiare con quello stronzo. A volte ero davvero senza speranza.
 
«Ti stavo dicendo, ti ho chiesto di uscire per una ragione precisa,» affermò diventando improvvisamente serio. Stappò la bottiglia di soju e me ne versò un po’ nel piccolo bicchierino di vetro, poi fece lo stesso con il suo. Se lo portò alle labbra e sospirò. Ok, mi stava facendo venire l’ansia. Cosa stava cercando di dirmi? «Ti ho portato qui perché era da un po’ di tempo che volevo dirtelo, ma non ho mai trovato l’occasione giusta per farlo,» continuò mandando giù il suo sorso d’alcol.
 
Il cuore mi batteva così velocemente che temetti potesse sentirlo. Lo guardai imbambolata, cercando di non fare una faccia troppo idiota o adorante. Quando mi prese la mano, soffocai quasi con la mia stessa saliva. Volevo alzarmi e correre via.
 
«Sai che le relazioni non sono viste di buon occhio nel mondo dello spettacolo,» affermò carezzandomi il palmo della mano. «Soprattutto le relazioni serie. Devono rimanere segrete oppure succederebbe un casino.» Deglutii. «Tu sei la mia migliore amica, Yorinie. Mi sei stata accanto quasi tutta la vita, e nonostante non abbiamo molto tempo per vederci, il mio affetto per te è rimasto immutato. Anzi, si è persino moltiplicato.» Non respiravo più. Lo guardavo con gli occhi sgranati mentre continuava a massaggiarmi la mano nella sua. Avevo i brividi lungo la schiena. «Perciò voglio dirtelo, non importa se mi metterà nei casini.»
 
Deglutii di nuovo. Quell’attimo di silenzio che precedette le sue parole sembrò durare un’eternità. Rafforzò la stretta intorno alla mia mano.
 
«Mi sono fidanzato.»
 
Tutte le mie certezze crollarono in una manciata di secondi. Ero sicura che il crack che avevo sentito nelle orecchie provenisse dal mio cuore. A darmene la certezza fu il tremendo dolore che sembrava mi stesse aprendo il petto in due. Sì, c’ero veramente rimasta di merda. Lo ammetto. Ma avevo ancora una dignità, e quella doveva rimanere intatta. Sbattei le palpebre per evitare di far uscire le lacrime che sentivo sempre più vicine e mi stampai sulla faccia un sorriso falso come i soldi del Monopoli.
 
«Jongin, ma è fantastico!» dissi con un tono fin troppo eccitato. «E chi è la fortunata? La conosco?»
 
Il ragazzo mi sorrise e fece dondolare la testa come a dire: “Sì, potresti conoscerla persino tu che vivi come un’eremita”. Sollevò improvvisamente lo sguardo e i suoi occhi si accesero non appena udii un rumore di passi provenire da dietro le mie spalle.
 
«Eccola qui,» disse Jongin alzandosi in piedi e lasciandomi andare la mano. No, ti prego. Dimmi che non stava succedendo quello che pensavo. Mi voltai molto lentamente e i miei occhi incontrarono la figura piccola e snella di una ragazza che aveva il volto coperto da una mascherina nera. Rimasi imbambolata sulla sedia mentre Jongin le si avvicinava e le tirava giù la mascherina per darle un bacio sulle labbra, che lei ricambiò all’istante. Un altro colpo al cuore che mi fece sobbalzare sulla sedia.
 
Jongin si voltò verso di me. «Yorin, lei è Jennie. Jennie, lei è Yorin. La mia migliore amica.»
 
La ragazza dai lunghi capelli castani mi sorrise e chinò la testa in segno di rispetto. Era davvero bellissima. «Ciao, Unnie! Piacere di conoscerti. Jongin mi ha parlato molto di te.»
 
Già, anche io avrei voluto che mi parlasse di te, ma non ad una cena che pensavo fosse un fottuto appuntamento tra me e il tuo ragazzo. Ovviamente non potevo dirglielo, così mi stampai sulla faccia l’ennesimo sorriso falso che mi stava facendo fare delle smorfie fin troppo evidenti.
 
«Il piacere è tutto mio.»
 
Jongin la prese per mano e le sistemò il cuscino per farla accomodare al suo fianco. Con me non era stato così gentile. Fu la prima cosa che notai. Cretina io che mi ero illusa fino alla fine. Afferrai la bottiglia di soju e mi riempii il bicchiere fino all’orlo, mandandolo giù in un solo sorso.
 
«Allora… da quanto tempo state insieme?» domandai per farmi ancora più male. Volevo sapere per quanto tempo mi ero illusa inutilmente. Jennie sorrise e intrecciò le dita con quelle di Jongin. Ennesima coltellata al cuore.
 
«Ormai è quasi un mese. Non volevamo dirlo a nessuno per evitare che la notizia potesse arrivare ai giornali, ma Jongin mi ha detto che si fidava di te.» Certo, dopotutto ero la sua migliore amica. Scema io che avevo sperato di poter essere qualcosa di più. «Comunque non mi avevi detto che la tua amica fosse così bella,» continuò Jennie voltandosi verso il ragazzo al suo fianco. Gonfiò le guance e mise un piccolo broncio che trovai adorabile persino io. «Potrei essere gelosa.»
 
Sì, come no. Lei gelosa di me? Ma si era guardata allo specchio?
 
«Tranquilla, io non sono per niente il tipo di Jongin,» affermai mandando giù un altro bicchiere di soju. «Lui preferisce le tipe femminili come te.»
 
«Beh, tu mi sembri molto femminile, Unnie.»
 
Ridacchiai. Sentivo le guance in fiamme a causa dell’alcol. «Fidati, è tutta apparenza. Sono la tipica donna maschiaccio. Ormai mi sono rassegnata a rimanere single.» Ok, di sicuro era l’alcol che stava parlando al posto mio, ma avevo bisogno di sfogarmi almeno un minimo per non impazzire. Sentivo ancora le lacrime pizzicarmi gli occhi.
 
«Sai che è l’assistente di Suga dei BTS?» le domandò all’improvviso Jongin. Jennie si voltò a guardarmi sorpresa.
 
«Davvero? Quindi conosci Jungkook. Il ragazzo che è finito in quel pettegolezzo con Ji Soo.» Aggrottai le sopracciglia.
 
«Ah, lei fa parte delle BLACKPINK,» arrivò in mio aiuto Jongin. «Avete faticato un po’ per mettere tutto a tacere, vero?» domandò alla mora.
 
Jennie annuì. «Già, per fortuna ci hai dato una mano tu con i giornalisti, oppure non so come avremmo fatto a venirne fuori. Ji Soo stava già dando di matto.» La ragazza si sporse verso di lui e lo baciò di nuovo. Ok, stavo per arrivare al limite.
 
«Vado in bagno,» dissi alzandomi di scatto. Non li guardai nemmeno in faccia e sorpassai il bodyguard che stava di fronte al separé. Mi fiondai nella toilette e feci scorrere l’acqua per bagnarmi il viso. Non me ne fregava niente di rovinarmi il trucco. Onestamente, era l’ultimo dei miei pensieri.
 
Ma come diavolo avevo fatto a finire in quella situazione? Mi sentivo uno schifo, per di più l’alcol stava cominciando a fare effetto e il mio malumore sembrava essersi accentuato. Non mi guardai nemmeno allo specchio e tornai nell’area riservata cercando di non andare a sbattere contro i muri. Mi sedetti e mi versai l’ennesimo bicchiere di vino, ma stranamente nessuno aprì bocca finché non mandai giù il liquido dal sapore fruttato. Me lo scolai tutto in un solo sorso.
 
«Ehm, Unnie…?» mi chiamò Jennie. Dio, odiavo già quel soprannome.
 
«Che c’è?»
 
«Che cos’hai sul collo?»
 
M’irrigidii sul posto. Sollevai gli occhi di scatto e li puntai subito in quelli di Jongin. Ma lui non mi stava guardando in faccia. Aveva lo sguardo fisso sulla macchia violacea, che ora era sotto gli occhi di tutti perché ero stata così stupida da spostare il foulard quando mi ero sciacquata la faccia. La cosa più divertente? L’acqua aveva tolto quasi tutto il fondotinta. Ci avevo fatto caso in bagno, ma l’alcol mi aveva annebbiato i pensieri e non mi era sembrata una cattiva idea tornare da Jongin con un succhiotto in bella vista. O forse lo avevo fatto apposta per fargliela pagare di avermi illuso?
 
«A te cosa sembra? Jongin non te lo fa mai?»
 
Precisa. Tagliente. Dritta al punto. Bere amplificava fin troppo il mio brutto carattere. Diventavo la macchina della verità.
 
Jennie divenne rossa come un pomodoro. «Oh, io…»
 
«Chi te lo ha fatto?» intervenne Jongin con un tono decisamente troppo serio. Mi stava guardando come se fosse furioso. Bene. «Non dirmi che è stato lui.»
 
«Lui chi?» domandò subito Jennie. Ma una vagonata di cazzi tuoi?
 
Jongin la ignorò bellamente e strinse i pugni. «Yorinie… Quel puttaniere ti ha fatto qualcosa senza il tuo consenso?»
 
Ma senti questo. Solo io potevo chiamarlo puttaniere.
 
«Magari ero consenziente. Che ne sai?» E con quella uscita mi alzai in piedi, barcollando come una nave in mezzo ad un uragano. «Torno a casa. Credo di aver bevuto troppo e domani devo andare a lavorare. Voi divertitevi pure. Prenderò un taxi.» Presi la borsa e mi voltai per togliermi dalle scatole, ma Jongin mi afferrò prima che potessi fare un altro passo.
 
«Ti accompagno. Non sei nelle condizioni di andartene in giro da sola. E io e te dobbiamo fare una chiacchierata.»
 
«Sto bene, Jongin. Non devo mica guidare. Resta pure con la tua fidanzata.» Mi liberai facilmente dalla sua stretta. «Grazie per la serata.»
 
Girai i tacchi, andai alla cassa per pagare quello che dovevo e uscii dal locale con la faccia rossa e la testa che mi girava peggio di una trottola. Stavo uno schifo. Avevo voglia di piangere e disperarmi ma non lo avrei di certo fatto in mezzo alla strada come la peggiore delle ubriacone. Feci qualche metro a piedi e poi mi lasciai cadere su una panchina. Mi portai le mani tra i capelli e sospirai. Stavo per fare una cazzata.
 
Afferrai il cellulare e aprii la conversazione di Yoongi. Le mie dita si mossero senza che io potessi fare nulla per fermarle.
 
Tu»
Yoongi… Mi vieni a prendere…?
 
Lo visualizzò in meno di un secondo e la risposta non tardò ad arrivare.
 
«Puttaniere
Ti ha messo le mani addosso?
 
«Puttaniere
Guarda che lo smonto
 
Ridacchiai debolmente nonostante mi venisse solo da piangere.
 
Tu»
No. Voglio solo che
mi porti via di qui…
 
Stavolta ci mise più tempo a rispondere nonostante avesse visualizzato subito.
 
«Puttaniere
Arrivo tesoro. Dove sei?
 
Passò minimo un quarto d’ora. Una Aston Martin nera metallizzata si fermò proprio davanti alla panchina su cui ero seduta. La portiera del guidatore si aprì e Yoongi corse verso di me con la sua chioma scura e la mascherina a coprirgli il viso. Si piegò sulle ginocchia per potermi guardare in faccia visto che avevo il viso rivolto verso il pavimento.
 
«Yorin? Stai bene?» mi domandò preoccupato cercando di farmi sollevare il viso. Avevo gli occhi rossi nonostante non avessi ancora versato una lacrima. Mi controllò con più attenzione. «Sei ubriaca?»
 
«Yoongi, mi porti a casa?» gli domandai stancamente cercando di alzarmi in piedi. Volevo solo sprofondare nel letto e dimenticare quella serata di merda. Barcollai prima di riuscire a fare un passo in avanti e mi ritrovai tra le braccia di Yoongi che mi afferrarono al momento giusto.
 
«Ehi, ehi. Piano. Non ti reggi in piedi.»
 
«L’unica cosa che non reggo è l’alcol. Peccato che sia così stupida da non averlo ancora capito.»
 
«Mi dici che succede? Mi stai facendo preoccupare,» domandò allontanandomi un po’ dal suo petto. «Devo picchiare qualcuno?»
 
Ridacchiai contro la sua maglietta. Aveva un buon profumo. «L’unica che dovrebbe essere presa a schiaffi sono io. Sono troppo ingenua.» Sospirai. «Perché sono così ingenua?»
 
«Vieni, ne parliamo in macchina,» disse con tono serio trascinandomi verso la sua auto. Aprì la portiera del passeggero e mi fece sedere. Quando la richiuse, il rimbombo mi fece quasi scoppiare la testa. Mi stava venendo la nausea.
 
«Allora? Mi dici che è successo?» domandò Yoongi mettendo in moto. La macchina cominciò a muoversi. «Mi sembrava che stesse andando tutto bene.» Si zittì per un momento, poi tornò a guardare davanti a sé. «Ha visto il mio succhiotto?»
 
«No, credo di averglielo fatto vedere apposta per prendermi una piccola rivincita.» Aggrottò la fronte. «Mi ha presentato la sua fidanzata.»
 
«Che deficiente del cazzo,» sbottò aumentando la presa sul volante. «Come si può essere così scemi? Si vede lontano un miglio che gli muori dietro.»
 
«Già, a quanto pare lo hanno capito tutti tranne lui. Forse avrei dovuto dichiararmi prima?»
 
Yoongi stette in silenzio. Nessuno di noi due parlò finché non mi resi conto che la macchina si era fermata. Eravamo già arrivati a casa mia. Yoongi si tolse la cintura di sicurezza e solo allora mi resi conto che la mia doveva avermela allacciata lui, altrimenti non si spiegava come facessi ad averla su. Slacciò anche la mia.
 
«Come ti senti?» mi domandò voltandosi a guardarmi. Dovevo avere un aspetto orribile. «Vuoi che ti prepari un caffè?»
 
«Tu in casa mia non ci entri. E per la cronaca, sembra che qualcuno mi abbia strappato il cuore dal petto.» Presi un profondo respiro. «Ho solo una gran voglia di piangere.»
 
«Allora fallo.» Mi voltai a guardarlo e incontrai i suoi occhi che mi stavano scrutando nel buio. Erano così profondi che per un attimo mi ci persi dentro. «Piangi. Ti assicuro che dopo ti sentirai un po’ meglio.»
 
«E tu come fai a saperlo?»
 
Ridacchiò amaramente e tornò a guardare davanti a sé. «Tua sorella mi ha fatto versare più lacrime di quante ne avessi davvero. Fidati quando ti dico che capisco come ti senti. Ti sembrerà strano, ma ci sono passato anch’io. Lo so che fa schifo.»
 
Le parole di Jongin mi tornarono alla mente e mi voltai verso il moro seppellendo la testa nello schienale alle mie spalle. Profumava di nuovo. «Yoongi, tu non mi hai mai mentito, vero?» gli domandai in un sussurro. Quella domanda lo prese alla sprovvista. Mi guardò negli occhi, spostando le iridi da una parte all’altra del mio viso per cercare la risposta nella mia espressione distrutta.
 
«Perché mi fai questa domanda?»
 
«Voglio solo averne la certezza.»
 
Si sporse verso di me e mi ritrovai il suo volto a qualche centimetro di distanza. Non mi allontanai. In quel momento non mi dava per niente fastidio. Anzi, il suo profumo mi faceva rilassare, così come il suo respiro caldo sulla punta del naso. Scrutai ogni più piccolo dettaglio del suo volto mentre lui continuava a guardarmi negli occhi.
 
«Non ti ho mai mentito,» affermò con voce roca. «Neanche una volta.»
 
Sentii il cuore farsi più leggero e una parte delle mie preoccupazioni prese il volo insieme alle parole fuorvianti di Jongin. Yoongi poteva anche essere uno stronzo, ma non si sarebbe mai approfittato di Yoona per indorarmi la pillola e convincermi ad andare a letto con lui. Vero?
 
«Tenevi davvero a mia sorella?»
 
Notai il suo repentino cambio di espressione, ma quella volta decise di affrontare il discorso e rispondermi con sincerità. Lo apprezzai.
 
«L’amavo più della mia vita, Yorin. Anche se lei non mi ricambiava. Ecco perché continuo a dirti che l’amore non porta a niente di buono. Finisci solo per avere il cuore spezzato. Non te ne stai rendendo conto da sola?» M’indicò il petto, lì dove si trovava il muscolo distrutto e protagonista della nostra conversazione. «Non ti viene voglia di mandare tutto al diavolo e smettere di soffrire?»
 
Scossi la testa, e finalmente una lacrima mi scivolò sul viso dopo tutti gli sforzi nel cercare di trattenerla. «No,» sussurrai di fronte al suo sguardo confuso. «Amare significa anche soffrire. Amare significa avere il coraggio di riprovarci finché non troverai la persona che ti renderà davvero felice.»
 
Gli occhi di Yoongi si riempirono d’incredulità. Sollevò una mano e con il pollice scacciò via la lacrima che mi aveva bagnato la guancia. «Buona ricerca, allora.»
 
Ridacchiai. Era proprio fermo sulle sue convinzioni. «Vado. Mi sta venendo da vomitare e non voglio rovinarti la tappezzeria nuova.»
 
«Allora questo pianto non te lo fai?»
 
Lo guardai mentre aprivo la portiera. «Non di certo davanti a te.»
 
«Ovviamente.» Mi osservò finché non riuscii ad aprire la porta di casa. Mi voltai e lui abbassò il vetro del finestrino. «Domani non venire a lavorare. Ti do una giornata di riposo,» disse serio. «Scrivimi se hai bisogno di qualcosa.»
 
Mise in moto e partì, lasciandosi dietro una Yorin distrutta ma allo stesso tempo rincuorata. Quella serata non era finita poi così male.
🔺🔺🔺

ᗩngolo.ᗩutore
Capitolo lunghetto! Ma così mi faccio perdonare per la troppa attesa 😂 Mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo (così come mi diverto per ogni capitolo di Hook-Up) e spero che sia piaciuto anche a voi. Non ho inserito le conversazioni con WhatsApp perché c'erano troppi messaggi e mi trovavo più comoda così!

Yorin c'è rimasta davvero male quando ha saputo che Jongin ha la fidanzata, e così è entrata in scena anche Jennie. Piccola curiosità. Kai nella realtà è stato sia con Krystal (Yorin) che con Jennie 😂

Yoongi invece fa sempre lo stronzo, ma il suo lato tenero è sempre in agguato, soprattutto se si tratta di Yorin!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate 😘 Un bacione e alla prossima ❤

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