- ❖ Date
🔻🔻🔻
- Da
quando avevamo messo piede in quel
ristorante, era forse la centesima volta che mi sistemavo il foulard
intorno al
collo. Stavo seduta con l’ansia che potesse spostarsi e
rivelare il segnaccio
che mi aveva lasciato Yoongi. Certo, era coperto dal fondotinta, ma
l’alone si
vedeva comunque, soprattutto dopo aver continuato a sfregare la stoffa
contro
il collo per essere sicura che non si vedesse. In realtà
avevo finito per
rimuovere quasi metà del trucco. Me n’ero accorta
dopo essere andata in bagno e
aver controllato il pasticcio allo specchio.
- Un
applauso, Kang Yorin. Una cosa più
intelligente di questa non potevi farla. E ovviamente non mi ero
portata dietro
i trucchi per poter rimediare al danno. Doppio applauso. Tutto meritato.
- Tornai
dal bagno con l’ansia a mille e mi
sedetti di fronte a Jongin. Lui mi fece un sorriso prima di ritornare
con gli
occhi sul menù che teneva in mano. Dovevamo ancora scegliere
cosa prendere dato
che eravamo lì da neanche dieci minuti. Ed io ero
già andata in bagno. Cavolo,
forse aveva pensato che fossi incontinente. Che figura di merda.
- Mi
guardai intorno per non pensarci e mi resi
conto che il posto era davvero carino. Un separé gigantesco
di colore rosso,
con delle decorazioni in stile giapponese, ci divideva dal resto della
gente.
Eravamo seduti a gambe incrociate su dei cuscini color porpora e
avevamo di
fronte un tavolino basso, piccolo, bianco e quadrato. Uno dei bodyguard
di
Jongin stava immobile davanti al separé e vietava a chiunque
di oltrepassarlo,
a meno che non fossero camerieri.
- «Non
controlli il menù?»
- La
voce di Jongin mi riportò alla realtà. Mi
resi conto che mi stava fissando con curiosità e allora
afferrai subito l’altro
menù che era rimasto inviolato sul tavolino.
«Sì, stavo per farlo,» gli risposi
dandomi mentalmente dell’idiota. «Mi stavo solo
guardando intorno.»
- «Ti
piace? Io adoro l’atmosfera di questo
posto,» affermò il moro tornando a guardare il suo
menù. «È tranquillo e
soprattutto riservato. Non ci disturberà nessuno.»
- Era
proprio per quello che mi stava andando
in fumo il cervello. Con un po’ di gente intorno non mi sarei
sentita così a
disagio. Ok, era il mio migliore amico, ma non eravamo mai andati a
cena da
soli, non in un ristorante di lusso come quello. Dal suo debutto lo
avevo visto
poco e niente, per questo mi faceva strano.
- «Ti
consiglio l’hosomaki misto o l’huramaki
fuji. Sono deliziosi,» disse indicando le due illustrazioni
sul menù. Io, da
brava tirchia qual ero, adocchiai prima il prezzo. Per poco non mi
partì
un’imprecazione talmente forte che lo avrebbe fatto ribaltare
dalla sedia con
conseguente rottura della colonna vertebrale. E no, non esagero.
- «Ah,
okay…» dissi nascondendo il volto dietro
il mio menù. Il mio borsellino non era decisamente pieno
visto che avevo
ripreso a lavorare solo quella mattina, e come se non bastasse Yoongi
non aveva
neanche intenzione di pagarmi. Maledetto puttaniere. Avrei dovuto
affidarmi ai
miei risparmi di emergenza sulla carta di credito. Almeno non avrei
fatto la figura
della barbona di fronte a uno degli idol più famosi del
momento. Cavolo, doveva
essere pieno di soldi. Che diavolo ci facevo lì con lui?
- Mi
sistemai ancora una volta il foulard.
Ormai era diventato un gesto meccanico per tenere a bada lo stress. Ma
uscire
con la propria cotta era davvero così sfiancante? Cavolo,
pensavo che fosse
divertente, ma a quanto pare mi sbagliavo.
- Il
cameriere arrivò a prendere le nostre
ordinazioni e io evitai come la peste ciò che mi aveva
consigliato Jongin. Optai
per le cose meno costose del menù mentre il mio migliore
amicò prese quasi
tutto quello che c’era al suo interno. Concluse la sua
ordinazione con una
bottiglia di vino e una di soju. Non osai nemmeno immaginare quanto
avrebbe
speso per tutta quella roba.
- Ed
eccolo, il momento che temevo di più. L’attesa
delle portate. Stavo in silenzio a torturarmi i pollici mentre Jongin
stappava
la bottiglia di vino e ne versava un po’ nel mio bicchiere.
Abbassai
leggermente il capo per ringraziarlo. Se ne versò un
po’ anche lui e afferrò il
calice dalla base mentre faceva roteare il polso per far oscillare il
liquido
rosso al suo interno. Diede un veloce colpetto contro il mio bicchiere
per fare
un brindisi e posò le labbra sul bordo di cristallo,
leccandosi quello inferiore
per assaporare il gusto del drink alcolico.
- Ero
completamente rapita da ogni suo gesto,
che fosse il debole movimento del polso o la carezza della lingua
contro le sue
labbra. Che fosse il semplice accavallare le gambe o il passare le dita
tra i
capelli scuri e setosi.
- «Allora,
Yorinie,» disse posando nuovamente
il calice sul tavolo. Mi guardò negli occhi e si
leccò il labbro ancora umido.
Mi vennero i brividi. «Ho saputo che lavori per
Suga.» Spalancai gli occhi e li
risollevai per guardare i suoi. Erano pieni di curiosità.
- «Come
fai a saperlo?»
- «Beh,
lavoriamo nello stesso campo. Le voci
girano.» Annuii. Certo, aveva ragione. «Ma
c’è qualcosa che non mi convince.»
- Lo
guardai confusa. «In che senso?»
- «Beh,
non credo di esagerare quando dico che
tu lo detesti. Ti ricordo che gli hai tirato uno schiaffo davanti a me.
Lo
guardavi come se volessi ucciderlo.» Cavolo, ci aveva preso
alla grande.
«Quindi perché adesso ti ritrovo a fargli da
assistente? Non ti sarai mica
cacciata in qualche guaio, vero?»
- Sospirai
e afferrai il mio calice di vino per
mandarne giù un sorso. Avevo proprio bisogno di una spinta o
sarei impazzita. «No,
tranquillo. Nessun guaio. Solo che… lui sa delle cose su
Yoona che io non so e stargli
accanto è l’unico modo per fargli sputare il
rospo.» L’espressione di Jongin
mutò non appena udì il nome di mia sorella
uscirmi dalle labbra. Posò i gomiti
sul tavolino che ci separava e chinò la schiena per
avvicinarsi a me.
- «Yoona?»
- «Sì,»
confermai, un po’ scossa dalla sua
vicinanza. «A proposito, Jongin-ah. Perché non mi
hai mai detto che Yoona si
vedeva con Yoongi?» domandai reclinando il capo.
«Non mi hai mai parlato di
lui.» Jongin sospirò e si allontanò
nuovamente, permettendomi di riattivare la
respirazione.
- «Perché
avrei dovuto parlartene? Era solo uno
dei tanti che Yoona si portava a letto. Sai com’era fatta. In
quella trappola
ci sono caduto anch’io.»
- «Ma
Yoona non se l’è portato a letto,» lo
contraddissi. Il moro mi guardò confuso. «Me lo ha
detto Yoongi. E mi ha anche
detto che stavano veramente insieme, come una normalissima
coppia.»
- Jongin
scoppiò a ridere e sbatté i palmi delle
mani contro la superficie del tavolino. «Oh, Yorinie! E tu ci
credi?» mi
domandò continuando a ridacchiare. «Dai, non
deludermi proprio tu. Com’è
possibile che una divora serpenti come te si sia fatta abbindolare
dalle parole
di quel tipo? Sai che Yoona schifava le relazioni e dava confidenza a
qualcuno
solo se voleva portarselo a letto. Era fatta così. Ma te lo
dico io com’è
andata. Yoongi si è fatto i viaggi mentali. Yoona
c’avrà fatto sesso qualche
volta e lui ha creduto di essere diventato il suo ragazzo. Ho visto la
sua
gelosia con questi occhi e ho provato il suo pugno sulla mia pelle
quando ci ha
visto baciarci dietro le quinte. E lo sai che ha fatto Yoona? Il giorno
dopo è
andata a scopare con un altro.»
- Lo
guardai incredula. «Quindi mi stai dicendo
che Yoongi mi ha mentito? Perché avrebbe dovuto
farlo?»
- «Non
lo so, ma pensaci. Quel tizio è famoso
per essere un dongiovanni. E ora tu mi vieni a dire che ha fatto il
santarellino con la ragazza meno pudica che io abbia mai
conosciuto?» Mandò giù
un altro sorso di vino. «Non ti sembra parecchio strano?
Sicuro che non ti
abbia raccontato una balla per guadagnarci qualcosa?»
- «Cosa
dovrebbe guadagnarci?» domandai
confusa.
- Jongin
ridacchiò e allungò una mano per
spettinarmi amorevolmente i capelli. Il cuore mi balzò quasi
fuori dal petto. «È
questa tua ingenuità che ti rende così
carina,» sussurrò con il sorriso sulle
labbra. «Ma devo comunque avvisarti, Yorinie. Quello
è capace di tutto per
portarti a letto, persino mentirti. Perciò non fidarti delle
sue parole. Non
fidarti di Min Yoongi, te lo dico col cuore.»
- Ora
sì che ero confusa. Quindi, secondo
Jongin, Yoongi mi aveva detto di non essere andato a letto con mia
sorella perché
così sarei stata più propensa ad andare a letto
con lui? E su cos’altro poteva
avermi mentito? La mia testa stava cominciando a fare dei ragionamenti
poco
felici e allora decisi di finirla lì. Quando pensavo troppo
finivo per
ingigantire le cose.
- «Sicura
che non ti ha fatto niente?» mi
domandò all’improvviso. «Non mi fido di
quel tipo.»
- La
mia mano scattò subito sul mio collo prima
che me ne accorgessi. Cominciai a massaggiarmelo per fargli credere che
volessi
farlo fin dall’inizio. Diamine, stavo per essere tradita dal
mio stesso corpo.
- «Jongin,
andiamo. Mi conosci. Pensi che mi
faccia mettere le mani addosso da quello lì? Gli arriverebbe
prima uno schiaffo
in faccia e poi un calcio nelle parti basse. Mi sembra che tu abbia
visto con i
tuoi occhi come so tenerlo a bada.» Jongin sorrise e mi
scompigliò ancora una
volta i capelli.
- «Oh
sì, e sei stata fantastica! Quello
schiaffo se l’è proprio meritato.»
- Il
cameriere arrivò proprio in quel momento
con le nostre ordinazioni e ne approfittai per tirare fuori il mio
cellulare e
controllare la sfilza di messaggi che mi erano arrivati sempre dallo
stesso
mittente.
- «Puttaniere
- Ah,
quindi hai deciso di ignorarmi?
- «Puttaniere
- O
forse hai la coda di paglia?
- «Puttaniere
- Dove
siete? Già al ristorante?
- «Puttaniere
- Cosa
state facendo?
- No
vabbè, era incredibile. Ora aveva deciso
di diventare il mio stalker? Come se non bastasse il capo rompipalle e
pervertito.
- Tu»
- Altri
due messaggi e ti blocco
- «Puttaniere
- Non
puoi. Sono il tuo capo.
- «Puttaniere
- Hai
bisogno del mio numero per lavorare
- Tu»
- Vai
a farti fottere
- «Puttaniere
- Preferirei
fottere te
- Mi
lasciai sfuggire uno sbuffo incredulo e
Jongin sollevò il mento mentre stava sistemando nel mio
piatto alcuni special
roll al salmone e formaggio che aveva ordinato per sé
stesso. Seguii il
movimento delle sue bacchette che si spostavano dal suo al mio piatto.
- «Cosa
stai facendo?» gli domandai confusa.
- «Li
ho ordinati anche per te. Mangia,» mi
ordinò con una semplicità invidiabile.
«A chi stai scrivendo?» Andai nel
panico, ma le mie doti nascoste di attrice vennero allo scoperto.
- «Oh,
è Ji Woo. Vuole sapere come sta andando
la cena. È una tua fan, lo sapevi?»
- Jongin
arcuò le sopracciglia. «Davvero? Non
ho mai avuto modo di parlarci. Da quand’è che la
conosci?»
- «Hmm,»
ci pensai su picchiettandomi le labbra
con la punta delle mie bacchette. «Quasi cinque anni.
L’ho conosciuta dopo la
scomparsa di Yoona. Mi ha aiutato un sacco a venirne fuori, per questo
la
reputo la mia migliore amica. Non ne ho mai avuta una, ma con lei
è stato
naturale pensare che lo fosse.» Poi mi venne
un’idea che mi fece storcere le
labbra in un sorrisetto malefico. «Jongin? Ti dispiace se ci
facciamo un
selfie?»
- Il
moro s’infilò in bocca uno dei suoi
sashimi al tonno e poi si voltò verso di me mentre masticava
con vigore. «Tu
che mi chiedi un selfie? Perché?»
- «Voglio
mandarlo a Ji Woo.»
- La
sua espressione cambiò in una comprensiva
e annuì con vigore mentre scivolava verso di me.
Finì di masticare quello che
aveva in bocca e avvicinò la sua faccia alla mia per entrare
nell’inquadratura.
Cercai di fare una posa carina nonostante mi facesse venire il
voltastomaco e
attivai anche un filtro per mettere un cuoricino sulla faccia. Mi
picchiettai la
guancia con l’indice e arricciai persino le labbra. Mi facevo
ribrezzo. Premetti
quattro volte il pulsante dello scatto, e anche se erano
pressoché identiche,
le inviai tutte alla mia vittima preferita.
- Tu»
- Tu»
- Io
e Jongin ti mandiamo tanti saluti
- Tu»
- La
cena è deliziosa
- «Puttaniere
- Ha
la faccia da minchia
- Tu»
- Sarà
bella la tua
- Tu»
- Perché
non vai da quella faccia
- da
minchia di Soo Jin?
- «Puttaniere
- Abbiamo
appena finito di
- scopare
e si è accollata
- «Puttaniere
- Odio
le ragazze che
- si
accollano dopo il sesso
- Tu»
- Quanto
sei romantico,
- Min
Yoongi
- Tu»
- Giuro,
mi fai commuovere
- «Allora?
Che ha detto?» domandò Jongin
facendomi risollevare lo sguardo. Stava bevendo un altro sorso di vino.
Sorrisi
e scrollai le spalle.
- «Dice
che ti adora e sei bellissimo.»
- «Ah,
troppo buona,» ridacchiò imbarazzato.
«Ma
non mi hai detto com’è andata a finire con il suo
preferito. Jungkook, giusto?»
- Annuì
e finalmente mi decisi a iniziare a
mangiare. Quello stronzo mi aveva tenuta così impegnata che
non avevo ancora
provato nulla. «Ho scambiato i nomi e i numeri come ti avevo
detto, ma credo
che la situazione ci stia sfuggendo di mano,» affermai
infilandomi in bocca uno
dei tanti hosomaki che avevo nel piatto. Le mie papille gustative
andarono in
visibilio.
- «Davvero?
Perché?»
- Masticai.
«Perché Ji Woo ha paura di dire la
verità a Jungkook.»
- «Ah,
brutta roba,» concordò Jongin. «Si
è
affezionata?»
- «Fin
troppo.»
- Bip.
Bip. Ennesimo
trillo del
telefono che mi avvisava la ricezione di un altro messaggio. Sollevai
gli occhi
al cielo e afferrai il cellulare mentre con l’altra mano mi
portavo il
bicchiere di vino alla bocca. Ne presi un sorso.
- «Puttaniere
- Non
baciarlo
- Il
vino mi andò di traverso e cominciai a
tossire. Jongin mi picchiettò gentilmente la schiena mentre
mi portavo il pugno
davanti alla bocca per evitare di contaminare il cibo con i miei stessi
germi.
- «Ehi.
Piano, altrimenti ti strozzi,» mi
avvisò Jongin. Cercai di sorridere per rassicurarlo e
ripresi il cellulare in
mano. Picchiettai le dita sulla tastiera, furiosa come una belva.
- Tu»
- Ma
ti fai un po’ di cavoli tuoi???
- «Puttaniere
- Ha
già visto il mio
- bellissimo
succhiotto?
- Tu»
- No
caro mio.
- Ho
messo un foulard
- «Puttaniere
- Che
roba da vecchia
- Tu»
- E
indovina di chi è la colpa se mi
- sono
dovuta vestire da vecchia!!
- Sul
serio. Mi stava facendo saltare i nervi. Mi
aveva fatto quel succhiotto per rovinarmi l’uscita con Jongin
e sicuramente si
era irritato perché mi stavo godendo la serata nonostante
tutto. Che bastardo
viziato. Ma sapeva che il mondo non girava attorno a lui?
- «Comunque
chiamarti Ji Woo mi fa strano,»
disse Jongin ridacchiando sotto i baffi. «Cerca di
ricordarmelo quando siamo
insieme a loro oppure potrei rovinarti la copertura.»
- Quelle
parole mi ricordarono che Yoongi non
era stato del tutto stronzo. In fin dei conti aveva falsificato il mio
badge
per diventare complice della mia bugia. Non avevo ancora capito
perché lo aveva
fatto. Non mi aveva ancora ricattata e non aveva insistito quando mi
aveva
chiesto perché nascondessi il mio vero nome. Che fosse anche
questo un metodo
per farmi addolcire e riuscire a portarmi a letto? Bevvi un altro sorso
di vino
per non pensarci.
- «Anche
a me fa strano quando mi chiamano Ji
Woo,» risposi rimettendo il bicchiere sul tavolo.
«Sei una delle poche persone
che mi chiamano ancora con il mio vero nome. Non sai quanto sia
bello.»
- «Allora
ti chiamerò Yorinie ancora più
spesso. Mi piace farlo. Mi ricorda quando eravamo piccoli.»
- Ridacchiai.
«Anche a me.»
- La
serata passò molto tranquillamente. Ad un
certo punto Jongin cominciò persino ad imboccarmi le robe
che aveva nel suo
piatto e dovetti fare dei respiri profondi per evitare di fargli vedere
che
stessi andando in iperventilazione. Diamine, ero proprio cotta. Kang
Yorin non
arrossiva mai, a meno che non si trattasse di Kim Jongin. Lui era
un’eccezione
alla regola.
- Il
cellulare trillò di nuovo mentre facevamo
l’ennesimo brindisi. E adesso che altro voleva?
- «Puttaniere
- Siete
ancora al ristorante?
- Tu»
- Ovviamente
- «Puttaniere
- Questo
Jongin deve
- essere
proprio uno sfigato
- «Puttaniere
- Non
lo sa che al primo
- appuntamento
si scopa e basta?
- Tu»
- Eh
certo. Cos’è, una delle tante regole
- dell’abbordaggio
secondo Min Yoongi?
- «Puttaniere
- Il
corteggiamento
- non
è nelle mie corde
- «Puttaniere
- La
mia regola numero uno è non spendere un patrimonio
- per
la cena quando vuoi solo portarti a letto la ragazza
- «Puttaniere
- Spreco
di soldi che non viene neanche
- ricompensato
a dovere se lei a letto fa cagare
- Tu»
- Quindi
secondo
- te
pagherà tutto lui?
- «Puttaniere
- Io
farei pagare tutto a te
- Tu»
- Dai!
Sii serio per una
- volta
nella tua vita
- «Puttaniere
- Perché
me lo chiedi?
- Non
vuoi che ti offra la cena?
- Tu»
- Ovvio
che no.
- Mi
sentirei a disagio
- Tu»
- Ha
ordinato un sacco di cose
- e
le sta condividendo con me
- «Puttaniere
- Brutto
segno allora
- «Puttaniere
- Paga
lui di sicuro
- «Puttaniere
- Scusa,
ma che t’importa?
- «Puttaniere
- Tanto
quello c’ha i soldi
- che
gli escono dal culo
- Tu»
- E
quindi?
- Tu»
- Solo
perché è ricco non vuol dire che
- deve
sentirsi obbligato a pagarmi le cose
- Tu»
- Questo
maschilismo
- non
lo sopporto
- «Yorinie?»
Sollevai la testa di scatto ed
incontrai gli occhi di Jongin. «È di nuovo Ji
Woo?»
- «Oh,
sì,» mentii rimettendo il cellulare
nella borsa. Cavolo, avevo davanti agli occhi Jongin e sprecavo il mio
tempo a
messaggiare con quello stronzo. A volte ero davvero senza speranza.
- «Ti
stavo dicendo, ti ho chiesto di uscire
per una ragione precisa,» affermò diventando
improvvisamente serio. Stappò la
bottiglia di soju e me ne versò un po’ nel piccolo
bicchierino di vetro, poi
fece lo stesso con il suo. Se lo portò alle labbra e
sospirò. Ok, mi stava
facendo venire l’ansia. Cosa stava cercando di dirmi?
«Ti ho portato qui perché
era da un po’ di tempo che volevo dirtelo, ma non ho mai
trovato l’occasione
giusta per farlo,» continuò mandando
giù il suo sorso d’alcol.
- Il
cuore mi batteva così velocemente che temetti
potesse sentirlo. Lo guardai imbambolata, cercando di non fare una
faccia
troppo idiota o adorante. Quando mi prese la mano, soffocai quasi con
la mia
stessa saliva. Volevo alzarmi e correre via.
- «Sai
che le relazioni non sono viste di buon
occhio nel mondo dello spettacolo,» affermò
carezzandomi il palmo della mano.
«Soprattutto le relazioni serie. Devono rimanere segrete
oppure succederebbe un
casino.» Deglutii. «Tu sei la mia migliore amica,
Yorinie. Mi sei stata accanto
quasi tutta la vita, e nonostante non abbiamo molto tempo per vederci,
il mio
affetto per te è rimasto immutato. Anzi, si è
persino moltiplicato.» Non
respiravo più. Lo guardavo con gli occhi sgranati mentre
continuava a
massaggiarmi la mano nella sua. Avevo i brividi lungo la schiena.
«Perciò
voglio dirtelo, non importa se mi metterà nei
casini.»
- Deglutii
di nuovo. Quell’attimo di silenzio che
precedette le sue parole sembrò durare
un’eternità. Rafforzò la stretta
intorno
alla mia mano.
- «Mi
sono fidanzato.»
- Tutte
le mie certezze crollarono in una
manciata di secondi. Ero sicura che il crack
che avevo sentito nelle orecchie provenisse dal mio cuore. A darmene la
certezza
fu il tremendo dolore che sembrava mi stesse aprendo il petto in due.
Sì, c’ero
veramente rimasta di merda. Lo ammetto. Ma avevo ancora una
dignità, e quella
doveva rimanere intatta. Sbattei le palpebre per evitare di far uscire
le
lacrime che sentivo sempre più vicine e mi stampai sulla
faccia un sorriso
falso come i soldi del Monopoli.
- «Jongin,
ma è fantastico!» dissi con un tono
fin troppo eccitato. «E chi è la fortunata? La
conosco?»
- Il
ragazzo mi sorrise e fece dondolare la
testa come a dire: “Sì, potresti conoscerla
persino tu che vivi come
un’eremita”. Sollevò improvvisamente lo
sguardo e i suoi occhi si accesero non
appena udii un rumore di passi provenire da dietro le mie spalle.
- «Eccola
qui,» disse Jongin alzandosi in piedi
e lasciandomi andare la mano. No, ti prego. Dimmi che non stava
succedendo
quello che pensavo. Mi voltai molto lentamente e i miei occhi
incontrarono la
figura piccola e snella di una ragazza che aveva il volto coperto da
una
mascherina nera. Rimasi imbambolata sulla sedia mentre Jongin le si
avvicinava
e le tirava giù la mascherina per darle un bacio sulle
labbra, che lei ricambiò
all’istante. Un altro colpo al cuore che mi fece sobbalzare
sulla sedia.
- Jongin
si voltò verso di me. «Yorin, lei è
Jennie. Jennie, lei è Yorin. La mia migliore
amica.»
- La
ragazza dai lunghi capelli castani mi
sorrise e chinò la testa in segno di rispetto. Era davvero
bellissima. «Ciao,
Unnie! Piacere di conoscerti. Jongin mi ha parlato molto di
te.»
- Già,
anche io avrei voluto che mi parlasse di
te, ma non ad una cena che pensavo fosse un fottuto appuntamento tra me
e il
tuo ragazzo. Ovviamente non potevo dirglielo, così mi
stampai sulla faccia l’ennesimo
sorriso falso che mi stava facendo fare delle smorfie fin troppo
evidenti.
- «Il
piacere è tutto mio.»
- Jongin
la prese per mano e le sistemò il
cuscino per farla accomodare al suo fianco. Con me non era stato
così gentile.
Fu la prima cosa che notai. Cretina io che mi ero illusa fino alla
fine.
Afferrai la bottiglia di soju e mi riempii il bicchiere fino
all’orlo, mandandolo
giù in un solo sorso.
- «Allora…
da quanto tempo state insieme?»
domandai per farmi ancora più male. Volevo sapere per quanto
tempo mi ero
illusa inutilmente. Jennie sorrise e intrecciò le dita con
quelle di Jongin.
Ennesima coltellata al cuore.
- «Ormai
è quasi un mese. Non volevamo dirlo a
nessuno per evitare che la notizia potesse arrivare ai giornali, ma
Jongin mi
ha detto che si fidava di te.» Certo, dopotutto ero la sua migliore amica. Scema io che avevo
sperato di poter essere qualcosa
di più. «Comunque non mi avevi detto che la tua
amica fosse così bella,»
continuò Jennie voltandosi verso il ragazzo al suo fianco.
Gonfiò le guance e
mise un piccolo broncio che trovai adorabile persino io.
«Potrei essere gelosa.»
- Sì,
come no. Lei gelosa di me? Ma si era
guardata allo specchio?
- «Tranquilla,
io non sono per niente il tipo
di Jongin,» affermai mandando giù un altro
bicchiere di soju. «Lui preferisce
le tipe femminili come te.»
- «Beh,
tu mi sembri molto femminile, Unnie.»
- Ridacchiai.
Sentivo le guance in fiamme a
causa dell’alcol. «Fidati, è tutta
apparenza. Sono la tipica donna maschiaccio.
Ormai mi sono rassegnata a rimanere single.» Ok, di sicuro
era l’alcol che
stava parlando al posto mio, ma avevo bisogno di sfogarmi almeno un
minimo per
non impazzire. Sentivo ancora le lacrime pizzicarmi gli occhi.
- «Sai
che è l’assistente di Suga dei BTS?» le
domandò all’improvviso Jongin. Jennie si
voltò a guardarmi sorpresa.
- «Davvero?
Quindi conosci Jungkook. Il ragazzo
che è finito in quel pettegolezzo con Ji Soo.»
Aggrottai le sopracciglia.
-
- «Ah,
lei fa parte delle BLACKPINK,» arrivò in
mio aiuto Jongin. «Avete faticato un po’ per
mettere tutto a tacere, vero?»
domandò alla mora.
- Jennie
annuì. «Già, per fortuna ci hai dato
una mano tu con i giornalisti, oppure non so come avremmo fatto a
venirne fuori.
Ji Soo stava già dando di matto.» La ragazza si
sporse verso di lui e lo baciò
di nuovo. Ok, stavo per arrivare al limite.
- «Vado
in bagno,» dissi alzandomi di scatto.
Non li guardai nemmeno in faccia e sorpassai il bodyguard che stava di
fronte
al separé. Mi fiondai nella toilette e feci scorrere
l’acqua per bagnarmi il
viso. Non me ne fregava niente di rovinarmi il trucco. Onestamente, era
l’ultimo dei miei pensieri.
- Ma
come diavolo avevo fatto a finire in
quella situazione? Mi sentivo uno schifo, per di più
l’alcol stava cominciando
a fare effetto e il mio malumore sembrava essersi accentuato. Non mi
guardai
nemmeno allo specchio e tornai nell’area riservata cercando
di non andare a
sbattere contro i muri. Mi sedetti e mi versai l’ennesimo
bicchiere di vino, ma
stranamente nessuno aprì bocca finché non mandai
giù il liquido dal sapore
fruttato. Me lo scolai tutto in un solo sorso.
- «Ehm,
Unnie…?» mi chiamò Jennie. Dio, odiavo
già
quel soprannome.
- «Che
c’è?»
- «Che
cos’hai sul collo?»
- M’irrigidii
sul posto. Sollevai gli occhi di
scatto e li puntai subito in quelli di Jongin. Ma lui non mi stava
guardando in
faccia. Aveva lo sguardo fisso sulla macchia violacea, che ora era
sotto gli
occhi di tutti perché ero stata così stupida da
spostare il foulard quando mi
ero sciacquata la faccia. La cosa più divertente?
L’acqua aveva tolto quasi
tutto il fondotinta. Ci avevo fatto caso in bagno, ma l’alcol
mi aveva
annebbiato i pensieri e non mi era sembrata una cattiva idea tornare da
Jongin
con un succhiotto in bella vista. O forse lo avevo fatto apposta per
fargliela
pagare di avermi illuso?
- «A
te cosa sembra? Jongin non te lo fa mai?»
- Precisa.
Tagliente. Dritta al punto. Bere
amplificava fin troppo il mio brutto carattere. Diventavo la macchina
della
verità.
- Jennie
divenne rossa come un pomodoro. «Oh,
io…»
- «Chi
te lo ha fatto?» intervenne Jongin con
un tono decisamente troppo serio. Mi stava guardando come se fosse
furioso.
Bene. «Non dirmi che è stato lui.»
- «Lui
chi?» domandò subito Jennie. Ma una
vagonata di cazzi tuoi?
- Jongin
la ignorò bellamente e strinse i pugni.
«Yorinie… Quel puttaniere ti ha fatto qualcosa
senza il tuo consenso?»
- Ma
senti questo. Solo io potevo chiamarlo
puttaniere.
- «Magari
ero consenziente. Che ne sai?» E con
quella uscita mi alzai in piedi, barcollando come una nave in mezzo ad
un
uragano. «Torno a casa. Credo di aver bevuto troppo e domani
devo andare a
lavorare. Voi divertitevi pure. Prenderò un taxi.»
Presi la borsa e mi voltai
per togliermi dalle scatole, ma Jongin mi afferrò prima che
potessi fare un
altro passo.
- «Ti
accompagno. Non sei nelle condizioni di
andartene in giro da sola. E io e te dobbiamo fare una
chiacchierata.»
- «Sto
bene, Jongin. Non devo mica guidare. Resta
pure con la tua fidanzata.» Mi liberai facilmente dalla sua
stretta. «Grazie
per la serata.»
- Girai
i tacchi, andai alla cassa per pagare
quello che dovevo e uscii dal locale con la faccia rossa e la testa che
mi
girava peggio di una trottola. Stavo uno schifo. Avevo voglia di
piangere e disperarmi
ma non lo avrei di certo fatto in mezzo alla strada come la peggiore
delle
ubriacone. Feci qualche metro a piedi e poi mi lasciai cadere su una
panchina. Mi
portai le mani tra i capelli e sospirai. Stavo per fare una cazzata.
- Afferrai
il cellulare e aprii la
conversazione di Yoongi. Le mie dita si mossero senza che io potessi
fare nulla
per fermarle.
- Tu»
- Yoongi…
Mi vieni a prendere…?
- Lo
visualizzò in meno di un secondo e la
risposta non tardò ad arrivare.
- «Puttaniere
- Ti
ha messo le mani addosso?
- «Puttaniere
- Guarda
che lo smonto
- Ridacchiai
debolmente nonostante mi venisse
solo da piangere.
- Tu»
- No.
Voglio solo che
- mi
porti via di qui…
- Stavolta
ci mise più tempo a rispondere
nonostante avesse visualizzato subito.
- «Puttaniere
- Arrivo
tesoro. Dove sei?
- Passò
minimo un quarto d’ora. Una Aston
Martin nera metallizzata si fermò proprio davanti alla
panchina su cui ero
seduta. La portiera del guidatore si aprì e Yoongi corse
verso di me con la sua
chioma scura e la mascherina a coprirgli il viso. Si piegò
sulle ginocchia per
potermi guardare in faccia visto che avevo il viso rivolto verso il
pavimento.
- «Yorin?
Stai bene?» mi domandò preoccupato cercando
di farmi sollevare il viso. Avevo gli occhi rossi nonostante non avessi
ancora
versato una lacrima. Mi controllò con più
attenzione. «Sei ubriaca?»
- «Yoongi,
mi porti a casa?» gli domandai
stancamente cercando di alzarmi in piedi. Volevo solo sprofondare nel
letto e
dimenticare quella serata di merda. Barcollai prima di riuscire a fare
un passo
in avanti e mi ritrovai tra le braccia di Yoongi che mi afferrarono al
momento
giusto.
- «Ehi,
ehi. Piano. Non ti reggi in piedi.»
- «L’unica
cosa che non reggo è l’alcol. Peccato
che sia così stupida da non averlo ancora capito.»
- «Mi
dici che succede? Mi stai facendo
preoccupare,» domandò allontanandomi un
po’ dal suo petto. «Devo picchiare
qualcuno?»
- Ridacchiai
contro la sua maglietta. Aveva un
buon profumo. «L’unica che dovrebbe essere presa a
schiaffi sono io. Sono
troppo ingenua.» Sospirai. «Perché sono
così ingenua?»
- «Vieni,
ne parliamo in macchina,» disse con
tono serio trascinandomi verso la sua auto. Aprì la portiera
del passeggero e
mi fece sedere. Quando la richiuse, il rimbombo mi fece quasi scoppiare
la
testa. Mi stava venendo la nausea.
- «Allora?
Mi dici che è successo?» domandò
Yoongi mettendo in moto. La macchina cominciò a muoversi.
«Mi sembrava che
stesse andando tutto bene.» Si zittì per un
momento, poi tornò a guardare
davanti a sé. «Ha visto il mio
succhiotto?»
- «No,
credo di averglielo fatto vedere apposta
per prendermi una piccola rivincita.» Aggrottò la
fronte. «Mi ha presentato la
sua fidanzata.»
- «Che
deficiente del cazzo,» sbottò aumentando
la presa sul volante. «Come si può essere
così scemi? Si vede lontano un miglio
che gli muori dietro.»
- «Già,
a quanto pare lo hanno capito tutti
tranne lui. Forse avrei dovuto dichiararmi prima?»
- Yoongi
stette in silenzio. Nessuno di noi due
parlò finché non mi resi conto che la macchina si
era fermata. Eravamo già
arrivati a casa mia. Yoongi si tolse la cintura di sicurezza e solo
allora mi
resi conto che la mia doveva avermela allacciata lui, altrimenti non si
spiegava come facessi ad averla su. Slacciò anche la mia.
- «Come
ti senti?» mi domandò voltandosi a
guardarmi. Dovevo avere un aspetto orribile. «Vuoi che ti
prepari un caffè?»
- «Tu
in casa mia non ci entri. E per la
cronaca, sembra che qualcuno mi abbia strappato il cuore dal
petto.» Presi un
profondo respiro. «Ho solo una gran voglia di
piangere.»
- «Allora
fallo.» Mi voltai a guardarlo e
incontrai i suoi occhi che mi stavano scrutando nel buio. Erano
così profondi
che per un attimo mi ci persi dentro. «Piangi. Ti assicuro
che dopo ti sentirai
un po’ meglio.»
- «E
tu come fai a saperlo?»
- Ridacchiò
amaramente e tornò a guardare
davanti a sé. «Tua sorella mi ha fatto versare
più lacrime di quante ne avessi davvero.
Fidati quando ti dico che capisco come ti senti. Ti sembrerà
strano, ma ci sono
passato anch’io. Lo so che fa schifo.»
- Le
parole di Jongin mi tornarono alla mente e
mi voltai verso il moro seppellendo la testa nello schienale alle mie
spalle.
Profumava di nuovo. «Yoongi, tu non mi hai mai mentito,
vero?» gli domandai in
un sussurro. Quella domanda lo prese alla sprovvista. Mi
guardò negli occhi,
spostando le iridi da una parte all’altra del mio viso per
cercare la risposta
nella mia espressione distrutta.
- «Perché
mi fai questa domanda?»
- «Voglio
solo averne la certezza.»
- Si
sporse verso di me e mi ritrovai il suo
volto a qualche centimetro di distanza. Non mi allontanai. In quel
momento non
mi dava per niente fastidio. Anzi, il suo profumo mi faceva rilassare,
così
come il suo respiro caldo sulla punta del naso. Scrutai ogni
più piccolo
dettaglio del suo volto mentre lui continuava a guardarmi negli occhi.
- «Non
ti ho mai mentito,» affermò con voce
roca. «Neanche una volta.»
- Sentii
il cuore farsi più leggero e una parte
delle mie preoccupazioni prese il volo insieme alle parole fuorvianti
di
Jongin. Yoongi poteva anche essere uno stronzo, ma non si sarebbe mai
approfittato
di Yoona per indorarmi la pillola e convincermi ad andare a letto con
lui.
Vero?
- «Tenevi
davvero a mia sorella?»
- Notai
il suo repentino cambio di espressione,
ma quella volta decise di affrontare il discorso e rispondermi con
sincerità.
Lo apprezzai.
- «L’amavo
più della mia vita, Yorin. Anche se
lei non mi ricambiava. Ecco perché continuo a dirti che
l’amore non porta a
niente di buono. Finisci solo per avere il cuore spezzato. Non te ne
stai
rendendo conto da sola?» M’indicò il
petto, lì dove si trovava il muscolo
distrutto e protagonista della nostra conversazione. «Non ti
viene voglia di mandare
tutto al diavolo e smettere di soffrire?»
- Scossi
la testa, e finalmente una lacrima mi
scivolò sul viso dopo tutti gli sforzi nel cercare di
trattenerla. «No,»
sussurrai di fronte al suo sguardo confuso. «Amare significa
anche soffrire.
Amare significa avere il coraggio di riprovarci finché non
troverai la persona
che ti renderà davvero felice.»
- Gli
occhi di Yoongi si riempirono
d’incredulità. Sollevò una mano e con
il pollice scacciò via la lacrima che mi
aveva bagnato la guancia. «Buona ricerca, allora.»
- Ridacchiai.
Era proprio fermo sulle sue
convinzioni. «Vado. Mi sta venendo da vomitare e non voglio
rovinarti la
tappezzeria nuova.»
- «Allora
questo pianto non te lo fai?»
- Lo
guardai mentre aprivo la portiera. «Non di
certo davanti a te.»
- «Ovviamente.»
Mi osservò finché non riuscii
ad aprire la porta di casa. Mi voltai e lui abbassò il vetro
del finestrino.
«Domani non venire a lavorare. Ti do una giornata di
riposo,» disse serio.
«Scrivimi se hai bisogno di qualcosa.»
- Mise in moto e
partì, lasciandosi dietro una
Yorin distrutta ma allo stesso tempo rincuorata. Quella serata non era
finita
poi così male.
🔺🔺🔺
- ᗩngolo.ᗩutore
Capitolo
lunghetto! Ma così mi faccio perdonare per la troppa attesa
😂 Mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo
(così come mi diverto per ogni capitolo di Hook-Up) e spero
che sia piaciuto anche a voi. Non ho inserito le conversazioni con
WhatsApp perché c'erano troppi messaggi e mi trovavo
più comoda così!
Yorin c'è rimasta davvero male quando ha saputo che Jongin ha la fidanzata, e così è entrata in scena anche Jennie. Piccola curiosità. Kai nella realtà è stato sia con Krystal (Yorin) che con Jennie 😂
Yoongi invece fa sempre lo stronzo, ma il suo lato tenero è sempre in agguato, soprattutto se si tratta di Yorin!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate 😘 Un bacione e alla prossima ❤
Instagram: btsuga_d
Yorin c'è rimasta davvero male quando ha saputo che Jongin ha la fidanzata, e così è entrata in scena anche Jennie. Piccola curiosità. Kai nella realtà è stato sia con Krystal (Yorin) che con Jennie 😂
Yoongi invece fa sempre lo stronzo, ma il suo lato tenero è sempre in agguato, soprattutto se si tratta di Yorin!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate 😘 Un bacione e alla prossima ❤
Instagram: btsuga_d