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Iniziativa: Questa storia
partecipa a “Keep
the secret!” a cura
di Fanwriter.it!
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Numero Parole: 985.
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Prompt/Traccia: 8. A trova il
diario segreto di B e la tentazione di leggerlo è troppa.
Cap.5 Il diario di Lilian Luthor
Tony era sdraiato sotto una pesante
scrivania, il sudore gli
scivolava lungo la fronte, mentre si mordicchiava il labbro con aria
concentrata.
Spostò un pannello di
legno, trovando una grande A d’oro e
ridacchiò.
“Alessandro Magno, il
signor Luthor è davvero prevedibile.
Mi chiedo se farà mai capire a fratellone che ci
tiene” sussurrò. Forzò il
simbolo con un cacciavite, trovando un pulsante, posò lo
strumento sul
pavimento. “… Incavo segreto… incavo
segreto… incavo…”. Iniziò a
sperare,
ripetendoselo tra sé e sé, con gli occhi
luccicanti. Si aprì un cassetto.
“Sì!”
esultò il giovane uomo, scivolando fuori da sotto la
scrivania. Si alzò in piedi,
aveva il viso sporco di polvere, cercò di pulirselo col
dorso della mano, ma si
sporcò anche la manica del completo nero che indossava. Si
guardò intorno, la
luce filtrava dalle grandi vetrate colorate, riflettendosi sulle
superfici di
vetro, illuminando i libri della libreria sul soppalco, e rilucendo su
un’armatura
lucidata.
< Nessuno in vista >
rifletté. Guardò dentro il
cassetto e vi trovò un diario, se lo nascose sotto la
giacca, insieme al
cacciavite e rimise tutto come prima. Sgattaiolò fuori dalla
camera e si
nascose in uno sgabuzzino per le scope, non accese la luce, ma si mise
una torcia
grande un indice in bocca; si accucciò sotto uno scopettone
piegato, appoggiato
contro la parete, davanti ad un secchio blu.
Accarezzò la superfice del
diario, in pelle, su cui risaltava
uno stemma in argento, forzò il piccolo lucchetto a forma di
cuore e lo aprì,
leggendo la firma dalla bella calligrafia in alto a sinistra:
“Diario di Lilian
Luthor”.
Tony sgranò gli occhi, le
sue iridi castane brillarono.
< Non dovrei leggerlo,
è della mamma di Lex, ma… Diamine,
solo una sbirciatina > s’incoraggiò.
Iniziò a sfogliare le pagine con dita
tremanti, man mano la calligrafia diventava sempre più
confusa, le parole
incoerenti e cancellate, storte, fino ad essere degli scarabocchi.
Stark tornò alla prima
pagina, si sfilò la torcia dalla
bocca, ormai umida di saliva, se la pulì sulla camicia e
l’appoggiò sulle
gambe, nella direzione del diario segreto ora posato sulle sue
ginocchia,
iniziando a leggere.
***
“Lo so cosa stanno facendo
alle mie spalle, quale sporco
esperimento.
Dopo la caduta dei meteoriti sono
rimasta sterile, non
potevo avere altri figli. Ed ora stanno dicendo a tutti che sono
incinta.
Hanno utilizzato quella dannata
robaccia aliena per
irradiare me e Maria. Prima lo hanno fatto con me e poi con lei, ma so
che
quella dannata sgualdrina era d’accordo. A me lo hanno fatto
da drogata, ero semincosciente!”.
Tony socchiuse il libro con mani
tremanti, il battito
cardiaco accelerato.
< Io e Julian non eravamo
‘veri’? > pensò.
Ricominciò
a leggere, con gli occhi arrossati.
***
“… Quel dannato
demonietto dormiva nella culla che era di
mio figlio. Quell’essere immondo era
lì…”.
Tony ebbe difficoltà a
decifrare cosa c’era scritto, la
parola viaggiatore era scritta in grande ripetutamente sulle altre
parole, c’erano
scarabocchi fatti con la penna e le parole erano scritte in obliquo,
quasi
schizzate. Non v’era traccia della calligrafia posata delle
prime pagine.
“… Ora
è puro, riposa tra gli angeli. Il piccolo Alexander,
il mio adorato bambino, mi guardava, ed io l’ho rassicurato.
Ora quel suo
fratello non è più un alieno, ma un cherubino.
Ho protetto il mio piccolo Alexander
dalla sua influenza…”.
Stark tirò su con il naso,
una lacrima grande l’unghia di un
pollice gli scivolò lungo la guancia.
< Il signor Luthor ha scoperto
che non era stato Lex, ma
lo ha stesso mandato in manicomio. Non ha ucciso lui Julien!
Devo far scappare fratellone!
Non m’importa se non sono
vero, se mamma e papà non mi
vogliono, se tutti dicono che sono gracilino e dalla mente fragile. Mio
fratello mi ha sempre voluto, lui è stato l’unico
che si è occupati di me
quando era bambino >.
Nelle pagine successive non
c’era nessuna parola di senso
compiuto, a parte ‘il viaggiatore è
arrivato’ scritto sempre più in grande.
Richiuse il diario e vi rimise il
lucchetto, attese che da
fuori non provenissero più dei passi e scivolò
fuori dallo sgabuzzino. Tornò
nello studio e si nascose dietro l’armatura,
controllò che non vi fosse
nessuno, la luce del sole si era fatta più tenue e aranciata
fuori dalle grandi
vetrate.
Rimise il diario al suo posto,
riutilizzando il cacciavite e
nascose le prove dello scasso, rimettendo tutto come
all’inizio. Corse fuori e
raggiunse la camera degli ospiti, chiuse silenziosamente la porta e
recuperò
alcuni libri da uno scaffale e dal suo zaino. Li aprì in
giro per la stanza a
pagine diverse, mettendone alcuni sul letto e altri sul pavimento, due
storti
sulla scrivania. Si accucciò sul cuscino e si
forzò a sbadigliare diverse
volte, fino ad ottenere un’aria stanca, i suoi occhi
continuava a bruciargli,
arrossati. Si ripulì dalle lacrime e rimase immobile.
< Ora attendiamo >
pensò, mentre le lancette dell’orologio
appeso alla parete si muovevano.
La porta si aprì e Jarvis
si affacciò, lo vide intento a
leggere un tomo di chimica appoggiato sul letto.
“Signorino, la cena
è pronta. Suo padre si aspetta che lei
si prepari, visto che siamo ospiti” disse.
Anthony annuì e si
alzò in piedi, sorridendogli.
“Sì,
J” disse.
Jarvis gli sorrise e chiuse la porta.
< Forse la mamma non mi vuole
perché sono alieno. Ormai
sono grande per farmi accettare come tenero frugoletto, non ho mai
fatto niente
per non sembrare strano.
Da oggi, però, ho
intenzione di riconquistarla e colpire
positivamente mio padre. Devo sembrare il figlio perfetto e diventare
il nipote
prediletto di zio Lionel.
Solo così
scoprirò qualcosa di più su questo viaggiatore e,
soprattutto, utilizzare tutto questo per salvare mio fratello dal
manicomio.
Me lo hanno portato via troppo
presto, per una colpa che non
ha commesso. È
arrivato il momento di vendicare questi torti! >
pensò. Serrò un pugno e si diresse verso
l’armadio.