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Autore: laolga    20/07/2009    4 recensioni
Ed ecco a voi un'altra ff! È una storia d'amore, un intreccio di segreti, bugie, amiche false, amori impossibili... un casino, insomma. Ma non crediate che si tratti di una storiella qualsiasi, copiata dai soliti libri -Twilight, per esempio... quanti di voi si ritrovano a leggere fic uguali a questa serie ma con nomi diversi, magari? O altri libri come Harry Potter? Quanti di voi, eh? La vecchiettina là in fondo ha alzato la mano... quindi, una persona... anche quel biondino lì... e siamo a due... poi quel tizio lì col riporto... e tre...su su non vergognatevi, alzatele manine, su!- Ehm, dicevo, non è una storiella qualsiasi, no! Perciò leggetela senza farvi pregiudizi negativi premettendo che ci ho messo il cuore, in questa ff, davvero. Vi chiedo solo di provare. Grazie.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco a voi il settimo capitolo di questa ff. QUi si parlerà del rapporto con Cri, continuando dal punto in cui vi avevo lasciate nello scorso capitolo, e, nella seconda parte, del famoso quasi-ragazzo di Cri che ci provava con Vera alla festa.
È un po' più lungo rispetto ai capitoli precedenti, ma vi pregherei comunque di avere buon cuore e leggere fino in fondo, dove ci saranno i ringraaziamenti e l'anticipazione del prossimo capitolo.

BUONA LETTURA!!!!!!!!!!!!!!!




Capitolo settimo



Rimasi immobile, come pietrificata, difronte all'immagine di mia madre vestita con l'abito buono che come sempre sgualciva nel viaggio e di mio padre, con gli occhiali sulla punta del naso e lo sguardo accigliato e stanco.

Perchè loro?

Perchè adesso?

Deglutii, dandomi la forza necessaria per parlare.

-Oh, come sono felice di vedervi!-, mugugnai, con un tono pateticamente falso.

Mia madre sbuffò e mi lanciò uno sguardo poco felice, poi mi spinse da parte e si fece largo per entrare e posare le valige che le pesavano in mano.

Papà mi squadrò da capo a piedi come faceva di solito, e poi scosse la testa, facendo traballare gli occhialucci.

-Perchè quel rossetto e quell'acconciatura?-, mi chiese, la voce offuscata perchè già di spalle per entrare all'ingresso della casa.

Mi morsi un labbri e feci una smorfia, ma poi cercai di rispondere con un tono di voce il più possibile innocente:-Vedi, volevo uscire con Cri, ma ora che ci siete VOI, le dovrò telefonare e avvertirla...cioè, per rimandare.-

Entrai anche io e chiusi la porta alle mie spalle.

Papà si tolse il giubbotto e l'attaccò all'attaccapanni.

-Se siamo così tanto d'intralcio possiamo anche andarcene...-, mi disse, col suo solito tono diffidente.

-Ma no papà, dai sai che vi aspettavo con ansia...capita raramente che ci siate tutti e due insieme!-, sbottai.

Il mio vecchio si limitò a sospirare, sempre diffidente.

E faceva bene, perchè di lì a poco, se non mi sbrigavo, sarebbe comparso Thomas, e allora io che cavolo di figura ci facevo?

-Senti, allora adesso chiamo Cri, poi torno subito, ok?-, dissi, agguantando già il telefono e cercando fra le chiamate effettuate.

La mamma arrivò e si tolse le scarpe, guardandomi torvo.

-E perchè telefoni a Cri?-, mi chiese.

Sbuffai: con loro bisognava sempre ripetere le cose due volte.

-Spiegaglielo tu, pa', io ormai sto chiamando.-

Mamma guardò torvo anche papà, ma lui scosse la testa, e se ne andò a sistemare la sua valigia.

Io corsi in camera mia e sperai che nessuno ascoltasse la mia chiamata.

-Pronto?-, rispose Tom, ignaro.

-Pronto, Thomas?-, risposi io, sussurrando.

-Senti-,proseguii ,-invito rimandato: sono tornati i miei genitori!-

Sentii uno sbuffo carico di delusione.

-Ma non potevi dirmelo prima? Ormai sono sotto casa tua!-

Non risposi, sperando che capisse.

-Ok, ti dispiace ma non puoi farci nulla...tipico...-

-Scusa!- squittii.

-Non fa nulla, almeno ti ho sentita al telefono prima di partire...-

-Di partire?? Quando? Dove? Perchè?-

Udii una risatina nervosa.

-Ma, Vera, anche io ho la mia famiglia! Domani parto per tutta la settimana e vado da mia zia in campagna... nulla d'invidiabile, insomma.-

Questa volta fui io a sbuffare.

-Su, dai, tanto con i tuoi genitori non saremmo riusciti a vederci comunque!-, cercò di consolarmi.

-Oh, no, i miei partiranno forse domani o dopodomani, come sempre: loro non si fermano più di due o tre giorni! E poi potevi camuffarti da Cri!-

Thomas rise.

-Mi dispiace, ma non dipende da me.-, si limitò a rispondere.

-ma uffa!, pensavo non venissero i miei!-

-Eh, cara Vera, “stultum est dicere putabam!”-

-Grazie, il latino sistema tutto.-

-Ma certo!-

-E poi c'erano delle cose che volevo chiederti,come per esempio che rapporto hai con lo zio di Cri e perchè mi hai portato nella sua casa, e...-

-Uh, quante cose! Ascolta, ora devo proprio andare...tu non ti preoccupare e fai la brava con i tuoi genitori. Poi tanto avremo tempo per le domande difficili, te lo prometto.-

-Sì, come no.-, ribattei,.

-Dai, fidati di me. Ciao!-

-Ciao.-, borbottai, delusa.

Era stata una brutta telefonata: non potevo vederlo per una settimana, lui partiva chissà dove e chissà con chi e non aveva neppure risposto alle mie domande.

Pensai con desolazione che mi aspettavano delle lunghe, delle lunghissime giornate di attesa, da trascorrere niente popò di meno che con i miei fantastici e divertentissimi genitori...

Mi gettai sul letto e cercai di dimenticare tutte le ingiustizie che la vita mi riserbava, consolandomi col fatto che al massimo sarei sempre potuta andare in piscina con Cri.

Ridacchiai nervosamente, poi udii la porta di camera mia aprirsi.

-Vera, non vieni ad aiutarmi?Stavo preparando il pranzo, e se non sai che fare...puoi sempre darmi una mano.-disse la voce di mia madre.

Chiusi gli occhi. Sentivo la presenza di mia madre, ma sarei riuscita molto facilmente a definire immaginaria quella sensazione, a cancellare la sua persona, sostituendola con chiunque altro o, ancora meglio, con il vuoto assoluto.

Così sarei riuscita ad eliminare altre persone, e tutti gli oggetti che mi circondavano...

E quindi sarei rimasta nel vuoto più assoluto.

Se il mondo intero, se ogni sua filosofia, ogni sua particella, ogni sua inventiva non fosse altro che un capriccio della mia immaginazione? Allora, pensai, il vero mondo è solo un grande, un enorme vuoto, e io ci galleggio dentro.

Rabbrividii.

-Vera?-, balbettò mia madre, preoccupata.

Aprii gli occhi di scatto, e trovando ogni cosa al proprio posto sorrisi, rincuorata.

Tanto valeva vivere nell'illusione, se ciò che la sostituiva era un vuoto allucinogeno.

-Eccomi mamma... dicevi il pranzo, vero?-

Mamma mi lanciò uno dei suoi sguardi, ma io mi limitai a sorriderle.

-Beh, alzati e vieni in cucina...-disse, secca.


Trascorsi il pomeriggio facendo di malavoglia i compiti per la scuola aspettando la fine della giornata, quando, verso le diciassette, mia madre ricevette una telefonata.

Era distesa sul divano che sfogliava una rivista, quando il trillo del telefono la fece sobbalzare.

-Sì?-, la udii rispondere.

Non seppi mai con precisione le parole che si scambiarono mia madre e quella della mamma di Cri, sta di fatto che quando entrò in camera mia aveva il volto paonazzo, i capelli arruffati e li occhi tanto spalancati da sembrare sul punto di cadere.

-Hai dormito con un ragazzo a casa dello zio di Cri, ieri notte?-, mi chiese, cercando inutilmente di non urlare.

Qualcosa ribollì nel mio stomaco, e provai la sensazione di ricevere un violento pugno gelido sul petto.

Questa, poi, non ci voleva.

-Mamma, io ero...-

La voce faceva una fatica sovrumana ad uscirmi dalla gola, e le parole mi affollavano, tutte assieme, la mente.

Che dire?, la verità, che mi ero ubriacata e tutto il resto?

Mia madre mi continuava a guardare, senza muovere un muscolo.

-Non sapevo che fosse la casa dello zio di Cri.-, balbettai, non sapendo da dove incominciare.

Lei scosse la testa, stringendo il telefono nella mano destra fino a farlo scricchiolare.

-Ma hai dormito con quel ragazzo sì o no?-

Mi morsi un labbro.

Dopotutto neanch'io lo sapevo bene, ero così andata che poteva avermi fatto qualunque cosa, come poteva essere arrivato solo al mattino...

-Non lo so, mamma, stavo male.- dissi.

-Male significa in stato d'ebrezza, per te?-

Credetti di intravedere nello sguardo di mia madre una luce carica d'odio, di disprezzo, ma ben presto capii si trattava di uno stato di apprensione che non avevo mai incontrato in lei, prima.

-Sì, mamma, mi sono ubriacata.-

Lei rimase senza parole, continuando a scuotere la testa.

-Dovrai fare una visita medica, allora.-, mi disse poi, seria,-e devi dirmi il nome di questo ragazzo, sempre se lo sai.-

Annuii, sollevata dal tono diplomatico e calmo che aveva assunto.

Poi mi venne un dubbio atroce, e chiesi, con voce infantile:-Ma se io ti do nome e numero e tutto ciò che vorrai, tu non lo denuncerai, vero?-

Lei serrò le labbra, tesa. -No, certo che no.-

Non era mai stata brava a mentire.

La guardai male, ma poi cambiai velocemente argomento: ne avrei riparlato se avesse insistito ancora sul nome di Tom, che tra l'altro non conoscevo neanche per intero...intanto avrei trovato un modo per convincere mia mamma. Che poi pensare ad una denuncia era veramente esagerato! Mi avrebbero fatto un mucchio di domande, e io avrei dovuto dire che ero d'accordo con lui, che era anche colpa mia, pur di salvarlo.

Sempre che fosse accaduto qualcosa, cosa talmente improbabile.

-Mamma, come siete venuti a saperlo, voi adulti?-, chiesi, più che altro per sviare il discorso.

Lei sospirò, sollevando un sopracciglio: aveva afferrato lo scopo di quella domanda poco pertinente.

-Beh,-, borbottò, -la mamma di Cri dice di aver sentito sua figlia parlare ad una sua amica di te e un tipo misterioso e di quello che avevate combinato. Ovviamente credeva che avesse esagerato per divertimento, ma poi Cri le ha spiegato che si trattava di verità e ha vuotato il sacco.-

Rimasi senza parole per qualche secondo, allibita.

-Cri ha fatto la spia??-, domandai con voce scandalizzata.

Mia madre annuì, poi disse parole che come un ago mi traforarono il petto.

-Ora forse capisci perchè ti dicevo che non era una buona amica, per te.-

Sentii lacrime amare pungermi negli occhi, ma si trattava di lacrime di coccodrillo, perchè allora era stata tutta un'illusione quel profuso sentimento di gioia che avevo provato con Cri poche ore prima, quella consapevolezza -effettivamente un po' impossibile-, dell'aver finalmente trovato un'amica!

Quell'amica era la falsa e ciarlatana Cri di sempre, e ancora non capivo come avevo fatto a non capire!

Mia madre si addolcì, e mi sorrise con tenerezza, capendo tutto il mio dolore, ma io di quella sua tenerezza non sapevo proprio che farmene, percui la pregai di uscire dalla mia camera e di lasciarmi sola.

Lei, per fortuna, obbedì.


In camera decisi che mai più sarei cascata in una trappola simile, che mai più mi sarei affidata tanto ad una persona poco raccomandabile... Pensando a questo, però, mi venne in mente che Cri non era la sola amica che avevo...c'era sempre Tom, anche lui una possibile fonte di dolori, seppure non mi avesse ancora tradito in nessun modo. Attorno a lui torreggiava un alone poco rassicurante, e di certo l'ultima cosa che speravo era di perdere anche lui.

Lui, ora, era tutto ciò che mi restava.


****


Il lunedì andai a scuola, con la metà dei compiti in bianco, e passai una mattinata terribilmente stressante.

Cri aveva deciso di evitarmi, forse perchè troppo codarda, forse perchè aveva deciso semplicemente che ero una da evitare, ma questo non mi preoccupò più di molto, perchè qualsiasi fosse stato il suo intento, io lo approvavo e lo alimentavo.

Ciò che più mi disturbava era la vista ad ogni cambio dell'ora di quel biondino, -il quasi-tipo-maniaco-traditore, per intenderci- che Cri aveva pensato bene di dimenticare.

E ora ce l'aveva con me.

Finito italiano, la prima ora, uscii in corridoio come mio solito, e quasi mi venne un infarto nel trovarmelo davanti, con tanto di sorrisetto e pacche sulla spalla. Sulla mia spalla.

Dapprima lo evitai, ma quando diventammo fonte di allegre risate dei miei compagni di classe pensai bene di scappare nel bagno delle ragazze e restare chiusa lì arrivando tardi alla lezione.

All'ora dopo rimasi in classe, ma le risatine mi accompagnarono banco per banco.

Sbirciai fuori, e quello era ancora lì.

-Ehi!, ma ce l'hai con me?-, disse fingendosi sciocco.

Imbarazzata rientrai subito in classe, evitando le mie compagne che per quelle occasioni avevano lingue lunghe ed affilate.

All'intervallo tentai di mimetizzarmi fra un gruppo di ragazze che parlavano di rossetti, sparando scemate su una marca di lucidalabbra che neppure conoscevo, ma sentii qualcuno chiamarmi a gran voce.

Giurai a me stessa di non voltarmi per nulla al mondo.

Ma quando quello cominciò a chiamarmi “dolcetto”, poi “principessa”, poi “amore mio” e poi altre stronzate del genere, mi sentii obbligata a suonargliele di santa ragione.

Mi voltai, e vedendolo vicino ad un distributore di coca-cole immaginai con perfidia di potercelo scaraventare sopra, di impiastricciarlo di cola e fargli pagare i danni, ma ovviamente rimediai solamente con un piccolo schiaffo che non avrebbe fatto male ad una mosca.

Dovevo allenarmi a dare sberle, perchè così era proprio una cosa penosa.

Lui rise, e io non potei fare a meno di vergognarmi a morte e di guardare le facce divertite di chi ci osservava.

Che figura, pensai, e intanto la mia collera cresceva e cresceva.

-Dai, ti do un'altra possibilità-, disse lui, sorridendo.

Mi morsi un labbro: oddio che figura!

Scossi la testa.

-E dai, mi fanno così piacere le tue sberle, Vera!-, aggiunse.

No, questo era troppo!

Cominciarono a tremarmi le mani, e il mio labbro superiore fremette. Dovevo essere cattiva, molto cattiva, dovevo sprigionare tutta la furia che c'era in me.

Solo così, forse, avrebbe capito.

Strinsi in un pugno la mia mano destra e senza tanti problemi sferragliai un pugno sui denti del biondino che continuava a sorridere... mi sentii immensamente felice nel vederlo chinarsi in avanti e cadere sulle ginocchia.

Gemette, e io sorrisi. Avevo una vaga idea di quello che avevo potuto fargli: al massimo un livido...

Mi guardai le nocche doloranti, e con orrore constatai che erano sporche di sangue.

Del suo sangue.

Il biondino sollevò il volto e mi guardò, e io non potei fare a meno di coprirmi la bocca vedendo la sua piena di sangue.

Lui, in compenso, sorrideva.

Ma cosa mi era passato per la zucca? IO tirare un pugno così?

-Ommioddio, scusami! Ti porto subito in infermeria!-esclamai, terrorizzata.

Perchè l'avevo fatto? Cosa credevo di concludere con questo?

Ma soprattutto: ci si poteva far sospendere per una cosa del genere?

Lo presi per un braccio e lo sollevai di peso.

Lui si alzò, ma poi si voltò e sputò sangue, bava e un dente in una sua mano.

Soffocai un'imprecazione.

-Vieni, dai...-

Lui si appoggiò a me, sebbene per quanto mi risultasse le gambe potevano benissimo sorreggerlo, e quando raggiunsi la porta rossa fiammante dell'infermeria tirai un sospirone di sollievo.

Aprii ed entrai, agguantando un asciugamano da una pila e ficcandoglielo in bocca.

Come sempre l'infermiera non c'era, era forse al bagno, forse a prendersi un caffè, o forse quel giorno non era proprio venuta.

Non ero mai entrata nell'infermeria, prima.

Consisteva in una stanzetta male illuminata con un lavandino e alle pareti armadietti bianchi, bottigliette di alcool ed acqua ossigenata, compresse ed una brandina spinta in verticale dietro la porta.

Ah, dimenticavo, c'era anche un calendario della croce rossa.

Presi dell'alcool e una compressa, e cercai di farne un impacco per la mia vittima.

Quello intanto sputacchiava nel lavandino e si puliva la bocca con l'asciugamano, lanciandomi talvolta delle occhiate preoccupate.

Aveva un taglio profondo all'interno del labbro inferiore, dove ero riuscita chissà come a staccargli un dente.

-Tieni-, dissi, allungandogli l'impacco.

Lui lo agguantò, e fece per dire qualcosa, ma si bloccò, interrotto da una fitta di dolore.

-Ehm, io... scusa.-, borbottai, vedendolo così malmesso.

-Mmm-, mugolò lui.

Fece una smorfia premendosi l'impacco sul labbro, ma poi mi fece l'occhilino.

Che scena imbarazzante. Che scena patetica.

Ero riuscita a far male ad un ragazzo. Io!

Mah, dettagli.

Qualcuno entrò nella stanza, e io tirai un sospiro di sollievo quando riconobbi l'infermiera.

Aveva una faccia spaventata, come se fosse la prima volta in tutta la sua carriera che effettivamente doveva fare qualcosa.

Si avvicinò al biondo lanciandomi prima un'occhiataccia e, corrugando le sopracciglia gli chiese:-Ti fa male?-

Lui annuì, e io soffocai una risatina, divertita da quella stupida domanda ovvia.

Lei mi guardò ancora male.

-Allora, cosa è successo qui?-, chiese, con tono severo.

Ohi-ohi, qui veniva il brutto!

Mi morsi un labbro e guardai disperatamente l'infortunato, che però non parve tanto preoccupato.

Ma certo, lì la cattiva da punire ero io!

-Ehm, io, ecco, lui, eravamo davanti al distributore della coca-cola...-, cominciai a spiegare, balbettando e avvampando ad ogni parola.

Oddio che figura... mi preoccupava cosa sarebbe andata a dire ai professori quella infermiera del non-dico-cosa.

-Shì, e io shono cadguto prhrhoprhrhio glì-, farfugliò anche il biondino, cercando di parlare in modo comprensibile anche con l'impacco sulle labbra.

L'infermiera sollevò un sopracciglio, diffidente.

-Sei scivolato o qualcuno ti ha fatto cadere?-, chiese.

-È caduto da solo.-risposi io, stando al suo piano.

L'infermiera m'ignorò, e continuò ad attendere una risposta dall'infortunato.

Lui annuì, e solo allora lei aprì una borsetta della croce rossa e ne estrasse una specie di kit di sopravvivenza.

-Io potrei benissimo crederci, ma mi dovrete spiegare come fa uno a rompersi un dente e un labbro cadendo vicino al distributore di coca-cola...da solo.-disse, aprendo una bottiglietta dall'odore nauseante.

La mia vittima mi lanciò uno sguardo preoccupato, ma incontrando il mio teso ed ansioso si sciolse e, ignorando il dolore alla bocca, cercò di sorridermi.

La tizia versò il liquido puzzolente su di una compressa e la strizzò per non farla gocciolare troppo, poi si avvicinò al ragazzino e, gettando via il MIO impacco gli fece aprire la bocca, scrutandone l'inclinazione dei denti e le sfregature delle labbra.

Lui si lasciò medicare, ubbidiente, mentre io da dietro cercavo di indovinare cosa cavolo mi sarei beccata come punizione.

L'odore nauseabondo fu sostituito da un altro acre e terribilmente pungente che si rivelò una pomata per le labbra. Quando lo sentii gemere mi tappai le orecchie e cercai di non gemere a mia volta, e una volta finito fui talmente felice di vederlo ancora vivo che gli concessi un gran sorriso.

-Ecco fatto.-, borbottò l'infermiera.

Lui si massaggiò la bocca e la ringraziò timidamente, poi mi raggiunse e mi fece un cenno del capo, come a dire: visto?, niente di così grave!

Chiesi all'infermiera cosa avrebbe raccontato ai nostri professori, ma quella, lanciando uno sguardo divertito alla mia vittima si limitò a dire che, tanto, i professori non avrebbero mai dato conto ad una zuffa come quella che era appena avvenuta, così come aveva fatto lei.

Fui felice della sua risposta, anche se capivo perfettamente che lo faceva solo per lui, perchè lo trovava simpatico o forse anche attraente, e che se si fosse trattato di me sola non mi avrebbe mai concesso tanto.

Ringraziammo entrambi, e tornammo nei corridoi vuoti delle ultime ore.

-Ah, non mi sono ancora scusata.-, mormorai, ferma davanti alla mi classe.

Lui scosse la testa, -No, invece, l'hai fatto.-

Sorrisi. -Oh, beh, ma se credi che quelle siano scuse...-

-Sì, lo credo, e capisco benissimo come ti sia sentita, all'intervallo. Capisco perchè io ho progettato tutto questo, nella speranza di farmi notare, e tu sei solo cascata nella mia trappola.-, disse con tono grave e saggio.

Lo guardai male, sperando di non aver capito bene, ma poi scossi tristemente la test, non trovando parole per ribattere. Forse era vero, ma comunque come versione non era niente male, pensai, almeno per riuscire a trovare un significato nel mio comportamento tanto incosciente.

-Però, se proprio ci tieni ad essere scusata,- aggiunse lui, fermandomi prima che rientrassi in classe, -potresti sempre accettare di uscire con me.-

Ah, ecco i suoi fini meschini! E io così facendo dovrei farmi scusare??

-Non dirmi che vuoi un altro pugno!-soffiai, digrignando i denti.

Lui sorrise, il labbro inferiore terribilmente gonfio, e un dente mancante quasi invisibile dietro la guancia. Fortuna che non gliene avevo staccato uno davanti, altrimenti sarebbe stato proprio crudele.

-Ma dai, non dirmi che in fin dei conti farti una passeggiatina con me ogni tanto non ti farebbe piacere!-, esclamò, positivo.

-Se invece te lo dicessi?-

Lui sospirò, alzando gli occhi al soffitto.

-Boh, probabilmente mi sparerei.-disse, drammatico.

Sbuffai e mi voltai per aprire la porta dell'aula che mi aspettava da due ore, ma poi lo udii sussurrare:-Oppure potrei sempre lamentarmi con i professori della tua violenza e del tuo bullismo.-

Mi voltai, spaventata, ma quello già s'incamminava per la sua classe.

Entrando sentii i suoi occhi pungermi le spalle, troppo tardi per rendersi conto dell'effetto che avevano scatenato le sue parole, e sgattaiolai al mio banco evitando gli sguardi dispettosi dei miei compagni, e cercando di non vedere gli occhi iniettati di sangue della mia nuova nemica: la perfida Cri.

 

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Se vi state chiedendo cosa cavolo voglia il quasi-tizio-di-Cri e perchè mai si sia immischiato vi posso solamente rispondere che mi stava molto simpatico, e così ho deciso di affidargli un ruolo nella mia storiella, tanto per complicare ancora un tantino le cose.

E allora, Cri e Vera faranno pace?

Il biondino riuscirà a conquistare la nostra protagonista?

Che ne è di Thomas e di tutte le domande alle quali deve ancora rispondere?

Cosa sarà realmente accaduto in quella notte che ha trascorso con Vera?

 

Come vedete, la storia non è affatto conclusa, anzi!

 

Ora i ringraziamenti:

RIngrazio di cuore MikaName per la sua recensione!!!

Grazie mille di tutti i compimenti, innanzi tutto! Mi fa piacere che qualcuno apprezzi la mia storia anche se forse tralascio troppi particolari e lascio troppi dubbi al lettore^^ Sono felice che tu sia tanto curiosa, e spero di rivelarti al più presto le realtà di Tom e compagnia bella, sperando sempre di non deluderti!!

Ringrazio anche ReginaOscura per la recnsione!!!!
Ehi!, non ti preoccupare se recensisci in ritardo, l'importante  che tu lo faccia^^ E grazie mille di tutti i tuoi complimenti! Sono passata da te, ovviamente, e credo anche di averti lasciato qualche recensione qua e là.^^ Spero, almeno. Dimmi sempre quando aggiorni, non te lo dimenticare! Anche tu, ovviamente chiedi spiegazioni......
Beh, c'è una cosa che devo amettere, e questo VALE PER TUTTE:alcuni dubbi resteranno sempre vaghi, come il perchè degli incubi, o cose del genere, e tutto verrà spiegato solo alla fine, con un colpo di scena tremendo!

UUps, forse ho detto troppo!^^

Anticipazione: Nel prossimo capitolo tornerà Thomas, si parlerà degli incubi di Vera e il biondino otterrà qualcosa dalla nostra protagonista... ma cosa????
Scopritelo nel prossimo capitolooo!!!!!!!!!!!!!!!!!

Arrivederci a tutte!
   
 
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