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Autore: MissAdler    27/02/2019    19 recensioni
Dal testo: Che senso aveva la tua vita prima di lui? Eri un ragazzino con un cervello straordinario e un cuore anestetizzato, un bambino terrorizzato dai sentimenti, con un trauma alle spalle, il nulla di fronte e un deserto tutto intorno. Poi è arrivato lui. E io l'avevo capito che sarebbe finita così.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Bello, che ci importa del mondo 

Verremo perdonati, te lo dico io, da un bacio sulla bocca un giorno o l'altro

 

 

Il tepore d'inizio estate lambiva con un tocco delicato le teste di quegli individui eccitati e smaniosi.

Una leggera brezza muoveva gli steli delle margherite e dei muscari, portando il loro profumo oltre il prato, mischiandolo a quello del prosecco e del succo d'albicocca.

 

- Quella è una canna?

Un colpo di tosse improvviso aveva scosso quella massa lucente di riccioli scuri, la mano era corsa dietro la schiena a nascondere l'oggetto incriminato.

- Fratello caro, vuoi essere strafatto proprio oggi? Pensavo ne avessimo parlato.”

- Non essere ridicolo, Mycroft, è solo erba! E se proprio devo dirla tutta è anche di pessima qualità. Dovrei sentirmi quantomeno rilassato e invece...

- Non ne hai bisogno.

Il maggiore si era avvicinato a Sherlock togliendogli lo spinello dalle dita, - tu, fratellino, stai provando esattamente quello che ci si aspetta che provi qualunque essere umano nella tua situazione.

Gli aveva messo le mani sulle spalle e aveva preso a fissarlo con un sorriso stranamente conciliante. - Ti dissi che i sentimenti sono uno svantaggio, che ti vincolano, ti ricattano, ti distraggono, ti rendono vulnerabile ma tu non mi hai dato ascolto - sul viso del fratello minore era comparso un sorriso amaro, - e hai fatto bene, Sherlock. Che senso aveva la tua vita prima di lui? Eri un ragazzino con un cervello straordinario e un cuore anestetizzato, un bambino terrorizzato dai sentimenti, con un trauma alle spalle, il nulla di fronte e un deserto tutto intorno. Poi è arrivato lui. E io l'avevo capito che sarebbe finita così. L'avevo capito e non ti ho incoraggiato, anzi, ho ridicolizzato i tuoi sentimenti ogni volta che ne ho avuto l'occasione. Volevo proteggerti, posso dire solo questo a mia discolpa.

Sherlock strabuzzò gli occhi e lo fissò incredulo.

- Sei cambiato davvero, Mycroft.

- Così pare, fratello caro, - lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e spense il mozzicone con la suola di una delle sue costosissime John Lobb, ancora rigide e profumate di cuoio appena lavorato - ma non dirlo in giro, ho una certa reputazione nei miei ristretti circoli.

Così dicendo girò sui tacchi e si diresse a passo ampio e sicuro verso il prato.

 

 

***

 

 

Rosie gli stava correndo incontro sul vialetto di ghiaia, Sherlock se ne stava in silenzio, tergiversando e borbottando ragionamenti incomprensibili, con la schiena appoggiata alla parete di pietra.

Il cottage suggerito da Mycroft era un edificio storico risalente ai primi dell'Ottocento, - vi hanno girato persino un film - aveva declamato con tono fiero, - ambientato in epoca Regency per giunta!

Le mura di pietra grezza erano coperte d'edera rampicante e sotto il portico, retto da colonne in marmo con capitelli finemente lavorati, sicuramente d'epoca più recente, c'erano vasi di terracotta con fiori d'ogni tipo.

- Papi! Possiamo andare adesso? Daddy si sta arrabbiando, dice che se non ti sbrighi se ne torna a casa da solo.

I boccoli biondi oscillavano sulla schiena ad ogni movimento, il vestitino in organza bianca con le balze di pizzo, il merletto verde chiaro sullo scollo e sulle maniche a palloncino, si intonava alla perfezione con i nastri e le margherite tra i capelli già spettinati.

La piccola Watson aveva da poco compiuto cinque anni ed era un vero terremoto, vivace, curiosa, ribelle. Assomigliava a Mary sotto molti aspetti. Ma ancora di più somigliava a suo padre.

Quel cielo negli occhi, quel nasino da folletto, lo stesso inconfondibile sorriso.

Sherlock glielo restituì immediatamente, la prese per mano e si lasciò condurre fino all'arco coperto di glicine, posto al limitare del prato.

L'odore dolce e umido di erba e fiori di campo lo stordiva più del THC che aveva in corpo. Il frinire delle cicale lo ipnotizzava come una nenia lontana.

Il cuore prese a martellargli nel petto, le ginocchia sul punto di cedere da un momento all'altro, procedeva a passo incerto, combattendo il senso di nausea e concentrandosi per non inciampare nei suoi stessi piedi.

Paura. Tanta. Ma non per se stesso.

Il timore di non essere abbastanza, di sbagliare, di deluderlo. Il timore di esasperarlo, di ferirlo, di rovinare tutto. Il timore, anzi, il terrore di allontanarlo, di perderlo per sempre...

- Papi, ora dovresti guardare.

E a Sherlock era bastato alzare di poco lo sguardo per vederlo.

John.

Il resto era irrilevante.

I volti, il vociare sommesso, le risatine eccitate, il quartetto d'archi che intonava le dolcissime note di una melodia composta da lui, l'umidità del crepuscolo inglese, i fischi incoraggianti di Greg e il fastidioso tinticarello di Mycroft.

Nulla sembrava sfiorarlo minimamente, se non quegli occhi d'indaco che lo stavano accarezzando con infinita dolcezza, velati di commozione e orgoglio.

Le labbra sottili distese in un sorriso abbagliante, il petto gonfio d'una fierezza che nemmeno gli anni da militare gli avevano mai conferito.

E Sherlock, in quell'istante, era una falena che avanzava inesorabilmente verso la luce, attratto dalla fiamma che aveva sciolto il ghiaccio attorno al suo cuore, che aveva dissipato le tenebre della sua anima, che aveva portato calore in ogni angolo della sua mente gelida.

Sherlock Holmes.

Il genio, lo scienziato, l'ateo, il cinico, il sociopatico. Stava per farlo sul serio.

L'uomo fatto di carne e sangue, l'uomo che da sempre era stato in grado d'amare. Di un amore potente e senza freni. Nello stesso modo in cui le sue doti mentali sfondavano ogni parametro ed eludevano ogni limite umano, così il suo amore per John non conosceva confini.

Si sistemò la spilla di diamanti sulla cravatta color crema, accelerò il passo e in attimo gli fu accanto. Rosie baciò entrambi e corse a sedersi accanto alla zia Martha.

- Sei in ritardo, Sherlock. - gli aveva sussurrato a mezza bocca, fingendosi contrariato.

Il compagno era rimasto serio, mortalmente serio, ma le guance arrossate e gli occhi lucidi tradivano l'emozione.

- Lo siamo entrambi, non credi?

- Di dodici anni, ragazzi – li aveva apostrofati Mycroft di fronte a loro, - ho a che fare con due perfetti idioti, ed ora che l'abbiamo stabilito, - aprì il tomo che teneva in mano schiarendosi la voce, - vogliamo cominciare?

 

 

 

Note dell'autrice ^^

 

La canzone è "il bacio sulla bocca" di Fossati, vi prego ascoltatela perché perfetta per loro.

 

Ho scritto questo primo capitolo in un'ora, senza rimuginarci troppo, spero di avervi comunque incuriosito.

 

Grazie per essere passat*

Se vi va, fatemi sapere che ne pensate!

 

  

 

 

 

   
 
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