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Autore: Duvrangrgata    28/02/2019    8 recensioni
Enea lavora come tatuatore a Milano, ma il suo cuore apparterrà sempre a Firenze, la città dove è nato e cresciuto e da cui è scappato a soli diciotto anni, lasciandosi alle spalle l’unica famiglia che conoscesse.
Una telefonata inaspettata lo metterà davanti a una scelta: restare a Milano a vivere la nuova vita che si è faticosamente costruito oppure tornare a casa, dove i fantasmi del suo passato non hanno mai smesso di aspettare il suo ritorno.
VERSIONE REVISIONATA E ALLUNGATA DI "CERTI TATUAGGI FANNO MALE ANNI DOPO CHE LI HAI FATTI, MA PER QUELLO CHE RICORDANO", pubblicata su EFP nel 2013.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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PROLOGO
 

Così sono partito per un lungo viaggio
Lontano dagli errori e dagli sbagli che ho commesso
Ho visitato luoghi
Per non doverti rivedere
E più mi allontanavo
E più sentivo di star bene
 
Ti ho voluto bene veramente – Marco Mengoni
 
 
 
 
Quanti anni si potevano passare in un posto prima di poterlo chiamare casa?
Viveva a Milano ormai da tempo, eppure non era casa. Se lo sentiva nelle ossa, nel sangue, che quella città e la sua gente non sarebbero mai state parte di lui.
Casa non era lì, ma questo l'aveva sempre saputo. Dopotutto, non se n'era andato da Firenze aspettandosi di trovarne una altrove, semmai il contrario.
Aveva lasciato Firenze sapendo benissimo, con ogni fibra del suo corpo, che non ci sarebbe mai stata alcuna casa a cui tornare.
 
Ring, ring, ring
 
Non vedeva né sentiva suo fratello da quattro anni. Si era detto che tagliare i rapporti era stata la scelta più giusta, ma ora non poteva fare a meno di chiedersi se non fosse stata quella più facile. Elia gli aveva sempre detto che fuggire non sarebbe servito a nulla, ma lui non l’aveva ascoltato e ora ne pagava il prezzo ogni giorno – alcuni più di altri.
 
Ring, ring, ring
 
Avrebbe potuto ignorare la chiamata e continuare la sua vita come se niente fosse, così come aveva fatto tutte le altre volte da quando era uscito di prigione, dimenticando – no, fuggendo.
Fuggire era quello che gli riusciva meglio, quindi perché non continuare a farlo? Chi glielo avrebbe impedito? Elia? Suo fratello ci aveva provato, all’inizio, ma si era arreso ormai da tempo. Enea non lo biasimava affatto. Aveva retto molto più di quanto avesse retto lui, in fondo. All’inizio si erano tenuti in contatto, ma ogni chiamata era stata come sale su una ferita ancora aperta. Gli faceva male – faceva male ad entrambi –, soprattutto perché gli rammentava come Elia non avesse scelto lui anni prima e come continuasse a non farlo, chiamata dopo chiamata.
 
Ring, ring, ring
 
La Telefonata, era così che la chiamava nella sua testa, era arrivata due anni dopo che aveva lasciato Firenze, a diversi mesi di distanza dall’ultima. Era successo nel bel mezzo della notte, il suono del suo cellulare aveva squarciato il silenzio come un tuono in una nottata serena, svegliandolo di soprassalto. Ci aveva messo qualche secondo a capire cosa stesse succedendo, ma non c’era stato spazio per altro che non fosse terrore, quasi una parte di lui già sapesse.
Era rimasto a fissare lo schermo finché il telefono non aveva smesso di suonare.
Solo che poi aveva ripreso. E ripreso, e ripreso.
Alla fine, aveva risposto, ma non aveva detto nulla, ascoltando le parole di Elia. All’inizio non aveva sentito niente, non aveva neanche capito cosa il fratello stesse dicendo, ma poi la consapevolezza lo aveva colpito come un pugno nello stomaco.
Sua madre aveva il cancro.
Elia gli aveva chiesto di tornare a Firenze e per un secondo Enea aveva immaginato come sarebbe stato. Con il telefono ancora contro l’orecchio, aveva ripensato alle urla, agli schiaffi, agli insulti, all’inferno che era stata la sua vita da quando il suo segreto era stato scoperto, e aveva capito. Aveva capito che non avrebbe mai potuto farlo. Era troppo egoista per sacrificare la sua vita e tornare a Firenze per stare al capezzale di una donna che non lo voleva lì, in nome di un legame che aveva smesso di avere un significato molto tempo prima.
 
Ring, ring, ring
 
C'era un posto dove sua madre era solita portarli ogni estate, uno dei pochi della sua infanzia riguardo ai quali conservava solo ricordi piacevoli. Si trovava in una zona della Toscana vicino alla costa, un piccolo paesino dove i suoi nonni avevano una casa che utilizzavano durante i mesi caldi. Erano passati molti anni dall'ultima volta che ci aveva messo piede, ma ricordava ancora il colore azzurro della villetta, posta non lontano dalla spiaggia, e l'odore del mare, portato dal vento e dalle onde. Solitamente sua madre li lasciava con i nonni nei mesi caldi e tornava a prenderli prima dell'inizio della scuola. Era durante una di quelle estati che aveva incontrato lui: Mattia.
Mattia era un ragazzino della loro età che abitava a poche case di distanza. Erano cresciuti tutti e tre insieme e, a sedici anni, Enea aveva iniziato a rendersi conto che c'era qualcosa di diverso, in lui. Quando guardava Mattia, non provava cioè che avrebbe dovuto provare per un ragazzo, e questo lo terrorizzava.
All'inizio, ne era stato così spaventato che aveva negato la verità con tutte le sue forze, cercando di uscire con ragazze diverse ed evitando Mattia per settimane, cercando di eludere le domande di Elia in tutti i modi possibili, ma non era durata. La situazione di stallo era stata spezzata da Mattia stesso.
Enea ricordava ancora la sua rabbia, quando lo aveva messo all'angolo pretendo spiegazioni, e ricordava anche il sapore delle sue labbra e come si fosse sentito completamente sé stesso per la prima volta nella sua vita, quando lo aveva baciato e l'altro aveva ricambiato. Inizialmente avevano tenuto nascosto quello che era nato fra loro, ma lui non aveva retto più di una settimana, prima di dirlo ad Elia. Non c’erano mai stati segreti tra lui e il suo gemello e, per quanto l'idea di rivelargli di essere gay lo spaventasse, sapeva che suo fratello l'avrebbe sempre accettato per quello che era, e così era stato.
 
Ring, ring, ring
 
Era stata una bella estate, quella dei suoi sedici anni. L'ultima felice, prima che tutto precipitasse. Quando sua madre era tornata a prenderli, una settimana prima del previsto, e aveva scoperto lui e Mattia insieme era uscita fuori di testa. Aveva caricato in auto sia lui che Elia, sorda a qualsiasi protesta, e li aveva riportati a casa senza voltarsi mai indietro. Da allora, non aveva più permesso loro di tornare alla casa dei nonni e qualsiasi contatto con Mattia era stato interrotto. Ne era stato distrutto, nonostante non lo amasse – non ancora –, ma a nulla erano valse le sue proteste.
Il rapporto con sua madre, già prima complicato, era diventato impossibile.
Lei lo considerava un mostro, un abominio, e neanche Elia, alla lunga, riusciva più a fare da intermediario tra loro due. Il suo gemello non lo diceva chiaramente, ma Enea glielo leggeva negli occhi che non ce la faceva più a dividersi tra le due persone più importanti della sua vita. Lui non aveva mai avuto con lei il legame stretto che aveva Elia, era sempre stato molto più indipendente e testardo e questo li aveva portati a scontrarsi diverse volte durante gli anni, ma lei era comunque sua madre. Era stata l’unica altra persona, oltre al suo gemello, a cui avesse voluto bene con tutto sé stesso, e il suo rifiuto di accettarlo per quello che era lo aveva spezzato.
 
Ring, ring, ring
 
Enea non aveva potuto sopportare l'idea che suo fratello pagasse le conseguenze dell'odio che lei provava per lui e così, compiuti diciotto anni, se n'era andato. Non era stata una scelta facile, ed Elia aveva cercato di fermarlo in tutti i modi, ma senza successo. La verità era che, fino a quel momento, lui era rimasto per una sola ragione: Elia. Non sopportava l'idea di abbandonare il fratello, così come aveva fatto il padre, ed era disposto anche a sopportare l'odio e l'omofobia di sua madre, pur di restargli accanto. A quanto pare, però, due anni erano il massimo che potesse sopportare senza impazzire – o quasi. L'atteggiamento della donna l'aveva reso poco più che un essere fatto di rabbia e risentimento e il disgusto verso sé stesso l'aveva quasi annientato. Per quanto sapesse che quello che lei diceva era sbagliato, non aveva potuto fare a meno di cercare di reprimere quella che era, nella speranza che lei tornasse ad amarlo e a considerarlo suo figlio.
Non aveva funzionato.
Aveva chiesto ad Elia di seguirlo, ma lui aveva rifiutato. Gli aveva spezzato il cuore, ma aveva capito la sua scelta. Dopotutto, non possedeva che qualche centinaio di euro, nessun posto dove andare e un misero diploma di Liceo Artistico. Non aveva avuto un piano, a quel tempo, solo il desiderio di scappare il più lontano possibile da quella città che amava e che era diventata la sua prigione, prima che diventasse anche la sua tomba. A quanto pare, però, sembrava che i fantasmi del suo passato non avessero mai smesso di aspettare il suo ritorno, e che ora si fossero stancati di attendere.
 
Ring, ring, ring
 
«Pronto.»
«Enea…»
«…»
«I dottori dicono che le restano pochi giorni, forse meno.»
«Perché me lo stai dicendo?»
«Pensavo dovessi saperlo, in caso volessi…»
«No. Non chiedermelo, Elia.»
«Ti prego, cerca…»,
 
Click

 

 

 

Note dell’autrice
Ho iniziato a scrivere questa storia a dicembre 2013. Al tempo ero ancora al liceo e stavo passando un brutto periodo, ed Enea ed Elia sono letteralmente sbucati fuori dal nulla. Non mi ero mai capitato di avere personaggi così chiari nella mia testa fin dal primo momento, e fino ad oggi non ce ne sono stati altri.
Ho letteralmente versato la mia anima in questa storia, soprattutto nel personaggio di Enea. A distanza di sei anni dalla prima versione di questa storia, che era lunga solo tre capitoli e si svolgeva in modo un po’ diverso, rileggo Enea e mi rendo conto di quanto le sue emozioni e azioni riflettano come mi sentivo in quel periodo. Tra tutti i personaggi di questa storia, lui incarna i miei difetti peggiori e i tratti più bui della mia personalità, è lo strumento attraverso il quale sono cresciuta e ho esorcizzato i miei demoni. Sviluppare il personaggio di Enea è stata l’esperienza catartica di cui avevo un estremo bisogno così tanti anni fa e, anche ora che la mia vita è cambiata, scrivere di lui mi aiuta a districare quella matassa di sentimenti che spesso non so come gestire.
Nonostante mi identifichi molto di più con Enea, anche Elia è un personaggio estremamente importante. È la calma dopo la tempesta che è il suo gemello, scrivere di lui è come un balsamo sull’anima, come immergersi in un lago limpido o prendere una boccata d’aria fresca. È il completamento perfetto di Enea, la sua metà.
Non mentirò dicendo che scrivere questa storia sia facile. A data odierna (27/02/19), essa è ancora in fase di scrittura e di plottaggio, soprattutto perché i personaggi stanno crescendo e maturando così come sto crescendo e maturando io, ed è un processo lungo e faticoso. Inoltre, l’incesto non è una tematica facile da affrontare e, personalmente, non è il genere di romanzo/storia che mi piaccia leggere, motivo per cui quest’opera è stata una piacevole sorpresa per me. Non ho mai scritto nulla del genere e, sinceramente, non credo che lo farò mai più. Per me l’idea di incesto è applicabile, ora come ora, solo a questi due personaggi, probabilmente perché nella mia testa sono sempre stati le due facce di una stessa moneta, le due metà di un intero.
La loro unione è sempre stata inevitabile.
Proprio per la tematica delicata, capisco che questa storia potrebbe non essere adatta per tutti, ma spero comunque che decidiate di darle un’occasione. Chi lo sa, potrebbe sorprendervi.
 

 

   
 
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