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Autore: AntoGoesToLondon    02/03/2019    1 recensioni
"Cecilia, ventottenne alle prese con il suo primo lavoro in una multinazionale, trascorre un'esistenza particolarmente piatta, in cui tutti i giorni cominciava a somigliarsi.
Perennemente alla ricerca dell'amore a prima volta, finisce sempre per fantasticare sulla persona sbagliata, rimanendo inevitabilmente.
Sembra ormai che nessuna novità si prospetti per lei quando all'improvviso un'occasione la porterà nella grigia Londra"
PS: per questioni pratiche, ogni tanto qualche dialogo della storia sarà riportato in inglese!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo V

 

 

Camminarono fianco a fianco, senza dirsi molto e lanciandosi un'occhiata di tanto in tanto. 

Forse sarebbe più giusto dire che Cecilia gli lanciava uno sguardo ogni 5 secondi circa, rimanendo incantata dal suo profilo.

Un leggero sfarfallio prese vita nel suo stomaco, crescendo d’intensità ad ogni occhiata e provocandole un grappolo in gola. Era così che ci si sentiva quando si era vittime del famoso colpo di fulmine?

Era talmente strana la sensazione che stava provando che, per un attimo, le sembrò di essere tornata indietro all’estate dei suoi tredici anni quando si prese la sua prima cotta. 

Avvertendo lo sguardo di Cecilia su di sé, Lorenzo si voltò verso di lei chiedendole se ci fosse qualcosa che non andava.

"Oh, niente! È che le scarpe mi fanno leggermente male quindi mi chiedevo se ci fosse ancora molta strada da fare" mentì in modo piuttosto ovvio, tirando fuori la prima scusa che le venne in mente.

Lorenzo annuì con scarsa convinzione e la rassicurò dicendo che erano quasi arrivati. E difatti, dopo meno di cinque minuti, il giovane si fermò davanti ad un grosso portone nero, tirando fuori un mazzo di chiavi dalla sua tracolla.

Cecilia si guardò intorno notando con piacere che l'edificio era piuttosto pulito e ben curato; probabilmente era di recente costruzione.

Considerando l'ottima impressione iniziale, sperava vivamente che anche l'appartamento di Lorenzo fosse altrettanto ben tenuto.

Il giovane aprì il portone e la invitò ad entrare. "Dopo di te" le disse indicando la strada con un braccio.

"Prendiamo le scale se ti va, siamo al secondo piano" aggiunse richiudendo il portone alle sue spalle.

La ragazza annuì e lo seguì lungo le scale diretta verso l'interno 6A.

Le aspettative di Cecilia non furono disattese: l'appartamento era in perfetto ordine, oltre che pulitissimo. Si capiva che i due inquilini ci tenevano e s'impegnavano nel trattarlo come una vera e propria casa e non come un alloggio temporaneo.

"Vado a prenderti qualcosa da usare come pigiama” la informò. “Tu accomodati pure" indicò i due puff in soggiorno e si dileguò nel corridoio.

Cecilia si guardò intorno cercando di capire qualcosa in più sulla personalità della sua nuova conoscenza e la sua attenzione fu catturata da una bacheca piena di fotografie. Si avvicinò e prese ad osservare le varie fotografie notando con piacere che non vi era nessuna foto ritraente Lorenzo con un'ipotetica fidanzata. Ovviamente, questo non significava che non l'avesse ma era buon segno.

"Rieccomi" si annunciò posando sul divano una maglietta piuttosto lunga di cotone e un paio di pantaloncini sportivi dello stesso tessuto.

Cecilia trasalì al suono della voce di Lorenzo e si allontanò dalle fotografie.

"Stavi notando quanto sono bello?" la prese in giro con tono ammiccante.

"Sì, sei bellissimo e io ti farei di tutto e di più" pensò senza avere però il coraggio di pronunciare ad alta voce quelle parole. Aveva una dignità e non si sarebbe mai abbassata a certi commenti.

"Veramente stavo contemplando la bellezza di Sorrento" rispose prendendolo in giro a sua volta.

"Sì, certo! Sorrento!" commentò lui in modo sarcastico. "Dai, vieni ad aiutarmi. Dobbiamo aprire il divano" aggiunse e spostò il divano in modo da poterlo aprire comodamente.

Cecilia annuí e si avvicinò a lui per aiutarlo, afferrando l’estremo sinistro del divano e spingendolo verso di sé, compito reso piuttosto facile dal ragazzo che applicò la forza maggiore. Dopodiché, fu il turno della lenzuola.

Ancora una volta si divisero il compito per fare più fretta, cacciandosi però in una situazione leggermente imbarazzante. Mentre sistemava gli angoli spiegazzati, Cecilia finì per avvicinarsi inconsapevolmente – o forse no – un po’ troppo al suo gentile host per quella notte, ritrovandosi pericolosamente faccia a faccia quando questo si voltò di scatto verso di lei.

Erano talmente vicini che poteva sentire il respiro di lui sulle sue labbra. “Ti prego, baciami” gli chiese mentalmente e forse anche i suoi occhi lo implorarono velatamente.

Lorenzo avvertì invece una sensazione di disagio che lo fece arretrare.

“Vado a prenderti un cuscino prima che mi dai una testata” le disse ridendo e sparì un’altra volta in camera sua allontanandosi il più velocemente possibile dalla sua ospite.

Dopo averle portato il cuscino, le indicò dove fosse il bagno e il suo mobiletto in cucina perché potesse fare colazione all’indomani senza problemi. “Prendi tutto che vuoi” si raccomandò e le augurò la buonanotte.

Cecilia lo ringraziò più volte e continuò a sperare che il ragazzo ci ripensasse e tornasse da lei per baciarla appassionatamente finché non sentí il rumore della chiave della sua stanza girare nel chiavistello. “Pur di non baciarmi, si è persino chiuso a chiave” sbuffò contrariata.

A quel punto, ormai del tutto rassegnata e  in pigiama, decise di mettersi a letto  ponendo fine a quell’inutile attesa.

 

 

***

“Ooh woo, I'm a rebel just for kicks, now

I been feeling it since 1966, now

Might be over now, but I feel it still”

 

Le note di Feel It Still di The Portugal risuonavano nella testa di Lorenzo diffondendosi dalle sue nuovissime cuffiette bluetooth, dandogli la carica giusta per affrontare quell'ultima giornata lavorativa.

Era solito ascoltare la musica a tutto volume la mattina, di comune accordo con il suo coinquilino Matteo, dato che si svegliava anche lui molto presto al mattino.

Tuttavia, quella mattina avevano un ospite quindi dovette rinunciare a quella sua consuetudine, optando per le cuffie.

Stava ballando di spalle all'entrata della cucina, muovendo a ritmo il bacino e mettendo in mostra l'esperienza accumulata in tema di balli latino-americani durante i sette anni di partecipazione ai campus estivi romani come animatore, quando Cecilia entrò nella stanza.

Piuttosto divertita dallo spettacolo che si teneva di fronte ai suoi occhi, decise di non avvertire l'ignaro ballerino della sua presenza e si appoggiò allo stipite della porta per godersi la scena comodamente.

In quel preciso istante, Lorenzo si voltò e ancora una volta la presenza della sua ospite lo mise a disagio. 

C'era qualcosa negli occhi di quella ragazza che sembrava trafiggerlo dentro, rendendolo piuttosto nervoso. Ovviamente era molto abile a camuffare i suoi sentimenti e Cecilia non poté capire che anche lei smuoveva qualcosa in lui.

"Ora devi ammetterlo! Stavi guardando quanto sono bello" scherzò provocandola.

Cecilia scosse lievemente il capo, lasciandosi sfuggire una leggera risatina. “Sì, era decisamente un bello spettacolo” ammise e con un colpo di rene si sollevò tornando in posizione eretta.

Il rumore del caffè che saliva impedì a Lorenzo di commentare quell’ammissione distraendolo. “Vuoi un po’ di caffè?” le domandò poi prendendo due tazzine. Cecilia annuì e si sedette su uno degli sgabelli alti della cucina.

Lorenzo e Matteo avevano arredato con estrema attenzione la cucina: avevano pitturato le pareti sostituendo il precedente bianco, troppo impersonale e ormai vecchio, con una tonalità di giallo ocra pastello, un po’ tenue ma decisamente più vivace; avevano comprato nuovi sgabelli in legno  da Ikea sostituendo a quelli vecchi in plastica nera, che ora circondavano il tavolo alto, in legno anch’esso, al centro della cucina. Si erano procurati tutto il necessario per cucinare, quasi fossero una coppia di appena sposati e avevano discusso a lungo con i proprietari perché cambiasse loro il forno che funzionava unicamente se messo a 200° gradi, spuntandola.

Alla fine, il risultato di quel lungo lavoro non fu per nulla disdicevole come ammise anche lo stesso proprietario, ormai sicuro che quei due fossero una coppia andata a convivere.

Lorenzo posò una tazzina in vetro fumante di fronte a Cecilia e si sedette davanti a lei; la bevanda nera li zittì per qualche istante, consentendo loro di riprendere l’energia necessaria per affrontare la giornata che li aspettava, considerando che avevano dormito nemmeno cinque ore.

Stava proprio pensando alle pochissime ore dormite quando sentì l’impellente bisogno di fare una domanda: “Ma si può sapere perché sei sveglia?” chiese all’improvviso. Sapeva che non aveva ancora iniziato a lavorare perciò avrebbe potuto benissimo continuare a dormire.

“Mmm.. la luce mi ha svegliata e poi ho sentito te muoverti” confessò facendo spallucce. Era una dal sonno leggero, era abituata a dormire poco.

Lui annuì e si alzò posando la tazzina nel lavello, l’avrebbe lavata dopo. “Vabbè, io vado. Tu tranquilla, fatti la doccia, quello che vuoi” le ricordò mentre infilava cellulare e chiavi dentro la tracolla di pelle.

Cecilia lo ringraziò di nuovo per l’ospitalità e lo seguì fino alla porta; era la sua ultima occasione per avere il bacio che tanto sperava. Ma era evidente che Lorenzo non stravedesse all’idea di baciarla e nemmeno troppo a quella di rivederla dato che stava uscendo di casa senza nemmeno chiederle il numero.

Normalmente, l’altra persona avrebbe capito il messaggio e lasciato perdere ma sappiamo che Cecilia non è esattamente quel tipo di persona e quindi, incurante delle chiare intenzioni del ragazzo, glielo chiese lei.

“Senti, magari ci potremmo sentire..” disse mordicchiandosi il labbro inferiore, forse non era stata una buona idea esporsi così. “Sai, io non conosco quasi nessuno e..”

Stava aggiungendo qualche altra scusa per giustificare quella richiesta quando Lorenzo la interruppe. “Sì, ok va bene!” tagliò corto. Dopodiché dettò il suo numero e la salutò definitivamente sottolineando di essere troppo in ritardo e distruggendo inconsapevolmente tutte le fantasie di Cecilia su loro due.

 

***

 

3 Binfield Rd

 Casa di Lorenzo

03/08/2018

Ore 18,11

 

Quella sera Lorenzo rientrò verso le 18,30, non appena mise piede nell’appartamento, si liberò dalla tracolla e si buttò sul divano. Era distrutto ma quella sera non sarebbe rimasto a casa per nulla al mondo quindi doveva assolutamente riprendersi.

Si stava massaggiando le palpebre tentando di rilassarsi quando il suo coinquilino fece irruzione in soggiorno.

“Hey, bestia! Ma chi era la tipa di stamattina?” domandò d’un fiato senza nemmeno chiedergli come stesse.

Lorenzo aprì gli occhi e lo guardò torvo, non aveva nessuna voglia di parlare; voleva schiacciare un pisolino in santa pace ma sapeva bene che il suo coinquilino non glielo avrebbe consentito finché non gli avesse racconto tutto.

“Nessuno” esordì per lasciar intendere che non l’avrebbe rivista. Matteo sollevò un sopracciglio pretendendo maggiori dettagli, insomma aveva dormito lì quindi proprio nessuno non era.

“Si chiama Cecilia, l’ho incontrata ieri al Four Thieves” raccontò per farlo contento. “E no, non abbiamo trombato” specificò anticipando la domanda successiva dell’amico. “Aveva bisogno di un posto dove dormire dato che era abbastanza tardi e ho pensato di farla stare qui” concluse sperando che con quell’ultima affermazione, la sete di curiosità del suo coinquilino si placasse.

“Oh ma che carino che sei! Offri posti letto alle homeless” ironizzò Matteo fingendo un applauso che Lorenzo ignorò.

“Comunque è carina” disse poi facendogli l’occhiolino e Lorenzo roteò gli occhi. “Vabbè, carina ok ma vuoi mettere Rebecca?” controbatté alzandosi dal divano, consapevole che non avrebbe dormito più.

“Oddio mio! Con ‘sta Rebecca non la finisci più” esclamò Matteo facendo uno smorfia. Non ne poteva seriamente più di sentirlo parlare di quell’insulsa ragazza – o almeno così lui la considerava – con cui l’amico era fissato da ormai mesi.

“Che vuoi! È troppo figa” rispose l’altro facendo spallucce e dirigendosi verso la cucina per prepararsi il quinto o sesto caffè della giornata. Ormai non li contava più.

“Quindi non la vedremo più da queste parti?” domandò infine Matteo, arrivando alle conclusioni a cui l’amico era giunto ormai da quella mattina.

Lorenzo annuì. “Io non la cercherò di certo” sottolineò e con la tazzina fumante di caffè andò a chiudersi in camera sua.

Doveva prepararsi per bene quella sera: era sicuro che avrebbe finalmente conquistato Rebecca. Non c’erano dubbi, il suo fascino l’avrebbe finalmente folgorata, o questo era ciò che sperava.

 

***

41 Wolridge St

Casa di Cecilia

Stesso giorno

Ore 20,17

 

 

Cecilia contemplava lo schermo del suo smartphone su cui campeggiavano le dieci cifre del numero inglese di Lorenzo senza sapere di preciso cosa farci.

Apriva la chat di WhatsApp e cominciava a scrivere qualcosa per poi cancellarla. Non sapeva davvero approcciare un uomo, non c’era alcun dubbio.

Si abbandonò ad un rumoroso sbuffo e lanciò il telefono dall’altro lato del divano, sentendosi senza speranze.

“What’s wrong?” le domandò stranita Harriet, la sua coinquilina scozzese, rientrata da lavoro proprio in quel momento. Cecilia abbassò lo sguardo, non sapeva se era il caso di farle già sapere che era una sfigata. Ma dopotutto, doveva parlarne con qualcuno per cui decise di sputare il rospo.

“I met a guy yesterday” esordì con tono titubante. A quella parola la coinquilina si sedette sul divano e si sporse verso di lei interessata. Le faccende di ragazzi erano le sue preferite.

“I don’t really know if he’s into me but I am into him for sure so..” proseguì interrompendosi per lasciare Harriet giungere alle conclusioni.

“He didn’t text you afterwards, I assume” dedusse e Cecilia annuì.

“Exactly but the thing that I don’t really understand is why he offered me to stay at his place if he wasn’t interested at all” disse d’un fiato. Era abbastanza perplessa, gli uomini erano troppo strani.

La sua coinquilina invece emise un gridolino. “So you slept together!” esclamò facendo arrossire Cecilia.

“Not really, we slept but not together. He just offered me his couch for a night” chiarì.

“Alright! Well, it doesn’t matter” la tranquillizzò l’altra. “There’s still a possibility that he likes you otherwise why caring about you?” chiese retorica.

Cecilia rimase pensierosa, Harriet aveva ragione. Ci doveva essere qualcosa in lei che lo aveva incuriosito: erano persino rimasti a parlare solo loro due fino alle due di mattina.

“Text him” la incoraggiò Harriet. “He was nice to you so you could return the favour and offer him a dinner”

Era la scusa perfetta: lei voleva essere solo riconoscente quindi non doveva esserci nulla di male in quello, anzi!

“You’re right! I’m gonna text him” affermò sicura di sé Cecilia. Aveva finalmente trovato il coraggio che le serviva.

Harriet annuì con soddisfazione. “Do it!” concluse categorica puntandole il dito contro per risultare ancora più autoritaria, lasciando Cecilia da sola a pensare come avrebbe potuto impostare il messaggio.

 

***

333 Fulham Road

The Goat

03/08/2018

Ore 22,46

 

Rebecca arricciò le labbra a cuoricino, su cui aveva applicato un rossetto rosso matte per risaltarne la forma perfetta, facendo impazzire Lorenzo. 

Adorava giocare, le riusciva quasi naturale e soprattutto con Lorenzo era facile averla vinta. Bastava accavallare le gambe ed umettarsi le labbra in modo sensuale per farsi che il ragazzo perdesse tutte le sue difese.

"Quindi cosa suggerisci? Dovrei prendere un gin tonic o un negroni?" le chiese lui per proseguire nella conversazione, non voleva perdere la sua attenzione. 

Rebecca lavorava come bartender presso The Goat, un locale in zona Chelsea: era così che Lorenzo l'aveva conosciuta, ordinando un banalissimo gin tonic.

Da allora aveva cominciato a frequentare il locale sempre più spesso con l'unico scopo di vederla, diventando un cliente abituale. Conosceva l'intero management e tutti i suoi dipendenti personalmente talmente assidue erano le sue visite.

Rebecca stava elencando i diversi gin della loro collezione, evidenziando le qualità di ciascuno, quando l'attenzione di entrambi fu catturata dal riconoscibile suono delle notifiche dell'iPhone. Tutti e due, in quanto possessori del suo suddetto smartphone, tirarono fuori il dispositivo per verificare se avessero ricevuto qualcosa.

Vedendo il display vuoto, Rebecca alzò lo sguardo verso Lorenzo che fissava lo schermo con un'espressione incerta.

"Mmm.. chi è Cecilia?" gli chiese con tono di sufficienza quando lesse il messaggio che il giovane aveva appena ricevuto.

"Hey ciao, sono Cecilia.." recitava la prima riga del messaggio WhatsApp che la ragazza aveva mandato.

"Nessuno" tagliò corto lui ricacciando il telefono in tasca. "È una collega" mentì poi decidendo di non aprire nemmeno la notifica. L'avrebbe fatto dopo casomai.

A quel punto, notando la reazione di leggera gelosia di lei, decise di cogliere la palla al balzo. "Hai paura che ci siano altre?" la stuzzicò.

Lei fece spallucce e mosse i lunghi capelli in modo fiero. "Mi farebbe piacere per te in caso" rispose per non dargli alcuna soddisfazione. Lorenzo sorrise interpretando quella risposta come una dimostrazione di gelosia. Ce l'aveva quasi in pugno, pensò.

In quel momento, un cliente richiamò l'attenzione della bartender che si allontanò, lasciando impallato Lorenzo per il resto della serata.

Dopo circa un’ora, ormai stanco e consapevole che per quella sera non se ne sarebbe fatto nulla, Lorenzo decise di ritornare a casa.

Mentre si avviava verso il suo appartamento, aprì l’app di WhatsApp e lesse il resto del messaggio.

"Com'è andata oggi? ti sei ripreso? Comunque siccome sei stato carino a ospitarmi, ho pensato di offrirti una birra. Ti sono debitrice!" concludeva il messaggio.

Lorenzo guardò a lungo il display senza sapere bene cosa rispondere, non impazziva all'idea di uscire con lei ma non voleva essere maleducato.

Pensando che tanto fino all'indomani Cecilia non avrebbe risposto essendo quasi l’una, scrisse un breve messaggio in cui lasciava intendere che potevano anche evitare l'uscita.

"Tranquilla, figurati! L'ho fatto con piacere.." non accennò a nessuna eventuale incontro e sperava che, grazie a quelle poche parole, la questione si sarebbe chiusa lì. Evidentemente non aveva capito che tipo fosse Cecilia.

A sua grande sorpresa, la ragazza rispose subito.

"Sei proprio un buon samaritano! Comunque insisto, una birra te la meriti" fu la risposta di Cecilia, non voleva proprio mollare.

Lorenzo si mordicchiò l'interno della guancia sinistra, incerto sul da farsi. "Magari ci vediamo dopo lavoro allora. Nei weekend è un po' difficile, sono sempre busy" scelse una risposta volutamente antipatica per cercare di dissuaderla, senza tuttavia riuscirci.

"Sisi per me va bene" scrisse lei aggiungendo uno smile sorridente alla fine.

"Ti scrivo io allora. Ora scusami ma vado a dormire, sto morendo di sonno" la salutò velocemente 

"A presto!" gli rispose lei andando offline subito dopo.

Lorenzo continuò ad osservare la chat e rilesse le sue risposte. Gli sembrava che fosse evidente che non moriva dalla voglia di fare quell'uscita, per cui si dichiarò soddisfatto.

Sicuramente il messaggio era stato recepito, o almeno così pensava.

 

 

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Angolo dell'autrice


Ciao ragazze/i, come state? Ben ritrovati!

Cosa ne pensate di questa prima interazione fra i nostri protagonisti? é andata come vi aspettavate? Sicuramente per Cecilia gli eventi non si sono evolti esattamente come sperato!
Fatemi sapere i vostri pareri :)

D'altronde, Lorenzo è ossessionato con un'altra, Rebecca, la sexy barista. Qui il link per vedere il locale dove lavora:
 https://goatchelsea.com/ 

Magari Lorenzo ci ripenserà e le scriverà? Il suo numero ora ce l'ha anche lui :) lo scopriremo solo nel prossimo capitolo!  

Grazie per continuare a seguirmi,

Anto



 
   
 
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