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Autore: bibi_piccola_peste    02/03/2019    0 recensioni
Chances ~ Possibilità.
Una semplice missione cambia per sempre il corso degli eventi.
E se fra Sakura e Sasuke ci fosse stato un incontro inaspettato, durante il periodo di latitanza di lui? E se proprio grazie a questo incontro i due si fossero conosciuti veramente, come mai successo prima?
Dalla storia:
Ripensò di nuovo al giorno precedente e al momento in cui la vide arrivare. Non poteva ancora credere ai suoi occhi, Lei era proprio lì, ignara del pericolo che quella maledetta situazione aveva creato. Strinse forte i pugni, doveva trovare una soluzione e in fretta.
[SusukexSakura], What-if.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Capitolo 2

 

Tutto l’entusiasmo che aveva guidato Sakura fino al villaggio nel quale si trovava la famiglia che l’aveva ingaggiata fu ben presto smorzato dal clima freddo e dall’atteggiamento impaurito che le avevano rivolto gli abitanti, sicuramente sbigottiti dalla sua presenza.

Questo le suggerì immediatamente che la popolazione locale non era di certo abituata alla presenza di stranieri.

Dopo qualche attimo perso a rimuginare, Sakura si guardò sconsolata le sue scarpe. Aveva i piedi ghiacciati e non poté fare a meno di maledire il clima per l’ennesima volta. L’ultima parte del tragitto si era presentata sotto forma di un paesaggio innevato, così fitto che Sakura faceva fatica a distinguere il profilo del sentiero. Il Sole che le scaldava lieve il mantello rappresentava la sua unica fonte di calore oltre i pesanti indumenti.

Per fortuna, appena dietro a una folta coltre di pini silvestri, scorse le prime semplici case, ad indicare che ormai era dentro l’area urbana e più densamente popolata del villaggio.

Grazie alle semplici indicazioni che le rivolsero i primi abitanti che incrociò per strada riuscì a trovare la dimora del committente in un tempo relativamente corto. “L’unico aspetto positivo della giornata”, pensò mentre scuoteva via la neve dal cappuccio e ringraziava la coppia di anziani signori che le avevano indicato la strada.

Questi, appena avevano adocchiato il copri fronte avevano alzato su le sopracciglia stupiti e avevano preso a bisbigliare fra loro, ma la rosa, troppo presa dalla foga di entrare finalmente in una dimora riscaldata, non ci fece molto caso.

 Poco dopo, di fronte ad una imponente residenza di legno massiccio, trovò ad accoglierla il padrone, nonché committente: un uomo anziano di nome Shinji Hozuma.

L’uomo dall’aspetto solenne e dalle vesti pregiate l’accolse serio, iniziando subito a spiegare la sua delicata situazione e ad elencarle quali sarebbero state le sue mansioni – che in parte la rosa già sapeva – e a illustrarle il suo alloggio.

 

“È un onore per noi averla qui Haruno-san, abbiamo davvero bisogno di lei” incominciò d’un tratto, rigidamente, mentre si trovavano appena di fronte alla stanza che sarebbe stata la sua dimora per tutta la durata della missione. Il sorriso che gli graziava le labbra non faceva altrettanto con i suoi occhi.

 

Sakura, che fino a quel momento lo aveva ascoltato attentamente, annuendo quando necessario, si fermò ad osservarlo attentamente: per quanto avesse personalmente richiesto i servizi che Konoha offriva con i suoi ninja, non si fidava del tutto del suo operato e la rosa lo percepì immediatamente dal suo fare ostile. Non era certo raro che i committenti avessero questo tipo di atteggiamento e magari questo astio era semplicemente dettato dal fatto che lei fosse appena arrivata e il vecchio non sapesse bene come comportarsi.

Poi a peggiorare la cosa, arrivò l’ultimo appunto, che a Sakura non piacque per nulla: il suo committente aveva deciso di affibbiarle un cane da guardia che la potesse controllare in ogni momento.

“Ti pareva, ecco la fregatura”, pensò.

“Affinché possa avere sempre qualcuno a sua disposizione, qualsiasi cosa le serva” aveva detto per calmare l’ira della rosa, che continuava a fissarlo infastidita “è uno dei miei più fidati servitori, glielo farò conoscere subito” aggiunse mentre la guidava, un’altra volta, verso il grosso andito di ingresso della dimora.

“Cha! Come si permette di mettere in dubbio Konoha e i suoi servizi!” pensò mentre l’uomo, tutto ad un tratto sollevato, si allontanava dopo averla abbandonata di fronte al fantomatico servitore. Bel modo di accorgliela dopo tre giorni di cammino!

E quindi eccola qua, poco dopo, a vagare per le vie del villaggio con una figura ignota come accompagnatore, bofonchiando con voce sommessa che questo se lo potevano pure risparmiare.

Il diretto interessato – il cane da guardia - pareva infastidito tanto quanto lei e manteneva qualche metro di distanza come a voler evitare qualsiasi tipo di contatto diretto.

Portava un mantello di cotone scuro e un cappuccio che a malapena gli sfiorava la fronte, lasciando intravedere un ciuffo di capelli scuri.  Il volto, invece, era abilmente coperto da una maschera priva di alcun fregio e da cui spiccavano due sottili aperture che corrispondevano agli occhi. Occhi che tuttavia Sakura non riusciva a vedere per via dell’ombra che la maschera proiettava sul viso.

Il vecchio Hozuma glielo aveva rifilato come una persona a cui avrebbe potuto far affidamento, tuttavia sarebbe stato saggio non fidarsi completamente e continuare se possibile a tenerlo sotto controllo. Gli avvertimenti di Tsunade continuavano a ronzarle in testa.

Sakura sbirciò velocemente alle sue spalle, come per volersi assicurare che la figura la stesse ancora seguendo, e di fatto era presente, sempre a debita distanza. Lo sguardo pareva perso su un punto fisso oltre le sue spalle. Infatti presto si accorse che erano arrivati a destinazione: il negozio di erbe medicinali cui aveva chiesto di essere accompagnata era proprio davanti a lei.

 

“Devo giusto prendere dei preparati, puoi aspettarmi qui, Ninja-san”

 

I due avevano parlato lo stretto necessario per poi mettersi subito in marcia e Sakura non era nemmeno a conoscenza del suo nome, per cui si era ritrovata a chiamarlo col primo nome che le era venuto in mente. Visto le armi che portava addosso e il suo portamento, questo individuo non poteva essere altro che un ninja, o un ronin assoldato dalla famiglia.

Ma se gli Hozuma avevano già a loro disposizione dei ninja, perché pagarne uno straniero come lei?

Che fosse per via delle sue capacità da ninja medico? Pensò Sakura mentre studiava attentamente la figura che le stava di fronte. Questa, le aveva ceduto solo un leggero cenno col capo come risposta alla sua affermazione e se ne stava cupo a fissarla mentre lei entrava nel negozio.

All’interno del piccolo negozio, dove a malapena c’era il posto per contenere il possente bancone in legno rinsecchito, trovò una donna sulla sessantina ad osservarla incuriosita.

 

“Buongiorno! Non è tutti i giorni che mi capita di incontrare una fanciulla dai capelli rosa!” sorrise materna, mentre si accingeva a mostrarle tutti i prodotti sulla credenza alle sue spalle.

 

“Eh, immagino che sia una cosa insolita” sorrise imbarazzata e rincuorata di aver trovato almeno una faccia amichevole.

 

Decise di prendere solo lo stretto necessario a completare le sue scorte personali di erbe e mentre allungava le mani per prendere il pacchetto che le stava porgendo la donna, questa la stupì sussurrandole “Stai attenta cara ragazza, qui oramai non ci si può fidar di nessuno”
 

Questo la fece di colpo rimuginare su tutto quello che aveva scoperto: la famiglia Hozuma a quanto era riuscita a capire, incrociando le informazioni fornitegli a Konoha e ciò che le era stato detto appena arrivata, rappresentava una delle poche famiglie benestanti del villaggio. Il loro benestare economico era direttamente collegato all’attività familiare che andava avanti da diverse generazioni: erano degli abili costruttori e gli unici nella zona in grado di realizzare delle abitazioni in grado di reggere ai climi rigidi del paese della Neve.

Questo fece sì che la famiglia nel tempo guadagnasse rispetto e riconoscenza da parte del resto degli abitanti. Il loro lavoro era indispensabile, ma aveva anche creato dei conflitti interni pensò Sakura. L’approccio guardingo del signor Hozuma era direttamente collegato alle insidiose vicende che stavano travolgendo la famiglia: da diverso tempo venivano continuamente minacciati e messi alle strette da malviventi, che facevano di tutto per mandare a monte il loro lavoro. Secondo il signor Hozuma la colpa era di uno degli altri clan che geloso del successo della famiglia, faceva di tutto per boicottarla.

Di questo però non c’era ancora nessuno prova e per questo Hozuma-san si era pian piano preoccupato di aumentare il livello di sicurezza a cui era soggetta la sua famiglia, fino ad affibbiare a Sakura stessa un ninja che la potesse sorvegliare. Che la paura di essere attaccati li avesse portati ad essere talmente paranoici da pensare che lei stessa stesse facendo il doppio gioco per conto di chissà chi?

La missione che Sakura doveva affrontare poi, era piuttosto delicata visto che si trattava di curare la figlia del primogenito del capostipite e passi falsi non erano assolutamente accettati.

“Non posso fallire” pensò con determinazione mentre si avviava nuovamente per la sua strada. Avrebbe conquistato la loro fiducia, costi quel che costi.

 

“Haruno-san, se continua da quella parte si ritroverà dalla parte opposta del villaggio” la richiamò una voce infastidita – di nuovo il cane da guardia - e subito Sakura si rese conto che troppo presa dai suoi pensieri non si era accorta che dopo aver acquistato le erbe aveva imboccato la strada sbagliata. Ma non poteva avvisarla prima!

 

“S-sì, giusto” mormorò abbassando il capo. “Maledizione, che razza di ninja si lascia distrarre in questo modo, di fronte ad uno sconosciuto poi” pensò e proprio in quel momento si rese conto di quanto fosse misteriosa la figura che le stava di fronte.

 

Nessun Hitai-ate adornava la sua fronte, rendendo difficile l’individuazione di una precisa appartenenza a qualche villaggio, ma Sakura era quasi convinta che questo ninja dovesse per forza appartenere se non a questo villaggio, ad uno vicino.

Le sue mani, l’unica parte del corpo che non fosse coperta da indumenti, erano diafane, parevano di porcellana, con dita lunghe ed affusolate ma che, grazie all’occhio esperto di Sakura, nascondevano anni di duro lavoro a giudicare dai numerosi tagli oramai cicatrizzati che si intravedevano sul palmo e sul dorso.

Per cui, se le sue mani avevano quell’aspetto, allora anche il resto del suo incarnato non poteva che essere analogo e queste caratteristiche corrispondevano alla maggior parte della popolazione autoctona.

Queste informazioni però non le bastavano affatto e quindi si ritrovò pian piano ad allineare il passo al suo e volgere lo sguardo verso il suo capo chino.

 

“Voi siete di questo villaggio ninja-san?”

 

Silenzio.

 

Forse non aveva sentito, o forse non si aspettava di essere interpellato, visto che Sakura dopo essersi presentata aveva subito incominciato ad indaffararsi per poter iniziare immediatamente la missione.

 

“Ninja-san?” ripeté di nuovo, stavolta con tono più deciso.

 

Dopo qualche secondo, la voce atona e forse anche un pò seccata le rispose:

 

“Haruno-san non sarebbe per niente professionale se dovessi informarla della mia provenienza” fece una breve pausa incrociando i suoi occhi con quelli di lei “è necessario che io mantenga una identità segreta e per questo irrintracciabile”.

 

“Non vi stareste forse nascondendo da qualcuno Ninja-san?” questo dovette non piacergli perché di colpo irrigidì le spalle e se possibile diventò ancora più imponente, allargando le spalle ed avanzando di un passo verso di lei. Forse punzecchiarlo non era l modo migliore di attirare la sua attenzione, riflettè Sakura mentre lo fissava senza scomporsi.

 

“Non mi sognerei mai di nascondermi da nessuno” una pausa e poi “non fa parte del mio nindo”.

 

A questo Sakura di certo non poteva controbattere, anzi trovava il suo pensiero ben simile a quello di un qualsiasi ninja della Foglia. Fece per continuare il discorso ma si accorse ben presto che la sua guardia aveva di nuovo recuperato la sua postazione a qualche metro di distanza da lei.

Il suo tentativo di fare una piccola conversazione era fallito.

Ma non importa” pensò, “avrò tutto il tempo della missione per indagare”.

Ciò che le premeva di più era conoscere le dinamiche del luogo e soprattutto dei conflitti fra la famiglia Hozuma e gli altri clan e soprattutto cosa c’entrava la nipotina del capostipite in tutto questo.

Con questi pensieri Sakura e la sua guardia – o forse guida a questo punto - si addentrarono pian piano nell’area residenziale del villaggio.

 

Mentre camminava decisa sul sentiero – che era completamente ricoperto da un sottile strato di nevischio - non si accorse dello sguardo attento che il ninja le stava rivolgendo e di come proprio in quell’istante, questo stringesse i pugni, quasi a voler reprimere qualcosa.

 

 

 

Hitai-ate = significa coprifronte in giapponese.

Ed ecco il secondo capitolo che finalmente vi fa intendere qualcosa e soprattutto che ruolo avrà un certo qualcuno.

Non vi lascio altre anticipazioni ma, aspetto con ansia il vostro parere. Perciò qualunque siano i vostri pensieri, lasciatemi un commento, sono sicura che avrete qualche dritta da darmi (e credo di averne pure bisogno, aimè sono un po’ scarsa, sigh!).

P.S. perdonate gli errori, ogni volta riescono a sfuggirmi nonostante svariate riletture.

Al prossimo capitolo,

B.

 

  
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