Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Kuro Nekomiya    05/03/2019    5 recensioni
«Che diavolo stai cercando di fare?» Tuonò la ragazza dagli occhi di fuoco, tenendolo d’occhio.
Kisshu non disse nulla e, in risposta, si lanciò su di lei come un felino, cogliendola di sorpresa.
La fece arretrare di pochi passi fino a farla scivolare sul letto alle sue spalle, immobilizzandole prontamente i polsi.
Lei grugnì, fissandolo con astio. Ogni scusa era buona per metterle le mani addosso...
«Che faccio? Fraternizzo con te...» Mormorò l'alieno, con voce che a Suguri parve a tratti arrogante. «...ormai siamo complici, no?» Le chiese allusivo, puntando gli occhi nei suoi.
«Che cosa intendi dire?» Soffiò la ragazza, sorpresa.
Lui ridacchiò divertito a quella domanda.
«Che ne dici...ti va di far parte del terribile duo
**Storia soggetta a cambio di rating**
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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** Mi è stato fatto notare che questo capitolo potrebbe presentare delle scene che possono risultare forti per lettori e lettrici e questo mi ha convinta a mettere una piccola nota d’avvertimento. Non preoccupatevi, non ci sono scene gore, splatter o particolarmente violente, ma i concetti enunciati potrebbero creare qualche piccolo turbamento alle persone più sensibili.
(In compenso, le note di fine capitolo sono, come sempre, demenziali! * coff coff *)
Ragazzi/e, vi prego di non disperarvi nel chiedervi ‘perché’, verrà tutto spiegato nei prossimi capitoli.
Detto ciò, buona lettura!





 
X.
Prepare for Trouble*!






 
I wanna fly
I wanna drive
I wanna go
I wanna be a part of something I don't know
And if you try to hold me back I might explode
Baby, by now you should know

I can't be tamed
I can't be tamed
I can't be blamed
I can't can't
I can't be tamed
I can't be changed
I can't be tamed
I can't be, can't be tamed

Well I'm not a trick you play
I'm wired a different way
I'm not a mistake
I'm not a fake
It's set in my DNA



Miley Cyrus – Can’t be Tamed






MewSuguri lanciò uno sguardo a terra, soffermandosi morbosamente sulla distesa di edifici e grattacieli che sembravano estendersi senza fine sotto i suoi occhi.
Non s’era mai accorta di quanto fosse immensa la città di Tokyo prima di poterla osservare da lassù.
Tirò un sospiro profondo e strinse forte tra le dita la criniera del Chimero volante sul quale era seduta in groppa, cercando di non pensare alla terrificante altezza a cui si trovava in quel momento.
Lasciò che l’oscillazione cadenzata e lenta dei suoi movimenti la distraesse un po’, mentre lo sguardo cadeva senza troppo interesse su di lui.
Si trattava di una strana creatura aliena uscita dalla fusione di un para-para di Kisshu con un serpente di fiume**, una specie di drago dal corpo serpentino e il muso allungato, la bocca ricolma di denti appuntiti e gli occhi vispi color giallo acceso.
Corte e minute zampe anteriori sbucavano poco sotto al collo, a breve distanza dalle sue ginocchia piegate e dai suoi piedi sospesi nel vuoto.
S’appiattì contro il corpo del mostro, trovando quella posizione decisamente molto più rassicurante, e chiuse gli occhi per qualche secondo, godendosi il calore che la sua pelle color rosso vivo emanava.
«Che fai Tigrotta, dormi?» La canzonò una voce a lei familiare, riportandola suo malgrado alla realtà.
La Mew Mew riaprì gli occhi color ciliegia e riservò al suo interlocutore un’occhiata infastidita.
Nonostante fosse in grado di volare, quel tizio aveva ugualmente deciso di attraversare la città in groppa ad un Chimero drago del tutto simile al suo, esclusion fatta per il colore delle squame, di una splendida sfumatura celeste.
Un’altra coppia di Chimeri svolacchiava rilassata alla sua sinistra, seguendolo  fedelmente. Il più vicino al drago azzurro aveva un manto color verde smeraldo e uno sguardo particolarmente sveglio ed allegro. Il drago che chiudeva la fila, invece, era ricoperto di squame argentee, e le palpebre semi abbassate sui suoi occhi gli disegnavano sul muso un’espressione calma e distesa.
Dopo aver passato in rassegna le creature, Suguri tornò con lo sguardo sull’alieno dagli occhi dorati, in attesa di risposta.
 «Mi stavo solo rilassando un secondo.» Sbuffò. «E poi...» MewSuguri raddrizzò nuovamente la schiena, evitando accuratamente di guardare in basso. «E poi non...mi sento a mio agio a volare a quest’altezza» Balbettò velocemente, con un velo di stizza nella voce.
Non le andava gran che di ammettere di essere impaurita in sua presenza.
Kisshu le sorrise, le iridi color miele più luminose del solito sotto i ciuffi di capelli scuri, mossi disordinatamente dall’attrito con l’aria.
«Che ne dici di scendere, allora?» Le propose lui con entusiasmo, dando un calcetto al fianco del Chimero con un piede.
Questo s’inarcò in avanti e accelerò bruscamente, proseguendo in picchiata verso il basso. All’improvviso tutti i draghi, compreso il suo, fecero lo stesso, e lo seguirono in direzione della città a rotta di collo.
MewSuguri trasalì fin nelle viscere e trattenne un grido di paura, stringendosi a lui con tutte le forze. Inghiottì un blocco di saliva e infilò la testa nella morbida criniera del Chimero drago, sopportando strenuamente i vuoti d’aria che rimbombavano nel suo stomaco e pregando che quella mirabolante discesa terminasse il prima possibile.
Nonostante le orecchie feline fossero sferzate dall’aria, percepì abbastanza chiaramente le urla euforiche di Kisshu a qualche metro da lei.
Stava prendendo l’avvenimento con ben altro spirito...
L’ha fatto di proposito!
Grugnì furiosa, pensando tra sé e sé.
Ecco cosa succedeva ad aprire troppo la bocca.
Mai e poi mai gli avrebbe più confessato una sua fobia.
Mentre era tutta intenta a maledire mentalmente l’alieno, il rettile volante finalmente si fermò.
MewSuguri non s’attardò a rialzare lo sguardo e sospirò piacevolmente quando constatò di trovarsi a poca distanza dai grattacieli del quartiere sotto di loro.
L’alieno dai capelli scuri si posizionò nuovamente al suo fianco, fremendo per la corroborante scarica d’adrenalina appena ricevuta, e la ragazza s’accorse immediatamente dell’assenza degli altri due draghi.
«Che fine hanno fatto i tuoi simpatici compagni a sangue freddo?» Proruppe la Mew nera, indicando il suo Chimero con l’indice della mano.
Kisshu fece spalluce. «Li ho lasciati liberi. Andranno a divertirsi da qualche parte...» Replicò con poco interesse, prima di lanciarle uno sguardo particolarmente intenso.
«Allora, Bambolina...apriamo le danze?» Le sussurrò, come se stesse facendole una proposta intima. Ci avrebbe anche creduto se non fosse stato per il sorriso malizioso sulle sue labbra il quale, generalmente, non presagiva nulla di buono.
Eppure, per una volta non aveva motivo di dubitare...
Non aspettava altro che fare del sano casino da...nemmeno lei sapeva quanto tempo. Erano anni che desiderava scatenarsi a dovere senza essere costretta a rispettare delle stupide, sciocche regole sociali, civili, morali e blablabla!
Ora era MewSuguri.
Nessuno conosceva la sua vera identità.
Nessuno poteva additarla, accusarla…o farle pagare uno scotto.
Era libera, libera da ogni cosa.
E se qualcuno ci avesse anche solo provato, beh…
Avrebbe fatto ricadere la colpa su di lui.
Su quell’alieno invasore, ostile e fin troppo idiota per rendersi conto che lo stava usando a suo piacimento.
Si portò una mano al petto, fermandosi ad ascoltare il suo cuore.
Batteva forte sotto la sua pelle come se volesse esplodere...
Era una sete così logorante quella che sentiva nel profondo dell’anima?
Una fame così a lungo sopita da assumere connotazioni violente, catastrofiche...
A quella constatazione, i suoi occhi s’illuminarono di viva luce e le sue labbra s’incresparono in un sorriso divertito.
Inforcò le dita nella criniera del suo drago e, senza perdere altro tempo, strattonò il collo della creatura con decisione.
«Chi arriva ultimo è un cazzone!» Gridò lei prima di farlo partire all’attacco, impuntando il tacco dei suoi stivali nel fianco destro del Chimero.
Quest’ultimo scese di un’altra manciata di metri, gettandosi a ridosso di un ampio viale asfaltato percorso da automobili e delimitato da esercizi commerciali, tipico del centrocittà.
Scosse il capo entusiasta prima di aprire la grande bocca dentata e sputare, con grande sorpresa della Mew Mew, lingue di fuoco come non ne aveva mai viste.
Queste impattarono sui palazzi circostanti, causandone l’istantanea ed inevitabile distruzione in pochi secondi.
Un grattacielo posto a sinistra della carreggiata, dall’aspetto piuttosto tecnologico e futuristico, venne colpito da una fiammata, spezzandosi in un punto vicino alla sua cima. Dalla frattura s’alzò immediatamente una stretta colonna di fumo che MewSuguri rimase a fissare attonita, senza parole.
A quel punto il Chimero volse la sua attenzione ad ore tre, indirizzando il respiro rovente verso un palazzo in muratura posto a destra della carreggiata.
Il tetto dell’edificio si scalfì a contatto con le fiamme e si scosse, facendo crollare blocchi di cemento sul marciapiede sottostante.
La ragazza lanciò fulminea lo sguardo più in basso, scorgendo un paio di ragazzi che dovevano avere più o meno la sua età. Grazie a dei riflessi veloci riuscirono ad evitare i calcinacci in caduta, salvandosi la vita per miracolo.
Qualcosa di quella scena smosse profondamente la Mew tigre, la quale si limitò a sbarrare gli occhi e a mantenersi immobile, priva di reazioni.
Soffermò lo sguardo più avanti, mentre un forte nervosismo le saliva dalle profondità del ventre. Questa volta, il Chimero drago scelse di colpire di fronte a sé, lanciando una palla di fuoco diretta verso la carreggiata.
La sfera si scagliò con violenza contro l’asfalto, provocando una grossa esplosione.
Una delle auto si ritrovò ad un tiro di schioppo dal colpo lanciato dal rettile e saltò letteralmente in aria, incendiandosi in pochi istanti di fronte ai suoi occhi.
Altri veicoli immessi nel traffico ne rimasero coinvolti e vennero sbalzati ai lati della strada. Le auto in posizione più arretrata finirono invece per riversarsi nella voragine di asfalto crepato o per inchiodare brutalmente in prossimità di quest’ultima, causando incidenti stradali a catena.
La ragazza abbassò le palpebre e trattenne il respiro, per evitare che la polvere d’asfalto bruciata che s’era alzata dal suolo le finisse nel naso o negli occhi.
Restò in silenzio, il cuore in gola, orientandosi grazie all’ausilio del solo udito.
Era così finemente sviluppato che aveva la capacità di raccogliere ogni più piccolo suono e vibrazione dall’ambiente circostante.
Avrebbe voluto non sentire...
Un’accozzaglia caotica di boati, fragori metallici, fischi di pneumatici che s’erodevano a contatto con l’asfalto, urla disperate dei presenti e strepitii di mura e palazzi in frantumi s’affollarono nelle sue orecchie, finendo letteralmente per stordirla.
«Merda...» Commentò inquieta, riaprendo lentamente gli occhi.
Aveva paura di sapere cosa avrebbe visto, ma la curiosità era più grande di qualunque altra cosa.   
Non ebbe il tempo di valutare il quadro della situazione poiché una sferzante folata di vento gelido la raggiunse di striscio, facendola trasalire.
Lanciò uno sguardo alle sue spalle, direzione da cui era arrivato il colpo, incrociando Kisshu in groppa al suo drago.
La bestia aveva le fauci aperte e da esse gettava finissime scaglie di ghiaccio ad incredibile velocità. Il fascio gelato s’indirizzò al suolo come una raffica di sottili proiettili e lame di vento, andando a congelare qualunque cosa vi entrasse in contatto.
Si morse il labbro quando una coppia di anziane signore impaurite che passeggiava su di un marciapiede a fianco della strada venne colpita in pieno dal colpo del drago azzurro*, cadendo rovinosamente a terra.
Non le vide più rialzarsi.
Strinse i pugni in un gesto istintivo del corpo.
Cosa diavolo stai facendo?
Quel dubbio, semplice ed ingenuo, s’insinuò viscido nella sua mente, facendola boccheggiare per un istante.
Tuttavia, quell’abbozzo di pensiero venne bruscamente interrotto da un movimento inconsulto del suo drago il quale s’impennò all’improvviso, incalzato da quello di Kisshu, avvicinatosigli con impeto giocoso.
La ragazza dalle orecchie striate, colta di sorpresa, si tenne più saldamente alla criniera del Chimero, evitandosi per poco una brutta caduta.
Rimase in silenzio, prendendosi un minuto per rilassare mente e corpo: le girava la testa, e non riusciva a capire perché.    
Abbassò gli occhi, decisa ad estraniarsi da tutto il resto, ma si ritrovò invece a seguire i movimenti del rettile dalle squame blu.
Il Chimero riprese a lanciare le sue schegge taglienti, andando a ricoprire ogni bersaglio di una patina di ghiaccio all’apparenza impenetrabile.
Edifici, alberi, auto...e persone ne rimasero prigioniere.
Il drago dalle scaglie rosse lo seguì a ruota, lanciando le sue distruttive spire di fiamme. Il suo attacco colpì le aiuole e la vegetazione a lato della carreggiata, mandandole a fuoco, e fece esplodere porte e finestre degli edifici circostanti, lasciando cadere a terra frammenti di legno e vetro appuntiti come lame.
«Vedo che ti stai scatenando, Tigrotta!» Commentò Kisshu alle sue spalle.
Lei gli lanciò un’occhiata distratta. «Se continui così, finirai per piacermi sul serio...» Lo sentì blaterare poi, leccandosi le labbra.
La Mew Mew ignorò completamente le sue affermazioni e sospirò, più confusa di prima.
Aveva evidentemente perso il controllo della situazione e non aveva idea di come avrebbe dovuto reagire.
Non era così che aveva immaginato il suo momento di gloria.
La sua rivincita...
Era davvero questo che voleva?
Colpire gente a caso…
In fondo, che le era mai fregato a lei, della gente?
...
Scosse energicamente la testa, lanciando un ruggito di frustrazione.
Si sentiva come divisa in due.
Una parte di lei la scongiurava di fermarsi ma l’altra gridava, spingeva con insistenza per uscire da recondite profondità del suo istinto.
Quale delle due doveva seguire?
Quell’interrogativo rimase tale poiché, per l’ennesima volta, il Chimero si mosse all’improvviso, ridestandola dal suo torpore. MewSuguri s’aggrappò alla sua criniera ma, questa volta, il troppo scuotersi della creatura le fece perdere la presa, sbalzandola in avanti.
La ragazza si ritrovò lanciata per aria e fremette per lo spavento.
Si fece coraggio in qualche secondo, recuperando il controllo del suo corpo abbastanza velocemente da poter effettuare una capriola ed atterrare sull’asfalto, attutendo al massimo l’impatto del contraccolpo con le gambe.
Si tirò in piedi ed indirizzò lo sguardo verso lo stimolo acustico più vicino, distante da lei di qualche metro.
I bambini di una scuola elementare, con genitori e maestra al seguito, passeggiavano in fila indiana su di un marciapiede ancora in perfetto stato.
Lei si voltò indietro, lanciando lo sguardo ai draghi in rapido avvicinamento ed imprecò tra sé e sé, mordendosi il labbro inferiore.
Stavano andando dritti tra le fauci di quei Chimeri…
Non voleva che si facessero del male...come altri innocenti prima di loro.
Qualcosa che non riuscì a spiegarsi scattò nella sua testa.
S’avvicinò al gruppetto, attirando bruscamente l’attenzione dei presenti.
«È pericoloso qui!» Ruggì al loro indirizzo, indicando i mostri che sorvolavano le loro teste e che stavano facendo strazio della città, seminando distruzione.
A quella vista gran parte di loro si mise a gridare o si paralizzò, sgomenta.
La Mew tigre aprì le braccia e suggerì loro di spingersi più all’interno, verso il parco che si trovava alle loro spalle.
Non ne era molto convinta, ma forse poteva offrire un minimo di riparo.
«State dietro di me...» Li intimò soltanto e quelli non replicarono, limitandosi a fare come da lei ordinato.
Tuttavia, l’espressione nervosa sul suo volto e gli occhi vacui esprimevano chiaramente le emozioni che stava provando davvero.
«Cosa pensi di fare contro quei mostri?»
Una voce si fece avanti e la Mew Mew ci mise qualche frazione di secondo prima di capire che qualcuno si stesse rivolgendo a lei.
Una mano s’appoggiò gentile sulla sua spalla destra e lei si voltò, incrociando lo sguardo con quello di un giovane padre dai capelli mossi e scuri.
L’espressione accigliata sul suo viso le comunicava una forte preccupazione.
Lei non rispose e si voltò nuovamente verso i Chimeri volanti, attenta a non perderli di vista.
Già...cosa pensava di fare?
Non aveva armi difensive nemmeno per proteggere sé stessa, figuriamoci delle persone!
Respingere quel genere di attacchi non era impresa facile...
Se la cavava decisamente molto meglio con la lotta corpo a corpo.
«Papà? Chi è la Signorina Tigre?» Pigolò a quel punto una vocina, distogliendola dall’angoscia di quel momento.
MewSuguri scorse con la coda dell’occhio una bimba sbucare da dietro il soprabito scuro dell’uomo.
Un sorriso fece capolino sulle sue labbra non appena sentì quel nomignolo.
«Lei? Beh...» Formulò il padre, cercando di farsi venire in mente un’idea. «È una supereroina! E dire che sei tu l’esperta in materia, o mi sbaglio?» Le domandò, nascondendo con la voce il timore per quella situazione drammatica e pericolosa.
«Supereroina?! Esistono davvero?!» Domandò la bambina, strabuzzando gli occhi per la sorpresa. MewSuguri le lanciò un’occhiata veloce: era una piccola marmocchietta dai capelli castani chiaro, lunghi più o meno fino alle spalle, e vivaci iridi color ciliegia. Con una mano se ne stava morbosamente aggrappata al cappotto del genitore, mentre con l’altra stringeva con insistenza un lecca lecca alla fragola.
«Certo che esistono. Ne dubitavi?» Replicò lei, abbassando lo sguardo sul suo per farle un occhiolino.
Una goccia di sudore freddo le sfiorò una tempia, ricordandole di non far calare troppo la concentrazione. Non poteva permettersi errori e doveva tenersi pronta a contrattaccare qualunque offensiva da parte dei Chimeri. Mantenne lo sguardo fisso su di loro, osservandone accuratamente ogni micro movimento fino a che questi, dopo secondi interminabili, oltrepassarono l’isolato senza causare danni alle persone.
Non indugiò a quel punto a rivolgere un’occhiata veloce prima all’uomo coi capelli scuri e poi gli altri. V’era grande autorevolezza nel suo sguardo.
«Vi suggerisco di tornarvene a casa. Se restate qui, non posso garantire per la vostra sicurezza. È chiaro?» Avvisò lei, perentoria.
Tutti quanti annuirono, ancora ammutoliti per lo spavento.
Si lasciò andare ad un attimo d’esitazione prima di svuotare la mente e passare oltre, scattando in direzione dei draghi volanti senza più voltarsi indietro.
Raggiunse la massima velocità di corsa che il suo corpo le permettesse e fece un salto verso un edificio sulla sua destra. Si servì della facciata come perno per spiccare un altro balzo, questa volta in direzione del drago che volava ancor più in alto, sopra la sua testa.
Allungò ogni suo muscolo verso la creatura, riuscendo a raggiungerne la coda e ad aggrapparvicisi con tutte le forze. Infilzò le unghie nelle sue scaglie per assicurarsi ancor più di presa, costringendo sé stessa a non guardare in basso.
Aveva una paura fottuta di cadere di sotto...
Fece appello alle energie rimaste per incollarsi al corpo del rettile e strisciarvici sopra, risalendo pian piano fino al suo dorso.
Gemette per lo sforzo e la fatica quando riuscì a raggiungerlo, accorgendosi di provare una terribile nausea.
Si mise a sedere, raddrizzando il corpo alla bell’e meglio.
Kisshu ricomparve immancabilmente alla sua sinistra in groppa al fidato drago azzurro.
«Che fine avevi fatto?» Le domandò, squadrandola con sincero interesse.
«Ero volata giù di sotto.» Ammise soltanto, incapace di trovare una battuta più pungente da usare.
Chissà se quell’alieno stava pensando a quanto fosse strano il suo comportamento…o a quanto lei fosse strana.
Distolse lo sguardo da lui, tentando di non pensare alle possibili opinioni che il ragazzo potesse avere di lei, ma piuttosto focalizzandosi sugli ultimi avvenimenti.
Aveva istintivamente cercato di proteggere delle persone dal Chimero che lei stessa aveva lanciato all’attacco.
Il suo corpo e la sua coscienza le avevano dato dei segnali inequivocabili al riguardo: seminare il caos senza un bersaglio specifico non l’aveva appagata.
Qualcosa bruciava ancora, dentro di lei...
Si sentiva tremendamente insoddisfatta.
Così insoddisfatta che credeva d’impazzire...
Non vedeva l’ora di liberarsi del peso che portava, una volta per tutte.
«Allora? Ti sei incantata?» Chiese perplesso l’alieno, riportandola sull’attenti.
Lei esitò prima di prendere parola.
Non comprendeva i suoi reali sentimenti...
Tensione, eccitazione...e paura le invadevano lo stomaco.
Forse c’era una soluzione a tutto questo…
Una soluzione definitiva.
«Prima hai detto che mi stavo scatenando, non è così?» Le domandò, lanciandogli uno sguardo intenso e deciso.
Lui annuì, e lei si sentì in imbarazzo all’improvviso.
Un sentimento così a lungo sopito che non riusciva nemmeno a parlarne...
Strinse le labbra e prese un grosso respiro, cercando di sciogliere la lingua.
Si stava sentendo soffocare, ed era una sensazione claustrofobica.
«Beh. Non hai ancora visto niente.» Replicò, abbozzando un sorriso obliquo.
Scorse nello sguardo dell’alieno un genuino moto di sorpresa.
«Andiamo!» Gli ordinò a quel punto, spronando il Chimero a muoversi.
Questo partì rapido, seguendo con estrema diligenza i suoi comandi.
La Mew Mew s’accertò che Kisshu la stesse seguendo e, infine, s’accucciò contro il corpo del rettile, bucando l’aria il più possibile per accelerare il passo.
Era arrivato il momento di dare scacco matto al suo passato...
...Per non tornare indietro mai più.




 
***




A MewSuguri bastarono pochi minuti per raggiungere un’area di Tokyo che era certo di non avere mai visitato.
Kisshu rimase a guardare distrattamente il monotono paesaggio urbano per un tempo indefinito, prima che la Mew Mew gli lanciasse uno sguardo d’intesa e cominciasse a scendere.
La vide dirigere il volo verso un complesso di edifici bianco latte e dal tetto piatto, la cui prospettiva dall’alto sembrava disegnare una specie di U rovesciata.
Quando fu soddisfatta dell’altezza raggiunta la ragazza impennò il suo Chimero, spingendolo a fermarsi.
Lui fece lo stesso, scrutando nuovamente il luogo di destinazione alla ricerca di qualche indizio, senza però intuire nulla che potesse essergli utile.
Spostò rapidamente gli occhi sulla ragazza, trovando in lei un soggetto più interessante da analizzare.
L’aveva seguita senza fiatare né chiedere nulla, e quel giochino cominciava a piacergli.
Erano moltissime le domande che gli frullavano per la testa, ma la più elettrizzante di tutte riguardava la sua vera natura.
Chi era davvero Suguri?
Quel semplice interrogativo l’aveva spinto a lasciarle campo libero per il solo gusto di scoprire fin dove l’avrebbe condotto.
Non era una risposta a parole ciò che bramava…
Lui voleva vedere con i suoi occhi.
Voleva poter scorgere attraverso quel velo di vedo non vedo…
Muovere i suoi primi passi attraverso quel lido appena scoperto, cercare gli indizi per comprendere, poco a poco, quello strano enigma dai capelli neri e gli occhi rossi come il sangue.
Se n’era chiaramente accorto…
Quella ragazza era peculiare.
Ogni suo gesto seguiva un linguaggio misterioso che gli pareva di afferrare, di conoscere…ma che, puntualmente, gli sfuggiva dalle mani.
Poterla osservare da vicino lo eccitava più di quanto volesse.
Avvertiva in lei un’energia prorompente, esplosiva...come non ne aveva mai viste.
La vide rivolgere uno sguardo fisso al luogo posto sotto di loro, quasi come se cercasse di memorizzarne ogni insignificante dettaglio.
Un ghigno compiaciuto piegava le sue labbra, scoprendo i canini appuntiti ai lati della sua bocca, mentre le morbide orecchie striate erano ritte, allungate verso l’alto, e vibravano impercettibilmente, con impazienza.
La coda che spuntava da sotto la sua gonna oscillava senza posa, con un entusiasmo che nemmeno il suo viso riusciva a nascondere.
A che stai pensando, Suguri?
Si domandò l’alieno, e un sorrisetto sornione gli si dipinse sul volto.
Fremeva d’impazienza...moriva dalla voglia di vedere.
Quell’attesa lo stava uccidendo piano, dolcemente…
Come una ninna nanna che t’accompagnava piano verso gli antri nascosti del subconscio.
Proprio mentre fantasticava tra sé e sé, MewSuguri partì alla carica, scendendo dritta verso gli edifici da lei a lungo studiati fino a pochi attimi prima.
La sentì ridere sguaiatamente, con tutta l’energia che aveva in corpo, scagliando il Chimero all’attacco. Ben lieto di accontentarla, quest’ultimo lanciò le sue palle di fuoco al suolo con un solo, chiaro obiettivo: distruggere qualunque cosa.
Beh, non che quel rettile col cervello di gallina potesse concepire altro...
A contatto con le fiamme, il tetto di uno di quei palazzi bianchi si sbriciolò come burro, crollando su sé stesso per buona parte della sua estensione.  
MewSuguri se ne compiacque, ma distolse immediatamente da esso la sua attenzione, sguinzagliando il drago alla sua sinistra con più ferocia.
Un secondo attacco colpì in pieno l’edificio di fronte al primo, penetrandolo da parte a parte con una grossa esplosione che ne fece collassare le pareti.
Per finire il Chimero, guidato dalla ragazza, rivolse la sua attenzione all’edificio centrale, il più grande dei tre.
Aprì nuovamente le fauci, dirigendo il suo colpo contro un’insegna di metallo rossa che campeggiava sopra la porta d’ingresso.
Le lingue di fuoco ne provocarono la fusione quasi immediata, contorcendo a poco a poco l’ammasso di lamiera in un sordo, agghiacciante stridio.
A quel punto, la Mew Mew fermò la corsa del Chimero e rimase in osservazione, meditando sulla sua prossima mossa.
Kisshu, che seguiva i suoi movimenti da una posizione più sopraelevata, trattenne per un attimo il respiro.
Sentiva che lo spettacolo non era concluso…
L’epilogo non era ancora stato scritto.
E infatti, come a confermare la sua intuizione, la Mew tigre spronò nuovamente il drago di fuoco.
Il rettile ruggì con vigore, percorrendo in tondo il perimetro dell’intera area, prima di lanciare l’ennesima offensiva. S’accanì sulle aiuole che circondavano il complesso di palazzi, dandovi fuoco come ad un mucchietto di carta.
Perforò i vetri delle finestre, facendoli scoppiare a contatto col calore rovente delle sue fiamme. Squarciò i tetti, sventrò i muri…
Fino a che non fu più possibile vedere nulla.
Il fumo provocato dalla combustione e dalle esplosioni coprì rapidamente il terreno, rendendo l’aria irrespirabile.
Kisshu si portò una mano alla bocca, nauseato da quelle esalazioni tossiche, e incitò il drago azzurro in modo da portarsi il più lontano possibile dalla cappa di fumo.
Nonostante la distanza gli fu possibile percepire i lontani, irritanti allarmi anti- incendio rimbombare esasperatamente da una parte all’altra del complesso.
Le grida d’aiuto e di paura degli umani s’amalgamarono al tumulto, ammorbando l’aria quanto la coltre densa e scura che s’espandeva a vista d’occhio.
Pochi istanti e MewSuguri sbucò dalla nube nera in groppa al suo Chimero, ormai completamente padrona della volontà di quest’ultimo.
Lo raggiunse in quattro e quattr’otto, posizionandosi laddove poteva sfruttare a proprio vantaggio la direzione del vento e non rimanere così investita dai gas velenosi.
La vide dunque abbassare lo sguardo su ciò che era rimasto, come a voler ammirare la straordinaria opera di distruzione appena compiuta.
I suoi occhi furono rapiti da ciò che le fu possibile scorgere oltre la coltre di fumo, la quale si stava diradando a vista d’occhio.
Ma per Kisshu, fu la sua immagine a rapirlo...
Sembrava esausta.
Si teneva stretta al Chimero con forza, come se temesse di cadere nel vuoto da un momento all’altro.
Gli splendidi capelli neri le ricadevano non più ordinati sulle spalle, ma scarmigliati, impiastricciati di polvere e fuliggine.
Il suo esile diaframma s’alzava e s’abbassava furiosamente, al ritmo impazzito del cuore, mentre la pelle scoperta dalla divisa da combattimento era coperta da una patina lucida, umida di sudore.
Le guance sul suo viso erano visibilmente arrossate. I suoi occhi…
I suoi occhi erano un mare purpureo di desiderio.
Bruciante, violenta soddisfazione li infiammava, traboccando da essi senza limite.
La vide ridere, ma di una risata nervosa che fece tremare il suo corpo.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Così affascinante…
Così sconsideratamente caotica, portata all’eccesso…
Non smise di fissarla mentre lei si sistemava la chioma scura alla bella e meglio, spostandosi i capelli dal viso, e si copriva la bocca con una mano.
Quasi quasi gli andava bene anche così…
Aveva assistito ad un evento senza precedenti. Aveva chiaramente distinto in lei guizzi di follia che mai aveva visto in una ragazza...  
Ma la sua era una sete di curiosità troppo forte.
Le aveva messo tra le mani il suo Chimero, l’aveva lasciata condurre...e infine sfogare.
In fondo, era tutto merito suo...
Ora era arrivato il momento di andarsi a prendere il suo piccolo assaggio, quello che gli spettava…
Avrebbe cominciato da una domanda molto semplice.
«Cosa significa questo posto per te?» Le chiese a quel punto, senza mezzi termini.
A quelle parole la ragazza alzò finalmente lo sguardo, prestandogli attenzione.
Puntò gli occhi nei suoi e le fiamme di poco fa gli sembrarono braci spente in confronto alle sue iridi, intense e lucide...
Sembravano quelle di un animale selvatico in piena euforia della caccia, dopo aver azzannato a morte la preda….
E aver gustato il sapore del sangue.
Sapore che le era piaciuto….
Una scarica elettrica attraversò il suo corpo e lui si ritrovò a col respiro mozzato a metà, tra lo stomaco e i polmoni.
Un’attrazione che non sapeva spiegare lo attirava verso quella ragazza, inesorabile...
Lei lo fissò per attimi troppo brevi per i suoi gusti, prima di distogliere nuovamente lo sguardo dal suo.
«Questa è...era, la clinica Yamazaki. Il luogo dove sono nata...» Disse a mezza voce, stringendo le dita nel pugno, nervosa. Gli sembrò come turbata, in procinto di fare una confessione per lei sofferta. «...e Il luogo dove il mio dolore è iniziato. Dolore che terminerà qui ed ora, per mano mia!» Ruggì poi, la rabbia nella voce.
Dopo quella replica MewSuguri serrò le labbra, chiudendosi nel silenzio.
A Kisshu non sfuggì l’irrequietezza dipinta sul suo volto ed immaginò che quella non fosse che la punta dell’iceberg di ciò che stava pensando.
C’era dell’altro che nemmeno lei riusciva a tradurre in parole.
La mora si concesse alcuni minuti di riposo, dopo quelli che per lei dovevano essere sembrate interminabili ore di tensione. La vide ammorbidire la schiena e le spalle, fremendo per il rilascio di endorfine, e lasciare scivolare le braccia più in basso, appoggiando le mani in corrispondenza del collo del drago di fuoco.
Cambiò completamente espressione mentre, con sua estrema sorpresa, prese ad accarezzarlo con tenerezza e gratitudine.
Un sorriso dolce e sincero, come mai gliene aveva visti fare, si stampò sulle labbra di lei. Un sorriso così diverso dai precedenti, ricolmi di sete di potere...
Come poteva celare in sé due aspetti tanto discordanti?**
Percepì un sospiro uscire dalla bocca della ragazza prima che lei alzasse gli occhi, rivolgendogli una strana occhiata.
«Mh?» Mugugnò soltanto, ma non ricevette risposta.
La Mew nera si limitò allungare il corpo in avanti e a spostare le gambe, portando le ginocchia verso l’alto. Puntellò i piedi sul dorso del Chimero, usandolo come perno per un balzo, e piombò alle sue spalle con precisione quasi chirurgica, finendo in groppa al drago dalle squame azzurre.
Appena un attimo dopo la sentì circondargli la vita con un braccio con stretta decisa ma delicata.
Fallì miseramente nel reprimere un brivido su per la schiena.
Percepì le sue dita percorrere i suoi addominali e risalire fino alle costole con lentezza quasi estenuante
E ora cosa...diavolo aveva in mente?
«Che...fai Tigrotta, tocchi?» Esclamò di getto, con incertezza nella voce.
Non era proprio da lui ribattere in maniera tanto fiacca.
Provò a farsi venire in mente una replica migliore, ma la Mew Mew s’appoggiò alla sua schiena, incrementando a livello esponenziale il contatto fisico tra di loro.  
Si ritrovò a boccheggiare, confuso dalle proprie reazioni e da quelle della ragazza.
Doveva essere davvero fuori di sé per fargli tutte quelle moine...
«Ho voglia di vedere il mare...» Blaterò, le labbra calde contro le sue scapole.
Poteva sentirle...anche da lì...
Deglutì.
Merda...ma che cazzo…
«Il mare?» Sospirò stupito, voltandosi piano verso di lei.
Riuscì a scorgere appena, con la coda dell’occhio, i ciuffi scuri della sua frangetta e l’orecchio felino che sbucava sinuoso tra i suoi capelli.
MewSuguri sorrise, socchiudendo gli occhi.
«Già...» Mugugnò lei. «Kisshu...»
Lui tese le orecchie, in attesa di ciò che aveva da dire.
Il modo in cui aveva pronunciato il suo nome era stato così
«Cosa?» Chiese ancora l’alieno, il cuore in gola.
Il cuore in gola...ma che cazzo...
«Ti va se ce ne andiamo alla spiaggia di Odaiba?***»




 
***




Si passò la mano guantata contro naso e bocca, cercando di trovare il sottile equilibrio che le permettesse di respirare il meno possibile senza sentirsi svenire. Con gli occhi color cobalto si guardò attorno circospetta, allo scopo di individuare i i bersagli che credeva nascosti dentro quella nebbia biancastra e densa.
Peccato però che non riuscisse a scorgere nulla di nulla, e l’ansia cominciava seriamente a montarle su per lo stomaco.
Aveva forse sbagliato qualcosa?
Era giunta fino a lì dal Caffé, seguendo le coordinate di Shirogane, scegliendo di sorvolare la città in volo: una buona opportunità per allenare le sue ali!
Le era sembrata una grande idea, fino a quando non aveva scorto un’enorme nube  circondare un intero isolato della città, ed aveva pensato di scendere per controllare più da vicino.
Doveva trattarsi del luogo in cui si trovava il Chimero, ma…
Quella fitta, impalpabile sostanza ricopriva ogni cosa, impedendole di scorgere la presenza di una qualche creatura aliena.
Tuttavia, il suo sesto senso le diceva che non poteva che essere lì attorno, in attesa di attaccare o causare danni irreparabili.
Sbuffò, molleggiando il peso del corpo sulle gambe, inquieta.
Ancora non le piaceva lanciarsi all’azione, soprattutto senza avere un piano prestabilito da seguire.
Ma non poteva permettersi di aspettare...
Un mostro avrebbe potuto sbucare all’improvviso e ferire qualcuno.
Così aveva pensato, e s’era gettata dentro quella nebbia senza riflettere.
Cominciava a pentirsi di quella scelta sconsiderata...
L’aria era pesante, più di quanto potesse sopportare.
Non aveva idea di che cosa si trattasse, ma quel fumo biancastro era estremamente tossico e le faceva girare la testa.
Oltre a ciò, non riusciva letteralmente a vedere ad un palmo dal suo naso.
Tutto quello che riusciva a scorgere erano le enormi ombre degli edifici attorno a lei profilarsi dietro quei cumuli gassosi in movimento, e non era certo una buona notizia. Si era inoltre resa conto che la nube stessa era avvolta da una sottile carica elettrificata, la quale le ronzava nelle orecchie ad un ritmo lento e cadenzato.
Non aveva certo il vantaggio del campo, in condizioni come quelle...
«Dannazione...» Esclamò tra i denti, stringendo tra le dita il suo arco, pronta ad inforcarlo al minimo segnale di pericolo.
S’era lasciata prendere la mano, e non era una cosa da lei.
Diventava troppo impulsiva quando era troppo nervosa...
Lo era da quando era uscita dal Caffé.
Ogni volta che indossava i panni di MewMinto, le sue paure diventavano reali…
Sapeva che aveva delle grosse responsabilità, sapeva che non era un gioco…
Sapeva che non le era concesso di fallire…
Se solo avesse ceduto, gli alieni avrebbero avuto la meglio.
A quel punto solo Dio avrebbe potuto sapere cosa ne sarebbe stato di lei e degli abitanti di Tokyo.
Espirò piano dal naso e provò a concentrarsi meglio, allontanando da sé quelle spiacevoli sensazioni.
Non era tempo di perdersi nei propri, futili pensieri...
Socchiuse gli occhi e cercò di memorizzare i fruscii che percepiva attorno a sé, gli spostamenti d’aria sulla pelle, i sottili sfrigolii elettrici...
Le pareva di sentire qualcosa che si stava avvicinando.
Si voltò d’istinto ad ore tre, appena in tempo per accorgersi di una minacciosa sfera d’energia giallastra in rapida discesa verso di lei.
Sgranò gli occhi per la sorpresa e mosse di scatto i muscoli solo per spiccare un ampio salto a sinistra, riuscendo ad evitare il colpo.
La sfera impattò sull’asfalto ed esplose in uno scoppio di luce, lasciando una vistosa ammaccatura sul manto stradale.
Si morse il labbro.
L’aveva evitata appena in tempo...
Cercò di non pensare a cosa sarebbe successo se l’avesse presa in pieno, e puntò lo sguardo dritta verso il punto da dove era venuta.
Continuava a non vedere nulla, eppure era certa che dovesse trattarsi per forza di un Chimero.
S’era scelto bene il suo nascondiglio...
La sfera, scesa al suolo come un proiettile, aveva lasciato uno spiraglio in mezzo a quel fumo denso.
Forse per scovare il Chimero non aveva altra scelta se non passare attraverso quell’apertura, ma…
Si strinse nelle spalle a quell’idea.
Aveva osservato con attenzione il suo campo di battaglia, e aveva intuito che se si fosse inoltrata nella nebbia più fitta avrebbe preso una bella scossa.
Non fece in tempo a formulare soluzioni migliori, poiché una seconda sfera d’energia, lanciata dal suo punto cieco, la colpì a tradimento alle spalle.
Un dolore che non aveva mai provato s’irradiò lungo tutto il corpo, intorpidendole i muscoli.
Un gemito intenso le uscì dalle labbra mentre le sue gambe si ammollivano come il burro, facendola cadere al suolo.
MewMinto si sorresse come poteva, a carponi, e prese ampi respiri per ricaricarsi d’ossigeno. Si portò una mano alla gola e serrò i denti, nel tentativo di sopportare le fitte di dolore al petto ad ogni inspirazione d’aria.
Alzò gli occhi guardandosi attorno nuovamente, agitata.
Se lo sentiva, sarebbe arrivata una nuova sfera a breve…
Quel Chimero stava giocando con lei al gatto con il topo.
La Mew bird increspò le labbra in una smorfia.
Sapeva di essere nei panni del topo, ma…
I topi erano veloci, potevano infilarsi in qualunque anfratto...e sfuggire alle grinfie dei gatti randagi.
Strinse i pugni, rimanendo in attesa.
Si, era un’idea folle ma avrebbe potuto funzionare...
Pochi istanti e una seconda sfera giunse dall’alto, pronta a colpirla una seconda volta. Facendo affidamento su tutte le sue energie, compì uno sforzo che le sembrò enorme e si spostò rapidamente, evitando la sfera d’energia con una capriola a terra. Senza perdere ulteriore tempo, si lanciò nel mezzo del foro che questa aveva lasciato dietro di sé.
Si sentì immediatamente trafiggere da sottili, impercettibili lame di elettricità, che lasciarono sulla sua pelle lievi bruciature e la fecero tremare in tutto il corpo.
MewMinto s’irrigidì, senza lasciarsi andare ai gemiti di dolore che premevano per uscirle dalle labbra, e mise tutta la sua concentrazione nel volo.
Scorgeva una piccola luce in mezzo alla nebbia, proprio di fronte a lei.
«Ah!» Sputò, schermandosi all’improvviso gli occhi con un braccio.
Bruciavano come l’inferno.
Espirò, evitando di allarmarsi più di quanto già non fosse.
Avanti, Aizawa Minto …puoi farcela!
Si ripeté nella mente, come una sorta d’autoincitamento.
Il suo corpo vibrava come una foglia scossa dal vento, ma non poteva cedere proprio ora.
«Sono qui, Chimero impertinente!» Ringhiò la Mew azzurra, sbucando in un punto in cui la nuvola tossica era meno fitta.
Il sollievo per la sua pelle, irritata ed arrossata dalla tensione elettrica, fu immediato.
Sbatté gli occhi a fatica, facendone uscire alcune grosse lacrime di sollievo.
La ballerina fece scorrere lo sguardo sull’ambiente circostante ed inquadrò le cime dei grattaceli, che si sorprese di ritrovare intatte.
Scorse, in posizione piuttosto defilata, un serpente-drago dal manto e dalla criniera color panna che se ne stava placido, tutto appallottolato su sé stesso, emettendo fumo dalla bocca aperta.
I suoi occhi, vacui ed assonnati, osservavano un punto indefinito di fronte a sé, non il più impercettibile movimento, come se gli fosse ignoto ciò che gli accadeva attorno.
Che fosse lui il Chimero che l’aveva colpita poco prima?
Non lo riteneva possibile…
Non sembrava una grave minaccia.
Lo lasciò perdere presto, concentrandosi altrove.
Il drago argento era circondato dalla nube bianca che lui stesso alimentava, estendendone un fitto manto sia sopra che sotto di lui.
Indietreggiò, tenendo la facciata di un edificio alle sue spalle.
In quella posizione, poteva aspettarsi un’offensiva da tre direzioni…
Rimase in ascolto di quello che le parve un silenzio spettrale, finché un ruggito non la colse di sorpresa, riportandola sull’attenti.
Un secondo Chimero sbucò dalla nube sotto i suoi piedi, emettendo un verso mostruoso. Si trattava di una creatura praticamente uguale alla precedente nelle sembianze, ma dal manto e la criniera verdi smeraldo e l’indole totalmente opposta a quella del compagno.
Il solo tempo di posare gli occhi su di lui e quello le venne addosso, rapido come i fulmini che sputava dalla bocca.
Tentò di colpirla con una sfera d’energia lanciata a bruciapelo, ma MewMinto l’evitò appena in tempo. Il Chimero se ne sentì provocato e prese allora ad inseguirla a tutta velocità come un predatore selvaggio, eccitato dalla caccia della preda.
MewMinto tremò di paura, ma non le fu concesso di più.
Si diede alla fuga, mentre le sue orecchie si riempivano dei latrati del drago alle sue spalle. Si voltò in sua direzione scoprendolo più vicino di quanto potesse immaginare, le mascelle aperte e l’espressione divertita dipinta nelle pupille spiritate, color giallo vivo.
Si morse il labbro inferiore a sangue, tanto era il nervosismo, senza riuscire a pensare ad altro se non a scappare.
Si portò una mano sul petto, sentendosi mancare il respiro.  
Non sarebbe resistita a lungo a quei ritmi.
Se quel Chimero aveva intenzione di sfinirla, ci stava riuscendo alla grande.
La ragazza dai capelli blu scosse la testa.
Doveva assolutamente ribaltare la situazione...
Doveva tentare di seminarlo.  
Per farlo avrebbe dovuto sfidarlo su di un campo a lei più congeniale...
Un campo costellato d’ostacoli e anfratti dietro i quali avrebbe potuto nascondersi o proteggersi.
MewMinto si convinse dell’idea ed uscì dalla nube tossica, infilandosi a fatica tra gli edifici del quartiere.
Seguì un schema di volo a zig zig attorno alle cime dei grattacieli con l’obiettivo di confondere l’avversario e far perdere le sue tracce.
Il Chimero grugnì in risposta, seccato dalla velocità che MewMinto aveva acquisito tutta d’un colpo, e s’incaponì ancor di più per cercare di acciuffarla.
Ad un certo punto la Mew Mew prese una planata strettissima, estremamente a ridosso dell’angolo di un alto grattacielo, con l’intenzione di sfruttare l’imponenza di quel palazzo a suo vantaggio. Si lasciò sfuggire un sorriso di soddisfazione quando, nel tentativo di seguirla, il drago color smeraldo ci andò a sbattere contro, mugulando di dolore.
È il momento!
Pensò, facendo un giro su sé stessa a centottanta gradi e tendendo l’arco in sua direzione.
Puntò la sua freccia luminosa su uno degli occhi del Chimero, ancora semi-chiusi per l’intontimento, e gridò la sua formula d’attacco, lasciando infine andare la presa sulla corda impalpabile che teneva in posizione il suo dardo.
La freccia si scagliò rapida verso il Chimero e MewMinto credette di averlo sconfitto, ma questo spostò bruscamente il muso dalla traiettoria, venendo colpito solamente di striscio.
La creatura diede allora un colpo di reni e si gettò su di lei con veemenza, azzerando i metri che li dividevano in mezzo secondo.
La Mew azzurra ricevette la testata del drago nello stomaco e l’impatto piegò il suo corpo in due.
Venne sbalzata con violenza contro il parapetto dell’edificio alle sue spalle, ruzzolando per alcuni metri sul tetto ancora integro prima di fermarsi definitivamente.
Uno spasmo di dolore uscì dalle sue labbra socchiuse e il sapore ferroso del sangue le invase la bocca.
Riaprì gli occhi dopo infiniti secondi e rimase immobile a terra, incapace di muovere un singolo muscolo del corpo.
Dalla vista appannata scorse il Chimero avvicinarsi pericolosamente in sua direzione.
Non gli aveva fatto nulla...e lei era esausta.
Non aveva idea di come sconfiggerlo...
Una fitta lancinante le spezzò il fiato.  
Era la fine?
Sarebbe morta...così?
Abbassò le palpebre, trascinando con affanno le braccia attorno alla vita nel tentativo di raggomitolarsi su sé stessa.
In fondo lo sapeva...lo sospettava da sempre.
Non era adatta per fare l’eroina.
Non era abbastanza forte
A quella constatazione, un singhiozzo le scosse il corpo.
E poi ancora, due, tre, quattro…calde gocce d’acqua salata scesero dai suoi occhi ormai chiusi, mischiandosi alla sabbia e alla polvere a terra.
Se solo MewIchigo e MewRetasu fossero state lì con lei, forse avrebbe potuto fare di più.
Avrebbero potuto fare di più...
Chi poteva salvarla, adesso?
Sospirò mestamente al ricordo delle sue compagne di squadra.
Pensare a loro la faceva sentire meglio…ma nonostante questo, non riusciva a smettere di piangere.  
Tirò su col naso, amareggiata.
Doveva rialzarsi...starsene lì non aveva alcun senso.
Cominciò a fantasticare su come avrebbe potuto muoversi, anche solo di poco, per evitare il peggio, quando...
Quando una voce intensa e limpida la fece trasalire.
«Ribbon Zakuro Spear!»
Non poteva credere alle sue orecchie.
Una formula d’attacco?!
Riaprì gli occhi colmi di lacrime e, per sua grande sorpresa, scorse la figura di una giovane donna a pochi passi da lei.
Movimenti aggraziati, lunghi capelli color lavanda...e una coda grigia ed arruffata che le spuntava dai pantaloncini corti, di una bella tonalità vinaccia.
La osservò in completo silenzio mentre questa ritraeva il braccio destro, riportandosi al fianco quella che le sembrò una specie di frusta luminosa color violetto. Da lontano, nello stordimento generale dei sensi, le parve perfino di sentire i ruggiti lamentosi del Chimero con cui si era scontrata poco prima, sconquassato dal dolore.
Che succede?
Sto sognando?

Si domandò, senza ottenere risposta.
Percorse il profilo di quella giovane eroina con lo sguardo, centimetro dopo centimetro...
E in quel preciso momento le parve così forte e fiera, come lei non era mai stata...
Per un attimo le sembrò che risplendesse luce propria.
«...Chi sei?» Balbettò tra le labbra, con voce troppo bassa perché quella ragazza potesse sentirla.
Dopo ciò la vista le si annebbiò e così la coscienza, facendola sprofondare nel completo torpore.
        
 









 
***

* «Prepare for trouble/Make it double» è la prima strofa del motto del Team Rocket nella versione americana, da cui è stata adattata la celebre versione italiana: «Preparatevi a passare dei guai/Dei guai molto grossi».
E ora fatemi postare un link su questi disagiati xD
https://www.youtube.com/watch?v=j387ZqqxzAE

(«Preparatevi a passare dei guai!» nd Suguri mettendosi in posa
«…» nd Kisshu guardandola di sottecchi, rimanendo immobile
* Suguri lo guarda male, poi grugnisce e si rivolge a Kuro *
«Autrice!? Per l’amor del cielo dai un copione decente a questo...idiota!» nd Suguri indicando Kisshu
* Kuro prende in considerazione l’idea e si picchietta sul mento, pensosa *
«Io posso anche dare un copione decente all’idiota...ma dove lo trovo un Meowth parlante?» nd Kuro)
** Potreste stupirvi, ma Tokyo è attraversata da più fiumi che confluiscono tutti nella baia omonima :)  * «Se mi dici drago azzurro, a me viene in mente solo una cosa.» nd Kuro
«Cioè?» nd Kisshu
«Beybladeeee boybladeeee beybladeee ba-ba-ba-bauuu!» nd Kuro cantando con entusiasmo molto opinabile
«La tv dei ragazzi fa male...» nd Kisshu facepalmando inorridito
«Shhh ridi ridi, che in un universo parallelo il tuo alter ego sta giocando coi beyblade...e tu non puoi farci assolutamente nulla BUHAHAHA!!» nd Kuro ridendo malvagia
** «’Cause she’s sweet but a psycho, a little bit psycho, lalalala ♫
A parte gli scherzi, te ne sei trovata una che ti fa concorrenza Kissy. Complimenti!» nd Kuro guardando l’alieno e facendogli pat-pat sulla spalla. «A proposito, vuoi?» nd Kuro porgendogli un grosso barattolo di popcorn
* Kisshu la fissa *
* internal screaming intensifies *
*** «Che vuoi farmi sulla spiaggia, eh? Piccola pervertita!» nd Kisshu
«Pestarti di botte lontana da occhi indiscreti!» nd Suguri scrocchiandosi le nocche. «Pronto?»
«Ehi, voi due! Questo è l’angolo informativo, quindi non interrompete l’Autrice! Emh...»
* Kuro si schiarisce la voce *
«Parliamo di Odaiba! Odaiba è un’isola artificiale facente parte dell’area amministrativa di Tokyo, nonché...il quartiere dove casualmente abitano tutti i protagonisti di Digimon Adventure! xD» nd Kuro
«Ma per piacere! Interrompi noi per parlare delle tue stronzate?! Smetti di fare la nostalgica del cazzo, sto capitolo è pieno di citazioni che non centrano una fava con Tmm!» nd Kisshu adirato
«Sei consapevole del fatto che se non fossi una ‘nostalgica del cazzo’ non starei scrivendo una fanfic su di te nel 2019...vero?» nd Kuro limandosi le unghie con nonchalance
«…Tsk! Come se mi fregasse qualcosa!» nd Kisshu ringhiando
«Ah, te ne fregherà qualcosa quando cancellerò la scena rossa a te dedicata nel capitolo XXX…» nd Kuro aprendo il pc portatile
«Nnnono! Non ci pensare neanche!» nd Kisshu sudando freddo
«Come dici?» nd Kuro ridacchiando
«Ho detto...p...per favore, ovviamente!» nd Kisshu sibilando a denti stretti
«Ahahaha! Colpito e affondato!» nd Suguri ridendogli in faccia con scherno
«Sta zitta tu! Vedi che ti faccio nel prossimo capitolo...altro che rosso, ti farò vedere tutte le sfumature dell’estasi!» nd Kisshu ridendo sguaiatamente  


 
  
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